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Manuale di pedagogia sociale

Pedagogia
Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA)
25 pag.

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MANUALE DI PEDAGOGIA SOCIALE
1 Introduzione: cosa è la pedagogia sociale
Natorp è universalmente riconosciuto come il fondatore della pedagogia so .. ciale, così come la
Germania è ritenuta èsseme, oltre che la culla, il luogo del suo maggiore sviluppo.
1 .1 .1 _ Natorp
Natorp concepisce, quindi la Pedagogia sociale come un antidoto all “individualismo e struttura il
suo pensiero intorno al concetto di comunità , in quanto egli sosteneva che «Tutta I'attività
educativa è fondata sulla comunità. Per Natorp ciò che caratterizza la comunità è la solidarietà e,
quindi, la capacità di ogni persona che ne fa parte di essere responsabile nei confronti degli altri.
Infatti secondo lui la comunità esiste solo quando si è «Tutti per uno e uno per tutti». La comunità
esiste solo grazie all'educazione, che ne garantisce l'unità. Per quanto riguarda, invece, il fatto che la
relazione è indispensabile alla formazione della coscienza personale dell'individuo egli afferma che
essa «si sviluppa solo in opposizione e, nello stesso tempo, in relazione positiva con le altre
coscienze; nessuna intelligenza di se stessi esiste senza la base dell'intelligenza con gli altri; Come
prima detto, un altro concetto centrale in Natorp riguarda il ruolo essenziale che la volontà gioca
nell'educazione. Per questo autore, infatti «dall'educazione della volontà dipende tutta
l'educazione». Dopo 1' esperienza tragica della prima guerra mondiale Natorp accentuò
ulteriormente il carattere di critica sociale della sua concezione pedagogica.
1.1.2. H.Nohl
A differenza di Natorp, Nohl concepisce la pedagogia sociale come una parte, finalizzata alla
formazione popolare, della pedagogia generale. Essa si proponeva di dare risposta ai bisogni
emergenti in Germania in quel periodo e che riguardavano in particolare i giovani, i detenuti, i
lavoratori, le donne, i bambini e gli emarginati di ogni tipo. Secondo Nohl la risposta a questi
bisogni avrebbe ridato vitalità alla nazione tedesca. In questo quadro la pedagogia sociale definisce,
seppure come abbozzo, i tre compiti principali che la caratterizzano: prevenzione, aiuto e cura.
Nohl nella sua pedagogia sociale assegna un ruolo importante alla relazione. Infatti per lui ogni
giovane è un Tu, con il quale l'educatore deve stabilire una relazione educativa tale da consentire
allo stesso giovane di avvicinarsi al suo essere ideale. Con I 'avvento del nazismo l'impetuoso
sviluppo della pedagogia sociale subisce un momento di forte ristagno se non di regressione. I
problemi che la Pedagogia sociale si trovò ad affrontare subito dopo la fine della seconda guerra
mondiale erano quelli prodotti dalle conseguenze della guerra sull'infanzia e sulla gioventù.
PAG 16-21 SUL LIBRO
1.3 proposta di definizione
Nella tradizione italiana la pedagogia sociale, come si è visto, «Definisce cosa deve fare la società
non tanto per I' educazione ma per poter essere educante> Questa concezione indica che il compito
rilevante della pedagogia sociale è quello di rendere consapevole la società di cosa deve fare,
attraverso le istituzioni, le associazioni, i gruppi e singoli al fine di divenire realmente un luogo
educativo. Sulla base di quanto detto si può proporre la seguente definizione della pedagogia
sociale : «La pedagogia sociale è la scienza della società educante, volta promuovere nei gruppi e
nelle istituzioni sociali la conoscenza della loro funzione educante e I' azione necessaria a far si
che esse siano in modo efficace il luogo in cui la persone realizzano lo sviluppo della propria
umanità particolare e, nel contempo, assolvono alla funzione della riproduzione della società e
della sua cultura. Oltre a questa conoscenza e a questa azione la pedagogia sociale promuove le
attività specializzate di educazione sociale in grado di sostenere la prevenzione e il recupero delle
situazionì di devianza, marginalità o portatrici di problemi esistenziali».
3 La socializzazione
3.1 socializzazione, educazione e inculturazione
Ogni società umana per potersi conservare e riprodurre deve svolgere al proprio interno una attività
socializzativa e integrativa tesa a far sì che le nuove generazioni acquisiscano quei valori, quelle
norme, quegli atteggiamenti e quei comportamenti che consentono loro la progressiva appartenenza
e partecipazione alla vita sociale. Tuttavia questo duplice compito delle attività di socializzazione

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produce sempre una tensione tra il bisogno della persona di appartenenza, di riconoscimento e di
stima da parte del gruppo sociale di cui fa parte e quelle di autonomia, di distinzione rispetto al
gruppo, cioè di individualizzazione. Spesso la socializzazione è considerata sinonima di educazione,
quando non addirittura il processo sociale che contiene al proprio interno l'educazione. E
necessario, invece precisare che esiste una precisa distinzione tra i due processi formativi costituita
dall'intenzionalità e dalla metodicità. Infatti, con il termine educazione si intende la relazione
intenzionale che un adulto, cui la società attribuisce il ruolo di educatore, stabilisce con un giovane
per far si che questi acquisisca, coscientemente e criticamente, il patrimonio dei testi, dei codici, dei
valori e delle regole istituzionali che costituiscono la cultura e il tessuto organizzativo della società
in cui vive. La relazione educativa, per essere tale, deve essere strutturata secondo un metodo, e
cioè secondo una sequenza logicamente coerente di azioni, e deve utilizzare i luoghi e gli strumenti
che la società ha predisposto per tale scopo.
3 2I modelli sociologici del processo di socializzazione
Come si è detto all “inizio del capitolo i diversi modelli di socializzazione si caratterizzano per il
differente modo che hanno di “risolvere” l'antinomia tra la continuità sociale e·
l'individualizzazione dei singoli membri delle nuove generazioni. I tre modelli che maggiormente si
distinguono e caratterizzano nella soluzione di questa antinomia sono quello funzionalista, quello
conflittualista e quello interazionista simbolico.
3 2 1 il modello funzionalista
Il primo modello quello funzionalista, ha alla base il pensiero di Durkheim. Il pensiero di Durkheim
si manifesta nel ruolo integrazionista affidato alla socializzazione ed all' educazione, che
perseguono il fine di consentire la stabilità e la continuità della società· La soluzione dell'antinomia
in Durkheim è totalmente sbilanciata verso la riproduzione della società. E ciò non stupisce, visto
che egli considera la società portatrice di un primato storico, logico e morale nei confronti
dell'uomo. Perché la società possa svolgere questo processo di “umanizzazione” è necessario che
essa sia ben organizzata ed armonica. Parson partendo da questa concezione di durkheim , ha
elaborato un modello che prevede la distinzione tra una socializzazione primaria e una secondaria.
La socializzazione primaria, che è quella che avviene essenzialmente all'interno della famiglia o di
un suo sostituto. La socializzazione secondaria, che avviene prevalentemente all'interno della
scuola, fondandosi sulle interiorizzazioni prodotte dalla socializzazione primaria sviluppa
l'apprendimento delle motivazioni, delle conoscenze e 'delle capacità necessarie allo svolgimento
dei ruoli adulti. Parsons indica in cinque i meccanismi di apprendimento che sono alla base della
socializzazione. - Il primo è costituito dal rafforzamento-estinzione ( premio o punizione) ; - Il
secondo meccanismo è quello dell'inibizione ( no determinate azioni) ;- il terzo è la sostituzione
( altro oggetto che gratifica) ;- Il quarto è quello dell'imitazione ( per acquisire abilità)
;- infine l'identificazione.
Tra i cinque meccanismi giocano un ruolo particolare quello dell'identificazione e dell'imitazione. Il
primo è quello più importante nel corso della socializzazione primaria, mentre il secondo in Quella
secondaria. é necessario sottolineare che all 'interno della socializzazione secondaria, e quindi
scolastica, compaiono due dimensioni fondamentali. La prima è quella cognitiva o intellettuale,
mentre la seconda è quella morale, essendo riferita al comportamento.
3 2 2 il modello conflittualista
Questo modello, che ha alla base la concezione dei rapporti sociali in termini di conflitto e di lotta
di classe, vede nella socializzazione la riproduzione dei rapporti di forza e, conseguentemente, della
ineguale ripartizione delle risorse esistenti in un dato momento storico. Questo significa che l'ordine
sociale che la socializzazione mira a costruire non è visto, al contrario dei funzionalisti, come il
bene comune, ma solo come l'affermazione del dominio di classe, del potere e dei privilegi di coloro
che controllano il sistema produttivo. All 'interno di questo modello sono presenti due varianti:
quella della riproduzione sociale e quella della riproduzione culturale. Questo approccio alla
socializzazione è portatore della negazione della libertà del oggetto, in quanto è gravato da un
determinismo, venato di pessimismo, che non lascia spazio alle azioni individuali, consentito di
denunciare quei condizionamenti che spesso impediscono alle persone che appartengono alle classi

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sociali inferiori di sviluppare le loro potenzialità umane.
3 2 3 il modello interazionista-fenomenologico
Si può affermare che questo modello si fonda su una concezione della realtà sociale come prodotto
dell'attività delle persone che sono dotate della capacità di produrre segni di tipo simbolico.
Il significato, l'interpretazione degli oggetti e delle situazioni che si incontrano nella loro vita
quotidiana costituisce la base dell'azione di costruzione della realtà sociale· È il dare significato,
infatti ciò che rende le persone capaci di negoziare le loro attività quotidiane. Questa
interiorizzazione avviene per mezzo dei processi da descritti da Parsons. Infatti, nella
socializzazione primaria il bambino scopre se stesso, diventando capace di identificarsi, grazie
all'identificazione con le persone con cui è in relazione. nella socializzazione secondaria, la realtà
interiorizzata nella socializzazione primaria, viene problematizzata ed elaborata attraverso la
scoperta da parte del bambino il mondo dei suoi genitori non è I 'unico mondo, ma che esistono altri
mondi. In questo modello di socializzazione l'antinomia è affrontata e risolta verso il ver- sante
della realizzazione della persona più che su quello della riproduzione sociale, pur non trascurando
quest'ultima.
3 3 I modelli antropologici: l'inculturazione
L'inculturazione è quel processo attraverso cui si apprende una cultura, in parallelo con il
linguaggio, e che dura praticamente tutta la vita. In questo processo giocano, come già sottolineato a
proposito della socializzazione, i meccanismi di apprendimento dell'identificazione e
dell'imitazione. Nell 'apprendimento della cultura gioca un ruolo fondamentale quello del
linguaggio.
3 3 1 I primi stadi dell'inculturazione
Il processo di inculturazione comincia quando il bambino è ancora nel grembo materno.Non si tratta
comunque solo dell'interazione con l'ambiente fisico/naturale ma anche con I 'ambiente culturale,
perché tutte le culture, possiedono delle credenze specifiche intorno al bambino nel grembo materno
e ai comportamenti che le madri in gravidanza debbono evitare.
Ogni prescrizione culturale deve fare i conti con la variabilità individuale, prodotta dall'unicità
organica.Il parto e la nascita costituiscono un momento importante del processo di inculturazione,
il neonato trova, a seconda della cultura in cui nasce, una grande varietà di modi diversi in cui ci si
prende cura di lui. IL neonato ricerca l'interazione, svolge delle attività di propria iniziativa.
L'interazione rivela la sua essenziale importanza nel processo di inculturazione e quindi, di
socializzazione anche in questa prima fase della vita postnatale. Quando questa interazione non si
sviluppa ha degli effetti negativi sulla formazione della persona. Senza l'interazione con le persone
questo mini scienziato non potrà sviluppare le sue potenzialità.L'incontro con le persone, che sono
cultura vivente, è fondamentale per lo sviluppo del nuovo nato. L'inculturazione nelle prime fasi
della vita si gioca nello stesso terreno dell 'educazione. Anzi si può dire che l'inculturazione è il
nome dell'educazione nelle prime fasi della vita. Inoltre impara a distinguere il suo io dagli altri
oggetti.
3_3.2. Gli stadi ulteriori dell'incolturazione
Aumentano le interazioni con il mondo e con gli altri bambini. In questa fase chiaramente I
“inculturazione e la socializzazione in molti casi si sovrappongono e si comprende, quindi, il
motivo per cui molti studiosi hanno fatto dei due processi uno solo: quello della socializzazione.
L'apertura verso il mondo da parte del bambino ora avviene molto precocemente. Ma l'infanzia è
stata inventata solo alla fine dell'ottocento. Prima si cercava di nascondere le cose piu sconcie ai
bambini e i piani scolastici erano ben programmati ora con la televisione i bambini hanno bruciato
le tappe. Ma non solo, anche se inconsapevolmente, il bambino viene sempre più .trattato come un
piccolo adulto e vengono di conseguenza eliminate le protezioni che lo separavano dalla ruvidezza
della vita.
3 3 2 1 Gli elementi costitutivi dell'inculturazione
Gli elementi costitutivi del processo di inculturazione, che vanno dalla seconda-in- fanzia
all'adolescenza, sono costituiti dall'apprendimento del linguaggio, dall'ingresso in una carriera
sociale e dalla sottomissione al controllo sociale, ovvero dal conformare i propri comportamenti alle

