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Jerome Seymour Bruner divent negli Stati Uniti uno dei protagonisti del nuovo indirizzo

educativo tendente a riformare metodi e programmi scolastici.

In questo saggio, pubblicato nel 1961, Bruner compie una rilettura critica dei princpi contenuti

ne Il mio credo pedagogico di John Dewey e sostiene la necessit di andare al di l di una

concezione educativa che, come lattivismo, privilegia gli interessi immediati e lesperienza di

vita del fanciullo.

La scuola oggi non deve limitarsi ad assicurare una continuit con la vita, ma deve introdurre

nuovi orizzonti di esperienza e nuovi traguardi, per favorire lo sviluppo delle potenzialit

intellettuali di ogni individuo. A questo scopo Bruner propone nella scuola lapprendimento

delle strutture o idee organizzatrici interne a ogni materia, che costituiscono un

efficace mezzo per ampliare e soprattutto organizzare le conoscenze dello studente.

B. prende le distanze da Dewey e dal suo concetto di adattamento: lideale educativo come

adattamento sociale troppo limitativo, in quanto preclude allindividuo la critica delleredit e

del patrimonio culturale e la ricerca di alternative alla cultura esistente. La passivit e la

subalternit delladattamento sociale sono propri di un certo comportamentismo pragmatista

B. giunto negli ultimi tempi alla psicologia culturale anche per la sua grande sensibilit per i

temi del multiculturalismo, dellintegrazione e delle eguali opportunit per i soggetti delle

classi svantaggiate: e si comprende la sua insistenza sulla scuola come strumento e organo

privilegiato per il miglioramento e la radicale trasformazione delleducazione e della societ.

PENSIERO DI DEWEY

Nel 1897, allet di 38 anni, il filosofo ed educatore americano John Dewey (1859-1952)

pubblic uno scritto sensazionale e profetico dal titolo: Il mio credo pedagogico che

conteneva alcune fondamentali idee dellautore, sviluppate poi in un secondo tempo.

Siamo di fronte a cinque atti di fede. Il primo riguarda il processo educativo e afferma:

1. Tutta leducazione si svolge nel senso di una progressiva partecipazione

dellindividuo alla coscienza sociale della sua gente. Questo processo ha inizio,

inconsapevolmente, presso che dalla nascita e plasma di continuo le capacit dellindividuo,

offre contenuti alla sua coscienza, forma le sue abitudini, esercita la sua capacit ideativa e ne

desta i sentimenti.
Un secondo articolo di fede precisa il concetto che il Dewey aveva della scuola:

2. Poich leducazione un processo sociale, la scuola semplicemente una forma

di vita comunitaria in cui si accentuano tutti i fattori particolarmente atti a rendere il

fanciullo partecipe delle risorse ereditate dalla sua gente e a metterlo in grado di servirsi delle

sue capacit per fini sociali. Pertanto leducazione essa stessa vita, e non gi

preparazione alla vita futura.

In un terzo credo Dewey parla delloggetto delleducazione:

3. La vita sociale del fanciullo il principio unificatore di tutta la sua educazione o

del suo sviluppo. La vita sociale conferisce uninconsapevole unit ed uno sfondo ad ogni suo

sforzo e ad ogni sua iniziativa... Il vero centro [dellapprendimento]... non nella scienza

o nella letteratura, o nella storia, o nella geografia, ma nelle attivit sociali, della

vita del fanciullo.

In un quarto articolo trova espressione la concezione del Dewey sul metodo educativo:

4. La legge che indica come debbano essere presentati e svolti i contenuti dellinsegnamento

quella implicita nella natura stessa del fanciullo. Per il Dewey, la legge educativa era

nellazione: Lattivit precede la passivit nello sviluppo della natura del fanciullo.

Io credo che la consapevolezza sia essenzialmente motricit e impulso, che la vita cosciente

aspiri a concretarsi in azione.

E finalmente ecco la quinta convinzione del Dewey:

5. Leducazione il metodo fondamentale di ogni progresso e di ogni riforma

sociale.

