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AR L’evoluzione stilistico-formale
della Ciaccona
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a tutto arco
Un progetto di didattica per violino in India
Cremona XII edizione Concorso Internazionale
degli Strumanti ad Arco
Tariffa regime libero: Poste Italiane spa - sped. in a. p. 70% DCB (Cremona C.L.R.)
ISBN 88-8359-124-2
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Organo ufficiale di ESTA Italia
Paolo Crispo, una vita per la musica e per gli allievi
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Bruno Giuranna
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stra formazione: ci obbligava ad esempio a mio suono le caratteristiche di un futuro (suonava il primo concerto di Paganini al
suonare ai saggi di composizione, a tal violista, quindi mi fece provare la sua vio- sesto anno) aveva problemi familiari che
punto che per ringraziarlo un maestro di la e iniziò a darmi lezioni anche di viola. gli impedivano di continuare a studiare…
composizione, Roberto Gervasio, quello Presi la decisione di seguire il suo consi- per non farlo smettere Paolo lo ospitò ad-
che per intendersi ha composto la sigla di glio, studiai viola con lui invece che vio- dirittura a casa sua per diversi mesi, dan-
Carosello, scrisse per lui e per noi un pez- lino e fu la mia fortuna».7 dogli modo di superare questa fase diffi-
zo per 11 violini che eseguimmo al saggio «È stato un grande professionista e un cile… oggi è un ottimo professionista».9
di classe: 11 violini, dal maestro all’allievo grande uomo. L’ho conosciuto quando ero
del primo anno, tutti insieme… per i più già al IX anno, Paolo era appena arrivato al Venezuela
piccoli fu un’emozione grandissima».5 Conservatorio di Bari e insegnava quar- Negli anni ’70 si susseguono anche molte
«Volle anche creare un gruppo d’archi, tetto: mi ricordo che non ero mai riuscita esperienze musicali e d’insegnamento con
l’Orchestra da Camera di Bari, con la a fare il balzato e era un mio grande cruc- l’amico Carlo Chiarappa: «un giorno mi
quale facemmo molti concerti… i violini cio. Paolo mi assegnò il quartetto di Haydn telefonarono: era il direttore artistico del-
erano i suoi allievi e gli altri erano co- L’Allodola, pieno di balzati e spiccati, e mi l’Orchestra Giovanile del Venezuela. Mi
munque studenti del conservatorio: lui spiegò come dovevo fare… Dopo nean- disse che, invece di inviare i giovani più
suonava con noi, dirigendoci come primo che una settimana ci riuscivo, per me era preparati a studiare all’estero avevano de-
violino».6 una sorta di miracolo. L’anno dopo passo ciso di chiamare i maestri in Venezuela
«Con me si impegnò personalmente: mi dalla cattedra di quartetto a quella di violi- per dei corsi continuativi: avevo bisogno
ricordo che ebbe una vivace discussione no e così mi diplomai con lui. L’ho avuto di un assistente, e la persona più indicata
con l’insegnante di solfeggio, secondo il come insegnante solo per due anni, ma era Paolo… ogni volta che avevamo dieci
quale, avendo io iniziato a studiare violino quello che ho imparato in quel breve tem- giorni liberi dal Teatro partivamo per Ca-
a quindici anni, non sarei mai potuto di- po è diventato il mio bagaglio professionale racas».10
ventare un professionista e quindi era inu- ed è ciò che insegno ai miei allievi».8
tile che io restassi in conservatorio… ma il «Il Maestro era anche una persona estre- Firenze
Maestro la pensava diversamente, e aveva mamente generosa: mi ricordo che un Alla fine degli anni ’70 Carlo Chiarappa si
individuato nella mia struttura fisica e nel nostro compagno di studi molto dotato trasferì a Firenze per collaborare col Teatro
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Comunale: «dovevo fare un concerto da anche delle sfide calcistiche con esiti disa-
solista e c’era bisogno di una spalla in strosi».12
gamba, così segnalai Paolo a Muti e alla Attraverso il comune denominatore che
direzione del teatro… fu molto apprez- era Carlo Chiarappa in quegli anni a Fi-
zato e da quel momento iniziò a colla- renze si incontrarono molti musicisti: «ap-
borare spesso col Teatro Comunale».11 pena conobbi Paolo diventammo amici:
«Nel 1980 fui uno dei fondatori dell’Or- per me era un signore, per professionalità
chestra Regionale Toscana [ORT] e per e disponibilità. Era interessatissimo alla
motivi professionali frequentavo Carlo prassi esecutiva barocca, non smetteva mai
Chiarappa. Un giorno a casa di Carlo co- di confrontarsi con me su questioni di ri-
nobbi Paolo Crispo, che era suo ospite e cerca filologica».13
suonava spesso con l’orchestra del Maggio «Paolo era molto determinato nel portare
Musicale Fiorentino, pur abitando ancora avanti le sue convinzioni in campo inter-
a Bari dove insegnava. pretativo, specie per tutto quello che con-
Una pausa durante un festival in Corsica
Pochissimi anni dopo ottenne il trasferi- cerneva la prassi esecutiva barocca. Ave-
mento al Conservatorio di Bologna e vamo discussioni anche accese: all’epoca che sul mio comportamento. Il maestro
venne a vivere a Firenze. Cominciò a col- non c’era ancora da parte nostra una at- capì la difficoltà del momento e mi stette
laborare anche con l’ORT come spalla tenzione alla filologia e lui era una specie molto vicino, dimostrando una grande
dei secondi e finì per preferire l’impegno di pioniere nell’ambiente fiorentino».14 sensibilità. Ero al IX corso. Alla fine del-
con noi rispetto al teatro: era attratto so- «Suonavamo spesso insieme, concerti da l’anno mi consigliò di ripetere, spiegan-
prattutto dalla prospettiva di fare musica camera ma anche il IV Brandeburghese. In domi che era per il mio bene e che, dal
da camera con i gruppi che si andavano estate insegnavamo al Festival di Thiers e momento che non avevo combinato pra-
formando all’interno dell’ORT; il primo Paolo curava anche la preparazione del- ticamente niente, questa falla nella mia
di questi fu “I Solisti dell’ORT”, nato an- l’orchestra; un giorno ebbe un’espressione preparazione me la sarei portata poi nella
che grazie all’impulso di Luciano Berio simpatica che ancora ricordo, perché io vita professionale».16
che sosteneva molto quest’idea. Eravamo chiedevo un fraseggio particolare ai violi- «Paolo ha sicuramente lasciato un segno
un gruppo d’archi senza direttore: io ero ni: “tu dimmi come lo vuoi e io lo tradu- importante anche come didatta del violi-
spalla dei primi, Paolo dei secondi. Suo- co in arcate”».15 no, lo dimostra la quantità e la qualità dei
navamo molto Vivaldi, ad esempio i con- A metà degli anni ’80 Paolo ottenne il suoi allievi che fanno la professione og-
certi per più violini, con io, Paolo e Car- trasferimento dal conservatorio di Bolo- gi».17 C’è poi una persona che ama defi-
lo Chiarappa solisti, ma suonavamo an- gna a quello di Firenze, lo seguì anche nirsi “una miracolata del Crispo”: «ero in
che molto Novecento: le Kammermusik di un’allieva per continuare a studiare con una condizione di vicolo cieco… A parte
Hindemith, il Divertimento per archi di Bar- lui: «avevo conosciuto il maestro al VI cor- la pessima qualità del mio suonare, a cau-
tók e molto altro. Paolo, oltre ad essere so, quando lui arrivò al conservatorio di sa di molti vizi posturali e di impostazio-
un ottimo violinista, era anche molto Bologna. Dopo tre anni fu trasferito a Fi- ne tecnica, vivevo una situazione molto
scrupoloso e pignolo sul lavoro, prendeva renze e decisi di seguirlo per diplomarmi difficile anche dal punto di vista fisiologi-
molto sul serio le sue responsabilità di con lui. Riconosco che non ero un’allie- co e funzionale.Venni a sapere della scuo-
spalla. Diventammo molto amici, anche va facile da gestire, avevo una certa facili- la violinistica di André Gertler e dei prin-
con le altre prime parti dell’orchestra: si tà musicale quindi facevo di tutto per evi- cipi che ne sono fondamento, e decisi di
era creato un gruppo particolarmente af- tare di sgobbare. Proprio nell’anno che chiedere una lezione privata al maestro,
fiatato e non passava settimana senza che precedette il trasferimento a Firenze per- per capire di cosa si trattava. Mi convinsi
ci trovassimo a casa di qualcuno per una si mio padre dopo una brutta malattia. subito e optai per il trasferimento dal
cena o un pranzo tutti insieme con le ri- Per me fu un colpo terribile e ovviamen- Conservatorio di Rovigo a quello di Fi-
spettive famiglie. A volte organizzavamo te questo si rifletteva sul mio studio e an- renze. Il maestro aveva anche conoscenze
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“Art et Jeunesse”
In omaggio al suo amato maestro Louis
Poulet, Paolo decise di chiamare il gruppo
d’archi che aveva creato a Firenze con i
suoi allievi “Art et Jeunesse”. Dal primo
concerto nel marzo 1995 all’ultimo, due
settimane prima di lasciarci, questo grup-
po era una delle grandi passioni di Paolo:
«nell’estate del ’96 facemmo una bellissi-
ma produzione del King Arthur di Purcell
a Palazzo Pitti. Il gruppo d’archi era vera-
mente ben preparato, non solo tecnica-
mente ma anche dal punto di vista stili-
stico. L’alto livello abbinato all’età media
così bassa impressionò anche il critico del-
la Early Music Review, che non mancò
di sottolinearlo nella sua recensione».20
Nell’intento del maestro, “Art et Jeunesse”
doveva essere un veicolo per far fare espe-
rienza ai giovani e per prefigurare loro
quello che poteva essere un aspetto della
Durante un concerto di Art et Jeunesse futura vita professionale. Dalla sua nascita
a oggi si sono susseguiti molti “Art et Jeu-
anatomiche e fisiologiche e, parallelamente mento con un non vedente e, di conse- nesse”, con il naturale ricambio di allievi
al mio recupero violinistico, seppe anche guenza, nessuno aveva il coraggio di pren- via via che i più grandi si diplomavano e
indicarmi un iter medico per il recupero derlo in classe. Paolo, che era arrivato cre- intraprendevano la propria strada. Per
della funzionalità. Fu un percorso abba- do proprio quell’anno, quando capì che molti ragazzi, anche non direttamente suoi
stanza lungo, ma si può immaginare la mia nessuno dei colleghi più anziani si sarebbe allievi, è stata un’esperienza indispensabi-
gioia quando raggiunsi un livello tale da preso in carico Riccardo disse: “io non le per capire le proprie inclinazioni musi-
poter eseguire quasi qualunque cosa sen- prometto niente, però provo…”. Riccar- cali: «il maestro Crispo amava quello che
za la minima fatica o tensione muscolare: do ha studiato violino con Paolo per 11 faceva ed era una persona positiva. Dava la
avevo trovato il piacere di suonare».18 anni e ancora oggi suona per il proprio possibilità ai giovani di fare esperienza.
Per alcuni anni Paolo insegnò anche alla diletto. All’inizio non fu facile; ad esempio Nell’anno dell’VIII mi sentivo insicura
Scuola di Musica di Fiesole: «mio figlio Paolo inventò un piccolo sistema di guide per la prova di viola complementare. Lo
Riccardo è non vedente. Da bambino, in per abituare Riccardo a tirare l’arco drit- dissi al maestro Crispo e lui mi rispose
occasione del compleanno o del Natale, to. Negli anni successivi Riccardo era che se volevo, anche se non ero sua allie-
non sapevo mai che giocattoli regalargli. sempre felice di andare a lezione, perché va, avrei potuto fare un po’ di pratica co-
Così, quasi per caso, una volta decisi di per lui era anche un’occasione per socia- me violista nel suo gruppo. Andò a finire
comprare un piccolo violino. Riccardo si lizzare, in quanto Paolo gli faceva fare an- che in una serie di concerti per le scuole
innamorò subito di questo nuovo oggetto che musica d’insieme con gli altri suoi al- di “Art et Jeunesse” suonai da solista il
e chiese di suonarlo. Mi rivolsi alla Scuo- lievi e organizzava apposta dei concerti Concerto di Telemann. Adesso alterno
la di Musica di Fiesole. All’esame attitudi- per incoraggiarlo a suonare in pubblico. nella mia attività orchestrale il violino e
nale nessuno degli insegnanti di violino Ha fatto anche il solista con “Art et Jeu- la viola».21
aveva mai avuto esperienza di insegna- nesse”».19 Se a qualcuno ha dato fiducia con la vio-
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stata molto generosa, e dai suoi commen- 5 Testimonianza di Pasquale Lepore, allievo
ti nascevano spesso vivaci scambi di opi- di Paolo, docente di musica da camera
nione molto costruttivi, e questo faceva presso il Conservatorio di Bari, prima viola
dell’Orchestra Barocca “Modo Antiquo” e
crescere l’amicizia tra di noi. Pertanto ri-
dell’Orchestra del Teatro “Petruzzelli”.
peteva spesso come fosse un peccato che 6 Testimonianza di Laura Vitale, allieva di
ci trovassimo sempre costretti a occuparci Paolo, spalla dei secondi violini dell’orche-
solo degli aspetti organizzativi e non aves- stra ICO della Provincia di Bari.
simo mai modo di suonare insieme… 7 Lepore (vedi nota 5).
Adesso abbiamo formato un quintetto 8 Testimonianza di Mirella Fiore, allieva di
d’archi del Direttivo per suonare alla sua Paolo, docente di violino presso il Conser-
vatorio di Bari.
memoria».23
9 Lepore (vedi nota 5).
10 Idem
Avrei potuto raccontare molti altri esem- 11 Idem.
pi sulle doti umane, didattiche e musicali 12 Testimonianza di Andrea Tacchi, concerti-
di Paolo Crispo da me vissuti personal- sta, fondatore e spalla dell’Orchestra Re-
mente dal momento in cui l’ho cono- gionale Toscana.
Paolo Crispo e Daniele del Lungo sciuto nell’ormai lontano 1986, esempi 13 Testimonianza di David Bellugi, concerti-
che hanno condizionato positivamente sta e docente di flauto dolce presso il Con-
la, a qualcun altro ha dato fiducia con il servatorio di Firenze.
canto: «suonavo il violoncello nel grup- non solo la mia attività professionale ma
14 Tacchi (vedi nota 12).
po “Art et Jeunesse”. Quando Paolo si ac- anche il mio carattere e il mio modo di
15 Bellugi (vedi nota 13).
corse assieme ad Andrea Nannoni del mio vedere la vita. Ne citerò uno solo. Più o 16 Testimonianza di Lavinia Tassinari, allieva
potenziale vocale iniziò a spronarmi a stu- meno 15 anni fa arrivò in classe per la di Paolo, spalla dell’orchestra “Città di Ra-
diare e mi dette subito fiducia. Scommise mia lezione con qualche minuto di ritar- venna”.
sulla mia voce fin dai miei esordi di stu- do. Ovviamente si scusò, poi aprì la cu- 17 Tacchi (vedi nota 12).
stodia del violino e tirò fuori due archi 18 Testimonianza di Patrizia Del Ciotto, allieva
dente, a tal punto da essere stato il primo
barocchi. Disse che voleva comprarne uno di Paolo, violinista.
a farmi cantare in pubblico in una situa- 19 Testimonianza di Carlo Corsi, padre di Ric-
zione importante, in diretta televisiva dal e mi invitò a provarli, chiedendomi poi
cardo, allievo non vedente di Paolo.
Teatro Nazionale di Corsica per la serata quale avrei scelto se io fossi stato al suo 20 Testimonianza di Johanna Knauff, direttri-
conclusiva del festival “Rencontres Musi- posto. Scelsi e lui rispose: è tuo. Li aveva ce d’orchestra e specialista di prassi ba-
cales du Mediterranée”».22 già comprati, uno per me e uno per lui. rocca.
Alle mie proteste disse che li aveva fatti 21 Testimonianza di Erika Capanni, violinista e
un giovane e promettente archettaio, che violista.
Esta Italia
quindi andava sostenuto nell’inizio della 22 Testimonianza di Filippo Mineccia, violon-
Fra le tante attività di studio e di appro-
cellista e controtenore solista.
fondimento didattico che appassionavano sua attività. Non ho mai smesso di suo-
23 Testimonianza di Satu Jalas, violinista, do-
Paolo da molti anni c’era anche ESTA nare con quell’arco, e non smetterò mai.
cente di violino presso il Conservatorio di
Italia, della quale è stato componente del Grazie Maestro Parma, componente del Comitato Diretti-
comitato direttivo e organizzatore di nu- vo di ESTA Italia.
1 Testimonianza di Adriana Crispo, figlia di
merose manifestazioni, per la riuscita del-
Paolo, cantante lirica.
le quali, puntiglioso com’era, rinunciava
2 Testimonianza di Lina Crispo, sorella mag-
spesso e volentieri a delle notti di sonno: giore di Paolo.
«l’altro giorno ci siamo riuniti, è stato il 3 Testimonianza di Carlo Chiarappa, concer-
primo Consiglio Direttivo senza Paolo: la tista e docente di violino presso il Conser- DANIELE DEL LUNGO
sua mancanza si è sentita forte e ci siamo vatorio di Lugano. Daniele del Lungo è violinista e compositore
commossi. La sua partecipazione è sempre 4 Adriana Crispo (vedi nota 1) fiorentino, allievo e amico di Paolo Crispo.
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Paola Besutti Scrivere di Sandro Materassi è una grande provo- Fontana e che, per questo motivo, fu rimandato di
cazione perché chi lo ha conosciuto sa quanto fos- qualche giorno. Il Maestro si presentò in duo con
se schivo e riservato. In lui tanto l’uomo quanto Luigi Dallapiccola. Suonarono magnificamente
l’artista sprigionavano un notevole fascino. Tutta- Hindemith, Dallapiccola, Janáček e Ravel. Da gio-
via, il maestro era dotato di grande modestia: era il vane violinista quale ero, rimasi incantata dalla sua
primo a non darsi troppa importanza e a non voler capacità di rendere attraenti e comunicative parti-
stare sotto i riflettori al di fuori della sua attività. ture così ardite e complesse. Quell’incontro fu fon-
Debbo comunque riconoscere che, poter parlare damentale per la mia vita. Rammento di esserci an-
di lui, è per me un onore e al tempo stesso una data con quella comprensibile soggezione tipica dei
grande opportunità che colgo con immensa gioia, giovani, vista la fama di cui godeva all’epoca Mate-
perché mi rendo conto di poter non solo presenta- rassi. Avvicinandomi a lui però, scoprii un uomo
re il mio caro maestro, bensì uno dei più grandi di- gentile e cordiale, il cui sguardo sincero e rassicu-
datti e violinisti del Novecento, in occasione del rante, infuse speranza alla richiesta di mio padre di
ventesimo anniversario della morte. poter continuare con lui i miei studi musicali. Per
Conobbi Materassi nel 1969, in occasione di un quasi 40 anni, dal 1930 al 1975, Materassi e Dalla-
Materassi negli anni concerto che avrebbe dovuto tenersi al Teatro Co- piccola costituirono un duo di grande intelligenza
1957-1958 munale di Modena la sera della strage di piazza musicale e bravura, la cui fama aveva varcato i con-
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fini nazionali, contribuendo in tal modo alla cono- nanza come quella di un compagno di viaggio fe-
scenza della musica contemporanea. Materassi, va- dele. Credeva in un modo di fare musica che fosse
lente violinista, preferì dedicarsi sin dagli anni ’30 al- frutto di fatica, riflessione, intelligenza, costante edu-
la musica del Novecento, rifiutando così i più faci- cazione dell’istinto, ma soprattutto di grande gioia:
li onori che il repertorio tradizionale gli avrebbe le sue lezioni di violino rispecchiavano questo suo
offerto. Questa scelta coraggiosa, permette di capi- convincimento. Sapeva di essere un buon docente,
re ancora oggi quale uomo e artista fosse, poco ma non per questo si riteneva un maestro adatto a
amante delle convenzioni e libero dagli schemi. Po- tutti, perché credeva fermamente nel principio fon-
co dopo quell’incontro, ebbi la possibilità di entra- damentale di una buona intesa tra allievo e docen-
re a far parte della sua classe al Conservatorio di te, impegnati ognuno secondo il proprio ruolo, ma
Bologna. complementari in un cammino comune. La sua era
Materassi oltre ad essere un valente concertista era una presenza rispettosa e discreta, tipica degli uo-
conosciuto anche come un eccezionale didatta: al- mini saggi ed educati di quel tempo.
