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FROBEL E LA SCOPERTA DELL’INFAZIA

La pedagogia romantica tedesca non fu caratterizzata solo da riflessioni


teoriche sul senso e i fini dell’educare, ma anche da sperimentazioni
concrete effettuate da letterati e filosofi; durante la prima metà dell’800
ebbe grande influenza la figura di Friedrich Fröbel.
La concezione pedagogica di Fröbel si basava sulla visione della natura
come espressione vitale e unitaria della divinità, che si mostra nelle legge
eterna che governa tutte le cose; essa si manifesta dall’esterno, nella
natura, e dall’interno nello spirito di ognuno.
Da questa concezione deriva la missione pedagogica del filosofo:
sviluppare il divino che è nell’uomo, ed educarlo a riconoscere il divino
nella natura.

LE FASI DELLO SVILUPPO


L’educazione secondo Fröbel doveva partire dall’interiorità dell’individuo,
in quanto sede del progetto divino, ma doveva tener conto anche delle
sue manifestazioni esteriori quali gioco, linguaggio e attività espressive
come caratteristiche individuali; ne deriva un’azione educativa che rispetti
le potenzialità e modalità espressive dell’allievo.
Il filosofo si concentra sulle prime tre fasi dello sviluppo infantile:
 Il periodo lattante, incentrato sullo sviluppo corporeo
 Il periodo dell’infanzia, periodo dello sviluppo del linguaggio e delle
attività espressive
 Il periodo della fanciullezza, in cui predomina l’istruzione

Per quanto riguarda il periodo dell’infanzia, Fröbel lo descrive come il


periodo di “umanizzazione” del bambino attraverso il linguaggio, poiché
gli permette di esprimere sentimenti e rappresentazioni. Avviene inoltre
un’esteriorizzazione dell’interiorità dell’individuo attraverso il gioco che
viene definito il più alto grado dello sviluppo del bambino.
La fanciullezza prende una direzione quasi opposta rispetto a quella
dell’infanzia, dove la fase di apprendimento favorisce l’interiorizzazione e
l’espressione del linguaggio si sposta dal gioco per farsi più analitica e
tangibile attraverso la scrittura.
Caratteristica fondamentale della pedagogia fröbeliana è la continuità,
per cui ogni fase di sviluppo si basa su quanto acquisito nella precedente,
oltre che sull’età e a seconda dell’individuo, per cui è fondamentale
un’analisi psicologica dell’allievo.

LA FIGURA E I COMPITI DELL’EDUCATORE


La figura dell’educatore doveva essere quella di guida all’autoformazione
dell’allievo, sviluppandone l’autonomia spirituale e personalità.
La prima educatrice è la madre, a cui spetta non solo l’allevamento del
lattante ma anche un grande ruolo nel suo sviluppo psicologico, in quanto
anche le sue semplici espressioni facciali ne possono influenzare il
carattere.
Sulla base della continuità che caratterizza la pedagogia di Fröbel, il ruolo
viene poi passato alla maestra che, con un’opportuna formazione
pedagogica, dovrà tener conto della psicologia dell’allievo e assecondare
la sua libertà espressiva in un clima sereno che richiami quello materno.

IL KINDERGARTEN
Il kindergarten, letteralmente giardino di infanzia, viene fondato sulla
volontà di ricreare la tranquillità e serenità dell’ambiente familiare
aggiungendovi l’istruzione vera e propria. Ancora oggi questo modello
educativo trova il suo analogo nella scuola dell’infanzia o materna, che
accoglie i bambini tra i 3 e i 6 anni.
Nel kindergarten il bambino, paragonato a una pianta, cresce liberamente
e in serenità, accudito da maestre giardiniere opportunamente formate
che guideranno ogni bambino nel suo sviluppo individuale e annoteranno
le caratteristiche e i progressi di ognuno.
Sarà un luogo allegro e sereno, costituito da due zone distinte, una
adibita all’apprendimento e una al gioco, dove ogni bambino avrà la sua
area personale ma dovrà anche interagire con i suoi compagni in una
zona comune.

