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La pedagogia romantica

e spiritualista

Marcello Tempesta
Università del Salento - Lecce
L’educazione tra famiglia e spirito nazionale

◼ Anche in campo pedagogico il pensiero di Kant rappresenta


uno snodo tra illuminismo e romanticismo. L'educazione è
sottratta alla dimensione naturalistica e intellettualistica, ed è
collocata in una dimensione morale

◼ Spetta all'educatore risolvere il complesso rapporto tra autorità


e libertà. Famiglia e scuola partecipano entrambe alla
formazione dell'uomo morale e del cittadino

◼ L'educazione si apre ad una razionalità diversa da quella degli


illuministi: la pedagogia romantica, lontana dall’egualitarismo
illuminista, esalta l’autonomia della personalità, l'attività
creatrice dello spirito, l’educazione estetica e religiosa, il lavoro
manuale, l'armonico sviluppo di tutte le facoltà personali
dell’allievo
J.H. Pestalozzi
◼ Il pedagogista svizzero Pestalozzi (1746-1827), nel contesto
dei mutamenti socio economici figli della rivoluzione francese,
rivendica il diritto all'emancipazione del popolo attraverso
l'istruzione
◼ L'educazione è elevazione dell'uomo alla dignità di essere
spirituale. L'educazione secondo natura, ispirata a serenità
interiore e armonia tra natura e vita sociale, deve tendere
perciò a spiritualità, libertà e attività, favorendo un triplice
sviluppo (fisico, morale, intellettuale) e la realizzazione dei
valori del cristianesimo
◼ L'istruzione «elementare» è quella che pone le basi di tutte le
successive costruzioni. Il metodo di Pestalozzi si costruisce
nelle esperienze di educazione popolare del collegio di Neuhof
e dell'istituto di Stans, dove sperimenta il mutuo insegnamento
◼ Nel romanzo pedagogico Leonardo e Geltrude si pone oltre il
metodismo astratto dell'illuminismo, proponendo il rispetto di
un'educazione elementare naturale e integrale, consapevole
del fatto che «la vita stessa educa». Secondo il principio della
gradazione, si passa nella fase dell'intuizione a quella della
distinzione dei particolari, alla elaborazione di giudizi e idee
F. Fröbel
◼ ll pedagogista tedesco Fröbel (1782-1852) ha ideato i
Kindergarten o giardini d'infanzia (0-7 anni), che superano la
concezione assistenziale degli Asili e delle Sale di Custodia. È
il primo ad affermare che l'attività tipica del bambino è il gioco
◼ La cultura del romanticismo forma la sua idealità,
fondamentalmente religiosa, che si condensa nell'opera più
importante, L'educazione dell'uomo. Il processo educativo deve
favorire il riconoscimento della legge del divino negli esseri
umani fin dalla più tenera età
◼ L'attività di Dio è la creazione, quella dell’uomo il lavoro, quella
del bambino il gioco (esperienza dell’incontro tra la soggettività
del bambino e l’oggettività del reale). L’educazione deve
orientare al fare produttivo, in quanto l’educazione è la
condizione perché l’uomo raggiunga il suo fine
◼ Nell’infanzia (0-6 anni) il bambino non è ancora in grado di
identificarsi pienamente; ciò avviene nella fanciullezza (6-10
anni), quando si apre alla dimensione della comunità religiosa,
nazionale, umana (Fichte: farsi tedeschi, farsi cristiani, farsi
uomini). L’iniziale autoeducazione confluisce nell’educazione
del maestro, che deve favorire autocoscienza, creatività, libertà
I Kindergarten
◼ Nel 1840 nasce a Blankenburg il primo Giardino d’infanzia,
aperto a bambini di tutte le classi sociali, finalizzato a crescita e
sviluppo naturali e scoperta di Dio come autore del mondo. Il
ruolo educativo affidato alla donna (le «maestre giardiniere»)
segnala la continuità tra scuola e famiglia.
◼ La sottolineatura del valore dell’infanzia gli guadagnò i
consensi della cultura europea. Ispirandosi all’estetica
romantica, che esalta il gioco come attività libera e creatrice,
Fröbel vede nell’attività libera da regole o anomica (il gioco
infantile), la strada per l’attività eteronoma (il lavoro assegnato)
