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Filoso a del Diritto

appunti del 4 ottobre

L’ambito del diritto è collegato alla dimensione umana e all’amo sviluppo del vivente. Se
così non fosse niremmo per ragalare quest’ambito al diritto positivo.

Il diritto è un’attitudine innata per questo in loso a si parla di ontologia da un lato la


possediamo tutti senza distinzioni, dall’altro lato ci sono le di erenze culturali e purtroppo
un individuo vive in un contesto che non gli permette di sviluppare questa attitudine.

Tutela dei diritti.

Se noi con niamo l’intero ambito della giuridicità alla positività ci consegnamo alla
statualità del diritto e nascono i problemi (sei cittadino sei mio amico, non sei cittadino sei
mio nemico o almeno indi erente come se appartenesse ad un altro genere).

Abituarci a vedere il diritto come una dimensione innata che appartiene ad ogni uomo ma
questa attitudine si svilupperà in modi diversi in base ai contesti in cui ognuno nasce e si
sviluppa.

L’origine del diritto a onda le sue radici che non sono solo razionali anche in un humus
che è irrazionale.

UN’EDUCAZIONE SENTIMENTALE AL DIRITTO

L’ambito della giuridicità viene sviluppato da subito nel bambino sin dalla nascita nella
sfera sentimentale.

Importante è ovviamente anche il lato istituzionale ma prima di questo c’è il soggetto


capace di dialogare e rispettare l’altro (si sviluppa in ambito sentimentale).

Il bambino viene stimolato a ettivamente, emotivamente.

(Film enfans savage)

Filoso a e diritto sono un connubio indissolubile.

Siamo spinti inconsciamente a voler conoscere e amare il diritto anche se non so


veramente cos’è.

Lo stupore e la curiosità verso l’altro è ciò che caratterizza il giurista e deve muovere
l’ambito della nostra giuridicità.

appunti del 5 ottobre


Il diritto ha radici che a ondano nella natura esistenziale.

Le istituzioni del diritto positivo hanno un ruolo importante e condizionano lo sviluppo


della giuridicità come capacità umana, ma prima di esse ci sono

Carlo Rovelli: <<ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la
gentilezza>>

In molte culture di altri popoli sia asiatiche che africane il diritto visto come norma
giuridica è visto come qualcosa di lontano. Ad esempio se pensiamo al popolo cinese
quando si devono risolvere controversie le si preferisce risolvere in modo privato,
rivolgendosi ad un mediatore o un saggio, rivolgersi all’istituzione giuridica viene visto
quasi come un’umiliazione.

Si preferisce sviluppare quel senso di rispetto reciproco. Al centro ci sono le relazioni


umani. Ecco perché è importante porre alla base la gentilezza, comprendere che anche
se qualcuno ha fatto uno sbaglio e sta nel torto e io ho ragione devo mantenere la calma
e rispettare l’altro, è capitato a lui ma poteva accadere anche a me. Il modo di porsi nei
confronti dell’altro dovrebbe essere là tonalità del rispetto e non quello dell’aggressività
come spesso ci succede.

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Ci sono luoghi dell’anima -prima ancora che del mondo- in cui prendono forma e si
strutturano attribuzioni di senso del mondo, interno ed esterno, e non mere e astratte
quali cazioni o imputazioni giuridiche.

DIMENSIONE AFFETTIVA E GIURIDICITÀ COME CAPACITÀ UMANA DI


RICONOSCIMENTO DELL’ALTRO

In questi luoghi dell’anima nascono e si alimentano le relazioni emotive e a ettive che


attraverso l’incontro/ scontro con l’alterità, strutturano le personalità individuali in percorsi
di a damento reciproco e riconoscimento, aiutandole a crescere e a diventare persone
autonome e consapevoli, un’autonomia ri essiva aperta alla comprensione e all’incontro
con l’altro.

L’autonomia è un percorso graduale che consente alle nostre facoltà cognitive e morali di
rappresentarci come autonomi. Noi siamo dipendenti dall’alterità sin dalla nascita.

Concetto di dipendenza contrario all’autonomia.

Noi da bambini dipendiamo da latte persone perché non abbiamo lo sviluppo morale e
cognitivo per percepirci come autonomi.

Quando si è autonomi si acquisisce anche la responsabilità del proprio dire e agire,


quando non si è autonomi può subito partire l’aggressività. Ma in questo caso il minore
non ha colpa perché non ha ancora completato lo sviluppo delle pratiche cognitive e
morali che lo rendono responsabile. Il responsabile è colui che detiene la responsabilità e
la cura del minore.

Un patrimonio di risorse interiori nutrite dall’a ettività e dalla ducia nei confronti di chi
con gratuità si prende cura, ascolta e comprende che ingenera i percorsi del reciproco
riconoscimento e alimenta lo sviluppo di attitudini, disposizioni e capacità a costruire
legami di senso con il mondo è con gli altri, ampliando la ri essività su se stessi e sulla
vita, e su se stessi in relazione alla vita, ossia sulla propria identità razionale in continua
evoluzione.

Le modalità con cui si educa sono importantissime nel favorire o nel far regredire lo
sviluppo della nostra capacità giuridica, un conto è il genitore che reagisce con violenza e
un conto è il genitore che giusti ca al minore il perché non si reagisce con aggressività.

Tra queste “risorse inesauribili” dell’umano, sviluppate e potenziate nei percorsi di


a damento e riconoscimento reciproco, si generano innanzitutto “la linguisticità”, come
disposizione del vivente umano a instaurare relazioni simbolico-culturali con la ragione di
mondo che si trova ad abitare, ampliando gradualmente la propria interiorità nel dialogo
con se stessi e con gli altri.
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