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CANTO X INFERNO

Il canto in questione è mosso e vivacizzato da numerose parti dialogiche tanto da farlo somigliare ad
un testo teatrale (di tipo principalmente drammatico), diviso, infatti, in quattro scene nonostante sia
un atto unico. Gli interventi diegetici inoltre sono limitati tra una scena ed un'altra e fungono sia da
raccordo che da chiarimento tra un dialogo e l’altro.

SPAZIO: sesto cerchio, pianura ampia, cosparsa di tombe infuocate (l’ultima terzina contiene
un'indicazione spaziale riguardo il movimento dei poeti che riprende analogamente il percorso degli
stessi con cui il canto si è aperto, infatti, le due indicazioni fungono da cornice che delimitano le
azioni del canto stesso).

TEMPO: dopo la mezzanotte del venerdì santo dell’8 aprile 1300.

PECCATORI E PENA: eretici (eresiarchi) che giacciono in sepolcri scoperti arroventati, l’arsura del
fuoco è proporzionale alla gravità dell’eresia. I sepolcri verranno chiusi dopo il giudizio universale.
Tra questi dannati ci sono in particolare gli epicurei che non ammettono l’immortalità dell’anima
(errore perché Epicuro non ha mai affermato ciò).

CONTRAPPASSO: per analogia, in vita hanno vissuto sepolti nell’errore e illuminati da una luce falsa,
così ora sono costretti a rimanere sepolti per l’eternità in arche infuocate e la falsa luce è diventata
fuoco e tormento.

PERSONAGGI:

 Dante (auctor e agens)


 Virgilio
 Farinata degli Uberti: Manente degli Uberti, detto Farinata di nobile e ricca famiglia
ghibellina, nacque a Firenze nei primi anni del XIII secolo ed era epicureo. Dal 1239 divenne
capopartito ghibellino e fu il più celebre che ebbero. Riuscì a sconfiggere e a esiliare i Guelfi
fiorentini una prima volta il 2 febbraio del 1248 nella battaglia di Figline Val d’Arno, grazie
all’aiuto dell’imperatore Federico II; questi ultimi però, dopo la morte di Federico II, nel 1251
rientrarono a Firenze e mandarono a loro volta in esilio, a Siena, Farinata e la sua fazione nel
1258 distruggendo anche la torre del guardingo in piazza della Signoria che era il centro della
consorteria ghibellina. In seguito alla battaglia di Montaperti (4 settembre 1260), i ghibellini
si allearono con le truppe filo sveve del figlio Manfredi in cui i Guelfi furono sconfitti,
Farinata poté rientrare a Firenze e decretare l’esilio una seconda volta per i Guelfi stessi.
Nella riunione dei capi ghibellini, ad Empoli, fu proposto, di radere al suolo Firenze per
cancellare il partito guelfo di quella città, ma Farinata fu l’unico ad opporsi. Morì a Firenze
nel 1264. Nel 1266 i Ghibellini furono attaccati e cacciati definitivamente nella battaglia di
Benevento dai Guelfi che provocarono anche la damnatio memoriae della famiglia degli
Uberti, decapitando due figli in piazza, fracassando ad un suo cugino la testa a randellate,
disseppellendo i morti e gettando i resti nell’Arno e quindici anni dopo maggior parte della
sua famiglia venne condannata a morte. Questo accanimento viene spiegato dal fatto che
nella battaglia di Montaperti fu costretto ad uccidere molti fiorentini v.27. (Dante rispetta
Farinata nonostante fosse suo nemico anche se lo crede spropositato per il massacro)
 Cavalcante de’ Cavalcanti: appartenete a una famiglia fiorentina di origine mercantile e di
parte guelfa era padre dello stilnovista amico di Dante, Guido Cavalcanti. Accusato di essere
ateo e seguace dell’epicureismo viene collocato tra gli eretici per appunto il pensiero laico e
materialista. Combina inoltre il matrimonio tra il figlio Guido e Bice, figlia di Farinata, nel
tentativo di riconciliare le due parti politiche avverse.
IL COLLOQUIO CON FARINATA: Mentre camminano nella valle, Dante nota dei sepolcri scoperti e
chiede quindi a Virgilio se fosse possibile parlare con una delle anime che vi si trovano all’interno. A
questo punto, il sommo poeta, coglie l’attimo per spiegargli che tutte le tombe verranno chiuse solo
dopo il giudizio universale, detto ciò chiarisce a Dante che in questo cerchio verrà data soddisfazione
sia alla sua domanda (parlare con qualche anima) che al desiderio che gli tiene nascosto (vedere
Farinata di cui Dante aveva chiesto notizie a Ciacco, da notare il rapporto di telepatia tra i due poeti).
Uno dei dannati sentendo l’accento toscano lo invita a fermarsi. Il personaggio, Farinata degli Uberti,
viene presentato con una descrizione prettamente caratteriale, egli erge dritto “dalla cintola in su”
quindi, dall’ombelico in su, e una volta che Dante giunse dinanzi la sua tomba si rivela con le sue
stesse parole. L‘eretico vuole conoscere gli avi di Dante, e lui, desideroso, rivela di essere di parte
guelfa, con un tono di superbia, però, Farinata, ricorda di averli cacciati ben due volte da Firenze ma
Dante non aspetta a controbattere ed infatti afferma che entrambe le volte sono riusciti a rientrare
ed in più gli rinfaccia, con orgoglio politico, che i suoi antenati “non appreser ben quell’arte”, cioè
quella di ritornare in quanto esiliati definitivamente. Ci troviamo quindi dinanzi a due avversari
politici che mostrano l’attaccamento alla propria patria, uno dei temi fondamentali della Commedia.