e poi per quella autonoma (il lavoro libero)
◼ Il riconoscimento della dimensione simbolica attribuita dal
bambino all’attività ludica e ai giocattoli, lo porta all’invenzione
dei doni, oggetti geometrici di legno o stoffa che favoriscono la
conoscenza di forma e numero, strutture dei fenomeni naturali
e leggi che regolano il mondo
◼ Nei Kindergarten sono vietati insegnamenti nozionistici,
catechetici, mnemonici, viene potenziato il gusto
dell’apprendere nei vari ambiti, viene favorita la libera scelta di
attività, come giardinaggio o allevamento, per sostenere lo
sviluppo spontaneo della personalità
J.F. Herbart
◼ Il problema della scientificità e dell’autonomia della pedagogia,
intesa come teoria dell’educazione non fondata su incerte
regole empiriche, è al centro della riflessione del pensatore
tedesco Herbart (1776-1841).
◼ Critica verso il pensiero di Kant e verso l’idealismo, la sua
filosofia afferma la molteplicità dei reali e la pluralità dei soggetti
e pone la formazione del carattere morale come fine
dell’educazione: la pedagogia come scienza dipende dal
coniugarsi dell’etica (scienza dei fini) con la psicologia (scienza
dei mezzi)
◼ Supera il naturalismo asociale di Rousseau, il conformismo
della pedagogia empirista, l’autoeducazione di Pestalozzi e
afferma la centralità dell’istruzione come principio pedagogico:
il legame che unisce fini e mezzi è dato dalla cultura, dai
contenuti dell’istruzione
◼ Herbart strappa il lavoro dell’insegnamento alla routine e al
caso (come sottolineato da Dewey) e lo sistematizza in modo
rigoroso, sia per quanto riguarda i gradi formali dell’istruzione
(analisi, sintesi, chiarezza, associazione, sistemazione,
metodo), sia per quanto il lavoro dell’educatore
La pedagogia spiritualista del Risorgimento
◼ In epoca napoleonica importanti cambiamenti nella scuola
elementare o «primitiva» italiana (obbligatoria e gratuita,
centrata sul leggere, scrivere e far di conto, sulla formazione
del cittadino attraverso il Catechismo civico) e in quella
superiore (istituzione di Ginnasi e Licei governati dallo Stato)
◼ Durante la Restaurazione, la scuola elementare torna ad
essere affidata alla Chiesa, con una fioritura di congregazioni
religiose dedicate all’istruzione gratuita dei figli dei poveri
(Scuole di Carità e Pavoniani), all’educazione delle ragazze
(Canossiane) alla formazione delle maestre (Suore di Maria
Bambina)
◼ Con Rosmini e Lambruschini la pedagogia procede oltre
l’Illuminismo, riafferma i valori del Cristianesimo come alimento
della vita interiore e li coniuga con la mutata realtà sociale,
cercando una conciliazione tra ideali civili e tradizione religiosa,
ragione e rivelazione, libertà di coscienza e autorità
◼ Per loro il Cristianesimo rappresenta il principio spirituale
rigeneratore di un nuovo ordine sociale, politico e culturale che
si radica in un’antropologia tesa al bene personale e comune
A. Rosmini
◼ Amico di due altri grandi protagonisti del cattolicesimo liberale
come Gioberti e Manzoni, il sacerdote Rosmini (1797-1855)
testimonia il suo attaccamento ad una Chiesa che vorrebbe
libera da quelle 5 piaghe da lui individuate e capace di
salvaguardare la persona dallo strapotere moderno dello Stato
◼ Oppositore del sensismo e dell’empirismo, elabora una
gnoseologia fondata sull’Idea dell’Essere, unica idea posseduta
a priori, posta da Dio all’interno dell’uomo. Tale visione fonda
l’aspetto centrale della sua pedagogia, ossia la metodica, che
sottolinea il carattere unitario e globale della percezione
infantile (come mostreranno le «scuole nuove» del ’900)
◼ Sottolinea il valore della persona come soggetto sussistente,
criticando sia l’individualismo e l’utilitarismo empirista, sia la
dissoluzione idealista dell’individuo nell’assoluto
◼ L’unità dell’educazione (1827) sottolinea che il compito
dell’uomo, riconosciuto in Dio il suo destino e nella religione il
