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Unitá 9

1)L’EPISTEMOLOGIA PEDAGOGICA pag 236

La scientificità del sapere pedagogica é una questione molto discussa.

Secondo Gaston Mialaret (pedagogista francese) le fonti attuali del sapere pedagogico sono 4:

1. riflessione di tipo filosofico sul fine e sull’ obbiettivo dell’educazione

2. ricerche delle scienze dell’educazione e il sapere documentario

3. il sapere che deriva dall’esperienza dell’ educatore stesso

4. il sapere di tipo scientifico

Una delle correnti di pensiero contemporaneo é “epistemologia”, studia i fondamenti del sapere che nel caso della pedagogia sono (1 2 3
4) e le relazione interdisciplinari tra le scienze

-La filosofia analitica

La filosofia analitica studia la validità logico-epistemologica, la coerenza della pedagogia e del suo linguaggio teorico e pratico.

Israel Scheffler (1923-2014) dimostra che il linguaggio dell’educazione é carico di modalità comunicative che appartengono ad ambiti
differenti. Queste modalità sono dotate di effetti pratici, ma da un punto di vista scientifico esse sono poco coerenti.

Scheffler ritiene che sia importante evidenziare il significato del termine “insegnamento”. Ci sono delle modalità che differenziano
l’insegnare che cioè l’insegnamento di conoscenze, dall’insegnare come cioè dall’insegnamento delle abilità, dall’insegnare a cioè
l’insegnamento di ambiti mentali.

Per Scheffler queste distinzioni non riguardano solo il piano lessicale ma sembrano essere delle possibilità per liberare la pratica didattica
dalle sue confusioni.

Egli propone una distinzione tra successo e intenzione, ovvero la reale efficacia dell’insegnamento e quelle azioni che il docente individua
come dotate di valore formale.

-La filosofia dell’educazione

La filosofia dell’educazione è stata descritta dal pedagogista italiano Franc Cambi come un ambito specializzato della pedagogia dove
vengono discussi razionalmente gli aspetti della problematica educativa.

Si possono quindi individuare due ambiti di ricerca grazie alle parole di Cambi:

-una filosofa dell’educazione che riflette sulla natura, sui fini e sui valori dell’educazione.

-un’analisi epistemologica dei fondamenti, un analisi linguistica e un analisi concettuale del linguaggio e sui concetti dell’educazione

La filosofia dell’educazione va separata dalla pedagogia generale. In quanto analizza l’insieme delle premesse delle azioni educative. Al
contrario la pedagogia generale sceglie un impostazione educativa concreta e determinata rispetto a una data situazione. Quindi è un
sapere trasversale rispetto ai temi e ai problemi comuni alle diverse scienze dell’educazione. Prevede la realizzazione di scelte educative
coerenti e che si appoggiano a determinati valori di riferimento (ad es la formazione integrale della persona, la non violenza)

2)LA PEDAGOGIA TRA SPERIMENTAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA

Alcuni studiosi ritengono che la pedagogia debba essere vista come un sapere che va distinto dalle altre scienze dell’educazione.

Fin dalla seconda metà dell’ottocento il positivismo ha proposto la fondazione di una nuova scienza dell’educazione, capace di superare i
limiti che invece aveva a vecchia pedagogia filosofica.

La pedagogia sperimentale è una disciplina che affronta i problemi educativi che ci sono all’interno della ricerca scientifica. Fondando
quindi a ricerca su misurazioni ritenute affidabili, metodi validi di ricerca e su dei risultati ripetibili e generalizzabili.

E’ importante pero dire che non va confusa con la sperimentazione educativa, che è l’insieme delle attività e di tutte quelle iniziative per
cercare di innovare la pratica dell’educazione.

Una parte delle attività di ricerca della pedagogia sperimentale non si basa su degli esperimenti , ma su dei test e su delle esperienze
“semi-sperimentali”. Queso tipo di studio non si basa infatti su delle prove da laboratorio o sperimentali .