CRITICITA DI DEWEY

Oggi leggiamo questo documento con contrastanti sentimenti. Lottimismo che linforma,

nella sua negazione dellaspetto tragico della vita, tipicamente americano e vi si esprime

una ferma fiducia non solo nella capacit dellindividuo di svilupparsi, ma, altres, in

una societ capace di formare luomo nel migliore dei modi. Tuttavia, queste stesse

espressioni di sicurezza e di equilibrio, e cio lottimismo, il pragmatismo, la fiducia in un

armonico rapporto tra luomo e la societ, ci lasciano assai perplessi. In questi ultimi due

terzi di secolo, dal 1897 ad oggi, vi sono stati profondi cambiamenti non solo nella

nostra concezione della natura, ma anche in quella della societ e del complesso
delle istituzioni sociali; e, fatto forse pi importante, noi abbiamo sperimentato una

rivoluzione nei nostri convincimenti sulla natura delluomo, sulla sua intelligenza, sulle sue

possibilit, passioni e forme di sviluppo. Il pensiero del Dewey non era certo insensibile ai

mutamenti, nonostante le limitazioni poste dalle sue premesse filosofiche. Ma, dallepoca della

prima formulazione dei princpi del Dewey ai giorni nostri, una serie di dottrine rivoluzionarie e

di avvenimenti catastrofici venuta a trasformare lo spirito stesso della ricerca. Le due guerre

mondiali, il nefasto avvento di Hitler e del genocidio, la rivoluzione russa, le nuove concezioni

rivoluzionarie relativistiche, in fisica e in psicologia, lera dellenergia atomica con la sua nuova

tecnologia, lamaro predominio delle filosofie scettiche: sono tutti avvenimenti che costringono

a ripensare i princpi in base ai quali costruire una filosofia della educazione.

MA PERCH DEWEY FU FAUTORE DI QUESTI PRINCPI OTTIMISTI?

Dewey aveva dinanzi a s, nel 1890, lo spettacolo di un metodo educativo sterile e rigido,

incapace di tenere adeguatamente conto della natura del fanciullo. Lentusiasmo con il quale il

Dewey consider limportanza dellesperienza diretta e della azione sociale, fu una critica

implicita al vuoto formalismo di uneducazione che tanto poco si preoccupava di porsi in

rapporto con il mondo dellesperienza infantile.

Dewey ha fatto molto per promuovere una riforma; ma ogni eccesso pu mutarsi in difetto e

noi, oggi, dobbiamo appunto riconsiderare leducazione tenendo presente che un tale eccesso

c stato nellapplicazione dei princpi del Dewey, che furono spesso mal interpretati o seguiti

con una aderenza pratica dordine sentimentale, che egli stesso deplorava. Il culto

sentimentale dei progetti di classe, dei corsi di adattamento alla vita, il timore di esporre il

fanciullo a pericolosi sbalzi dovuti al diretto intervento delluomo e della natura turbando cos il

piacevole regno della sua esperienza, sono tutte idee sulla fanciullezza, che spesso non hanno

alcuna base nellesperienza e che vengono giustificate in nome del Dewey.

ATTUALIZZIAMO

Egli fu certo di grande aiuto per la vita del suo tempo. Ma, che cosa valido per il nostro

tempo, in che termini dobbiamo esprimere il nostro credo? Leducazione tende a sviluppare

la sensibilit e la forza della mente. Il suo compito duplice: da un lato essa trasmette

allindividuo una parte del sapere, dei costumi e dei valori, accumulati nel tempo,
che costituiscono la cultura di un popolo; ed in tal modo forma gli impulsi la

coscienza, ed uno stile di vita negli individui. Daltro lato, leducazione deve contribuire

allo sviluppo dei processi intellettivi e far s che lindividuo sia capace di procedere al

di l delle forme culturali del mondo a cui appartiene, di essere in grado, cio, di

innovazioni, sia pure modeste, e di crearsi uninteriore cultura personale; e poich non

esistono discipline avulse, distaccate, dalluomo, si tratti di scienza, darte, di storia o di

geografia, ogni uomo deve mirare a divenire un artista, uno scienziato un letterato, uno

storico o un navigatore. Ma a nessuno possibile giungere al possesso di tutto lo scibile, ogni

uomo rivive solo un frammento di questa cultura; la sua interezza consiste piuttosto nel

crearsi una visione propria del mondo, movendosi da quella parte della sua eredit culturale

della quale si impadronito in virt dellistruzione.

Insistendo sul carattere di continuit che la scuola ha da un lato con la societ e dallaltro con

la famiglia, John Dewey sottovalut la speciale funzione dellistruzione come

introduttrice a nuove prospettive. Infatti, se la scuola fosse soltanto una zona di passaggio

dalla intimit della famiglia alla vita sociale, il suo compito sarebbe assai semplice, simile

alleducazione delle societ primitive.