l’insegnamento dedicò gran parte della sua vita e Materassi insegnò per oltre 50 anni in perfetta sin-
dei suoi interessi. Si dedicava alla docenza in modo tonia con la sua attività artistica, riversando la sua
scrupoloso e intransigente: era temuto e rispettato esperienza morale e intellettuale oltre che musicale
dagli allievi e dai colleghi; ma sapeva essere anche alle giovani generazioni, lasciando loro un’eredità
estremamente comprensivo, rispettando le indivi- di grandissimo spessore e valore. Dotato di grande
dualità e le possibilità di ognuno. Era un uomo di capacità di analisi, era scrupoloso nella descrizione
grande onestà intellettuale, estremamente sincero e dei problemi e delle possibili e variegate soluzioni:
capace di stroncare ogni falsa illusione, così come di il suo punto di inizio e di arrivo era sempre l’a-
sostenere l’iniziativa e infondere autentiche speran- spetto musicale. Anche la tecnica era quindi al ser-
ze nei giovani allievi. Questa coerenza che sempre vizio della musica. Usava la fantasia unita ad un piz-
lo accompagnò, fu per molti studenti un sicuro zico di divertimento per risolvere gli aspetti tecnici
punto di riferimento e un modello, così come fu più ardui, passando dalla scomposizione del proble-
fonte di incomprensione per altri. Lo stile del suo ma nelle molteplici e varie sfaccettature alla sua ri-
insegnamento era modellato secondo i soggetti e composizione, abituando così gli allievi ad una fer-
secondo gli stadi del loro apprendimento. A volte rea logica musicale e tecnica. Intendeva l’insegna-
accennava a problemi futuri, onde instillare nuove mento come un lungo percorso in comune che ri-
curiosità nello studente, altre volte usava il micro- chiedeva tempo, i cui ritmi da rispettare erano una
scopio o il contagocce per forgiare itinerari tecnici condizione necessaria per ottenere pregevoli risul-
ben precisi, con la determinazione che lo contrad- tati. Per queste ragioni, quando negli anni ‘80 ini-
distingueva ma sempre con tatto, con notevole fiu- ziarono a proliferare i corsi “di perfezionamento” di
to, con fine intuito e con la capacità, assai rara, di poche settimane, ebbe un atteggiamento critico e
immedesimarsi nelle potenzialità dell’allievo senza sospettoso nei loro confronti, che manifestò aper-
che mai venisse meno la fermezza delle sue deci- tamente anche a coloro che avevano pensato a lui
sioni. come a un possibile insegnante, perché in contrap-
Era dotato di grande dinamismo nel modo di inse- posizione al suo principio di un lavoro artigianale
gnare e il suo entusiasmo si rifletteva nel ritmo del “gomito a gomito”. Sosteneva che l’allievo dovesse
suo insegnamento sempre vivace e sicuro. La sua essere seguito e “studiato” affinché i consigli e i
pazienza e tenacia nel voler portare ogni allievo al suggerimenti fossero pertinenti; solo il tempo avreb-
raggiungimento del massimo obiettivo erano mol- be permesso, attraverso verifiche costanti, la con-
to forti e rappresentavano una piacevole responsa- gruità dei suoi insegnamenti e solo nel momento di
bilità per noi allievi, che percepivamo la sua vici- acquisita padronanza ed effettiva conoscenza dei
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propri mezzi era giusto che l’allievo si aprisse a do quei momenti, ho capito la ragione del suo
nuove esperienze didattiche. Questo modo di pen- comportamento e ho fatto mia la sua lezione.
sare che può apparire così lontano e strano, denota La sua esperienza coniugata alle sue felici intuizio-
una grande intelligenza e saggezza che a mio avvi- ni, lo rendevano capace di spiegare le difficoltà di un
so dovrebbe indurre gli insegnanti di oggi alla ri- brano in modo differente, secondo le diverse po-
flessione sul concetto di “identità violinistica”. Que- tenzialità e problematiche poste dall’allievo, por-
st’ultima, per concretizzarsi, presuppone impegno, tandolo alla consapevolezza dei problemi riferiti al-
senso di responsabilità e onestà nelle scelte didatti- l’arco, alla mano sinistra, alla postura, all’intonazione,
che. nel loro giusto ordine. La sua razionalità tuttavia,
Contrariamente ad altri illustri didatti, Materassi non intaccava il discorso musicale: le sue lezioni di
non ha pubblicato nessuna opera: il suo è stato un violino erano delle autentiche lezioni di musica che
insegnamento squisitamente orale. Tuttavia, ricor- coinvolgevano spesso anche coloro che violinisti
do i suoi appunti, i suoi esercizi creati ad hoc per non erano. Da vero musicista qual era aveva una
uno specifico problema o più semplicemente come propensione particolare per la ricerca del suono e
integrazione agli studi tradizionali. Le sue raccolte di dava grande importanza all’uso e alla distribuzio-
passi tratti dal grande repertorio, suddivise per te- ne dell’arco. Infatti, raffinato cultore della tecnica
matiche, permettevano una visione multiforme del- dell’arco, trasmise agli allievi l’importanza di un’ap-
lo stesso problema e avvaloravano quello che ama- profondita conoscenza di esso, sostenendo che il
va ripetere, cioè che un buon violinista doveva sa- suo corretto uso rappresentava per un violinista il
per estrarre dai brani del repertorio gli esercizi per suo modo di parlare. La sua attenzione per la lettu-
la tecnica, educandosi così ad una duttilità mentale ra del testo lo rendeva un sensibile interprete e la
e preparandosi al tempo stesso allo studio del gran- ricchezza del suo modo di fraseggiare e di porgere
de repertorio. Ricordo inoltre alcune cadenze scrit- una frase erano fonte di grande fascino e interesse.
te dal maestro a scopo didattico che evidenziavano Ricordo che nel 1978, in cui ebbe occasione di
la sua vena creativa: quella per il Concerto in sol suonare per i concerti della Normale “Elogio per
di Mozart, quella per il Concerto in do di Haydn. un’ombra” di Petrassi, non solo dimostrò ancora
E, per i bambini: quella per il Concerto di Huber. un grande dominio dello strumento, nonostante
Lo divertiva molto il lavoro con i più giovani allie- l’età avanzata, ma dette una lezione di entusiasmo ed
vi e teneva in grande considerazione l’insegna- efficienza, suscitando in tutti grandi emozioni.
mento rivolto ai bambini. Sapeva essere tenero e Fino alla fine dei suoi giorni, le sue giornate hanno
affettuoso, ma severo ed intransigente al tempo stes- costantemente contemplato un tempo per lo studio,
so e si avvicinava a loro con la medesima serietà e a testimonianza di un entusiasmo rimasto sempre
con lo stesso impegno che dedicava agli studenti immutato. Negli ultimi tempi della sua vita, in una
più affermati. Sin dalle prime lezioni esigeva dai delle mie frequenti visite, ebbi l’occasione di ascol-
bambini la ricerca di un suono bello e curato che tarlo suonare con emozione profonda alcuni brani
presupponeva controllo e grande disciplina, in quan- di suggestiva bellezza, tra cui l’Adagio del primo
to lo riteneva condizione essenziale per crescere Quartetto op. 59 di Beethoven, che ancora suscita-
violinisti capaci e dotati di bel suono. Durante i va in lui lo stupore e l’incanto di sempre: il suo
molti anni in cui ho assistito alle lezioni dei miei suono era bello e commovente! Quel suono mi ri-
compagni, grandi e piccoli, non sempre mi è stato portò alla prima volta di tanti anni addietro, a quel
chiaro il significato e la ragione della sua paziente nostro primo incontro quando con la sua Sonata
determinazione a lavorare con tanta cura con bam- di Ravel mi aveva conquistata e letteralmente stre-
bini, non sempre dotati di grande talento. Solo do- gata. Il suo gusto per il suono lo ha accompagnato
po, nei miei primi anni di insegnamento, ricordan- sempre: il violino era il suo grande compagno di
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L’evoluzione stilistico-formale
della Ciaccona per violino solo
Alcune riflessioni (parte prima)
Renato Ricco «Musica nata su quelle quattro corde come un an- dici anni più tardi, benché la data non si possa sta-
gelo di Michelangelo in un blocco di marmo»:1 bilire con estrema precisione, Girolamo Frescobaldi
con queste parole Zeno Cosini commenta l’esecu- pubblica il secondo libro di Toccate e Partite, in cui si
zione della Ciaccona in re minore di Johann Seba- trovano appunto delle Partite sopra Ciaccona, dove
stian Bach da parte dell’amico/rivale Guido Speier, quest’ultima si presenta già basata su un basso osti-
e quasi sicuramente lo scrittore triestino autore del nato. Infine, risulta utile porre attenzione a quanto
romanzo non conosceva la ormai celebre - ed in osserva Machabey,7 riportando il commento di Sa-
questo caso quasi antifrastica - definizione di Philipp las de Barbadillo, tratto da El Prado de Madrid y Bai-
Spitta su questa colonna portante del repertorio le de la Capona del 1635, in cui la Ciaccona è det-
violinistico, detta icasticamente “trionfo dello spiri- ta “danza troppo anziana”. Questo, in relazione al
to sulla materia”.2 fatto che il manoscritto delle Sonate e Partite di Bach
Straordinaria conclusione “internazionale” della Se- risulta concluso nel 1720.
conda Partita BWV 1004 per violino solo in re mino-
re, dopo i caratteri tedesco dell’Allemanda, francese Johann Sebastian Bach:
della Corrente, spagnolo della Sarabanda e scozzese l’atemporale perfezione
della Giga, la Ciaccona ha ormai perso con Bach Al fine di metter meglio in luce i legami tra storia
l’originale spirito di danza proprio delle sue prime ed evoluzione stilistico-formale di questo genere
attestazioni. L’etimologia riconduce allo spagnolo di composizione, e il capolavoro bachiano, è neces-
Chacona, a sua volta derivato dal basco Chocuna, sario porre l’attenzione su due particolari docu-
lemma che evidenzia il carattere gentile e grazioso menti: il cosiddetto “Möller Manuscript” e l’“An-
della composizione: il dato certo è che si trattava, in dreas Bach Book”.8 Come illustrato da Alexander
origine, di una danza accompagnata dal canto. L’as- Silbiger in Bach and the Chaconne,9 proprio per il
sociazione al ballo è garantita anche dalle attesta- pezzo conclusivo della Seconda Partita risulta utile
zioni letterarie che la avvicinano alla Sarabanda: notare come Johann Sebastian Bach avesse studiato
Giovan Battista Marino chiude la ventiquattresima approfonditamente vari tipi di ciaccone, di Lully e
ottava del Canto XX nell’Adone con i versi «Chia- Buxtehude, presenti appunto in trascrizione nelle
ma questo suo gioco empio e profano / saravanda e due antologie menzionate. In particolare, risulta de-
ciaccona il nuovo ispano».3 Anche nel Tesoro de la terminante l’eredità delle danze (ciaccona e passa-
lengua Castellana di Don Sebastiàn de Covarruvias caglia) delle tragédies lyriques lulliane; solo in rela-
Orozco, edito a Madrid nel 1674 – poco più di un zione alla forma della ciaccona, si possono trovare
quarantennio dopo la prima edizione parigina del alcuni punti di contatto di indiscutibile valore con
poema mariniano – si legge, a proposito della Sara- l’esemplare bachiano, come dimostrano l’incipit di
banda: «bayle bien conocido en esos tiempos, sino lo quest’ultimo, il principio di frase ascendente sul se-
huviera desprivado su prima la chacona».4 A parte condo tempo della battuta, il contrasto solo/tutti
ulteriori riferimenti inerenti la letteratura spagnola, (presente in Bach alla terza variazione) e la presen-
le composizioni per chitarra di Girolamo Monte- za di una sezione centrale nella tonalità parallela
sardo e Luis de Briçeño, specie la çaravanda chaco- maggiore.
nada di quest’ultimo, costituiscono una indubbia Per la sua Ciaccona in re minore, l’autore sceglie quin-
testimonianza della natura di ballo popolare e can- di di seguire l’esempio francese, preferendo imbastire
tato dei primordi della Ciaccona. Al 1615, secondo una serie di variazioni su basso libero invece che
quanto afferma Richard Hudson,5 risale la prima ostinato, come nel caso dei maestri italiani e tede-
associazione tra la forma della Ciaccona e il principio schi. Tuttavia, l’insistito ricorso al virtuosismo stru-
delle variazioni, con La chacona a 7 di Nicolas Vallet mentale dimostra che il cordone ombelicale della
per liuto,6 tratta da Le secret des Muses, mentre do- grande tradizione organistica germanica non è sta-
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sa. Il violino si erge ad unico ed assoluto protago- come nel caso della Ciaccona bachiana – nell’arco di
nista,31 dimostrando una capacità agogico-espres- otto battute, sono formalmente interpretabili co-
siva che si dipana senza soluzione di continuità lun- me un’unica ed estesa cadenza.34 Inoltre, anche in
go la serie di 62 variazioni, in un’ampiezza forma- questo caso, una sezione centrale in maggiore è rac-
le assolutamente nuova: la sola Ciaccona risulta esse- chiusa tra due in minore: le prime dieci variazioni,
re più lunga dell’intera Sonata à Violino solo senza basate su un «incremento costante della suddivisio-
Basso, scritta con molta probabilità prima del 1717 ne ritmica e dialettica piano/forte»,35 sono seguite
da Johann Georg Pisendel o di ognuna delle Suites da una sezione centrale, caratterizzata da un anda-
per Violino solo di Johann Paul Westhoff del 1696, mento più calmo coniugato ad un prevalere del-
composizioni che sicuramente possono essere giu- l’indicazione dinamica del pianissimo, che anticipa,
dicate afferenti alla sfera violinistica bachiana. ancora in climax, l’ultima parte dove si registra un
incremento sia sotto il profilo ritmico-agogico sia
Le tre ciaccone di Max Reger sonoro.36
o il fascino dell’asimmetria Il rapporto con Bach s’instaura quindi nella doppia
La lezione bachiana viene metabolizzata e pecu- ottica della forma e della struttura, con la seconda
liarmente rivitalizzata con l’innesto di nuovi ele- che tende a diluirsi e a scomparire sotto l’incalzare
menti da Max Reger; quest’ultimo scrive ben tre di quella che Edward Neill, a ragione, definisce «va-
ciaccone per violino solo: a conclusione della quar- riazione continua».37 Questa è descrivibile come
ta ed ultima Sonata op. 42, a chiusura della Sonata per un costante ampliamento – in climax, appunto –
violino solo op. 91 n. 732 ed infine la Ciaccona com- sotto il profilo duplice e combinato del ritmo e
presa nei Preludi e Fughe per Violino solo op. 117. Se le della melodia. Nasce così, mediante uno sviluppo
prime due sono di dimensioni più ridotte, in rife- volutamente asimmetrico, una serie di archi espres-
rimento all’archetipo di Bach, la terza lo supera.33 La sivi le cui colonne portanti sono rappresentate da un
forma della variazione si mostra particolarmente cromatismo sempre più spinto, ed è in questo aspet-
adatta alla scrittura regeriana, endemicamente ten- to che emerge la volontà del compositore lipsiense
dente ad una debordante ricchezza. Il discorso mu- di affrancarsi da Bach: «Reger has created a variation
sicale risulta quindi determinato da una profonda e form which does not focus entirely on motivic al-
continua Spannung tra la verticalità dell’armonia e il terations, but, in contrast, seems preoccupied with
dipanarsi orizzontale della melodia; è possibile con- exploring its distinctness from its historical mo-
siderare questa tensione secondo una duplice pro- del».38 Questa relazione, tra i cui estremi di pro-
spettiva: tra l’ineludibile obbligo di fedeltà nei con- blematicità e fascino sussiste un vincolo di biunivoca
fronti di un modello storico d’importanza indiscu- corrispondenza, può essere letta più genericamen-
tibile, ed al contempo un bisogno di sviluppare una te come rapporto tra un’idea di stile emulato ed
libertà autonoma che sancisca una degna originali- un’altra di stile proprio. Al contempo, in questo
tà dal prototipo di riferimento. complesso processo variativo, confluisce un vasto
Altro punto cruciale, nella formulazione del dis- raggio di sfide esecutive legate all’evoluzione della
corso musicale regeriano, è il rapporto che s’in- scrittura violinistica; anche questo determina una
staura tra la singola cellula tematica – a volte con re- differenza cruciale rispetto al modello dichiarato.
lativa difficoltà d’individuazione di quest’ultima – e Immaginando un’esecuzione con l’arco ricurvo,39
la sempre crescente libertà con cui questa viene Bach affida la quasi totalità delle difficoltà stru-
sottoposta ad elaborazione. Nel caso della Ciaccona mentali alla mano destra e alla tecnica dell’arco, co-
che chiude l’op. 91, nella tonalità di la minore e me dimostra il segmento che va dalla tredicesima
contrassegnata con l’indicazione Grave, le variazio- variazione all’inizio della sezione in re maggiore.
ni che si sviluppano dal tema iniziale, concepito – Al contrario, in Reger le difficoltà sono demandate
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Anche in questo caso, come in Bach, il primo ar- no rapide scalette ascendenti e discendenti.
peggio è sul secondo tempo della battuta, nella to- Infine, la Ciaccona in sol minore op. 117 n. 4, dedica-
nalità d’impianto: la linea melodica si articola me- ta al violinista e compositore Gustav Havemann,
diante una successione per gradi congiunti, prima che si viene a figurare come unicum all’interno de-
ascendenti (la-si-do), poi discendenti, per prosegui- gli Otto Preludi e Fughe per violino solo terminati nel
re, ancora a ritroso di due note, sino al fa#, su cui vi 1912. Con l’indicazione Largo, il tema si presenta
è un trillo: sesto grado aumentato di la minore, nelle prime sette battute, e l’inizio cade sul primo
questa nota è sensibile di sol maggiore, tonalità in tempo della battuta. L’incipit è quello più ritmica-
cui risolve alla quarta battuta, ma mediante l’ab- mente simile all’esemplare bachiano: una serie di
bassamento cromatico del terzo grado (si naturale – quadricordi in crescendo costituiti dalla tonica pri-
si-sib), si passa rapidamente alla tonalità di re mi- ma ripetuta come pedale, che con una progressione
nore. Sempre grazie all’innalzamento cromatico del- cromatica s’innalza di un grado (sol-lab-la), poi
la mediante (fa-fa#), subentra a quest’ultima quella compie un salto di quarta (la-re), alla nota domi-
di mi maggiore. Il bicordo, con tonica in primo ri- nante della tonalità di base, ma tonica di re minore,
volto, sol#-mi crea una stabilità solo momentanea, dove approda la modulazione; allo stesso tempo, le
poiché la prima nota corrisponde al settimo gra- note centrali degli accordi sono seste ascendenti,
do alterato di la minore: attraverso una successione che s’innalzano prima in moto diatonico (re-sib /
ascendente che unisce seste poggianti su una linea di mib-do), poi cromatico (fa-re / fa#-mib),43 con
basso cromatico (sol-la-sib-si-do), si passa al do mag- una particolare tensione che si viene ad instaurare in
giore. Poi, mediante un salto di settima minore col- virtù degli intervalli di quarta eccedente prima (sol
legante l’accordo fondamentale con primo grado al basso – do#) e di settima diminuita poi (fa#-
in rivolto, al si bemolle ad un’ottava superiore, al mib, che si sovrappone all’altra settima sol basso –
la maggiore di cui il si bemolle ha, come secondo fa#).44 La melodia affidata alla prima corda, par-
grado abbassato, funzione ritardante. Dal la mag- tendo dal grado fondamentale di tonica, si sposta
giore - tonalità parallela di tonica – con un rapido con il tipico ritmo puntato della Ciaccona, sino al
passaggio cadenzante in sol maggiore, si ritorna in- terzo grado (sib) mediante una serie di ritardi su-
fine alla tonalità d’impianto. periori: l’insistenza sull’intervallo di quarta ecce-
Nella Ciaccona della Sonata op. 91 n. 7 la tonalità di dente fa sì che tra terza e quarta battuta avvenga la
chiave non scompare mai, salvo temporaneamente, modulazione a re minore. La linea del basso, nella
in un blocco chiuso che va dalla undicesima alla quarta e quinta battuta, richiama da vicino la
quattordicesima variazione,42 dove un’abbondanza ‘Grundlinie’ della Ciaccona bachiana (re-do#-sib-
di alterazioni rende fantasmagoricamente distorta la), con la progressione per gradi congiunti prima
la modulazione, nella tonalità parallela della tonica discendente poi ascendente (re-do#-sib-si-do-do#-
fondamentale. Nella loro totalità, le variazioni at- re), prima del ritorno dalla tonalità di dominante a
tingono ancora una volta a gran parte del virtuosi- quella di tonica. I cromatismi assumono una valen-
smo violinistico, con la prima di semplice fioritura, za particolarmente pregnante all’interno del ductus
mentre la seconda – che alla maniera bachiana si musicale regeriano, costruito precipuamente su
può definire scaturita per germinazione nell’alveo quelli che a ragione sono stati denominati «Ak-
della prima – si presenta più scorrevole nella sua kordfarben»,45 anche in virtù del particolare incastro
monodia intrisa di cromatismi; una medesima im- delle due voces mediae, con la figura della croma
pressione di decostruzione del disegno melodico puntata seguita dalla semicroma in sovrapposizione
di base è data dalla settima variazione, concepita in di due crome, in un’unica arcata.
note doppie, una delle quali fissa in funzione di pe- Le prime quattro variazioni mostrano una crescen-
dale, mentre la nona e la quattordicesima presenta- te velocità ritmica: la melodia principale diviene
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oggetto di decomposizione, attraverso una serie di sedicesimi si alternano a coppie di duine di note
fioriture prima su uno schema di terzine, poi di sopracute sulla prima corda, mentre nella seconda,
una cellula rappresentata da un ottavo accoppiato a prima dell’estrema riproposizione del tema iniziale,
due sedicesimi, con legature d’arco che si susse- questo traspare sviluppato da una serie di rutilanti
guono in modo non regolare, poi ancora di quarti- scalette in biscrome di due ottave.
ne di sedicesimi (di cui la prima semifrase costitui-
ta da due semicrome legate, le seconde due in stac-
cato), ed infine di una croma sciolta accoppiata ad
una terzina di semicrome, intramezzate da regolari
duine suddivise in quattro sedicesimi. Da questa
progressione ritmica deriva una grande ricchezza
espressiva, basata anche sul costante spostamento
d’accenti, che rivela in progressione quale poten-
zialità di sviluppo sia implicita nel tema. L’inventiva
regeriana qui trova una delle sue più felici applica-
zioni, come dimostrano ad esempio, l’ottava varia-
zione, speculare alla seconda, con due sedicesimi * L’autore desidera ringraziare per il supporto nel repe-
seguiti da un ottavo – accordi spezzati in direzione rimento di materiali bibliografici e musicali il prof. Mas-
discendente, sì da far coincidere la tonica al basso in similiano Locanto (Università degli Studi di Salerno), la
dott.ssa Federica Rusconi (Bibliothèque Cantonale et
corda vuota sul tempo debole – o la variazione n.
