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L’ETA’ CAVALLERESCA E CORTESE

In Francia alla fine dell’XI sec. si era formata una società feudale profondamente radicata nel territorio.
La nobiltà feudale basava la propria ricchezza nel possesso dei feudi che riceveva in cambio di servizi militari. Tale classe
sociale si rivelò con il passare del tempo insufficiente per sopperire ai bisogni di continue guerre. Il vecchio ceto feudale
viene perciò lentamente affiancato nel controllo dei territori dalla cavalleria, la parte più importante degli eserciti, costituita
dai soldati a cavallo: la cavalleria.
Questa «nuova nobiltà» divenne un ceto chiuso e geloso delle proprie prerogative: era a difesa di una conquistata
condizione di privilegio da parte di questi ceti assurti a rango di nuova nobiltà feudale.

Si iniziò poi a creare l’ideale di vita cavalleresco che è un’ideale ben preciso: si tratta di una compenetrazione di qualità
morali ed estetiche, fiorite sulla base iniziale dell'esaltazione delle virtù guerriere. Soprattutto dal XII secolo, il concetto di
onore, senza perdere gli originari connotati militari, si allarga a comprendere un ideale di vita elegante e connotata da una
superiore finezza.
Il cavaliere si distingue quindi non solo per la "prodezza", ma anche per la "gentilezza", la "cortesia", la "liberalità", ove per
"cortesia" si intende l'insieme delle virtù dell'uomo di corte e per "gentilezza" si intende la nobiltà.

Tale ideale non si basava sulla nobiltà di sangue, ma sulla nobiltà d’animo, coerentemente con il ceto sociale dei cavalieri
che non provenivano necessariamente dal vecchio ceto feudale.

I valori principali dell’ideale cavalleresco erano:


 Il senso dell’onore da tutelare con ogni mezzo, che si accompagna con il desiderio di gloria, che coincide con la
rispettabilità, per cui perdere l’onore è peggio della morte;
 La fedeltà al sovrano o al signore presso cui si presta servizio.
 La prodezza, cioè il valore anzitutto in guerra e, in generale è prode chi ha coraggio e chi sa avere sprezzo del
pericolo;
 La lealtà che esige rispetto per l’avversario, per la parola data,ossia il rispetto del codice di combattimento che
perdura fino al 1700; generosità con i vinti (la clementia).;

Poi nel corso del XII sec sopravvivono alcuni valori tipici del codice cavalleresco, i costumi si ingentiliscono e alla società
guerriera si contrappone un ideale più raffinato ed elegante: l’ideale cortese

L’ideale cortese
L’uomo cortese era il cavaliere che si comportava rispettando i valori della nobiltà.
Questi eranole virtù cavalleresche a cui si aggiungono virtù morali come:
 generosità (la magnanimità, contro ogni interesse egoistico)
 nobiltà d’animo
 culto della misura (contro ogni eccesso)
 raffinatezza
 disprezzo dei beni materiali (denaro)
 cortesia (Il contrario di tutti questi valori si riassume in un termine chiave: la villania, cioè è villano chi
letteralmente veniva dalla campagna e quindi era abituato a uno stile di vita rozzo)
 cambiano le concezioni dell’amore e della donna

L'amor cortese é un sentimento puro, ha la capacità di affinare l'animo che lo concepisce. Non c'é amore senza cortesia e
d'altra parte la cortesia non si attua perfettamente se non mediante l'esperienza amorosa.
Per quanto riguarda la donna invece, alla concezione più antica, che vedeva spesso nella donna una creatura di lussuria, si
affianca una concezione ben diversa, idealizzata: l'amore non é disgiunto dal desiderio sessuale, ma a esso si accompagna
sempre, ed é prevalente, la volontà di perfezionamento spirituale.
Da questo punto di vista, l'amore cortese, che può albergare soltanto nei "cuori gentili", non é più un peccato della carne, ma
un sentimento capace di sintetizzare ed esprimere la vita psichica degli uomini, la loro nobiltà, la loro moralità.