(ad es non si può crescere un bambino in un ambiente dove non ci sono umani, presenze umane per verificare cosa porterebbe un
isolamento simile e che effetto avrebbe sulla sua socializzazione.

Ogni disciplina può dotarsi autonomamente di un metodo scientifico. Franco Cambi spiega che a questo modello unitario venne sostituita
la scienza come ricerca, da un attività sensoriale che agisce in modo indipendente e che si ca il proprio sapere e il proprio procedimento
attraverso la ricerca (l’esperienza stessa del ricercare).

-La pedagogia tra scienza e valori


La metodologia dell’insegnamento può escludere alcune pratiche inefficaci e individuare e e indicare come efficaci le azioni che hanno
avuto più successo, nonostante non si possa comunque assicurare il successo. Qualsiasi progetto educativo presuppone la libertà
fondamentale del soggetto e la problematicità delle circostanze reali dell’educazione.

L’educazione non è mai fine a se stessa, quindi non può essere considerata come buona senza motivazioni razionali, ne ai fini, ne ai mezzi.
I fini dipendono da una valutazione etica Anche i mezzi a volte dipendono da essa(in educazione il fine non può sempre giustificare tutti i
mezzi) quindi dipendono anche da una valutazione pratica della loro efficacia.

3)L’EPISTEMOLOGIA DELLA COMPLESSITÀ

L’epistemologia post-positivista del 900 mostra le caratteristiche costruttive e provvisorie di ciascun sapere, compreso quello pedagogico.

A questo riguardo l’epistemologia della complessità sottolinea l’impossibilità di considerare l’apprendimento come un processo totalmente
controllabile attraverso una programmazione scientifica. Essa considera quindi l’apprendimento come un processo non del tuto
programmabile ne controllabile.

Perché se anche fosse possibile sarebbe nocivo, in quanto non favorirebbe “l’apprendere ad apprendere”. Quindi ciò che Edgar Morin
(nato nel 1921) chiama “pensiero multidimensionale” che fronteggi la complessità di ciò che è reale.

Molti autori hanno evidenziato che l’importanza del soggetto nell’apprendimento, non è il fatto che esso semplicemente apprende dei valori
o dei doveri educativi, ma piuttosto che apprenda il senso stesso dell’imparare. Questo è inteso come un vero e proprio processo
comunicativo dove chi insegna e chi impara devono coesistere.

Secondo Von Foerster gli alunni dovrebbero assumersi la responsabilità del proprio apprendimento, quindi arrivare a porsi delle domande
legittime, ovvero quelle domande che non hanno una risposta già a priori. Esse caratterizzano la ricerca del sapere in quanto dovrebbero
puntare alla verifica di un sapere gia posseduto, no ad un sapere che non si possiede.

-MORIN e la riforma dell’insegnamento

Morin rende proprio l’approccio dell’ epistemologia della complessità e del dialogo tra quelle che lui chiama “due culture” (umanistica e
scientifica).

Secondo lui la nostra epoca è segnata dal paradigma della separazione. Il sapere disciplinare è capace di portare a prendere la capacità di
collocare le informazioni nella complessità loro contesto naturale. Quindi ce bisogno di un pensiero che unisce, alcuni di questi concetti
vengono individuati da Morin in punti, e sono:

-sistema o organizzazione= pensiero che ha una visione di insieme

-causalità circolare= un pensiero che è capace di mettere in relazione

-causalità dialogica= pensiero che cerchi sia cause ed effetti, sia che cerchi elementi in accordo e disaccordo

-principio ologrammatico= pensiero che non generalizza nè riduce

-centralità del soggetto conoscente= pensiero che si attiva nel processo di conoscenza

La transdisciplinarità

La riforma del pensiero di Morin è anche una riforma di educazione. Gli educatori devono auto-formarsi per poi formare a loro voltagli
studenti a un incontro fra cultura tradizionale e cultura scientifica.