La scuola lingresso nella vita della ragione. , certamente, vita essa stessa, e non

mera preparazione alla vita; tuttavia uno speciale tipo di vita, accuratamente

programmato al fine di sfruttare al massimo quegli anni ricchi di possibilit formative che

caratterizzano lo sviluppo dellhomo sapiens e che distinguono la specie umana dalle altre. La

scuola non dovrebbe, quindi, limitarsi ad assicurare una semplice continuit con la

societ che lattornia o con lesperienza quotidiana. Essa quella particolare

comunit in cui si fa lesperienza di scoprire le cose usando lintelligenza ed in cui ci

si introduce in nuovi e mai immaginati campi di esperienze; di unesperienza che non

ha rapporto di continuit con quella precedente, come accade allorch, per la prima

volta, si comprende un poema o la bellezza, la forza e la semplicit implicite nellidea dei

teoremi sulla conservazione dellenergia; nellidea, cio, che nulla si distrugge ma tutto si

trasforma, e che si tratta di una legge universalmente applicabile. Se v poi una esigenza di

continuit con lesperienza quotidiana nel processo educativo, questa consiste soprattutto nel

convertire la fiducia del fanciullo nellonnipotenza del pensiero, nella fiducia realistica di potersi

servire del pensiero al modo degli uomini di azione.

LE IDEE ORGANIZZATRICI DELLESPERIENZA NELLECONOMIA DEL PROCESSO D


APPRENDIMENTO

Ora, la cultura una costruzione esemplare che ha il fine di dare un significato a motivi

costanti incontrati nella esperienza e di inserirli in una struttura. Le idee organizzatrici di

un qualsiasi insieme di conoscenze sono scoperte che mirano a connettere e

semplificare lesperienza: in fisica si scoperta lidea di forza, in chimica quella di

combinazione, in psicologia lidea di motivazione, in letteratura quella di stile, al fine, sempre,

di avere strumenti di comprensione. La storia della cultura la storia dello sviluppo

delle grandi idee organizzative o strutturali.

Da tutto ci possono derivare due convinzioni. La prima che la, struttura della

conoscenza, e cio la sua connessione e le derivazioni che fanno scaturire unidea

dallaltra, ci che va sottolineato nelleducazione. infatti tale struttura, costituita

dalle grandi scoperte concettuali che portano ordine nelle osservazioni sconnesse, a

dar significato a ci che possiamo imparare ed a rendere possibile il dischiudersi di

nuovi regni dellesperienza. La seconda convinzione che lunit del conoscere va

ricercata nella conoscenza stessa, se questa degna di essere denominata.

Cercare la giustificazione di un argomento di studio, cos come ha fatto il Dewey, sulla base

del suo rapporto con lattivit sociale del fanciullo, significa fraintendere che cosa sia il

conoscere e come questo possa essere denominato. In matematica, ad esempio, il significato

del concetto di commutativit non deriva certo dalla intuizione sociale per cui due case

abitate da 14 persone ciascuna non corrispondono a 14 case con due persone ciascuna; esso

, invece, implicito nel potere di unidea di generare una maniera di pensare i numeri con uno

stile, una bellezza, una ricchezza pratica. La matematica, al pari di qualsiasi altra disciplina,

deve cominciare con lesperienza: ma il progresso verso 1astrazione richiede assolutamente

un continuo allontanamento dalle ovviet dellesperienza superficiale. Occorre perci

soffermarsi sulla preminente esigenza di una economia massima nel processo

dapprendimento e stabilire intanto che non sarebbe possibile dominare interamente una

materia neanche con una vita intera, se dominare significa prendere in considerazione tutti i

fatti, tutti gli eventi, insomma ogni particolare. Al contrario, una materia presentata in

modo da porre in luce la sua struttura logica avr una forza generativa che

permetter allindividuo di ricostruire i particolari, o per lo meno gli consentir di

preparare uno schema funzionale dove i particolari potranno essere sistemati via via

che si incontreranno.
I CONTENUTI DELLAPPRENDIMENTO

La risposta alla domanda che cosa dobbiamo insegnare? non sar diversa da quella che

potr essere data alla domanda Che cosa non senza valore?. Se si potr rispondere alla

domanda Che cosa degno di conoscenza?, non sar difficile distinguere tra ci che vale e

ci che non vale la pena di insegnare e di imparare. La conoscenza del mondo naturale, della

condizione umana, della natura e del dinamismo, della societ, la conoscenza del passato

come fonte di esperienza per il presente e per il futuro, sono conoscenze, per certo, che

sembrano essenziali per un uomo istruito. A queste conoscenze essenziali, si dovr aggiungere

la conoscenza delle opere darte pi significative per la storia dellestetica, motivi di meraviglia

o di continuo spirituale godimento.

