Introduciamo il poema epico cavalleresco. È un genere
letterario che si è sviluppato a partire dalla seconda metà del Quattrocento. Nel Cinquecento ebbe il suo massimo successo tra il pubblico con Ariosto e Tasso. Pertanto insieme a Bioardo, Pulci è considerato un precursore.
Le sue fonti di riferimento sono la Chanson de Roland e i
romanzi di Chretiene de Troys, quindi convergono in lui sia il ciclo carolingio sia quello bretone. Questi racconti, in particolare quelli carolingi, erano diffusi in Italia tradotti a livello popolare, attraverso la tradizione dei cantari, genere poetico in ottave di argomento epico. Di questo componimento metrico il Boccaccio fu il fondatore. Egli infatti scrisse la Teseida, poema epico dedicato alle vicende di Teseo, scritto in ottave di endecasillabi. I cantari si diffusero nel XIV secolo ed erano scritti in volgare e cantati da poeti giullari; era un genere di intrattenimento delle classi inferiori.
Nel 400 questo genere poetico suscitò l’interesse
presso gli intellettuali cortigiani, da cui ebbe origine il poema cavalleresco. Il Morgante quindi si colloca nel mezzo, cioè tra la tradizione dei cantari e i poemi cavallereschi.
Il Pulci, nato a Firenze nel 1432, ebbe ottimi rapporti
d’amicizia con Lucrezia Tornabuoni, moglie di Piero dei Medici, la quale gli commissionò un poema sul cavaliere Orlando. Terminata la stesura nel 1470, pubblicò la prima edizione nel 1478 con 23 cantari; essa fu detta primo Morgante o Morgante minore. Nel 1483 pubblicò una seconda edizione con l’aggiunta di 5 cantari e per questo fu detta Morgante maggiore.
Il Morgante minore si caratterizza per gli aspetti
giocosi e fantasiosi, per una visione materialistica della vita. Mentre il maggiore per una tensione filosofica coerente con il clima culturale. Il Pulci, infatti, apparteneva al circolo culturale di Lorenzo dei Medici. Ebbe molti dissapori in particolare con Marsilio Ficino, fondatore dell’Accademia neoplatonica (voluta e sostenuta da Cosimo de’ Medici). Le divergenze con il filosofo riguardavano l’idealizzazione dell’amore che il poeta non accettava. Il Pulci, infatti, proponeva elementi di concretezza e di materialismo, che richiamavano il pensiero di Boccaccio.