Gli educatori devono quindi adoperare una congiunzione delle conoscenze, utilizzando una strategia transdisciplinare. La transdisciplinarità
(l’approccio che crea nuovi dati grazie ad un confronto delle discipline) si separa:

-sia dalla multi o polidisciplinarità, ovvero la lettura di uno stesso oggetto secondo punti di vista di più discipline (un analisi di un oggetto
attraverso diversi punti di vista di discipline diverse)

-sia dall’interdisciplinarità che si basa sul prestito dei metodi da una disciplina all’altra.

(Secondo la Carta della transdisciplinarità, documento redatto nel 1994 in Portogallo)


Questo ha portato ad un rivalutazione del ruolo dell’intuizione, dell’immaginazione e della sensibilità. e del ruolo del corpo nella
trasmissione e nella ricezione delle conoscenze

Le 3(4) sfide per la riforma dell’educazione

Nell’ introduzione a La testa ben fatta (è un libretto che nasce dalla partecipazione di Morin al dibattito sull riforma dell’educazione in
Francia). Prende questo titolo grazie ad una frase di Michel de Montaigne (“è meglio avere una testa bene fata piuttosto che una testa ben
piena”).

Dopodiché il sociologo individua delle sfide che secondo lui deve affrontare l’educazione contemporanea

La sfida culturale

ovvero il superamento della frammentazione della cultura in discipline umanistiche e scientifiche (non separare tra un sapere scientifico e
un sapere umanistico)

La sfida sociologica

che deriva dalla centralità della conoscenza in tutte le attività(imparare dalle esperienze sociali sapendole acquisire con un senso critico)

La sfida civica

Infine si ha un indebolimento del senso di responsabilità, della partecipazione e della solidarietà(superare la deresponsabilizzazione perché
ci si ritiene competenti solo in ambito specifico)

La sfida delle sfide

Questa sfida raccoglie tutte le altre, ed è decisiva per superarle. Una sfida che si concentra sui paradigmi, cioè sui modelli e sulle strutture
fondamentali de nostro pensiero.

(riformare il pensiero rendendolo multidimensionale e non settoriale. Deve quindi rispondere ad un modello che gli permette di rafforzare la
conoscena.)

4)LE SCIENZE DELL’EDUCAZIONE

Secondo la definizione di Gaston Mialaret, le scienze dell’educazione sono quelle discipline che studiano le condizioni di esistenza, di
funzionamento e di evoluzione delle situazioni e dei fatti educativi.

-Il ruolo della pedagogia

Il rapporto tra scienze dell’educazione e della pedagogia oscilla tra due alternative, esse si escludono in modo reciproco:

-da un lato il rischio dell’assorbimento della pedagogia all’interno delle scienze dell’educazione, ovvero il ruolo del sapere pedagogico
come un raccordo tra i risultati delle diverse scienze

-dall’altro la subordinazione delle scienze dell’educazione alla pedagogia, la quale si serve, di volta in volta dei loro risultati per i propri
scopi.

A questo problema non esiste una soluzione unitaria, a casa delle molteplici interpretazioni che ci vengono date de differenti scuole
pedagogiche.

Riccardo Massa per (filosofo dell’educazione e pedagogista) pedagogia come metodologia intende la vera e propria specificità della
pedagogia come scienza che deve occuparsi di tutti gli elementi tecnici e materiali, concettuali e emotivi che costituiscono il processo
educativo, considerati all’interno della loro connessione metodologica.

Unitá 11

1)LA SCUOLA

La scuola l’agenzia formativa che si basa sui servizi educativi specifici e pianificati.