Possiamo quindi dire che simbolo assoluto della cortesia diventa la dama, cioè un soggetto attorno a cui ruota tutto questo
sistema di valori e lei stessa ne diventa pertanto una fonte principale; per cui la dama, pur non essendo dotata di un potere
reale a livello politico e sociale, diventa un soggetto molto carismatico, che ha un forte potere di soggezione nei confronti
dei cavalieri; specialmente la dama diventa il fulcro della corte quando il signore è assente.
Dunque anche la concezione dell’amore, che emerge nella letteratura cortese, è nuova ed è molto particolare rispetto a
quella dominante nel mondo classico, dove l’amore, nonostante le differenze abissali tra uomo e donna, era concepito in
maniera paritaria. Invece nell’età cortese la concezione dell’amore non è più paritaria, ma si afferma da parte dell’amante un
vero e proprio culto della donna.
Non è un caso che l’atteggiamento del cavaliere nei confronti della propria dama, per quanto riguarda il servizio d’amore,
ricalchi molto da vicino l’atteggiamento del cavaliere stesso nei confronti del proprio signore ella veniva anche indicata con
termini midons, con cui di solito viene identificato il signore feudale.
Per cui possiamo dire che il cavaliere non inventa un nuovo modo di apportarsi alla donna, ma semplicemente trasferisce il
codice di comportamento che ha nei confronti del proprio signore alla dama.

 La donna è vista come un essere sublime e irraggiungibile, l’uomo è il suo servo e a lei dedica quindi il suo
«servizio d’amore»;
 L’amore non prevede alcun appagamento fisico : ciò produce una forte tensione erotica e una profonda sofferenza;
 L’amore per la donna nobilita l’animo dell’uomo grazie all’«amore fino», il fin’amor;
 E’ un amore adultero, che non prevede il matrimonio, anzi il matrimonio ne segnerebbe la fine.

LIVELLO LINGUISTICO
La concezione della cortesia, e in particolare dell’amor cortese, trovò espressione nel Nord della Francia in forme narrative,
in particolare nel romanzo cavalleresco, in lingua d’oïl: nel Sud invece prese vita in forme liriche, nella poesia dei trovatori,
in lingua d’oc la lirica provenzale.

Romanzo Cavalleresco
Il romanzo deriva da romanice (="diversa dal latino) loqui (="parlare").
Dal XII secolo indica un particolar tipo di narrazione,in lingua d'oÏl, nasce come testo in versi, possiamo definirlo come una
fusione tra gli ideali cavallereschi (filone epico) e gli ideali cortesi (tema dell’amore).
La figura principale è il cavaliere che ha sempre le caratteristiche di valore, coraggio ma soprattutto in questi romanzi va i
cerca di avventure, per provare imprese anche non ordinate dal suo signore.
Il cavaliere è innamorato anche di una donna seguendo i canoni dell'amor cortese. Ma causa di questa, il legame con il suo
signore è molto difficile perché spesso egli si innamora della moglie di quest’ultimo.
L'amore è il tema dominante e il centro ispiratore del romanzo cortese. Il coraggio, la prodezza, la cortesia acquistano un
senso solo se mossi dall'amore e finalizzati al servizio della donna amata.
L'amore consente al cavaliere di elevarsi a un mondo di sentimenti profondi e delicati e diventa quindi strumento
privilegiato di arricchimento spirituale.
Strettamente connesso è il tema dell'avventura, che il cavaliere cortese ricerca per mettere alla prova se stesso. Mentre i
cavalieri della canzone di gesta dimostravano il proprio coraggio in battaglie, il cavaliere cortese parte, spesso da solo, in
cerca di pericoli fantastici, il cui superamento è finalizzato esclusivamente al proprio perfezionamento.
Al centro c'è quindi il tema della quête, cioè della ricerca, vuole capire chi è, fino a dove può spingersi o della donna amata.

Nascono 2 cicli epico-narrativi carolingio e quello bretone:


 Il ciclo carolingio rievoca le epiche imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini a difesa del suolo patrio contro le
invasioni saracene, avvenute alla fine del IX secolo. Si compone di numerose chanson de geste, poemi in versi
trasmessi oralmente (il più celebre dei quali è la Chanson de Roland composta intorno al 1100), opere letterarie in
volgare poemi epici che esaltano le imprese eroiche dei cavalieri in difesa della fede cristiana contro gli infedeli.
 Il ciclo bretone, che si espresse nei romanzi (sorta di narrazioni epiche miste di prosa e versi), narra invece le
imprese di eroi favolosi (re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda) che corrono mille rischiose avventure per
conquistare una donna, per difendere un debole, per vendicare un sopruso, insomma sempre e soltanto per spirito
d'avventura, per affermare cioè un ideale di coraggio individuale che occupa troppo di sé l'eroe per poter essere
messo al servizio di un interesse collettivo. Ovviamente questo ciclo incontrò maggior fortuna presso i nobili, tanto
più raffinati nel gusto quanto meno sensibili ai sentimenti popolari.