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norme sociali. I bambini e poi gli adolescenti e gli adulti devono scoprire e apprendere i
comportamenti sociali. Ogni carriera prevede dei riti di passaggio. Questo significa anche che le
agenzie che intervengono in questo processo sono numerose e danno vita ad un vero e proprio
policentrismo formativo. Questo fa si che le carriere sociali siano caratterizzate dall'individualismo.
3 4 I modelli psicologici: lo sviluppo sociali
L'espressione .. sviluppo sociale” indica la progressiva trasformazione della qualità delle relazioni
sociali che avviene nel corso della vita delle persone, in ogni eta avvengono dei cambiamenti nella
vita delle persone che si riflettono nel suo comportamento sociale.
3 4 1Prima infanzia
Il periodo della prima infanzia va dalla nascita ai tre anni e copre i primi due stadi degli otto in cui
Erikson ha suddiviso lo sviluppo sociale lo.. · L'apertura al mondo e in particolare agli altri nel
neonato avviene attraverso la relazione con la persona che si prende cura di lui. Questa fiducia è il
nucleo di base. La conclusione a cui Spitz giunse sulla base di queste osservazioni fu che i bambini
morivano o si sviluppavano in modo carente per I'assenza di un caldo contatto corporeo di
appropiati stimoli affettivi. ( esperimento mamme artificiali sviluppo). La conclusione cui giunse
Harlow fu che il calore del contatto era più importanti iel nutrimento nel determinare l'attaccamento
al simulacro materno. Partendo da questi studi Bowlby elaborò una teoria secondo la quale il
bambino stabilisce un attaccamento nei confronti della persona che gli offre in modo continuo un
contatto fisico confortevole. Nello sviluppo giocano un ruolo fondamentale sia la mamma che il
bambino che senza un attaccamento sicuro rischierà di rimanere imprigionato nel proprio
3 4 2 Seconda infanzia
La seconda infanzia copre il periodo che va dai tre anni siro alla pubertà e corri- ponde al terzo ed al
quarto stadio dello sviluppo di Erikson. Nella prima infanzia il bambino ha conquistato la capacità
di controllare le proprie azioni. Il tentativo di )rogrammazione delle proprie azioni genera nel
bambino una crisi che riguarda la sua sbifità programmatoria. Se questa crisi viene superata
positivamente egli acquisisce la fiducia nelle proprie capacità. Se, al contrario, la crisi non viene
supe- rata il bambino maturerà un profondo senso di inadeguatezza personale. Un ruolo importante
nell'acquisizione di questa abilità programmatoria è svolto dal gioco, che permette al bambino di
sperimentare l'efficacia dei suoi progetti e delle sue iniziative. E Piaget dice che inisieme al gioco
aquisisce anche i principi morali. Infine per Erikson il gioco aiuta il bambino ad affrontare meglio
le crisi emotive. Il gioco non svolge un ruolo importante solo nell'acquisizione delle abilità pro·
.rarumatorie ma anche nell'acquisizione, immediatamente successiva, di quella compe- enza che
Erikson definisce industriosità. Infatti attraverso il gioco, a cui si affiancano lo studio delle materie
scolastiche, i svoretti di casa, la cura degli interessi personali scelti in modo autonomo, il bambino
pprende «il piacere di portare a termine un lavoro; applicandosi con attenzione e diligenza
costanti>. I genitori sono rilevanti perche indicano le attività da svolgere. Secondo Hoffman i
genitori attuano tre forme di contenimento.
La prima forma di contenimento è fondata sulla manifestazione dell'autorità da par- : e dei geni tori
attraverso il ricorso a ricompense e, soprattutto, a punizioni, reali.
Nella seconda forma il contenimento avviene attraverso il rifiuto affettivo io quanto/ i genitori
manifestano la loro disapprovazione non nei confronti dell'azione compiuta.
La terza forma, che Hoffman ritiene la migliore, fa uso della capacità di empatia del .ambino per
farlo riflettere, di solito attraverso una argomentazione verbale.
Può succedere volte che sia il bambino ad influenzare i genitori. In questa fase, oltre la famiglia,
gioca un ruolo importante anche la scuola che tende spesso a modificare la naturale propensione dei
bambini verso relazioni con i pari età di tipo cooperativo costringendoli a lavorare in modo
competitivo.
3 4 2 La preadolescenza
La preadolescenza è quell' età che si colloca tra i margini mobili della seconda in- fanzia e quelli
dell'adolescenza e che ancora oggi, nonostante che negli ultimi vent'anni vi sia stata una indubbia
crescita di attenzione. E' difficilmene riconoscibile perchè è ambigua ha un po dell'adolescenza e un
po dell'infanzia. Il preadolescente è come un migrante che si porta appresso anche le cose vecchie

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tramite 4 passaggi
3 4 3 1 La migrazione dal corpo infantile al corpo adulto capace di generare
L'acquisizione della coscienza autonoma di sé nel preadolescente passa attraverso m mutato
rapporto con il proprio corpo. Con un corpo che, tra l'altro, vive una profonda trasformazione.
Aumenta di altezza e peso. I cambiamenti fanno cambiare la percezione di sé è piu attento ai
dettagli ma questo a volte gli crea ansia. Richieste di maggiore privacy con il vestirsi come vuole.
3 4 3 2 La migrazione dal pensiero logico - operativo a quello logico-formale
nella preadolescenza si avvia la lenta migrazione dal pensiero logico-operativo a quello logico
formale che si concluderà solo nell'adolescenza. La maturazione neuro-biologica che si verifica in
questa età permette di utilizzare, ad un notevole livello di efficienza, i dati e le informazioni e di
trasformarli in insiemi caratterizzati dalla pre' senza di nuovi e originali legami tra le informazioni.
3 4 3 3 il primo tratto della migrazione dalla dipendenza dalla famiglia di origine all'autonomia
L'atteggiamento del preadolescente nei confronti della famiglia è ambivalente in quanto da un lato
desidera una piena integrazione nella vita familiare e dal! 'altro lato cerca di prendere la distanze
dalla famiglia. Desidera stare fuori casa, lontano dalla sua famiglia, con gli amici ma nello stesso
tempo ha bisogno di sentirsi atteso controllato dalla stessa famiglia. Mette alla prova il legame ma
non può romperlo.
3 4 3 4 La migrazione dallo spazio protetto a quello aperto, da quello familiare a quello personale
I confini spazio tempo prima venivano gestiti dai genitori ora iniziano a programmarli da soli e sono
i genitori che devono organizzare lasciare liberi i figli di gestirlo sempre sotto l'occhio vigile nella
relazione con i pari età. Negli ultimi anni l'inizio di questi 4 fasi è stato anticipato, inizierebbe
intorno agli 8 anni e finirebbe ai 13.
3 4 3 L'adolescenza
molto recente inventata all'inizio del 900. ·:Nella sua relativamente breve vita questa età ha già
subito delle significative tra sformazioni, di cui I 'ultima è ancora in corso. Negli anni 70 è statta
riconosciuta come età di vita, prima era età di passaggio. Questo sta facendo si che, oltre ad
allungarsi, il tempo della giovinezza si stia differenziando. C'è difficoltà nel distinguere giovinezza
e adolescenza.
3 4 4 1 L'individualizzazione dei oercorsi di” crescita
gli adolescenti oggi vivono quella caratteristica dominante che segna la vita delle società che sono
oltre la modernità., e che fa dire a molti autorevoli sociologi che la società attuale è una società di
individui. Infatti, in questa società I 'individuo assume una centralità assoluta e si vede assegnato in
modo esclusivo I 'onere di tessere I' ordito della sua vita e la responsabilità totale del successo o del
fallimento è tutto sulle sue spalle. Questo fenomeno è dato dal processo di individuazione all'interno
della società
3 4 4 2 il comportamento aggressivo nella ricerca dell'autonomia e dell'identità
questa ricerca viene resa ancora più difficile dall'assenza di riferimenti pre-assegnati e a navore
anche politiche che fanno si che l'adolescente sia costretto ad attaccare il mondo dell'adulti per
trovare la sua identità
34 4 3. Ricerca di identità e progetto di futuro
Nella ricerca di identità dell'adolescenza gioca un ruolo importante anche la scelta del proprio
futuro che comincia con quella del corso di studi della scuola secondaria superiore. In questo
periodo i pari età sono fondamentali. Occorre sottolineare che il gruppo dei pari, si configura come
lo spazio protetto dove l'adolescente può sperimentare le sue attività e in cui vede i cambiamenti
che sta realizzando.
La conquista dell'identià comporta: temporalità matura; un sé unitario; capità di assumere ruoli
sociali; svolgere compiti; imporre ideali.
3 4 4 La giovinezza
L'età giovanile, in misura decisamente maggiore delle altre età in cui si articola lungo I 'asse del
tempo la vita delle persone, è una costruzione sociale e culturale. Si sta differenziando in modo
netto dall'adolescenza. Si è creato un forte scarto fra la fine dell'adolescenza e lingresso nella vita
adulta. Infatti in quasi tutti i paesi europei esistono degli scarti, ad esempio, tra la fine degli studi e

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l'inizio della vita professionale e tra l'abbandono della casa dei genitori e il matrimonio. Questi
scarti fanno si che non vi sia più la connessione tra queste quattro soglie e che il tradizionale
momento di fine della giovinezza non sia immediatamente seguito Iall 'ingresso nel} 'età adulta ma,
da un periodo dai caratteri ambigui che però viene ascritto alla giovinezza. È uguale in tutta europa,
Galland ha individuato che in tutta europa esistono 3 modelli del prolungamento della giovinezza.
Il modello mediterraneo 4 tratti : prolungamento scolarità; precarietà fine studi; vivere con i genitori
per lungo tempo; uscire di casa dopo il matrimonio.
Modello nordico escono prima di casa ma si sposano più tardi. Modello inglese entrano presto nel
mondo del lavoro ma non hanno figli per lungo tempo.
Questo prolungamento della gioveniezza ha effetto sulla popolazione con un invecchiamento
progressivo.
3 4 5 L'adultità
L'uomo quando diventa adulto inizia un processo di restituzione alla socetà che gli ha fornito le basi
per la crazione della sua identità e ora deve restituire alla società in un ciclo di Noi -io- Noi. Tra gli
obbietti principali del restituire alla società tramite il noi c'è( i primi due ) :
3 4 6 1 li superamento del sesso
Il superamento del sesso è l'azione attraverso cui la persona wnana cerca la completezza e I 'unità
interiore delle componenti, spesso contraddittorie, che formano la sua natura. L'età adulta, specie
quella più matura, la mezza età per intendersi, richiede invece il dialogo armonico tra queste stesse
componenti. La ricerca di dialogo del proprio carattere sessuale con il suo opposto è fonte di ar-iI
monia, di completezza ed è una profonda molla all'affermarsi di uno stile di vita più equiibrato
maturo e spirituale.
3 4 6 2 il superamento dell'età
L'adulto apra la sua età e, quindi, il suo ruolo sociale e il suo stile di vita alla ricchezza esistenziale
che è presente nelle altre età se vuole perseguire la completezza e l'unità del suo essere. Per l'adulto,
ad esempio, divenire come un bambino può voler significare, tra gli infiniti significati possibili ,
recuperare la curiosità. La flessibilità dell'eta permette alla persone di tendere alla completezza e di
rimanere aperta all'apprendimento.
3 4 6 3L'adulto verso l'unità del suo Sé e della sua vita
L'adulto vive la sua vita in base hai ruoli sociali che indossa, il rulo non diventa più una parte ma
diventa il tutto che muove le nostre motivazioni, diventa la bese della nostra identià. L'adulto deve
distanziarsi da essa per avere un identità tutta sua.
3 4 6 La vecchiaia
la nostra società dice che l'anziano non è bello. Questo disagio della condizione di vita dell' anziano
non nasce però solo dagli ac- ciacchi psicofisici ma, soprattutto, dal fatto che Ia cultura sociale
attuale non f omise e alcun orizzonte di senso alla persona anziana. Si è ridotto ai minimi termini
l'importanza della memoria e l'anziano è diventato un peso per la società è solo tramite la selenità
che l'uomo può raggiungere l'individuazione, l'obbiettivo principale della nostra vita e può esssere
raggiunto solo nella terza età, viviamo di più per poi non essere considerati importanti.

