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Infine, si evidenzia che l’educazione implicita, spesso derivante dalla famiglia di origine, può
lasciare tracce profonde, richiedendo una consapevolezza critica nell’affrontare credenze
spontanee e stereotipi nel contesto educativo.
L’epochè → la sospensione delle certezze abituali, emerge spesso quando il consueto modo di
fare, incontra un ostacolo nella realtà. Mettere in discussione la pedagogia spontanea
richiede coraggio e il riconoscimento che l’inabitualità può portare ad una vita più autentica.
La crisi delle certezze nell’educazione è un riflesso del nostro tempo caratterizzato dal
pluralismo e dalla fine delle grandi narrazioni condivise. Il pluralismo rende necessario
parlare non di una sola pedagogia spontanea, ma di molte. In un’epoca in cui le
interpretazioni della vita sono relative, l’educazione richiede una mediazione attenta per
giustificare e fondare le ragioni delle pratiche educative, rendendo il compito educativo più
difficile, ma potenzialmente più promettente.
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spontanea, sebbene universale, può portare a rischi, come l'equivalenza tra tutte le opinioni
sull'educazione e la sua poca accuratezza nelle generalizzazioni. Gli educatori cercano un
fondamento solido, non dogmatico, ma un criterio di senso che la pedagogia come scienza
può fornire attraverso un'analisi approfondita e razionale delle pratiche educative.
La pedagogia come scienza mantiene un legame con l'esperienza viva e concreta
dell'educazione, riconoscendo la priorità ontologica di quest'ultima.
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CAPITOLO 2 : LA PEDAGOGIA NELL’ETA’ MODERNA
2.1 Giovanni Amos Comenio
Comenio, un pastore protestante del XVII secolo, contribuì significativamente alla
pedagogia, trasformandola in didattica autonoma e scientifica. Ispirato alla rivoluzione
scientifica, abbracciò il primato dell'esperienza e il metodo naturale. Comenio vedeva la
pedagogia come parte di un più ampio progetto di rinnovamento spirituale, sostenendo la
diffusione della pansofia e della pampaedia per una formazione integrale dell'uomo.
Propose un'educazione universale inclusiva, anticipando l'idea di insegnare a tutti,
indipendentemente da sesso o abilità.
Emilio o Dell’educazione
E’ considerato il manifesto della pedagogia moderna, sintetizzando le riflessioni filosofiche,
sociali e pedagogiche di Rousseau. Quest’opera, inizialmente concepita come un trattato
sulla bontà originaria dell’uomo, si trasforma in un trattato educativo. Ambientato in
campagna, lontano dagli adulti e coetanei, Emilio è educato attraverso l’educazione
naturale e negativa, mirando a preservare la sua bontà originaria dall’influenza corruttrice
della società.
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progetto pedagogico e politico utopico: la ricostruzione sociale partendo dall'individuo per
realizzare libertà e uguaglianza attraverso un patto originario. L'influenza di Rousseau si
estende nei secoli successivi, influenzando autori come Pestalozzi, Dewey e Claparède,
nonché critici come Herbart.
2.3 La pedagogia nell’800
Nell'Ottocento, la pedagogia divenne il fulcro di nuove teorie educative, contribuendo a
definirne l'oggetto, le finalità e i metodi. Questo secolo è comunemente considerato l'epoca
della pedagogia, in cui emersero diversi orientamenti. Il Romanticismo sottolineò la
formazione dello spirito, il Positivismo la concepì come sintesi di diverse discipline,
l'herbartismo approfondì la questione epistemologica della pedagogia, e le pedagogie del
Risorgimento italiano ebbero un impatto significativo.
2.3.2 Johann Friedrich Herbart, influenzato dal criticismo kantiano e dal pensiero di Fichte,
sviluppò la filosofia del Realismo, distinguendosi dall'Idealismo. Nel suo lavoro principale,
"La pedagogia generale derivata dal fine dell'educazione" (1806), Herbart sosteneva la
necessità di una pedagogia come scienza sistematica, basata sull'esperienza e
interconnessa con psicologia ed etica. La relazione educativa era centrale, mirando alla
formazione morale, allo sviluppo armonico e alla coltura morale, con un'attenzione
particolare all'interiorità del soggetto.