-I caratteri dell’istituzione scolastica

La scuola proprio interno si divide in tre dimensioni

-la dimensione comunitaria, chi la frequenta si ritrova all’interno di un sistema ben definito di regole di rapporti sociali

-la dimensione culturale che è legata al compito di trasmettere e produrre cultura

-la dimensione curricolare, che riesce a trovare la sua modalità di lavoro specifica nella programmazione educativa e didattica (insieme di
attività svolta allo scopo di pianificare le azioni di educazione e di insegnamento nella scuola)

Attraverso queste tre dimensioni la scuola cerca di rispondere all’estensione di massa della scolarizzazione (processo attraverso il quale gli
individui vengono formati attraverso l’inserimento nell’istituzione scolastica) e all’aumento progressivo delle richieste di educazione da parte
della società, che sono i due mutamenti più significativi che hanno fatto parte dell’educazione sociale a partire dal XX secolo

È importante che oggi la scuola soddisfi:

-l’insieme delle esigenze istituzionalmente riconosciute, ovvero che come situazione deve svolgere determinate funzioni che la società le
attribuisce

-le esigenze non istituzionalizzate, ma che vengono socialmente percepite riconosciute legittimate, come ad esempio le richieste di dialogo,
ascolto e sostegno rivolta gli insegnanti da gli allievi, famiglie che vivono in una situazione di disagio

-esigenze individuali o di piccoli gruppi, come ad esempio le richieste da parte di genitori classi studenti o da singoli alunni a causa di
situazioni specifiche

Le richieste istituzionalmente riconosciute

La scuola quindi ha il compito di creare i presupposti per migliorare le condizioni di vita degli individui di fornire loro degli strumenti e delle
competenze per svolgere delle funzioni specifiche.

Queste finalità portano a farsi che la valutazione dell’efficacia della formazione scolastica venga messo in dubbio.vengono quindi effettuate
delle indagini comparative a livello internazionale sul rendimento scolastico degli studenti.il progetto Pisa ad esempio monitorare
periodicamente i risultati degli studenti di oltre una cinquantina di Stati.

Le richieste socialmente percepite

la scuola può essere intesa come un luogo destinato a produrre condizioni di pari opportunità sociali e culturali per tutti.ad esempio c’è chi
pretende che la scuola sia soprattutto uno strumento di progresso socio economico attraverso l’individuazione e la valorizzazione dei
talenti.

E questo portò a valutare la scuola come una vera e propria impresa. questa concezione mostra il superamento della scuola vista come un
apparato burocratico (organizzazione razionale incentrata sul rispetto delle procedure) e sia ad un miglioramento delle qualità della scuola
come servizio, ovvero come un ente che offre un servizio alla comunità sociale.

Le richieste individuali

Nella società attuale la scolarizzazione è caratterizzata da:

-condizionamenti che avvengono a causa di delle esperienze extrascolastiche, che portano alla trasformazione delle capacità di
apprendimento (ad esempio l’uso dei social media)

-Riduzione del beneficio sociale, ovvero il fatto che dalla garanzia che i titoli di studio elevati danno corrisponda allo stesso modo ad un
adeguata carriera lavorativa

-minore disponibilità degli allievi ad accettare il compito di apprendimento così come viene proposto dalla scuola

-riduzione dell’importanza attribuita da studenti e famiglie al successo scolastico

I ragazzi vedono il docente come un modello di condotta e come un soggetto che rappresenta il sistema sociale adulto, anche se spesso
vengono rimproverati per la mancanza di disponibilità ad affrontare l’aspetto comunicativo e relazionale della sua funzione formativa.

-Le condizioni dell’istituzione scolastica

La crisi della scuola

la scuola non riesce a svolgere pienamente i compiti che vengono attribuiti, in quanto la scuola soffre di discontinuità interna (anche a
causa della concorrenza esercitata nei suoi confronti dalle agenzie educative extra scolastiche) e tende a rilasciare delle conoscenze
inadeguate e improduttive.