Tuttavia, siccome impossibile prefigurarci il mondo in cui vivranno i fanciulli che noi

educhiamo, solo una mente ben formata ed il senso di poter dominare il sapere, sono

i veri strumenti che noi possiamo dare loro e che resteranno validi qualsiasi

trasformazione operino il tempo e le circostanze. Il corso di studi di una scuola

ideale occorre perci sia determinato ad un solo fine: a qualsiasi cosa lo studente sia

indirizzato, si deve far in modo che egli la approfondisca abbastanza per ricavarne il

senso che il potere mentale si accresce con lapprofondimento della conoscenza.

questa, pi di ogni altra, la maggiore garanzia di sicurezza per il futuro. Il processo

educativo ed il fine a cui mira sono la stessa cosa: il fine dellistruzione il sapere

organizzato, e tale anche il processo educativo.

BRUNER CRITICA QUINDI IL PRAGMATISMO,OVVERO LA CONNESSIONE FRA CONOSCENZA E

AZIONE E L ATTIVSMO, CIOE IL FATTO CHE IL BAMBINO ATTIVO NEL MOMENTO

CONOSCITIVO E LARTEFICE DEL PROPRIO SVILUPPO.

Jonh Dewey al fondo della concezione pedagogica di Dewey c' concetto di

esperienza. Questa si configura come il processo interettivo tra


individuo e ambiente che nell'individuo -con- mente (ovvero l'uomo) con

mente si esprime attraverso l'uso del pensiero. Il pensiero, altro contetto

chiave, si produce in seguito al rapporto problematico che si determina

tramite l'individuo e le cose. Esso un momento dell'esperienza e nasce da

un'esperienza nuova, non abitudinale, incerta, problematica.

Dunque da una situazione iniziale di dubbio o di difficolt dell'azione il

pensiero procede attraverso il dubbio, l'osservazione, la valutazione,

l'esperienza passata del soggetto (memoria) e idee-ipotesi con cui risolvere il

problema. L'esperimento, ci l'azione effettiva, costituisce il momento ultimo

del processo del pensiero in cui le idee-ipotesi vengono verificate e possono

trovare la convalida o essere smentite.

L'ottica di Dewey puerocentrica in quanto considera il bambino come il

principale promotore del suo sviluppo.

Questo processo la teoria dell'indagine da cui nasce l'apprendimento. La

concezione di Dewwy dunque pragmatista-strumentalista. Pragmatista

perch ha a che fare con la prassi, infatti ritiene che pensiero e azione

siano strettamente connessi. La conoscenza quindi porta da subito con se

l'azione e non c' una separazione netta tra teorua e prassi

Strumetalista perch il pensiero uno strumento per affrontare le

difficolt che insorgono nel fronteggiare una situazione nuova, quando

l'esperienza rivela il fallimento delle modalit istintive di reazione. Il pensiero

dunque uno strumento per agire nella realt.

LA SCUOLA; la teoria dell'indagine sopra descritta e la sua esplicazione nei

momenti del dubbio, osservazione, valutazione, fa si che l'individuo proceda

in modo simile a quello del ricercatore di professione. Questa teoria dunque

si configura come la trasposizione del metodo scientifico sul piano

dell'esperienza in generale, delle azioni della vita quotidiana nel laboratorio


dello scienziato. Assodato ci, ovvero che il ritmo del pensiero lo stesso

nell'attivit dello scienziato e nella vita comune si deve concludere che la

scuola deve cessare di essere un luogo di semplice trasmissione del sapere,

deve bens assumere la oonfigurazione di un luogo di esperienze e di

attivit che coinvolgono gli interessi degli alunni e sollecitano l'attivit del

pensiero. La scuola dunque il luogo dell'esperienza sociale.