IL METODO E LE CARATTERISTICHE DELL’ATTIVITA’


EDUCATIVA
1. LA FASE DELL’INFANZIA
Il metodo educativo fröbeliano si basa sulla spontaneità della formazione
individuale e per questo interferire con essa o fissare procedimenti a
priori significa minarne il naturale sviluppo. Tuttavia, la rigidità di alcune
delle tipologie educative ideate dal filosofo porta, secondo altri teorici, ad
ucciderne la spontaneità sui cui dovevano basarsi.
Nonostante queste considerazioni, il “metodo Fröbel” acquisirà grande
importanza nel corso del tempo perché si concentra sul periodo della
prima infanzia fino ad allora largamente trascurato.
Nel metodo Fröbel il gioco riveste un ruolo centrale per due motivi
principali: rivela le più intime tendenze di ogni bambino egli insegna a
cogliere l’unità del mondo e a comprendere la realtà. E’ proprio
attraverso il gioco quindi che il bambino sviluppa la socialità, il linguaggio,
la creatività, la produttività, l’attività logico-matematica.
Derivante dal ruolo centrale dato al gioco vi è l’importanza delle attività
ad esso collegate quali quelle ludico-artistiche come il disegno, la poesia e
il canto, attraverso cui il bambino esprime la propria interiorità. Tutte
queste attività devono sempre essere svolte in modo attivo dal bambino,
che deve essere per questo opportunamente guidato da insegnanti
attenti e sensibili; questa necessità mostra la difficile attualità del modello
stesso che mette in luce la difficoltà di trovare educatori con queste
caratteristiche.
2. LA FASE DELLA FANCIULLEZZA
In direzione opposta rispetto alla fase dell’infanzia, durante la fanciullezza
viene sviluppata l’interiorizzazione, conseguenza anche del passaggio
dall’educazione (basata sull’esteriorizzazione) all’istruzione.
Gli oggetti principali dell’istruzione secondo Fröbel sono:
 la persona
 Dio
 la natura
Questi oggetti sono tutti accomunati dal modo in cui vengono percepiti,
ovvero quasi come intuizione da parte dell’allievo, principalmente nel
caso dell’educazione religiosa dove il bambino “percepisce” l’unità del
creato divino.

LA PEDAGOGIA DEI DONI


In conclusione, il tratto più tipico del metodo fröbeliano è quello della
pedagogia dei doni, dove l’educatore farà dono al fanciullo di una serie di
oggetti di legno con specifiche caratteristiche cognitive, la cui sequenza
viene ispirata dalla teoria dello sviluppo progressivo e continuo della
psiche infantile.
Il primo dono sarà la palla, che rappresenta l’unità e, se aggiunta ad altre,
la molteplicità; inoltre aiuterà il bambino ad allenare il corpo e la mente,
quando sarà utilizzata durante lo sviluppo del linguaggio come sostituto di
oggetti assenti.
Il secondo dono consisterà nella sfera, nel cubo e nel cilindro, che
verranno utilizzati per riconoscere i contrasti (sfera e cubo) e la loro
conciliazione (cilindro).
Il terzo dono è costituito da un cubo suddiviso in otto cubetti che serve a
far acquisire il rapporto fra le parti del tutto e far avvicinare l’allievo alle
operazioni aritmetiche e ai lavori di costruzione; verrà poi seguito da un
cubo diviso in otto mattoncini (quarto dono), poi da uno diviso in
ventisette cubetti, di cui alcuni ulteriormente divisi per le diagonali
(quinto) e da un ultimo diviso in ventisette mattoncini di cui alcuni
ulteriormente suddivisi per altezza o larghezza
Seguiranno poi doni derivanti dalla scomposizione del solido in superfici,
linee e punti per lavori sempre più articolati e complessi.
I doni rappresentano simbolicamente la progressione della conoscenza
del reale: dall’unità e dalla semplicità fino alla molteplicità e alla
complessità, sviluppando le conoscenze sulle possibilità combinatorie e la
manualità del bambino.

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