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PEDAGOGIA GENERALE

LA PEDAGOGIA GENERALE OGGI: IDENTITA E FUNZIONE


1.Un sapere sotto inchiesta: ma da tutelare e da rilanciare
In altra epoca la pedagogia generale è stata tutta la pedagogia, oggi non è più così con la nascita
delle varie scienze dell’educazione.
È stato proprio il Novecento a cambiare dalla base lo statuto di questo sapere. Per alcuni si è fatta
spazio cognitivo in cui si affermano i problemi educativi da sottoporre poi all’analisi e alla sintesi
scientifica; per altri è invece un dispositivo che attraversa tutti i settori del pedagogico,
illuminandone l’oggetto comune: l’educazione e/o formazione; per altri ancora è posta come sola
sintesi delle scienze dell’educazione.
La pedagogia come riflessione generale è un po’ tutto questo; infatti la pedagogia generale svolge in
sé tutti questi compiti; lo stile è quello riflessivo e critico, la funzione quella di raccordare quel
sapere-di-saperi che è oggi la pedagogia e di raccordarla al suo focus oggettuale. Ha quindi un ruolo
sia generativo sia regolativo.
Quindi:
- Funzione generativa e regolativa
- Ha una precisa identità critica (=filosofica)
- Esercita la critica sull’oggetto (educazione/formazione) e sul sistema di saperi che lo
specificano
- È esercizio di sintesi, legittimazione e focalizzazione
- È il settore chiave della pedagogia, che ne racchiude ricchezza, complessità, senso.
- È preambolo, sintesi, esercizio trasversale dentro quei saperi educativi nutriti dalle varie
scienze dell’educazione.
Oggi intorno alla pedagogia generale si è aperto un dibattito: la si dichiara superflua, puro residuo
di un passato già tramontato.
Con l’avvento delle nuove tecnologie informatiche e con la rilettura di tipo comunicativo-
funzionalista delle pratiche e delle teorie educative, il congedo della pedagogia generale è stato
ancora più forte.

Percorsi di lettura
- La pedagogia continua ad essere il centro critico dei saperi dell’educazione, in quanto
coordina tutti i saperi educativi al loro focus, ma anche perché discute tutti i problemi
educativi/formativi in modo costantemente critico;
- ha quindi un ruolo generativo dentro tutti i saperi educativi e un ruolo regolativo rispetto ad
essi: li genera e li orienta.

Quattro significati della parola educazione (Gaston Mialaret)


4 principali significati della parola educazione:
- Educazione come istruzione: è l’insieme delle strutture che hanno lo scopo di educare gli
alunni; esse adempiono la loro funzione secondo regole più o meno precise e rivelano
caratteristiche di una certa stabilità in un determinato periodo storico.
- Educazione come azione: è il significato più usato di frequente dal 1950, definizione
influenzata da quella di Durkheim “l’educazione è l’azione esercitata dalle generazioni
adulte su coloro che non sono ancora pronti per la vita sociale. Il suo fine è indurre nel
bambino una certa quantità di prestazioni fisiche, intellettuali e morali che gli sono
richieste sia dalla società che dall’ambiente in cui è proiettato”. L’educazione come azione,
quindi, combina molti aspetti che spesso sono confusi: quello dei fini, dei metodi, delle
tecniche e l’aspetto degli aspetti psicologici implicati.
- Educazione come contenuto: corrisponde a ciò che chiamiamo curricolo, ma un’analisi più
attenta rivela i limiti di questo accostamento.
- Educazione come risultato: sottolinea l’esito dell’educazione come azione applicata
all’educazione come contenuto nell’ambito dell’educazione come istituzione.
La pedagogia nella scuola di Francoforte- Franco Frabboni, Franca Pinto Minerva
Negli anni Sessanta e Settanta, negli scritti dei Francofortesi, il nesso tra istanza critica e slancio
utopico trova una felice sintesi, in campo filosofico e pedagogico, anche se quest’ultimo non è mai
stato esplicitamente al centro dei loro interessi.
La teoria critica dei francofortesi (che opera all’interno di precise coordinate storiche), si
contrappone polemicamente alle forme tradizionali di fare teoria (astratte e ideologiche poiché
svincolate dalla società in cui si sviluppano e operano).
Il compito di liberare l’individuo dai condizionamenti che lo tengono soggiogato è affidato
all’educazione.
Si tratta per o francofortesi di una educazione anti-istituzionale e anti-formale ma, soprattutto, Di
una pedagogia che si delinea con i tratti evidenti dell’innaturalità. Innaturalità relativa al gioco
sincrono delle due dimensioni strutturali del sapere pedagogico: quella critica (che rimanda al
bisogno di una formazione cognitiva ed etica fondata sulla cultura artistica e filosofica) e quella
utopica (rimanda all’esigenza di una formazione proiettata oltre i valori della società attuale, per
una liberazione totale).
Marcuse si oppone all’argomentazione di Freud riguardo alla repressione degli impulsi e degli
istinti per la sopravvivenza della civiltà. Per Marcuse questa è funzionale solo alla civiltà
capitalistica.
Si tratta di fare delle istituzioni educative il luogo della critica contro la società dei consumi, e di
puntare sull’educazione estetica.

2. Problemi, teorie, modelli e… dibattiti: le frontiere della pedagogia generale


La pedagogia generale si articola intorno a tre nuclei (problemi, teorie e modelli) e lo fa attraverso
un dibattito aperto e critico. Problemi più diversi, da quelli più tradizionali, ad esempio la
relazione educativa tra genitori e figli, fino a quelli più innovativi. Come quelli connessi alla
multiculturalità e all’interculturalità, oppure all’educazione di genere. Ma sono sempre problemi
che vengono dalla pratica.
La pedagogia generale si colloca sempre dentro e al centro nell’affrontare i problemi
dell’educazione, e vi si colloca come tutrice del senso e dell’obiettivo dell’educazione e, insieme
come esercizio di riflessività aperta, dentro un dibattito critico, che verte sia sull’educare formare
in generale, sia sui vari ambiti più settoriali del pensare/organizzare educazione.
L’intercultura nasce da una condizione sociale attuale nuova e problematica, quella relativa alla
multiculturalità. Obiettivo è quello di raggiungere il dialogo aperto tra le culture, che implica la loro
accettazione, valorizzazione, confronto e dialogo.
La pedagogia generale è proprio questo spazio di riflessione critica e aperta che tiene viva
l’indagine sull’educativo/formativo e, al tempo stesso, profila diversi modelli a cui l’indagine può
riferirsi. La pedagogia potrebbe a questo punto sembrare un campo inconcludente, ma non è così, in
quanto nessun sapere oggi è interpretabile in modo così univoco.
La pedagogia come sapere-di-saperi non vive il dibattito aperto come un limite, bensì come una
risorsa. La pedagogia generale, rispetto ai problemi, è lo strumento per pensarli sia in modo
autenticamente pedagogico sia in modo autenticamente critico.

Percorsi di lettura
- La pedagogia generale verte su problemi, teorie, modelli
- Ha il compito di tener viva l’intenzionalità pedagogica
Il diagramma delle scienze dell’educazione- Aldo Visalberghi
Diagramma che rappresenta l’insieme delle scienze dell’educazione; esso rappresenta bene la
circolarità delle conoscenze pedagogiche, mostra la loro struttura enciclopedica (= cultura in
circolo, a tutto tondo). Si tratta insomma di un insieme abbastanza coerente, dotato di una notevole
forza di aggregazione.
Intenzionalità della pedagogia- Franco Cambi
Se dovessimo indicare la scoperta maggiore della fenomenologia e il tema-problema che pur unisce
tutte le diverse posizioni, l’intenzionalità. Intenzionale è la coscienza, è la percezione, è l’agire, è il
pensare…
Anzi, alla fenomenologia si deve la ripresa dell’intenzionalità, una teorizzazione articolata del suo
statuto e/o modello, una lettura attenta del suo ruolo nel soggetto e nell’oggettività dei saperi e delle
prassi. E la differenzia esaltandone proprio il carattere di metodo e di ricerca aperta.
La fenomenologia e la sua analisi dell’intenzionalità hanno investito diversi saperi. Inoltre
l’intenzionalità è un contrassegno specifico della pedagogia; l’intentio fa parte del pensare-la-
formazione sia nei modelli, sia nei percorsi-progetti, sia nelle azioni.

3. Ottica della formazione e “soggetto postmoderno”


Se la pedagogia generale è quel sapere riflessivo, critico e trasversale su tutti i problemi
dell’educazione, nutriti sì di conoscenze scientifiche, ma anche di capacità di coordinare tali
conoscenze al pedagogico, essa – da un lato – si lega alle scienze dell’educazione e – dall’altro –
alla riflessione sull’educativo. Nelle scienze dell’educazione essa ha un ruolo di interpretazione
intenzionale e di coordinamento.
Per quanto riguarda poi il suo focus, che funge da orientatore del pedagogico, il dibattito si è oggi
ulteriormente complicato. L’idea di educazione che serviva da orientatore e interprete, come
processo di costruzione di un soggetto secondo regole sociali e come guidato dall’inculturazione e
dall’apprendimento e quindi da percorsi di conformazione, in cui l’adulto si faceva protagonista in
quanto guida di tali processi, si è gradualmente indebolita. Quindi dall’educazione come focus e
orientatore si è passati alla formazione. La formazione è qualcosa di più.
Cos’è la formazione? La formazione è il processo di crescita, sviluppo, orientamento personale,
che fa del soggetto quello che è, col suo carattere, le sue vocazioni, i suoi obiettivi. È un processo
che verte soprattutto sulle scelte interiori del soggetto, che riguarda soprattutto la sua vita interiore,
che lo apre via via al superamento della propria materialità in direzione della sua spiritualità, che è
sì coscienza di sé, ma è in particolare sviluppo di sé nell’io, di una personalità arricchita da tutte le
forme della vita spirituale, di cui è depositaria la cultura. È sviluppo del soggetto nella sua umanità,
che si fa e cresce nella costante mediazione tra coscienza individuale e oggettività culturale.
Ogni uomo è chiamato a prender cura di se stesso, a conoscersi. Tale nozione rimase al centro della
paideia classica e cristiana (=pedagogia greco-romano-cristiana). Fu trascritta in tedesco con la
nozione di Bildung a fine Settecento. È la formazione dell’uomo in quanto uomo, formazione
spirituale e spirituale, che accompagna tutta la vita dell’uomo e ne caratterizza la specificità umana.
Proprio la Germania è stato il cantiere in cui tale idea classica di formazione si è meglio elaborata.
In che rapporto sta con l’educazione? La formazione implica possesso di una cultura. Implica
inculturazione (= possesso di una cultura, a partire dal linguaggio, dalle regole, dalle credenze
comuni che la animano) e poi anche apprendimento (di tecniche, saperi, conoscenze e competenze).
Quindi esige socializzazione (in famiglia, nella scuola…). È attraverso questi percorsi che la cultura
arriva ai soggetti.
L’educazione sta alla base della formazione. Senza educazione non c’è formazione. Ma questa va
oltre. Si sposta su quella quota personale, interiore, spirituale, che meno riguarda l’educazione.
Questa trasmette e conferma, la formazione coltiva il soggetto, nella sua autonomia, nella sua
singolarità, esser-soggetto singolo e creativo. L’educazione è sociale e produce socializzazione.
Così tra educazione e formazione c’è continuità. Ma c’è anche discontinuità. E c’è un rapporto
dialettico: di integrazione e di opposizione al tempo stesso.
Quale mutamento socio-antropologico ha alle spalle? Sullo sfondo ci sono anche ragioni socio-
economico-culturali, specifiche del nostro tempo: del postmoderno, della globalizzazione, del
postindustriale. In questo nostro presente ogni soggetto deve essere capace di abitare il
cambiamento, deve farsi sempre più individuo, capace di guidare se stesso, soggetto-persona in
formazione continua.

Percorsi di lettura
- L’educazione è sociale e guarda alla integrazione dei soggetti (attraverso inculturazione e
apprendimento che producono socializzazione)
- La formazione è personale e verte sulla formazione dell’io come soggetto-persona, colto
nella sua individualità
- Implicazione: Non c'è formazione senza educazione e la formazione muta l'educazione
- Oggi l'accento cade sulla formazione, siamo nella società degli individui
- ogni soggetto deve farsi sempre più individuo e ogni individuo più persona
La Bildung e Schiller- Mario Gennari
Goethe e Schiller, con la loro Bildung romantica giungono a una definitiva messa a punto.
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Formazione e “due culture”- Richard Rorty
L'insegnamento della procedura scientifica e l'insegnamento della storicità della nostra esistenza
sono stati visti come ideali distinti. Ciò ha dato origine alla discussione circa una educazione
scientifica o umanistica, entrambi i tipi di educazione iniziarono come rivolte contro l'autorità.
Ai miei fini l'apprendimento umanistico e la scienza di laboratorio sono entrambi in grado di aprirci
la mente, ma nessuna delle due forme di liberazione dovrebbe essere vista come il cambiamento del
linguaggio o della storia in qualcosa di diverso. Dire che l'umanesimo nel 500 e la scienza di
laboratorio nell’800 ci emanciparono dal pregiudizio è perfettamente vero, ma non ci diedero
qualcosa di natura diversa dal pregiudizio. Ci diedero nuovi pregiudizi.
L'antidoto al comune relativismo consiste nel dare agli studenti un’occasione per il culto
intellettuale degli eroi, mostrandogli la grandezza intellettuale come grandezza nel superare i
problemi.
Coltivare l’umanità- Martha Nussbaum
Tre capacità sono essenziali per coltivare l'umanità nel mondo attuale. In primo luogo, la capacità
di giudicare criticamente se stessi e le proprie tradizioni, significa non accettare alcuna credenza
come vincolante, mettere in gioco tutte le credenze accettare soltanto quelle che resistono alle
richieste di coerenza e di giustificazione razionale.
In secondo luogo, cittadini che coltivano la propria umanità devono concepire se stessi non solo
come membri di una nazione o di un gruppo, ma anche e soprattutto come esseri umani legati ad
altri esseri umani da interessi comuni e dalla necessità di un reciproco riconoscimento.
Il terzo requisito si potrebbe definire immaginazione narrativa , la capacità di immaginarsi nei
panni di un'altra persona.
Ma un primo passo verso la comprensione dell'altro e essenziale per ogni giudizio responsabile, dal
momento che non possiamo ritenere di conoscere ciò che stiamo giudicando, finché non
comprendiamo il significato che una determinata azione ha per la persona che la compie. La terza
capacità che i nostri studenti dovrebbero raggiungere riguarda dunque il saper decifrare questi
significati per mezzo dell’immaginazione.