Universitarie de Lausanne), la dott.ssa Caroline Schlegel
12, molto virtuosistica, con rapide scalette ascen- (Max Reger-Institut di Karlsruhe) ed il maestro Mauro
denti in biscrome alternate a quartine di note dop- Tortorelli (Conservatorio di Potenza).
pie e clausola sincopata di due sedicesimi posti agli
estremi di un ottavo, ancora in una costante irrego-
larità e mobilità d’arsi e tesi. La tredicesima varia- RENATO RICCO
Diplomato in violino sotto la guida di Giuseppe Guida pres-
zione presenta degli arpeggiati su tutte e quattro le
so il Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino e lau-
corde, con una scrittura affatto diversa da quella ba-
reato in Lettera Classiche (Università “Federico II” di Na-
chiana, bensì concepita chiaramente per l’arco mo- poli), relatore Renato di Benedetto. Corsi di perfeziona-
derno, mentre nella quattordicesima viene intro- mento con G. Mönch e Luca Fanfoni. Vincitore di Dottorato
dotto – caso unico nelle ciaccone regeriane – il presso il corso di Letteratura, Arte e Spettacolo dell’Uni-
pizzicato, riguardante la linea del basso. Ulteriore versità di Salerno. Ha pubblicato un libro sull’evoluzione
frantumazione della cellula tematica presenta la se- del concerto per violino e orchestra e numerosi contributi su
dicesima variazione, con una diversa figurazione in riviste specializzate.
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3 Giovan Battista Marino, Adone, in Tutte le opere, Mi- ad esse associato secondo il sistema di numerazione
lano, Mondadori, 1976, vol.II, tomo 1, p. 747. L’ar- greco, la gematria (la cui etimologia deriva dal greco
gomento del Libro XX è il canto. Precedenti ragguagli γεωμετρι′α) è lo studio numerologico delle parole scrit-
inerenti l’origine spagnola/ispano-americana della te in ebraico, nonché uno dei criteri analitici della
Ciaccona sono forniti da Lope de Vega, La Isla del Qabbalah; un esempio concreto è l’associazione del
Sol (1616) e da Francisco de Quevedo, il quale par- nome di Gesù al numero 888, operata negli Oracoli
la di Chacona amulata (cfr. Armand Machabey, Les Sibillini (I, 326 – 330), in base alla seguente equi-
origines de la Chaconne et de la Passacaille, «Re- valenza : I = 10 + η = 8 + σ = 200 + ο = 70 + υ =
vue de musicologie», 1946, p. 4). 400 + ς [σ] = 200, totale 888.
4 Cfr. Thomas Walker, Ciaccona and Passacaglia: Re- 19 Nel 1581 Vincenzo Galilei, nel suo Dialogo della mu-
marks on Their Origin and Early History, «American sica antica et moderna condanna senza appello gli
Musicological Society Journal», 1968, p. 301. autori attratti da questi procedimenti troppo specu-
5 Richard Hudson, Further Remarks on the Passaca- lativi, ritenendo più giusta una pratica compositiva af-
glia and Ciaccona, «American Musicological Society fidata alla libera espressione; e questo può esser let-
Journal», 1970, p. 306. to come un ulteriore elemento di lontananza tra Bach
6 Anche se con la proposta difficilmente accettabile e la tradizione italiana, dopo aver visto il rifiuto dello
di usare il pollice per la realizzazione di alcuni ac- schema del basso obbligato.
cordi, il violinista ungherese Emil Telmányi pone un 20 Scrive Kulenkampff: «Bach verwendet aber auch mei-
paragone tra l’antica tecnica liutistica e la risoluzione sterhaft das Mittel der Klangfarbe. Gleich den son-
di problematiche relative l’esecuzione di alcuni pas- nenbestrahlten alten Kirchenfenstern hat die Cha-
si della Ciaccona. Cfr. Emil Telmányi, Some Problems conne ihr ausgewogenes inneres Klanglicht. Umgeben
in Bach’s Unaccompanied Violin Music, «The Musical von den dunklen d-moll-Teilen wird der beginnende
Times», XCVI/1343 (1955), p. 17. ruhige Mittelteil mit dem sanften Licht des D-dur
7 Machabey, Les origines de la Chaconne, p. 5. versehen». Cfr. Georg Kulenkampff, Bachs Chaconne
8 Il primo conservato alla Staatsbibliothek Preussicher für Violine allein, «Schweizerische Musik Zeitung»
Kulturbesitz di Berlino, il secondo alla Musikbiblio- (Dezember 1949), p. 462.
thek di Lipsia. 21 Un’approfondita analisi della tipologia della tecnica di
9 Alexander Silbiger, Bach and the Chaconne, «The Jour- variazione è compiuta in Martha Curti, Johann Se-
nal of Musicology», XVII/3 (1999), p. 365 e passim. bastian Bach’s Chaconne in D minor: A study in Co-
10 Mutuando un termine dalla retorica, si potrebbe de- herence and Contrast, «Music Review», vol. XXXVII/4
finire la Passacaglia come σϕραγι′ς, significativo “si- (1976), pp. 249-265.
gillo” dell’opera. 22 Basso, Frau Musica, p. 616.
11 Helga Thoene, Johann Sebastian Bach. Ciaccona – 23 Un esempio alquanto evidente sono le battute 16-
Tanz oder Tombeau. Verborgene Sprache eines be- 23, non definibili tout court una variazione, ma rap-
ruhmten Werkes. Festschrift zum Leopold (15. Kö- presentanti un ulteriore sviluppo di quanto esposto al-
thener Bachfesttage), «Cöthener Bach-Hefte» XIX/6 le precedenti battute 8-15.
(1994), pp. 14-81. 24 Cfr. p. 5 del libretto allegato al cd Szigeti: J. S. Bach
12 Sembra pertinente la critica di Alexander Silbiger & Sonatas&Partitas for Violin alone (Vanguard Classics
che scrive: «It seems to come out of a post-1800 08 8022 72).
conception of the chaconne genre». Cfr. Bach and 25 Johann Sebastina Bach – Carl Flesch, Chaconne per
the Chaconne, p. 374. violino solo, Milano, Curci, 1982, p. 1.
13 Alberto Basso, Frau Musika, Torino, EDT, 1979, p. 26 Cfr. Heinrich Lausberg, Elementi di retorica, Bolo-
616. gna, Il Mulino, 1969, p. 95 e passim.
14 Joel Lester, Bach’s Works for solo Violin, New York, 27 La prima consistente nella ripetizione di un’identica
Oxford Univerity Press, 1999, p. 155 e passim. parola all’inizio di seguenti gruppi di lemmi, la se-
15 Ibidem. conda alla fine di gruppi di parole che si susseguono
16 In ‘La “Ciaccona” di Bach – Saggio di storia dell’in- - anafora ed epifora applicate insieme danno luogo al-
terpretazione’, a cura di Piero Rattalino, Milano, Uni- la simploche; mentre la diafora è la ripetizione del-
copli, 1989 op. cit., p. 26 e passim. l’identica parola, ma con significato differente, la pa-
17 Un altro lavoro teorico utile per chiarire meglio le ranomasia è invece l’accostamento di due parole si-
possibili interrelazioni tra Bach e la numerologia è mili, in genere con una o due vocali differenti, ma
capitolo XIX dei Musikalische Paradoxal-Discourse, con significato differente.
sempre di Andreas Werkmeinster, intitolato Von der 28 Cfr. Maria Pia Ellero, Introduzione alla retorica, Mi-
Zahlen geheimen Deutung, cioè appunto “Sul signi- lano, Sansoni, 1997, p. 267.
ficato segreto dei numeri”. 29 Indica una serie di elementi all’interno della frase, la
18 Derivata dalla isopsefia – scienza che analizza i rap- cui disposizione comunica un’idea di aumento ed in-
porti vigenti tra due o più parole greche ed il numero tensificazione.
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30 Cfr. Joel Lester, Bach’s Works, p. 152. 38 Cfr. Popp, note del libretto citato, p. 5
31 Jaap Schröder, rifacendosi anche a quanto analizza- 39 Nel XX secolo vari violinisti hanno fornito varie ripro-
to da George Feder in Geschichte der Bearbeitungen posizioni dell’arco ricurvo, al fine di ottenere una rea-
von Bach’s Chaconne (Bach-Interpretationen, a cura lizzazione il più possibile piena e completa della po-
di Martin Geck, Göttingen, 1969, pp. 168-189), ri- lifonia bachiana: Emil Telmányi – che registrò le So-
assume la storia dei più importanti e conosciuti ac- nate e Partite con il cosiddetto “Vega bow” – a p.
compagnamenti ed arrangiamenti che la Ciaccona 203 dell’articolo The ‘Authentic Performance’ of Ba-
ha avuto nel corso degli anni: tra i primi, per piano- ch’s Uaccompanied Violin Music, «The Musical Ti-
forte, vanno di sicuro annoverati quelli composti da mes», vol. XCVII/1358 (1956), spiega le ragioni del-
Schumann e Mendelssohn, la cui plausibilità non si è le sue ricerche commentando un passo della terza
rivelata sufficiente per un ingresso stabile nel reper- edizione del 1787 del manuale di scuola violinistica
torio, mentre di dubbio gusto è quello per orchestra di di Leopold Mozart: «There are, furthermore, some
August Wilhelmj; tra i secondi, degni di menzione other passages, where three notes are written one
sono quelli per pianoforte a quattro mani di Carl Rei- above the other (über einander), which must be taken
necke, ma soprattutto quello per pianoforte di Fer- in one stroke, at the same time, together (auf ein-
ruccio Busoni e la versione pianistica per la sola ma- mal, zusammen)» e pone l’attenzione sulla differen-
no sinistra di Johannes Brahms. Infine, sicuramente za, in chiave esecutiva, tra accordo ed arpeggio.
degna di menzione è la versione dell’intera Seconda 40 Rudolph Stephan, Violinspiel und Violinmusik in Ge-
Partita per violino ed orchestra opera del russo Edison schichte und Gegenwart, in Bericht über den inter-
Denisov. Cfr. Jaap Schröder, Bach’s Solo Violin Works, nationalen Kongreß am Institut für Aufführungspraxis
Yale, Yale University Press, 2007, p. 129 e passim. der Hochschule für Musik und darstellende Kunst
32 In una lettera a Karl Straube datata 1 Dicembre 1905 (Graz vom 25. Jun bis 2. Juli 1972), hrg. Vera
il compositore lipsiense scrive: «Ich hab’jetzt noch Schwarz, Wien, 1975, p. 65.
eine 7. Solosonate für die Geige geschrieben; denn 41 In ossequio al dedicatario, autore di un debutto ber-
Bach schrieb 6; wenn ich nun auch mit 6 Solosona- linese del 1894 tutto paganiniano - programma tutto
ten komme, so geht das Geschreie von wegen der inusuale per l’epoca - ed esecutore del Concerto di
Zahlenähnlichkeit ‘6’ schon von vornherein an!» , a Čajkovskij dodici anni prima, nella nativa Amburgo,
testimonianza della consapevole ed esplicita volontà con l’autore nelle vesti di direttore.
d’inserimento nel filone del compositore di Eisenach. 42 Cfr. Herman Roth, Sonate A-moll für Violine allein, in
Cfr . Susanne Popp, note del libretto allegato al cd Max Reger - Fest : 7 – 8 – 9 Mai 1910, Festbuch,
Max Reger: Three Sonatas for unaccompanied Violin edited by M. Hahemann, Dortmund, 1910, p. 41:
(Dorian 90175). «es sei denn, daß man das modulatorische Schillern
33 Cfr. Harry Mayer, De Sonates van Max Reger voor on- der elften bis vierzehnten Variation als solche auf-
begeleid Strjkinstrument, «Mens en melodie», XXVII fassen will».
(1972), p. 84. 43 Equivalente di re#, nota bassa che forma con il so-
34 Popp, note del libretto citato, p. 5. vrastante do naturale una settima diminuita che segue
35 Marco Moiraghi, relazione letta al quinto Incontro di l’arco tensivo creato dall’altro analogo intervallo pre-
Studio di Analitica, Rimini, Istituto “Lettrini”, Marzo cedente do#-sib.
2007. 44 Il quadricordo sol-fa#-do-mib, nell’ordine dalla quar-
36 Le ultime quattro variazioni sono basate su una «sud- ta alla prima corda, è una realizzazione violinistica-
divisione molto rapida e netta prevalenza del fortis- mente efficace dell’accordo di nona di sensibile co-
simo». Cfr. POPP, note del libretto citato, p. 5. struito sul fa#, che risolve ovviamente sulla tonalità di
37 Nelle note al libretto del cd Max Reger: Violin Sona- chiave.
ta op. 91 n°7 – 3 Viola Suites op. 131d (Dynamic 45 Helmut Föhr, Max Regers Chaconne, «Geigenspiel-
CDS 10). Rundschau», XXIV (1937), p. 13.
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Thomas Füri Dopo aver effettuato alcune tournée in America come bambino
prodigio, senza però ottenere successi, Kreisler abbandonò a quat-
tordici anni il violino, per riprenderlo in mano attorno ai venti.
Un’audizione all’età di ventun anni per un posto di violino di fi-
Fritz Kreisler: uno dei pochi nomi veramente magici della storia la nell’orchestra della Wiener Hofoper non ebbe successo. Que-
più recente dell’interpretazione! Sono stato ammaliato da questa sta “sconfitta” aprì la strada a una carriera al livello mondiale di
magia all’inizio degli anni ’60, quando furono immessi sul mer- quasi cinquanta anni per un artista carismatico, schivo, amato da
cato per la prima volta su LP 33 giri le leggendarie registrazioni tutto il mondo.
di Kreisler. Il primo disco che ebbi modo di ascoltare fu la sua se- Fritz Kreisler aveva già in età giovanile la necessità di completa-
conda registrazione del Concerto di Beethoven, per me una ri- re i suoi programmi concertistici con pezzi “da dessert” un po’
velazione, un’esperienza che definirei decisiva! Le mie emozioni più semplici. La letteratura disponibile in questo senso gli risultava
sono ancora oggi le stesse di fronte a questa registrazione. troppo povera o eccessivamente ampollosa, perciò coniugò le
In seguito sono state ovviamente pubblicate molte altre registra- sue radici viennesi con la tecnica compositiva acquisita studian-
zioni di concerti, sonate e dei suoi leggendari “pezzi brevi”. Ho do con Delibes, e compose in breve tempo un considerevole
acquisito con voracità tutte queste registrazioni, mi sono sentito numero di brani evergreen, che nel loro genere sono perfetti e
attratto da Schön Rosmarin e dagli altri “pezzi” analoghi, ma ho geniali, e sino ad oggi non hanno perduto nulla della loro fre-
dovuto riconoscere ben presto che tutto questo repertorio era schezza e immediatezza!
molto più difficile di quanto appariva nelle interpretazioni di L’ammirazione per questi gioielli è confermata con la luce negli
Kreisler stesso! Così iniziò per me un lungo cammino, nel quale occhi dalla maggioranza dei musicisti. Perché allora sono così
non è concesso di essere impazienti. Sono ancora in questo cam- totalmente trascurati nell’insegnamento? Per mancanza di spa-
mino, curioso per tutte le scoperte che ancora mi attendono. zio, qui non discuterò delle cause di questa trascuratezza (ce ne
Fritz Kreisler nacque a Vienna nel 1875. Suo padre, di professio- sono sicuramente diverse, e anche di pregiudizi).
ne medico, era un eccellente violinista. Fritz si sentì attratto mol- Ma entriamo piuttosto in medias res: occupiamoci del lavoro af-
to precocemente dal violino, benché avesse uno spiccato talento fascinante, che comporta l’interpretazione delle miniature di
anche per il pianoforte, strumento che suonò per tutta la vita. A Kreisler. Quante cose possono imparare gli studenti (e noi inse-
dieci anni terminò gli studi al Conservatorio di Vienna, a dodici gnanti insieme a loro!) studiando questi brani?
anni ottenne il Primo Premio al Conservatorio di Parigi. All’età Prima di affrontare le particolarità relative alla mano destra ed al-
di soli dodici anni pertanto Fritz Kreisler andò per l’ultima vol- la mano sinistra, dobbiamo parlare dell’agogica in Kreisler. È for-
ta a lezione di violino! Vi è un aneddoto simpatico su questo se l’elemento dominante del linguaggio kreisleriano. Kreisler e i
biennio di studi a Parigi: Léo Delibes, suo insegnante di compo- suoi brani “parlano” e, per la precisione, parlano la lingua più
sizione, teneva spesso impegnati i suoi studenti per molte ore viva che ci si possa immaginare! Un compositore come può
mentre lui andava a farsi dei giri, durante i quali certe danzatrici mettere su carta nella nostra notazione tradizionale il ritmo infi-
gli attestavano le sue qualità virili! Un giorno il compito dato agli nitamente differenziato di questo linguaggio? È un’impresa mol-
studenti fu quello di realizzare un valzer. Al suo ritorno Delibes to ardua, a cui è difficile trovare una soddisfacente soluzione,
controllò le composizioni degli allievi e si soffermò un po’ più a poiché anche con il massimo impegno non si riuscirà mai a scri-
lungo su quanto aveva prodotto l’allievo più giovane, Kreisler. vere le irregolarità psicologiche di un tale linguaggio musicale,
Poi disse: «Questo brano è proprio carino, posso utilizzarlo nel nonostante l’utilizzo di termini come rubato, accelerando, smorzan-
mio nuovo balletto Coppelia?» Fritz Kreisler si rallegrò e si sentì do, ecc. Consapevole di questo dato di fatto, Kreisler ha segnato
molto onorato. Il brano diventò famoso come uno dei valzer relativamente poche indicazioni agogiche, poiché a lui stesso ri-
più celebri del repertorio dei Balletti! [es. 1]. sultavano del tutto scontate e forse anche per invitare la fantasia
dell’interprete a una maggiore collaborazione.
Le registrazioni di Kreisler stesso possono e devono servire a noi
e ai nostri studenti da esempio per questo ritmo musicale a ca-
Es. 1 Léo Delibes, Valse lente da “Coppelia”, tema del dodicenne
Kreisler.
rattere linguistico. Spesso non abbiamo la fortuna di poter ascol-
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Es. 5b “Liebesleid”
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2. Il suono “arioso”
Yehudi Menuhin una volta ha affermato che il suono di Kreisler
possiede un “fresco calore”. Nell’interpretazione dei suoi pezzi
abbiamo spesso bisogno di questo suono “arioso” (son aëré). Si
tratta di un suono vellutato, carezzevole, privo di peso, che allo
stesso tempo deve essere pieno e robusto, e non ha nulla in co-
mune con il suono flautato di moda oggigiorno, che ha un aspet-
to esangue e molliccio. Lo possiamo produrre suonando nelle
posizioni intermedie più gravi, prevalentemente sulla corda di
Es. 22e “Liebesleid”
re [ess. 22a, 22b, 22c, 22d e 22e].
3. Il suono compresso
Vi è in Kreisler un suono che costituisce una specie di polo con-
trario al suono “arioso” e che potremmo definire dal punto di vi-
sta tecnico “poco arco e molta pressione”. È utilizzato in tutte le
gradazioni dinamiche ed è particolarmente adatto per eseguire
con chiarezza i passaggi energici, gli abbellimenti ed i ritmi vi-
gorosi [ess. 23a, 23b, 23c e 23d].
Es. 22a “Chanson Louis XIII”
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5. Il legato
Anche il legato è un elemento espressivo importante del lin-
guaggio interpretativo di Kreisler. Ho già ricordato il legato vir-
tuoso nei passaggi veloci in relazione al suono compresso. Pen-
siamo a passaggi veloci, quali quelli che possiamo trovare in Tam-
bourin Chinois, La Gitana o Gypsy Caprice. Questi passaggi de-
vono essere messi in risalto da un’articolazione nitida come il
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vetro, perlinata, ottenuta mediante un arco “trattenuto”. Nel le- È quasi superfluo sottolineare l’importanza del vibrato che can-
gato cantabile (che si può ottimamente studiare in pezzi quali ta, dice, sussurra o esalta giubilando in innumerevoli modi di-
Chanson Louis XIII, Andantino in stile di Padre Martini o La Pré- versi la sua musica così sensuale. Sarebbe senz’altro inutile parla-
cieuse) Kreisler applica spesso una sottigliezza di tecnica dell’arco, re troppo su questo argomento.
che deve essere utilizzata con molta sensibilità e buon gusto: il I nostri studenti (e noi con loro) hanno ampia opportunità per
“portato” [ess. 24a, 24b, e 24c]. individuare, partecipare, imparare ad eseguire tutte le raffinatissi-
me sfumature del vibrato, da realizzare in stretta connessione con
la mano destra, tenendo presente il principio “dolce ma mai
sdolcinato!”. Anche in quest’ambito l’esempio di Fritz Kreisler
potrà indicare la strada giusta.
Possiamo studiare con efficacia la tecnica delle corde doppie, che
Es. 24a 1° esempio “Rondino” in Fritz Kreisler comprende spesso anche le quarte e le quinte, nei
pezzi Recitativo e Scherzo Caprice, Präludium e Allegro (Pugnani),
Alter Refrain, Liebesfreud, Tambourin Chinois, Caprice Viennois, La
Chasse.
Mano sinistra
Ovviamente anche in questo capitolo troviamo nelle esecuzioni
di Kreisler ampi suggerimenti per l’ampliamento dei nostri oriz-
zonti musicali violinistici e di quelli dei nostri studenti. Es. 25 “Liebesleid”, prima metà
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Facciamo quindi partire la riflessione dal materiale difficilmente il repertorio offerto si avventura oltre
a nostra disposizione: gli anni ’70.
