Sartre dà molta importanza a questa libertà che riesce a far fondare valori
che dovrebbero essere condivisibili. L’autore è l’erede del giusnaturalismo
moderno (= l’individuo è libero di scegliere attraverso il patto sociale di
entrare in società o meno, di sottomettersi o meno al potere politico), una
lunga tradizione di pensiero del 600.
Il terzo tipo di libertà è quello della libertà come liberazione. Non si tratta né
della prima, né della seconda libertà, essa è superiore alle due precedenti. È
una libertà riferibile all’uomo come essere morale, razionale, spirituale. Si
raggiunge la consapevolezza quando non si è nel mondo sensibile, ma si è
nel mondo delle idee. È una libertà pura priva di egoismi e di ogni legame con
il terreno. Appartiene a tutti gli esseri umani che hanno una ragione, come
succede nelle altre due. Vi è da dire però che le due precedenti hanno un
contesto temporale e di luogo. Questa concezione di libertà invece è
atemporale e universale, in quanto è etica pura. Inoltre si basa su principi
oggettivi costanti. Gli autori in cui si può riprendere questo pensiero sono:
Platone (Timeo, Repubblica), Maimonide (Guida dei Perplessi) e Levinas
(Totalità e Infinito). Questa pure etica precede sia la politica e la natura, ma
non la natura intesa come Creazione divina, bensì una natura avente
oggettività. Quest’ultimo elemento e la libertà come liberazione si connettono
strettamente, quando l’essere umano è puramente razionale e diviene libero,
moderando quindi le sue passioni. Ciò accade per un affetto più grande delle
cose terrene e dell’amore relazionale. Infatti questo amore si rivolge all’eterno
e all’Io facendo l’uomo portare verso una non chiusura. (Quale è migliore
dell’altra). Il pensiero di Kant risponde a questa domanda, parlandone nella
Critica della ragione pratica e Religione entro i limiti della sola ragione e nella
Dottrina del Diritto nella Metafisica dei Costumi. La libertà è un’adesione a
una legge che la ragione porta a scegliere, e poi a obbedire a questa legge
(Libertà di scelta, Libertà di obbedienza). A conseguenza di ciò la libertà
morale dell’uomo come essere noumenico (Oggetto trascendente e
irriconoscibile), che considera sia la libertà dell’uomo come cittadino che
come individuo. Nel regno noumenico il fine ultimo è Dio (capo santo e
legislatore del mondo delle idee), si arriva alla sua esistenza e all’esistenza
del mondo con l’adoratio e le preghiere (Opus Postumum). I tre concetti di
libertà trovano in Kant la confluenza. Si arriva a uno spirito rivolto alla santità
il quale unisce le generazioni in un Dio non conoscibile, per giungere allo
storico e all’individuale, devono essere tenute entrambe in considerazione per
comprendere l’umano nella sua interezza.
Leonardo Allodi
5) Libertà e persona
Andrea Lavazza
Nella metà degli anni Ottanta si sono fatte ricerche sullo scetticismo della
libertà legate all’avvio dell’azione. Nell’esperimento di Benjamin Libet, i
partecipanti dovevano muovere il polso quando dovevano, e ciò era
controllato da diversi esami, in più i partecipanti dovevano controllare
l’orologio e vedere in quale punto far partire il movimento. Tali studi paiono
indicare che i nostri atti, vengono causati dall’attività del cervello, la quale
entra in consapevolezza soltanto in un momento successivo. Dopo gli studi di
John-Dylan Haynes studiando l’attività del lobo frontale, il cervello decide
quale azione fare quando la consapevolezza della decisione è ancora molto
lontana. Negli studi con la risonanza magnetica possiamo controllare il perché
delle nostre azioni, come succedeva nel concetto della prescienza. Gli studi di
Libet sono criticati. Gli esperimenti indicano una forma di determinismo
assoluto? Il libero arbitrio è ben concettualizzato negli esperimenti?
Nonostante gli esperimenti di Libet e Haynes si può concordare che
prevalgono le tre condizioni viste in precedenza. Sta nascendo un modello di
neuroscienze dove prevalgono i meccanismi subpersonali.