4. La costruzione di teorie di riferimento


Ambito di densa elaborazione è la costruzione di teorie: quadri generali e/o modelli esplicativi
capace di orientare il lavoro proprio di comprensione dell'oggetto specifico: qui
l'educazione/formazione.
Le teorie leggono e interpretano settore momenti del fare-educazione/formazione e ci si offrono
come modelli euristici, attraverso i quali dominare un ambito di ricerca orientare la soluzione dei
problemi. Le teorie, al tempo stesso, interpretano per spiegare e si offrono come strumenti per
l’agire. da qui la loro centralità nell’indagine scientifica, sottolineata da Karl Popper e Gaston
Bachelard.
Popper nel suo testo Logica della scoperta scientifica Poneva l'accento su come anche
l'osservazione dipende sempre da te e fatte proprie dalla mente dello scienziato. E se non sono mai
limiti, sono anche prospettive innovative.
In pedagogia le teorie sono spesso non di origine osservative sperimentale, quanto più speculativa,
filosofica o ideologica, oh mediazioni da altri ambiti di ricerca scientifica; si pensi soltanto alle
teorie evolutive della mente di Piaget e al peso che hanno avuto nello sviluppo del cognitivismo
pedagogico.
la pedagogia generale e anche il terreno di incontro e di scontro tra le diverse teorie pedagogiche:
lì si confrontano e si contrastano in modo attivo. E lo era già al momento della nascita della
pedagogia, con Socrate e Platone. Col Socrate critico dell'ethos (stile di vita) Collettivo di Atene.
Col Platone teorico di un’altra civiltà che esige di mettere a capo i cittadini migliori: i sapienti,
ovvero i filosofi.
Basta guardare un periodo storico, anche recente, per vedere all'opera il pluralismo delle teorie che
agisce in pedagogia, in senso quantitativo in senso qualitativo.

Percorsi di lettura
- per quanto riguarda le teorie la pedagogia generale e lo spazio cognitivo in cui esse si
confrontano come teorie dell'educazione e/o formazione
- “si confrontano” Significa che si analizzano, si criticano reciprocamente, si sottopongono a
un esame razionale.
- Le teorie dell'educazione/formazione ci sono sempre sono molteplici: essi emergono dal
politico, dal sociale, dalle scienze, dalle filosofie , dalle tradizioni e devono essere
costantemente vagliate discusse in modo critico.
- Il testo di Alberto Granese ripercorre le tappe della ricerca teorico-pedagogica In Italia, nel
secondo 900, fissandone l'oscillazione tra scienza filosofia

La pedagogia teorica in Italia- Alberto Granese


Una prima fase, anni '60, fu caratterizzata da una critica della pedagogia e dell'istruzione scolastica
negata tesi althuseriane. Ma nei primi anni '70 la riscossa dello scolastico ebbe come effetto
un'accentuazione in chiave diversa proprio della pedagogia scolastica. E di questo periodo il
risveglio nelle forze politiche dell'interesse per il pedagogico-scolastico. Contemporaneamente si è
sviluppata una letteratura pedagogica-didattica.
L'esigenza di una pedagogia scientifica sembrava farsi più forte proprio nel momento in cui, sul
terreno filosofico della cosiddetta nuova epistemologia si dichiarava aperta la crisi della ragione
scientifica, venivano sempre più rifiutati gli approdi di una filosofia scientifica, analitica, concepita
come metodologia.
Una prima vistosa sfasatura era stata quella dell’aver manifestato una spiccata propensione per il
passaggio della pedagogia alle scienze educazionali. Questa sfasatura era in atto sul versante più
teorico della produzione pedagogica, si utilizzava largamente la categoria dell'interdisciplinarità.

5. Paradigmi-guida per le teorie attuali: complessità, differenza, ecologia…


Teorie paradigmatiche: esemplari e guida, produttive.
Le teorie-guida del nostro tempo sono quelle connesse alla complessità, differenze, all’ecologia.
Essi collocano la pedagogia e lei pongono un confronto costante con le scienze, con le loro
epistemologie con la filosofia stessa.
Le teorie della complessità. Sono teorie generali e/o interdisciplinare. Emergono dalla riflessione
scientifica, da quella epistemologica, da quella filosofica. La complessità si è imposta
nell’epistemologia pedagogica, ponendo in luce la varietà del linguaggio della pedagogia e delle
logiche che lo guidano. Ma la complessità si è imposta anche nel pensare la formazione e la
formazione della mente e quella del soggetto attuale. Formazione e processo a più marce,
discontinuo e sempre problematico. E va pensato secondo complessità, secondo uno stemma
dinamico e aperto e plurale. La mente attuale e un apparato complesso e plurale. Anche il soggetto è
multiplo, evolutivo, conflittuale.
Allora un imperativo anche educativo del nostro tempo è quello di formare alla complessità:
nell'uso della mente, nella gestione dell’io, negli stessi processi di apprendimento della cultura
attuale.
Le teorie della differenza. Sono esplose nella cultura del 900. Attraverso le scienze umane, quali
in antropologia culturale (che ha riconosciuto le culture come complesse polimorfe e come culture a
pieno titolo) ho la psicoanalisi (riconoscimento dell'inconscio), attraverso la filosofia (si pensi a
Nietszche), il femminismo.
La pedagogia è stata attraversata con forza da queste tematiche. Ancora nella psico pedagogia, nella
comunicazione, nelle stesse filosofie dell’educazione. La differenza si imposta come parametro è
paradigma per pensare oggi l'educazione, per attivare strategie educative, per delineare modelli di
formazione. Tutti contrassegnati dal bisogno di valorizzare il pluralismo e la disomogeneità.
le teorie dell'ecologia. L'ecologia, da scienza tutta legata allo studio Bio-ambientale, si è fatta
paradigma culturale generalizzato e applicato a vari ambiti dell’esperienza e della conoscenza. È
stato il problema dell'inquinamento e delle trasformazioni sia dell'atmosfera sia delle tipologie di
habitat naturale a porla al centro della cultura attuale e a mostrarne il valore trasversale, Applicabile
sia all'ambiente, ma anche alla mente, anche all’io e alla sua formazione. Ecologia è insieme
modello e valore. E un modello-valore di cui la cultura attuale ha sempre più bisogno.
Da qui l'impegno della pedagogia, non solo di promuovere educazione ambientale secondo tale
paradigma, ma di metterlo a fuoco per pensare l’io, la mente, la relazione tra soggetti, l'uso dei
media, la stessa socializzazione.
Accanto a questi tre paradigmi guida, nel lavoro teorico della pedagogia generale, se ne collocano
anche altri. Come quello legato alle teorie della tecnica o alle teorie del soggetto. Ciò che va
rilevato è che la riflessione teorica tra scienza e filosofia occupa uno spazio cruciale nella pedagogia
generale, in quanto settore di riflessione generale sull’educativo/formativo che non può non nutrirsi
dei modelli più trasversali e più attuali di interpretazione dell’esperienza.

Percorsi di lettura
- Le teorie-chiave Della cultura attuale sono: teoria della complessità, della differenza,
dell'ecologia. Ma anche quelle della tecnica o del soggetto.

Necessità del pensiero complesso e il paradigma della complessità- Edgar Morin


Che cos'è la complessità? In prima istanza, la complessità è un tessuto di costituenti eterogenei
inseparabilmente associati: pone il paradosso dell'uno e del molteplice. In seconda istanza, la
complessità è effettivamente il tessuto difatti, azioni, interazioni, retrazioni, determinazioni, che
costituiscono il nostro mondo fenomenico. Ma allora la complessità si presenta con i lineamenti del
disordine, dell'ambiguità.
Di qui la necessità di mettere ordine, selezionando gli elementi di ordine e certezza.
Ora la complessità è tornata a noi. Lo sviluppo stesso della scienza fisica che si applicava a rivelare
l'ordine impeccabile del mondo, il suo determinismo assoluto, alla fine è approdato alla complessità
del reale. Si è scoperto nell'universo fisico principe emorragico di degradazione e di disordine.
Dobbiamo affrontare la complessità antropologico-sociale e non più dissolverlo od occultarla.
La difficoltà del pensiero complesso consiste nel dover affrontare la accozzaglia, la correlazione dei
fenomeni tra loro, la nebbia, l'incertezza, contraddizione. Possiamo però elaborare alcuni degli
strumenti concettuali, alcuni dei principi per questa avventura.
Non bisogna credere che la questione della complessità si ponga solo oggi sulla spinta di nuovi
sviluppi scientifici. occorre vedere la complessità laddove sembra generalmente assente come, per
esempio, nella vita quotidiana.
Itinerari di pedagogia della differenza- Franco Cambi
Il modello di pedagogia che abbiamo delineato come “della differenza” e venuto a costituirsi in
varie aree linguistico-culturali, assumendovi connotati sensibilmente diversi.
In Francia il fronte di queste posizioni pedagogiche è stato più compatto e più radicale, anche più al
centro del dibattito culturale, ed ha impostato i temi-chiave che sono stati tipici della pedagogia
della differenza Anche in Italia. Da La Passade a Schèrer, passando per Mendel e Mannoni, si è
delineato un modello di pedagogia anti-istituzionale radicata nelle lezioni di Nietszche e Freud,
aperta ai suggerimenti di Foucault.
Pedagogia radicalmente critica e apertamente utopica, che si apposta come una sfida esplicita al
modo di fare e pensare educazione nella nostra tradizione e nel nostro presente.
La Francia è stata anche un po’ il prologo delle pedagogie della differenza maturate in Italia.
In Italia la condizione della pedagogia della differenza si presenta in forma profondamente diversa
rispetto alla Francia:
- e meno al centro del dibattito pedagogico, è più trascurata
- il suo schieramento è stato assai meno compatto , il che ha certamente nuociuto alla sua
affermazione, tale pedagogia si è dispersa su vari fronti tra di loro disomogenei ed estranei
- e mancato un punto di aggregazione teorica e politica che fungesse da coagulato re delle
forze che permettesse a tale pedagogia di confrontarsi, ad armi pari, col dilagante
cognitivismo, didatticismo e neotecnicismo della pedagogia
tuttavia anche in Italia questo modello di pedagogia, negli anni '70, ha avuto una presenza non
secondaria, anzi ha interpretato un profondo malessere della società e lo ha trascritto in termini
educativi, ha richiamato la pedagogia ad un suo compito costitutivo, quello di saldarsi ad una sfida
in nome dell’uomo e dello sviluppo delle sue potenzialità.
Ciò che ci sembra ancora decisivo in questa esperienza pedagogica e la forte capacità critica di
opporsi ai risorgenti riduzionismi che sotto le forme di cognitivismo, di tecnicismo e di didatticismo
stanno invadendo la pedagogia, e di richiamare tale sapere il suo compito di sfida e di ulteriorità
rispetto alle forme dell’esistente.
Ecologia e educazione- Enver Bardulla
La crisi ambientale fa emergere l'esigenza di un’azione informativa e formativa capillare ed
efficace. Particolare attenzione viene rivolta all'impiego dei mezzi di comunicazione di massa, per
la rapidità e ampiezza di diffusione del messaggio.
Accanto a quest’opera, per favorire un azione più incisiva, si ritiene fondamentale l'intervento della
scuola.
Per quanto riguarda la scuola il problema sembra porsi principalmente in termini di inserimento o
meno dell’ecologia nei curricoli e, nel caso, di modalità di inserimento differenziate nei diversi
livelli scolastici. Si sottolinea prevalentemente l'opportunità di un' inclusione graduale. Ciò assume
particolare significato sul piano metodologico e didattico, per l'aggancio che sa stabilire tra scuola e
problemi di attualità.
Se si prescinde dalla peculiare finalizzazione dell'attività formativa, di educazione ecologica viene
così a coincidere con lo studio la ricerca di ambiente. Esiti educativi di tutt'altro segno produce il
richiamo ad una concezione più romantica dell’ecologia, ispirata al recupero di un più intimo
contatto con la natura allo stato selvaggio. In tal caso l'intervento educativo, privilegiandosi la
dimensione della formazione affettiva ed estetica rispetto a quella intellettiva, più che alla scuola
viene affidato alla responsabilità di iniziative gruppi che operano nel settore del tempo libero.
Questo duplice orientamento delle implicazioni educative dell'ecologia consente di fissare una
distinzione tra insegnamento dell’ecologia ed educazione ambientale.
Nel primo caso diviene caratterizzante lo stretto collegamento con l'ecologia in quanto scienza. Nel
secondo l'azione formativa dilata i propri obiettivi.
Più che momento o settore specifico dell'azione formativa, l'educazione ambientale rappresenta così
la piena valorizzazione dell'educazione quale strumento di trasmissione e innovazione delle
modalità umane di interazione con l'ambiente. In questa ottica l'educazione ambientale pone
l'esigenza di una radicale trasformazione dei sistemi formativi e si presenta come strumento
privilegiato per una più critica e solidale consapevolezza.
6. lo stile saggistico della pedagogia generale
Va ora affrontato però il problema legato al tipo di discorso secondo cui si elabora la pedagogia
generale. Tale discorso a carattere riflessivi e generali, per un verso, e ha contrassegni critici e
problematici, per un altro.
Fare pedagogia generale significa dar vita a un discorso critico che investe i problemi affrontati le
soluzioni proposte dalle scienze dell’educazione, li radicalizza in senso pedagogico, focalizzandosi
sull’educare/formare, li rilegge in modo riflessivo e teorico (applicando ad essi le teorie presenti nel
dibattito culturale), li discute e li ridiscute senza sosta. È un discorso filosofico. Sì, se la filosofia
viene intesa come riflessività e mette riflessività punta e come riflessività critica. Che non cerca
certezze e soluzioni male discute.
Discutere in modo aperto significa partire anche da più punti di vista, creare un confronto, dare
per provvisorie soluzioni, riaprire sempre la discussione.
Ma come possiamo definire il tipo di discorso filosofico di cui fa uso la pedagogia generale?
Molti sono i tipi di discorso filosofico. Centralissimo e stato il discorso metafisico, che fonda e
dimostr, e lo fa per via deduttiva. Tale discorso è entrato in crisi nella filosofia contemporanea (da
Kant in poi), ed è inapplicabile alla cultura attuale. È inapplicabile in pedagogia anche perché
l’educare/formare ha una base empirico-pragmatica che non reclama letture dogmatiche, bensì
problematiche. Centrale è stato anche il modello matematico (e si pensi a Cartesio) che fissa un tipo
di discorso fondato su evidenza dei principi e deduzione delle conseguenze, secondo un'idea di
rigore del tutto analitica.
In costante ascesa e stato quello modello che possiamo definire saggistico. Il saggio è un tipo di
discorso critico/metacritico, aperto, che chiude il discorso sempre in modo probabile che
provvisorio, che si lega all’argomentare più che al dimostrare, che vuole tenere accesa e aperta
l'ottica di riflessività. È il discorso che da Montaigne a Nietsche, Benjamin, Kierkegaard, Adorno
ecc. si è affermato come centrale nell’arco del moderno.
A tale stile di discorsi vita filosofica si Lega la pedagogia generale. Il suo procedere e
argomentativo. Discute da e i diversi punti di vista. Approda a una chiarificazione critica del
problema e offre non soluzioni ma orientamenti provvisori. Il saggi smo e l'esercizio allo stato puro
della riflessività. Aperta sui fondamenti e sulle conclusioni.