- dall’ultima pubblicazione dell’ISTAT1 relativa agli La logica porterebbe a definire contemporaneo tut-
spettacoli musicali si rileva che nell’arco del 2006 to ciò che è “del medesimo tempo” e pertanto ri-
chi ha ascoltato musica in Italia è l’81,6% e di que- ferendo questo aggettivo alla musica si verrebbe
sti chi ha ascoltato musica classica è il 36,5%; tra portati a pensare che la musica classica contempo-
quelli che frequentano la musica classica solo il 5% ranea debba avere al massimo vent’anni rispetto a
è andato ad ascoltare uno o più concerti e tra que- chi ascolta; in realtà nel Novecento è iniziato a ve-
st’ultimi il 76,4% delle persone non ha seguito più rificarsi un fenomeno particolare di sfasamento per-
di 3 spettacoli dal vivo nell’arco di un anno. cettivo che ha portato chi ascolta, e cioè il pubblico,
- secondo le statistiche culturali dell’ISTAT1 relati- sempre più lontano da chi produce musica, e cioè il
vamente al 2006 si rileva inoltre che tra tutti gli compositore.
spettacoli dal vivo (teatro, lirica, balletto, circo, con- Questa particolare situazione ha fatto si che nella
certi, arte varia, ecc.) i concerti di musica classica cultura tradizionale il termine contemporaneo, ri-
hanno rappresentato il 9,3% dei biglietti venduti ferito alla musica classica, abbia una valenza estre-
con una spesa al botteghino pari al 6,5% della spe- mamente ampia e racchiuda in se brani che vanno
sa nazionale per gli spettacoli dal vivo. dai primi del novecento fino ai giorni nostri.
- secondo l’annuario 2007 della SIAE2 il 38,06% Naturalmente questa situazione di “scollamento”
dei concerti che si sono tenuti in Italia sono da tra compositore e ascoltatore non è per nulla in-
ascriversi alla voce concerti classici (va sottolineato dolore, infatti il disagio legato alla mancanza di re-
come sotto la dicitura concerti classici rientrino lazione tra chi produce e chi ascolta ha creato e
anche i concerti bandistici e corali). crea situazioni di notevole incomunicabilità, a tal
- dalla ricerca commissionata dalla FIMI alla Ac punto che, ad esempio, un grandissimo del nove-
Nielsen3 nel luglio 2007 risulta che solo il 19% de- cento György Ligeti, nel suo libro intervista del
gli italiani di età compresa tra i 14 ed i 55 anni e 2004 Lei sogna a colori?, 4 prima cita Mauricio Kagel
con una buona propensione all’utilizzo delle tec- e, concordando con lui sull’affermazione a proposito
nologie digitali preferisce ascoltare/comprare musica dei compositori, dice che «la società non ha bisogno
classica e lirica. di noi» e poi continuando personalmente dichiara
A questo punto la nostra riflessione deve necessa- che «faccio una cosa semplicemente perché m’in-
riamente entrare nel modo delle ipotesi e avvalersi teressa, e la faccio per me stesso, non per gli altri».
delle personali esperienze di ognuno di noi, in Forse queste affermazioni possono sembrare troppo
quanto non essendoci dei dati statistici comprovati drastiche ma indubbiamente sono sintomo di una
non è possibile dare delle indicazioni oggettive re- particolare condizione di disagio con cui non solo i
lativamente il “consumo” di musica classica con- piccoli ma anche i grandissimi personaggi del pa-
temporanea. norama classico contemporaneo devono convivere.
Proviamo ora a riflettere su cosa intendiamo quan- Per meglio capire la situazione proviamo ad ana-
do parliamo di musica classica contemporanea, in lizzare il “ciclo vitale” di un’opera musicale. I sog-
particolare cerchiamo di definire i limiti temporali getti chiave legati alla nascita, allo sviluppo e alla
che contraddistinguono un brano e che lo carat- fruizione di un pezzo di musica classica contem-
terizzano come contemporaneo oppure no. poranea sono “il compositore”, “l’esecutore” e “l’a-
Personalmente ho notato come la maggior parte scoltatore”, ma se proviamo a riflettere con atten-
delle programmazioni concertistiche non specia- zione ci accorgeremo che in realtà è necessario in-
lizzate propongano al massimo brani di composito- serire tra un soggetto e l’altro degli attori interme-
ri del novecento storico (prima degli anni ’50) e di che fino ad oggi hanno avuto poca o talvolta
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nulla considerazione, ma che praticamente sono ol- ca strumentale” e “l’educazione musicale”, discipli-
tre che dei punti fondamentale per un passaggio ne fondamentali per lo sviluppo e la crescita sia di
“morbido” tra una fase e l’altra anche degli impor- esecutori competenti sia di ascoltatori preparati.
tanti mediatori che permettono una più corretta Pertanto alla luce di questa osservazione, se andiamo
lettura del quadro globale. a rileggere quali sono i soggetti che devono ren-
Gli attori a cui faccio riferimento sono “la didatti- dere viva e vitale la realtà della musica classica con-
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per principio mirare a fornire una preparazione il completino il loro iter scolastico senza mai aver af-
più completa possibile che vada da competenze frontato brani contemporanei.
tecnico strumentali legate a brani musicali di ca- Passiamo ora ad analizzare la figura dell’esecutore
rattere tonale a competenze tecnico strumentali le- che è il reale canale di comunicazione tra l’idea ar-
gate a brani musicali non tonali. tistica del compositore e l’ascoltatore. Ruolo fon-
Analizzando la situazione dell’editoria musicale ita- damentale dell’esecutore è far rinascere il pensiero
liana ci si può facilmente accorgere che, nonostan- musicale di un compositore.
te negli ultimi anni ci sia stato un notevole fiorire di L’interpretazione di un esecutore, come è logico che
nuovi testi e nuovi repertori didattico strumentali, sia, è parziale e ogni qualvolta che un brano viene
quello che si è sviluppato è stato per la gran parte eseguito ci sono sempre delle particolarità che ren-
dei casi una rivisitazione, con variazioni e innova- dono unica l’esecuzione del momento.
zioni didattiche anche notevoli, di tecniche stru- Al giorno d’oggi esistono fondamentalmente due
mentali sempre però basate sulla musica tonale. tipologie di esecutori: la prima, detta degli strumen-
La musica contemporanea, e cioè quella costruita su tisti generalisti, include la maggior parte dei musi-
altri linguaggi, diversi da quello tonale partecipa cisti ed è formata da strumentisti che suonano indi-
molto poco alla crescita e allo sviluppo delle future stintamente musica delle varie epoche storiche; la
generazioni di strumentisti. seconda, detta degli strumentisti specializzati, è com-
Le motivazioni possono essere le più varie e vanno posta da una minoranza di professionisti, che si sono
dalla poca conoscenza del repertorio contempora- concentrati nell’esecuzione di musica di un partico-
neo da parte dei docenti alla poca diffusione e pre- lare periodo storico (antica o contemporanea).
senza sul mercato di materiale didattico specifico Tendenzialmente gli strumentisti specializzati nei
legato alla musica contemporanea; a tutto questo vari settori musicali hanno saturato il mercato dei
va poi aggiunto il fatto che talvolta, proprio per la relativi festival e concerti; in questa maniera si è
difficoltà di comprensione di questi nuovi linguag- andato sempre più restringendo il campo dei brani
gi, esiste una richiesta di ascolto dei suddetti brani, da suonare per gli strumentisti generalisti com-
da parte del pubblico, molto piccola. prendendo all’incirca il periodo che va dal classico
Tutto questo fa si che la grande ricchezza della spe- fino al tardo romantico primi del novecento.
rimentazione sonora tipica della musica contem- A questo punto ci si deve necessariamente chiede-
poranea non venga sfruttata al meglio per la cre- re quale sia la relazione tra la difficoltà di diffusione
scita delle nuove generazioni. della musica contemporanea con il fatto che la
L’educazione strumentale tradizionale basa le pro- maggior parte degli strumentisti abbia una cono-
prie radici didattiche su esercizi tecnici specifici che scenza minima di essa.
consentano di arrivare a compiere “naturalmente” I punti chiave sono i seguenti:
delle combinazioni di movimenti che permettano 1. se un musicista non ha in repertorio della musica
un’ esecuzione ottimale di un brano basato su note contemporanea sarà difficile che proponga, ad un
con intonazione determinata. ipotetico organizzatore di concerti, la possibilità di
L’educazione strumentale tradizionale tralascia com- inserire un brano moderno all’interno di un con-
pletamente, o quasi, lo studio del suono inteso come certo classico.
ricerca di sonorità attraverso l’utilizzo dello stru- 2. se c’è poca abitudine nel suonare la musica con-
mento musicale in maniera non convenzionale. temporanea quelle rare volte che si presenterà
Il più delle volte, lo strumentista italiano, affronta l’occasione di affrontare il repertorio moderno
la ricerca sonora, tipica della musica contemporanea, sicuramente sarà un “trauma” e questo farà si che,
esclusivamente in occasione di particolari contesti, se sarà possibile, si cercherà di evitare l’esecuzione
difatti è piuttosto comune che giovani musicisti del brano “troppo complesso” o “indecifrabile”.
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5. non riesce a trovare esperienze passate con cui 1 Istituto Nazionale di Statistica, Italia (2008), Spet-
poter confrontare l’esperienza musicale tacoli, musica e altre attività del tempo libero. Inda-
gine multiscopo sulle famiglie “I cittadini e il tempo
6. deduzione da parte dell’ascoltatore: la musica libero”- Anno 2006 , Informazioni n.6 – 2008, Isti-
che ha ascoltato è un insieme di rumori e di tuto Nazionale di Statistica, Roma.
suoni casuali 2 Società Italiana degli autori ed Editori, Italia (2008),
Annuario dello spettacolo 2007, SIAE, Roma.
3 Nielsen Company, Italia (2007), Osservatorio Per-
A questo punto ci tengo a sottolineare che non è manente Contenuti Digitali. Una fotografia completa
mia intenzione, perlomeno in questo articolo, espri- del mercato sul nuovo modo di fruire cultura e in-
trattenimento, ACNielsen Italia per Aie, Aidro, Cine-
mere giudizi sul perché la musica contemporanea
città Holding, F.I.M.I. e Univideo, Milano.
classica non riscuote il successo che merita, al con- 4 György Ligeti, Lei sogna a colori?, Alet, Padova, 2004.
trario è mio desiderio che al temine di questa bre- 5 Luciano Berio, Intervista sulla musica, Laterza, Bari,
ve riflessione il lettore provi a riproporsi le doman- 2007.
6 Igor Stravinskij, Poetica della musica, Edizioni Studio
de iniziali e cioè: cosa ci aspettiamo, come ci rela- Tesi, Pordenone, 1984.
zioniamo ed in fine cosa realmente pensiamo del 7 Daniel Barenboim, La musica sveglia il tempo, Fel-
grande patrimonio culturale che offre la musica trinelli, Milano, 2007.
8 Donatella Bartolini, I compositori contemporanei di
classica contemporanea? fronte alla didattica, «Musica Domani», 118, 2001
9 John A. Sloboda, La mente musicale, Psicologia co-
gnitivista della musica, Il Mulino, Bologna,1988.
MARCO ANDRIOTTI
Marco Andriotti violista e violinista specializzato in Didat-
NdR tutte le tabelle pubblicate sono tratte da:
tica della Musica insegna educazione musicale a La Spe-
Istituto nazionale di Statistica, Spettacoli, musica e al- zia e violino presso i laboratori “Amici per l’Archetto” del
tre attività del tempo libero. Indagine multiscopo sulle fa- Conservatorio di Ferrara. E’ membro ricercatore del Centro
miglie “I cittadini e il tempo libero”. Anno 2006, In- di Ricerca e Formazione sulla Didattica degli Strumenti ad
formazioni n. 6, Roma 2008 Arco del Conservatorio di Ferrara (C.Ri.D.A.).
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Un progetto di didattica
del violino in India
Corinne Bara Zurfluh Zurigo, ore 8.30: in India a quest’ora sarebbe ter- Nord dell’India, non lontano dai confini di Nepal,
minata la preghiera del Padre Nostro (a velocità Buthan e Tibet. Il suo sogno era di far andare a
mozzafiato), sarebbe stato cantato l’Inno nazionale scuola e di offrire tre volte al giorno un pasto ai
(urlato in modo assordante), ed ora… ora i bambi- bambini delle famiglie più povere, e di insegnare
ni di prima elementare si starebbero rovesciando su loro a suonare il violino. Padre Ed McGuire SJ è
di me implorando «Miiiiss, Miiiss, my team, my scomparso tre anni fa, ma il suo sogno sopravvive.
team», nella speranza di essere di turno a ricevere la Sotto la guida di Padre Paul D’Souza la scuola ed i
lezione individuale da noi volontari. bambini crescono ogni giorno di più. Ho avuto
Zurigo, sono sempre le 8.30: la Scuola Gandhi Ash- l’opportunità di insegnare per un anno alla Scuola
ram di Kalimpong vicino all’Himalaja è lontana Gandhi Ashram, come docente di violino, all’inter-
migliaia di chilometri. Ma i bambini mi sono an- no del progetto del Volontariato nelle Missioni Ge-
cora molto vicini. Ho un ricordo vivo di ciascuno suite (JMV), iniziativa dei Gesuiti di Germania.
delle quasi 250 piccole facce e, ripercorrendo le fo- Sarebbe lecito chiedersi se suonare il violino faccia
to, ogni faccia mi fa ripensare a una piccola storia o parte veramente delle necessità fondamentali dei
aneddoto, come una bolla di sapone nell’aria. Ad bambini più poveri o se non sia necessario potare
esempio Vivek, che arriva urlando perché qualche aiuti allo sviluppo prima su altri piani. È la doman-
altro bambino gli ha punto la mano con una mati- da che mi sono posta con le mie due colleghe Fran-
ta acuminata. O il piccolo Saroj, che siede ad occhi ziska e Silka che, provenienti dalla Germania, hanno
chiusi davanti al tamburo e si lascia andare com- condiviso con me quest’anno di volontariato. Suo-
pletamente alla musica. Stella, che si stringe a me nare il violino non apre in India nessuna prospetti-
ogni giorno alla ricerca di una carezza. E il tran- va, né possibilità di guadagnare qualcosa. Il liutaio
quillo, flemmatico Chuden, che non disturba mai, più vicino, capace bene o male di riparare gli stru-
ma che forse non è interessato né a suonare il vio- menti, sta a Calcutta, a un giorno di viaggio. I suoi
lino né ad imparare null’altro e, nonostante il fra- violini non sono neppure costruiti nel rispetto del-
stuono assordante della lezione collettiva nella qua- le misure canoniche. E il clima variabile delle re-
le svolgo le mansioni di insegnante di supporto, si gioni vicine all’Himalaja, caratterizzato da un fred-
addormenta placidamente. do pungente d’inverno e da stagioni monsoniche
La Scuola Gandhi Ashram è stata fondata nel 1993 calde e umide d’estate, lascia tracce di non poco
dal sacerdote gesuita Padre Ed McGuire SJ nel conto sui violini. Insegnare il violino è stata una
buona idea o si tratta un tipico caso di aiuto occi-
dentale allo sviluppo, nel quale il nostro standard
europeo e la nostra cultura sono semplicemente
trasferiti in un Paese totalmente differente?
Queste domande durante la nostra permanenza a
Kalimpong hanno trovato ripetutamente delle ri-
sposte nella realtà della situazione. È proprio una
buona cosa che i bambini di Kalimpong appren-
dano qualcosa, che fa parte delle conoscenze di po-
che persone in tutta l’India. Se suonassero la chi-
tarra, diventerebbero semplicemente “i poveri bam-
bini che suonano la chitarra”. Suonando invece il
violino, imparano a padroneggiare uno strumento
che garantisce loro molto rispetto da parte degli
strati sociali più benestanti del Paese. Hanno un’a-
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tenzione su di sé. Essendo lei violoncellista, decise di bini a casa presso le loro famiglie. Queste case non
istruire Manish nel violoncello. Ciò voleva anche hanno corrente elettrica, si cucina esclusivamente su
dire che avrebbe potuto impartirgli lezioni indivi- un focolare posto sul pavimento, non c’è acqua cor-
duali e dedicargli così la necessaria attenzione. Co- rente, d’inverno manca il riscaldamento e la tem-
me allievo di violoncello, il bambino aveva un ruo- peratura è gelida a causa dei muri sottili. Da noi in
lo particolare all’interno della Scuola, essendo uno Occidente sono i nostri genitori a inculcarci co-
dei pochi allievi di questo strumento. Dopo qualche stantemente l’importanza di una buona formazione.
tempo Manish è diventato un altro. Pur restando In queste famiglie invece sono i bambini a dover
sempre un monello, nelle lezioni individuali ha im- convincere i genitori che questa Scuola è vera-
parato a stare tranquillo. Dal momento che non mente importante per loro. Spesso i piccoli ci han-
doveva misurarsi con gli altri, poiché era violon- no chiesto di andare con loro presso le rispettive
cellista e dunque non “era dimenticato” all’inter- famiglie, per avere il permesso di suonare al violino
no del gruppo, le sue prestazioni al nuovo stru- un pezzo di fronte ai loro genitori. Questi con-
mento progredirono molto rapidamente. E, in certi domestici erano sempre qualcosa di speciale
quanto unico violoncellista nell’orchestra scolastica per tutti i presenti. Spesso i genitori erano visibil-
della sua fascia d’età, imparò a prendersi delle re- mente commossi per il fatto che i loro bambini
sponsabilità. avessero raggiunto qualcosa, che per loro sarebbe
I visitatori sono sempre meravigliati nel vedere que- stato assolutamente irraggiungibile. E per i bambi-
sti bambini che, apparentemente ai confini del mon- ni era importante mostrare ai loro genitori ciò che
do, col naso che cola, le mani sporche e i vestiti apprendevano concretamente alla Scuola.
strappati, suonano Mozart con grande partecipa- La Scuola Gandhi Ashram è gestita dai Gesuiti e
zione. In quanto insegnanti di questi bambini, dopo sostenuta dai contributi liberi dell’Occidente. Tutti
aver impartito loro molte lezioni e aver corretto i musicisti e liutai, che desiderassero visitare questa
tanti errori, si corre il pericolo di dimenticare di Scuola e donare ai bambini una parte delle loro
cogliere appieno il senso di questo “miracolo”. Ero conoscenze, sono sempre benvenuti a Kalimpong.
costretta a rendermi conto nuovamente di questo Da parte mia tornerei in qualsiasi momento a lavo-
“miracolo” ogni volta che andavo a trovare i bam- rare alla Scuola Gandhi Ashram, per portare avanti il
sogno di Padre Ed McGuire e poter realizzare la
sua massima «Chi di giorno suona Mozart, di not-
te non va a frantumare i vetri».
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Recensioni
Barbara Bertoldi Pat Legg, Superstudies Really easy studies for the kes Off! contiene 14 studi per violoncello solo, per
young player, London, Faber Music, 1993, 13 pp., € studenti di livello intermedio, ed è pensato per ac-
11,50. compagnarli da un livello elementare a uno più
avanzato, prevedendo tra gli altri anche gli studi di
Pat Legg, Superstudies Easy original studies for the Dotzauer e Popper.
young player, London, Faber Music, 1993, 15 pp., € Ogni brano è dedicato a uno o al massimo due
11,50 aspetti tecnici e copre complessivamente, con i 14
studi, un ampia gamma di abilità per la mano sini-
Pat Legg, leader nella didattica del violoncello in stra e per la destra, inclusi lo spiccato, i passaggi tra
Gran Bretania, è l’autrice di questi due volumi di le corde, il moto perpetuo, il cantabile e le doppie
studi originali e fantasiosi per violoncello solo, de- corde.
dicati a giovani strumentisti. Nel primo volume Gli studi sono presentati con titoli stimolanti che
troviamo un percorso progressivo di crescita tecni- ne suggeriscono il carattere. Anche in questo vo-
ca, che procede parallelo all’arricchimento musi- lume troviamo una breve descrizione dei conte-
cale. Gli studi coprono una varietà di tonalità, di nuti tecnici, che risulta essere un’ottima guida per
modi, di pattern ritmici e di stili, incluso il jazz. Le gli esercizi propedeutici. La grafica è chiara e le
brevi indicazioni, prima di ogni studio, aiutano lo presentazioni sono in inglese e in tedesco.
studente a comprenderne meglio i contenuti tec- Dal punto di vista dell’insegnante, il volume di
nici. I titoli fantasiosi, come ad esempio Il Clown, Mary Cohen è ricco di musica, scritto bene, e l’a-
La stazione dei Pompieri, Rumba e così via, stimola- spetto tecnico risulta ben “camuffato” dai tanti e
no l’espressività dell’alunno. vari momenti espressivi. Sono brani seriosi: trovia-
Le melodie sono accattivanti e piacevoli anche se mo materiale che ricorda le cadenze dei concerti,
prive dell’accompagnamento al pianoforte. i soli d’orchestra e le suites di J. S. Bach. Nel diffi-
Nel primo volume si va dalla prima alla terza po- cile momento di passaggio dal repertorio più ele-
sizione per la mano sinistra; dal detaché al balzato, mentare a quello più tradizionale questi studi ri-
dallo spiccato al tremolo e ai glissandi per la mano sultano quindi essere un prezioso aiuto per portare
destra. lo studente alla giusta crescita tecnica e musicale.
Nel secondo volume, che comprende 15 studi, si Dal punto di vista dello studente, ecco finalmente
arriva alla quinta posizione con l’introduzione del- degli studi “da grandi”, ma tecnicamente abbor-
la chiave di tenore per la mano sinistra, e di diver- dabili. Siamo ancora in una fase in cui è giusto
se difficoltà tecniche per la mano destra. giocare con l’immaginazione stimolata dai titoli e
Gli studi non sono lunghi, hanno una grafica chia- dai contenuti appositamente pensati.
ra e il pentagramma è sufficientemente grande da Techinique Takes Off! esiste anche nella versione per
non “spaventare” il giovane studente. Le descrizio- violino e viola.
ni sono in inglese e tedesco.