I modelli mente/cervello reggono gli attuali sistemi penali, c’è un'idea secondo
cui la nostra mente è capace di prendere decisioni in modo parzialmente o
completamente volontario, chiamati agent causation. I sistemi penali sono di
matrice libertaria e compatibilista, Il legislatore dei sistemi occidentale prende
una posizione di verità, circa il libero arbitrio. Nella prospettiva giuridica
l’azione è basata su un continuum di libertà, agentività e responsabilità, al
livello della psicologia intenzionale. Il diritto dunque nei suoi istituti fondanti
provoca un conflitto tra pensiero scientifico e esperienza. Si cerca di trovare
proposte che siano rifondative della società. Ci sono due tipi di teoria, una è
la teoria retributiva attuale, l’altra è consequenzialismo. La concezione
retributiva afferma che si infligge una condanna alla base delle azioni che
abbiamo fatto. Nel consequenzialismo la pena è giustificata per i suoi benefici
futuro. Determinismo e giustizia penale retributiva sono in disaccordo peché
se tutte le azioni le decide il nostro cervello prima di noi, non esisterebbe il
senso di colpa e di punizioni su cui si basa il sistema giudiziario. Le ampie
ricerche di Adrian Raine dimostrano che vi sono molte differenze strutturali e
funzionali tra i cervelli dei criminali e soggetti incensurati. Cause dirette del
comportamento antisociale e aggressivo. Delle alterazioni cerebrali possono
portarci a un comportamento sbagliato. Nasce il neurodiritto. Determinare la
libertà dell’essere umano sarà fondamentale per decidere il futuro.
ANTONIO MALO
6. Conclusioni
Alla fine del ‘900 inizia una crisi, come già annunciata da Nietzsche, Spengler,
Jasper e altri, che ha avuto il suo picco con l’inizio della seconda guerra
mondiale, Anche l’illuminismo ha subito una dura lacerazione. La libertà
scoperta da Kierkegaard non è una possibilità ma qualcosa che nasce in
potenza. durante questo periodo vi è solo un pensiero egoista tralasciando il
pensiero dell’altro. I filosofi ebrei si chiedono se la libertà deve essere
capovolta per arrivare a degli effetti positivi nella nostra vita. Questo
capovolgimento deve essere sostenuto da eventi concreti. Basta guardare alla
seconda guerra mondiale. Secondo Levinas l’oppressore va avanti senza
guardare cosa accade. L’oppresso combatte per la propria libertà perché la
desidera. la libertà non può essere solamente causa di volontà, ma deve
essere un processo di liberazione. Quando ci sono due libertà che hanno due
forze contrapposte si crea la guerra, e le due libertà sono limitate l’una
dall’altra (guerra). Occorre rivedere la struttura della libertà, affinché ci sia
possibilità di autodeterminazione disse Kant e l'ideologia illuminista.
2. Un processo di Liberazione.
3. Imparare la libertà
Nell’esperienza dei lager, l’unica libertà che era presente era quella della
parola, che erano capaci ad usare. Queste parole servivano per non
dimenticare i momenti e ricordarli. Per contrastare il male si usa la scrittura
che ci riporta al Talmud come hanno dimostrato scrittori come Primo Levi. Per
non impazzire si ritagliavano tempo per loro dimenticando però l’altro. La
libertà non era solo sfuggire alla libertà ma anche entrare dentro. Nei lager la
libertà che faticosamente si è conquistata è sparita. L’obiettivo è sempre il
bene. Quando la Kruger venne salvata da una ufficiale delle SS capì che il
bene arriva spontaneamente e che il male ha una dimensione ottusa. Il filo
spinato per alcuni non rappresentava un vero e proprio limite, perché erano
convinti che lo fosse per le persone che erano “libere”.
Nei campi vi è una didattica alla sopraffazione, riducendo i prigionieri tra la vita
e la morte, senza essere né l’uno né l’altro. Nei lager iniziava quella che era
una spersonalizzazione delle persone che le portava a non ribellarsi e a non
essere più sé stesse. Le persone sopravvissute sono viste come eroi. Non
tutto funzionò in quella dinamica. All’interno dei lager c’è chi è riuscito a dire di
no e a sopravvivere e ha avuto lo slancio eroico che fosse più forte della
morte. All’interno dei lager le donne incinte decisero comunque di partorire pur
certe della loro morte e quella dei bambini, come atto di pura libertà. Un
esempio è Adam Czerniakow, presidente dello Judenrat che si suicidò invece
di uccidere dei bambini. Il messaggio dello stato di Israele dove erano
sopravvissuti si stava trasformando in un luogo incerto a causa delle continue
guerre. Fackenheim sottolinea la sopravvivenza dei prigionieri. L’esperienza di
Auschwitz. La voce di quella resistenza è utile per non ripeterla nella storia. La
relazione fiduciaria lega una persona all’altra e visto il pericolo corso nei lager
fa capire il senso di quello che si è passato all’interno di essi (Ricoeur). In
conclusione niente andrà perduto e quando arriva il male il nostro pensiero ci
aiuta a riprenderci la nostra libertà.