4 Disagio giovanile e devianza


I processi di socializzazione, inculturazione e di educazione non producono sempre e
necessariamente una integrazione agli stili di vita, ai valori ed alle norme sociali do· minanti, ma
possono anche produrre percorsi di trasgressione e/o di devianza, che: nel linguaggio odierno spesso
vengono indicati con l'espressione “disagio giovanile'.
4 1 Centro e periferia
Solita storia di centro e periferia fatta di credenze e comportamenti sociali, ogni società ha bisogno
di un sistema di valori centrali nel quale un uomo possa identificarsi, conneso al concetto di centro
c'è quello di periferia che indica tutte le persone che hanno una condivisione minore del sistema
centrale. Bisogna esserci dialogo centro periferia per avere equilibrio nella società, deve avere un
doppio movimento centro-periferia (da stabilità) e periferia centro ( da innovazione). Senza il primo
si va in un sistema conservatore senza il secondo si ha una rivoluzione. Ci può essere un terzo

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movimento quello dell'imbarbarimento.
4 1 1 Controllo sociale, non conformismo e devianza
La comunicazione periferia centro è dove si sviluppa il non conformismo che va diviso dalla
devianza perche il primo con gruppi sociali o in singolo è qualcosa che si distacca dal centro ma è
fatto alla luce del sole a differenza del socondo fatto al buoi e che non si comporta per cambiare
qualla regola ma solo per infrangerla. Un altra distinzione è fatta dalla società e da come lo
percepisce, quindi una società puo percepire la cosa in modo deviante e un altra in modo
anticonformista. La devianza è la reazione delle persone nei confronti di tipi particolari di
comportamento e quindi dell'etichettamento di questi comportamenti come devianti.
4 2 il disagio giovanile
L'ampiezza di vissuti, soprattutto in rapporto all'intensità e alla profondità del-esperienaa di
malessere, rende la parola disagio un po' ambigua e, quindi, poco precisa nel designare una
situazione esistenziale . Questa ambiguità si esprime allorquando” la parola è utilizzata in
associazione all'aggettivo giovanile.Si può affermare che l'espressione “disagio giovanile” esprime
un approccio al mondo giovanile ed ai suoi problemi di tipo debole, sfumato che serve ad alcuni
perII; attribuire la condizione di disagio alla gran parte dei giovani ed ad altri per rendere più
generici ed astratti, depersonalizzandoli.
Questo mutamento è avvenuto negli anni 70 quando i giovani potevano compiere un mutamento
sociale e quindi da portatori di cambiemnto sono stati etichettati come portatori di disagi e problemi
, oggi i giovani sono visti come problematici e non come prodotto di una societa che deve evolversi
con il mancato riconoscimento delle proprie capacità. Gli adulti si dimenticano di essere stati
giovani e con comportamenti figli del consumismo decidono di trasferire il loro fallimento
generazionale sui giovani senza svolgere il loro compito primario nell'educazione proprio dei
giovani. Esiste nel mondo giovanile sia un disagio conclamato quanto uno nascosto.
4 2 2 I fattori socioculturali di produzione del disagio
Tra i fattori produttori di disagio ci sono i valori che orientano la vita del giovane
4 2 2 1 i valori
Tra le cause più direttamente legate alla cultura sociale si segnala con la massirna evidenza un
particolare sistema di valori' la cui presenza, è significativamente maggiore nei giovani che vivono
o hanno vissuto l'esperienza del disagio. Nellorizzonte culturale ed esistenziale di questi giovani
appare molto forte la pre- senza di un insieme di valori che è definibile come quello della vita intesa
come ricerca del piacere, dell'avventura, dell'eccitazione e della novità. Il sistema di valori
consumisti in cui viviamo è portatore di disagio. La possibilità peri giovani di poter raggiungere in
modo agevole un sistema di trasgressione come sesso alcol ecc senza riscontrare un limite dall'altra
parte può potare a sitazioni di disagio e quando non trova sul proprio cammino un altro che come
lui deve rispettare il prossimo porta al disagio giovanile e alla distruttività personale. Quando invece
vengono condivisi valori dell'armonia interiore e della'alterità solidale quest'insieme di individuo
sara portatrice di di ideali di agio.
4 2 3 2 la famiglia
Quando la famiglia non riesce a svolgere le funzioni complesse di cui è depositaria essa diviene un
luogo favorevole alla produzione del disagio nelle nuove generazioni.
4 2 3 3 la dispersione scolastica
la scuola ancora non si è riuscita ad emanciparsi dalla funzione di riproduzione di disuguglianze
sociali. Molti bambini che avrebbero bisogno dell'aiuto della scuola vengono ccciati o non aiutati.
4 2 3 4 il gruppo dei pari·
Il gruppo dei pari è, in alcuni contesti sociali urbani, uno dei luoghi cli formazione iel disagio in
quanto in queste realtà qualche volta accade che il sistema di norme che il gruppo informale elabora
siano devianti rispetto a quelle tipiche della società in cui esso è inserito. In queste realtà, infatti, per
appartenere al gruppo è necessario assumere alcuni valori e praticare alcune condotte, definite come
devianti o perlomeno marginalizzanti nella cultura sociale.
4 2 3 5 l'ambiente urbano molti ghetti lontani dal centor sono lasciati a se stessi a morire
4 2 3 6 la carenza del lavoro

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la disoccupazione è sicuramente uno dei maggario fonti di stres e di disagio, l'italia è uuno dei paesi
con il più alto tassi di disoccupazione giovanile. C'èe parecchia differenza fra nord e sud oltretutto.
Nel vissuto dei giovani insoddisfatti del proprio lavoro si evidenzia in molti casi sia una sorta di
difficoltà di adattamento ai sacrifici, alle delusioni e. alle asperità del siste ma relazionale, sia una
certa idealizzazione del lavoro come luogo della realizzazione personale e non come mezzo di
sopravvivenza e dovere personale e sociale. Molti giovani cosi sono selettivi e scarsamente
adatabbili. L'idealizzazione del lavoro, se appare da un lato apprezzabile per la coloritura diI utopia,
che è sempre una componente indispensabile della progettualità, dall'altro lato conferma l'esistenza
di un orientamento poco realistico e maturo verso il lavoro. I giovani più sfantagiati quindi si
adattano a lavori poco retribiuiti e che non portano da nessuna parte.
4 2 3 7 il futuro
sembra esserci un collegamento fra l'incertezza del futuro ed alcune forme di disagio, i giovani non
si sentono più sicuri del futuro sia della nazione che del pianeta. I giovani oa osservano il tutto in
modo passivo con sintomi di impotenza sia nei confronti della società sia neo confronti del pianeta.
Questa visione pessimistica sembra essere ancora peggiore nei giovani che vivono esperienze di
disagio.
4 2 3 I fattori psicologici di produzione del disagio
test tramite il M.R.0 hanno portato a due tipi di adolescenti a rischio di disagio psicologico. Il primo
che è prevalentemente per le ragazze riguarda delle maschere che indossano di facciata per non far
vedere che soffrono. Il secondo tipo risponde in modo aggressivo al mondo perche non riesce a
risolvere le proprie crisi adolescenziali.
4 2 4 Le forme del disagio silenzioso
Per comprendere a pieno il disagio però bisogna descrivere anche quello silenzioso. Ci sono varie
classi: La classe più numerosa è costituita da giovani che vivono alcuni problemi relazionali
all'interno della famiglia ( difficolta nella maturazione) ; È invece, un po' inaspettato che la classe
che segue immediatamente questa come numerosità sia costituita da giovani che manifestano
problemi di salute, o fisica o psichica. ( malessere a livello di salute); La terza classe è costituita dai
giovani che hanno problemi di adattamento all'interno della propria attività primaria, ovvero della
scuola e del lavoro. Un altro grupo è quello che non riesce a comunicare i propri problemi. Per
risolverli si consiglia di migliorare il rapporto in famiglia.
4 2 5 le forme di disagio conclamato
Le forme di disagio conclamato in italia sono l'acol l'uso di droghe e il vandalismo.

6 L'educazione sociale
L'educazione sociale può essere considerata l'azione attraverso cui la società educante offre un
sostegno, intenzionale e metodico, «allo sviluppo sociale della persona.Ciò è dovuto al fatto che
l'educazione sociale non comprende “azione per la costruzione della società educante, ma solo
l'azione che questa sviluppa intenzionalmente e metodicamente ai fini dello sviluppo sociale della
persona. Rigarda solo la parte squisitamente educativa in senso classico.
6 1 Lo sviluppo dell'educazione sociale
Lo sviluppo dell'educazione sociale va dato alla Scuola nuova ce ha portato : un interesse da parte
della societa per il problema; fiducia nei bambini ;importanza dell'auto educazione ecc...
Prima di loro Don bosco ma al di la di questi lavori pioneristici l'educazione sociale si sviluppa nel
primo terxzo del 20esimo secolo.
6 1 2 Le principali concezioni dell'educazione sociale
Fermoso individua cinque classi in cui queste diverse concezioni possono essere raggruppate. La
prima classe è costituita dalle concezioni dell' educazione sociale come educazione integrale della
persona, nella vita quotidiana infatti la dimensione sociale è integrata con quella individuale. La
seconda classe tratta dell'azione dello stato o dei governi di formare le nuove generazioni. La terza
concezione dice che non si può realizzare alcuna educazione sociale senza un'istruzione relativa
all'alterità ai diritti dell'altro. La quarta riguarda l'educazione sociale come educazione per il lavoro
e la quinta è quella che fa coincidere l'educazione morale con quella sociale.

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7 il metodo dell'educazione sociale
I metodi educativi e didattici sono ragruppabbili in 2 gruppi quelli per l'individuo singolo
( impronato su una singola persona e cosa può essere meglio per lui) e per il gruppo. Nella
contrapposizione tra i metodi individuali e quelli gruppali si ripropone una delle antinomie classiche
che caratterizzano l'educazione. Quella tra la concezione che proclama che nell'apprendimento, che
è soprattutto intrapsichico, gli educandi devono fare affidamento principalmente sulla loro
intelligenza e sulle loro motivazioni e quella che sostiene che qualsiasi attività mentale è situata in
un ambiente culturale, più o me- no abilitante, e, quindi, che il successo dell'apprendimento dipende
in gran parte dalla cassetta degli attrezzi che I'educando ha disposizione nel suo ambiente culturale.
Il metodo gruppale più di quello individuale è riuscita a risolvere e si fonda su 4 pilastri ( 7.1 7.2 7.4
e 7.5)
7 1 La relazione dell'educatore con i membri del gruppo
La relazione dell'educatore con i membri per essere autentica deve connotersi per ( sono 7) :
7 1 1 La reciprocità educativa
Ogni processo educativo autentico richiede la disponibilità dell” educatore a educarsi mentre educa.
7 1 2 L'asimmetria nella relazione educatore/educando
L'educatore, infatti, per svolgere efficacemente il suo ruolo educativo deve valorizzare al massimo
la distanza generazionale che lo separa dall'educando. Questa affermazione può sembrare
paradossale, visto che la maggior parte dei problemi della comunicazione tra adulti e giovani sono
imputati, di solito, a questa distanza generazionale e molti educatori si ingegnano, elaborando più o
meno sofisticate strategie, per ridurla o, addirittura, annullarla.
7 1 2 1 La distanza generazionale come problema che nasce dal tentativo di risolverlo
molto probabilmente, la distanza generazionale non è altro che uno dei neccanismi attraverso cui si
svolge il processo evolutivo della civiltà umana, ovvero :lelle culture umane che la costituiscono. Se
venisse meno la distanza generazionale, le varie culture vivrebbero una stagnazione di tipo
conservatore che, oltre a impedirne I evoluzione, ne provocherebbe I'Involuzione .Se si accetta
questo approccio al problema della distanza generazionale, si vede che La sua soluzione non
consiste affatto nella sua abolizione, ma nella sua valorizzazione a fini educativi.
7 1 2 2 L'asimmetria educativa come valorizzazione della differenza adulto giovane
La prima valorizzazione della differenza educatore/educando è prodotta dalla cosapevolezza
dell'educatore di essere portatore di una responsabilità educativa e di un patrimonio esistenziale e
culturale che deve trasmettere al giovane. Il giovane solo dopo aver aquisisto le conoscenze della
cultura del suo passato potrà eventualmente rifiutarla. L'asimmetria oltre a dare l'obbligo di
trasmettere la cultura pone anche l'obbligo di trasformarla. L'essere educatore comporta, perciò,
anche l'acquisizione della capacità di costruìre una relazione con i giovani che sia nello stesso
tempo asimmetrica,autentica, dialogica democratica e critica.
7 1 3 L'accoglienza di terzo educativo
Questa espressione un po' ermetica indica che la relazione dell'educatore con I'educando deve essere
giocata su un delicato equilibrio tra l'accoglienza incondizionata (modalità relazionale materna) e
l'accoglienza condizionata all'effettuazione di alcune arestazioni da parte dello stesso giovane
(modalità paterna). Occorre ricordare, però, che l'accoglienza incondizionata, per potersi realizzare,
richiede per prima cosa una sorta di conversione dell'educatore; nel senso che l'educatore deve
maturare in se stesso la capacità di cogliere in ogni persona la diversità e l'unicità che la rendono
irripetibile. L'educatore deve continuare a migliorare la conoscenza di se stesso per poter essere
portatore di futuro nel giovane e per essere uno stimolo creativo per lui. L'educatore in oltre deve
partecipare a un gruppo di pari con cui confrontarsi. Infine per essere un faro limpido da seguire
deve contemplare anche la realtà culturale che vive. Tramite l'individuazione di oggetti fisici e
mentali che hanno importanza per lui e verificarne il valore positivo e negativo.
7 1 4 La fiducia incondizionata
E' la disponibilità e la capacità dell' educatore a credere e a scommettere che l 'educando ,possiede
in sé, magari solo a livello potenziale, tutte le risorse necessarie a realizzare un progetto di vita che
liberi pienamente la sua umanità. La fiducia richiede una sua forte manifestazione all'interno della