Dal punto di vista dell’insegnante, le descrizioni
dei contenuti di ogni studio possono aiutare a co- S. Basler-Novsak - S. Stein, Fun with Double-Stops
struire ad hoc esercizi propedeutici per rafforzare o for young cellists, (Book 1: 1st position), Ham-
introdurre aspetti tecnici ancora non affrontati. burg/London, Simrock, 1988, 23 pp., €19,90.
Dal punto di vista dello studente, gli studi per vio-
loncello solo, che in genere possono risultare noio- Nella presentazione di questo volume le due autrici
si, invece qui sono piacevoli, perchè hanno ritmi Basler-Novsak e Stein, affermano che nei loro lun-
“moderni” e melodie spiritose. ghi anni d’esperienza d’insegnamento hanno spes-
so considerato quanto i giovani violoncellisti non si
confrontino sufficientemente presto con lo studio
Mary Cohen. Technique Takes Off! 14 interme- delle doppie corde e i risultati di questo siano la-
diate studies for solo cello, London, Faber Music, cune tecniche, una posizione della mano sinistra
1993, 24 pp., € 13,50 viziata, difficoltà ad intonare, difficoltà di leggere
e suonare più note allo stesso tempo.
Mary Cohen, docente inglese di didattica per archi, Fun with Double-Stops for young cellists è un volume
è particolarmente nota per i suoi lavori creativi di 35 brevissimi studi a corde doppie, tutti in prima
con alunni molto giovani. Il volume Techinique Ta- posizione, con la mano sinistra stretta e allargata,
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pensato per affiancare i tradizionali metodi per lo pigrizia all’auto-ascolto e la posizione viziata della
studio delle doppie corde. Gli esercizi sono pre- mano sinistra. Questi brevi studi, anche di sole due
sentati in modo graduale e gli aspetti quali ritmo, righe, sono una valida alternativa al continuo ri-
dinamiche, cambi di tempi, divisione dell’arco, petere «mantieni la posizione della sinistra!» o an-
estensione della posizione indietro e in avanti, sono cora «cala/cresce!». Lo studente nell’affrontare que-
introdotti passo per passo. sti brani si controlla con i propri mezzi: se la mano
In alcuni brani spetta all’esecutore decidere le di- non ha la giusta inclinazione sarà difficile avere li-
namiche. bertà nelle dita e quindi l’intonazione non risulte-
All’inizio del volume e poi nel corso dello stesso le rà buona.
autrici danno dei suggerimenti su come affrontare Dal punto di vista dello studente, piace affrontare
al meglio lo studio degli esercizi: «studia solo brevi nuovi argomenti: le doppie corde sono affascinan-
passaggi da prima, controlla l’intonazione con la ti, creano più suono, si impara l’autonomia delle
corda vuota vicina» e ancora «in questo volume dita della mano sinistra e a gestire l’arco per otte-
sono introdotte nuove idee cerca di rammentarle e nere un bel suono. I brani hanno caratteri diversi,
di utilizzarle per suonare al meglio altri brani», sfruttano spesso le corde vuote cosicché, anche in
«cerca di mettere in evidenza il carattere musicale quelli più semplici, sembra di fare cose molto com-
di ogni brano, considera le dinamiche, l’indicazio- plicate!
ne di tempo, le frasi, gli accenti e la lunghezza del-
le arcate. Rifletti bene sulla divisione dell’arco».
Le autrici concludono la loro introduzione augu-
randosi che il loro lavoro contribuisca a rendere
più divertente lo studio del violoncello!
La grafica è molto chiara, l’introduzione e i sugge-
BARBARA BERTOLDI
rimenti per lo studio sono in tedesco e in inglese.
Barbara Bertoldi, violoncellista, si dedica con passione
Dal punto di vista dell’insegnante, è vero, rispetto
all’insegnamento in Conservatorio, in Scuole Musicali e
agli altri archi i violoncellisti arrivano un po’ in
ritardo a confrontarsi con lo studio delle doppie come maestro preparatore in Orchestra giovanili. È do-
corde; ebbene, questo volume non solo offre buon cente di violoncello e cura gli ensemble d’archi di due li-
materiale per far iniziare prima gli studenti, ma fa velli (principianti ed intermedi) presso la Scuola di Musica
riflettere anche su come affrontare una difficoltà “I Minipolifonici” di Trento. È membro del Direttivo di
tecnica possa aiutare a risolvere problemi quali la ESTA Italia.
NOVITA’ IN LIBRERIA
edizioni cremonabooks
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Ursula Schaa Emanuela Piccini, È l’ora del violino!, Brugherio, gera all’opera);
Sinfonica, 2007, vol. 1 [verde], 72p. le canzoni con un loro testo da cantare sia per pre-
Indirizzato a: I ciclo scuole elementari. parare i brani a suonare, sia per dare un’impronta
Contenuti: corde vuote, cambi di corda, quarti e ritmica e di conseguenza facilitare la lettura;
minime, semibreve, 1° dito. gli esercizi di scrittura (chiamati “Gomma e mati-
Musica d’insieme: duetti con violino e pianoforte, ta”) da eseguire direttamente sul libro;
e canto, organici misti con flauto, pianoforte. le spiegazioni di natura teorica all’inizio del pri-
Esercizi di scrittura / creatività: lettura e diteggia- mo volume e successivamente allocate in alto alle
tura, tono-semitono. pagine scritte, con colori oppure in cornici colorate
arricchite da immagini (per es. quella a proposito
Emanuela Piccini, È l’ora del violino!, Brugherio, del rallentando: “Pensa a un treno quando entra in
Sinfonica, 2007, vol. 2 [rosso], 92p. stazione”);
Indirizzato a: II ciclo scuole elementari. i colori usati per vari scopi: per le singole sezioni,
Contenuti: 2°, 3°, 4° dito, semitono fra 1° e 2° di- per le note introdotte per la prima volta, per un
to, 1° dito indietro, legatura, staccato, crome, dina- esercizio di memorizzazione;
mica, scale e arpeggi con varianti ritmiche. il carattere ingrandito dei pentagrammi e anche
Musica d’insieme: duetti con violino e pianoforte, della scrittura per facilitare la lettura (non usato,
e ensemble a quattro voci. però, nei componimenti per musica da camera);
Esercizi di scrittura/creatività: tono-semitono-di- brani per più suonatori: vari organici, spesso già
teggiatura, corda-nome-diteggiatura, metro-ritmo, proposti prima; la difficoltà delle altre voci è in
scrittura libera e ritmica rispettando un metro. parte maggiore o per un livello decisamente più
alto (a volte è indicato la destinazione “maestro”).
È vero quello che dice nella Prefazione l’autrice Per riassumere, questi due libri sono utili a quegli
Emanuela Piccini (insegnante di violino nel campo insegnanti che sono interessati a un percorso lento
delle SMIM e della scuola elementare, nonché di- e graduale, facendo comunque divertire gli alunni;
rettrice dell’orchestra “Primavera” nella provincia di non vogliono/possono chiedere troppo impegno
Bologna): «i ragazzi delle scuole elementari che agli allievi (in termini di tempo della lezione e di
studiano il violino necessitano di materiale didat- tempo di studio a casa); lavorano anche o sola-
tico specifico per la loro fascia d’età! Sia perché i mente con gruppi; sono in grado di accompagna-
metodi usati tradizionalmente non la considerano, re gli allievi al pianoforte (non essendo disponibi-
sia perché a questa età gli alunni hanno bisogno le un cd di supporto); e sono maggiormente in-
non solo di un approccio ludico e non troppo ve- teressati allo sviluppo della lettura dell’allievo, piut-
loce ed impegnativo, ma anche di brani piacevoli, tosto che alla velocizzazione della sua tecnica.
adatti al loro apprendimento».
Per sottolineare ulteriormente questo aspetto tro-
viamo in questa opera:
titoli suggestivi (come “Il Re triste”, “La Regina al-
legra”, “Lella la coccinella”, “Il gattino dispetto-
so”); URSULA SCHAA
Ursula Schaa insegna attualmente violino sia in una scuo-
brani composti dall’autrice accompagnati da disegni
la media ad indirizzo musicale a Bologna, sia il metodo Su-
ogni tanto colorati e talvolta lasciati in bianco e zuki nella scuola CEMI a Bologna. Ha scritto Laboratorio di
nero per essere colorati dai piccoli violinisti (in ge- Violino, in tre volumi, per l’insegnamento del violino nelle
nerale si può dire che le numerose illustrazioni ri- scuole medie ad indirizzo musicale. È componente del
escono molto bene a dare una veste allegra e leg- Comitato Direttivo di ESTA Italia.
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SCHEDA PERSONALE D’ISCRIZIONE
(Scrivere in stampatello)
E.S.T.A. – ITALIA
Presidente: Bruno Giuranna
Il sottoscritto,
titolo: c M° c Prof. /(ssa) c Dott. /(ssa) c Sig./(ra)
cognome: nome:
nato a: il:
residente a: provincia di: C.A.P.:
in via/piazza: n.
telefono: fax:
e-mail: @
eventuale altro indirizzo a cui inviare la posta ESTA:
via: n. Città o località: C.A.P.:
strumento: c Violino c Viola c Violoncello c Contrabbasso c Altro (specificare )
professione (barrare una o più categorie): c Concertista c Direttore c Insegnante
c Formatore di insegnanti c Compositore c Ricercatore/Musicologo
c Studente c Altro (specificare)
presso:
(è possibile allegare il proprio Curriculum Vitae)
se studente (per gli allievi di insegnanti privati, fornire i dati sul docente di seguito richiesti, è facoltativo),
allievo della classe del Prof..:
La quota associativa può essere versata a mezzo Bollettino Postale sul C/C N. 31129505 intestato a: ESTA-Italia, c/o Camera di
Commercio di Cremona, Piazza Stradivari 5, 26100 – Cremona, oppure tramite Bonifico Bancario sul C/C n. 000000180098
intestato a ESTA-Italia presso la BANCA CREMONESE DI CREDITO COOPERATIVO, via Roma 14, 26100 Cremona,
ABI: 8454, CAB: 11403, CIN: E, CODICE PAESE: IT,
IBAN: IT43E0845411403 000000180098, BIC: ICRA IT MMC M0, con causale: “Quota associativa annuale 20 ”
c Consento, oppure c Non consento, ad ESTA ITALIA di disporre dei miei dati personali, nominativo, indirizzo completo, e-mail,
telefono, fax, scuola presso la quale insegno (per i docenti interessati), sopra indicati, per la pubblicazione nell’elenco dei Soci ESTA.
Data: Firma:
Per i minorenni va indicato il nome e la firma di uno dei genitori o di chi ne fa le veci:
Inviare questa pagina per posta elettronica oppure per posta ordinaria a:
ESTA-Italia, c/o Camera di Commercio di Cremona, Piazza Stradivari 5, 26100 Cremona - segreteria@estaitalia.org
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Teatro Ponchielli, Cremona, ottobre 2006, concerto con gli strumenti premiati dell’XI edizione del
Concorso Internazionale
ciali sia per conservare un’identità forte e signifi- Mendelssohn e Nabil Shehata. Altrettanto presti-
cativa, sia per riuscire a gratificare nel miglior mo- gioso ed internazionale il pool di liutai che valute-
do possibile l’abilità dei concorrenti. Saranno dun- rà la qualità costruttiva degli strumenti in gara: il
que ammessi solo gli strumenti nuovi, non anti- francese Frédéric Becker, l’americano Christopher
chizzati o realizzati secondo modelli particolari: Germain, l’inglese David Rattray, l’italiano Giorgio
proprio su questo terreno, peraltro, i grandi Maestri Scolari ed il ceco Jan Baptista Špidlen.
hanno perfezionato i propri capolavori, connotan- Gli strumenti ammessi alla gara saranno esposti
doli magnificamente ognuno con uno stile perso- nelle sale di Santa Maria della Pietà, sede de Cen-
nale ed inconfondibile! tro Culturale Città di Cremona, ed i vincitori sa-
Confermando una formula perfezionata durante ranno suonati, il 1° ottobre, nel corso della serata di
le precedenti edizioni, poi, qualità artigianale e re- gala della premiazione al Teatro Ponchielli. Per i
sa acustica sono armonicamente ponderate, così da primi classificati sono previsti anche ricchi premi:
porre a confronto e mettere degnamente in risalto 12.000 euro per il miglior violino, 14.000 per la
quanto di meglio nel mondo esprime la liuteria viola, 20.000 per il violoncello e 22.000 per il con-
contemporanea. Proprio per questo è stata forma- trabbasso, oltre alle medaglie d’oro e numerosi altri
ta una Giuria d’eccezione, coordinata da Paolo Sal- riconoscimenti.
velli, presidente della Fondazione Walter Stauffer, Il calendario della rassegna sarà, infatti, scandito da
nota in tutto il modo per l’eccellenza dei Corsi di eventi musicali ed incontri in tema di liuteria e
Alto Perfezionamento tenuti da Salvatore Accar- seguito, subito dopo la sua conclusione, da “Mon-
do, Bruno Giuranna, Rocco Filippini e Franco Pe- domusica”. I tanti concerti, peraltro, saranno l’oc-
tracchi. casione per ascoltare dal vivo, affidati ad interpreti
Giovani ma già affermati i musicisti che valute- di grande sensibilità, gli strumenti vincitori delle
ranno la resa acustica degli strumenti: Natalia Lo- passate edizioni, affidati a grandi solisti.
meiko, Giovanni Gnocchi, Bin Huang, Vladimir Tutti gli esemplari premiati con medaglia d’oro
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Un ruolo impegnativo?
Certamente saranno 12 giorni molto impegnativi
ma anche divertenti e coinvolgenti. Questa volta
sarà interessante seguire il concorso dal di dentro
A Paolo Salvelli, presidente della Fondazione Walter e sentire i commenti di musicisti e liutai. E alla fine
Stauffer e presidente della XII Triennale, abbiamo forse anch’io ne avrò capito qualcosa in più.
rivolto qualche domanda in proposito.
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Maddalena Schito Il recupero dei criteri esecutivi del passato. L’im- Dal 1988 coordinatrice didattica della Scuola è Vir-
portanza della documentazione storica. Le esecu- ginia Villa (in realtà gli anni spesi nella Scuola sono
zioni su strumenti musicali antichi e la loro rico- molti di più, avendo iniziato nel 1980 come assi-
struzione “filologicamente corretta”. Alla ricerca stente di Tiella) che prosegue il suo lavoro con l’en-
del suono perduto… Filologia, interpretazione, stru- tusiasmo di un’avventura sempre nuova, dividen-
menti antichi… dosi tra Milano e Cremona (dal 2005 è anche di-
Questi i principi fondamentali che, negli anni ’60, rettrice della Fondazione Antonio Stradivari Cre-
animarono anche in Italia la rinascita della early mu- mona - La Triennale).
sic e che nel 1978 portarono alla nascita della Civi-
ca Scuola di Liuteria di Milano. Oggi la Civica Scuola di Liuteria di Milano è sud-
Nel vecchio quartiere artigiano dell’Isola, in una divisa in due Bienni di formazione professionale
bottega di Liuteria di pochi metri quadri, l’archi- riconosciuti dalla Regione Lombardia – racconta
tetto e organologo Marco Tiella - impegnato in Virginia Villa – il Corso di Qualifica per Operatore
quegli anni con ricercatori dell’area inglese e te- Liutario e il Corso di Specializzazione per Liutaio.
desca nella ricostruzione di strumenti per la musica Lo studente può scegliere tra l’indirizzo costruzio-
antica - riscopriva, con un gruppo di studenti, un ne o restauro degli strumenti ad arco o a pizzico. Ci
mestiere di tradizione. sono poi seminari di aggiornamento e corsi liberi
per principianti ed amatori. La Scuola è frequenta-
ta ogni anno da circa 50 studenti. Italiani e stranie-
ri. Arrivano un po’ da tutta Europa ma anche dal
Giappone, dai Paesi dell’America Latina…
I requisiti di ammissione?
Un diploma di scuola media superiore o equiva-
lente (il limite di età 18-32 anni). Non sono ne-
cessarie precedenti esperienze di liuteria. A uno
studente straniero chiediamo una conoscenza mi-
nima della lingua italiana.
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Ugo Ravasio Lo spostamento da Polpenazze a Salò della fami- viola da braccio che già illustra le potenzialità di
glia Bertolotti apre scenari impensabili. La profes- Salò nella cultura e nell’esecuzione musicale. Evi-
sione di Santino, quella di pecoraio, probabilmente dentemente la scelta dell’attività musicale dei fratelli
era molto stretta ai due figli Agostino e Francesco. Bertolotti passò anche attraverso la necessità di ricavi
Evidentemente ai pascoli delle belle colline di Pol- monetari, poiché le numerose famiglie di entrambi,
penazze che circondano il lago, preferivano l’am- e la presunta limitata disponibilità economica fa-
migliare, in qualche modo obbligavano ad una scel-
ta meditata. Forse è prevalsa un’antica attitudine fa-
migliare, se vale quanto scrive Bongianni Gratta-
rolo,1 un cronista salodiano dell’epoca, sulle capacità
musicali dei pastori: «Costoro pascendo le loro greg-
gi, si avvezzano talmente al sonar le pive, che rie-
scono perfettissimi sonatori di Piffaro».
I fratelli Bertolotti intrapresero perciò l’attività mu-
sicale e nei registri di Salò tra il 1540 (il battesimo di
Gasparo) e il 1583 sono sempre registrati come «i
violini». Francesco, padre di Gasparo, era morto pre-
maturamente nei primi mesi del 1562, ma il fra-
tello Agostino aveva continuato nell’attività ed era
stato, dopo una lunga collaborazione non regola-
rizzata con il Duomo di Salò, nominato maestro
di cappella. Questo incarico non era esistito prima
di quel momento, e in qualche misura rende omag-
gio alle capacità musicali dei Bertolotti. La nomina
di Agostino apre anche a un’attività musicale nel
Duomo di un certo interesse, soprattutto per i mu-
sicisti di spicco che si avvicendarono a Salò.
Bernardino, figlio di Agostino, non aveva ottenuto a
Salò una collocazione,2 che invece aveva trovato a
Ferrara e a Mantova. Aveva poi avuto un incarico
come trombonista e violinista nell’orchestra papale
di Castel Sant’Angelo a Roma. Ha all’attivo anche
alcune composizioni.
Angelo Zanelli, busto di biente artistico, e alla solitudine del pascolo la com- Dopo la morte di Francesco e l’immediato trasferi-
Gasparo da Salò, 1906, pagnia di persone che discutevano d’arte. L’interes- mento di Gasparo a Brescia, la magra eredità viene
Salò, Palazzo Municipale se per la pittura di Francesco, padre di Gasparo, è te- divisa tra i fratelli nel 1565. In quell’occasione Ga-
stimoniata nell’atto di battesimo del secondogenito, sparo porta con sé a Brescia la sorella Lodovica e la
Giovanni Paolo, in cui viene definito «pictore in casa dove vivevano la madre e i fratelli risulterà in-
Salò». I contatti con l’ambiente della pittura si in- testata a Giovanni Paolo, il quale continua l’attività
travedono anche nell’atto di battesimo di Gasparo musicale del padre; infatti già nel 1567 paga l’estimo
dove il padre è definito «violino», ma la madrina è per la casa e l’orto, registrato come «Zan Paulo Ber-
Luciana, la figlia di quel Zenone pittore, di cui si tolotto violino». Nell’anagrafe del 1578 risulta ancora
può ammirare nel Duomo di Salò una natività con «sonador». Nella stessa registrazione del 1578 si ri-
angeli musicanti (1518). Il quadro contiene una trova un altro fratello musicista, «Santin sonador», e
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naturalmente lo zio «Agostino violino». Santino ri- la fabbrica dell’organo prolungarono una polemica
sulta sposato, con famiglia, abitante nella stessa casa. con l’organaro bresciano. Nel 1548 l’Antegnati, esa-
Il presupposto di una vivace attività musicale nel- sperato, mandò una lettera nella quale difendeva il
l’ambito della Magnifica Patria di Riviera3 trova suo operato e la qualità del suo organo, dichiarando
oggi conferma documentaria sia in ambiti vicini a che non sarebbe tornato a Salò se non fosse stato
Salò sia nella capitale Venezia. Nel 1551,4 il 24 apri- pagato o in alternativa invitava gli insoddisfatti in-
le, Bagolino vede la presenza documentata di «so- caricati a farlo «gettare nel lago», ma non a conti-
nadori de li violinj de Riviera». Non si può esclu- nuare nella loro insoddisfazione.
dere che idealmente tra loro vi potessero essere an- Certamente la polemica fu ampiamente commen-
che i fratelli Bertolotti. Ricerche ormai consolida- tata in casa Bertolotti, di sicuro fu un segno indele-
te di Rodolfo Baroncini5 nell’ambito delle confra- bile lasciato nella formazione del bambino Gasparo.
ternite devozionali di Venezia, segnalano che la pre- Quello che è certo è che quando Gasparo si trasfe-
senza di gruppi bresciani è stabile e rappresenta un risce a Brescia mette bottega di fronte al Palazzo
notevole contributo alla diffusione del violino nel- Vecchio del Podestà, a 50 metri dalla bottega Ante-
l’ambito anche nella musica strumentale e devo- gnati. Inoltre quando si trasportò l’organo, nel 1581,
zionale di Venezia.Tra i bresciani dei gruppi musicali era maestro di cappella Agostino Bertolotti e l’in-
veneziani risultano anche Bortolomeo da Salò ed il carico fu affidato a Graziadio Antegnati.
figlio Antonietto, entrambi «sonadori de lironj» che Che nell’attività di Francesco Bertolotti ci sia stato
nel 1542 facevano parte della Scuola di S. Marco; anche un interesse per gli strumenti musicali risul-
Battista della riviera di Salò, compagno di Piero di ta da un atto notarile del 1559 dove «maestro Fran-
Nicolò della riviera di Salò, sono in forza nello stes- cesco sonadore» stima il valore di un arpicordo in
so anno alla Scuola di S. Rocco a Venezia, anche 30 lire. In altra registrazione salodiana, Francesco
loro sonatori di lira. Un altro sonatore di lira ascri- Bertolotti riceve un compenso per aver fatto ma-
vibile alla riviera di Salò è Piero Vignota da Idro, che nutenzione, cioè «spolverizato» l’organo. Evidente-
faceva parte della Scuola di S. Marco a Venezia nel mente Francesco aveva qualche attitudine manuale
1557. e si interessava di strumenti musicali. Certamente
Dopo anni di trattative la comunità di Salò decise di Gasparo fece le prime esperienze costruttive a Salò,
far costruire da uno dei più prestigiosi organari, probabilmente nella casa paterna. Dalle teste dei
Giovan Giacomo Antegnati, l’organo del Duomo. suoi strumenti originali sopravvissuti si potrebbe
Certamente i Bertolotti in questa vicenda ebbero escludere che vi sia stata una formazione da un in-
ruoli partecipativi, considerando che uno di coloro tagliatore, attività che pure esisteva a Salò, poiché
che teneva i rapporti con gli Antegnati,Ventura de l’intaglio è sì di grande personalità e fascino, ma as-
Porcellis, era il padrino di tutti figli di Francesco solutamente libero e spontaneo.