ECONOMIA E LIBERTA’
3. Interventismo ed etica
Nell’ambito del libero mercato gli attori economici ragionano secondo i propri
interessi e la logica del profitto. Vedono solo il loro benessere economico,
senza considerare quello del popolo e non creando una società giusta. Perciò
per garantire uguaglianza lo Stato dovrebbe proteggere economicamente
chiunque attraverso opere pubbliche. Se la spesa è giusta e si deve fare, vi
deve essere un sistema finanziario che regga la spesa effettuata. In altre
parole , spetta indiscutibilmente allo Stato stabilire e far rispettare ciò che
“l’economia sociale di mercato” chiama la “costituzione economica”. Lo stato
deve essere forte per poter controllare il proprio apparato economico. Le
strutture private non devono sprecare soldi pubblici. Il bene comune è frutto
della collaborazione sociale. Le persone oneste agiscono sia per il proprio
bene e anche per il bene comune. Tutte le attività che svolgiamo tranne quelle
che vanno contro la giustizia sono per il bene comune. Se il proprio interesse
e il bene comune fossero incompatibili o contrari, la vita sociale non sarebbe
proprio possibile. Noi svolgiamo delle attività sia per noi stessi che per le
persone che non sono in grado di provvedere a sé stesse. La divisione del
lavoro ha consentito un forte aumento della popolazione. La collaborazione
sociale si svolge mediante il lavoro onesto e ben fatto in modo spontaneo.
Qualsiasi lavoro onesto è di per sé aperto al bene comune. La collaborazione
sociale è opera di tutti e le opere pubbliche non devono essere sfruttate
perché si aumenta così il debito. I processi economici di un paese non
possono essere regolati dall’alto, perché ogni cittadino deve svolgere il proprio
ruolo. Vi sono due concezioni sul bene comune. La prima è che i singoli
devono fare la loro parte per il bene di tutti. La seconda è che poche persone
elette possano regolare il bene comune. Vi sono tre ragioni per cui è corretta
la prima concezione riprendendo i concetti di R. Termes. La prima è che lo
stato nasconde la propria insostenibilità economica e sociale. La seconda è
che l’interventismo statale nuoce alla mente dei cittadini. Anche gli effetti
sociali sono negativi, provvedimenti per aumentare il lavoro non dà gli effetti
sperati, i disoccupati aumentano, e chi è emarginato rimane emarginato. Tutto
questo va solo contro il bene comune. La terza ragione è che con iniziative
private si potrebbe ottenere migliore risultati, una maggiore protezione sociale,
con costi più contenuti.
Francesco Russo
1. Una falsa idea di libertà
2. Libertà e circostanze
José Ortega y Gasset afferma: “Io sono io e la mia circostanza, e se non salvo
quest’ultima, non salvo neanche me stesso”. Salvare in questo caso vuol dire
cercare il senso di ciò che ci circonda. Secondo Ortega l’io deve essere
contestualizzato. Sono presenti dei sociologi che confermano questa tesi. Il
primo è David Le Breton, che ha studiato il fenomeno dei tatuaggi e del
piercing. Tali pratiche si associano come fossero piccoli riti di iniziazione, è
un’accettazione della sfida con la società, che lo rende sia diverso da tutti gli
altri sia alla pari con chi ha compiuto questi riti. Il secondo autore è Marino
Niola che nel saggio: “Huomo Dieteticus, viaggio nelle tribù alimentari” parla
delle tribù alimentari. Si concentra sulle mode alimentari senza alcuna
prescrizione. A causa di quest’ultima c’è un vero e proprio regime alimentare
, che è paradossale se si considera la società come fondata sulla libera
scelta. Secondo entrambi gli autori queste azioni ci permettono di entrare in
gruppi sicuri. L’io e le circostanze sono inseparabili e ci permettono di vivere
liberi. perché danno consistenza e significato alle mie scelte libere. MacIntyre
osserva che noi siamo co-autori della narrazione della nostra vita, perché
siamo protagonisti della nostra ma attori secondari in quella degli altri. Ciò è
collegato a una tradizione. Luigi Pareyson afferma che il nostro agire libero è
una relazione tra creatività e recettività, possiamo inventare ricevendo dagli
altri. Inserirsi nella tradizione vuol dire: conservarla, interpretarla e
preservarla. Oltre alle riflessioni di Gadamer, si affianca Tommaso D’Aquino
che afferma che senza passato prenderemmo scelte sconsiderate e
avventate.