DESCRIZIONE DELLA SCUOLA; le classi vengono sostituiti dai laboratori, I

banchi scompaiono e sono sostituiti da tavoli per il lavoro collettivo; le

materie di studio sono sostituiti da attivit che nascono dagli interessi degli

alunni e che servono a risolvere I problemi; il maestro infine scende dalla

cattedra e diventa un facilitatore dell'apprendimento degli alunni fondato

sull'esperienza.

La scuola una scuola attiva, fondata su delle attivit che stimolano il

pensiero che procede per attraverso indagini su i materiali (scienze) sulla loro

provenienza o destinazione (geografia) sulla loro utilit sociale nel presente o

nel passato (storia). Le materie di studio sono I luoghi per verificare le idee-

ipotesi di soluzioni e di problemi.

Fino ad ora abbiamo inteso e descritto la scuola nel suo aspetto materiale;

considerandola nel suo aspetto pedagogico si configura come una scuola

democratica e progressiva. Democratica perch attraverso le ricerche di

soluzioni, a problemi individuali o collettivi che nascono dall'interazione con

l'ambiente si istaura il maccanismo della cooperazione comunitaria. La

comunit (scolastica) occupata in un lavoro comune in cui ogni singolo

individuo porta il proprio contributo di originalit e creativit (valore sociale

dell'attivit individuale). CHE COS' LA DEMOCRAZIA PER DEWEY? La

democrazia qualcosa di pi di una forma di governo, un tipo di vita

associata, di esperienza comunicata e congiunta, il partecipare da parte di

un numero di individui di diversa classe, razza, nazionalit ad un interesse in


modo che ognuno riferisca la sua azione a quella degli altri e consideri quella

egli altri per dare un motivo e una direzione alla sua. Dewey propone questo

modello educativo con l' auspicio di mantenere i vecchi costumi, valori, forme

di vita comunitaria in un periodo in cui si stavano trasformando radicalmente

a causa della profonda trasformazione economica e dell'imporsi delle

dittature fasciste e comuniste in Europa che rischiavano di minacciare la

stessa democrazia amaricana. Nonostante ci, egli rivendica che, a

differenza dei sistemi totalitari, il punto forte della democrazia il suo

perenne stato di crisi ci la lotta delle idee, la pluralit delle opinioni e dei

gruppi in contrasto, e dunque la sua continua disponibilit al cambiamento.

La scuola di Dewey chiamata anche progressiva in quanto l'attivit che si

svolge al suo interno, presuppone uno sviluppo progressivo. La scuola

deve rappresentare per il bambino un luogo di vita: quella vita sociale che

deve svilupparsi per gradi, partendo dall'esperienza acquisita in famiglia e

nell'ambiente sociale in cui egli vive.

Tuttavia intesa in questo modo, ovvero, come una comunit sociale che porta

al progresso sociale stesso e a comprendere il tuo contesto culturale

l'educazione rischia di cadere nel conformismo. ECCO CHE INTERVIENE

BRUNER. Brunel infatti afferma che se si deve portare avanti gli interessi del

bambino, legati ad esperienze quotidiane, nell'ambiente sociale in cui vive,

queste rischiano di replicare i modelli, principi, ideali gi esistenti nella

societ. Lasciando il bambino partendo da principi come quello della libert e

lasciando al docente un ruolo marginale e privilegiando Il momento

dell'esperienza diretta rispetto a quello della teoria la scuola non diviene pi il

luogo specifico delle esperienze (che ovviamente non posso fare a casa) ma

si configura come il luogo aspecifico della cultura volta a formare, o

piuttosto replicare, la comunit. Dewey ha quindi sacrificato la scuola come

un luogo specifico del sapere in favore dell'adattamento sociale. La scuola


come luogo aspecifico produce la conformazione; infatti se lo studente non

ha la libert di conoscere le grandi idee organizzatrici non potr costruire

nuove conoscenze.

Per Brunel, al contrario, la scuola dev'essere il luogo specifico

dell'apprendimento dove le esperienze vengono formalizzate ed inserite in

quadri teorici ben definiti, le idee organizzatrici (le idee che hanno

modificato la concezione del mondo, che hanno prodotto l'uomo nei secoli e

non vanno imparati come un spere enciclopedico). Queste sono dei paradigmi

che organizzzano l'esperienza. A scuola le conoscenze, le nozioni devono

essere organizzate in queste strutture. Grazie a queste idee organizzatrici

posso ricondurre le esperienze che faccio di volta in volta e produrne di

nuove. Sapere le figure retoriche mi serve per accedere a un testo

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