Il passaggio da una scuola di Elite a una scuola di tutti e di ciascuno senza discriminazioni di genere, condizione sociale, o reddito si è
tradotto nella creazione di una scuola di massa, che, non riesce a tenere fede ai propri propositi e non è neanche in grado di mantenere un
alto livello dell’offerta formativa contenendo lo stesso tempo i costi.

La riforma della scuola

Per rispondere a questa crisi della scuola, negli anni 60 del secolo scorso è stato avviato una politica di riforme, tra le più importanti
troviamo il tentativo di democratizzazione della scuola.

attraverso l’istituzione di individui capaci di coinvolgere più attivamente studenti, famiglie ed enti territoriali.

Da un lato ad es sono stati creati degli organi collegiali con la capacità di coinvolgere più attivamente studenti e famiglie. arrivando quindi a
una concezione dell’istituzione scolastica come una realtà all’interno della quale tutte le componenti della società devono essere coinvolte
collaborando.

Sono anche state introdotte delle nuove tecniche di valutazione di programmazione, metodi didattici alternativi, indirizzi specialistici e forme
di organizzazione innovative.

Quindi la crisi della scuola è stata affrontata attraverso

-la gestione sociale che implica l’apertura della scuola le famiglie agli enti territoriali.

-la superscolarizzazione (un ampliamento dei compiti della scuola grazie all’accoglimento di sempre più numerose e diverse attività
formative)

-riscolarizzazione, ovvero il recupero della funzione culturale originaria della scuola attraverso la specializzazione didattica ed educativa.

2)Il SISTEMA SCOLASTICO IN PROSPETTIVA INTERNAZIONALE

-i documenti dell’educazione comparata

Educazione comparata= è una forma di educazione che studia sistemi di processi educativi dei paesi stranieri con lo scopo di migliorare il
sistema educativo nel paese di appartenenza.

E attualmente diffuse in tutto il mondo un movimento dei sistemi e dei processi educativi dei diversi paesi stranieri con lo scopo di favorire
educazione sempre efficace e che risponde correttamente ai bisogni sociali.

Il rapporto Coleman

A partire dagli anni 60 del secolo scorso questo ha condotto a delle numerose ricerche sistematiche per esaminare e migliorare lo stato
della scuola, come ad esempio alla produzione di documenti e rapporti a livello internazionale su cui è possibile orientare una politica di
riforme(avviare progetti di ricerca e sperimentazione)

Negli Stati Uniti ad esempio nel 1966 il rapporto Coleman proponeva il raggiungimento dell’uguaglianza di opportunità attraverso un
aumento dell’offerta scolastica.

Il rapporto Combs

Un anno dopo Philips Coombs, che è un direttore dell’International Institute for Educational Planning dell’UNESCO, che denunciava i limiti
della scolarizzazione di massa è una crisi mondiale dell’istruzione.

La conferenza OCSE del 1970 e il rapporto Faure

Nel 1970 ci fu una conferenza OCSE sulle politiche per lo sviluppo educativo che dimostrava che l’allargamento della frequenza scolastica
non aveva eliminato il peso dello status sociale nell’accesso alle carriere, un problema che venne poi ribadito nel 1972 con il cosiddetto
rapporto Faure (affronta il problema dell’educazione dell’istruzione su scala mondiale, si afferma che ogni uomo è destinato ad essere un
successo e il mondo è destinato ad accogliere questo successo.

Ci sono quattro presupposti fondamentali (vedi pag 287)

-l’esistenza di una comunità mondiale dell’educazione

-la centralità della democrazia visto come il diritto di ogni uomo di realizzarsi pienamente

-lo sviluppo integrale della persona

-la necessità dell’educazione permanente per affrontare le sfide del futuro(dell’avvenire)

Il rapporto Delors

A questo rapporto eseguito nel 1996 il rapporto prodotto dalla commissione internazionale sull’educazione per il XXI secolo da Jacques
Delors. In questo rapporto si evidenzia il fatto che la società contemporanea ha bisogno di un’educazione continua, bisogna educare la
società lungo tutto il corso della vita, per far sì che l’educazione porti ad un cambiamento del mondo.