Percorsi di lettura
- la pedagogia generale discute secondo uno stile critico, quindi filosofico, poiché è la
filosofia la forma più radicale di pensiero critico.
- Una filosofia come se gismo: come libera ricerca argomentativa sembra rinnovata, che
conclude sì, ma in una forma problematica, sempre antidogmatica, sempre provvisoria

sul saggismo- Franco Cambi


Gli aspetti formali del saggio:
- lavorare nel concetto mediando lo continuamente
- porre al centro un agente che è in - situazione, poiché è di un soggetto e collocato dentro
un'esperienza
- pensare come interpretare
- costruire percorsi stellari di riflessione
- tendere a una verità in minore: come ragionevolezza, come aletheia e come convincimento
argomentato
Il lavoro nel concetto. Il saggio ruota attorno a un'idea, a una tesi, ma l'articolo attraverso una serie
di mediazioni in modo da porre in rilievo la costruzione circolare concentrica.
L’agente in situazione. Nel saggio chi pensa non è Solo una mente, è un pensiero- attore- in-
situazione: un io vivo e concreto. E da quel suo punto di vista muove il pensare saggistico, anche se
poi su di esso si innestano altri punti di vista. Così l’iter del saggio muove da un centro- vissuto, ma
si trama di altri vissuti.
Il pensiero interpretante. Esso ha la circolarità dell’interpretazione, ne ha l’incompletezza.
I percorsi stellari. Il saggio mette in moto percorsi di riflessività e di argomentazione che vanno in
ogni direzione.
La verità in minore. La verità a cui guarda il saggio è una verità progressiva, senza traguardo.
Il lavoro del saggio è sempre trasversale, decostruttivo, Re-interpretativo, tendenzialmente radicale,
ma proprio per questo sta dentro un pensare autentico, senza norme o barriere, senza modelli pre -
costruiti, e che mantiene l'atto del pensare riflessivo nella libertà e nella tensione che lo hanno
promosso e che lo innervano.

7. Il modello educativo/formativo per il nostro tempo


la pedagogia generale svolge anche un altro compito: quello di mettere a fuoco, oggi e per l’oggi,
qual è il modello educativo e formativo più adeguato. Questo compito, che è forse anche il suo
più importante (insieme a quello di ripensare costantemente l’educare/formare, di costruire teorie, di
pensare saggisticamente). Deve risolverlo dialogando col proprio tempo.
Per quel tempo del post moderno e del disincanto, del pluralismo e del cambiamento in cui viviamo
oggi, quale modello è il più adatto? Quale educazione e formazione si viene a profilare come la più
consona e la più efficace nel tempo del nihilismo?
Nihilismo Inteso come liberazione, rinnovamento e scoperta , un nihilismo attivo e positivo. Il
nihilismo è anche e soprattutto la condizione dell apertura e della valorizzazione del soggetto, nella
sua capacità creativa e nella sua libertà.
In questa temperie epocale, abitare il disincanto implica un soggetto più libero, più autonomo, più
creativo. La società stessa in quanto società aperta, capace di integrare le diversità e di arricchirsi
attraverso le differenze, società dell’innovazione continua, reclama un soggetto/individuo/cittadino
che resti aperto su se stesso per tutto l'arco della vita. Allora l'educazione stessa reclama
formazione. Ovvero coscienza di sé, cura di sé, coltivazione della propria umanità.
Lo stesso nihilismo esige l'impegno dell’io rispetto a se stesso e da lì rispetto agli altri e al mondo,
naturale e sociale.
Il compito educativo che abbiamo rispetto ai giovani è quello di coltivarli in quel mondo interiore
che può essere capace di filtrare il mondo oggettivo e di non farsi prigionieri di esso.
Allora possiamo dire che la società aperta reclama più io/se, pertanto ha bisogno di soggetti più forti
nella loro iniziativa. Soggetti liberi e coltivati nella propria umanità, capaci di contrapporre la
psiche alla tecnica.
Questo è il modello educativo/formativo per il post moderno, compito formativo personale che
svolge anche un ruolo educativo sociale.

Percorsi di lettura
- Quale modello? Quello del soggetto- persona come singolo e come coscienza responsabile:
come io che si fa se attraverso la cura di sé e coltivando la propria psichici ta, ovvero
interiorità, coscienza, individualità. E ponendola al centro del suo compito di vita, anche di
quella sociale: in cui deve esercitare, appunto, per responsabilità ma anche deve potenziare
libertà, dissenso, scelta autonoma.

La legittimazione dei saperi- Jean-Francois Lyotard


Se partiamo dalla descrizione della pragmatica scientifica dobbiamo ormai mettere l'accento sul
dissenso. Il consenso è un orizzonte. Le ricerche che si sviluppano, sotto l'egida di un paradigma
tendono a stabilizzazione. Arriva sempre qualcuno che scompiglio l'ordine della ragione. Si tratta
dello stesso processo che Thom chiama morfogenesi. In quanto differenziante, la pratica scientifica
offre l'antimodello di un sistema stabile.

8. Costruire la forza del carattere


il soggetto che si forma in e per la società aperta deve essere sempre più il soggetto responsabile,
dotato della forza del carattere, come identità personale disponibile a stare con gli altri e orientare
se stesso, a qualificarsi in senso sociale, dialogico, ecologico. Il carattere costituisce una categoria
pedagogica fondamentale.
Il carattere è vocazione, coscienza di sé, volontà di essere se stessi, di farsi testimoni di sé, nel
mondo, e anche sensibilità personale e apertura dialogica.
Costruire soggetti con questo carattere è un auspicio e un compito pedagogico del post
moderno.
Come eseguirlo? risvegliando sempre più soggetti alla cura sui, risvegliando lì a esercitare anche la
capacità dialogica: di stare con gli altri, risvegliando lì a coltivare il carattere: la propria unicità
personale. Tale risveglio e un risveglio etico.
Come allenarsi a tale esercizio? Centrale e il contributo della famiglia, che è il luogo primario in
cui il carattere si forma. Poi la scuola: che porta a questo iter la cultura. Poi i media: che oggi si
offrono come fattore sì di omologazione, ma anche come possibilità di creatività. Poi la
socializzazione e le sue diverse agenzie, dall associazionismo ai luoghi di lavoro: forma il carattere
non solo come controllo di sé, bensì come banco di prova delle proprie capacità di relazione, di
costruire rete, di fare comunità.
Il post moderno non guarda alla formazione di un soggetto narcisistico, bensì a uno cosciente di sé,
attento a coltivare se stesso.

percorsi di lettura
- la formazione di sé deve dare all’ioun carattere inteso come contrassegno personale
equilibrato, rispetto ai propri impulsi/bisogni e al proprio ruolo sociale, Comunicativo,
partecipativo.
- È la cura di sé a fungere da motore per la costruzione del carattere
- formare se stesso è il compito più alto dell’agire educativo attuale

vecchiaia e carattere- James Hillman


si sente il bisogno di idee immaginative capaci di aggraziare il diventare vecchi e di parlare alla
vecchiaia con l'intelligenza che essa si merita. Nel presente libro troverete appunto questo tipo di
visione. Io non aderisco alla teoria secondo la quale la longevità umana è risultata artificiale della
civiltà, della sua scienza, che sfornerebbero questa schiera di mummie.
Proviamo invece a pensare agli ultimi anni della vita come anni che confermano e portano a
compimento il carattere. Ciò che invecchia non sono soltanto le nostre funzioni nostri organi ma
tutta quanta la nostra natura.
Da sempre gli esseri umani invecchiano; Allora perché non attingere alle esperienze di altri, in altre
epoche?
Siamo convinti che la nostra intera esistenza sia soggiogata e governata dalla fisiologia. L'idea che
voglio mettere al posto di questo dice invece che è al carattere che siamo in realtà soggiogati. È il
carattere che governa.

9. L'assoluto della pedagogia e la vigilanza sul proprio senso


via via vanno meglio evidenziati i nodi strutturali o costitutivi che organizzano e il governo il sapere
pedagogico nel suo complesso. E ciò e avvenuto proprio nel dialogo stesso che la pedagogia
generale ottenuto con la filosofia dell’educazione, in quanto generalità dell una e la criticità
dell'altra stanno in stretta simbiosi.
Pur mantenendo ruoli diversi: metacognitivo e critico la filosofia; problematico e analitico e
costruttivo la pedagogia generale. In questo lavoro comune si è anche posto l'obiettivo massimo a
quella pedagogia deve ispirarsi: di essere al servizio dell'emancipazione di ogni individuo.
La ricca produzione pedagogica del secolo delle masse a posto bene in luce che educare è liberare
e promuovere.
Laporta nel testo l'assoluto pedagogico ha posto l'accento sulla libertà dell' educando come
imperativo.
Il principio della libertà si è manifestato essere il motore stesso della vocazione emancipativa.
Voci diverse accomunate da un punto di fuga: educare nella e per la libertà e dare emancipazione a
tutti.
La pedagogia generale in collaborazione con la filosofia dell'educazione si manifesta anche come
l'area di ricerca in cui si distillano il senso e la norma dell’educare.

percorsi di lettura
- il principio che guida la Pedagogia generale e la libertà come liberazione e come esercizio
della libertà, come ci ha ricordato Laporta
10. Un sapere/agire sempre più socialmente centrale
La ricchezza/varietà della pedagogia generale mette sempre più in luce anche un altro aspetto
chiave dell'educazione, l'aspetto arrivato al ruolo determinante che l'educazione in ogni società:
quello della trasmissione di saperi, tecniche, valori, costumi, regole… è l'educazione che permette
la sopravvivenza e la crescita della società.
la pedagogia sa di tutelare la trasmissione della cultura nella società. Tale ruolo trasmissivo si è
complicato. Si è reso più dialettico, e dialettico significa capace di andare oltre il conformare, di
liberare, di creare dissenso.
Si pensi alla lezione di Dewey: al suo educare per la Democrazia, nella democrazia. Dewey è Stato
l'interprete guida della pedagogia del 900. Alla luce del pensiero deweyano la pedagogia si afferma
oggi come attore sociale sempre più decisivo.
nel tempo attuale l'educazione si è fatta ancora più centrale, agisce viene svolta dai media, da
internet, dalla comunicazione assordante del nostro quotidiano, oltrepassato le varie istituzioni
(famiglia, scuola, chiesa, stato) e si è dispersa nel sociale: pertanto va governata e con
consapevolezza, con riflessività, con criticità.
La pedagogia sta tra riproduzione emancipazione.

Percorsi di lettura
- l'educazione è l'attività fondamentale in ogni società punta anche in quella attuale, dove si è
fatta più complessa.
- Centralità della pedagogia come sapere critico, che si sviluppa tra scienza e filosofia.
- Il testo di Dewey offre una sintesi del ruolo e del modello propri della pedagogia, orientato
all’emancipazione di tutti.

Educare l'uomo libero- John Dewey


nel complesso, si sono fatti notevoli progressi nel rendere le scuole accessibili a tutti.
Da quando, non molto più di un secolo fa, la parola è venuta di moda, il significato del liberalismo è
andato soggetto apparecchi mutamenti. La parola ha cominciato a essere usata per indicare un
nuovo spirito cresciuto e diffusi con la nascita della democrazia.
Questo spirito nuovo era liberale nei due sensi della parola: era caratterizzato da un generoso
atteggiamento di simpatia per gli oppressi , ed era liberale anche nel senso che tendeva ad allargare
il campo dell'azione libera a coloro che per secoli e secoli non avevano partecipato alla cosa
pubblica.
Ma ben presto il liberalismo preso un significato tecnico e limitato.
causa del liberarsi delle energie produttive fu la nascita della scienza sperimentale e delle sue
applicazioni tecniche. i fili rimangono validi: ma i mezzi per raggiungerli postulano un mutamento
radicale.

STRUTTURA E FUNZIONE DELLA PEDAGOGIA- ALESSANDRO MARIANI


11. A pertire dall’educazione
Poiché il problema della sopravvivenza di una società consiste nell’assicurare la trasmissione delle
conoscenze e dei valori che si ritiene essenziali, l'educazione costituisce storicamente l'insieme
degli strumenti necessari per garantire tale trasmissione.
Già nell'età del neolitico si assiste a una vera e propria azione culturale che coinvolge anche
l'educazione: viene fissata una divisione educativa parallela a quella del lavoro e assegnato un ruolo
chiave alla famiglia nella riproduzione dei ruoli sociali, nell’assimilazione delle competenze
elementari e nell’introiezione delle regole.
Nell'estremo e nel Medio Oriente l'educazione antica e tradizionale: castale , divisa in classi sociali,
organizzata in scuole separate ed esclusive per la classe dirigente.
Quanto alla cultura fenicia, essa è legata allo sviluppo delle conoscenze tecniche (di calcolo, di
scrittura, di navigazione) con processi educativi in cui predominano la sacralizzazione dei saperi e
l'organizzazione pragmatica delle tecniche.
Gli ebrei invece organizzano la scuola intorno all'interpretazione della legge all'interno della
sinagoga.

Percorsi di lettura
- l'educazione costituisce l'insieme di quegli strumenti necessari per garantire la trasmissione
delle conoscenze e dei valori che le varie società hanno storicamente prodotto, dall’età del
neolitico alle società idrauliche, dalla cultura fenicia quella ebraica.

Educazione- Mauro Laeng


si indicano due diverse origini, entrambe dal latino educare: la prima lo deriverebbe da edere
(alimentarsi) facendo prevalere il senso del nutrire, e perciò di allevare; Mentre la seconda lo
deriverebbe da ex-ducere, sottolineando il senso del trarre fuori e quindi di favorire lo sviluppo.
L'insieme dei significati evocati dal termine sarebbe pertanto come dicono i logici un insieme dai
contorni sfumati che abbraccia attributi categoriali diversi: più una famiglia di concetti che un
concetto solo.
Anche se abbraccio insieme molte attività, l'educazione esalta tuttavia un aspetto: quello
comunicativo. Tutte le azioni educative tendono a comunicare. La comunicazione non si esaurisce
nel trasferimento di contenuti informativi, ma attende pure a influenzare il comportamento e quindi
a tradursi in azioni del soggetto destinatario.

