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Fichte nasce in Sassonia da una famiglia povera, finché un barone del posto non
gli paga gli studi. Egli è il fondatore dell'idealismo. É laureato in teologia e
filosofia, si trasferisce a Jena, dà ripetizioni per pagare l'università siccome il
suo benefattore è morto. Gli studenti chiedono ripetizioni su Kant, Fichte inizia
a leggere le opere di Kant, e dice che gli ha salvato la vita. Scrive un libro e
glielo invia, verrà poi pubblicato da un editore e questo evento gli aprirà le
porte dell'università. Fichte nota che il sistema di Kant ha dei punti deboli, per
esempio il noumeno.
La “Critica della Ragion Pura” è terminata con la missione di inconoscibilità del
noumeno. Ma se una cosa esiste, va conosciuta, per conoscere il noumeno
bisogna rivoluzionare Kant e Fichte cambia allora il concetto di Io.
Vuole costruire la filosofia dell'infinito.
Prima fase: il centro della sua riflessione è lo sforzo, ovvero un'esigenza
dell'azione morale. La vita per affermarsi ha bisogno di sforzo.
La seconda fase:l'esigenza di un'azione morale che si sostituisca all'esigenza
di una fede religiosa.
Fichte Kant
Deduzione assoluta o metafisica: Deduzione trascendentale volta a
dall'Io derivano sia il soggetto, sia giustificare le condizioni soggettive
l'oggetto del conoscere. Mette capo a della conoscenza.
un principio assoluto, che pone il
soggetto e l'oggetto fenomenici in
virtù di un'attività creatrice.
La libertà è assoluta, fonda sia La libertà è un postulato della ragione
l'essere, sia la morale. pratica (sfera morale).
Il ruolo dell'io: l'io assoluto crea la Il ruolo dell'io: facoltà che rende
realtà, è principio materiale e formale possibile la conoscenza, l'Io è il
della natura, infinito. soggetto individuale, finito.
L'io assoluto non è più una facoltà, ma una mente primigenia incondizionata, è
un'attività auto-creatrice, libera, azione che pone l'essere, assoluta e
infinita, e fondamento del pensiero (capacità di conoscere l'esterno). L'io
diventa un soggetto infinito universale, che conosce e crea la realtà. Noi
possiamo dire che qualcosa esiste solo rapportandolo alla nostra coscienza. A
sua volta la coscienza è tale solo in quanto è coscienza di se medesima
(autocoscienza).
Nell'io assoluto l'essere è il pensiero nel noumeno in cui l'Io si pone in
essere.
L'Io non può affermare nulla senza affermare in primo luogo la propria
esistenza.
L'Io assoluto resta un dover essere (modello). Gli io finiti aspirano a diventare
Io assoluto, ma non ci arriveranno mai perché sono finiti. Proprio perché l'Io
assoluto è una meta irraggiungibile bisogna distinguere il reale dall'ideale.