Le quattro finalità fondamentali dell’educazione nel rapporto Delors sono:

imparare a vivere insieme, imparare a conoscere, imparare a fare, imparare ad essere

Questo rapporto riconosce che l’educazione del XXI secolo ha subito un sacco di tensioni dicotomica, che possono essere sintetizzate in
globale locale, universale individuale, tradizione e modernità, lungo termine breve termine.

All’educazione e quindi richiesto di trovare un punto d’incontro per formare dei cittadini del futuro pienamente attrezzati consapevoli.

-L’internazionalizzazione dei sistemi educativi

Uno degli obiettivi principali dell’internazionalizzazione dell’istruzione era quello di sviluppare criteri di valutazione, esami e titoli riconosciuti
a livello internazionale.

Il trattato di Maastricht che è stato stipulato dai primi 12 Stati della comunità europea il 7 febbraio 1992 in vista dell’Unione Europea,
prevede la realizzazione di un’Europa dell’educazione, rinforzando la cooperazione per l’istruzione è posto secondaria, professionale e lo
studio delle lingue.

Il rapporto Cresson

documento del 1995

Il consiglio europeo di Lisbona

il consiglio europeo di Lisbona delineò degli obiettivi che avrebbero dovuto essere raggiunti in tutta l’unione nel decennio successivo, ma
che attualmente l’Europa non ha raggiunto totalmente

L’aumento degli investimenti pro capite risorse umane

La riduzione del numero dei giovani che non proseguono gli studi a un livello medio alto

L’aumento dell’interscambio tra le scuole centri di formazione per favorire la partecipazione di gruppi sempre più vasti

Lo sviluppo di un quadro europeo delle nuove competenze di base

L’agevolazione della mobilità di studenti e docenti

La creazione di un modello comune europeo per il curriculum vitae

La scuola italiana nel quadro europeo

Dal 2003 la scuola italiana ha dato inizio ad un processo che avrebbe dovuto uniformare i curricoli le forme di organizzazione alle principali
indicazioni europee.

Ad esempio il decreto ministeriale 139/2007 sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente è la legge 107/2015 sulla riforma del
sistema nazionale di istruzione formazione.

L’integrazione della scuola a livello europeo viene perseguita quindi allo scopo di

-rafforzare l’istruzione post secondaria, l’istruzione professionale e lo studio delle lingue

-sviluppare criteri di valutazione, esami e titoli riconosciuti a livello internazionale

Essa viene promossa dal:

-trattato di Maastricht del 1992

-rapporto Cresson del 1995

-consiglio europeo di Lisbona del 2000

3)L’EDUCAZIONE PERMANENTE

Secondo la definizione dell’UNESCO l’ educazione permanente è quell’insieme di strumenti che vengono messi a disposizione dagli uomini
senza distinzione di età, di sesso, di posizione sociale e professionale per uno sviluppo individuale è un efficace partecipazione al
progresso sociale.(della società)

E il consiglio europeo del 18 dicembre 2006 afferma che l’educazione permanente e ciò che organizza ogni educazione(principio
organizzatore di ogni educazione) che si trova all’interno di un sistema completo, coerente integrato.

Per essere realizzata richiede:

-continuità nel tempo nello spazio dell’attività educative

-qualificazione educativa del territorio

-L’educazione degli adulti

Lo sviluppo dell’educazione permanente ha favorito

-l’educazione degli adulti, ovvero un settore dell’educazione relativo alla formazione in età adulta intesa come promozione della persona
incentrata sulla partecipazione

i pedagogisti puntano all’elaborazione di un’andragogia= insieme di principi pedagogici che riguardano l’educazione degli adulti

Una definizione istituzionale

Nella quinta conferenza mondiale dell’UNESCO, si afferma che la prendere in età adulta può aiutare a ridefinire la propria identità e dar
senso alla propria vita, portandoli a a riflettere e rivedere su tematiche come la differenza di sesso, di lingua, status economico

Le 150 ore

Un primo sviluppo dell’educazione degli adulti si ebbe passando da un’economia agricola industriale una economia fondata sul terziario.