2.3.3 Il Positivismo, promosso da August Comte nel XIX secolo, cercò di trasformare la
pedagogia in una scienza rigorosa, ma affrontò limiti come il rischio di riduzionismo
naturalistico, scientismo e l'eccessiva enfasi sull'istruzione rispetto all'educazione.
Nonostante questi limiti, ha contribuito a ridefinire l'identità della pedagogia, orientandola
verso un approccio più scientifico, sperimentale e plurale, con un rapporto costruttivo tra
scienze umane e scienze naturali.
2.3.4 La pedagogia del Risorgimento italiano rifletteva diversi orientamenti, tra cui
l'educazione nazional-popolare, la pedagogia toscana e la pedagogia cattolica piemontese.
Tra gli esponenti significativi:
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Vincenzo Cuoco proponeva una "pedagogia del reale" per risvegliare la coscienza nazionale,
mentre Giuseppe Mazzini sottolineava l'importanza di un'istruzione generale, obbligatoria,
laica e gratuita. In Toscana, Gino Capponi e Raffaello Lambruschini contribuivano con riflessioni
originali, mentre in Piemonte, Antonio Rosmini e San Giovanni Bosco proponevano approcci
educativi centrati sulla persona e sulla formazione integrale.
Mentre Gentile ottenne consensi tra i suoi allievi, la sua filosofia suscitò anche critiche per la
sua negoziazione della scientificità pedagogica.
Un tema ricorrente nelle sue opere fu la democrazia, che considerava non solo come una
forma di governo ma come un tipo di vita associata. Per Dewey, l'educazione democratica
richiedeva un metodo scientifico basato sulla psicologia, sociologia e filosofia
dell'educazione, applicato al processo educativo. Questa visione faceva della pedagogia una
scienza sperimentale autonoma.
Negli anni '60 e '70, la sperimentazione pedagogica non ottenne successo a causa della
difficoltà di applicare metodi quantitativi alle variabili complesse dell'educazione. Nel
complesso, la pedagogia si orientò verso ricerche qualitative, mirando a comprendere
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anziché spiegare fenomeni educativi. La ricerca empirica ricevette riconoscimento sociale
negli anni '70, con il:
DPR n. 419 → che regolamentò la sperimentazione scolastica nel 1974. La pedagogia
sperimentale si distinse dalla pedagogia generale, diventando una scienza pedagogica
autonoma basata sulla ricerca empirica e sull'osservazione sistematica. Durante gli anni '60
e '70, emerse anche una pedagogia critica, con figure come Ivan Illich, Paulo Freire e Don
Lorenzo Milani, che promuovevano la liberazione umana e la costruzione di una nuova
società. Ciò portò a una varietà di prospettive pedagogiche critiche, marxiste, laiche e
cattoliche, riflettendo un dibattito epistemologico complesso sulla natura e l'identità della
pedagogia come scienza autonoma.
Nei successivi anni ‘90, la pedagogia assunse il ruolo di un'ontologia regionale, interpretando
l'oggetto dell'educazione attraverso concetti e categorie, svolgendo un compito di
coordinamento e orientamento dei saperi educativi. La pedagogia divenne un'attività
riflessiva e ermeneutica, individuando e interpretando il "pedagogico" nei saperi e nelle
pratiche educative, spesso focalizzandosi sulla formazione come categoria reggente.
Un paradigma, definito come l'insieme di teorie sulla natura della conoscenza e della realtà
che guida l'azione epistemica, incorpora aspetti ontologici, gnoseologici ed epistemologici.
In questo contesto, si propone una riflessione critica sul paradigma positivistico, che ha
preso ispirazione dalle scienze naturali. L'oggetto di studio della pedagogia, l'educazione,
richiede una prospettiva diversa, considerando il rapporto tra soggetto conoscente e
oggetto conosciuto e rivedendo il concetto di oggettività.