Bertolotti. Il Porcellis era figura di primo piano nel- Il trasferimento a Brescia avviene subito dopo la
la comunità salodiana. Abitava «nel borgo» vicino ai morte del padre. Per la legge Gasparo era ancora
Bertolotti e annovera numerosi incarichi dal comu- minorenne.6 Evidentemente la madre accettò di
ne e dalla parrocchia, incarichi anche delicati che buon grado che il figlio si rendesse indipendente e
spaziano all’interno della vita «culturale» di Salò. si trasferisse a Brescia. Comunque a Salò, nei registri
La comunità di Salò si era ampiamente assicurata denominati «Descrittione delle anime del spetabil
che l’organo, terminato nel 1546, fosse all’avan- comun di Salò fatta del 1565», Gasparo risulta an-
guardia e che non si dovesse essere secondi a nes- cora vivente a Salò nella famiglia Bertolotti.Tuttavia
suno. Anche dopo l’avvenuta costruzione e la con- in quel momento Gasparo realmente si trovava a
statazione che l’organo disponeva di un registro in Brescia, si era già sposato (presumibilmente agli ini-
più di quello del Duomo di Brescia, gli incaricati al- zi del 1564) con Isabetta Casetti, e pochi giorni
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in quale direzione. Costanzo Antegnati, il celebre il doppio scavo standardizzato), sono del tutto iden-
organaro e organista che succederà al Mascara nel- tiche per disegno a quelle di Gasparo. Mancando
lo stesso prestigioso incarico cittadino, ha solo 14 la datazione sulle etichette bresciane, è difficile dire
anni, nove meno di Gasparo. se lo stile gaspariano preesisteva nei Micheli alla
L’ambiente liutario bresciano si basava sulla bottega venuta di Gasparo a Brescia, o se viceversa si tratta di
professionale dei Micheli. Zanetto era morto da un un’innovazione stilistica introdotta da Gasparo, che
paio d’anni, il figlio Pellegrino aveva appena supe- abbia poi influenzato Pellegrino.
rato i 40 anni e l’impegno lavorativo era ancora Se nella polizza d’estimo13 del 1568 di Gasparo si
forte. Battista Doneda, cognato di Pellegrino, sup- intravede ancora il periodo di assestamento, la suc-
portava la bottega Micheli che era ben conosciuta cessiva polizza del 1588 fa nettamente capire l’ormai
ed apprezzata. Le forniture di gruppi di strumenti avvenuta stabilità economica e professionale.
alla nobiltà bresciana erano un vanto di quella anti- Il 5 luglio 1578, quando Gasparo stipula il contrat-
ca bottega. Lo stile liutario anche degli strumenti to dotale per la sorella Lodovica, era già avvenuto il
della famiglia del violino risentiva abbondantemente trasferimento e perciò l’acquisto della casa e botte-
dello stile derivato dalla consolidata produzione di ga di contrada delle Cossere. Uno spostamento di
strumenti di diverse famiglie arcaiche, lire e viole da solo un centinaio di metri dalla vecchia bottega,
gamba, che in ambito bresciano-veneto erano defi- una posizione un po’ meno visibile, ma che rima-
niti «violoni». neva in una zona nota per la presenza dei costruttori
Gasparo si trova pertanto a dover entrare in con- di strumenti musicali, comunque vicino agli Ante-
correnza con una bottega antica e consolidata inol- gnati.
tre doveva tener conto anche della sostenuta con- Nella documentazione archivistica di Gasparo, fi-
correnza di alcuni liutai che costruivano violini e nora rintracciata, si intravedono sia i contatti del-
strumenti ad arco da una posizione che forse era l’ambiente musicale sia quelli sociali. Il regalo del
quella del musicista-liutaio o del liutaio che svolgeva conte Alfonso Caprioli per la dote della sorella ha
questa attività temporaneamente. certamente origine da un’amicizia che passa attra-
Analizzando alcuni strumenti di Pellegrino Miche- verso gli strumenti musicali. Nella nobiltà d’allora,
li, tenendo conto degli interventi successivi che tal- quando non fossero stati loro stessi musicisti per
volta sono stati abbastanza pesanti, e confrontan- diletto, era un vanto disporre di strumenti musica-
doli con quelli di Gasparo (scegliendoli tra quelli li propri per i musici che ingaggiavano in occasioni
sicuramente originali), si nota una straordinaria so- mondane.
miglianza nelle linee esecutive. Fermo restando che Nella stessa direzione va intesa la dichiarazione del-
l’esecuzione di Gasparo è più «moderna» e alcuni la polizza del 1588 nella quale Gasparo segnala un
passaggi sono molto caratterizzati. Nel caso delle credito per strumenti musicali, non più riscuotibile,
effe l’intaglio di Gasparo, sempre preciso e caratteri- nei confronti del conte Nestore Martinengo da Az-
stico, dispone sempre delle palette più ampie. Negli zanello, un nobile bresciano. L’impossibilità della
strumenti Micheli le palette sono invece molto sot- riscossione era dovuta al fatto che il Martinengo, ca-
tili anche quando la forma della effe si avvicina a pitano della Repubblica di Venezia, si trovava al co-
quella di Gasparo. mando della fortezza di Corfù.
La forma della testa dei Micheli ha subìto un’evo- La documentazione ci permette di conoscere al-
luzione, vi sono teste (presumibilmente originali) cuni clienti di Gasparo: Simone dal liuto di Vicenza
che hanno la forma definibile da viola da gamba che dà una caparra per degli strumenti, poi muore,
(uno stile che si ritrova anche e soprattutto in am- e il genero Antonio Franzosi, recupera il credito;
bito veneziano),12 ed altre che pur mantenendo ca- Cesare Bertolotti di Pavia, detto Clavacino, che era
ratteri arcaici, come l’unico scavo sul dorso (anziché in debito con lui per aver acquistato «tantae quan-
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Palazzo Municipale, titatis instrumentorum musicorum»; Carlo Contini della sua liuteria, è certo a partire dal 1598 e si pro-
Salò di Chiari, nipote ed erede del celebre compositore trae almeno fino al 1604, anno in cui sia il Maggi-
Giovanni Contini, che acquista abitualmente stru- ni che Giacomo Lafranchini affiancano ancora Ga-
menti per rivenderli. Ha contatti anche con un sparo.
maestro di ballo veronese, Bonifazio Galeazzi, oltre Nel 1604 si registra un contatto tra Gasparo e Ber-
ovviamente alla clientela francese. nardino Doneda, intagliatore, che per l’occasione
Nel gennaio 1597 Costanzo Antegnati aveva tra- viene identificato come «artifici instrumentorum
sportato assieme all’organo destinato alla Cattedra- musicorum». Bernardino è figlio di Battista Done-
le di S. Maria Maggiore di Bergamo un «violone» da cognato di Pellegrino Micheli. L’incontro po-
acquistato a Brescia, probabilmente di Gasparo. Nel trebbe essere una conseguenza della morte di Pel-
ferragosto del 1604 Gasparo risulta nell’organico legrino avvenuta in quel periodo; Bernardino biso-
musicale delle celebrazioni indette dalla chiesa ber- gnoso di lavoro si era rivolto alla concorrenza.
gamasca, suonando forse su quel suo strumento. E’ possibile pensare che Bernardino lavorasse testa e
Va osservata la vasta area della clientela di Gasparo. manico delle cetere che nella forma bresciana por-
Oltre al figlio Francesco che proseguì la bottega tano sempre una testa scolpita, un lavoro più vicino
dopo la morte del padre, tra gli allievi noti c’è Ales- ad un intagliatore che ad un liutaio. Una cetera di
sandro di Marsiglia «gallico eius garzono», che pre- Gasparo da Salò è conservata all’Ashmolean Mu-
senzia come testimone con Gasparo ad un atto no- seum di Oxford.
tarile nel 1578. Certamente si può ipotizzare un La cetera, strumento di origine antichissima, si tra-
legame tra questo allievo francese e la fornitura di sformò da strumento della famiglia delle lire a cor-
strumenti in Francia. Questo perché sarà necessario de libere, a strumento a pizzico a corde tastate nel
passino vent’anni, cioè si giunga alla fine del secolo, Medioevo. Nel Cinquecento ebbe un rilancio in
prima che compaiano altri allievi. Sulla soglia dei Italia, in Francia e in Inghilterra. A Brescia il rilan-
sessant’anni Gasparo è evidentemente indotto a far- cio è legato ai Virchi, Girolamo per la costruzione e
si supportare nei lavori più pesanti da allievi. L’ap- Paolo per l’aspetto musicale. Anche a Cremona i
prendistato di Gio. Paolo Maggini, il continuatore Cironi, liutai certamente meno noti degli Amati,
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costruivano cetere. Giovan Maria Cironi dichiara 1 Grattarolo Bongianni, Historia della Riviera di Salò,
che negli ultimi anni del Cinquecento esercitava a Per Vincenzo Sabbio, Brescia 1599.
2 La Messa a 5 voci, pubblicata a Venezia da Ricciardo
Cremona «l’arte sua in fabbricar istromenti, cioè Amadino dedicata ai Consiglieri di Salò, fu forse un
viole et citare et legni da citre». tentativo di Bernardino Bertolotti di ottenere un in-
Nessuno dei liutai bresciani disdegnò la costruzio- carico musicale a Salò. Nonostante nella dedica vi
fosse la dichiarazione d’amor patrio, il richiamo dei
ne di questo strumento, evidentemente la richiesta servizi a Salò di suo padre, nonostante che nei giorni
era notevole. 12, 13 e 19 dicembre dello stesso 1593 Bernardino
I numerosi documenti notarili relativi a Gasparo, era a Salò per l’esecuzione della messa, non ebbe
mai incarichi musicali dalla sua città.
illustrano la sua vita, o quantomeno l’aspetto eco-
3 Si tratta di un vasto territorio che va dalle montagne
nomico, ma permettono anche di tracciare un qua- alla pianura, aveva come capoluogo Salò. All’epoca di
dro della sua evoluzione professionale. Se inizial- Gasparo questo territorio faceva parte della Repub-
mente viene citato con la sola qualifica di «mae- blica di Venezia, godeva di una sua larga indipen-
denza amministrativa, ma politicamente era sottopo-
stro di violini», segno che l’interesse sul neonato sto a Brescia ed ovviamente a Venezia. Oggi è inglo-
violino era forte, nel periodo successivo dell’attivi- bato nella provincia di Brescia.
tà di Gasparo, cioè a partire dal trasferimento nella 4 Santoro Elia, Violinari e violini, Sanlorenzo, Cremona
1989, che pubblica in fac-simile il documento se-
seconda bottega, prevale una dizione più comples- gnalato da Bernardo Falconi.
siva, cioè «artefice di strumenti di musica» come a 5 Tra le numerose pubblicazioni di Baroncini si può ci-
dichiarare che nella bottega si producevano tutti gli tare: Origini del violino e prassi strumentale in Pa-
dania: «sonadori di violini» bresciani attivi a Vene-
strumenti, dal violino al contrabbasso.
zia in ambito devozionale (1540-1600), in Liuteria e
Nel XIX secolo, quando il nome di Gasparo risalì Musica Strumentale a Brescia tra Cinque e Seicento,
alla ribalta nell’ambiente liutario, gran parte degli atti del convegno di Salò del 1990, Brescia 1992.
strumenti che non potevano essere assegnati alla 6 La maggiore età scattava a 25 anni.
7 Si trattava di una tassazione per attivare la sicurezza
scuola cremonese, furono assegnati a lui o più ge- notturna della città.
nericamente alla scuola bresciana. Se pochi stru- 8 Ne è convinto non senza fondamento Giovanni Livi,
menti di pregio, non suoi, possono aver dato l’il- che nel suo I liutai bresciani, G. Ricordi & C., Milano
1896, confronta la grafia della polizza con firme au-
lusione di maggior prestigio a Gasparo, la maggior tografe di Gasparo presenti in atti notarili.
parte, di scarsa qualità, ha degradato l’immagine 9 La casa dei Bertolotti era posta nella contrada di S.
della sua liuteria. Che certamente è diversa da quel- Bernardino (o nei vicoli adiacenti), come risulta da
tutte le registrazioni specifiche dei Bertolotti a Sa-
la cremonese ma di prim’ordine. Ancor oggi si fan-
lò. Tale contrada era posta in quello che veniva defi-
no dei torti gravissimi al liutaio di Salò. Per non nito «borgo di Salò» od anche «borgo Belfior», per
vedere strumenti non suoi attribuiti a lui bisognerà distinguerlo dal centro di Salò. Le ricerche in tal sen-
attendere ancora. so di Mattia Butturini (1901) e Antonio M. Mucchi
(1933) si aggrovigliano sulle varie dizioni antiche per
Nei registri dell’archivio della parrocchia di S. Aga- tentare di identificare la «contrada violinorum» cita-
ta a Brescia si legge: ta in atti notarili.
10 Pubblicato in F. Dassenno - U. Ravasio, Gasparo da
Salò e la liuteria bresciana tra Rinascimento e Ba-
Adi 14 Aprille 1609 rocco, Edizioni Turris, Brescia-Cremona 1990, p. 57.
messer Gasparo de Bertolotti maestro di violini è morto 11 Bongianni, Historia, p. 30
et sepolto in santo Joseffo. 12 L’esempio potrebbe essere riferito agli strumenti di
«Joan Maria da Bressa», operante a Venezia. Suoi
strumenti sono nell’Ashmolean Museum di Oxford.
Un tributo che a Brescia troviamo solo per lui e 13 La dichiarazione dei redditi.
per l’organaro Costanzo Antegnati, il riconosci-
mento di una vita all’insegna del violino e della
musica.
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Viola da gamba montata in taglia di basso, Viola da gamba montata in taglia tenore,
collezione Carlo Vettori collezione Orpheon Foundation, José Vàzquez
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ben ventidue anni. Il maestro Carlo Vettori, attuale nale dello strumento, non potendo contare su altri
proprietario dello strumento, ne realizzò il restauro riferimenti. Il profilo esterno è stato ristretto nel
documentandolo nel suo libro Tecniche di restauro. polmone superiore, dal punto di massima larghezza
Un precedente intervento, risalente probabilmente verso il manico, le fasce sostituite e la tavola armo-
alla fine del Settecento, trasformò lo strumento in nica accorciata di 10mm nella parte superiore.
violoncello. Il manico fu accorciato e ristretto, men-
tre fu conservata la chiocciola originale. Inoltre, fu Confronto delle due viole
aggiunta una catena sotto la tavola armonica, dal Dalla sovrapposizione dei profili degli strumenti
lato dei bassi, la cui venatura corre parallela al piano (fig. 1) emerge che le porzioni non ritoccate dei
della tavola. fondi e delle tavole coincidono perfettamente. I
La viola Vázquez, che prende il nome dall’attuale profili differiscono soltanto in quella zona dove la
proprietario, è passata di mano più volte negli ulti- viola Vázquez è stata modificata. Il contorno verde
mi anni. Nel 1981 arrivò a Londra nella bottega corrisponde alla viola Vázquez, il contorno azzurro
del liutaio Tony Bingham, che commissionò il re- alla viola Vettori.
stauro dello strumento al collega olandese Joost van Nel bordo rifatto della viola Vázquez, il maestro
der Grinten. Da quel momento si persero le tracce van der Grinten ha usato dei filetti di fattura mo-
della viola fino al recente acquisto che ne ha fatto la derna (fig. 2). Nella zona di congiunzione del fi-
fondazione austriaca Orpheon del maestro José Váz- letto originale con quello moderno, si possono os-
quez che se la è aggiudicata presso la casa d’aste di servare ancora i canali originali, ora richiusi, il cui
Vichy, in Francia. Lo strumento era arrivato al mae- tracciato è lo stesso di quello osservabile sulla viola
stro van der Grinten in condizioni disastrose, man-
cando il manico e la parte superiore del fondo. An-
che la tavola e le fasce presentavano numerose rot-
ture e parti mancanti nella zona superiore. Risulta-
va difficile ricostruire fedelmente la sagoma origi-
fig. 2
Vettori.
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forzo lungo la giunta. Purtroppo, allo stato attuale ni d’appoggio alle fasce e la caratteristica è più
delle nostre conoscenze, non è possibile stabilire se evidente, significativamente, nelle zone degli zoc-
una tecnica è più arcaica dell’altra oppure se en- chetti superiore e inferiore. Le bombature sca-
trambi i metodi erano praticati allo stesso tempo, per vate invece hanno di solito tali zone piatte.
perseguire forse risultati sonori diversi. Ma ciò che La piegatura delle tavole armoniche è stata usata
colpisce è che la concezione delle bombature ri- nella costruzione delle viole da gamba in zone ed
mane inalterata, nonostante l’utilizzo di tecniche epoche diverse. Anche se, come abbiamo visto, sia-
diverse per rinforzare la tavola. mo davanti a un caso di strumento del tardo Rina-
Le diverse modalità di rinforzo della tavola sono scimento italiano, oggigiorno questa tecnica è as-
testimonianze preziose: sono tracce della ricerca sociata più frequentemente alle viole inglesi e fran-
svolta all’epoca per ottimizzare il funzionamento cesi del periodo Barocco. Gli inglesi però usavano
della viola da gamba, che aveva una fisionomia so- quasi esclusivamente tavole piegate in cinque pezzi,
nora propria e differente da quella della famiglia sistema usato anche da qualche francese, mentre in
del violino. Infatti, nel periodo in cui tali strumen- Francia e in Germania si usava più spesso la co-
ti furono costruiti si erano già sostanzialmente stan- struzione in due pezzi, più raramente quella in tre.1
dardizzati i metodi costruttivi della famiglia del vio- Alcuni elementi presenti in entrambi gli strumenti
lino, anche nell’area bresciana, la zona di prove- inducono a pensare che siano nati senza catena lon-
nienza delle viole di cui ci stiamo occupando.Ver- gitudinale sui bassi né anima. Quando arrivarono
rebbe quindi da pensare che i costruttori conside- nelle mani dei loro ultimi restauratori, le viole non
rassero la ricerca di un sistema diverso per la viola da presentavano né l’anima, né il rinforzo che si appli-
gamba come un tema ancora aperto. ca al fondo. Infatti inserire un’anima senza rinforzare
Come abbiamo detto, la tavola della viola Vettori il fondo piatto espone fortemente lo strumento al
presenta delle caratteristiche tali da far pensare che rischio di crepe.
sia stata ricavata da due tavole piatte di legno, poi
piegate. Infatti:
• la venatura è piuttosto diritta e regolare in tutta la
tavola tranne che vicino alla giunta, dove le fi-
bre presentano una disposizione “a fuso”, cioè si
toccano agli estremi della tavola per allontanarsi
tra loro man mano che ci si avvicina al centro;
questo andamento è conseguenza della deforma-
zione introdotta della piegatura.