Nel 1973 vennero istituite le 150 ore= una serie di corsi con lo scopo di far apprendere competenze utili sia per la professione sia per
l’esercizio pieno del diritto di cittadinanza

I centri territoriali permanenti

Nel 1997 vennero fondati i centri territoriali permanenti(CTP) che svolgono un’attività di accoglienza, ascolto e orientamento, e di
alfabetizzazione, per farsi che ogni persona, a qualunque età, sia capace di sviluppare le proprie capacità, e di governare il proprio
apprendimento( queste attività vengono indirizzate soprattutto verso gli stranieri)

Un’educazione informale

Educazione degli adulti può anche essere svolta come un’attività del tempo libero, questo porta un’aggregazione sociale ad esempio per le
persone che dopo che hanno lasciato il lavoro. grazie a questa concezione dell’educazione degli adulti sono nate molte associazioni come,
l’Università popolare, l’università della terza età e l’università del tempo libero

-L’educazione degli anziani

Gli anziani devono affrontare determinati compiti evolutivi:

-conferire significato alla vita

-favorire l’adattamento emotivo al coniuge

-promuovere un buon esito della comunicazione intra familiare

Raggiungere questi obiettivi è possibile solo per far uscire gli anziani dalla marginalità sociale e dalla medicalizzazione.

questo è quindi un’educazione degli anziani un avere propria geragogia= ovvero un settore dell’educazione permanente inteso come
preparazione all’invecchiamento e alla sua accettazione

Per andare incontro al decadimento psicofisico degli anziani è importante:

-a livello cognitivo ,rinforzare le strategie per l’invecchiamento, attraverso processi consapevoli di selezione, compensazione ottimizzazione
delle risorse personali e attraverso attività di esercizio della memoria di problem solving

-a livello affettivo emotivo bisogna stimolare la capacità di desiderare di porsi degli obiettivi, di mantenersi attivi e di conservare alta
l’immagine del proprio io

-a livello sociale, bisogna mantenere le relazioni sociali

4)IL COMPITO EDUCATIVO DEL TERRITORIO

Secondo Franco Frabboni il sistema formativo integrato dà delle proposte fondamentali per la socializzazione e l’acculturazione sul
territorio.

Nel sistema formativo integrato si tenta di creare delle reti territoriali di servizi educativi, in cui hanno ruolo molto importante i servizi sociali
e socioassistenziali. questi servizi operano per l’educazione, la rieducazione(attività in cui agenzie educative cercano di sistemare e
ricostruire la situazione di un soggetto in difficoltà) e il sostegno di soggetti in delle situazioni di disagio e invalidità, quindi si parla di una
pedagogia curativa.

La pedagogia curativa si occupa dei soggetti con delle esigenze educative particolari, adottando degli strumenti didattici e terapeutici per
farsi che questi soggetti possono sviluppare al meglio le loro potenzialità.

L’educatore professionale extra scolastico è una educatore specializzato che deve indirizzare alla prevenzione e alla cura e alla
riabilitazione per migliorare e dare uno sviluppo equilibrato, un recupero è un reinserimento di questi soggetti in difficoltà.