fondamento dell’educazione, è quello di operare
responsabilmente nelle attività terrene e in quelle educative in
particolare (come esemplificato dalle Suore della Provvidenza,
ramo femminile dell’Istituto di Carità, l’ordine da lui fondato)
R. Lambruschini
◼ Anche Lambruschini (1788-1873) è un uomo di Chiesa, come i
maggiori esponenti della pedagogia spiritualista risorgimentale.
Le sue idee liberali fanno fatica ad emergere nel clima della
Restaurazione, mentre dopo l’Unità d’Italia otterrà significativi
riconoscimenti (fu anche Senatore del Regno)
◼ Oltre ad elaborare una teoria pedagogica, si impegna nella
scuola di San Cerbone, valorizza il mutuo insegnamento, fonda
il periodico pedagogico Guida dell’educatore, dedicato alla
pedagogia (educazione) e alla didattica (istruzione)
◼ L’ideale educativo di Lambruschini è un sapiente equilibrio tra
autonomia ed eteronomia, lontano dall’«autorità che comanda»
e spontaneismo fondato sulla «libera natura del bambino»
◼ L’educatore deve mettere in atto una educazione diretta (una
mediazione pedagogica) e una educazione indiretta (fondata
sull’ambiente e sul contesto di apprendimento). La sua «scuola
d’amore paziente» valorizza ogni bambino con persuasione ed
affetto, lavora sulle dimensioni della relazione educativa che
riguardano l’educatore, anticipa il valore educativo del lavoro, la
presenza di idee-madri nell’apprendimento, il metodo delle
parole normali per la lettura globale
F. Aporti e G. Bosco
◼ Nel 1829 a Cremona, Aporti (1791-1858) crea la prima «scuola
infantile» gratuita per bambini da due anni e mezzo a sei anni.
In contemporanea con l’opera educativa di Fröbel, gli asili
aportiani si diffondono nell’Italia del Nord grazie all’appoggio
dell’aristocrazia illuminata
◼ Insieme all’insegnamento intuitivo della lingua materna orale e
scritta, prevede l’educazione fisica, intellettuale, morale,
religiosa e l’attenzione a promuovere sentimenti prosociali. Il
modello dell’asilo aportiano corre il rischio dell’enciclopedismo
e per questo nella seconda metà dell’800 verrà generalmente
sostituito dal Giardino d’infanzia fröebeliano
◼ Nel quartiere popolare di Valdocco (Torino) nasce l’esperienza
salesiana di S. Giovanni Bosco (1815-1888), che si diffonderà
nel mondo. Dedizione verso il popolo minuto e i bisogni
educativi dei giovani di questa classe.
◼ Bosco propone una sintesi educativa empirica ed esperienziale
senza sistematicità pedagogica, fondata sull’educazione
cristiana ma senza trascurare gli aspetti umani della vita, la
crescita nell’allegria come «onesti cittadini e buoni cristiani».
Amorevolezza, ragione e religione sono il cuore del Sistema
preventivo, che esalta operosità e e svago
La scuola infantile ed elementare del Regno
d’Italia
◼ Dopo l’Unità d’Italia, all’asilo aportiano si affianca il metodo
fröebeliano, dando vita ad una sorta di metodo misto. A fine
secolo si registra un primo intervento dello Stato, non tanto
nella gestione diretta delle scuole infantili (che restano in carico
alle «opere pie»), quanto nel riconoscimento professionale
delle maestre di scuola infantile e del loro tirocinio
◼ Del 1914 sono i programmi per l’educazione dell’infanzia redatti
da una Commissione ministeriale della quale fa parte Pietro
Pasquali, che concorre all’affermazione dell’asilo fröebeliano
◼ La scuola elementare, creata dalla legge Casati nel 1859 nel
Regno dei Savoia, si estende dopo l’Unità a tutta Italia:
costituisce un apparato ideologico, tecnico, giuridico-
amministrativo dello Stato capace di «cittadinizzare» il
«secondo popolo», lontano dai costumi del «primo popolo»
◼ Centralità di lingua italiana, insegnamento religioso, lettura e
scrittura, aritmetica. Obbligo fino a due anni, poi fino a tre
(legge Coppino del 1877), poi fino a quattro; aggiunta del
«corso popolare», un ulteriore biennio complementare. Lotta
all’analfabetismo, particolarmente diffuso al Sud

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