L’INTROMISSIONE DI CAVALCANTE: Ad un tratto dalla medesima tomba compare un altro


personaggio, Cavalcante de’ Cavalcanti, che questa volta invece alzatosi non arriva al mento
dell’altro in quanto è in ginocchio e parla piangendo. Il nuovo interlocutore non ha solo funzione di
smorzare i toni con il suo pianto ma anche di introdurre un ulteriore tema, l’amore paterno. Essendo
padre di un amico di Dante, è meravigliato di non vedere suo figlio insieme a lui e ne chiede notizie.
Egli allude quindi alle credenze eretiche di Guido che ebbe a disdegno quella persona (Beatrice,
allegoria della teologia) verso la quale invece Virgilio lo conduce, ribadendo che a differenza sua
Guido non aveva rinunciato alle interpretazioni razionalistiche aristoteliche che lo avevano portato
verso l’eterodossia. Usando Dante involontariamente, però, il passato remoto “ebbe” v.63
Cavalcante lo interpreta come indizio di morte del figlio e ricadde supino nel sepolcro non
comparendo più. Il poeta mette a confronto i diversi e contrari atteggiamenti di Farinata e di
Cavalcanti, infatti mentre il primo (definito per via negativa) non cambia espressione, non muove il
collo, né piega il torace, il secondo fa tutto il contrario, si può dedurre infatti il suo animo turbato.

LA SECONDA PARTE DEL COLLOQUIO CON FARINATA: Farinata, come nulla fosse, riprende il
discorso con Dante (da notare l’impassibilità del focoso politico nei confronti del dramma appena
accaduto accanto a lui) che replica l’ultima pungente osservazione del poeta sull’incapacità dei
ghibellini di rientrare in città. La stessa incapacità causa in lui il tormento che anche Dante stesso
conoscerà; si avvia infatti una parziale autoidentificazione dell’uomo-Dante col personaggio che gli
sta difronte, accomunati infatti dallo stesso destino di esilio anche se appartengono a fazioni
politiche diverse. Farinata è anche desideroso però di conoscere la ragione del così forte
accanimento nei confronti della sua famiglia e dei suoi discendenti. Il motivo è la strage di numerosi
fiorentini della battaglia di Montaperti causata dagli stessi ghibellini per riconquistare Firenze. Strage
di cui lo stesso Farinata cerca di addossarne il peso anche ad altri, rivendicando comunque a sé la
difesa della propria patria quando i capi ghibellini volevano raderla a suolo. Lo scambio di vicende
politiche ha creato tra loro una sorta di intimità tanto che Dante ne coglie l’occasione per chiedere
un chiarimento su come i dannati possano prevedere il futuro ma non il presente. Questo spiega che
essi sono come i presbiti: vedono solo le vicende lontane, ma più si avvicinano al presente, più
perdono chiarezza, dato che la Grazia Divina ha deciso in tal modo. Con il Giudizio Universale,
quando il futuro cesserà essi saranno del tutto ciechi. Dopo aver pregato Farinata di rivelare a
Cavalcante che suo figlio è ancora vivo, Dante si allontana smarrito e turbato. Virgilio, venuto a
conoscenza dello sconforto di Dante per il suo esilio futuro, lo conforta, ricordandogli di aspettare
Beatrice, che gli rivelerà tutti gli eventi della sua vita.

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