L'oggettività nel contesto pedagogico non deriva solo dagli aspetti quantificabili ma emerge
dalla condivisione di un discorso intersoggettivo. Un approccio naturalistico o ecologico
diventa rilevante, studiando i fenomeni nel contesto reale e contestualizzato dell'educazione.
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La ricerca diventa fortemente contestualizzata e situata, con un'enfasi sulla comprensione
del contesto e sull'esperienza educativa.
Il ricercatore assume una postura riflessiva e aperta al nuovo, diventando responsabile delle
scelte e delle implicazioni etiche della ricerca. La relazione tra ricercatore e partecipanti
diviene oggetto d'indagine, contribuendo alla formazione di coloro coinvolti. La ricerca
educativa si basa sull'approccio fenomenologico, evitando pregiudizi e incoraggiando una
processualità ricorsiva, in cui il ricercatore deve essere aperto al ritorno su ciò che sembra
già acquisito.
In conclusione, la proposta è quella di un metodo che eviti gli estremi dell'oggettivismo e del
tecnicismo, promuovendo una nuova cultura della ricerca in grado di indagare fenomeni
educativi con una prospettiva più ampia e contestualizzata. Il paradigma ecologico
rappresenta un'evoluzione che complica l'epistemologia, suggerendo la necessità di approcci
multidimensionali per rispondere alle sfide della ricerca educativa.
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CAPITOLO 5 : LA PEDAGOGIA GENERALE COME PEDAGOGIA
FONDAMENTALE. UN MODELLO DI RICERCA
5.1 Il codice epistemologico
Il “codice epistemologico” è un sistema di norme che regola un campo di conoscenza,
consentendone la costituzione come scienza. E’ idealmente unitario e storicamente
determinato per ogni ambito disciplinare.
Nell’ambito della pedagogia, il codice epistemologico è ciò che guida la riflessione sui
problemi educativi, fornendo un quadro per una ricerca del vero, rigorosa e oggettiva. La
peculiarità è che questo codice emerge dalla storia concreta della disciplina, richiedendo
una riflessione sintetica, sulla storia della pedagogia contemporanea, contestualizzata
nell’ampio panorama delle scienze e dell’epistemologia contemporanea.
5.1.1 La storia recente della pedagogia mostra una pluralità di approcci, evidenziando la
diversità di pratiche, teorie e valori. La pedagogia, inoltre, cerca di emanciparsi dalla
filosofia, segnando una rottura epistemologica. Inizialmente, si sono confrontate due
impostazioni:
● l'idealismo attualistico di Gentile in Italia;
● il pragmatismo di Dewey negli Stati Uniti.
Nei decenni successivi, la pedagogia ha attraversato fasi, dalla sperimentazione alla critica
dell'ordine esistente, fino a un principio di specificazione, dove si parlava di "scienze
dell'educazione" al plurale. Infine, una recente evoluzione ha riportato l'attenzione a una
"pedagogia generale" concepita come ontologia regionale, capace di cercare il senso dei
fenomeni educativi in quanto tali.
5.1.2 In sintesi, la storia dell'epistemologia pedagogica rivela quattro fasi con principi distinti:
sperimentazione, teoria critica, specificazione delle scienze dell'educazione e ontologia
regionale dell'educazione.
Inoltre, nella storia delle scienze, emerge una rivoluzione epistemologica, permettendo
un'interpretazione analogica del concetto di scienza, che cerca la verità indipendentemente
dai paradigmi precedenti, soprattutto il positivismo. Tale rivoluzione promuove una
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comprensione della scienza come ricerca della verità, con attenzione alla sfera etica ed
estetica, superando la visione univoca della tecnica come sapere delle azioni umane.
5.2.1 Il primo momento della pedagogia fondamentale, denominato "prima ricognizione empirica
e problematica", si concentra sull'inventario delle conoscenze e delle convinzioni diffuse sui
fenomeni educativi. Questa fase implica una conversazione interiore, simile a una
"conversione" secondo Husserl, che porta a interrogarsi sulla verità e a intraprendere una
ricerca etica del bene per se stesso.
