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Divina Commedia

Inferno

Riassunto Canti svolti durante l’anno

Canto I

La commedia incomincia durante il trentacinquesimo anno di vita del poeta. Nella notte del sette aprile del
1300, Dante si smarrisce nella selva oscura, un luogo molto cupo che suscita angoscia al poeta. Salito su una
rupe per cercare di orientarsi, incontra le tre fiere, la lonza, la lupa e il leone, che lo spingono nuovamente
verso la selva. Appare Virgilio e soccorre il pauroso poeta; Virgilio gli spiegherà che sarà lui la sua guida
nell’inferno e nel purgatorio, in questo viaggio, voluto da Dio, attraverso i mondi ultraterreni. Beatrice lo
guiderà nel paradiso.

Canto III

Dante e Virgilio giungono alla porta dell’inferno. Entrati si trovano nell’Antinferno, in cui risiedono le anime
degli ignavi, coloro che nella vita terrena non sintomo schierati né dalla parte del bene né da quella del male.
La loro pena consiste nel correre dietro un’insegna senza significato che gira su se stessa; tra i condannati
Dante riconosce il papa Celestino V.
I due poeti devono attraversare il fiume Acheronte per continuare il viaggio, il traffico sul fiume colmo di
anime è gestito dal traghettatore Caronte. Arrivati alla riva del fiume, vengono sorpresi da un improvviso
terremoto, Dante cade svenuto a terra.

Canto V

Virgilio e Dante scendono al secondo girone, il girone dei lussuriosi. A guardia del girone sta Minosse, con il
compito di assegnare alle anime che arrivano il loro posto all’Inferno. I due entrano nel luogo dove sono
puniti i lussuriosi, travolti da una forte bufera, che rappresenta il loro tormentato passato amoroso. Tra i
dannati, Dante riconosce alcuni importanti personaggi del passato e della mitologia antica. Ma stimolano la
sua curiosità una coppia di innamorati Romagnoli, Paolo e Francesca, il poeta fiorentino, sentendo la loro
triste e travagliata storia d’amore, sviene ancora una volta.

Canto VII

I poeti incontrano Pluto nel discendere verso il IV cerchio. Il mostro prova a ostacolare il viaggio
ultraterreno, Virgilio rammentandogli il vero scopo del viaggio, voluto dall’entità maggiore del demonio
stesso, riesce a scampare dall’ira del mostro insieme a Dante.
Nel girone trovano gli avari e i prodighi, i quali sono costretti a far rotolare enormi massi di pietra in senso
opposto, quando si incontrano gli uni con gli altri si insultano. Il poeta latino spiega al fiorentino che nessuno
dei dannati è degno di essere ricordato, in quanto estremamente accecati dal desiderio di denaro,
aggiungendo che si tratta soprattutto di religiosi. Oltrepassando il cerchio giungono al V, vi trovano gli
iracondi in preda ad una violenta rissa. Arrivati fino in fondo si fermano davanti ad una torre.

Canto X

Nella notte tra l’8 e il 9 aprile, Sabato Santo, Dante e Virgilio si recano nel VI cerchio dell’Inferno dove vi
risiedono gli eretici, essi giacciono in sepolcri aperti infuocati. Dopo aver chiesto il permesso alla sua guida,
Dante si ferma a parlare con due anime, entrambe si alzano solo dal petto insù. La prima è Farinata degli
Uberti che chiede della stirpe di Dante, essendo di fazioni politiche opposte e gli ricorda le numerose volte
che lui ed i suoi antenati esiliarono quelli di Dante. Il secondo che incontra è Cavalcante de’Cavalcanti, egli
domanda al poeta del figlio, grande amico di Dante e grande stilnovista, perché non fosse insieme a lui.
Riprende per un momento il dialogo con Farinata, rammaricato per l’impossibilità di ritorno in patria dei suoi
alleati.
Concluso il dialogo iniziano a scendere verso il settimo cerchio.