12. La nascita della pedagogia in Grecia: Socrate Platone


se fino al momento pre-greco l'educazione è considerata innanzitutto come pratica, a partire dal
cosiddetto miracolo greco si assiste a un mutamento che riguarda l'organizzazione sociale e la
visione del mondo e che si dirige sempre di più nella direzione di una cultura laica, razionale e
universale. Qui, accanto all educazione come pratica, viene disporsi la pedagogia come sapere,
inaugurando una stagione fertile che concepisce la paideia, ovvero la riflessione su quell’umano
formazione dell'uomo greco.
La successiva nazione tedesca di Bildung rende con evidenza e con sintesi il senso dello spirito
pedagogico greco. Essa comprende molti aspetti già presenti nella paideia.
Con questa nuova fase storico- culturale la pedagogia si sviluppa come la teorizzazione di quel
processo rivolto ad educare, istruire e formare i soggetti, individualmente e socialmente intesi.
In questa fase si sono delineate fortemente la pratica/teoria pedagogica fino a determinare
quell’illuminismo greco in cui tutti i saperi tradizionali vengono reinterpretati dalla scuola di Atene
alla luce di teorie razionali. Questa svolta si avviò con Socrate e Platone.
Il primo pone sotto analisi il soggetto come attore e destinatario della crescita, regolata dalla
conoscenza/maturazione di sé. A Socrate interessa la conoscenza che conosce se stessa.
L'educazione socratica vuole rendere l'uomo libero di decidere da solo per divenire personalmente
responsabile della propria vita. a questo scopo Socrate si serve di alcuni metodi: l'ironia, l’aporia, la
dialettica, la maieutica.
il secondo accede a l'eredità socratica e guida il dibattito con le grandi forze educative proprie del
suo tempo e della sua tradizione. Platone restituisce un eccezionale modello di paideia nel tentativo
pedagogicamente imponente di risolvere il problema dell'educazione umana, fondando una nuova
gerarchia di valori.
In particolare egli guarda al nesso tra educazione e stato e al duplice compito pedagogico- politico
di una umanizzazione Dello Stato e di una statalizzazione dell educazione, poiché la pedagogia e la
politica dipendono l'una dall'altra.
La pedagogia platonica mira ad allontanare l'uomo dal mondo apparente e dalle opinioni mutevoli
per condurlo all’autenticità della conoscenza.

Percorsi di lettura
- con la cultura greca la pedagogia si sviluppa come la teorizzazione di quel processo rivolto a
educare, istruire e formare i soggetti, individualmente e socialmente intesi.
- Socrate e Platone inaugurano una stagione radicalmente rinnovata che concepisce la paideia:
la formazione dell'uomo che giunge fino a noi, eredi diretti di quella cultura.
- Jaeger Assegna un posto speciale al popolo greco, che matura un progresso radicale, una
nuova prospettiva impostata sulla paideia

cos'è la paideia- Werner Jaeger


La nostra storia incomincia tuttora con la affacciarsi dei greci, in quanto essa oltrepassa i limiti del
proprio popolo e ci dobbiamo riconoscere membri d’una più ampia cerchia dei popoli. Possiamo
chiamare tale cerchia l’ellenocentrica.
significa non solo inizio temporale ma origine spirituale.

13. L'identità filosofica della pedagogia


dopo il modello socratico- platonico, con l'enciclopedia dei saperi progettata da Aristotele si
assegna alla pedagogia un preciso profilo teorico, collocato al crocevia tra etica e politica.
Tuttavia, il modello filosofico di pedagogia ha condizionato profondamente la sua stessa
teorizzazione, legandola ora alla teologia, ora alla scienza, ora all’ideologia. Fino alla prima metà
del XX secolo il tipo di discorso attraverso il quale è stata elaborata la teorizzazione pedagogica è
rimasto quello speculativo. Infatti, è alla filosofia che si è assegnato il primato nell’elaborazione
pedagogica.
L'immagine che emerge da queste concezioni della pedagogia come filosofia e quella di un sapere
speculativa, di principi che si spongano come finì secondo una logica astratta, metafisica e
deduttiva.

Percorsi di lettura
- fino alla prima metà del XX secolo il tipo di discorso pedagogico è rimasto quello
speculativo
- la filosofia rappresentato una sorta di imprinting
- la pedagogia può essere considerata come una scienza filosofica che rientra nel dominio
della speculazione filosofica

la pedagogia come filosofia- Giovanni Gentile


come senza universale concreta, la filosofia non ammette né integrazioni ne specificazioni.
In tutti i tempi la filosofia si è trovata ad avere nel suo seno il problema dell'educazione, il quale si
presenta sempre sotto due aspetti fondamentali, che danno luogo a due forme principali della
pedagogia; con uno vediamo la realtà come qualche cosa che è quella che è, il filosofo non troverà
ragionevole lodarlo biasimarla, vorrà solo intenderla. Con l'altro vediamo invece una realtà che si
può discutere.
14. la svolta scientifica
Nella ricerca contemporanea il modello di sistema è entrato in crisi , il relativismo della cultura
contemporanea ha di solito l'idea di sistema ingessato e ho guardato invece modelli più flessibili e
aperti come quello della complessità. Dalla seconda metà del 900 il nesso pedagogia- filosofia è
stato sottoposto a un analisi critica.
Così il modello esclusivamente filosofico è stato espunto dal nuovo orizzonte di tale discorso. Fase
in cui è intervenuto massicciamente il passaggio alle scienze dell'educazione (psicologia,
sociologia, antropologia…), sono i rotti modelli teoretici più dinamici, sofisticati e complessi.
A partire dalla seconda metà del 900, con l'avvento della lunga stagione del cognitivismo dello
strutturalismo, con la crescita delle scienze dell'educazione, il discorso educativo ha subito un
radicale rivoluzione compiutasi attraverso un passaggio dalla pedagogia alle scienze
dell'educazione. Passaggio che ha contribuito notevolmente a decostruire la pedagogia. Una svolta
epocale e irreversibile che ha avviato una costruzione rigorosa di un sapere controllato.
Da qui nasce la necessità di miscelare ecologicamente la complessa storia dei saperi pedagogici
attraverso la lectio deweyana.
Percorsi di lettura
- dalla seconda metà del XX secolo interviene massicciamente il passaggio alle scienze
dell'educazione ù
- secondo Dewey l'educazione deve uscire dal suo ambito strettamente filosofico e utilizzare
ricco materiale che le scienze particolari possono fornirle

la scienza dell’educazione- John Dewey


L’EDUCAZIONE COME SCIENZA. La parola scienza ha un vasto campo di applicazioni.
L’importante è di scoprire quelle caratteristiche in virtù delle quali i vari campi sono detti
scientifici. Se poniamo la questione in tal modo, siamo portati più a porre l’accento sui metodi di
trattare il soggetto che a ricercare caratteristiche obiettive uniformi nel soggetto stesso. Da questo
punto di vista scienza significa l’esistenza di metodi sistematici di ricerca.

15. la scienza dell’educazione


Oggi si fa pedagogia attraverso il riferimento a saperi specifici. Tuttavia, tra questi saperi esiste una
profonda asimmetria che carica di tensione metodologica e di contrasto axiologico lo stesso campo
delle scienze dell’educazione, fortemente condizionato dalla crisi delle scienze.
In tale ambito la pedagogia generale costituisce un dispositivo essenziale per
spiegare/comprendere i materiali provenienti dalle varie scienze dell’educazione.
In altri termini, la presenza di una rottura epistemologica ha contrassegnato le scienze
contemporanee, mettendo in discussione una loro identità ipoteticamente compatta e unitaria.
Per il discorso pedagogico “rottura epistemologica” indica un cambiamento di rotta, un
ripensamento del sapere pedagogico, ormai contrassegnato da una ipercomplessità. Da qui, allora,
una doppia consapevolezza:
- il décalage della pedagogia ha evidenti motivazioni nella costituzione di un nuovo baricentro
epistemologico, in cui le scienze della comunicazione governano
- tali motivazioni vengono a cadere adottando un’ottica di riflessività fenomenologica,
problematica e axiologica riguardo ai processi di umanizzazione dell’uomo.
Questo quadro spiega la necessità di delineare l’identikit cognitivo della pedagogia, di mostrare
anche i problemi connaturati a un sapere che si colloca ora come premessa ora come sintesi rispetto
alla funzionalità del paradigma delle scienze dell’educazione. Un paradigma che ci invita ad attivare
un modo di vedere più scientifico.
Da qui la necessità di riflettere sulle scienze dell’educazione a partire dal principio deweyano che le
restituisce come fonti, ovvero come scienze mobili che devono essere costantemente re-interpretate
secondo un chiarimento scientifico.
Un’alleanza critica: in questo modo è possibile uscire da una visione riduttiva di tale paradigma.

Percorsi di lettura
- oggi anche il sapere pedagogico non è più un sapere unitario, poiché si fa pedagogia
attraverso il riferimento a varie scienze dell’educazione e a una serie di settori disciplinari
extrapedagogici
- le scienze dell’educazione sembrano progressivamente sostituire la pedagogia tradizionale
- tra pedagogia e scienze dell’educazione è presente una dialettica e non una opposizione.

Le molte scienze dell’educazione- Aldo Visalberghi


È cosa recente l'uso dell'espressione “scienze dell'educazione” per indicare il genere di studi che
tradizionalmente era coperto dal termine “pedagogia”.
Tuttavia sarebbe sbagliato, a nostro avviso, parlare di morte della pedagogia. Tra pedagogia e
scienze dell’educazione vi è un nesso; si tratta di un tipo di sviluppo molto simile a quello del
rapporto tra filosofia e scienze. Il termine scienza ha bisogno, in questo contesto, di qualche
precisazione: quando diciamo che le scienze sottentrano alla filosofia o che le scienze
dell'educazione sotto entrano alla pedagogia, usiamo il termine scienza in un significato per cui non
potremmo dire che la filosofia stessa, o la pedagogia, sono essi medesimi scienze.
Indicheremo i due elementi caratteristici in base ai quali riconosciamo di solito il carattere
scientifico. Il primo elemento e metodologico: la scienza si basa su esperienze replicabili che
autorizzano a fare sensate generalizzazioni. Il secondo elemento è logico- strutturale: una scienza è
costituita da un insieme ordinato e coerente dei concetti ben definiti.

16. La Centralità della formazione oggi


Per educazione dobbiamo intendere l'insieme di quelle azioni che favoriscono lo sviluppo fisico,
intellettuale e morale della persona, verso l'autocoscienza il dominio di sé. Più degli altri,
l'educazione assume un carattere sociale, guarda la conformazione del soggetto, costruisce modelli
formali funzionali ai modelli sociali, religiosi, ideologici, politici…
L'educazione, in tutti i campi e dal primo all’ultimo giorno di vita, riguarda la formazione umana,
l'educazione familiare, insegnamento, inculturazione, l'apprendimento come parte di questo
processo.
Tuttavia, l'educazione non esaurisce da sola la problematicità/complessità del percorso esistenziale,
che riguarda e coinvolge altre categorie importanti: inculturazione, apprendimento, istruzione,
formazione. È soprattutto quest'ultimo oggi a dominare la scena.
La formazione è la categoria più organica e più adeguata per pensare la pedagogia. Sulla
formazione c'è una speranza collettiva: e sarà presente una struttura del presente, ma anche una
prospettiva del futuro, sia trascritta come processo interrotto sempre incompiuto.
Tuttavia la ricerca pedagogica attuale non ha cancellato il concetto di educazione, ma l'ho affinato.

Percorsi di lettura
- la formazione rappresenta il proprium della pedagogia
- consiste in un insieme strutturato di componenti che svolgono la loro azione rispetto a
molteplici livelli di riferimento
- richiede di essere considerata come un dispositivo complesso

la formazione – Riccardo Massa


la formazione colloca se stesso l'esistenza umana in un alternarsi di noi entusiasmi , facendo
dipendere da essa la qualità della vita. È per il tramite della formazione come dispositivo
comprensivo di ogni dimensione intrinseca, in quanto dispositivo di interazione funzionale tra di
esse, che avviene il passaggio tra natura e cultura lo svolgimento della storia.
Che la formazione sia un dispositivo ideologico, cioè di falsa coscienza oltre che di produzione
spirituale, è stato messo in luce in tutte le sue implicazioni eversive dal materialismo storico.
Sottolineare che la formazione è un dispositivo ideologico vuol dire comprendere che la sua essenza
è quella di una relazione di potere, volta alla trasmissione dei modelli interpretativi e
comportamentali, e che il suo andamento concreto dipende largamente dalla risorse economiche di
cui si dispone.

17. complessità della pedagogia generale: la vocazione critica e l'ottica regolativa


Il lavoro della pedagogia e insieme critico e progettuale; il ruolo che la riflessività pedagogica
svolge dentro i problemi dell'educazione, dell'istruzione e della formazione: quello di essere una
linea di interpretazione, un percorso di orientamento dei problemi stessi.
Un ruolo trasversale che va dalla filosofia dell'educazione alla ricerca empirica in educazione,
sviluppando nei vari ambiti/problemi che incontra una costante collaborazione, condotta secondo
un'idea dialettica di integrazione.
Oltre alla funzione di raccordo, la vocazione della pedagogia generale e quella critica e la sua ottica
è quella regolativa. Nella prima prospettiva la pedagogia generale riprogetta illumina le valenze
costitutive del pedagogico contro il suo riduzionismo e la sua espropriazione. Come fattori
regolativi la pedagogia indica l'orizzonte cui devono guardare i saperi dell'educazione. È l'ottica
regolativa a operare come un fattore che coordina e orienta l’iter di ricerca della pedagogia e il suo
habitat.
La pedagogia, nel corso della sua lunga storia, si è sviluppata ora come scienza, ora come arte, ora
come filosofia. La pedagogia vale come scienza, perché è un insieme sistematico di conoscenze
relative all'uomo e alla sua costituzione personale e sociale. La pedagogia è arte perché corrisponde
all'applicazione delle conoscenze necessarie per la realizzazione di un progetto. L'arte si oppone alla
natura, nel senso che essa realizza qualcosa di nuovo e inedito. È Filosofia: anche i problemi
educativi hanno delle basi speculative, che collocano la pedagogia tra i saperi filosofici.
La pedagogia è un sapere di sapere che si concentra attorno a un focus, ovvero la formazione del
soggetto singolarmente e socialmente inteso.
Proprio per questa sua ibridazione epistemologica la pedagogia corre una serie di rischi ed è aperta
a una serie di opportunità. I rischi sono quelli dell' indebolimento del proprio statuto epistemologico
che non è unitario. Le opportunità sono quelle di stare nel vivo del dibattito culturale
contemporaneo.
Tuttora si continua a parlare molto di pedagogia scientifica di Scienze dell'educazione, anche se nell
ambito pedagogico dobbiamo distinguere due piani, quello descrittivo e quello normativo.
In altri termini, la pedagogia si occupa di quelle attività formali, non formali e informali che
vengono esercitate allo scopo di preparare il soggetto di una vita completa in varie situazioni.