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relazione educativa. Il modo migliore per dre fiducia è resttuire quel protagnosmo individuale che la
vita sociale nega loro. Far percepire al giovane che il gruppo è il luogo dove può realizzzarsi e
prendere delle responsabilità.
7 1 5 I caratteri del protagonismo
Il protagonismo nell'educazione si realizza nell'abilitare l'educando all'interno del gruppo a :
-progettare iniziative, attività di gruppo ecc..
-trasformare la realtà a partire dal suo gruppo
-scoprire le differenze nell'altro
-prendersi le responsabilità
Portare al protagonismo è il modo migliore per dare fiducia.
7 1 6 il riconoscimento della complessita e della libertà dell'educando
Il riconoscimento della libertà dell'educando significa che l'educatore sa che ogni persona reagisce
in modo diverso alle situazioni. 11 riconoscimento della libertà dell, educando comporta, quindi, da
un lato, la progettazione di interventi di educazione originali, e dall'altro una continua verifica degli
effetti reali. Al riconoscimento della libertà va affiancato quello della complessità dell'educando.
Questa accettazzione permette di superare due paradigmi ideologici:
II primo di questi paradigmi era ed è costituito dal pensare all' educando come ad una sorta di
monade totalmente isolata dall'ambiente sociale.
Il secondo paradigma, al contrario, pensa all'educanda come ad una sorta di prodot- to degli influssi
e delle pressioni dell'ambiente sociale e natura.
7 1 7 la valorizzazione dell'educabilità di ogni situazione relazionale umana
Questo principio consiste semplicemente nella disponibilità dell' educatore a partire, nel canunino
educativo dai concreti interessi del giovane, siano essi ricreativi, del semplice stare insieme,
sportivi, culturali o religiosi. Questo significa che, per l'educazione, e in particolare per
l'educazione, non vi sono interessi giovanili di serie A che possono essere accolti, ed altri di serie B
che debbano essere rifitati.
7 1 La relazione dell'educatore con il gruppo
E' necessario che l'educatore possegga delle motivazioni al comunicare con e attraverso il gruppo.
La prima e più .importante di queste motivazioni è la profonda convinzione dell' educatore che la
possibilità di ogni persona umana di costruirsi secondo un progetto richiede la solidarietà attiva di
un gruppo di persone. Importante è che l'educatore per creare una relazione significativa creda alla
persona di ogni uomo. Ci deve essere un rapporto di equilibrio fra competenze tecniche e
motivazione per chi insegna.
7 2 1 L'educatore dentro e fuori dal gruppo
per prima cosa, è necessario prendere posizione intorno al contrasto che esiste tra due modi diversi
di concepire il ruolo dell' educatore nel gruppo. C'è, infatti una posizione che sostiene che
l'educatore di gruppo deve essere un membro a pieno titolo del gruppo, che deve essere, cioè, un
leader del gruppo stesso. L'altra posizione, invece, sostiene che l'educatore, per poter svolgere con
efficacia il suo ruolo, deve essere esterno al gruppo. La seconda è più ragionevole per alcuni motivi:
perche chiunque voglia osservare con un minimo di distacco e di obbiettività la vita di un gruppo
non deve essere coinvolto emotivamente. L'educatore abita il sovrastistema su cui si ambienta il
gruppo che è il secondo motivo cioè che il prof deve essere a livello “meta” ( esempio del gioco
delle parole dette al contrario che solo un altro tizio puo far finire che sta al livello meta). Per essere
al livello meta deve usare un linguaggio tecnico che se non lo facesse altrimenti potrebbe ad
esempio interrompere il gioco.
7 2 2 L'educatore e l'empatia
I, educatore ha un altra via per esprimere il suo amore, la sua fiducia e la sua solidarietà al gruppo
ed ai suoi membri. Essa è costituita dall'empatia. L'empatia si può dire che consista nella capacità
dell'educatore di sospendere il proprio giudizio, di decentrarsi mettendosi nei panni dei membri del
gruppo e quindi, di percepire i loro vissuti soggettivi dal loro punto di vista.
7 2 3 il codice dell'interazione educatore/gruppo
Il comportamento dell'educatore mentre comunica con il gruppo è importante, come si è visto in 4

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categorie:
7 2 3 1 li silenzio come comunicazione
L'educatore di gruppo deve essere consapevole che ogni suo gesto, ogni sua azione, quindi anche i
suoi silenzi, sono per il gruppo una comunicazione dotata di significato. L'educatore , quando
interagisce con il gruppo, deve controllare ogni suo gesto e gestire con accortezza i suoi silenzi,
l'educatore deve rendersi conto che quando è fisicamente a contatto con il gruppo è anche in
comunicazione, che lo voglia o no, con esso.
7 2 3 2 L'accettazione integrale dell'altro
L'educatore deve sviluppare uno sforzo costante affinché la sua comunicazione con 1 gruppo riesca
a far sentire ad ogni suo membro che è riconosciuto, accettato e rispettato nella sua specifica
individualità e nel suo modo particolare di essere. I comportamenti che manifestano questo
atteggiamento dell'educatore sono quelli tesi a far sì che ogni comunicazione che i membri del
gruppo promuovono riceva sempre una risposta adeguata ed attenta.
7 2 3 3 La partecipazione senza reattività Immediata
L'educatore non deve mai rispondere alle provocazioni, l'educatore deve sempre essere solo lo
specchio che riflette il gruppo. Deve essere colui che aiuta i membri del gruppo ed il gruppo stesso
a leggersi ed a comprendersi.
7 2 3 4 La comunicazione sulla relazione
l'educatore deve favorire la possibilità concreta di ogni membro del gruppo di comunicare “sulla
comunicazione” che gli altri membri e I 'educatore stesso instaurino con lui. Questo significa che ad
ogni persona del gruppo deve essere data la possibbilità di on rispondere nel merito ad una domanda
o ad un affermazione, ma al contrario, gli deve essere consentito discutere sul come è formulata la
stessa domanda o affermazione ( esempio ti dico che sei sottomesso quluqnue cosa fai sei
sottomesso unico modo per uscirne e discutere sulla formulazione della frase dicendo che la frase
non porta a nulla).
7 2 4 il contenuto della interazione educatore/gruppo
L'educatore anche se opera a livello “meta” e interviene in modo privilegiato sulle dinamiche
relazionali, quando comunica elabora e trasmette anche dei contenuti.
7 2 4 1 I significati della comunicazione
La comunicazione è condivisione solo quando riesce a stabilire tra i comunicanti un comune terreno
di significati. Solo l'interazione può creare quel terreno fertile per la condivisione.
7 2 4 2 il significato come evento del confronto tra l'esperìenze dei membri del gruppo
L'uscita della persona dall'isola della propria soggettività può essere favorita dall'educatore
attraverso un'azione tesa al collegamento dei segni linguistici. L'ideologia è una forma di violenza
del pensiero sull'autonomia. L'ideologia è la più pericolosa forma di isolamento delle persona
umana, degli altri che dalla natura in generale. Compito dell' educatore dì gruppo, nella costruzione
di relazioni interpersonali autentiche, è allora di operare affinchè:
-si stabiliscano tra le persone delle comunicazioni fondate sul confronto tra le varie esperienze
personali e sociali.
-ogni discorso del gruppo si colleghi sempre ad una o più esperienze.
-la lingua che il gruppo utilizza recuperi sempre la storia e la tradizione colturale della società che
l'ha prodotta.
7 2 4 3 La relazione che l'educatore stabilisce con il gruppo definisce il vero significato dei
contenuti che egli trasmette
è molto importante a livello educativo dove può succedere che l'educatore annunci con molta
convinzione e foga alcuni valori e che, poi, con la sua condotta pratica, dentro la relazione
educativa, li smentisca. L'educatore piuttosto che “predicare” valori o comportamenti che non può
praticare deve tacere. Dire che la relazione è il criterio di verità del contenuto della comunicazione
educatore/gruppo, non è nient'altro che un modo per affermare che questa comunicazione per essere
efficace deve essere autentica. In questo si ha un superamento della concezione che vede l'educatore
come un freddo ed impersonale tecnico.
7 3 La crescita di interazioni autentiche e dialogiche tra i membri del gruppo

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Il terzo pilastro del metodo dell' educazione sociale di tipo gruppale è costituito dallo sviluppo tra i
membri del gruppo di interazioni autentiche e dialogiche. L'interazione garantisce l'autenticità
esistenziale mentre il dialogo una corretta comunicazione tra i mondi personali degli educandi.
7 3 1 L”interazione autentica
La comunicazione interpersonale autentica è quella comunicazione che consente ai comunicanti di
essere autenticamente se stessi di fronte all'altro. L'esperienza della comunicazione autentica è
importante perche consente una crescita personale e per effettuarsi richiede un interazione e una
risposta, Infatti, uno degli scopi dell'interazione, in quanto comunicazione autentica, è appunto la
creazione di vincoli di coesione e di solidarietà tra le persone, ma senza che questi soffochino la
loro indipendenza di giudizio e la loro libertà di azione. Anche l'insuccesso, comunque, al di là
dell'amarezza che il non raggiungimento della meta può provocare, è una esperienza evolutiva per
gli educatori e per gli educandi che si sono impegnati sinceramente e con generosità nella ricerca
della comunicazione autentica. La realizzazzione della comunicazione autentica richiede almeno 4
passi:
– La prima tappa è costituita dal riconoscimento e dall'accettazione, da parte della persona,
della propria identità personale e, quindi, del proprio progetto personale di vita.
– La seconda tappa è data dal riconoscimento e dall'accettazione dei limiti e delle possibilità
che la realtà offre. In altre parole questo significa che la persona deve sviluppare una
concezione realistica del mondo e della vita.
– La terza tappa viene raggiunta, invece, con il riconoscimento e con l'accettazione integrale
degli altri e della loro identità e dei loro progetti di vita.
– La quarta tappa è la decisione a cooperare, ovvero a vivere un rapporto solidale, di mutuo
aiuto, con gli altri al fine di favorire il proprio e l'altrui cambiamento verso una forma più
autentica di vita. Questo significa che la che la comunicazione scopre al di là del rapporto
tu-io il noi
Tuttavia per raggiungere questa tappa come tutte le altre bisogna evitare 3 comportamenti:
-Il primo è costituito dall'evitare ogni giudizio di valore sull'altro.
-Il secondo comportamento da evitare riguarda non più la formulazione di giudizi di valore ma
l'applicazione di etichette a sé e agli altri, magari sulla base di teorie psicologiche o di modelli
culturali.
-Il terzo comportamento che occorre superare riguarda il considerare I 'Io ed il Tu che entrano in
comunicazione come un accostamento più o meno accidentale di due entità separate. Occorre a
questo proposito ricordare che l'Io ed il Tu possono entrare in comunicazione solo perché esiste un
Noi che viene prima dell'Io e del Tu.
7 3 1 Il dialogo
La comunicazione autentica deve arricchirsi della dimensione tipica del dialogo quindi del:
-Ascolto produrre silenzio per dare spazio all'altro di poter parlare e di farsi conoscere da noi
-L'introiezione dell'immagine della'altro Senza I 'interiorizzazione di una corretta immagine
dell'altro nessun dialogo è, di fatto, possibile. Le incomprensioni e l'incapacità di stabilire un
dialogo sono spesso il frutto della interiorizzazione di una immagine distorta o carente dell'altro.
Questo significa che il dialogo deve essere preceduto da un processo conoscitivo
-Il riferimento all'esperienza prendere di riferimento un esperienza comune per mettere di poter
instaurare un dialogo su essa.
-La terziarità del testo Un educatore deve sapere che ciò che dirà potrà esser tradotto in modo
diverso nel linguaggio del ragazzo,
-La ciclicità Quando il giovane è in fase euforica l'educatore deve rattristirsi e viceversa
-definire spazi di dialogo ( leggere)
-La criticità L'educatore deve sempre mantenere uno sguardo critico mentre parla con il giovane per
poterla analizzare al meglio
7 4 La maturazione psicosociale del gruppo
(239-247 da fare)