Canto XII

Dante e Virgilio si trovano nel Settimo Girone dell’Inferno dove, dopo aver superato una strettoia data da
una frana, si trovano davanti al Minotauro che è deciso a bloccargli il passaggio.
La volontà di Dio permette ai due di poter avanzare, placando anche la bestia.
Si trovano davanti la riva del fiume Flegetonte, un fiume rosso di sangue colmo di dannati, trattasi dei
violenti contro il prossimo. Quest’ultimi erano completamente coperti dal sangue e ogni qual volta qualcuno
tentava di uscire, i Centauri a guardia del fiume lo colpivano con una freccia.
Virgilio si accorda con uno dei centauri, Chirone, per farsi scortare con Dante sulla riva del fiume da un suo
compagno centauro, Nesso.

Canto XIII

Scortati da Nesso, i due poeti giungono nella foresta dei suicidi, lì le anime sono trasformate in cespugli di
rovi, da cui si odono forti lamentele. Virgilio consiglia al poeta fiorentino di spezzarne uno per scoprire quale
anima racchiude il rogo. Dante spezza un rametto da cui escono parole e sangue, quel ramoscello svela
l’anima di Pier delle Vigne, fidato consigliere di Federico II; quest’ultimo spiega a Dante la storia del suo
tradimento e dell’arrivo all’Inferno fino alla trasformazione in pianta. Il poeta scruta due anime che tentano
di entrare nel bosco, ma vengono fermate dai morsi di alcune cagne; si tratta degli scialacquatori, in
particolare, si trattava di Iacopo da Sant’Andrea e di Lano da Siena.

Canto XV

Dante si trova sempre nel settimo girone, ma questa volta incontra i sodomiti, la cui colpa era quella di stare
sdraiati nella landa di fuoco. Tra i Sodomiti riconosce il suo maestro, Brunetto Latini, con cui dialoga molto
apertamente. La complicità fra allievo e maestro e il grande rispetto, spingono Brunetto a rivelare il futuro di
Dante, anche se con molto dolore e amarezza, poiché saranno i cittadini stessi di Firenze ad esiliare Dante. Il
poeta non si mostra turbato agli occhi di Brunetto, cosi lo saluta e si allontana con Virgilio, nell’osservare la
landa riconosce diversi letterati ed ecclesiastici.

Canto XVII

Virgilio indica a Dante il mostro che, dall’abisso stava salendo verso di loro e con un cenno del poeta
patinosi era fermato al bordo del settimo cerchio. Il suo nome è Gerione, un mostro per metà serpente per
metà uomo, con le ali da pipistrello. Mentre Virgilio chiede a Gerione di poterli accompagnare sul suo dorso,
Dante si avvicina ad alcuni peccatori che, seduti sulla sabbia rovente e colpiti da una pioggia di fuoco,
tentano di alleviare il dolore muovendo le mani: gli usurai.
Uno di loro dice di essere padovano e di trovarsi con molti fiorentini che condividono la sua pena.
Conclusa la breve conversazione, Dante viene richiamato da Virgilio per salire in groppa al mostro ed uscire
dal girone. Durante la tratta dante osserva con stupore il terribile spettacolo, sotto i loro sguardi, di tutti i
gironi infernali. Una volta scesi, ringraziano Gerione, che vola via alla velocità della luce.

Canto XXI

I due poeti arrivano sul ponte che si eleva sulla Quinta Bolgia, caratterizzata da un colore nero dato dalla
pece che la ricopre e la rende estremamente buia, in essa sono sommersi i barattieri. Mentre Dante è
concentrato a guardare giù, sopraggiunge un diavolo che dall’alto del ponte getta nella pece un’illustre
cittadino di Lucca, una città che secondo Dante era colma di barattieri.
Virgilio nasconde Dante dietro uno spuntone roccioso e chiede di parlare con Malacoda, capo di questi
diavoli chiamati Malebranche. Il poeta, dopo aver spiegato le ragioni divine del viaggio, riesce a convincere
il diavolo a farsi scortare verso la Sesta Bolgia. Cosi, i dieci sottoposti di Malacoda, capeggiati da un’altro
diavolo, Barbariccia, partono con i due poeti.

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