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L’ETÀ CORTESE (XI-XIII secolo).

1. Il contesto sociale e la nascita della letteratura in volgare. L’aristocrazia di origine guerriera, che costituiva la base
della società di tipo feudale, verso la fine dell’XI secolo iniziò a mostrare segni di debolezza e di decadimento, specie
in alcune aree dell’Europa: accanto all’aristocrazia guerriera si affermò una nuova classe militare, costituita dai
cavalieri, ossia la classe sociale composta dai cadetti (figli non primogeniti senza diritto di successione) e dai nobili
senza feudo, che diventò la parte più importante dell’esercito. Si avvertì perciò l’esigenza di una nuova produzione
letteraria in lingua volgare, basata sulla nuova raccolta di valori e di modelli di comportamento, come:
• la prodezza;
• il senso dell’onore;
• la lealtà;
• la generosità con i vinti;
• il rispetto della parola data;
• la fedeltà al signore o al sovrano;
• la nobiltà d’animo.
La Chiesa fece in modo che i cavalieri si mettessero al servizio dei deboli e in particolare delle donne. La guerra non
era più intesa solo come mezzo di conquista, ma anche come difesa della fede: nacque il concetto di guerra santa,
cioè di guerre combattute contro i musulmani considerati infedeli. Furono così organizzate le prime crociate, in terra
di Palestina e nella penisola iberica, durante le quali la cavalleria acquistò un ruolo sociale molto importante. In
particolare, le Crociate e la Reconquista ispirarono la composizione delle canzoni di gesta, ossia poemi epici che
esaltano le imprese eroiche dei cavalieri in difesa della fede cristiana.
2. La società cortese e i suoi valori. Nel corso del XII secolo all’interno delle corti feudali del Sud e del Nord della
Francia erano sopravvissuti alcuni valori tipici del codice cavalleresco. Alle virtù militaresche, come la prodezza,
l’onore e la lealtà, si affermarono nuovi modelli di comportamento più raffinati ed eleganti (le cd. virtù civili):
- la liberalità, cioè il disprezzo del denaro e di ogni attaccamento all’interesse materiale;
- la magnanimità, ossia la capacità di compiere gesti di generosità, rinuncia, sacrificio, che rivelano la mancanza di
ogni interesse egoistico;
- il culto della misura, cioè il sapiente dominio di sé.
L’ideale della cortesia era un ideale di pochi; gli altri erano definiti “villani” (la “villa”, cioè la campagna, abitata dai contadini che lavoravano,
era ritenuta il luogo per eccellenza della rozzezza barbara). In questa concezione acquistò un posto di rilievo la donna, che
divenne il simbolo stesso della “cortesia” e della “gentilezza” perché ingentiliva tutti coloro che erano in contatto
con lei. I valori della cavalleria, che si esprimevano in guerra (forza, coraggio, lealtà ecc.), si fondavano con i valori
delle corti dei grandi signori feudali francesi (cortesia, generosità, senso della misura ecc.): nacque così l’ideale cortese.
3. L’amor cortese. Nel corso del XII secolo all’interno delle corti provenzali (Franca meridionale) ha origine la poesia
lirica dei trovatori, che si diffonde poi presso le corti del Nord della Francia, dell’Italia e dei territori germanici. La
poesia lirica è un genere poetico caratterizzato dall’espressione dei sentimenti e dell’interiorità dell’autore; i
trovatori sono poeti attivi presso le corti provenzali del Basso Medio Evo; cantavano in lingua d’oc e con
accompagnamento musicale. In questo periodo si afferma l’amore cortese, che presenta le seguenti caratteristiche:
• la donna amata è considerata da colui che la ama come irraggiungibile, quasi divina;
• l’uomo diventa il servitore della donna amata;
• l’amore provoca sofferenza perché non è ricambiato, ma anche gioia perché permette all’uomo di diventare
più gentile, più nobile;
• l’amore di solito è indirizzato a donne sposate appartenenti alla nobiltà anche perché i nobili non sempre si
sposavano per amore, ma per ragioni economiche e sociali;
• il nome della donna viene tenuto segreto per difendere il suo onore;
• l’amore è una passione totale e si parla quindi di culto (cioè di venerazione) della donna. Nasce così un
conflitto tra amore e religione, tra culto per la donna e culto per Dio.
A) La genesi dell’amor cortese. È difficile spiegare come sia nata la concezione dell’amor cortese, tra XI e XII
secolo. A riguardo le interpretazioni sono state molte e contrastanti:
1. l’amor cortese non sarebbe che la trascrizione metaforica, nel rapporto amoroso con la donna, del rapporto che
lega vassallo e signore (interpretazione politica);
2. essendo poche le donne nei castelli, tale poesia esprimerebbe la tensione erotica, che per lo più, non potendo
trovare altro sbocco, si sublima nell’espressione dell’amor cortese (interpretazione psicosociologica);
3. secondo Kòhler, la poesia d’amore è espressione di uno specifico gruppo sociale, una piccola nobiltà che non può
più aspirare al feudo, al possesso territoriale: l’irraggiungibilità della donna sarebbe la trascrizione metaforica di
questa frustrazione sociale (interpretazione sociologica).

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