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9 La famiglia
La famiglia è la titolare della socializzazione primaria. ( sta affrontando una profonda crisi).
9 1 La famiglia: una definizione impossibile?
La famiglia la conosciamo ma non riusciamo a defnirla per 2 motivi: il primo è che la famiglia è un
oggetto sociale multidimensionale che risente profondamente delle concezioni religiose ed etiche,
dei modelli antropologici e culturali di chi la osserva. Il secondo ordine di motivi deriva dal fatto
che nella realtà sociale oggi esistono una pluralità di differenti gruppi umani che sono morfo
logicamente e culturalmente dissimili ma che condividono il nome famiglia.
L'impossibilità di poterla riconoscere in un unico modello no significa che non ne esista uno
migliore dell'altri.
9 1 1 La famiglia come snodo temporale
La famiglia gestisce lo sviluppo della vita umana lungo l'asse verticale del tempo. In altre parole
questo significa che la famiglia è lo snodo che interrela i suoi membri con il tempo noetico da un
lato ed il tempo sociale dall'altro. Per quanto riguarda la nootemporalità la famiglia, attraverso
l'educazione, propone .i suoi nuovi membri da un lato la fedeltà alla memoria e dall'altro lato la
capacità di elaborare dei progetti futuri.è fondamentale che la famiglia dove la persona possa
sperimentare il tempo neotico ( in crisi) , in oltre deve garantire la socializzazzione del tempo ( da
questo punto di vista la famiglia neutralizza in parte le istanze sociali per far prendere cura le
persone di se stessi).
9 1 2 Le funzioni della famiglia nella dimensione biologica, psicologica, socioculturale e
socioeconomica
Strettamente dipendenti dalla funzione temporale vi sono quelle sicurezza psicologica e della
riproduzione biologica e culturale della civiltà. All' in temo della famiglia che si gioca gran parte
della possibilità del nuovo individuo di adattarsi al sistema sociale. La funzione di riproduzione del
sistema sociale è assicurata anche dalla famiglia sul versante economico in quanto essa può essere
considerata una piccola impresa economica con entrate e uscite. È interessante osservare che tanto
le funzioni di tipo individuale, quanto quelle di tipo sociale richiedono la collocazione della
famiglia lungo entrambi gli assi temporali. Ovvero lungo 1 'asse verticale del tempo noetico e
quello orizzontale del tempo sociale. Quando la collocazione della famiglia è invece
prevalentemente lungo un solo asse tanto le funzioni a livello bio-psicologico che quelle a livello
sociale risultano carenti. Questa dipendenza è confermata anche dall'oservazione delle funzione
della famiglia. Bisogni che possono essere raggruppati, da un punto di vista diverso dal precedente
in due classi: - quella dei bisogni rigidi (psicologici) – quella dei bisogni mobili, più sofisticati
(economici).
9 1 3 La famiglia come sistema relazionale e simbolico
La famiglia un tutto che influenza la loro individualità così come questa influenza il tutto, dove,
quindi, non è possibile capire il comportamento e l'atteggiamento del singolo membro se non lo si
rapporta a quello degli altri membri dell'insieme. Il tipo di reazione tra i suoi membri caratterizza
sia la famiglia che le funzioni. Le relazioni possiedono delle caratteristiche particolari: lo scambio
di segni(informazioni); lo scambio parentale e genetico ( matrimonio e figli); scambio economico.
Nella società complessa questa forma di mediazione si è ridotta rispetto al passate ma non è affatto
scomparsa. Basti pensare al ruolo che la famiglia ha giocato e, seppur in misura minore, gioca
nell'influire sulla carriera scolastica dei ragazzi.
9 1 4 La famiglia come luogo della complementarietà tra maschile e femminile
La famiglia, attraverso la coppia che la fonda, è in questa prospettiva il luogo dell'incontro-scontro
tra il maschile e il femminile. Questa complementarietà fondamentale del maschile e del femminile
è stata scoperta dalla biologia e dalla psicologia anche all 'interno del singolo individuo umano.
Infatti il maschio accanto ad un maschile dominante ha in sé un femminile recessivo, mentre la
femmina accanto al femminile dominante ha in sé un maschile recessivo. La completezza del
proprio se richiede il riconoscimento del carattere sessuale. Con questo non si vuole affermare che
non esista la possibilità per la persona di acquisire la propria completezza all 'infuori del rapporto di
coppia, ma solo affermare che essa è un luogo privilegiato per la ricerca di tale completezza.

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9 1 5 Una definizione di famiglia
(libro, è una pagina stai tranquillo)
9 2 Le trasformazioni culturali che in Europa hanno prodotto la famiglia moderna
A metà del settecento, nasce la conezione della famiglia come società naturale la stessa chiesa
contribuisce alla diffusione di questa idea. L'amore coniugale favorisce il distacco da quella
originale. ( leggere sono due paginette)
9 1 2 La fusione del materno e del paterno
C'è una trasformazione dei ruoli educativi materni e paterni. I valori, quindi che un padre trasmette,
riguardano la vita storica che il figlio dovrà compiere all 'interno del gruppo sociale al quale
appartiene. I valori che la madre trasmette, invece, sono relativi alle dimensioni esistenziali più
profonde. La relazione padre/figlio gioca un ruolo importante nell'educazione etica. La figura
paterna odierna svolge questa funzione in modi e forme deboli, i padri si sono maternalizzati,
rinunciato parzialmento o globalmente al proprio ruolo di depositari del canone culturale, le madri
hanno ridimensionato il proprio ruolo rinunciando ad alcuni tratti tipici della maternità per
assumerne altri tipici della paternità. Queste trasformazioni dei ruoli materno e paterno nella
dinamica familiare non possono non influenzare i percorsi e le condizioni di vita dei bambini.
9 1 3 Una postilla sulle famiglie a rischio
la ricerca sul disagio giovanile in Italia lJ individui nella famiglia uno dei luoghi di incubazione del
disagio e/o della devianza giovanile, Normalmente le famiglie che sono rintracciate nelle storie di
vita del disagio sono caratterizzate da una o più delle seguenti caratteristiche: - svanatggio
economico-ignoranza genitori-genitori separati ecc..
Il ruolo della famiglia è primario nel provocare forme di disagio nei suoi giovani membri in quanto
essa svolge, come si è visto, alcune funzioni essenziali per la vita umana, attraverso le quali si gioca
gran parte della possibilità del nuovo individuo di adattarsi al sistema sociale e di elaborare un
progetto di vita evolutivo o regressivo. Dalla ricerca sul disagio giovanile in Italia, ad esempio,
emerge l'esistenza di una correlazione significativa tra il titolo di studio del genitore e l'abbandono o
meno del corso di studi da parte dei figli.
9 3 Complessità sociale, politiche sociali e famiglia
Dall 'analisi delle funzioni e delle trasformazioni della famiglia è emerso in modo evidente come
1'educazione sociale debba necessariamente interagire con le politiche sociali, attraverso cui una
società autodetermina le condizioni del suo essere educante. Se si vuole veramente avviare una
azione che rimetta al centro della convivenza umana la valorizzazione della famiglia occorre
prendere coscienza con realismo della sua polimorfa manifestazione attuale e dei limiti culturali,
simbolici, economici e demografici che ne segnano l'esistenza senza pretendere o attendersi da essa
tutto ciò che la sua idealizzazione lascia intravedere. Bisogna, ad esempio, rispetto ad alcune
funzioni di cura e di educazione che essa idealmente potrebbe svolgere, prendere atto che nelle
attuali condizioni di vita sociale .a famiglia tende a delegare queste stesse funzioni all'esterno, ad
agenzie sociali di educazione e di cura specializzate. Il pensare che una politica sociale rivolta alle
famiglie, possa porre riparo da sola ai mali di un modello di vita sociale ed economico che non
mette al centro l'amore. La pedagogia sociale può e deve giocare il suo ruolo nella trasformazione di
questo modello culturale, con la consapevolezza però che la famiglia si difende creando delle
condizioni di vita e, quindi, una cultura sociale, in cui i valori che la famiglia deve incarnare nella
sa vita quotidiana, sono presenti in essa.
9 4 Le politiche sociali per e con la famiglia
nel benessere della famiglia si individua il tema generatore del benessere sociale e la condizione
perché i suoi membri possano contribuire da protagonisti allo sviluppo della qualità della vita
sociale, politica, culturale ed economica della comunità locale e dell'intera società. Nelle proposte
di politica sociale per le famiglie a livello europe si riscontrano 5 principi: -consapevolezza che
tutte le scelte politiche hanno ricadute sulla famiglia
-elliminazione delle disuguaglianze tra uomo e donna.
-sostegno delle responsabilità familiari
-redistribuzione del reddito( minore disuguaglianze)

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-adegata rappresentanza politica
9 4 1 L'incidenza delle scelte politiche ed economiche sulla famiglia
La famiglia è la prima a risentire dei cambiamenti economici e politici. Alcune riforme possono
essere, una politica economica che favorisse l'accesso al lavoro dei giovani; Allo stesso modo una
diversa politica sanitaria che sviluppasse maggiormente servizi; Passando al livello dei valori e,
quindi, dell'azione sulla cultura sociale che può svolgere un'adeguata educazione sociale si deve
indicare l'obiettivo della valorizzazione sociale non solo dei ruoli produttivi, ma di quelli legati alla
cura ed, in generale, all'Essere. Valorizzazione che ridurrebbe le deleghe di funzioni all'esterno. Se
non si prende in considerazione questo aspetto le politiche per la famiglia rischiano di divenire
politiche riparatorie.
9 4 2 Eliminazione delle disuguaglianze tra uomo e donna
Molti scompensi della famiglia odierna possono essere superati sei nella famiglia avvengono due
trasformazioni: -una più equa ripartizione del lavoro di cura e di quello logistico tra uomo e donna
-una più razionale organizzazione del tempo sociale che consenta sia all 'uomo che alla donna di
avere una maggior quantità dì tempo di spendere all'interno della famiglia.
( esempio il padre si assume le responsabilità educativa dei figli e assistenza degli anziani)
9 4 3 Sostegno delle responsabilità familiare
Questo sostegno comporta il riconoscimento e la valorizzazione sociale del lavoro casalingo ed
educativo delle persone che interrompono l'attività lavorativa per occuparsi della famiglia. Questo
significa tra l'altro l'adozione nei sistemi previdenziali di m diritto proprio di ciascun membro della
famiglia, cosicché egli possa essere autosufficiente nel caso resti solo. :eer questo tipo di famiglie la
creazione di forme di solidarietà di vicinato, di associazioni e di cooperative atte a dare risposta a
particolari esigenze, può costituire concretamente quel sostegno. Asili gestiti direttamente dalle
famiglie in spazi condominiali o di quartiere in cui portare i figli piccoli quando i genitori debbono
assolvere impegni sociali e lavorativi, o allo stesso modo la partecipazione o la creazione di forme
di associazionismo educativo rivolte ai ragazzi, agli adolescenti ed ai giovani sono altre f onne di
auto-aiuto delle famiglie.
9.4.3.1.L'educazione domiciliare
Una particolare forma di sostegno della famiglia e dei minori è quella dell'intervento educativo o
assistenza domiciliare. L 'intervento di Assistenza Domiciliare Minori deve essere flessibile per
rispondere a situazioni specifiche di disagio deve avere come finalità la promozione di un processo
di cambiamento reale della famiglia di appartenenza del minore stesso.
9 4 3 2 la mediazione familiare
La mediazione familiare serve in quelle coppie separate o divorziate, il suo obbiettivo è di
salvaguardare il diritto de bambino di pretendere la stabilità dell'ambiente affettivo. L'obiettivo della
mediazione familiare è quello di salvaguardare l'interesse educativo dei figli attraverso un
intervento che conduca ad una separazione equa per entrambi i coniugi, che sia perciò in grado dì
soddisfare i bisogni dei figli ed in cui i genitori possano continuare ad esercitare entrambi una
effettiva responsabilità educativa. La mediazione offre solo gli strumenti utili a questo processo di
rielaborazione del sistema relazionale i cui protagonisti sono i membri della famiglia. Infatti .. la
mediazione stimola gli ex coniugi a riappropriarsi del loro ruolo decisionale di genitori.
In sintesi si può affermare che l'obiettivo della mediazione familiare è attenuazione o, se possibile,
la risoluzione dei conflitti familiari facendo riappropiare i genitori, separati o in via di separazione,
delle loro competenze facendo uscire dall' ambito squisitamente giuridico il loro conflitto.
per quanto riguarda la gestione tecnica dell'intervento di mediazione familiare essa è normalmente
centrata su tre fasi: valutazione, contratto e negoziazione. La prima fase è costituita dalla
valutazione che è finalizzata ad esplorare la disponibilità di entrambi i membri. Se la valutazione ha
un esito positivo si passa alla negoziazione che deve essere centrata su argomenti specifici, ben
definiti e precisi. Se la negoziazione va a buon fine si arriva al contratto che prevede una serie di
incontri in cui stabilire la soluzione di problemi concreti riguardanti lo svolgimento delle funzioni
genitoriali.
9 4 4 Ridistribuzione del reddito

