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Pe h Mila o, la più eu opea t a le ittà italia e, e a a he la ittà he si avviava, ella se o da età dell’800
a divenire una città industriale nella quale i valori del denaro e della affermazione sociale medievale
divenivano predominanti. Contro la morale borghese si esercitò la polemica degli scapigliati.
Gli scapigliati si fecero portavoce di una polemica contro la società ostentata attraverso scelte di vita radicali,
anarchiche e ribelli che miravano a suscitare scandalo e riprovazione dei benpensanti. Dediti ad alcool e
droghe qualcuno morì suicida o distrutto dalle sregolatezze; altri col tempo abbandonarono i furori giovanili
rientrando nel sistema.
Sul piano politico polemizzarono contro la generazione precedente che aveva abbandonato e tradito gli ideali
del Risorgimento; sul piano letterario contro Manzoni e la letteratura educativa e moraleggiante del primo e
secondo Romanticismo, sul piano morale contro la società corrotta dei loro tempi.
“ul pia o sto i o l’i po ta za della s apigliatu a o siste el fatto he essa ostituì una fase di rottura con
la tradizione di un Romanticismo di maniera, divenuto patriottico per merito della prima generazione
romantica; gli scapigliati si sforzarono di sprovincializzare la letteratura italiana aprendola agli influssi delle
letterature straniere.
IL REALISMO
È l’i di izzo ge e ale della ultu a eu opea e italia a della se o da età dell’800. Nato o e esige za della
crisi del Romanticismo, con lo scopo di dare importanza esclusivamente ai fatti concreti, abbandona i
problemi metafisici e gli idealismi del Romanticismo.
Le cause storiche vanno ricercate nel fallimento dei moti del 1848, e nel fallimento della prima guerra
d’i dipe de za. Questi fatti i hiamarono gli spiriti dei politici e degli intellettuali alla dura realtà dei problemi
politici, economici e sociali, per risolvere i quali occorreva realismo, concretezza e spirito di sacrificio.
L’i te p ete di uesto se so ealisti o i Italia fu Cavou , la cui politica fu continuata tanto dalla destra storica
ua to dalla si ist a. I p o le i he dovette aff o ta e fu o o lo sviluppo dell’ag i oltu a e dell’i dust ia, la
ost uzio e di st ade e fe ovie, l’a alfa etis o, il iga taggio, la diffe e za t a nord e sud, la questione
e idio ale, la e essità di u a legislazio e so iale pe o atte e la ise ia e l’a et atezza delle lassi più
umili.
3. Quali furo o gli effetti sulla letteratura del uovo pe siero scie tifico e filosofico ?
Essa e e due p i ipi fo da e tali. Il p i o uello del eale, positivo o e oggetto dell’a te. Poi h
l’uo o u a eatu a o e tutte le alt e, la lette atu a he lo app ese ta deve esse e ealisti a; deve
abbandonare cioè il sentimentale e il fantastico e attenersi al concreto, a ciò che è oggettivo, reale, tangibile,
per scoprire le leggi fisiche e biologiche che determinano il comportamento umano. Il secondo principio della
poeti a del Realis o l’i pe so alità dell’ope a d’a te, se o do ui l’a tista deve it a e il ve o i odo
distaccato e freddo, impersonale, uguale a quello con cui gli scienziati descrivono un fenomeno della natura.
I naturalisti propongono una letteratura, non di intrattenimento, ma di denuncia, nata dalla esigenza di
rappresentare le contraddizioni sociali. Per realizzare questo programma gli scrittori ritraggono gli ambienti
delle classi più umili toccando spesso le zone più oscure dei comportamenti umani, per rappresentare la
degenerazione sociale.
IL VERISMO E VERGA
Il dibattito che in quegli anni ferveva sui naturalisti francesi (Zola soprattutto) imitati dagli scapigliati e
ammirati da Capuana;
Le inchieste sulle condizioni del e idio e d’Italia;
Il pensiero scientifico che diffondeva il concetto di lotta per la vita e per la rappresentazione scientifica;
Il fastidio per gli ambienti alto-borghesi rappresentato nei romanzi giovanili.