Percorsi di lettura
- la pedagogia generale si occupa in modo critico e riflessivo dei problemi dell'educazione,
dell'istruzione della formazione, raccordando vari saperi.
- Ciò significa che essa lavora trasversalmente e in un’ottica transdisciplinare, teorica e
progettuale.

La pedagogia generale oggi- Franco Cambi, Enza Colicchi, Marielisa Munzi, Giuseppe
Spadafora
È venuto crescendo un altro tipo di approccio: più interpretativo più metta riflessivo, anche più
formale. È un approccio critico ed epistemico insieme, il quale si impegna a rileggere la funzione
della pedagogia generale. Attraverso questo approccio viene più e meglio definirsi il profilo stesso
della pedagogia generale, che è un profilo impiego, e poiché delinea una frontiera del sapere
pedagogico che è insieme locale e generale sempre in movimento scandita da un tipo di discorso
riflessivo ma legata a problemi ai quali deve dare una prima globale risposta.
Oggi la pedagogia generale deve farsi più agile più densa, più ricca e più incisiva, organizzandosi in
una pratica discorsiva duttile e anche diffrattiva, ma saldamente ancorata a uno statuto e un senso.
18. La pedagogia come sapere teorico- pratico, plurale e complesso
La pedagogia generale si occupa delle teorie e delle pratiche dell'educazione e ha come oggetto di
riflessione le interpretazioni relative alle questioni educative dello sviluppo umano. se ci si riferisce
al suo significato etimologico, pedagogia deriva da pais, bambino, e da agon, guidare, e indicava,
nella Grecia classica, la guida la conduzione del fanciullo, in sostanza l'educazione.
Quando ci si riferisce l'educazione come a un evento che si dà, che si fa o si sperimenta si ricorda
non solo un fare quando un sapere, cioè a una riflessione teorica che affronta le questioni inerenti
principi, i processi, le scelte gli obiettivi delle stesse pratiche educative; questioni che necessitano
anche di essere messa in relazione con le diverse articolazioni sociali, politiche e culturali nelle
quali tali processi educativi sono prefigurati e si realizzano.
Per questo motivo la pedagogia si caratterizza come un sapere sull'educazione insieme teorico e
pratico, orientato non solo l'azione, ma anche la sua verifica critica EA una progettazione rigorosa
per assicurare i soggetti educazione uno sviluppo connesse principali criteri pedagogici, che sono la
libertà, l'emancipazione, autonomia.
La riflessione teorica costituisce un momento fondamentale, perché ha la funzione di guida di
riorganizzazione razionale delle stesse pratiche educative e permette la messa a punto di
metodologie; il sapere pedagogico allargato le sue frontiere interne, articolandosi numerose
specializzazioni.
La pedagogia sia così strutturata come un sapere complesso, plurale e unitario; Complesso perché
rifiuta di ridurre la molteplicità, al univoco e al banale; plurale perché è aperto a più metodologie
investigative.
Il concetto di formazione supera quello di educazione perché ride scrive gli stessi processi
educativi. La formazione è posta al centro di ogni azione educativa.
Dunque è solo la pedagogia che può operare questa costante tutte le salvaguardia del proprio ma
della formazione, perché ne è l'interprete più significativa.
Allora la pedagogia sociale, filosofia dell'educazione, la pedagogia della famiglia, del lavoro e
dell'organizzazione, educazione degli adulti, la pedagogia dell'infanzia, della marginalità e della
devianza costituiscono specializzazioni interne alla pedagogia generale.
Te li rimando a un unico dominatore comune che ne esalta le specificità, le indirizza verso
quell’orizzonte formativo. La pedagogia allora rappresenta il baricentro, il punto di svolta critico
con cui interpretare il pluralismo dei settori specialistici.

Percorsi di lettura
- la pedagogia generale e un sapere teorico- pratico sui processi educativi relativi alla scuola e
all’extrascuola
- la sua identità svolge un ruolo di coordinamento critico/riflessivo nei confronti dei saperi
dell'educazione e delle scienze dell'educazione

le categorie di base della pedagogia- Marielisa Muzi


Il sapere pedagogico sarebbe quindi oggettivo in quanto, indipendente dall intervento di un soggetto
storico, adeguerebbe la realtà oggettiva delle cose.
All’antinomia no oggettivo- soggettivo va ricondotto quello che costituisce il no di maggiore
problematicità del discorso pedagogico dei punti il dualismo tra fatti e valori dell'educazione che
pone le questioni operative e tecniche dell’educazione nell’ambito del sapere oggettivo e riserva le
questioni etiche all’ambito delle scelte soggettive.
Si deve cominciare con il rilevare che, nel campo della pratica educativa, qualsiasi fatto è permeato
di valore e ciascun valore permea i fatti. Non si possono dare eventi o azioni educative
indipendentemente dal riferimento a significati e valori.
Già l'osservazione dei fatti educativi non è mai neutrale.
Acquista rilievo il ruolo del soggetto in quanto portatore di contenuti, i quali si rifanno, almeno in
parte, una concezione del mondo che è condivisa da altri soggetti.

19. la pedagogia sociale


il settore scientifico disciplinare, come stabilito dal D.M. nell’ottobre 2000 del ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, comprende la pedagogia generale e sociale
come due volte della stessa medaglia. Attribuirebbero alla pedagogia generale la funzione di
offrire le coordinate generali mentre la pedagogia sociale spetterebbe il compito di applicarle in
forma operativa nei vari contesti sociali, ma le cose non stanno così.
Prima di tutto perché l'attenzione al sociale è sempre stata presente nella pedagogia generale; In
secondo luogo la pedagogia Italia nel secondo dopoguerra ha assunto sempre più una curvatura
sociale in concomitanza con le trasformazioni economiche e con le elaborazioni politico-
ideologiche che si sono sviluppate.
Allora come potremmo definire il ruolo della pedagogia sociale rispetto a quella generale e
quale rapporto intercorre tra le due? Si potrebbe rilevare che la specificità della pedagogia
sociale consiste proprio nella sua capacità di calibrare gli interventi educativi sulle fisionomie locali
territoriali in modo da saldare le istanze formative le dinamiche locali e gli interessi della
collettività.
La pedagogia generale , d'altro canto, costituisce il supporto, il punto di riferimento di ogni indagine
sociale che la pedagogia sociale declina in rapporto a oggetti e obiettivi specifici di ricerca. La
pedagogia sociale e dunque parte il settore della generale.
La pedagogia sociale e, infatti, rivolta individuare le domande emergenti ai bisogni dimenticati di
una società in rapida trasformazione.
Compito della pedagogia sociale è, perciò, quello di costruire un sistema formativo integrato frutto
dell’alleanza fra scuola, Genzano formali , il sistema informale. Si tratta di garantire cioè ogni
attacco ai diritti inalienabili legati all’autonomia, la conoscenza, la cooperazione- solidarietà e alla
formazione.
Questo approccio relazionale riferito all’ambiente educativo come luogo di crescita di elaborazione
di istanze comunitarie, regionali e locali prende avvio in Italia a partire dalla seconda metà del
secolo passato.
Per rispondere alla diffusa esigenza di organizzare offerte educative più aderenti ai bisogni del
territorio si sviluppano così i concetti di educazione permanente, di lifelong learning.
Ne consegue, pertanto, che le modalità di sviluppo educativo e formativo diventano più articolate e
complesse. Contemporaneamente si modifica il processo stesso di costruzione dei saperi.
Oggi, sottolinea ancora Orefice in pedagogia, di fronte al moltiplicarsi esponenziale delle
possibilità conoscitive e della quantità illimitata di informazioni disponibili a livello planetario,
diventa sempre più chiara l’inadeguatezza di un processo conoscitivo fondato solo su sapere neutri e
razionali, svincolati dal contesto.
La pedagogia sociale ha contribuito, e contribuisce, in modo significativo a elaborare questa
progettualità educativa fondata sulla produzione di sapere che sono in grado di riflettere in modo
critico sulle istanze emergenti nei differenti ambiti socio-culturali e di fare operare in forma
integrata i saperi personali/soggettivi con quelli disciplinari/oggettivi.

Percorsi di lettura
- la pedagogia sociale e attenta alle emergenze sociali che indaga in funzione partecipativa e
trasformativa

pedagogia sociale: un progetto possibile- Raffaele Laporta


non si può mai pensare un processo educativo al di fuori di un contesto sociale rendendolo
funzionale adesso. L'educazione ci appare ormai come un processo generale dello sviluppo culturale
complementare a quello opera.

20. L'educazione degli adulti


pedagogia e formazione in età adulta
La pedagogia sociale e l'educazione degli adulti condividono il tema/problema dell'educazione
permanente e affrontano le questioni inerenti i processi formativi l'apprendimento delle conoscenze
relazione mutamenti politico- economici intervenuti nella società.
Per vivere nella società attuale e necessario promuovere la crescita culturale dei soggetti attraverso
l'acquisizione dei saperi trasversali e strategici che consentono a tutti di essere cittadini partecipativi
attivi nella società in cui vivono.
E su questo versante, del riconoscimento cioè del sapere non solo come strumento di emancipazione
che connota la specificità umana ma anche come risorsa in sé condizionale inalienabile per la
crescita democratica, che l'educazione degli adulti sta dando il contributo maggiore la riflessione
teorica e alla messa in atto di politiche formative adeguate ai bisogni della società.
Il passaggio cruciale operato in questi ultimi decenni dalle ricerche nel campo dell'educazione degli
adulti è stato quello di aver superato la approccio riduttivo alla formazione in funzione degli
interessi dell'azienda, per rivolgersi verso un concetto più ricco e complesso di formazione come
risoluzione dei problemi dei singoli miglioramento delle condizioni di vita.
In sostanza, sottolinea Paolo Federighi, il nuovo concetto di formazione riguarda non solo l'aumento
delle risorse per accederei percorsi istruttivi ma più che altro i dispositivi che mettono il singolo in
condizioni di costruire percorsi di significativi per sé per gli altri.

educazione degli adulti e apprendimento permanente


Il paradigma dell'apprendimento permanente (lifelong learning) costituisce il concetto cardine
che l'educazione degli adulti (EDA) ha elaborato e riguarda le possibilità di apprendimento nel
corso della vita, in tutte le età, nei diversi contesti. L’apprendere l'attività precipuo dell’essere
umano.
Accanto a questo paradigma formativo dell’apprendimento continuo, ne sono stati elaborati altri nel
corso del tempo senza però che si sia verificata una successione evolutiva del loro utilizzo. Il primo
di questi modelli e legato a una concezione sequenziale del rapporto scuola-lavoro, dove il ciclo di
vita scandita in maniera rigorosa del periodo giovanile, rivolta all’alfabetizzazione scolastica, e il
periodo adulto caratterizzato dal lavoro, della formazione serve all’aggiornamento professionale.
È il periodo in cui la formazione professionale in età adulta un valore di tipo aggiuntivo.
Dopo gli anni '70, questa formazione in età adulta da attività sussidiaria, temporale occasionale si
fa elemento costitutivo dello sviluppo organizzativo come fonte di accrescimento delle competenze
e delle conoscenze del sistema stesso; Le opportunità formative durante il periodo lavorativo si
fanno più numerose.
Segue questo approccio economicista alla formazione quello che negli anni '90 e successivi sarà
definito il modello della qualità totale e dell’apprendimento lungo tutto il corso della vita e in tutti i
luoghi, auspicato dagli organismi internazionali e conseguente al mutamento della scena sociale (la
maggiore precarietà del mercato del lavoro, l'innovazione tecnologica, informatizzazione della
comunicazione, trasformazione dei mercati, globalizzazione…).
La differenza rispetto al modello precedente degli anni '80 risiede nel fatto che l'economia non è
più basato sul sistema di fabbrica ma sui servizi sul capitale immateriale dove le prestazioni
richieste sono quelle legate alla capacità di gestire le conoscenze, ai contenuti simbolici le relazioni
tra soggetti, per cui si rendono necessari percorsi formativi protratti nel tempo.
Ultima strategia formativa, la quarta, guarda l'educazione permanente riferimento a tutte le realtà
educative e spirito dei soggetti adulti, tutte le attività ed esperienze che scandiscono la vita
quotidiana.
Questo modello formativo valorizza la crescita soggettiva come presupposto per il potenziamento
della collettività. Tale prospettiva sposta processo formativo verso percorsi di auto riflessione di
comprensione di caratteri problematici complesso dell'individuo dei vincoli sociali e culturali. Il
processo formativo così inteso, secondo la prospettiva dell'educazione per tutta la vita, non può
prescindere dall’attento esame delle variabili che contrassegna il contesto lavorativo.
Dare cura e creare autocura (cura sui) come percorso di formazione, significa esercitare un
modello educativo e di apprendimento fondato sulla logica del comprendere dell’auto comprendersi
in situazione, connesso cioè all'evento.

Alcuni nodi concettuali dell'educazione permanete


il concetto di educazione o di apprendimento permanente si inquadra nella definizione generale di
società della conoscenza e/o dell'apprendimento che ha avuto diffusione stai rapida fra gli
studiosi come metafora della realtà; metafora, però, interpretata secondo due accezioni diverse:
quella acritica e neoliberista che legittima l'apprendimento in funzione con formatrice e adattiva, e
quella assunta dai saperi dell'educazione come risorsa per lo sviluppo umano legata al valore
strategico dell'educazione/formazione.
Questa seconda lettura viene adottata come scenario descrittivo della contemporaneità permettere
risolto se la natura problematica e contraddittoria, sia per rilanciare prospettive educative fondate
sulla riflessività e sul cambiamento.
La collocazione della categoria del cambiamento nel quadro dell’apprendimento permanente per
metterla educazione degli adulti di dare alla formazione significato diverso da quello
tecnico/aggiuntivo, e di riferirlo alla dimensione costitutiva dello sviluppo umano come capacità di
apprendimento e di crescita interiore, per misurarsi con le rapide trasformazioni in modo attivo e
critico e per riconoscere all’apprendimento stesso valore in sè, come necessità.
Tale definizione del paradigma del cambiamento in senso apprenditivo orienta in modo
intenzionalmente formativo ogni azione educativa in età adulta.
Mentre precedentemente l'età adulta era stato identificato con un momento della vita ben definito,
la fase di mezzo tra infanzia-adolescenza e vecchiaia, la ricerca contemporanea evidenziato
l'impossibilità di attribuire alla maturità un' identità precisa per il fatto che esistono molte età adulta
sulla base dei differenti percorsi maturativi sviluppati.
Pertanto l’adultità non è più considerata la fase conclusiva e apicale di un periodo di crescita, dopo
la quale inizia un lento declino, ma come un percorso di vita contrassegnata da possibili
cambiamenti; l'età adulta viene collocata in un continuum esperienziale e educativo.
All’approccio stradale è stato sostituito quello di ciclo della vita, passando da una visione riduttiva
dell'età adulta a una logica più articolata e complessa che presenta lo sviluppo umano come un
processo di cambiamento continuo.
La prima conseguenza di questo mutamento di prospettiva comporta che i sistemi di istruzione e di
formazione non possono essere concepiti come luoghi di trasmissione di conoscenze a classi di età
precisa ma vanno ripensati in funzione dei bisogni dei soggetti individuali e collettivi. In secondo
luogo, i saperi e le conoscenze non possono più avere come compito primario quello istruttivo, ma
dovrebbero facilitare l'acquisizione dei processi formativi significativi tale da consentire con
l'apprendimento lungo il corso della vita.
Infine, l'educazione degli adulti, incardinato sui concetti di cambiamento e di apprendimento
continuo, apre una concezione plurale dell’educazione- formazione legata cioè ai contesti di
riferimento, le diverse esperienze.