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Questo significa che la famiglia è il luogo verso cui debbono concentrarsi tanto le azioni di
contrasto della povertà che quelle finalizzate alla garanzia delle pari opportunità nel godimento dei
diritti e dei doveri connessi alla cittadinanza.
9 4 5 Promozione delle forme associative a base familiare di volontariato
o. La funzione dell' associazionismo non è utile solo per rispondere ai bisogni interni alle famiglie,
ma costituisce, di fatto, un processo di trasformazione della comunità locale in cui vivono le
famiglie. Tasformazione che deve tendere a rendere la realtà territoriale in cui vive la famiglia una
vera e propria comunità locale in cui emergano sia il senso di appartenenza che la solidarietà tra le
persone che la formano.
10 La scuola
10 1L'importanza sociale della scuola, nonostante tutto
Uno degli effetti del policentrismo formativo è quello, già visto, dell 'individuazione dei percorsi di
crescita di cui si è parlato nel primo capitolo. La stessa scuola gioca un ruolo differenziato a
seconda dei giovani che la frequeatano. Infatti la medesima scuola per alcuni rappresenta una tratto
importante nel proprio percorso di crescita, mentre per altri questo tratto può essere insignificante o,
addirittura, regressivo. La possibilità di utilizzare adeguatamente l'offerta scolastica deriva, infatti,
da una p luralità di condizioni personali, sociali e culturali, oltre che dalla capacità della scuola
“vendere” la propria formazione. Nonostante tutto questo e la perdita dell'egemonia nella
formazione delle nuove generazioni la scuola svolge comunque un ruolo ancora molto importante.
Se non altro perché essa occupa molto tempo nella vita di un giovane. Gli Stati nonostante il po-
Iicentrismo formativo, continuano a ritenere che l'istruzione scolastica sia fondamenta- le per
«formare una forza lavoro qualificata e una cittadinanza qualificata». Tra le caratteristiche positive
che vengono normalmente indicate a favore della scuola vi sono quelle riferite alla selettività, all'
organizzazione curricolare ed alla capacità di stabilire dei confini. Il termine selettività non va
inteso nel senso tradizionale. Perché esso indica, semplicemente, che le scuole sono molto selettive
intorno a ciò che insegnano. L'organizzazione curricolare, testimonia, invece, che nella scuola, a
differenza di quanto accade nella vita quotidiana, gli oggetti dell'apprendimento sono presentati in
modo progressivo. Infine, i confini indicano semplicemente che la scuola è nettamente separata
dall'ambiente esterno, perché in essa non possono entrare quegli aspetti dell 'ambiente sociale
esterno che vengono ritenuti negativi. C'è anche una visone negativa della scuola che viene vista
come luogo in cui i giovani sono sottomessi al dominio della paura e della noia. E in quanto
ambiente fisico sarebbe definibile come ambiente grigio. Costituisce una parte importante
dell'ordine morale delle scuole la vita comunitaria che scaturisce dalle interazioni di vita quotidiana
delle persone che la formano.
10.2.La scuola e la selezione sociale
La scuola, come si è già accennato, rischia in molte situazioni di svolgere la funzione di
riproduttrice delle disuguaglianze sociali. Questo ruolo è stato attribuito alla scuola nel momento in
cui nella società indu- striale si è costituito il legame tra istruzione e occupazione, in cui il
conseguimento del titolo di studio è diventato la via principale per il ottenere il successo nella vita
adulta. Vi sono 2 teoria che si collocano ai poli opposti per spiegare questa cosa: Il primo tipo è
costituito dalle teorie meritocratiche che affermano che le società moderne garantiscono ad ogni
generazione la ridistribuzione dei privilegi selezionando Le persone intellettualmente più capaci,
stesse oportunità di istruzione per garantire un uguaglianza fra i cittadini.
Il secondo tipo di teorie, definite della ''riproduzione sociale,', negano che alla fine li ogni
generazione i privilegi siano automaticamente ridistribuiti e afferma no che la cosiddetta
“aristocrazia del talento” è il frutto di status trasmessi ereditariamente. Sottostante a queste teorie vi
è la concezione che la vera uguaglianza non nasce jail 'uguaglianza delle opportunità di accesso ai
privilegi sociali ma dall ' accesso a posizioni uguali. In queste teorie viene sottolineato come nel
percorso formativo scolastico entrino in gioco non solo le potenzialità individuali ma in modo
significativo le risorse o i limiti familiari. Bourdieu e Passeron in particolare hanno sviluppato
questa riflessione attraverso l'introduzione dei concetti di “capitale culturale” e di “ethos di classe.
«Il capitale culturale è costituito dall “insieme dei beni simbolici trasmessi dalle agenzie educative.

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In primo luogo la famiglia.>. L'ethos di classe è invece costituito dall'insieme dei valori che
contribuiscono a definire anche gli atteggiamenti verso la scuola e la cultura scolastica. Per
attenuare il determinismo di questa concezione Boudon ha introdotto il concetto ii ''bivio”
all'interno della carriera scolastica. Come si vede questa teoria di Boudon, pur tenendo nel debito
conto l'influenza dei attori familiari e sociali, introduce anche le scelte individuali creando una
dialettica tra individuo e condizionamenti sociali.
10 3 La dispersione scolastica
Questo terimine indica l'evasione dall'obbligo della scuola, abbandoni prima della conclusione di un
ciclo le frequenze irregolari i ritardi, o anche quelle persone che hanno l'accesso a quel titolo di
studio ma non hanno i requisiti per dimostrarlo. ( 50 per cento dei ragazzi emerge sempre di più con
il proseguo degli studi) . Il fenomeno della dispersione sommersa rischia di essere in qualche modo
incrementato dalla comparsa nel nostro ordinamento scolastico del cosiddetto “debito formativo” in
sostituzione dei corsi di recupero e del precedente esame di riparazione. L'introduzione nel
fenomeno della dispersione scolastica sommersa consente anche di considerare questo fenomeno
più attentamente, sia per la sua funzione di produttore potenziale di disagio giovanile, sia in quanto
indicatore inequivocabile delle disfunzioni strutturali del sistema scolastico italiano. Il fenomeno
della dispersione scolastica ha ottenuto importanza per 2 motivi: il primo è per la correlazione fra
questo fenomeno e percorsi di accesso alla devianza e alla marginalità sociale. La seconda riguarda,
come si è prima visto, I 'incapacità del sistema scolastico di far superare ai suoi alunni gli svantaggi
materiali od immateriali di cui sono portatori.
10 4 1 Le cause della dispersione scolastica
La selettività scolastica è costituita da tutti quegli sbarramenti che caratterizzano la carriera
scolastica e che vanno dagli esami e dalle bocciature all' orientamento degli studenti verso istituti
scolastici, o anche solo classi, a cui è attribuito un minore prestigio sociale. Quest'ultimo processo è
quello che solitamente viene definito come streaming. Il basso livello socio economico e culturale
della famiglia influisce negativamente sulla riuscita scolastica per: l'assenza nei genitori di alti
livelli di aspirazione; l'inadeguatezza dei metodi educativi; la povertà linguistica dei genitori; i
sentimenti di inferiorità . Come si vede questi fattori non sono legati tanto alla povertà materiale
quanto alla particolare sottocultura sociale che caratterizza normalmente queste famiglie.
Bourdie e Passeron indicano come fattore principale nella selezione scolastica l'auto eliminazione
dei soggetti svantaggiati. La scuola si pone nei confronti degli alunni come se essi, grosso modo,
fossero in possesso dello stesso capitale culturale e, di fatto, si pone perciò in modo adeguato solo
nei confronti di quelli che hanno una quantità media e medio alta di questo capitale. Che lo
porterebbe all'auto eliminazione dal sistema scolastico.
Merton e altri negli stati uniti spiegano il rapporto tra dispersione scolastica e devianza: i giovani
provenienti dalle classi sociali più svantaggiate avevano un loro sistema di aspirazioni e finalità di
livello più basso. Lo scarto tra questi due differenti sistemi di aspirazioni e di finalità sarebbe all'
origine di un vero e proprio disagio di cui i comportamenti devianti sarebbero l'espressione, oltre
che il tentativo di fuga da esso. I giovani più svantaggiati accettano la proposta, culturale della
scuola e, quindi, i valori delle classi medie, ma poi si trovano nella impossibilità di realizzarli con
gli strumenti culturali ed economici legittimi di cui sono in possesso. La conseguenza sarebbe il
ricorso agli strumenti culturali ed economici illegittimi tipici della devianza. La constatazione
amara dello studio delle cause della dispersione scolastica, già anticipata, è che la scuola non riesce
ad emanciparsi dalla funzione di riproduzione delle disuguaglianze sociali nonostante il suo statuto
di scuola democratica aperta a tutti.
10 4 2 Dispersione scolastica, disagio e devianza giovanile
La ricerca sociale ha oramai chiarito l'esistenza di un nesso, anche se in modo non deterministico,
tra la dispersione scolastica e le varie forme di disagio o di devianza in cui sfociano alcuni percorsi
esistenziali giovanili. Ampliando la definizione data nel quarto capitolo si può dire che il disagio
nella vita delle giovani generazioni si manifesta nella loro incapacità di assolvere ai compiti
evolutivi che vengono loro richiesti dal contesto sociale per il conseguimento dell 'identità
personale e per l'acquisizione delle abilità necessarie alla soddisfacente gestione delle relazioni

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quotidiane. Normalmente questa incapacità di assolvere ai compiti evolutivi genera un'acuta
sofferenza esistenziale. La devianza non esiste in sé ma solo in rapporto alle definizioni sociali di
ciò che è ritenuto dalla collettività conforme o deviante. La devianza è socialmente definita ed è
perciò sempre allocata nella dimensione relazionale della vita. Infine è necessario chiarire che esiste
una devianza primaria e una devianza secondaria. L'espressione devianza primaria indica un
comportamento che si allontana dalla norma in modo più o meno occasionale, mentre l'espressione
devianza secondaria indica una strutturazione in modo stabile del comportamento deviante.
10.4.il contrasto della dispersione scolastica
Il modo per contrastare la dispersione scolastica sta nellaa possibilità di scelta che può essere
offerta dalla scuola attraverso tre vie: la relazione educativa, la gestione educativa del gruppo classe
e la personalizzazione dei curricoli scolastici.
10 5 1 La relazione educativa
Ovviamente è importante il rapporto insegnante studente e la sua qualità positiva dipende da: la
capacità d'ascolto dell'insegnante; la cura del prof; la passione comunicata; l'utilizzo di metodi
didattici; la capacità di usare l'ironia. In negativo invece: il disprezzo verso alcuni alunni; la
centratura dell'insegnante sulla disciplina.
10 5 2 La gestione educativa del gruppo classe
Per l'adattamento scolastico dell'alunno è importante il rapporto con il gruppo classe. Da una parte
ci possono essere i ragazzi che vanno a scuola con l'intento di incontrare gli amici, dall'altro queli
che odiano andarci per un pessimo rapporto con gli altri alunni. L'azione della scuola e dei prof nei
confronti di questo problema è spesso inesistente, utilizzare la classe come gruppo educativo
arricchirebbe indubbiamente l'offerta educativa della scuola e le consentirebbe di affrontare meglio
le sfide che l'attuale cultura sociale le pone. La gestione del gruppo classe richiede però agli
insegnanti sia l'acquisizione di una particolare competenza , sia l'adozione di un modello di lavoro
sui gruppi classe condi- viso afl ' interno di un progetto comune.
10 5 3 La personalizzazione del curricolo scolastico e l'orientamento
Il primo livello di personalizzazione del curricolo dovrebbe consistere nell'offrire ai agazzi, che
possiedono un capitale culturale poco funzionale al successo nella carriera scolastica, delle
esperienze in cui essi possano attivare dei processi di traduzione della propria cultura e del proprio
linguaggio nella cultura e nel linguaggio tipico della scuola. Per realizzare tutto ciò è necessario un
aggiornamento ed, in alcuni casi, una vera e propria riconversione degli insegnanti. Non si è in
grado di capire una materia perché non si possiedono le conoscenze di base e questo produce,
inevitabilmente, un abbandono di quella stessa materia e l'innesco di una sorta dì reazione a catena.
10 5 4 L'intervento verso la famiglia
L'interesse che le famiglie dei ragazzi a rischio di dispersione per l'attività scolastica del figlio
dovrebbe essere incrementato e reso più completo e produttivo. Le famiglie dovrebbero essere
stimolate negli incontri con la scuola sia nella direzione dello sviluppo della comunicazione sui temi
personali esistenziali con i figli, sia verso quel le attività che possono sostenere la produttività
scolastica del ragazzo: controllo del diario, dei compiti e del tempo scuola; elaborazione di un
tempogramma per la parte della giornata e della settimana extrascolastica.
10 5 5 L'intervento nell'ambiente sociale (territorio)
Un ruolo importante lo deve giocare l'ente locale che dovrebbe promuovere delle politiche di
sostegno alla famiglia, specialmente nei casi di presenza di svantaggi e forme di disagio e
naturalemnte avviare una serie di politiche coluturali formative o sportive. Questi progetti
potrebbero f o mire alla scuola, ulteriori opportumta f ormative rispet- > a quelle che
tradizionalmente offre, oltre ad avviare attività di sostegno allo studio combinate con attività
ludiche, sportive e culturali del tempo libero. L'Asl dovrebbe invece garantire alla scuola il sostegno
di quegli interventi professionali necessari per prevenire o recuperare il disadattamento personale,
familiare .
11 li gruppo dei pari, l'ambiente urbano, l'educazione di strada e i luoghi educativi
territoriali
Il gruppo si configura come lo “spazio protetto” in cui l'adolescente può sperimentare