Questa fase inizia con il dubbio, mettendo in discussione le certezze del sapere pre-riflessivo
e aprendo la strada a un itinerario di ricerca. La prima ricognizione attinge anche da
indagini psico-sociali, sfruttando metodi quantitativi e qualitativi per esplorare gli stili
esistenziali diffusi. Le esperienze educative significative emergono come guide orientative
per la ricerca successiva, rivelando aspetti del fenomeno educativo destinati a orientare
ulteriori indagini veritative.
5.2.2 La prima forma esplora la ricerca della verità nel sapere scientifico, focalizzandosi sul
concetto di “sensate esperienze”. Introduce il concetto di momento empiriologico nella
pedagogia.
5.2.3 Il terzo livello nella ricerca della verità, chiamato momento teoretico, implica una
riflessione filosofica sulla totalità del fenomeno educativo. Questo passo evidenzia che le
domande del pedagogista diventano intrinsecamente filosofiche.
Nel momento teoretico, si esplora l'essenza del fenomeno educativo, rivelando che
l'educazione è un'impresa filosofica intrinseca, aperta a significati intorno a verità, bontà e
bellezza. La prospettiva fenomenologico-ermeneutica contribuisce specificamente a istituire
un'ontologia regionale dell'educazione. Questa riflessione cerca di comprendere il senso
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dell'educazione come donazione di significato, sottolineando l'importanza dell'evidenza e
dell'intuizione.
5.2.4 Il MOMENTO TEORETICO → è un aspetto della ricerca della verità nella pedagogia
fondamentale, ma non ne rappresenta l'intero. Questo momento è dedicato alla riflessione
eidetica sulla prassi educativa, inserendosi organicamente nell'azione pratica che conserva il
suo primato. La ricerca inizia con l'esperienza educativa, orientandosi all'azione concreta
nell'impegno educativo, richiedendo un ritorno ai "mondi della vita". La categoria centrale di
consegna, sintetizzata nell'ontologia regionale dell'educazione, si traduce in un ideale di vita
buona. Il metodo educativo coerente con questa proposta è il dialogo empatico.
Il METODO EMPATICO, discusso in questo quarto momento, è trasformativo sia per l'educatore
che per l'educando, decentralizzando l'io concreto e consentendo il riconoscimento di tratti
autentici del sé. La sua organicità con la consegna educativa sottolinea il legame
inseparabile tra il metodo e il senso, riflettendo la natura pratica della pedagogia
fondamentale. In questa fase, l'ermeneutica contribuisce in modo significativo, riconoscendo
che siamo interpretati e raccontati in ogni relazione e pratica comunicativa. La relazione
educativa diventa un testo storico e segno ontologico, dove si co-elaborano significati.
L'ermeneutica si focalizza sulla comprensione del senso emergente in questi testi configurati
dalle azioni significative, esplorando il desiderio singolare che costituisce il soggetto e il suo
rapporto con l'io conscio.
5.2.5 Abbiamo ora delineato con chiarezza i tratti distintivi del modello di pedagogia
fondamentale proposto. La rottura epistemologica evidenzia la necessità di un paradigma
scientifico per considerare la pedagogia come scienza autonoma, integrando il dialogo
critico con le altre scienze dell'educazione e la filosofia. Questo nuovo codice epistemologico
permette un progressivo affinamento dell'intelligenza e un approfondimento del pensiero
dell'azione educativa attraverso quattro momenti, con particolare peso nei terzo e quarto
momento.
Il modello si sviluppa in modo dialettico, con una progressione radicale in ciascun momento
che esplicita quanto era implicito nei momenti precedenti. La struttura
fenomenologico-ermeneutica integra entrambi gli aspetti, con la fenomenologia che
giustifica le radici di senso dell'ermeneutica e quest'ultima che rende concreta la riflessione
fenomenologica sull'essenza. Questo dialogo reciproco tra fenomenologia ed ermeneutica
rappresenta un'integrazione coerente, dove entrambe le prospettive si rafforzano
reciprocamente.
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