L'organizzazione della formazione continua: circoli di studio


Per garantire a tutti l'accesso l'apprendimento permanente si sono sviluppati i circoli di studio. La
caratteristica di questa azione educativa riguarda le modalità di accesso alle conoscenze attraverso
lo scambio di esperienze la condivisione di conoscenze fra gruppo di persone che hanno in comune
gli stessi interessi. I circoli di studio possono essere promosso organizzati per ogni tipo di
contenuto.
Le strategie conoscitive le forme di apprendimento dei circoli di studio dipendono in particolare dai
approccio tematici scelti, sei partecipanti optano per il modello a tema le conoscenze possedute
entreranno a far parte degli approfondimenti successivi, se l'argomento e in parte del tutto
sconosciuto allora la porta di un esperto sarà necessario. Se l’approccio scelto è rivolto alla
soluzione dei problemi, sarà predominante il metodo di lavoro scientifico strutturato secondo le
tappe canoniche dell'indagine.
La collaborazione del gruppo e l'andamento ideologico e comunicativo fra componenti restano gli
obiettivi di base di ogni circolo, che per andare a buon fine ha bisogno che sia rispettata alcune
fondamentali dinamica. Come affermato da Contini e Genovesi in impegno e conflitto.
Per il fatto poiché i circoli di studio struttura nell’apprendimento attraverso la ricostruzione la
riorganizzazione dell'esperienza, si attivano processi riflessivi che consentono di dare ordine alla
realtà e di comprendere la seconda un senso nuovo.

Percorsi di lettura
- l'educazione degli adulti si basa su due concetti chiave: l'educazione permanente e la
formazione per tutto l'arco della vita
- il primo brano descrive i processi politici ed economici in atto nella società e le leggi luce
degli interventi formativi in età adulta
- il secondo brano affronta i circoli di studio

Un nuovo scenario per l’educazione degli adulti- Aureliana Alberici


In questi ultimi anni si è dato avvio a una riflessione sul ruolo su del sapere della conoscenza della
vita dei singoli, delle comunità, delle organizzazioni e della società nel suo complesso. La
definizione/metafora società della conoscenza ha avuto una rapida diffusione. Sono la mente, il
pensiero, le capacità cognitive su cui puntano le organizzazioni a divenire la ratio dello sviluppo dei
paesi. Tutto questo evoca nuove prospettive creative.
l'apprendimento smesso di riferirsi solo gli individui assunto diverse entità sociali. Negli ultimi
decenni si infatti ti riflettuto sul ruolo del sapere delle conoscenze nella vita delle comunità. La
famiglia, al gruppo, l'azienda, il lavoro e, sono stati considerati luoghi di possibile apprendimento.
I circoli di studio: le caratteristiche le funzioni- Paolo Federighi
il circolo di studio è un'attività auto formativa fondata sull’espressione della domanda di
apprendimento dei partecipanti, riuniti in piccoli gruppi, che si avvalgono di un tutor gli esperti, allo
scopo di formarsi rispetto ad un tema scelto.

21. La filosofia dell'educazione


un settore- cardine della pedagogia generale
La filosofia dell'educazione è un settore della pedagogia generale ma con una sua particolarità, in
quanto ha una funzione di riflessività critica e di orientamento regolativo attorno al discorso
pedagogico, torno, cioè, al suo senso e ruolo, i metodi e gli obiettivi utilizzati.
Il suo apporto al corpus ampio e complesso dei saperi dell'educazione è quello di porsi in un’ottica
di riflessività più radicale, e per questo mette riflessiva perché non lascia spazio a riflessioni
ulteriori, sui fondamenti della pedagogia stessa. Nel numero monografico della rivista scuola e città
intitolato la filosofia dell'educazione, oggi vi è un dibattito riguardante la filosofia dell'educazione
in quanto questa pur restando all'interno dei saperi dell'educazione se ne distacca per assumere quel
ruolo di coordinamento critico interdisciplinare dei confronti delle prospettive provenienti dalle
scienze umane e delle scienze dell'educazione.
Si evidenzia nella rivista d'identità critico- riflessiva della filosofia dell'educazione che orienta
razionalmente compiti e mezzo dell'educazione.
La filosofia dell'educazione assume una posizione più defilata rispetto alle altre specializzazioni
pedagogiche, per il fatto di essere una forma di conoscenza più generale sia per quanto riguarda la
struttura sia per quanto attiene alla fenomenologia dei contenuti educativi che affronta.
Anche il rapporto tra pedagogia generale e filosofia dell'educazione e problematico. La filosofia
dell'educazione e con la pedagogia generale il rapporto primario e secondario insieme; primario in
quanto come sottolinea Cambi nel manuale di filosofia dell'educazione, accompagna i vari
specialismi pedagogici, con la sua riflessività, li analizza nella loro coerenza interna e infine li
guida, li coordina e li indirizza verso il proprium pedagogico che è la complessità, l'apertura
dialettica, la vocazione educativo/formativa. Secondario, perché non rappresenta tutta la pedagogia
ma un suo settore specifico, quello appunto della riflessività critica.

Ambiti dalla filosofia dell'educazione


La filosofia dell'educazione, in quanto teoria della e sull'educazione nei suoi aspetti più generali, si
pone il compito di riflettere sul sapere e sull’agire pedagogico per contrassegnarne il rigore
metodologico, l'identità, logica, le vocazioni interne e lo fa con la ricerca epistemologica, che ha
elaborato un’immagine precisa della pedagogia; immagine però non definitiva.
Lo stemma del sapere pedagogico si delinea, così, attorno alla logica della complessità, si nutre di
una pluralità di linguaggi, si costruisce attraverso un ampio ventaglio metodologico che si
formalizza nella dialettica teoria-prassi-teoria Eh si avvale delle procedure indagati via scientifica
insieme alle teorizzazioni ermeneutiche, dialettiche, strutturaliste ecc.
L’Epistemologia contemporanea così restituito, attraverso un lavoro in più sofisticato, identità
complessa articolata della pedagogia, caratterizzata da una razionalità antidogmatica, aperta al
futuro ma fortemente ancorata dimensioni storiche, culturali e sociali. Quindi un’epistemologia,
quella pedagogica, che ha una fisionomia autonoma pur innestandosi con altri ambienti di pensiero.
Il secondo grande franci dire flessibilità della filosofia dell' educazione e l’assiologia, Emotiva cioè
alla trattazione dei valori fondanti le regole dell'agire e del pensare.
La centralità della riflessione assiologica è determinato dal fatto che la pedagogia non solo deve
mantenere il controllo sugli obiettivi e le finalità educative ma deve anche ricollocare il proprio
senso di marcia entro le specificità storiche temporale quindi rendere assimilabili e interi abili quelli
a priori valoriali che con grande impegno interpretativo ha enucleato vagliato.
I valori guida che animano la pedagogia risultano ancora oggi qui elaborati dalle teorizzazioni più
alte in campo filosofico, sociologico, antropologico e pedagogico e che sono l'emancipazione,
libertà, l'uguaglianza, l’integralità, il dialogo, la responsabilità e la comunità. Questi sono i valori
della pedagogia perché sono i valori della formazione dell'individuo.
L'emancipazione e il passaggio dalla dipendenza all’autonomia ed emancipazione che non si dà
senza uguaglianza di opportunità educative, lavorative, formative. nello stesso modo va garantita
una formazione integrale che sviluppo potenza tutti gli aspetti della personalità umana e tutte le
forme di conoscenza attraverso una relazione di scambio dialogico. Il dialogo, infatti, e la categoria
reggente della tradizione pedagogica perché regola tutte le relazioni educative.
gli ultimi due ambiti dalla filosofia dell'educazione sono l'ontologia e il saggismo, rivolgiti a
mettere in luce la struttura complessa della pedagogia. Il piano ontologico si lega a quello
psicologico come riflessività e al versante saggistico come andamento discorsivo.

Epistemologia pedagogica
Che la pedagogia come sapere sia un problema fondante dell'educazione che esce così dall' esser
solo pratica sociale (ethos) per farsi conoscenza vera, riflessiva organica sviluppate relazione al
soggetto specifico (educare appunto), lo si sa già della Grecia classica.
Dal 1700 però, con la nascita delle scienze umane sociali, anche la pedagogia si scientificizza.
Nasce la pedagogia scientifica Che poi, nell’800, si affermerà come sapere rinnovato.
Fino agli anni '90, impegno indagare tale statuto epistemico stato centrale, condivise, articolati
molte forme, anche a livello internazionale.
Ma dopo il 2000 ricerca epistemica in pedagogia si è assottigliata, però alcuni principi sono fissati
con decisione:
- il pluralismo del suo linguaggio delle sue logiche
- il congegno plurale e dinamico del suo discorso
- i rischi di riduzionismo e di espropriazione che le sono sempre immanente da parte di altre
scienze più forti
- la particolarità del soggetto
- ho sempre più evidente sfida tra analitici e continentali

Percorsi di lettura
- la filosofia dell'educazione il settore più importante centrale della pedagogia perché svolge
una funzione di riflessività più generale e comprensiva che orienta la pedagogia in senso
unitari pur mantenendo aperta la dinamica plurale complessa

La filosofia dell'educazione, oggi- Franco Cambi


la filosofia dell'educazione ha subito un doppio processo: di riduzione e di specializzazione. Da
ambito generale e primario della pedagogia è passata essere un ambito particolare, ancora centrale,
ma che si delinea come secondario in quanto connessa a disposizione di riflessività più radicale
anche di metà riflessività che riguarda tutta la pedagogia, in alcuni aspetti fondamentali.
Nel contempo, la filosofia dell'educazione si è specializzata rispetto agli altri e al proprio interno.
Lo slittamento la specializzazione prodotto non solo e non tanto una resistenza della filosofia
dell'educazione, quando un suo ri-centramento, una sua ricollocazione a baricentro dei discorsi della
pedagogia come dispositivo critico- radicale, sia in senso analitico strutturale sia in senso
problematico.
Il volto interno della filosofia si è risposto sui fronti del rigore, dei valori, dei problemi e ha dato
vita a settori della filosofia dell'educazione che sono oggi sempre più al centro del dibattito:
l’epistemologia, l’axiologia, il saggismo e l'ontologia.
Alla filosofia dell'educazione viene affidato il compito di essere il decantore dell'identità di un
discorso (quello pedagogico) e il regolatore interno delle sue articolazioni e/o aree strategiche.
Adesso viene quindi assegnato il ruolo di esercizio di razionalità critica rivolta al discorso
pedagogico stesso.
La filosofia dell'educazione non sta né prima né dopo i vari saperi dell'educazione, li accompagna
nella loro crescita e vi agisce come un’ombra, un bisturi, una corrente.
Ombra: li segue con la sua riflessività, ne legge i contorni, ne evidenzia le forme pertanto li regola e
li controlla.
Bisturi: analizza, disseziona…
corrente: conduce, incanala, orienta, svolgendo un'azione di coordinamento e di confluenza.

gli ambiti della filosofia dell'educazione- Franco Cambi


La filosofia dell'educazione deve presentare il sapere in oggetto nei suoi caratteri generali, nella sua
funzione culturale nelle sue articolazioni interne più rilevanti. Allora la filosofia dell'educazione e la
frontiera del sapere pedagogico che continua a collaborare con la filosofia.

22. Pedagogia della famiglia


Tra le specificazioni della pedagogia generale si colloca la pedagogia della famiglia che ha
l'intento di approfondire un settore di ricerca rispetto a un contesto di vita.
Il rapporto che intercorre tra questa e la pedagogia generale non è né di subordinazione né di
totale autonomia, ma di interscambio e di arricchimento reciproco, in quanto la pedagogia della
famiglia offre a quella generale il terreno osservativo, mentre quest'ultima alimenta di intenzionalità
educativa-formativa e di riflessione critica le azioni operative.
Nello stesso senso si pone la distinzione tra educazione familiare e pedagogia della famiglia,
dove la prima sta a indicare tutti gli interventi messi in atto per contrastare i disagi che possono
nascere nelle relazioni familiari, mentre la seconda costituisce la riflessione teorica di ricerca sugli
interventi realizzati sul campo.
La famiglia patriarcale del passato fondato sulla fissità gerarchica dei ruoli si è risolto a partire dal
68 che ne ha messo in discussione i valori, la presunta naturalità del ruolo della donna come madre
casalinga, centralità del padre.
Ciò che è certo è che la famiglia non è un'entità naturale, ma un’istituzione storica- culturale che si
svolge nelle forme nelle funzioni rapporto mutamenti economici, sociali e culturali.
I ruoli stessi tra genitori e figli e tra genitori Sono diventati più paritetici, di effettivi, più
democratici. Famiglia di oggi non solo è radicalmente cambiata profondamente differenziate al suo
interno. Questo non significa che i conflitti sono scomparsi, ma hanno cambiato volto.
E per questo che oggi si rende necessaria un’educazione familiare per apprendere quei
comportamenti di aiuto di sostegno reciproco nella coppia e con i figli.

Percorsi di lettura
- le famiglie richiedono interventi educativi e formativi mirati
- il brano nel richiamare i cambiamenti intervenuti nelle famiglie negli ultimi decenni
sottolinea la necessità di sviluppare progetti formativi alla genitorialità

trasformazioni sociali e sostegno alla genitorialità- Enzo Catarsi


Nel corso del 900 mancata in Italia una politica a sostegno della famiglia e della genitorialità.
La maggior parte dei giovani genitori, così, si sente impari rispetto all’impegno genitoriale
consapevoli del bisogno di acquisire nuove conoscenze riguardo al mondo dell'infanzia degli stili
educativi.
Investimento emotivo dei genitori nei confronti dei figli agitare da meritare una grande attenzione,
poiché si presenta chiaramente con un nuovo grande bisogno sociale.
I giovani genitori oggi vivono la nascita del primo figlio con grande ansia.
Famiglia costituisce un ambiente assai significativo per lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi.
Essenziali pertanto si presentano tutti quegli interventi che possono configurarsi come sostegno alla
genitorialità.