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comportamenti, atteggiamenti e opinioni e linguaggi che lo separano dal mondo degli adulti. Il
gruppo abita le strade e le piazze.
11 1 Il linguaggio adolescenziale
Il linguaggio adolescenziale è una realtà effimera, che abita I 'istante e che, quindi, si trasforma
continuamente senza lasciare eredità particolari alla lingua al cui interno si sviluppa. Alla base di
questa produzione effimera e continua c'è la ricerca della risposta da parte degli adolescenti al
bisogno di identità: l'essere diversi linguisticamente da altri gruppi rafforza infatti l'identità del
proprio gruppo. Tendono a costruirsi un prorio spazio sociale delimitandolo attraverso l'uso di
particolari registri linguistici. Linguaggio dell” adolescente assuma una funzione autoaffermativa
che è pervasa da una forte tonalità affettiva. L'adolescente si trova a dover mediare tra due opposte
tendenze: quella di seguire le suggestioni della sua sentimentalità immaginativa e quella di
affermare i puri rapporti logici tra le idee.
11 1 1 linguaggio segreto: il gergo
L'adolescente ama i segni segreti, la cui interpretazione è di suo esclusivo dominio e riservata a
circoli chiusi. Il gergo svolge questa funzione di segretezza non solo attraverso le parole criptiche,
ma anche per mezzo delle parole comuni, accentuando la presenza di alcune di esse e utilizzandole
con una più vasta polisemicità.
11 1 2 I dialettalismi come segno di durezza emotiva
Nei ragazzi l'uso dei dialettalismi, tendenti ad accentuare la dimensione peggiorati- va del discorso,
avrebbe lo scopo di abolire le emozioni e permettere di ostentare una personalità maschia, forte e
decisa. Da questo punto di vista i dialettalismi giocano la funzione che nel passato giocavano
alcune forme caratteristiche della ritualità tribale come il mascheramento, il tatuaggio, la pittura del
viso e del corpo o il piercing.
11 1 3 La riduzione del lessico
Compare una forte riduzione del lessico, per velocizzarla. Riassumendo si pio affermare che il
linguaggio adolescenziale è caratterizzato da: il tono sul contenuto; più narrativo che
argomentativo; non riuscire a capire il senso delle parole se decontestualizzate.
11.2.Le caratteristiche del gruppo dei pari
I gruppi dei pari, specialmente quelli di tipo informale, tendono spesso ad essere delle aggregazioni
alquanto numerose e composite per età, definite solitamente con la parola “compagnie”, al cui
interno esistono numerosi piccoli sottogruppi elettivi di amici con cui si sviluppano rapporti più
intimi ed intensi. Spesso, e questo riguarda in particolar modo le ragazze, i gruppi più numerosi
sonoI apprezzati perché consentono una interscambiabilità dei rapporti a seconda dei bisogni dei
desideri e delle attività che in un dato momento il giovane sperimenta. Una funzione particolare
giocano alcuni gruppi dei pari che possono essere definiti come trasgressivi e devianti. Infatti per gli
adolescenti vittime di qualche forma di disagio il gruppo dei pari è stato il luogo in cui è avvenuta la
transizione da condizioni di vita normali a condizioni definibili come problematiche o trasgressive.
Le modalità attraverso cui questa transizione avviene possono essere indicate in due modi differenti.
Il primo modo è quello in cui il gruppo dei pari può essere considerato la causa prima del disagio, in
quanto alcuni giovani si sono trovati casualmente al suo interno e di fronte alle sue occasioni .
Nel secondo modo il gruppo ha svolto semplicemente una funzione di mediazione, Occorre
sottolineare che quasi sempre I' adesione al gruppo che ha svolto la funzione di mediazione tra i
giovani e le esperienze di disagio è normalmente una vera e propria autoselezione. In questo caso il
gruppo dei pari appare principalmente come un facilitatore dell 'accesso al disagio. Tuttavia è lecito
pensare che se il ragazzo avesse incontrato un gruppo normale forse non sarebbe andate cosi le
cose.
11 3 La strada come luogo di aggregazione
Secondo i risultati della ricerca “La gioventù negata” , i luoghi in cui gli adolescenti e i giovani
italiani trascorrono maggiormente il loro tempo sono, in ordine di graduato' ria: la casa, la piazza e
la strada e la scuola. Tuttavia, nonostante questa tradizione, il dato sulla frequentazione da parte dei
gio- vani delle piazze e delle strade della città colpisce, e spesso con tonalità negative, gli idulti,
specialmente quelli che hanno una preoccupazione educativa nei confronti delle nuove generazioni.

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Non è perciò casuale che l'espressione “ragazzi di strada”, sia progressivamente diventata
un'etichetta usata per indicare ragazzi la cui educazione, invece di avvenire all'interno della famiglia
o delle altre istituzioni educative, per il fatto di realizzarsi nella strada ha prodotto in essi
comportamenti.
11 4 Vivere nello spazio urbano
Riuscire a vivere bene in città sembra essere diventato un nodo cruciale per la crescita dell'uomo
moderno che a prescindere da tutti i problemi che essa comporta continua ad attrarlo ed/o trttenerlo.
1 1 4 1 La città tra mito e macchina
La città per chi abbandona le campagnie e i luoghi poveri per trasferisici è vista come speranza di
vita migliore, e di fatto questo mito ha delle basi fondate infatti, si è trattato di un vero e proprio
processo di secolarizzazione che ha tolto alla città ogni residuo della sua arcaica funzione di imago
mundi e, quindi, dì spazio sacro, trasformandola in macchina per abitare, per produrre e per
socializzare. Infatti il risultato della “secolarizzazione della città”, come è visibile oggi nelle grandi
aree metropolitane, è che questa è ridotta ad essere una somma di funzioni dalle quali sono assenti,
o perlomeno sono presenti in modo molto labile, quelle riferite alla vita di relazione comunitaria, ai
processi di identificazione in una storia ed in una memoria. Tuttavia non è possibile ridurre le città a
puri luoghi negativi in quanto accanto ai disagi esse offrono, proprio per le funzioni che svolgono,
anche molte opportunità utili alla realizzazione delle persone che vi abitano.
11.4.2.La città disuguale
La vita nelle città è un fatto complesso e per raggiungere il successo devi essere a pieno inserito nel
contesto sociale; le città sono state progettate con periferie autosufficenti che però non si sono
dimostrate tali.
11 4 2 1 Giovani tra periferia e città
Molti paesi e periferie nel nostro paese sono state lasciate da sole a morire diventando luoghi di alta
probabilità di devianza. Un altra conseguenza dell'assenza di strutture urbane utili è che i giovani si
riuniscono in luoghi dove non c'è nessuna caratteristica specifica. Il risultato è quasi sempre una
socializzazione povera fatta più di un tempo consumato nell'esclusivo stare insieme, che di un
tempo produttore di crescita e, quindi, di vita. Questo tempo consumato è, addirittura per una
minoranza di giovani, un tempo di disagio, in quanto segnato dalla distruttività di gesti che vanno
dal vandalismo alla microcriminalità, passando in alcuni casi attraverso l'esperienza tossicomanica.
In cambio i città ci sono quei servizi, se si vive in una città ben amministrata e sviluppata
economicamente, che servono a sostenere il benessere materiale e magari psichico del giovane.
11 4 2 2 il terzo escluso la cui vista non produce scandalo
Sono gli appartenenti a quell'insieme di persone che si è definito come “il terzo escluso”, ovvero
quelle persone che per la loro condizione economica, biologica, psichica e sociale non possono
godere né della pienezza del diritte alla vita ed all'Integrazione sociale né di condizioni materiali
adeguate ai loro effettivi bisogni. Sono i senzatetto i vagabondi che la città fa vedere ma oculta dal
lato umano.
11 4 3 il rischio città e la profezia della solidarietà
Questi problemi stanno molto a cuore ad alcune persone che pero senza un aiuto concreto da parte
di tutta la società non possono attuare la profezia della solidarietà che punta al miglioramento della
società.
11 5L'educazione di strada come frammento di un impegno globale di trasformazione dello
spazio urbano
l'educazione nelle strade e nelle piazze delle nuove generazioni dovrebbe essere pensata e progettata
all 'interno di un'azione più vasta di riqualificazione del tessuto urbano. Infatti il rendere abitabile
dai bambini, dai ragazzi, dagli adolescenti e dai giovani lo spazio urbano non può essere prodotto
solo dall'effetto delle attività educative che vengono promosse a favore delle nuove generazioni,
perché richiede una trasformazione urbanistica e sociale più prof onda e generale.
11 5 1 Gli obiettivi dell'educazione sociale in strada
Gli obbiettivi che l'educazione può perseguire con i giovani che trascorrono tutto il tempo in strada
sono fondamentalmente 3: -costruire all 'interno dei gruppi informali in cui i giovani si aggregano

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nella strada uno spazio educativo atto a sostenere la conquista di una identità personale.
-riconnettere lo spazio del gruppo informale allo spazio sociale attivando uno scambio che consenta
agli stessi giovani un più accentuato protagonismo.
-ristrutturare e riqualificare il controllo educativo del territorio da parte degli adulti
11.5.1.1.Trasformare il gruppo informale in un luogo educativo
La trasformazione del gruppo informale in un luogo educativo richiede 'educatore di strada tre
azioni specifiche, che potrà mettere in atto però solo dopo essere riuscito a far accettare la sua
presenza. Il farsi accettare, superando con tenacia e creatività il rifiuto, la diffidenza e Ostilità del
gruppo è l'azione più delicata.
La prima azione è relativa al far acquisire al gruppo uno scopo ulteriore rispetto a quello dominante
di luogo di consolazione e confronto sugli aspetti problematici del vivere, trasformandolo in un
luogo di potenziamento dell'identità di genere.
La seconda azione, invece, è quella di incrementare e di rendere autentiche le interazioni tra i
membri del gruppo sottraendole al ritualismo ed al mascheramento che caratterizza il loro
svolgimento all'interno della maggior parte dei gruppi informali.
La terza azione consiste nell'aiutare i giovani ad allargare la temporalità dal presente al passato ed la
futuro, ovvero aiutandoli ad aprire la loro coscienza al tempo noetico, per fare questo l'educatore
deve per prima cosa offrire loro memoria viva attraverso sia il racconto di storie, sia ad aiutarli a
capire che il loro futuro passa per il presente. Per seconda cosa I' educatore deve risvegliare negli
stessi giovani la capacità di sognare, ovvero di vivere il presente come una promessa di futuro.
Queste tre azioni sono, di fatto, gli ingredienti essenziali di ogni educazione di gruppo che debbono
essere sempre attuate.
11 5.1.2Riconnettere lo spazio del gruppo informale allo spazio sociale
Il protagonismo nella dimensione educativa svolge due importanti funzioni. La ?rima è quella di
aiutare il giovane ad uscire dal grembo protettivo del gruppo informale per affrontare in modo
attivo lo spazio sociale che abita. La seconda, come già accennato, è quella di far scoprire che
niente è più di aiuto alla vita quotidiana di un sogno, a condizione però che esso sia un sogno vero.
Gli obiettivi del protagonismo possono essere i più disparati e spaziare, ad esempio, al dare vita a
una squadra di calcio che partecipa ad un torneo di qualche associazione. Questo significa aiutare i
giovani a progettare, a negoziare con la realtà sociale interna ed esterna al gruppo.
11.5.1.3.Ristrutturare e riqualificare il controllo educativo del territorio da parte degli adulti
L'educazione di strada non consiste solo nell'azione verso gli adolescenti e i giova- dei gruppi
informali ma anche in un'azione verso le agenzie e le istituzioni educative presenti nella realtà
locale in cui si opera. È necessario operare perché il mondo adulto, nel suo versante della
responsabilità educativa, riscopra il territorio che abita come un luogo educativo al di là di quello
costruito dalle isole.Questo significa che l “educatore deve operare per costruire una rete educativa
che renda il territorio urbano non uno spazio vuoto ma un luogo civilizzato, ovvero un luogo in cui
si manifestano e sono presenti i valori, gli stili di vita, le idee...
11 6 i luoghi educativi strutturati
Nella qualificazione educativa del tessuto urbano assumono un ruolo di primo piano luoghi
educativi strutturati che, normalmente, si rivolgono ai preadolescenti , agli adolescenti ed, in alcuni
casi, ai giovani. L'importanza dì questi luoghi è stata accentuata dalla omogeneizzazione dei luoghi
e dalla per ora irreversibile espansione dei nonluoghi.
11 6 1 I luoghi educativi per preadolescenti
Gli interventi educativi e socializzanti più efficaci che la comunità locale può pro- nuovere verso i
preadolescenti sono quelli dei centri educativi e/o aggregativi, degli .pazi attrezzati, delle iniziative
mirate occasionali e dei progetti famiglie. Questi cinque tipi di intervento· verso i preadolescenti
non sono certamente esaustivi di quelli possibili, ma sono quelle che normalmente caratterizzano un
buon progetto giovanile relativo a questa fascia di età.
11.6.1.1.il centro di aggregazione
Appartengono a questo : i centri di gioco, sportivi, laboratori teatrali ecc..
e hanno come obbiettivo : acquisire una relazionalità verso i compagni e gli adulti; a scoprire la

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storia dello spazio che abitano ; a fare progetti futuri; resposabilità.
11.6.1.2.il centro educativo
Si deve però osservare che spesso il centro educativo e quello di aggregazione coincidono
fisicamente in un unico centro, per cui il centro educativo condivide tutte le attività del centro di
aggregazione più altre specifiche che lo identificano.
-il sostegno scolastico attraverso l'aiuto ad acquisire un più adeguato metodo di studio
-la prevenzione del consumo di sostanze stupefa e enti e psicotrope. Tenendo conto che l'età media
di inizio del consumo delle droghe leggere da parte di chi in seguito intraprende la carriera
tossicomanica avviene all' età di dodici dodici anni.
-la prevenzione della microcriminalità. Questo obiettivo non riguarda solo i readolescenti delle aree
sociali e urbane dette a rischio ma anche, più in generale, quelli appartenenti ad aree urbane e
sociali dette normali.
-il recupero dei drop out e il sostegno del loro inserimento lavorativo, attraverso un'azione che
fornisca ai ragazzi una base di qualificazione professionale che consenta loro di affrontare il
mercato del lavoro da una posizione di maggior vantaggio.
-.e fughe “dal'' o le rotture “del'' nucleo familiare. E questo un obiettivo molto particolare che
riguarda, da un lato, quella piccola minoranza di adolescenti che si allontanano da casa e, dall'altro
lato, Quella più numerosa degli adolescenti che subiscono un abbandono educativo.
-i dopo scuola
-i laboratori pre-professionali
-centri formazione musicali
11.6.1.3.Gli spazi attrezzati
A questa tipologia appartengono i campi sportivi gli spazi verdi ecc... ecc..
obbiettivi: riscoperta del gioco ecc...
11 6.1.4.Le iniziative mirate occasionali
Organizzazione di concerti, eventi culturali ecc...
11 6 1 5 I progetti famiglie
L'azione dei centri educativi ed aggregativi per preadolescenti sperimenta un forte incremento delle
proprie potenzialità quando è affiancata ed integrata dalla presenza e all'azione di un “progetto
famiglie”. ( conferenze, corsi di formazione, gruppi di aiuto)
11.7 luoghi educativi per adolescenti
( 2 pag molto semplici)
11 .8. I centri educativi per il gioco
( due pag molto semplici )