• le caratteristiche del legno sono costanti in tutta la
superficie della tavola, scarseggiando le fibre in- Viola, collezione Vettori. Sono evidenti le rotture
terrotte. nella zona dell’anima
• la prova definitiva viene però dall’osservazione La viola Vettori ha due spaccature in corrisponden-
dell’interno dello strumento: la tavola non ha pia- za dell’anima, restaurate e rinforzate con strisce di
tela. È probabile che, quando fu trasformata in vio-
loncello, sia stata applicata la catena sotto la tavola e
inserita l’anima. La viola Vázquez invece, quando è
arrivata alle mani del maestro van der Grinten, non
presentava il rinforzo del fondo per l’anima e i tipici
segni che la presenza dell’anima lascia sul legno del-
Piegatura di una tavola la tavola. Allo stesso modo la tavola non aveva la
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catena e non presentava tracce di una sua eventua- sulterebbe da un tale posizionamento del ponticel-
le presenza. lo è di 438mm, circa a 3/4 della lunghezza totale
Come già accennato, anche se le tavole degli stru- della cassa.
menti sembrano realizzate con metodi diversi, la
loro fisionomia esterna è estremamente simile: en- Confronto di altri elementi
trambe hanno la stessa altezza massima della bom- I fori armonici della viola Vettori sembrano essere
batura (21mm) nello stesso punto (all’altezza degli stati modificati, specie l’occhio inferiore. L’enorme
occhi inferiori delle effe). Il loro andamento longi- dimensione di tale occhio, conferisce alla effe una
tudinale (seste) e trasversale (quinte) è molto parti- forma insolita, non ricollegabile a nessun stile o
colare, ma praticamente identico. Le quinte sono scuola. Di conseguenza non è semplice raffrontare i
definite da archi continui, che finiscono vicino al modelli delle “f ” delle due viole. Tuttavia sono evi-
bordo con poca sguscia o controcurva; le seste sono denti le caratteristiche che le accomunano:
asimmetriche, formate da una ampia zona centrale • il posizionamento sulla tavola armonica;
piuttosto piatta, quasi parallela al piano; la discesa • lo stesso diapason;
verso il manico è morbida, continua, mentre nella • la stessa inclinazione;
parte verso il capotasto inferiore è più ripida, otte- • le tacche molto grosse e arrotondate;
nendo come risultato una bombatura tondeggiante, • le palette piuttosto piccole;
piena e gonfia. • taglio e simmetria non particolarmente curati
• la sezione di taglio perpendicolare al piano della
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Appello
dall’Abruzzo
IBAN: IT33F0200802803000040467285
Causale: MA9 pro ISA
www.musicarticolo9.it
www.barbarabertoldi.it - v.le Bolognini, 34 - 38100 TN
+39 0461 233497 - +39 349 3660332
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Bibliografia
Misure in millimetri G.M. Lanfranco, Scintille di Musica, Brescia 1533
S. Ganassi, Regola Rubertina,Venezia 1542
Viola da gamba Viola da gamba S. Ganassi, Lettione Seconda,Venezia 1543
Gasparo da Salò, Gasparo da Salò,
D. Ortiz, Tratado de glosas, Roma 1553
collezione Vettori collezione Vázquez
P. Jambe De Fer, Epitome Musical, Lyon,1556
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Lunghezza totale tavola 625 610 M. Praetorius, Syntagma Musicum, II: De Organographia,
(sulla mezzeria) Wolfenbuttel 1619
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Lunghezza fondo 510 550 M. Mersenne, Harmonie Universelle, Paris 1636
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Lunghezza fondo 135 155 International Symposium, Magnano 2000
(nocetta-piega) AAVV, “Liuteria e musica strumentale a Brescia tra Cinque e
Seicento”, Atti del Convegno, Salò 1990
Larghezza massima 338 tavola 328 fondo 335 tavola 328 fondo AAVV, “Strumenti, musica e ricerca”, Atti del Convegno in-
inferiore ternazionale, Cremona 1994
R. Baroncini, “Contributo alla storia del violino nel sedicesimo
Larghezza minima 214 tavola 204 fondo 212 tavola 201 fondo
secolo”, Recercare,VI 1994
Larghezza massima 273 tavola 263 fondo 265 tavola 262 fondo A. Bornstein, “Gli strumenti musicali del Rinascimento”, Pa-
superiore dova 1987
F. Dassenno e U. Ravasio, Gasparo da Salò e la liuteria bre-
Diapason 345 335 sciana tra Rinascimento e Barocco, Brescia 1990.
M. Edmunds, Venetian viols of the sixteenth century, GSJ,
Altezza bombatura 21.5 21
XXXIII, 1980
alle tacche
I. Harwood, An introduction to renaissance viols, EM, II, 4,
Altezza fasce al bottone 131 119 1974
I. Harwood e M. Edmunds, Reconstructing 16th century Ve-
Altezza fasce alla piega 126 113 netian Viols, EM,VI, 4, 1978
C.Vettori, Tecniche di restauro ed analisi di strumenti antichi,
Altezza fasce al manico 91 71 Firenze 1996
I. Woodfield, La viola da gamba dalle origine al Rinascimento,
Lunghezza totale effe 134/131 124.4/125.8
E.I., Torino 1990
Distanza minima 88 92.1
tra gli occhi superiori 1 In merito alla modalità di piegatura delle tavole in
due pezzi si veda R. Furnari, La piegatura di tavole e
Distanza massima 138 232 fondi nella costruzione del violino, Corso di Organo-
tra gli occhi inferiori logia 1995/96 della Civica Scuola di Liuteria (Co-
mune di Milano). Si veda anche F. Lowenberger e
Minima distanza 19 21.3 Pierre Bohr, Tecniche costruttive alternative attorno al-
tra occhio e bordo la viola da gamba, in A tutto arco, A. I N. 2, p. 48.
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Claudio Canevari Nel campo del restauro di opere d’arte il problema solubilità, all’interno di protocolli ben definiti (es.
della pulitura viene affrontato da qualche decen- test di Feller). Il test fornisce all’operatore indica-
nio per mezzo di un approccio sistematico e scien- zioni sulle proprietà che deve avere il solvente da
tifico; la pulitura può avvenire con tecniche di na- impiegare; la scelta definitiva viene fatta in base a ul-
tura meccanica o chimica, e nel secondo caso i cri- teriori considerazioni sulle proprietà fisiche del sol-
teri di scelta delle sostanze da impiegare hanno l’o- vente (volatilità, potere penetrante ecc.) e sulla sua
biettivo di intervenire in modo estremamente con- eventuale tossicità. Le modalità di utilizzo dei ma-
trollato e selettivo, rispettando l’integrità dei ma- teriali pulenti e detergenti sono varie e diversifica-
teriali originali e limitando al massimo la presenza te secondo i casi, e prevedono anche l’impiego di
di residui. L’identificazione e la caratterizzazione sostanze addensanti e supportanti per modificare
chimica dei materiali sui quali si sta operando rap- alcune proprietà fisiche, in particolare per creare
presentano un passaggio importante, anche se non soluzioni ad alta viscosità come ad esempio i sol-
indispensabile, di questa metodica. Non bisogna di- vent gel a base di acido poliacrilico.
menticare che, nell’ambito generale di un inter- I materiali insudicianti presenti sulla superficie di
vento di restauro, la pulitura rappresenta una delle uno strumento musicale sono di vario tipo: si va
poche operazioni irreversibili consentite su un ma- dal comune pulviscolo incoerente, che aderisce al-
nufatto storico; i rischi di danni irreparabili nel ca- la superficie per effetto di forze elettrostatiche, a
so di errori sono evidenti e spesso sottovalutati. miscele di pulviscolo e residui carboniosi di com-
Rispetto a un manufatto ligneo policromo o a un bustione in una matrice oleosa, tipici di oggetti
dipinto su tavola l’intervento su uno strumento conservati in locali abitati con continuità, a croste
musicale presenta una serie di particolarità relative composte da materiali derivanti dal contatto e dal-
soprattutto alla natura delle superfici e delle sostan- l’uso prolungato da parte del musicista. Ognuna di
ze estranee da rimuovere. Mentre nel primo caso è queste tipologie di sporco richiede un approccio
spesso necessario rimuovere oltre a materie insu- specifico.
dicianti anche vernici protettive e finiture degra- Anche se nella maggioranza dei casi si ha a che fa-
date che impediscono o limitano una corretta frui- re con legno verniciato, a volte si incontrano mate-
zione visiva del manufatto, nel secondo l’obiettivo riali di varia origine, per lo più in elementi decora-
principale è la rimozione di vari tipi di sporco di tivi, che complicano le modalità operative dell’in-
deposito e da contatto, derivanti spesso dall’uso del- tervento di pulitura; materiali di origine organica,
lo strumento musicale. La vera peculiarità consiste come osso, avorio, corno; metalli, come ottone o
nella necessità di conservare per quanto è possibile argento, fino ad arrivare alle prime materie plastiche,
gli strati di vernice originale, considerata nella mag- ad esempio celluloide e galalite, a volte presenti in
gioranza dei casi indispensabile per l’integrità e per strumenti costruiti a partire dalla metà del XIX se-
il riconoscimento stilistico di uno strumento. colo e a quei tempi considerate, data la loro recen-
Intervenendo su un dipinto o un manufatto ligneo, tissima introduzione, elemento di pregio.
la prassi corrente è di ricorrere a test di solubilità per Tuttavia non esiste ancora, o non è ancora stata de-
stabilire quale sia la sostanza più idonea allo scopo, finita, una metodologia di pulitura relativa alle varie
per rimuovere tanto strati di vernici degradate casistiche che si possono incontrare avendo a che fa-
quanto sporco di varia natura. La procedura dei test re con uno strumento musicale, men che meno
è ormai consolidata: si provano vari solventi su zo- violini e strumenti ad arco in genere. I problemi
ne superficiali limitate ma significative; la progres- connessi con la cura delle superfici di uno stru-
sione dei test e la scelta dei vari tipi di solventi da mento musicale sono stati per lungo tempo risolti
usare avviene in base alle loro caratteristiche chi- con tecniche empiriche, spesso improntate a un
mico-fisiche, e in particolare ai loro parametri di buon grado di approssimazione. I materiali impie-
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Mandolino napoletano anonimo, fine XIX: pulitura della tavola armonica con saliva artificiale.
gati sono i più vari: acqua pura o addizionata con mente utilizzate dai liutai: il Vulpex rimuove effi-
comune sapone neutro, o detergenti per uso casa- cientemente lo sporco, ma lo fa scorticando chi-
lingo, solventi vari, abrasivi. micamente le vernici, alcuni componenti delle qua-
A volte, scelte empiriche vanno più o meno ca- li si solubilizzno a un pH tanto basico. In effetti si
sualmente in una direzione non del tutto errata, tratta di un prodotto in origine indicato per la pu-
per quanto indiscutibilmente naif. Chi scrive ha litura di affreschi ed oggetti metallici, casi nei quali
avuto modo di vedere al lavoro un restauratore di un pH superiore a 10 non crea problemi, del tutto
violini che impiegava un detergente per uso do- inadatto e improprio per oggetti lignei verniciati.
mestico, magnificandone i pregi: si trattava di un Un approccio sistematico, basato su criteri di tipo
tensioattivo, il cui pH era stabilizzato a un livello scientifico e sulla esperienza accumulata in altri set-
blandamente acido mediante un opportuno tam- tori è stato finora sperimentato nell’ambito di in-
pone. Tutto sommato un prodotto non così noci- terventi di restauro su strumenti musicali, e la spe-
vo… a parte l’odore di bagno appena lavato che rimentazione di tecniche e materiali mutuati dal
conferiva agli strumenti musicali così trattati. Ben restauro di dipinti e opere lignee è tuttora in corso.
più dannoso è un prodotto piuttosto noto, che go- Esiste inoltre un equivoco di fondo che non può
de di una certa fama tra i restauratori di strumenti non indurre confusione o contraddizioni: la verni-
musicali, il sapone Vulpex (potassio metilcicloesilo- ce originale viene considerata, come si è detto in
leato), che in soluzione acquosa dà valori di pH su- precedenza, un elemento stilistico, pertanto da con-
periori a 10, ben al di sopra dei limiti di sicurezza servare; tuttavia, se si escludono strumenti conservati
comunemente raccomandati. I risultati apparente- in musei ed esclusi da un sistematico riuso, il clien-
mente miracolosi del Vulpex sono dovuti al fatto te, il musicista o comunque il committente esigono
che si tratta di un prodotto molto aggressivo nei spesso una apparenza della vernice sempre specu-
confronti di materiali come le vernici comune- larmente lucida.
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Come si è detto, la sperimentazione di tecniche di da cuoio verniciato; “se non lo faccio, il cliente non
pulitura più mirate e consapevoli mutuate da altri accetterà mai il lavoro” fu la sua risposta. “lo voglio-
no tutto risplendente, se c’è una macchia opaca lo ri-
campi del restauro è tuttora in corso; l’auspicio è portano indietro e si lamentano”. Sicuramente questo
che questo tema venga affrontato con il dovuto ri- è un caso nel quale bisogna rieducare questi clienti.
gore scientifico, e si apra un costruttivo dibattito Temo che ci siano molti in questa attività commer-
ciale, così come i clienti, che sono inconsapevoli del-
tra gli operatori del settore. la bellezza di una vernice italiana non tirata a lucido,
e che non la riconoscono se la vedono.
Bibliografia essenziale 2 … se l’olio finisce in una filettatura o in una vecchia
Paolo Cremonesi, L’uso di tensioattivi e chelanti nella pulitura crepa, ci andrà un bel po’ prima di riuscire a farlo
venire fuori di nuovo.
di opere policrome. Padova, Il Prato, 2001.
3 Un’obiezione frequente a questo tipo di considerazio-
Paolo Cremonesi, L’uso degli enzimi nella pulitura di opere ne da parte di liutai e restauratori è la seguente: ma al-
policrome, seconda edizione. Padova, Il Prato, 2004. lora questo vuol dire che non bisogna mai utilizzare la
Paolo Cremonesi, L’uso dei solventi organici nella pulitura trementina, neppure quando si preparano vernici? La
di opere policrome, seconda edizione. Padova, Il Prato, 2004. risposta è ovvia: si tratta di due utilizzi in due contesti
Mauro Matteini e Arcangelo Moles. La Chimica del Re- diversi. La trementina impiegata nelle vernici è un
stauro. Firenze: Nardini editore, 1996. solvente o un diluente che rientra nella composizione
di una finitura che rimane sulla superficie: in quel
Dusan Stulik et al, Solvent Gels for the Cleaning of Works of
caso va benissimo; mentre se la si usa per un inter-
Art: The Residue Question, “Research in Conservation” vento di pulitura si rischia di lasciare tracce chimi-
series. Los Angeles, Getty Conservation Institute. che estranee, che non dovrebbero esserci.
Anne Moncrieff and Weaver Graham, Science for Conser- 4 “Caso 3.4”: Archetto di violino Tedesco, modello da
vators, Book 2: Cleaning, “Conservation Science Teaching” studente (oggetto composito, ante II guerra mondia-
series. Valerie Dorge, ed. London, The Conservation le), citato in Richard Wolbers, La pulitura di superfi-
ci dipinte – metodi acquosi, Il Prato, Padova, 2005,
Unit/Routledge, 1992.
pp. 67-69.
Annik Pietsch, Lösemittel. Ein Leitfaden für die restauratori- 5 Susan L. Buck, Three case studies in the treatment
sche Praxis. “VDR Schriftenlehre zur Restaurierung” 7. of painted furniture, 1993 WAG Postprint, Denver,
Stuttgart, Theiss, 2004. Colorado.
G. Torraca, Solubility and Solvents for Conservation Problems.
Roma, ICCROM, 1980.
Richard Wolbers, “Un approccio acquoso alla pulitura dei di-
pinti.” Quaderni no. 1. Padova, CESMAR7/Il Prato, 2004.
Richard Wolbers, La pulitura di superfici dipinte, metodi ac-
quosi. Padova, Il Prato, 2005.
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Recensioni
Antonio Moccia Da qualche anno a questa parte, Mondomusica, la Liutai in Brescia (Eric Blot Edizioni), originalmente
manifestazione fieristica cremonese dedicata al mon- concepito come il catalogo della mostra internazio-
do della liuteria, è diventata la naturale scadenza per nale di liuteria Gio. Paolo Maggini, secoli di dettagli te-
la vivace attività editoriale sviluppatasi nel settore. nutasi a Brescia tra giugno e luglio del 2007, ma
Diversi editori e autori programmano le loro uscite poi allargatosi fino a diventare una ampia e articola-
sul calendario dettato da tale evento poiché, atti- ta ricostruzione storica della liuteria classica bre-
rando operatori e addetti da tutto il mondo, si con- sciana. Catalogo di una mostra è anche il volume
figura come il palcoscenico ideale per la presenta- Maestri della Scuola Internazionale di Liuteria di Cre-
zione di nuovi titoli. Per l’ultima edizione abbiamo mona 1938-2008, 70 anni di storia a cura di Mirelva
contato almeno otto novità. Mondini e Giorgio Scolari, mostra allestita per ce-
Cremona 1730-1750, nell’Olimpo della liuteria, a cura lebrare l’anniversario della nota scuola cremonese.
di Christopher Reuning, è il catalogo della mostra Nel catalogo sono presentati un buon numero di
tenutasi a Cremona nei primi giorni dello scorso strumenti creati dai numerosi insegnanti succedu-
Ottobre. L’esposizione è stata l’occasione per poter tisi nel tempo: dalla fondazione (Schiavi e Tatar),
agli anni della svolta (P. Sgarabotto, Ornati, Garim-
berti e Sacconi), ai primi maestri “cremonesi” (Bis-
solotti, Morassi e Cè) fino agli attuali docenti. Col-
legato al medesimo anniversario è il saggio La scuo-
la di liuteria di Cremona, 70 anni di storia di Gualtiero
Nicolini. Lo stesso Nicolini è autore anche di Liutai
italiani, dall’Ottocento ai giorni nostri, un corposo di-
zionario biografico.
Le altre pubblicazioni sono il volume monografico
dedicato alla vita e all’opera di Dante Regazzoni,
liutaio milanese del Novecento, edito da Cremo-
nabooks; il volume Memoirs of a Violin Collector, a
cura di Brandon Frazier, che ripubblica in italiano e
inglese le carte del Conte Ignazio Alessandro Cozio
di Salabue; e infine un lavoro del tutto particolare,
una monografia dedicata al violino Panette 1737
di Guarneri del Gesù edita dalla banca svizzera BSI,
attuale proprietaria dello strumento. Quest’ultima
pubblicazione, in effetti, è stata presentata nei gior-
ni a ridosso di Mondomusica, ma in realtà ha visto
la luce nel 2007.
ammirare un cospicuo numero di strumenti di Stra- Il lavoro del professore Nicolini, Liutai italiani, è in
divari, Guarneri del Gesù e Carlo Bergonzi. L’e- realtà l’aggiornamento di un titolo molto fortuna-
vento è stato organizzato dal Consorzio Liutai Stra- to, pubblicato dall’autore negli anni passati. Tale di-
divari di Cremona e dalla omonima Fondazione, zionario biografico è introdotto da un breve testo
ente organizzatore della Triennale, il periodico con- dove è sunteggiata la storia della liuteria italiana ar-
corso internazionale di liuteria che si svolge nella ticolata per regioni, ed è chiuso da alcuni testi in
stessa città.Tali enti sono anche gli editori del volu- funzione di appendici e indici. L’idea che ha ispira-
me. to l’autore è senza dubbio culturalmente e com-
Altro titolo legato a una esposizione è 1520-1724 mercialmente valida. L’opera non è solo un utilissi-
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mo strumento di consultazione, bensì anche una Anche l’iconografia ripropone lo stesso problema. Al
sorta di guida commerciale, una vasta vetrina per profilo biografico di Carlo Schiavi è associata una
l’ampio mondo della liuteria contemporanea ita- fotografia di Peter Tatar. Per Pietro Grulli viene of-
liana. Spiace quindi evidenziare come la qualità del ferto il ritratto di Aristide Cavalli e per questi, la
lavoro sia inficiata da troppe inesattezze e da una foto di uno dei suoi figli, probabilmente Lelio. Per
generale mancanza di un reale aggiornamento. La- Mauro Scartabelli c’è l’immagine di Michael
vori di tale respiro sarebbero meglio realizzati con Schimpf. Poco comprensibile è anche la presenza di
l’ausilio di un’ampia squadra di collaboratori co- alcuni artigiani che con la liuteria hanno ben poca
ordinati, poiché richiedono forze e attenzioni di relazione, quali il simpatico Carlo Sulis che co-
cui una sola persona non può disporre. Anche nel struisce campanacci sardi… Ma questo è solo un
passato, pubblicazioni dello stesso genere, pur alta- peccato veniale.
mente meritorie, non andarono esenti da inesat-
tezze e sviste, come può capitare in lavori di così va- La mostra Cremona 1730-1750, nell’Olimpo della
sto respiro. Tali mende però furono ridotte al mini- liuteria è stata senza dubbio un grosso successo per la
mo grazie alla collaborazione di altre persone: pos- straordinaria qualità dei lavori esposti. Sono stati
siamo citare come esempio il noto Dictionnaire di prestati alla città un buon numero di strumenti ap-
Vannes per il quale il professore belga si avvalse del- partenenti a quel periodo che concordemente vie-
l’aiuto di Enzo Arassich, Gioacchino Pasqualini e ne considerato la fine della classicità cremonese e l’i-
dei fratelli Giacomo e Leandro jr Bisiach per la nizio della sua, pur magnifica, decadenza. Sono sta-
compilazione delle voci “italiane”. ti esposti splendidi esemplari dell’ultimo Stradivari
Sebbene sia stupefacente il numero di nomi accol- e di Guarneri del Gesù, ma senza dubbio la parti-
ti nel dizionario, il lavoro mostra i suoi limiti sul colare cifra stilistica manifesta nei lavori di Carlo
piano dell’aggiornamento storico-bibliografico. In- Bergonzi non è passata in secondo piano rispetto ai
fatti, oggi è difficile sostenere ancora che Monta- Dioscuri della liuteria. Il catalogo, curato da Chri-
gnana fu allievo di Stradivari o che Pressenda fu al- stopher Reuning, offre delle pregevoli immagini
lievo di Giuseppe Ceruti. fotografiche e si fa apprezzare per la buona qualità
Ma sono soprattutto i profili biografici dei liutai delle riproduzioni, della stampa e della veste edi-
viventi quelli più interessati dalle imprecisioni. Nel toriale, a testimonianza dell’alta professionalità rag-
fare degli esempi, ci limitiamo solo ai casi di cui giunta da diversi operatori cremonesi attivi nel set-
abbiamo conoscenza diretta, poiché un’indagine si- tore. La sezione iconografica è preceduta, come
stematica esula dai tempi e dagli scopi di una re- d’uso, da alcuni contributi che gettano nuova luce
censione. Non ci risulta che Rosolino Lamagni ab- sul periodo storico interessato. Degni di particolare
bia realizzato una copiosa produzione: dopo aver menzione sono gli articoli di Duane Rosengard,
conseguito il diploma presso la Scuola di Liuteria di musicista, ricercatore e studioso americano che nei
Cremona ha infatti costruito solo quattro violini, suoi testi ha riassunto in modo chiaro ed esaustivo
prima di cambiare mestiere. Marcello Ive non è quanto si è scoperto su Guarneri del Gesù, Carlo
mai stato nel laboratorio di Simeone Morassi e Ri- Bergonzi e la sua famiglia, nell’ultima ricognizione
cardo Grisales lavora in via Sicardo, non in via Si- che egli, unitamente a Carlo Chiesa, ha compiuto
cario. Giovanni Colonna non si è mai recato all’e- negli archivi cremonesi.