23. Pedagogia dell’infanzia


È necessario pensare a modalità nuove di educazione familiare per promuovere una genitorialità
consapevole e riflessiva, fondata sulla maturazione personale e sulla promozione dell’autonomia.
Consapevolezza che non può prescindere dal significato assunto storicamente dal concetto di
infanzia nel ‘900.
Il Novecento, definito il secolo dell’infanzia, si inaugura con il saggio di Freud il caso clinico del
piccolo Hans, che rappresenta il manifesto di un nuovo modo di guardare l’infanzia, totalmente
rivoluzionario rispetto ai parametri fino ad ora utilizzati dalla pedagogia classica e cristiana, che la
identificava con la purezza, l’innocenza, la debolezza, e ci mostra una natura infantile perversa-
polimorfa, caratterizzata dallo sviluppo libidico/pulsionale e dalla ricerca del piacere.
Si vanno delineando in questo secolo le indagini di psicologia genetica di Piaget e di pedagogia
scientifica della Montessori che mettono bene in luce le particolarità cognitive e di apprendimento
di questo periodo della vita non assimilabile a quello adulto, con caratteri propri e complessi.
L’infanzia viene valorizzata e considerata come momento cruciale della maturazione del singolo.
Se il Novecento ha rappresentato il secolo durante il quale si è cercato di studiare l’infanzia in
forma scientifica e socio-culturale, in età moderna, essa era vista solo secondo l’ottica
biologico/naturale, come età della dipendenza e della debolezza assoluta.
La lettura inaugurata da Aries con Padri e figli nell’Europa medievale e moderna, ci ha mostrato,
invece, un’infanzia ben diversa che si struttura all’interno delle dinamiche affettive e sociali della
famiglia, la quale, a sua volta, muta in consonanza con le trasformazioni economiche e culturali.
L’infanzia più che una realtà biologica risulta essere una costruzione sociale. È certamente un dato
biologico, ma non solo questo, come risulta evidente se si confrontano i modi di comportamento
della classe borghese con quelli della classe popolare, nei confronti dell’infanzia e se si paragonano
i diversi approcci educativi.
La società borghese ha dato all’infanzia nuova visibilità, operando nei suoi confronti un
investimento affettivo ed economico che l’ha resa oggetto di cure e di attenzioni, l’ha posta al
centro del mondo familiare.
D’altra parte, però, quest’infanzia è anche soggetta a forme di privatizzazione e di controllo
soffocante, nella convinzione che è a partire da quest’età che si costituisce una socialità organizzata
secondo le norme etiche e produttive della classe dominante.
Diversa è invece l’infanzia vissuta dalle classi sociali povere, fatta di sfruttamento, violenze,
abbandoni, alto tasso di mortalità e analfabetismo, malnutrizione, educazione affidata alla strada…
Siamo dunque di fronte, tra ‘800 e ‘900, a due infanzie differenti, separate e opposte, che precedono
però in parallelo.
Si assiste, comunque, a una pedagogizzazione dell’infanzia di tipo correttivo, conformativo a
istanze morali e sociali già codificate che la negano nella sua radicale alterità per plasmarla secondo
una cultura del governo e della sorveglianza totale, profonda, pervasiva.
Dal punto di vista pedagogico va sottolineato l’apporto fertile delle teorie e delle esperienze
educative volte a realizzare la liberazione e l’emancipazione infantile come pieno riconoscimento
della sua singolarità e del suo potenziale di creatività.
Un’infanzia anche riconosciuta e garantita nei sui diritti di cittadinanza, che sono il diritto al
gioco, alle relazioni socio-affettive, alla comunicazione dialogica…
In particolare la frontiera formativa dell’infanzia ruota attorno alla dimensione ludica come
orizzonte di esperienza. Il gioco, infatti, proprio per il coinvolgimento emotivo e cognitivo che
sviluppa, moltiplica il potere fantastico e conoscitivo, mettendo in rapporto mondi possibili,
immaginari e mitici con la realtà quotidiana e lo fa con levità e piacevolezza, potenziando così le
motivazioni all’apprendimento. La dimensione ludica permea e motiva il piacere di imparare e di
stare bene a scuola.
L’esperienza ludica non può essere archiviata o sostituita da modalità apprenditive proprie del
mondo adulto.
Percorsi di lettura
- le specificità dell’infanzia emerse con forza nel corso del ‘900, reclamano un approccio
teorico-pratico della pedagogia per ipotizzare interventi formativi più a misura del bambino

il gioco per pensare, immaginare, fantasticare- Franco Frabboni, Franca Pinto Minerva
Il gioco coincide con la vita stessa del bambino, rende viva e fertile, gioiosa e produttiva, la
relazione bambino-insegnante, investendo la dimensione linguistica, cognitiva e immaginativa,
emotiva e affettiva, sociale.
È elemento trainante di tutte le attività educative avviate nella scuola dell’infanzia. Giocando il
bambino impara a conoscere se stesso, a rapportarsi all’ambiente circostante e agli altri. Attraverso
il gioco esplora il mondo, se ne appropria e lo modifica. (giochi individuale, collettivi, del far finta,
liberi, guidati…)

24. Pedagogia della scuola


Nella sua tradizione millenaria la pedagogia si è sempre occupata di scuola, perché è attraverso la
scuola e gli insegnamenti disciplinari che gli allievi apprendono il patrimonio culturale elaborato
nel corso dei secoli ed è tramite la scuola che si educano le nuove generazioni.
La pedagogia costituisce un punto di vista peculiare e imprescindibile per comprendere il senso e le
direzioni verso le quali si muovono gli interventi realizzati nella scuola; al contempo è anche in
grado di illuminare i molteplici risvolti delle problematiche scolastiche.
Questo sguardo a distanza permette alla pedagogia di esplicitare l’intenzionalità educativa
presente nella prassi scolastica come nutrimento che la qualifica e l’indirizza verso determinati
traguardi o ideali regolativi.
Tuttavia, non sempre tale intenzionalità viene esplicitata dal corpo docente, come ha fatto, invece,
la pedagogia nel momento in cui, a partire dagli anni settanta del secolo scorso, ha ripensato la
propria identità rimettendola in discussione criticamente in rapporto agli eventi che hanno segnato
la società italiana, e non solo. La riflessione pedagogica ha messo in evidenza tre tipologie
intenzionali che caratterizzano l’agire educativo e che riguardano i concetti di educare, istruire,
formare. Tre aspetti poco tematizzati dai professionisti della scuola e non progettati in maniera
consapevole.
L’educare ha una valenza più conformativa, più direttiva, è gestito dall’adulto come indica il
significato etimologico dell’educere e dell’edere, che indicano, il primo, trarre fuori, agire su e per
un altro, il secondo nutrimento, quindi, guida, sostegno, cura dell’altro; l’educazione è dunque un
concetto ambiguo, perché contiene in sé sia l’azione conformatrice, legata a fini e modelli già
prefigurati, sia la dedizione e la partecipazione verso l’altro in modo che si realizzi secondo i propri
bisogni e desideri. Ha effetti a breve e lungo termine.
Si pensi all’educazione civica, alla solidarietà, alla cooperazione, artistica… svolte a scuola ma che
andando a costituire quel background culturale che ne struttura l’identità.
Il concetto di istruzione è invece connesso al processo di insegnamento-apprendimento come
acquisizione di competenze conoscitive e di abilità definite all’interno di un percorso curricolare e
relative a saperi specifici.
La scuola è solitamente organizzata attorno al raggiungimento di questi obiettivi istruttivi.
La pedagogia ha richiamato il ruolo centrale che svolge la comunicazione nel determinare e
indirizzare il successo scolastico in quanto tutti gli insegnamenti passano attraverso la
comunicazione.
In più, poiché ogni atto comunicativo implica una relazione, il rapporto che si stabilisce tra
insegnante e alunno, di per sé problematico perché asimmetrico, si fa ancora più difficile.
Pertanto, la comunicazione deve essere pedagogicamente orientata e pensata, per non produrre
equivoci.
La pedagogia ha individuato nel binomio scuola di massa e scuola e qualità la sfida dell’istruzione
per il Terzo Millennio, come affermato da Cambi in introduzione alla famiglia dell’educazione.
Quale è la prospettiva pedagogica che garantisce una scuola di qualità e a un tempo di massa?
Prima di tutto quella scuola che progetta percorsi di apprendimento individualizzati, attenti alle
peculiarità degli allievi, che ne valorizza le differenze negli stili cognitivi; in secondo luogo quella
scuola che garantisce sia l’uguaglianza delle opportunità educative che il successo formativo; in
terzo luogo quella scuola che non semplifica o riduce l’insegnamento disciplinare a sapere
dogmatico, lineare, astratto, ma lo prospetta nella sua dinamicità storico/scientifica, lo rende
organico alle vocazioni individuali e alle specificità culturali, lo interconnette tra i diversi domini
conoscitivi, perché solo così possono acquisire quelle conoscenze critiche e rigorose, plurali e
sofisticate. Insomma quella scuola che non produce una testa piena ma una testa ben fatta.
La formazione è più comprensiva e complessa. Comprensiva perché in essa concorrono una
famiglia di processi relativi alla crescita biologica, fisiologica e psicologica del soggetto, che
comporta trasformazioni del quadro cognitivo, metacognitivo e relazionale. Unitamente a questa
vanno ricordati i processi di crescita legati agli apprendimenti scolastici ed educativi/culturali propri
dei contesti extrascolasrici. Formazione dunque strutturata in forma mobile e dinamica, ma al tempo
stesso unitaria.
La formazione dell’uomo, come individualizzazione, oscilla in forma perenne tra processi di
condizionamento e possibilità di sviluppo, accrescimento e realizzazione delle proprie potenzialità e
di quelle collettive, come tensione ideale continua tra particolare e universale.
La scuola dovrebbe rivolgere alla soddisfazione, in maniera congiunta, delle tre categorie
pedagogiche descritte: dell’educare, dell’istruire e del formare; rispetto a quest’ultima, poi, le
considerazioni esposte su rinviano a una precisa esigenza che è quella di promuovere progetti
scolastici in funzione di ogni singolo alunno, quindi fortemente personalizzati e orientati alla
coltivazione di sé, come cura di sé.
La formazione così intesa sollecita anche la scuola a impegnarsi in favore degli alunni che hanno
maggiori disagi. Tali saperi vanno restituiti agli alunni come risorse utili alla comprensione delle
esperienze vissute.
Cittadinanza cognitiva: ovvero come capacità di comprendere, di indagare e di criticare la realtà
contemporanea.
La situazione in Italia a partire dal 1999 con il regolamento dell’autonomia, la scuola ha
radicalmente cambiato volto, perché si è trovata nelle condizioni di gestire in froma autonoma
l’organizzazione e la programmazione dei curricola e delle risorse.

Percorsi di lettura
- la scuola è stata da sempre il settore privilegiato della ricerca e dell’intervento operativo
pedagogico, per il fato che qui si mette in atto un’educazione intenzionale.

La rivoluzione curricolare nella scuola dell’autonomia: una potenzialità da promuovere e da


governare- Franco Cambi
Dopo una storia travagliata, in tutto il corso del ‘900, si è arrivata a formare una identità di base
della nuova scuola. Con tre elementi: l’autonomia come regola, il curriculum come strumento-
chiave del lavoro scolastico, il POF come progetto formativo globale. Aspetti che promanano dalla
e si articolano sull’autonomia.
Il curriculum rovescia la logica dei programmi, lega la cultura a situazioni e a progetti, salda
istruzione e formazione, nasce intorno a obiettivi. Così il lavoro scolastico si apre alla
partecipazione attiva dei docenti che elaborano il progetto curricolare.
Prevale ora il progettare e il programmare e il verificarsi sull’eseguire, passivamente. Si apre un
nuovo modello di scuola, che fa leva sull’impegno/responsabilità dei docenti.
Quanto al POF, esso realizza una formazione extracurricolare, ma integrata al curriculum. È un’area
di laboratori che si offrono ai ragazzi e ai giovani per sviluppare attitudini e/o bisogni e/o
competenze oltre il curriculum.
Il POF non è né un doposcuola né un fascio di sportelli di tecniche che rafforzano gli apprendimenti
curricolari. Il suo specifico è trasversale e integrativo rispetto al curriculum e formativo.
il curricolo va progettato, pensato e ripensato in situazione, è un modello da pensare e attivare in
loco, ed è una strategia. Il curricolo si fa.
Allora sta anche alla scuola nella sua autonomia creare la condizione per un lavoro di progettazione
curricolare efficace.
Negli insegnanti va coltivata una cultura curricolare che è conoscenza/competenza nel
maneggiare il curricolo. Scultura che e pedagogica e psicopedagogica, didattica e formativa ad un
tempo poiché il curricolo si sviluppa proprio crocevia di questi fattori. Pedagogica significa capace
di legare apprendimento formazione. Psicopedagogica significa capace di leggere i rapporti
interpersonali in classe oltre la classe e di riflettere sulla relazione educativa e gli stili di
insegnamento. Didattica significa capace di progettare percorsi di studio efficaci. Formativa
significa rivolta a dare forma. La cultura curricolare e un impegno specifico e qualificanti della
scuola dell'autonomia. E in essa dovrà farsi sempre più centrale.
Si tratta, nella nostra scuola, di attivare una mentalità nuova, di nutrirla di una cultura professionale
nuova, di fissarne la struttura e i compiti.
E la formazione iniziale dei docenti da loro questa prospettiva di professionalità? Sì e no.
25. pedagogia di genere
I movimenti femministi, iniziati già nell’800, hanno avuto ampia diffusione a partire dal 1968.
L'esplosione della questione femminile ha messo all'ordine del giorno la presa di coscienza da parte
delle donne, ma anche dell'intera collettività, del doppio sfruttamento per 8 nei loro confronti sul
piano materiale e su quello, sottile e pervasivo, del linguaggio e della psicologia, che ha occultato
per secoli la categoria del femminile.
Tale occultamento ha prodotto nella nostra cultura sia una pratica discriminatoria nei confronti della
nostra cultura sia una pratica discriminatoria nei confronti della donna, che la cancellazione della
differenza come principio genetico di ogni società.
La sfida più profonda lanciata dal femminismo non è stata quella rivolta scardinare i pregiudizi
sessisti sui quali si fonda la società nel suo complesso e che guardano al modello maschile come ad
un’identità universale e superiore.
In tal modo lo smascheramento operato si colloca al di là del piano rivendicativo ed emancipatorio
delle donne e si estende verso un ripensamento sociale diverso, plurale, fondato sull’uguaglianza e
sul riconoscimento della differenza come valore positivo.
Il concetto di differenza, quindi, si rende pensabile e dicibile a partire dai luoghi dove si origina,
ovvero nel dualismo di genere.
Sul piano della ricostruzione del movimento femminista, si sono venuti affermando prima il
modello dell’emancipazione e delle pari opportunità, rivolto a far acquistare da parte delle donne
spazi e diritti uguali agli uomini, poi quello della differenza che rivendicava la specificità del
femminile.
Anche negli ambienti educativi sono penetrati questi due modelli. Il primo ha prodotto una serie di
indagini e di ricerche sulla funzione educativa che svolgono la famiglia e la scuola per trasmettere e
riprodurre la cultura della subalternità e della dipendenza, mostrando come la madre sia la prima
responsabile dell'apprendimento dei ruoli e comportamenti e indirizzando le bambine verso un
saper fare domestico, inteso come esito naturale della realizzazione femminile.
Sull'altro versante si sono messi in risalto i limiti dell’approccio dell’emancipazione, perché
riproponeva il omologazione delle donne ai valori del maschio, mentre sono necessari modelli
identitari al femminile. Da qui la nascita di una pedagogia della differenza che teorizzava e
organizzava percorsi rivolti alle sole donne; questa permesso di dare visibilità alla cultura
femminile.
In anni più recenti si assiste a un ripensamento critico dei concetti stessi di genere e di differenza.
La pedagogia di genere ha il compito di mantenere al centro delle pratiche riflessive la
problematicità e la complessità del soggetto- donna pur nelle diverse articolazioni di vita.
A partire dal genere, come dato originario fondativo del soggetto, vanno smascherate tutte le
costruzioni storiche sociali che hanno attribuito significati variabili alle stesse differenze biologiche,
ma non per alienarle o annullarle quanto piuttosto per di lanciare come elementi costitutivi della
soggettività tali da permettere quel riconoscimento di sé come alterità e come differenza di sé
nell'altro. Il genere allora si afferma come riflessività.
Nella società multiculturale del presente tale riconoscimento delle differenze di genere impone un
confronto con esse da parte di tutte le identità etniche, religioso e culturale.