Cultura deriva dal latino colere che vuol dire coltivare, che rinvia al concetto di
natura stimato dai romani. Cicerone definisce la filosofia come cultura animi,
ovvero l’animo umano è un campo da coltivare dal quale si deve sradicare le
preoccupazioni e le paure. Gadamer con il termine Bildung, esprime il
concetto di riproduzione e di modello e inoltre coltivazione delle nostre
disposizioni naturali. Riprende le affermazioni di Hegel, basate su pregiudizi
classicisti e di universalità, ogni individuo fa riferimento alla sua cultura. Nella
persona ben formata e colta, infatti, affiorano con chiarezza i lineamenti propri
del singolo e quelli essenziali dell’essere umano. Hannah Arendt afferma che
dobbiamo ai latini l’idea di cultura. ci sono due elementi fondamentali: il
trasformare la natura in un luogo adatto per il popolo, e il prendersi cura dei
monumenti del passato. Arendt si sofferma sul lato oggettivo della cultura, su
entrambe le prospettive, ovvero sia per l’esistenza del singolo sia come
patrimonio comune di un popolo, sia sulla dimensione culturale che si da alla
dotazione naturale trasformato e incrementato dalla libertà dell’individuo. In
conclusione, nell’essere umano natura e cultura sono in continuità, giacché la
seconda è la trasformazione o la personalizzazione della prima grazie alla
libertà e la libertà d’altronde propria della natura umana.
Hannah Arendt afferma che c’è una differenza tra società e cultura. La società
tende a omologare e massificare, la cultura tende a singolarizzare e
individualizzare. Nella società di massa e globalizzata c’è il pericolo che la
cultura si trasformi in una semplice merce sociale. L’industria prende la cultura
e la trasforma in divertimento. I mass media,trasformano attraverso un
processo di elaborazione tutto in divertimento. La cultura è preservata nel suo
ruolo quando non è per meri fini di autocompiacimento. Per Steiner
l’assimilazione della cultura, e farsi trasformare da essa, richiede “il sudore
dell’anima”. Esigono impegno, sacrificio, condivisione: l’edificazione, e la
coltivazione dell’humanitas in noi non avvengono in modo scontato e
meramente spontaneo. Esse richiedono la familiarità con la verità e con la
bellezza, non nel loro versante teorico ma incarnate negli altri che svolgono la
funzione di modelli.
I modelli sono importanti nelle tradizioni. Per Max Scheler la tradizione agisce
per modelli in modo irriflesso (spontaneo). Si può credere volutamente in un
modello. L’influsso dei modelli va incontro alla tradizione ed è involontario. La
tradizione non è soltanto sui libri e ascoltando una lezione, ma è anche
esperienza come sottolineato da Pareyson, MacIntyre e Steiner. La
degradazione dell’altro e il suo renderlo un oggetto porta un offuscamento
della moralità. Ci raggruppiamo in gruppi sociali e tendiamo a non riconoscere
quelli degli altri. La libertà non è di per sé garanzia verso la libertà, n’è
l’etichetta di un prodotto culturale. In conclusione per essere liberi bisogna
agire in tutti i contesti della nostra vita.
LIBERTA’ E AUTOREALIZZAZIONE: IL PENSIERO DI ARNE
NAESS
Luca Valera
1. Ecologia e Antropologia
Sono nate nuove forme di pensiero che mettono in relazione l’uomo con
l’ambiente. La prospettiva ecologica non è solo lo studio dell’ecosistema, ma
riprende anche prospettive antropologiche e cosmologiche. Esistono due
visioni ecologiste, il biocentrismo e l’antropocentrismo, che illustrano due idee
diverse sulla libertà. Una intende l’autoconservazione (biocentrismo), l’altra
intende la logica di dominio che l’uomo deve necessariamente rispettare
(antropocentrismo). Vi sono due tipi di uomo: uno naturale e uno innaturale. Il
primo è un animale che vive all’interno del sistema naturale, il secondo non è
parte della natura e quindi si sente il padrone di tutto. Dato ciò l’uomo è in una
schiavitù post-moderna. Arne Naess è il padre dell’ecologia profonda, e ha
riflettuto sull’idea di libertà facendo riferimento a Spinoza e alle filosofie
orientali.
3. Natura e auto-realizzazione
Ogni essere vivente ha la propria realizzazione che dipende dalla sua forma di
vita. Per Naess il principio regolatore è l’autorealizzazione. E’ necessario
conoscere il comportamento degli esseri viventi per comprendere le
potenzialità di queste forme di vita. Antropogenica non significa
antropocentrismo, in quanto l’uomo può conoscere ciò che gli sta intorno. Per
auto-realizzarsi con sé stessi anche l’altro si deve realizzare e deve essere in
contatto con l’altro. L’uomo secondo la prospettiva Sartriana si porta
all’autodistruzione perché vediamo l’altro come ostacolo alla nostra libertà. La
libertà umana in Naess è utile affinché l’uomo si realizzi.
Wenceslao Vial