-Le offerte del territorio per i giovani

Questo tipo di attività è svolto

-dagli educatori di strada, che operano in modo diretto nel contesto esterno di vita del soggetto interessato

-dai centri di aggregazione, luoghi organizzati per consentire l’incontro di persone con comuni

-dai centri di prima accoglienza, che offrono un aiuto un’assistenza residenziale

-Le comunità di accoglienza, che ospitano, aiutano i soggetti che si trova in una situazione di disagio a causa dell’assenza o dell’incapacità
educativa del nucleo familiare

-le case famiglia, dove si crea e si cerca di instaurare un clima di vita familiare

-Servizi educativi di comunità, comunità terapeutiche, tossicodipendenti e di altri soggetti in condizioni di sofferenza psichiatrica o
relazionale

5)IL TEMPO LIBERO

il tempo libero, cioè il tempo non occupato dal lavoro e dallo studio, è dedicato agli hobby al divertimento.per coloro che non sono
impegnato in alcune attività lavorativa il tempo libero può essere visto come un peso.

Sorge un problema, la gestione del tempo libero da parte dei giovani, in quanto sono un gruppo più influenzabile.

L’industria del divertimento, produce una serie di attività che servono appunto per riempire il proprio tempo, riesce quindi a richiamare
l’attenzione degli imprenditori che sono disposti a investire sempre di più in questo settore.

Uno dei compiti dell’educazione permanente è quello di insegnare a ciascun individuo, prescindere dall’età, a gestire autonomamente il
proprio tempo, grazie la costante promozione di interessi sociali, culturali e l’espressione di sé.

La pedagogia del territorio è indirizzata a aiutare il miglioramento delle relazioni affettive comunicative e di socializzazione, incentiva la
crescita espressiva artistica, attraverso l’accesso dei servizi come le biblioteche, i musei e le pinacoteche.

-L’animazione

L’educazione come animazione si fonda su metodi non direttivi, mette al centro dell’apprendimento i bisogni e gli interessi e le motivazioni
del soggetto, quindi non gli obiettivi dell’educatore.

L’educazione come animazione è attenta all’affettività, l’espressività alla creatività alla corporeità e alla comunicazione.

È importante quindi la figura dell’animatore, che è un professionista dell’attività educativa extra scolastica che lavora in dei centri di
aggregazione, all’aperto, in spazi pubblici, in spazi per favorire lo sviluppo e l’espressione delle potenzialità creative e relazionali del
soggetto.

(Quindi l’attività di un animatore non si limita solo agli interventi animativi, ma utilizza dei compiti di coordinamento, organizzazione e
progettazione di servizi e strutture con altri professionisti.)

-il no profit e il volontariato

E Torre no profit comprende le organizzazioni che operano senza scopo di lucro (ambito dell’assistenza, sanità, educazione).

E i profitti vengono reinvestiti nell’attività delle quali si occupano.

Il volontariato invece è una serie di gruppi di persone che si dedicano volontariamente gratuitamente all’aiuto morale e materiale di persone
che si trovano in situazioni di difficoltà, ma anche alla tutela di beni ambientali e culturali)

L’opera dei volontari si distingue dal cosiddetto terzo settore o settore no profit.

Le diverse esperienze sono accomunate solo perché ci sono alcuni valori di fondo comuni (centralità della persona, il rispetto, la
condivisione, la responsabilità, la partecipazione e l’attenzione verso i più deboli e sofferenti)

-L’associazionismo giovanile

L’associazionismo educativo giovanile cerca di portare il tempo libero dei ragazzi verso delle forme di educazione alternative
complementari, diverse da quelle della scuola e della famiglia.

Si può distinguere infatti l’associazionismo educativo giovanile, una forma di associazionismo volontario che hai rivolto ai giovani.

Qui troviamo come punti di forza

-la partecipazione diretta alle scelte che riguardano le esperienze di vita

-un rapporto adulto ragazzo basato sulla reciprocità e sul dialogo

-il bisogno è la soddisfazione di vivere in una dimensione comunitaria

il pedagogista Piero Bertolini vede in quest’associazione la possibilità per i giovani di costruire un rapporto con l’educatore adulto che
consenta di scegliere la propria esperienza di vita, mantenendo l’autonomia e il protagonismo

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