Percorsi di lettura
- il salto qualitativo e quantitativo dei movimenti femministi mette in luce l'importanza della
formazione delle donne attraverso la prima originale fondativo differenza, quella di genere.
- Il brano affronta i punti salienti delle conquiste delle donne secondo un ottica pedagogica

donne e trasmissione culturale- Simonetta Ulivieri


è ormai riconosciuto che le donne sono i soggetti principali della trasmissione dei ruoli sociali e dei
modelli culturali. È questo senza dubbio la maggiore responsabilità, la responsabilità storica delle
donne come madri, come educatrici.

26. Pedagogia interculturale


la pedagogia interculturale ha preso corpo a livello internazionale a partire dagli anni '80 del XX
secolo. È lì che, infatti, si è sviluppato quel processo che chiamiamo globalizzazione che al centro
anche un aspetto migratorio di etnie, di gruppi, dei singoli che ora fuggono da guerre, sottosviluppo,
ora invece guardano ai paesi più sviluppati come luoghi per una vita migliore. Si pensi solo
all’esodo verso gli USA che si compie ai confini del Messico. Si ricordi l'immigrazione albanese in
Italia nei primi anni '90. Si pensi alle emigrazioni via mare e via terra da Africa e Medio Oriente.
L'Italia, poi, occupa una posizione di frontiera: come ponte lanciato fra i due continenti, Europa e
Africa.
La pedagogia si è imposta come punto di vista e come strumento decisivo per affrontare
concretamente tale problema, dando corpo a tre dimensioni di riflessione/intervento:
- quella interpretativa che rilegge e sviluppo in positivo pluralismo e alterità, dando corpo a
un intercultura vista in modo interdisciplinare.
- Quella ancora interpretativa e interdisciplinare che ripensa il soggetto, si nella sua
identità, me lo apre anche il nutrirsi dal diverso da sé
- quella dell'agire formativo nelle varie istituzioni, scuola, famiglia, che oggi devono farsi
carico di tale prospettiva nuova ma consolidata e forte in modo da sviluppare una mentalità
aperta.
sono sfide già in atto e verificate nei loro metodi e nei loro risultati.
Sul piano della teoria pedagogica, l'Inter cultura si è sviluppata come settore ben specializzato.
Come scienza di Scienze e come sapere regolato da criteri basi quali differenza, accoglienza,
incontro, dialogo, riconoscimento, empatia, solidarietà, collaborazione.
Per la scuola possiamo dire che deve sviluppare l'insegnamento della lingua due, l’ostentazione
critica delle regole, il far apprendere le strutture di base della cultura che accoglie come pure quella
della cultura accolta, per fare sinergia e operare un riconoscimento reciproco.
27. pedagogia dei media
i mezzi di comunicazione sono stati tra i grandi protagonisti del XX secolo.
I media hanno interpretato un ruolo centrale nei vari episodi storici, ma anche nella vita quotidiana
di ciascun soggetto: prima con i giornali, poi con la radio e il cinema, per arrivare fino alla
televisione, e oggi gli smartphone.
Le scienze della comunicazione durante il XX secolo si sono confrontate con i media cercando di
valutarne principalmente gli effetti, tanto da indurre Umberto Eco nel 1964 a catalogare coloro che
si sono occupati dei media sotto due etichette contrapposte: gli apocalittici, ovvero coloro che ne
hanno evidenziato gli aspetti negativi e omologanti, e gli integranti, ovvero coloro che sono
piuttosto sbilanciati sulle potenzialità e sull arricchimento che si offrono al soggetto.
Parallelamente agli studi sugli effetti dei media si è diffusa la consapevolezza che questi possono
farsi formativi.
Le riflessioni di pedagogia dei media sviluppata a partire dagli anni '80 hanno cominciato a
convergere in un ambito di studi denominato Media education. il primo autore e l'inglese Len
Masterman, il quale nel 1985 ha pubblicato il testo intitolato teaching the media.
parallelamente alla media education si è diffusa in ambito statunitense la Media Ecology, ecologia
dei media. L'autore di riferimento è Neil Postman,il quale, proprio muovendo dalla constatazione
che i media fanno parte delle agenzie educative e formative nella vita del soggetto, denuncia il fatto
che essi siano diventati il primo curricolo e dunque sono capaci di agire in modo più capillare più
efficace di quanto non faccia la scuola.
In particolare l'educazione ai nuovi media si è concentrata sulla parola alfabetizzazione,
sottolineando l'esigenza che accanto allo scrivere, a leggere e al fare di conto si diffondesse una
maggiore competenza rispetto ai linguaggi multimediali e interattivi dei nuovi media. Le
raccomandazioni del Parlamento europeo del 2006 fanno riferimento alla competenza digitale
come a una delle competenze chiave del nuovo millennio. La competenza digitale non è
semplicemente tecnologica, prevede il coinvolgimento della dimensione sociale e relazionale, di
quella cognitiva, etica.
Questo dibattito a partire dal 2001 è stato affrontato da vari autori che, proprio prendendo spunto
dalle definizioni di Prensky, hanno parlato di nativi digitali. Si è inizialmente pensato che l'essere
nati in una determinata epoca garantisse ai ragazzi un rapporto diretto, naturale e spontaneo con la
tecnologia.
Alcuni autori sono perfino giunti a sostenere che fossero in atto mutamenti nelle strutture cerebrali.
Queste considerazioni sono però state smentite a più livelli. Le ricerche neuro scientifiche hanno
sottolineato come nessun momento sarebbe in auto . Generalizzare e parlare di tutti i bambini tutti
ragazzi porta a trascurare le ampie differenze che vi sono a livello geografico, sociale e culturale.
Quella che inizialmente alcuni autori hanno definito come una competenza sarebbe in realtà una
confidenza. Compito dell adulto sarebbe dunque ripristinare l'equilibrio, ovvero far sì che la
confidenza si tramuti in competenza a livello tecnologico , relazionale, cognitivo, etico.

Percorsi di lettura
- il concetto formulato da Postman di Media ecology, offre un punto di vista rilevante sulla
Media education, sottolineando la necessità che la pedagogia si faccia promotrice di uno
sguardo critico, capace di attivare all'interno di una cultura sottoposta a nuove
trasformazioni un atteggiamento riflessivo rispetto ai nuovi linguaggi del comunicare.

Ecologia dei media -Neil Postman


ecologia dei mezzi di comunicazione, la scuola deve occuparsene, e lo studio dell'ambiente
informativo. Essa cerca di comprendere come le Tecnologie e le tecniche di comunicazione
controlli nella forma, la quantità, la velocità, distribuzione e la direzione dell’informazione.

28. Pedagogia del corpo e dello sport


corporeità ed educazione
nel XX secolo si è completato un percorso che ha posto in modo crescente l'attenzione
sull’importanza del corpo per studiare comprendere ogni processo di educazione, istruzione e
formazione.
Emblematici sono gli esempi che provengono dall’arte, dalla pittura, dalla scrittura e dalla
letteratura, dai quadri di Leonardo e di Raffaello, passando per le sculture di Michelangelo dei testi
di autori quali Rebelais, il corpo comincia ad essere riconosciuto come un canale espressivo, ricco
di emozioni.
In ambito storico si parla di modernità proprio a partire dal XV secolo e in particolar modo dalla
scoperta dell'america.
Da un lato infatti il corpo acquisito maggiore importanza parallelamente al riconoscimento del
soggetto come individuo, dall'altro si è legato alla socializzazione , si pensi alle analisi di Foucault e
Elias.
ma non solo: alla valorizzazione del corpo hanno contribuito anche le scienze umane che hanno
sottolineato come non si possa comprendere l'uomo se non intendendolo quale un corpo costituito
da emozioni, istinti, inconscio, vissuti corporali che non possono essere trascurati. Il corpo, dunque,
non è da intendersi solo come anatomico, esso rappresenta il medium fondamentale nelle relazioni
che vengono realizzate con gli altri.
in un'ottica pedagogica, oggi si tende a evidenziare il ruolo formativo della corporeità, in quanto,
come nota Mariani, il corpo costituisce il nostro radicamento al mondo e contribuisce alla
definizione della nostra identità. Il corpo umano è indeterminato e plastico. Parlando di corpo
vissuto la pedagogia consente di sottolineare come essa non possa essere separabile dall’esperienza
della persona.

lo sport tra pedagogia e filosofia


il termine sport da un lato è un termine entrato ormai nel lessico internazionale e riconosciuto in
tutte le aree culturali; Dall'altro riesce a contemplare nella sua pluralità di significati e concetti di
corpo, di movimento e di gioco. Secondo molti autori lo sport (che già nella sua radice etimologica
rimanda all’uscire fuori dalle mura cittadine e al divertimento) nasce quando l'attività fisica
comincia essere organizzata e regolamentata.
Con il contributo delle scienze dell'educazione lo sport può essere inquadrato attraverso uno
sguardo interpretativo in grado di confrontarsi con la complessità dei problemi pedagogici che
emergono nei diversi contesti e nelle diverse situazioni delle pratiche sportive. Il contributo della
pedagogia dello sport avviene in una doppia direzione: da un lato consente di legare lo sport alla
riflessione pedagogica, sottolineandone la funzione educativa e formativa per i soggetti; Dall'altro
porta la pedagogia ad affrontare alcune tematiche oggi centrali, qual è l'importanza del corpo e del
movimento per la costruzione della propria autonomia.
Uno dei compiti fondamentali della pedagogia dello sport consiste nel mettere a fuoco quali siano
i fondamenti teoretici da porre in relazione alla pratica educativa delle attività motorie e sportive
affinché queste siano in grado di contribuire all'educazione e alla formazione dell’uomo.
Lo sport può contribuire alla costruzione dell'identità.
Come nota Farnè nel volume sport e formazione, parlare di educazione sportiva significa definire
quali siano i metodi e le tecniche più idonee per rendere lo sport un dispositivo pedagogico.
Pierre Couvertin, Noto per aver rilanciato il rito dei giochi olimpici dell'epoca moderna; A partire
da un fascino verso l'antica Grecia e gli imposta un programma di pedagogia dello sport che è in
grado di coinvolgere tre dimensioni dell educazione. l'educazione del soggetto, socializzazione,
ovvero la capacità dello sport di inserire soggetti in situazioni in cui sperimentare le relazioni con
l'altro, un potenziale nella costruzione di cittadinanza planetaria, di incontro e di dialogo tra
nazioni.
Isidori e Reid hanno definito la figura dell’atleta filosofo: si tratta di un soggetto che nel praticare
lo sport riflette costantemente sulle finalità del suo agire che riesce a cogliere le autotlecità dello
sport.

Percorsi di lettura
- Mantegazza Sottolinea gli aspetti pedagogici che caratterizzano l'attività sportiva
- ciò che emerge la capacità dello sport di portare la riflessione pedagogica sul corpo a
coinvolgere la dimensione individuale e quella sociale. EA riconoscere lo sport come
potenziale pittore di educazione, istruzione e formazione per il soggetto.

Con la maglia numero 7 Raffaele Montegazza


quali sono le dimensioni pedagogiche specifiche che ci interessano all'interno della pratica sportiva?
- materialità: la pratica sportiva si attua in un mondo popolato di cose e di oggetti ed è
prevalentemente una pratica corporea.
- Ritualità: lo sport è un rito e si nutre della sua propria ritualità.
- Emotività: all'interno dello spazio- tempo di contenimento garantito dal rituale è possibile
auspicabile la modificazione di tutti gli effetti di tutte le emozioni.
29. Pedagogia del lavoro
tale ambito specifico a tre frontiere di indagine.
La prima è quella di una filosofia del lavoro guardate in chiave educativa, che ne fissi la
funzione, le forme storiche, le metamorfosi attuali.
La seconda riguarda una teoria del lavoro oggi, nel tempo della società cognitiva e dominata dalle
tecnologie.
La terza è quella relativa alla formazione scolastica che non può ignorare le richieste del mercato
del lavoro attuale.
È la cultura della scuola che deve darsi teorie pratiche di intervento rispetto a una formazione
professionale o quasi professionale o pre Professionale.
La filosofia del lavoro mette in luce il ruolo chiave svolto dall' evoluzione dell’homo sapiens dal
lavoro stesso. L'uomo si fa tale poiché libera le mani e si dà una posizione retta. Le mani si fanno
mezzi tecnici per rielaborare l'ambiente.
Oggi siamo davanti a una ulteriore metamorfosi con la robotizzazione, col mercato internazionale.
Allora qui la pedagogia si interroga sulla storia stessa del lavoro.
La riflessività va considerata come la condizione propria di ogni lavoratore attuale, più consapevole
del proprio operare e non lasciato in balia delle oscillazioni del mercato.
La scuola di base deve formare alla coscienza del valore sia storico sia culturale sia etico del
lavoro. Nella scuola secondaria superiore si tratta invece di portare verso una professionalità
definita o quasi. Il richiamo poi dentro il lavoro strettamente scolastico alle competenze e al
problem solving si colloca già sulla frontiera del lavoro, poiché mira a formare soggetti dotati di
professionalità o tpe professionalità esperte.

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