stero per perfezionarsi, ma soprattutto non “si dedica Per tale mostra i curatori hanno deciso di avvalersi
alla costruzione […] nel laboratorio degli Atzeni”, dei due tradizionali filoni di indagine per la storia
bensì lavora in un laboratorio la cui proprietà con- della liuteria, cioè l’analisi stilistica e le ricerche ar-
divide con Enrico Atzeni.Verosimilmente, il nome chivistiche, tralasciando però l’ausilio dei moderni
corretto di Luigi Ghia è Luigi Ghiani. strumenti di indagine sui materiali e le tecnologie
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costruttive, mezzi che hanno dato frutti interessan- di ricerca, unito a una maestria tecnica straordinaria,
ti nei cataloghi delle precedenti mostre dedicate approdò ad esiti elevatissimi. Ma, proprio come nel
agli Amati. Dall’insieme dei contributi si evincono caso di Bach, anche Stradivari divenne effettiva-
alcune delle cause che hanno portato la liuteria mente lo Stradivari che conosciamo solo agli inizi
classica cremonese ad imboccare la strada del suo dell’Ottocento: un liutaio ricercato dai musicisti
dorato declino. Si parla della scomparsa in tempi più celebri e dai collezionisti europei (non più il
ravvicinati dei personaggi chiave; del complesso solo Cozio o qualche altro nobile delle città cir-
quadro economico della città padana in quegli an- convicine) e un modello stilistico e tecnico da imi-
ni; dell’emergere di altri centri produttivi forte- tare, la cui forza riuscirà a plasmare l’intera storia
mente competitivi. È verosimile che le cause siano della liuteria da quel momento in poi.
molteplici, ma allo stesso tempo l’impressione che si In buona sostanza quanto vorremmo suggerire è
ricava dalla lettura degli interventi e che, su tale te- che forse andrebbero distinte la fortuna dell’artefi-
ma, le ricerche richiedano ulteriori indagini e ap- ce dalla valutazione degli elementi tecnico-stilistici
profondimenti. Altre possibili linee di ricerca po- nella comprensione dell’opera di Stradivari. Se il
trebbero essere, a nostro avviso: lo studio della com- secondo aspetto mantiene fino all’ultimo le tracce di
mittenza (oltre a nobili ed ecclesiastici dilettanti, una maestria straordinaria e di uno spirito di ricer-
quanta parte di essa era rappresentata da musicisti ca mai pago, forse una più ampia conoscenza del
pratici? Quale il valore espresso da tali musicisti e primo aspetto porterebbe a cogliere le tracce della
quale il loro raggio d’azione?); l’analisi del rapporto decadenza cremonese già durante la vita di Stradi-
di Cremona con la pratica musicale del tempo e vari. Quindi perché Cremona perde la sua centrali-
con le città più attive in tale ambito; lo studio dei tà nel mondo produttivo liutario e la perde pro-
materiali e componenti per la costruzione. In altre prio in quegli anni? Bisognerebbe partire da tale
parole bisognerebbe aumentare ancora più gli ap- quesito per comprendere perché, a un dato mo-
procci critici alla questione. mento, la tradizione si perda e le personalità attive
Anche perché le cause della decadenza individuate dopo Stradivari si scolorino in un contesto che of-
dagli estensori dei testi, erano condizioni che, ve- friva sempre minori opportunità di continuità e
rosimilmente, Cremona potrebbe aver vissuto anche nessuna di sviluppo.
nei secoli precedenti. Fino a tutto il Settecento non Per chiudere vogliamo fare un’ultima considera-
erano né gli Amati né Stradivari i liutai più accla- zione sull’ipotesi che viene riportata in qualche in-
mati, bensì Stainer. Così, allo stesso modo, dal 1505 tervento di un terzo figlio di Stradivari attivo come
(anno di nascita di Andrea Amati) fino al 1684 (an- liutaio, tal Giovanni Battista Martino. La suggestio-
no di morte di Nicolò Amati) la tradizione e il sa- ne si basa sui seguenti elementi: nasce l’11 novem-
pere liutario erano sostanzialmente nelle mani di bre 1703 e muore il primo novembre 1727; nes-
un’unica famiglia. sun documento ci dice di cosa si occupasse; essendo
Insomma, a nostro avviso, bisognerebbe rivedere un figlio maschio, potrebbe aver contribuito negli
l’intera figura di Stradivari e di tutto il suo am- anni ’20 alla produzione della bottega; si notano
biente professionale. A chi scrive viene in mente infatti cedimenti tecnici su alcuni strumenti co-
quanto, tempo fa, si affermava di Bach, cioè di un struiti proprio nell’anno della sua morte. A noi paio-
genio straordinario che sublimò e portò a perfe- no elementi troppo evanescenti per creare la figura
zione le forme musicali del suo tempo, ma che allo di un nuovo liutaio. Anzi, se consideriamo che il
stesso tempo non aprì e non si aprì alle strade nuo- suo nome non compare in alcuna delle fonti anti-
ve percorse dalla storia musicale, la sinfonia e so- che (possibile che Cozio non abbia mai raccolto
prattutto l’opera. Anche nel caso di Stradivari si neanche il benché minimo accenno?), che non pos-
può parlare di un genio il cui inesauribile spirito sediamo un’etichetta con il suo nome (di Omo-
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bono e Francesco esistono strumenti datati anche visamenti più o meno inconsapevoli.
prima della morte del padre), ci pare che l’idea sia
un po’ azzardata. E se per qualche motivo di salute a Per rimanere in tema di argomenti stradivariani vo-
noi ignoto fosse stato inabile al lavoro? gliamo fare qualche considerazione su Memoirs of a
Perché allora non ipotizzare, con le stesse modalità, Violin Collector, la riproposta delle carte del Conte
che Caterina Annunciata (quartogenita, nasce il 25 Cozio di Salabue, il primo celebre collezionista di
marzo 1674 e muore il 17 giugno 1748) sia la vera strumenti classici cremonesi che ebbe la fortuna di
responsabile del cambio di tonalità nelle vernici possedere numerosi esemplari straordinari. I suoi
stradivariane agli inizi degli anni ’90 del Seicento, scritti sono importanti per gli appunti che prese sui
quando la ragazza aveva ormai sedici anni e quindi propri strumenti, per la conoscenza che egli accu-
mulò sulla liuteria classica grazie ai suoi studi, alla
frequentazione di Giovanni Battista Guadagnini e
dei fratelli Mantegazza. Non meraviglia quindi che,
dall’epoca della loro prima pubblicazione moderna,
siano stati letti e studiati dagli esperti del settore
con grande interesse. A quasi sessanta anni dal primo
lavoro di trascrizione, meritorio e pioneristico, del
cremonese Renzo Bacchetta, era effettivamente ne-
cessaria una nuova impresa editoriale che affron-
tasse ex novo l’arduo lavoro di trascrizione e analisi di
tali carte alla luce delle nuove conoscenze che, dai
tempi di Bacchetta ad oggi, si sono formate.Vi era la
necessità di sciogliere i tanti nodi che tale comples-
so lavoro propone: per citarne solo alcuni, il rico-
noscimento delle diverse mani che si incontrano
nelle carte e soprattutto la stratificazione cronologica
degli appunti, la cui analisi permetterebbe una mi-
gliore valutazione dei dati in relazione alla loro pro-
venienza e contestualizzazione. Nel volume in og-
getto non vi è traccia di tutto ciò e ci auguriamo
che il livello qualitativo dell’opera curata da Fra-
zier sia almeno pari a quello raggiunto dal giorna-
lista e professore cremonese. Però un merito lo si
può ascrivere al volume: esso mette a disposizione
alla fine di un potenziale apprendistato? Dato che dei lettori inglesi tutte le annotazioni trascritte nel
Caterina Annunciata rimase con la famiglia d’ori- 1950. Fino ad ora erano disponibili solo quelle par-
gine per tutta la vita, perché siamo obbligati a pen- ti che si configurano come un dizionarietto dei
sare che si occupasse solo di faccende domestiche? termini liutari, tradotte da Dipper e Woodrow nel
E se proprio a lei dovessimo il graduale allontanar- 1987. Se tale merito è innegabile, allo stesso tempo
si delle vernici stradivariane dal tipico giallo Amati? ci auguriamo che il volume non scoraggi una nuo-
Questa stravaganza (perché altro non è) non suoni va edizione del testo sulla base di criteri scientifici
come una provocazione, bensì come un invito a rigorosi e di un approccio multidisciplinare. Per far
procedere con cautela in un campo che, da sem- ciò sarebbe in effetti necessario creare un pool di
pre, si è prestato a fraintendimenti, confusioni e tra- esperti in settori diversi che, sostenuto da un edito-
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re coraggioso o da enti attivi nel settore, possa arri- siach. Il lavoro, promosso dall’affetto dei figli di Re-
vare a una resa più affidabile del testo di queste pre- gazzoni, evita di cadere negli eccessi di certe auto-
ziosissime carte. celebrazione familiari e rimane sempre entro i mi-
surati confini di un affettuoso ricordo. Inoltre l’am-
Il liutaio Dante Regazzoni è un volume monografi- pio catalogo iconografico è preceduto da una disa-
co dedicato a uno degli ultimi rappresentanti della mina di Fausto Cacciatori che illustra con garbo la
liuteria lombarda del Novecento. L’opera contiene qualità del lavoro del liutaio di Cortenova Valsassina.
una piacevole ed interessante ricostruzione auto- Il volume è introdotto da due brevi testi di Annali-
biografica in cui la figura di Regazzoni assurge a sa Bini dell’Accademia di Santa Cecilia e di Virginia
emblema di molte “vite da liutaio” nell’Italia del Villa, coordinatrice didattica della Scuola Interna-
Novecento. Un’iniziale passione per la musica che si zionale di Liuteria di Cremona.
tramuta in “malattia” per gli strumenti. Da lì in poi,
gli sforzi per uscire dalla condizione di autodidatta,
per cercare maestri e guide che, per sua fortuna, Sul prossimo numero della rivista, cercheremo di
non mancarono: da Tatar e Pasqualini fino a Giu- offrire qualche considerazione sugli altri quattro ti-
seppe Lucci e i fratelli Giacomo e Leandro jr Bi- toli citati nella prima parte.
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Le aste internazionali degli strumenti ad arco
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HK$1.467.500 (€145.000, la quotazione non ha A seguire un arco da violino di Nicolas Rémy Mai-
battuto il record personale dell’autore, ma risulta re (61g), costruito nel medesimo periodo del pre-
essere il prezzo più alto mai pagato per un arco da cedente (1860c.) e montato in ebano e argento su
violino). una bacchetta rotonda, che da una valutazione degli
Dopo questa seduta, fatta eccezione per qualche esperti di £12,000-16,000 è stato pagato £32,450
vendita minore dove non vi era alcunché di signi- (€35.000). Infine un arco da violino di Pierre Simon
ficativo, si è dovuto attendere la grande kermesse (59g), del 1850 circa e montato in ebano e argento,
londinese di marzo, dove in cinque giorni si sono che da una stima iniziale di £8,000-12,000 ha to-
svolte altrettante diverse aste, presentando un totale talizzato £21,250 (€23.000). È curioso notare come
di quasi 1.200 lotti, alcuni di elevato interesse. È gli archi più ricercati e di conseguenza più pagati in
stato questo un appuntamento molto atteso dagli assoluto, siano opere costruite prevalentemente in-
operatori, per l’improvviso, ma non inaspettato, bru- torno alla metà del XIX secolo, o addirittura ante-
sco calo della moneta inglese che, di fatto, ha reso cedenti, che risultano ancora oggi perfettamente
appetibili, perché più accessibili, molti lotti. Lo scor- funzionanti e con bacchette estremamente reatti-
so novembre la sterlina inglese veniva scambiata in- ve, adatte anche alla moderna tecnica musicale. Tra
torno a 0,68 con l’euro, mentre in marzo era arri- gli strumenti segnalo solo un violino di Gennaro
vata a un rapporto di 0,92, perdendo così ben il Gagliano, costruito a Napoli nel 1750 circa, in cui
35% nell’arco di quattro mesi. Chiaro dunque che era evidente l’aiuto di suo fratello Nicola e garantito
gli operatori fuori dell’area sterlina (orbita euro, da un certificato di Etienne Vatelot, che da una va-
americani ed estremo orientali) attendessero con lutazione di partenza di £65,000-85,000 è stato
impazienza questo evento per i consueti acquisti e, aggiudicato per £133,250 (€145.000).
se possibile, anche per eventuali speculazioni. L’11 marzo la casa Bonhams ha presentato ben 398
Ha iniziato il 9 marzo la casa Gardiner, senza però lotti.Tra questi però segnalo un solo arco da violino
presentare alcuna opera di particolare interesse e (58g), montato in ebano e argento su una bacchet-
dove dunque non vi sono state dispute. Il giorno se- ta rotonda di colore arancio bruno, che è stato ca-
guente ha aperto i battenti Sotheby’s che, nella sua talogato come della scuola di Jean Baptiste Vuillau-
tradizione, ha confezionato il miglior catalogo del me, di cui infatti portava il timbro originale «Vuil-
semestre, mettendo in vendita opere molto interes- laume à Paris», con una stima di £2,000-3,000.
santi, in particolare nel settore degli archi. In una Erano evidenti su quest’opera analogie notevoli con
sala gremita, è riuscita a vendere l’80% dei lotti pre- il lavoro e la tecnica costruttiva del grande autore
sentati. francese, Domique Peccatte. Probabilmente qual-
Inizio con la segnalazione di due archi da violino, che operatore a creduto fortemente a queste ana-
catalogati in sequenza, di Dominique Peccatte. Il logie, tanto da portare l’opera a essere battuta a
primo (63g) costruito nel 1835 circa e timbrato £25,200 (€27.000).
«Vuillaume à Paris» all’impugnatura, montato in Il giorno seguente si è presentata Brompton’s, nel-
ebano e argento su una bacchetta rotonda, ma con la sua nuova sede presso la Royal Intitution. Co-
il bottone non originale, da una valutazione di par- me per Sotheby,s, anche questa casa ha presentato
tenza di £10,000-15,000 è arrivato a £32,450 qualche lotto di buona qualità (seppure in numero
(€35.000). Il secondo (61g) di qualche anno poste- minore) e sfruttando la svalutazione della sterlina è
riore (1860 circa), timbrato «Peccatte» all’impugna- riuscita a venderne il 79%. In particolare mi preme
tura e montato in ebano e argento su una bacchet- segnalare un violino molto bello di Giuseppe Ga-
ta rotonda, ma con nasetto e bottone non origina- gliano, costruito a Napoli nel 1787, interamente
li, da una stima del catalogo di £7,000-10,000 ha originale, portante la sua etichetta e garantito da
raggiunto £22,500 (€24.000). un certificato di W. E. Hill & Sons, che si è piazzato
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CLAUDIO AMIGHETTI
Da più di 30 anni insegna restauro e stilistica presso la
Scuola Internazionale di Liuteria a Cremona. Ha scritto
libri (ben 12 volumi solo sulle quotazioni degli strumenti
ad arco), è perito per le valutazioni di varie orchestre ita-
liane e ha svolto lavori di catalogazione per molte collezioni
di strumenti. Ha fatto parte di comitati per l’organizza-
zione di mostre di liuteria e ha tenuto conferenze e semi-
Violino di Giuseppe Gagliano, Napoli 1787 (Brompton’s) nari in molte parti del mondo.
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Da Paolo Stradivari
al Museo Stradivariano
Fausto Cacciatori Paolo Stradivari, figlio di Antonio, il 4 maggio 1775 ed utensiglii e ferri che mi ritrovo ad avere non
prende carta e penna e scrive a Giovanni Michele avrei dificottato darglieli, purchè non siano in Cre-
Anselmi di Briatta a Casale. Non è certamente la mona, e si ricorderà che li ferri che mi ritrovo glie-
prima volta che i due sono in contatto, ed il moti- li feci vedere… e trattandonsi di farli piacere li da-
vo è sempre lo stesso: gli strumenti di Antonio Stra- rò in tutto per otto gigliati». Colpisce quel purchè
divari e degli altri liutai cremonesi. Paolo, oltre a non siano in Cremona, non se ne conoscono le ra-
confessare di non avere più alcun violino del suo gioni ma questa ferma volontà si ritoverà più avan-
signor padre, tanto da non poter soddisfare le ri- ti. L’Anselmi, che evidentemente passò da Cremo-
chieste di un tedesco, svela per la prima volta le sue na, a distanza di qualche giorno così risponde:
volontà in merito a quanto rimasto della bottega «…ho ricevuto la sua del 4 corrente mese… che
paterna: «…le dissi che tutte quelle forme e misure m’avrebbe rimesso tutte le forme sì da violino che
da violoncello… che adoprava il fu suo signor pa-
dre, anche ciocchè ha imprestato ai signori Ber-
gonzi… mediante lo sborso di gigliati otto, onde
se me gli vole lasciare gli esebisco gigliati cin-
que…». La trattativa è aperta, le parti sembrano di-
stanti, ma Paolo così risponde il 4 giugno: «vedo
dalla gradita vostra 13 scorso [13 maggio 1775]…
l’esibizione de cinque gigliati e per tutte le forme,
modelli che mi ritrovo avere come quelli impre-
stati al Bergonzi, e cossì delli ferri della professione
del fu mio signor padre, ma è troppo poco. Pure
per farli vedere il genio che ho di servirvi acciò re-
sti in Cremona niunia cosa di mio padre, li lascio
per sei gigliati…».
Così, per la seconda volta, il figlio di Antonio ma-
nifesta la ferma volontà di non lasciare a Cremona
gli attrezzi e le forme del padre ed è talmente de-
terminato che è disposto a cedere il tutto per 6 gi-
gliati. Al tempo stesso ci ricorda del prestito fatto in
passato a Carlo Bergonzi. Sappiamo che la ragion
cantante dei commercianti di Casale, Giovanni Mi-
chele Anselmi di Briatta, agiva per conto dell’an-
cora giovane Conte Cozio di Salabue, desideroso
di arricchire la sua collezione. Il 10 luglio dello
stesso anno Paolo Stradivari scrive di nuovo a Gio-
vanni Michele Anselmi: «ricevute dei gigliati 11
violino dell’Amatis del Boroni, 10 del violino di
Stradivari del Righeti, 6 per gli utensili». L’affare è
concluso e Paolo, in un’altra lettera del 15 luglio, ri-
ceverà dall’Anselmi le indicazioni per la spedizione:
«l’altra casia, cioè quella dei ferri, essendo molto
pesante ed importante fare di pero, potrete spedirla
A. Stradivari, modello per la costruzione di una viola da gamba per le barche». Dopo rapida trattativa il Conte era
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riuscito ad ottenere gli attrezzi e le forme di Anto- Oggi tutto questo è conservato al Museo Stradi-
nio Stradivari per 6 gigliati, e chissà quanto deter- variano di Cremona. Ricordando la situazione liu-
minò la volontà di Paolo di non lasciare quanto ri- taria della città, quel viaggio in barca, di quanto ri-
masto della bottega paterna a Cremona. I nostri at- masto della bottega di Stradivari, si rivela come un
trezzi, le forme e i modelli imbarcati raggiunge- simbolico ultimo atto. Si chiude un’epoca, è la per-
ranno il vero destinatario: il Conte Cozio di Sala- dita di ruolo da parte della città nel panorama eu-
bue. Torneranno a Cremona, con buona pace di ropeo. I grandi protagonisti se ne sono andati, anche
Paolo, nel 1930 grazie alla donazione del liutaio gli eredi di Carlo Bergonzi non vivono più di liu-
Giuseppe Fiorini che li aveva acquistati nel 1920 teria, gli eredi di quel Carlo che lavorò con le for-
dalla Marchesa della Valle che, a sua volta, li aveva me, e gli attrezzi di Antonio Stradivari.Viste le vo-
ereditati dopo la divisione del patrimonio lasciato lontà di Paolo quel acciò resti in Cremona niunia cosa di
dal Conte Ignazio. mio padre testimonierebbe, il condizionale è d’ob-
bligo, l’indifferenza regnante in città rispetto alla fi-
gura paterna.
Si perde così una conoscenza accumulata e svilup-
pata in due secoli di storia materiale, si smarriscono
le tracce e i contenuti di un metodo costruttivo
che ha caratterizzato la produzione della città. Quel
metodo che già si legge negli strumenti di Andrea
Amati e che verrà trasmesso di generazione in ge-
nerazione all’interno delle botteghe. Un metodo
che è tratto comune, che è identità; un metodo su
cui si costruì un primato. Molti anni sono trascorsi
e all’inizio di questo terzo millennio quelle forme
quegli attrezzi costituiscono ancora un patrimonio
oggetto costante di ricerche e studio. Un insieme di
forme, modelli e attrezzi a cui i liutai contempora-
nei guardano cercando stimoli, suggerimenti e ri-
sposte. Il 2009 è l’anno della XII edizione del Con-
corso Internazionale di Liuteria Antonio Stradivari:
quanto conservato nel Museo Stradivariano è anco-
ra di grande attualità. Riprendere quel patrimonio
oggi universale, in quanto a disposizione di tutti,
può significare, conferire alla composita realtà della
liuteria cremonese contemporanea una più forte
identità internazionale e questo può essere il pros-
simo capitolo della storia della liuteria della città.
Bibliografia
Andrea Mosconi, Carlo Torresani, Il Museo Stradivariano di
Cremona, Edizioni Cremonabooks, Cremona 2001.
Brandon Frazier, Memoirs of a Violin Collector, Baltimora
A. Stradivari, modello del manico 2008.
80
cremonabooks &violins
libri e strumenti ad arco
www.cremonabooks.com – info@cremonabooks.com
in questo numero
a tutto In ricordo di Paolo Crispo
AR L’evoluzione stilistico-formale
della Ciaccona
CO
a tutto arco
Un progetto di didattica per violino in India
Cremona XII edizione Concorso Internazionale
degli Strumanti ad Arco
Tariffa regime libero: Poste Italiane spa - sped. in a. p. 70% DCB (Cremona C.L.R.)
ISBN 88-8359-124-2