Sei sulla pagina 1di 3

Tema di Italiano Marco Cimboli 3ALM

“L’atmosfera fosca e spaventosa dell’Inferno dantesco si delinea fin dai primi canti.
Metti a fuoco gli elementi attraverso i quali Dante dipinge il clima infernale, nelle
descrizioni del paesaggio e dei personaggi, e nell’uso del linguaggio.”

La descrizione dell'inferno che il poeta dona, è sicuramente quella


di un luogo orrido e pieno di sofferenza, a partire sin dai primi
canti. L'inferno dantesco consiste in una profonda cavità formata
dalla caduta di Lucifero sulla terra, suddivisa in anelli che si
restringono man mano che si avvicinano alla creatura, infatti più si
scende peggiore è il peccato commesso. La porta dell'inferno
accoglie i dannati, i quali attraversando il fiume Acheronte,
trasportati in barca da Caronte, il traghettatore degli inferi, entrano
a scontare le loro pene; Dante descrive le anime come spaventate,
colme d'odio e rancore nei confronti dei loro genitori e di Dio.
Prima di entrare nell'inferno vero e proprio, Dante descrive il
passaggio attraverso l'Antinferno, dove gli ignavi sono
continuamente punti da vespe e mosconi, che rigano loro il volto
di sangue, il quale mischiato alle lacrime viene raccolto ai loro
piedi da dei vermi. Successivamente, c'è il primo cerchio chiamato
anche Limbo, che accoglie i non battezzati. Secondo Dante non
essendoci colpe non vi sono neanche pene, ma le anime dovranno
vivere eternamente con il rammarico di non poter mai vedere Dio.
Nel secondo cerchio, sono i lussuriosi ad essere puniti, percossi da
un'inarrestabile bufera. Nel terzo cerchio, ci sono i golosi,
condannati a sopportare delle precipitazioni mentre vengono
torturati da un cane a tre teste, Cerbero, una delle tante citazioni a
testimonianza della conoscenza mitologica del poeta. Nel quarto
cerchio ci sono gli avari e i prodighi, costretti a spingere pesi col
petto finché non si scontrano con chi ha commesso il peccato
opposto, iniziando ad insultarsi. Nel quinto cerchio Dante colloca
gli iracondi e gli accidiosi, che si azzuffano fra di loro in una
palude. Nel sesto cerchio ci sono gli eretici, costretti a restare
all'interno di tombe infuocate. Il settimo cerchio è diviso da Dante
in 3 gironi, in cui sono collocati i violenti contro il prossimo,
contro se stessi o contro Dio, i quali rispettivamente sono immersi
all'interno del fiume di sangue bollente Flegetonte, trasformati in
alberi o sottomessi ad una pioggia di fuoco.
C'è poi l'Ottavo cerchio, diviso in 10 fosse chiamate da Dante
Malebolge.
Nel primo Bolgia ci sono i ruffiani e i seduttori, costretti a correre
in cerchio frustati dai demoni, nel secondo Bolgia gli adulatori,
immersi nello sterco. Nel terzo Bolgia ci sono i simoniaci, ovvero
coloro che in vita vendettero cariche ecclesiastiche (“simonia”) ,
appesi a testa in giù coi piedi in fiamme. Nel quarto Bolgia ci sono
maghi ed indovini, costretti a camminare con la testa rivolta
all'indietro. Nel quinto Bolgia ci sono i Barattieri, immersi nella
pece bollente e torturati dai demoni.
Nel sesto Bolgia gli Ipocriti, coperti di cappe di piombo. Nel
settimo Bolgia i ladri, che hanno le mani legate da serpenti.
Nell'ottavo Bolgia i consiglieri di frode, bruciati da lingue di
fuoco. Nel nono Bolgia ci sono i seminatori di discordia, mutilati
in eterno dai demoni. Infine, nel decimo Bolgia, i falsari,
condannati a subire varie malattie. L'inferno termina con il nono
cerchio, preceduto dal pozzo dei Giganti.
Il non cerchio è diviso da Dante in quattro zone:

Nella prima zona ci sono i traditori dei parenti, sommersi nel


ghiaccio con la testa rivolta verso il basso. Nella seconda i
traditori della patria, sommersi nel ghiacci con la testa rivolta
verso l'alto. Nella terza zona, i traditori degli ospiti, sono
sommersi nel ghiaccio col viso rivolto verso l'alto e gli occhi
congelati.
Infine, nella quarta zona, Dante colloca i traditori dei benefattori,
completamente sommersi nel ghiaccio. In questa zona però, oltre
ad essere torturati i dannati, vive Lucifero, che divora in eterno tre
importanti peccatori della storia, i quali sono Giuda, l'apostolo
traditore, Cassio e Bruto, congiuratori dell'assassinio di Giulio
Cesare.
L'Inferno quindi, è un luogo buio governato dal male, in cui Dio è
lontano dagli uomini, qui infatti risuonano le urla dei dannati che
scontano le loro pene.
Il linguaggio che Dante usa per descrivere questo luogo, è talvolta
molto volgare, come se il poeta volesse lasciar trasparire al lettore
il grande senso di disgusto che prova nel descrivere il paesaggio
infernale. Talvolta però cambia, quasi come a voler prendere
respiro dall'orrido scenario che sta descrivendo, passando a dei
dialoghi con la sua guida Virgilio, come ad esempio nel secondo
canto, dove Virgilio gli racconta come Beatrice, mandata dal
Paradiso, lo abbia convinto ad aiutarlo dopo che il poeta aveva
smarrito la retta via, disperso nel peccato (la “Selva Oscura”).
Infatti è qui che Dante sembra addirittura lusingarsi della premura
che gli viene posta, talvolta accennando umili scoraggiamenti, che
secondo Virgilio non devono allontanarlo dal viaggio che stanno
cercando di portare a termine. Il poeta chiude poi le parentesi,
come a voler riportare il pensiero del lettore nel clima infernale.
Dante è molto severo nei confronti di tutti i dannati, gli unici
infatti per cui sembra portare pietà sono i non battezzati del
Limbo.
Nell'Inferno inoltre, sono citati numerosi personaggi famosi della
storia, lasciandoci testimonianza della conoscenza che il poeta
aveva in vari ambiti, come la filosofia, la storia e la mitologia
greca. Forse proprio questa elaborazione di fonti classiche e la
collocazione di vari personaggi importanti dell'antichità negli
inferi, lasciano intendere come solo dopo il cristianesimo l'uomo
credente sia salvo e possa conoscere Dio.

Potrebbero piacerti anche