13. L'educazione alla salute e la prevenzione


Negli ultimi anni hanno assunto una particolare importanza le attività educative e socializzanti
finalizzate aIlo star bene e, quindi alla prevenzione del disagio.
13.1. Dal concetto di sanità al concetto di saluta: la prevenzione come promozione
E' diffusa la concezione che la salute è semplicemente l'assenza di malattia, Questa concezione
negativa di salute permane, nonostante da alcuni decenni ad essa sia stata contrapposta, in primo
luogo dall'Organizzazione mondiale della sanità, quella positiva che considera la salute come «uno
stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia».
13.1.1. Le riflessioni teoriche sul concetto di salute
La definizione appena citata dell'oms, indica come le dimensioni fondamentali della salute siano
quella fisica, quella mentale e quella sociale. La dimensione fisica è quella più vicina alla
concezione popolare e tradizionale di salute. La consapevolezza del ruolo della dimensione mentale
nella salute, pur essendo meno sviluppata a livello popolare di quella fisica, ha visto in questi ultimi
anni un notevole sviluppo. Meno diffusa sembra invece la coscienza del ruolo decisivo sulla salute
dei comportamenti sociali.” «La salute più che I 'assenza di una malattia, è una qualità della vita che
ha una dimensione sociale, mentale, morale, spirituale, affettiva, anziché fisica; è un bene instabile
che si deve continuamente riconquistare, difendere e ricostruire durante tutta la vita». Questa

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concezione ha subito negli anni una ulteriore evoluzione ed è andata sempre più precisandosi
attraverso la sua declinazione all 'interno del concetto di benessere, strettamente interrelato con
quello di qualità della vita. L'evoluzione che questa definizione propone non sta tanto nel concetto
di benessere manto nella sua relazione con quello di qualità della vita. All'interno dei discorsi sulla
salute l'espressione “qualità della vita” è comunque utilizzata per indicare, da un lato, la qualità del
sistema relazionale della società in cui è immersa la persona che le consente o meno di stare bene
con se stessa e con la propria cultura di appartenenza e, dall'altro lato, la capacità delle persone di
sviluppare un .comportamento positivo nell'affrontare e risolvere i propri conflitti.
Nell'approccio di tipo medico/sanitario la salute è vista, in modo tradizionale, solo come la
condizione di perfetto funzionamento dell'organismo corporeo.
In quello funzionalista come la perfetta intregazione nel ruolo sociale.
In quello Marxista dalla piena accessibilità ai consumi da parte dell'individuo.
Un'altra rassegna che prende in esame gli approcci alla salute individua nelle varie concezioni di
salute la presenza di tre paradigmi:
Il primo, che la persona gode di buona salute quando può rispettare gli impegni
Il secondo paradigma propone una interpretazione della salute come esperienza di equilibrio
psicofisica.
Il terzo paradigma individua la salute come stile di vita in quanto i fattori che garantiscono la salute
sono le condizioni, di lavoro.
Nella società contemporanea si tende sempre di più a rendere le persone protagoniste della tutela
della propria salute e questo significa l'educazione assume un ruolo primario in questo processo.
13 1 2 Dalla prevenzione alla promozione della salute
Nel caso della salute la prevenzione è sempre stata intesa nel senso di un intervento sulle persone
sane e sull'ambiente finalizzato a anticipare un evento patogeno impedendo che esso si manifestino.
Purtroppo questo modello così elegante nella sua semplicità e linearità è applicabile on successo
solo, ed in modo peraltro parziale, agli aspetti “sanitari” della prevenzione. Questa constatazione, in
parallelo con l'evoluzione del concetto di salute, ha portato nel tempo allo sviluppo di una
concezione della prevenzione come promozione/educazione. Dove la parola “promozione” indica
l'azione di sostegno a che la persona sviluppi il proprio potenziale umano. Nonostante questa deriva
della prevenzione verso l'educazione aut promozione, sono rimaste nella teorizzazione e nella
pratica sociale e sanitaria concezioni specifiche di prevenzione molto articolate e differenziate e che
in alcuni casi o ignorano la prevenzione come educazione. Il tema della prevenzione non può,
quindi, essere isolato dal contesto più complessivo di una strategia educativa.
13 1 3 I modelli della prevenzione
Come detto, nonostante le innovazioni e le evoluzioni del concetto di salute continua ad essere assai
diffuso e utilizzato il modello di prevenzione “sanitario” classico. La prevenzione primaria consiste
sostanzialmente nell'individuazione, secondo il modello causale, dei fattori di rischio o delle cause
che possono minacciare lo stato di salute e richiede un'azione volta a ridurre questa minaccia. La
prevenzione secondaria mira ad accertare l'eventuale passaggio degli individui o dei gruppi dalla
situazione di rischio. La prevenzione terziaria è finalizzata a impedire o ostacolare la progressiva
evoluzione della malattia. Un'altra tipologia, indubbiamente più evoluta e moderna individua
nell'attuale realtà educativa, socioculturale e sanitaria l'esistenza di cinque tipi di prevenzione. Il
primo tipo, definito prevenzione in senso stretto, è basato sull'azione della promozione della
salute. Il secondo tipo, che viene indicato come prevenzione a-specifica del disadattamento,
comprende gli interventi il cui scopo è I 'individuazione e la messa in opera dei fattori che possono
favorire l'adattamento sociale. Il terzo tipo, definito prevenzione specifica del disadattamento,
raccoglie le azioni nei confronti dei condizionamenti personali e sociali che ostacolano un regolare
inserimento sociale. Il quarto tipo, indicato con la definizione prevenzione specifica primaria,
riprende in gran parte la concezione tradizionale della prevenzione primaria, ed è centrato sugli
interventi nei confronti dei fattori di rischio, o cause. Il quinto e ultimo tipo, denominato
prevenzione specifica secondaria, risente anch'esso del modello tradizionale, essendo indirizzato a
persone che sono già entrate a far parte di un'area socioculturale di mal-essere. 'L'esistenza di questo

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ricco insieme di tipi di prevenzione separate dalla promezio .e, nonostante lo sviluppo di
quest'ultima sia in senso educativo che sociale, culturale, relazionale ed economico, è dovuta, molto
probabilmente, al maggiore potere di rassicurazione sociale che la prevenzione offre rispetto alla
promozione. ( esempio dell'uomo che uscito dalla foresta da nomi alle cose per far scomparire
l'ansia ed affrontare la paura ). La promozione, in quanto si colloca in un progetto aperto al futuro
basato sul rischio che ogni educazione aperta contiene, non è in grado di offrire la sedazione dell
'ansia che la prevenzione assicura. Nonostante questo essa è I 'unica via in grado di sostenere
l'avventura, affascinante ma sempre incerta e perigliosa, della ricerca di una condizione umana,
personale e sociale, centrata sul ben-essere, anche laddove occorre affrontare le esperienze di
disagio e di sofferenza.
13.2.L'educazione alla salute a scuola
L'educazione alla salute nelle scuole è sempre stata strettamente legata con la prevenzione della
tossicodipendenza. Il progetto giovani e i successivi progetti arcobaleno, ragazzi e genitori si sono
posti come l'espressione di una politica pedagogico sociale. Questi progetti proponevano alle scuole
di ripensare i propri scopi e contenuti alla ce di dei tre scopi portanti dei progetti riassumibili nello
slogan: “star bene con se rtessi, star bene con gli altri e star bene nelle istituzioni”. Lo “star bene
con se stessi, in un mondo che stia meglio”, poneva I 'obiettivo del sostegno nei giovani della
ricerca e dell 'accettazione della propria identità. Lo “star bene con gli altri, nella propria cultura, in
dialogo con le altre culture”. Lo ''star bene nelle istituzioni, in un'Europa che conduce verso il
mondo”, proponeva I 'obiettivo, attraverso la soluzione dei problemi di vita collettiva, dal piccolo
gruppo alle iniziative sociali e politiche.
Tutti gli studi sulle esperienze di educazione alla salute nella scuola italiana evidenziano la presenza
ai poli opposti di due forme di educazione alla salute: quella preventiva e quella promozionale. La
prima centrata sulla prevenzione della malattia, la seconda sulla formazione di un'assunzione di
responsabilità nei confronti della propria salute e di quella della collettività. Il progetto giovani ha
promosso:, al di là della chiara collocazione teorica di questi nel campo della promozione,
contenevano quel tanto di ambivalenza, inevitabile, che dava spazio a delle azioni di stampo
decisamente preventivo. Ente preventivo. Al di là di questa ambiguità il progetto giovani può essere
comunque considerato il laboratorio teorico/pratico per mezzo del quale nella scuola italiana è
entrato un approccio all'educazione alla salute chiaramente educativo.
E chiaro che oltre a questo obiettivo generale l'educazione alla salute ha introdotto J alcuni obiettivi
specifici sia di tipo didattico che educativo. Gli obiettivi didattici possono essere riassunti nei tre
seguenti: -fornire le conoscenze di base su cui impostare il processo di educazione
-creare negli individui una coscienza critica nei confronti dei problemi.
-educare alla salute per la prevenzione dei rischi con la minaccia nell'età scolare.
Nell'analisi della situazione di partenza dei destinatari del progetto è necessario non limitarsi, come
purtroppo molti fanno, ad analizzare i problemi di cui sono portatori o i rischi che corrono ma,
soprattutto, individuare le risorse, le potenzialità che gli stessi destinatari possiedono. Anzi si
debbono considerare gli alunni a cui il progetto è rivolto come la risorsa principale che il progetto
ha a disposizione. Se non si compie questa operazione, in positivo, si corre il rischio di cadere nella
prevenzione sanitaria uscendo dalla logica della promozione educativa della salute. Oltre a questi
criteri i progetti di educazione alla salute debbono essere caratterizzate dalla continuità.
L'educazione alla salute nella scuola italiana si è arricchita, successivamente alla nascita del
progetto giovani, dello sviluppo in chiave educativa del protagonismo giovanile e dell'educazione
tra i pari. Il protagonismo giovanile, come prefigurato nella C_M. n.128/94, intende essere null'altro
che la valorizzazione dello studente rendendolo un soggetto attivo e protagonista del percorso di
crescita umana, sociale e culturale. Strettamente interconnessa a quella del protagonismo si è
affermata nell'educazione alla salute la scelta dell'educazione tra i pari. Questo tipo di educazione
intende valorizzare le influenze positive tra coetanei.
13 2 1 L'insegnante referente in Educazione alla Salute
Lo sviluppo concettuale e pratico dell'educazione alla salute ha prodotto contestualmente il sorgere
della figura del docente referente. ( figura specifica il cui compito è quello di prgettare e coordinare,

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all'interno della scuola iniziative che abbiano come scopo la prevenzione della tossicodipendenza e
l'educazione alla salute del soggetto)
13.3La prevenzione/promozione come sottosistema sociale
La prevenzione, che per quanto si è detto sinora è meglio chiamare promozione del ben-essere, deve
essere centrata, da un lato, sui processi socializzanti e educativi e, dall'altro lato, sulla costruzione di
processi di trasformazione della cultura sociale, in quanto è oramai acclarato che in questa cultura
sociale sono presenti alcuni fattori che, in modo non deterministico, giocano un ruolo di facilitatori
nell'accesso al disagio.
E' necessario tenere conto che nelle società complesse nessuna agenzìa educativa, da sola, è in
grado di incidere in modo determinante sul processo di formazione delle nuove generazioni. Nelle
società complesse la scuola e la famiglia sono in competizioni con i mass media il mercato dei
consumi e i mondi virtuali per l'educazione del processo formativo dei ragazzi. Questo significa che
il processo formativo del giovane, come si è già ampiamente detto, avviene in una pluralità .. quasi
sempre frammentaria, disarticolata e poco coerente· di proposte di valori. Di modelli di
comportamento, di stili di vita che favoriscono il suo orientamento verso percorsi di vita flessibili.
13 3 1 Il Sottosistema sociale della prevenzione/promozione
Il sottosistema sociale della prevenzione/promozione passa attraverso la creazione .i sistemi decisori
e di controllo in grado di coordinare un insieme di funzioni del si- sterna sociale verso I' obiettivo
comune della crescita di persone in grado di vivere in modo consapevole la propria libertà. Per fare
questo le funzioni sociali devono essere almeno 5:
-L'azione formativa a-specifica (357)
-Riqualificazione dei tessuti sociali urbani(358)
-Recupero delle situazioni personali e gruppali in cui sono presenti situazioni di disagio(359)
-Azioni specifiche volte al cambiamento degli stili di vita(360)
-La funzione culturale(360)

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