Ve ga o a etta le o pleta sotto issio e dell’a te alla s ie tifi ità e sostituis e al p i ipio
dell’i pe so alità te i he a ative dive se. Egli i o e all’e lissi dell’auto e he o deve las ia e sulla
storia tracce della sua presenza e all’i t oduzio e di u a a ato e a o i o i te o alla sto ia he io fa
pa te della o u ità u ale e e o divide i valo i , il uale a a le vi e de se o do u ’otti a popola e le
ui i o g ue ze l’auto e o o egga.
È la novella Nedda , con cui Verga abbandona i personaggi passionali, evoluti e raffinati dei romanzi giovani
e ritrae la vita degli umili, che vivono rassegnati e silenziosi tra gli stenti e le fatiche; abbandona le complicate
analisi psicologiche dei primi romanzi e inizia una narrazione sobria, spersonalizzata, espressa in un linguaggio
semplice e scarno.
Volle app ese ta e il ove te dell’attività u a a he p odu e la fiu a a del p og esso , o e egli stesso
di e. Ne’ I malavoglia il ove te la lotta pe i isog i atu ali. Ne’ La duchessa di Leira è la vanità
a isto ati a, e’ L’O orevole “cipio i l’a izio e, e’ L’uo o di lusso è la sintesi di tutte le bramosie e le
ambizioni umane.
“i può suppo e pe dive si otivi: l’i su esso dei o a zi ve isti he s o aggiò l’a tista, le diffi oltà di
appli a e i p i ipi dell’adesio e al ve o i ealtà so iali più complesse, il fastidio di tornare a rappresentare
gli ambienti alto-borghesi dei suoi primi romanzi.
Dopo la novella Nedda, nella quale non sono ancora applicati i principi del Verismo, Verga scrive i primi due
romanzi del ciclo dei vinti: I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo, preceduti da due raccolte di novelle: Vita dei
Campi e Novelle rusticane.
Verga ebbe una concezione dolorosa e tragica della vita; egli pensava che tutti gli uomini sono sottoposti a
un destino i pietoso e udele, he o solo li o da a all’i feli ità e al dolo e, a a he a u a o dizio e
di immobilismo ell’a ie te fa ilia e, so iale ed e o o i o i ui so o ve uti a t ova si, as e do. Chi
vuole e cerca di uscire dalla condizione in cui il destino lo ha posto, per migliorare la sua condizione di nascita,
non solo non trova la felicità sognata, ma va immancabilmente incontro a pene maggiori.
GIOVANNI VERGA
Nasce a Catania nel 1840; negli anni giovanili, nutrito di ideali risorgimentali, si dedica ai romanzi patriottici:
Amore e Patria, I Carbonari della montagna e Sulle Lagune.
Dopo un breve soggiorno a Firenze, nel 1872, Verga si trasferisce a Milano dove rimarrà fino al 1893. Lì
i o t a, e t ato ei salotti della Mila o e e, gli a ie ti i tellettuali e elle do e dell’a ie te o da o
e galante. Risultato di queste frequentazioni è una prima serie di romanzi ricchi di vicende passionali, di
situazioni est e e, ollo ate i a ie ti a isto ati i e dell’alta o ghesia.
Dunque Verga, a questo punto della sua vita intellettuale comprende in maniera definitiva che lo scrittore ha
perso il ruolo di protagonista che aveva avuto nel romanticismo. Esaurita la speranza di cambiare la società,
all’auto e dei te pi ode i o esta he egist a e e do u e ta e la ealtà.
Non tarda a manifestarsi in Verga una sorta di nostalgia della Sicilia, ancora vista come luogo di sentimenti
incontaminati e puri, come testimonia la novella Nedda. Si tratta di una nostalgia romantica che si ritroverà
anche in Fantasticherie in cui al mondo borghese e corrotto viene contrapposta la vita umile dei pescatori.
La teorizzazione dell’ideale dell’ostrica della vita come rassegnazione paziente e operosa è qui esplicita.