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La figura di Dante è sempre stata avvolta da una fitta nebbia di mistero antico, anche per i suoi

contemporanei che sono rimasti quasi affascinati da questo personaggio pensieroso e alcune volte
taciturno. Lo scopo del documentario è di ricostruire un’ipotetica carta d’identità del poeta partendo dalla
sua nascita, di cui non sappiamo la data ma solo il mese, fino alla sua morte avvenuta a Ravenna nel
settembre del 1321. Dante già, dalla tenera età presenta una sensibilità per la poesia ma soprattutto per la
politica, infatti, come scriverà il suo compagno di partito Dino Campaldino, Dante faceva parte della Firenze
borghese, quindi degli artigiani e dei commercianti. Infatti era il rampollo di una casata detta degli
“Alighieri ”oramai non più nobili di capitale ma di rango. Il poeta, effettivamente, sosterrà con orgoglio la
sua casata antica e perfettamente intatta da ogni scandalo sociale. Raggiunta l’età di matrimonio Dante
sposò Gemma Donati, figlia di una potente casata nobile e di parte guelfa nera. La dote di Gemma e anche
il suo rango favorirono al poeta un’ascesa sociale, e lo misero al centro della vita politica frenetica di una
Firenze dei lavoratori e non dei signori cavalieri. Ci ricorderà poi Giovanni villani, storico dell’epoca, che
questo concetto di nobiltà legata allo spirito fu proprio ispirato dalle costanti guerre civili che devastavano
continuamente i veri nobili cioè i lavoratori che si trovavano a pagare per i continui litigi dei signori detti “i
grandi.” Ci dirà Dino Campaldino che Dante, istruito dal maestro Brunetto Latini, era un esperto della
retorica e a ogni riunione di partito riusciva sia a parteggiare s per i guelfi neri sia per bianchi, ma sappiamo
che Dante era strettamente legato ai bianchi di cui facevano parte tutti i suoi amici scrittori e poeti come
Lapo e il famoso Cavalcanti. Il poeta credeva profondamente nel valore dell’amicizia e si dispererà quando
scoprirà che Guido Cavalcanti morirà durante l’esilio che sfortunatamente dante causò. Quest’avvenimento
lo spiegherà perfettamente Dino Campaldino: Dante fu eletto Priore cioè la più alta carica politica fiorentina
per soli due mesi, e proprio in quel periodo due famiglie nemiche destarono la tranquillità del poeta.
Queste due famiglie erano I banchieri Cerchi e I signori Donati, di cui era imparentato. Dante da subito,
scelse di stare con i guelfi bianchi suoi amici ma mantenne comunque i rapporti con i guelfi neri. Questo gli
costò caro. Quando Il papa celestino abdicò in favore di Innocenzo ottavo, la vita politica di Dante iniziò a
rovinarsi gradualmente. Credo personalmente che anche le male lingue favorirono la sua condanna
all’esilio, e credo fortemente che non furono solo i guelfi neri a complottare contro il poeta, ricordiamo che
dante era sposato e quindi legato ai donati, ma anche i suoi compagni di partito, come affermò Giovanni
Villani, che erano morbosi e desiderosi della desiderata pace e la dipartita di Dante perché avrebbe
calmato le proprie coscienze. L’esilio però non fu definitivamente negativo, in questo periodo il poeta
scrisse le sue memorie e il suo amore segreto e personale in mille poesie, sonetti, ricordando Beatrice non
più come una donna reale ma come simbolo della patria della sua bella Firenze che piangeva la sua
dipartita e che lo aspettava e lo aspetterà sempre.

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