Il Lais
Poemetto narrativo su materia amorosa, trasfigurata fiabescamente e allegoricamente (Maria di Francia)

I Fabliaux
Raccontini satirici, licenziosi, spesso volgari e osceni, ispirati ad un sovvertimento degli ideali cortesi-cavallereschi:
apoteosi del villano.

La lirica provenzale
La corte feudale diventa l’ambiente dove questa fora di poesia si sviluppa. I poeti sono chiamati trovatori e possono essere
sia signori che feudatari, anche se la maggioranza proviene dalla piccola nobiltà.
In cambio di canti di lode e di devozione, essi chiedevano protezione alla moglie del signore. Le poesie trobadoriche erano
trasmesse oralmente ed erano destinate ad essere recitate con un accompagnamento musicale. La loro esecuzione pubblica
spettava ai giullari.
In cosa consisteva?
L'amata é oggetto di venerazione e fonte di gioia, ma nello stesso tempo oggetto di desiderio inappagato e dunque anche di
tormento di non poter ottenere il suo fine, perché la fedeltà della donna al marito è incrollabile.Poiché si tratta di un amore
adultero, vi è però sempre il timore per l’onore e alla rispettabilità della donna. Per questo il suo nome nella poesia non
viene mai citato ed essa viene indicata attraverso un soprannome fittizio (senhal).
La tematica amorosa non è però esclusiva della lirica provenzale: i trovatori trattano anche temi politici, guerreschi, morali,
satirici.
Questa poesia è estremamente elaborata dal punto di vista formale, nel linguaggio, squisitamente letterario e raffinato, nella
metrica, negli artifici retorici.

A livello stilistico della lirica provenzale ci sono due diverse tendenze:


 Il trobar leu, poetare leggero, caratterizzato da un lessico limpido e semplice e dalla leggerezza melodca dei versi
 Il trobar clus, poetare chiuso, caratterizzato da un lessico raro e difficile

Il genere per eccellenza è la grande canzone d’amore, dal complesso sistema metrico. Ancora più elaborata è la sestina,
ripresa poi da Dante e Petrarca.
La sestina si compone di sei stanze di sei endecasillabi: le sei parole-rima della prima stanza ritornano sempre e
obbligatoriamente nelle cinque stanze successive secondo un principio di rotazione che prende il nome di retrogradazione
incrociata. Più precisamente, le sei parole-rima della prima stanza ricompaiono nella seconda stanza secondo questo
schema: ultima-prima, penultima-seconda, terzultima-terza e così via fino alla sesta stanza, in maniera da formare uno
schema rimico complessivo così costituito: ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA.
Alle sei stanze si aggiunge un congedo di tre endecasillabi, nei quali in rima sono ancora tre parole-rima delle stanze
precedenti, mentre all’interno di verso figurano le tre rimanenti

Altri generi di componimento sono:


1. il sirventese (sirventes), lunga canzone di argomento morale, politico o polemico, collegata ad un fatto esterno o
contemporaneo;
2. il compianto (planh), che è un sirventese dedicato a piangere un personaggio famoso;
3. la tenzone (joc partit), una discussione tra più poeti, in genere su argomento amoroso;
4. la pastorella (pastorelle), in cui un cavaliere cerca di sedurre una contadina, che resiste alla seduzione;
5. l’alba (aube), un lamento dell’amante o della donna, addolorati perché l’arrivo dell’alba li separa;
6. il piacere (plazer), che è un’enumerazione di cose piacevoli;
7. la noia (enueg), il contrario del plazer che è un elenco di cose sgradevoli.

Come nasce questa concezione d’amore cortese?

1. ragione politica: come già detto, il “servizio amoroso” sembra riproponga e sublimi il rapporto di sudditanza che
lega ciascun cavaliere al proprio signore.
2. ragione “psicologica”: il “servizio amoroso” sembra diviene il centro di interesse e il desiderio derivato
all’impossibilità da parte del cavaliere di possedere la donna del proprio signore.
3. ragione letterario-filosofica: influenza dalla poesia amorosa araba o del misticismo occidentale.
4. ragione sociale: l’amore inappagato sembra rappresenti e ritualizzi l’ansia generata dall‘impossibilità dei cavalieri
di giungere a possedere un proprio possedimento terriero, unica condizione di effettivo potere.
5. ragione storico-esoterica: l’idealizzazione “divina” della donna potrebbe essere in realazione con le teorie dai
Catari, che vedevano in linea femminile una presunta stirpe del Nazareno: ricerca del graal, femminino sacro.

L’amor cortese sarebbe quindi metafora di una frustrazione sociale.

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