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Maria Montessori

Nata il 30 agosto del 1870 a Chiaravalle (Ancona), figlia unica di genitori di impronta cattolico - liberale,
Maria Montessori è stata una ragazza curiosa, determinata, dotata di non poco coraggio. Interessata agli
studi scientifici, riuscì poco più che ventenne  a iscriversi alla Facoltà di Medicina di Roma, ostacolata e
malvista in un ambiente esclusivamente maschile. Nell’ambiente positivista romano scopre da un lato le
prime lotte femministe, cui partecipa attivamente, ma anche la nascente psichiatria: si laurea nel 1896 con
una tesi sperimentale. Stava per finire l’epoca in cui le signore della borghesia camminavano in abiti lunghi e
grandi cappelli piumati. Maria, bella e di una naturale eleganza, studia con passione e si lega a un gruppo di
giovani psichiatri - Sante De Sanctis, Giuseppe Montesano e Clodomiro Bonfigli – insieme ai quali mette a
fuoco la situazione tragica dei bambini con handicap, chiamati allora “oligofrenici”. Riescono a sollevare
l’interesse nazionale intorno a questo problema affermando l’importanza di un intervento più educativo che
medico.
Per cercare le soluzioni migliori Maria si reca in Francia e in Inghilterra per studiare le opere di altri studiosi
ed è così che conosce i lavori di Itard (che aveva tentato di rieducare il bambino “selvaggio”  trovato a nove
anni nelle montagne dell’Aveyron)  e l’impegno di Eduard Séguin con i ragazzi “idioti”. Capisce che
l’educazione dei sensi è la via maestra per potenziare le capacità mentale.
 
Comincia a lavorare direttamente con i bambini svantaggiati, progettando materiali adatti a loro. Nel
frattempo vive con il collega Montesano un’intensa relazione amorosa che però per una serie di
impedimenti non può approdare al matrimonio. Nel ’98 nasce un bambino che non può tenere con sé per le
convenienze sociali. Lo affida a una famiglia di fiducia in campagna: andrà a trovarlo sistematicamente, ma
potrà riprenderlo con sé solo nel 1913, quando morirà sua madre. Col tempo Mario diventerà il suo
principale e originale collaboratore.
Intanto sul finire del 1906 l’ingegner Talamo, che aveva risanato palazzoni fatiscenti nel quartiere periferico
di San Lorenzo e temeva che bambini piccoli, abbandonati a se stessi – allora erano rari gli asili –
distruggessero e rovinassero, le aveva proposto di creare per loro un luogo adatto, mettendole a
disposizione un locale a piano terra di uno dei casamenti in via dei Marsi 58. Lei accetta con entusiasmo:
dopo anni trascorsi a studiare ragazzini grandi in gravi difficoltà è curiosa di vedere come reagiscono o
bambini piccoli sani: nasce così un’esperienza del tutto nuova. Per i piccoli vuole mobili leggeri, colorati in
modo armonico, porta loro i materiali sperimentati con i ragazzini e ne prepara di nuovi di fronte alla vivace
risposta dei piccoli. Alla giovane donna che l’aiuta, chiede di intervenire il meno possibile: non  si mette a
fare l’insegnante, ma osserva i bambini, scoprendo che sanno scegliere da soli e che si concentrano su ciò
che fanno. Nessuno li sgrida e loro si aiutano spontaneamente; mostrano il piacere di rimettere a posto le
cose, adorano le attività pratiche come lavare, spazzare, apparecchiare le tavole per il pranzo, ma anche le
esperienze sensoriali e le lettere. Maria Montessori – ha detto un suo estimatore – osservava i bambini non
con sentimentalismi, ma con attenzione scientifica  per capire il funzionamento dei poteri della psiche
umana.
E’ l’inizio di un nuovo percorso per lei: la Casa dei Bambini – come verrà chiamato quel luogo – attirerà
educatori da tutto il mondo: è la scoperta di capacità infantili dai 2 ai 6 anni, fino ad allora ignorate. Nel giro
di pochi anni lascia la professione di medico e comincia il lavoro di formazione degli adulti: perché i bambini
mostrino le loro autentiche capacità occorrono maestri non aggressivi, non giudicanti, capaci di dare fiducia
ai piccoli e di preparare un ambiente non di lusso, ma ricco di oggetti significativi, rispondenti alle età e alle
abilità progressive dei bambini. Tanto poco le interessa giudicare che preferisce avere gruppi di età
mescolate, avendo notato come in tale situazione, assai più naturale, i rapporti tra loro siano molto più
sereni e armoniosi. Soprattutto insegna agli adulti genitori e docenti a osservare prima di intervenire.
La nuova proposta educativa comincia a diffondersi a Roma, a Milano in scuole dei quartieri operai sia nelle
case della borghesia, e così all’estero: Olanda, Norvegia, Francia, Inghilterra, Svezia, Spagna, Russia, negli
Stati Uniti dopo il 1915, più tardi in Sud America, in Asia. Ovunque, questa modalità educativa che rinunzia
ad esprimere giudizi, premi e castighi ma predispone con cura spazi di libertà accuratamente organizzati,
produce gli stessi effetti: gli inquieti si calmano, i passivi si svegliano, rivelano comportamenti sociali
inaspettati.
Grazie ai Corsi e ai Congressi internazionali da lei guidati, tra gli anni Venti e i Trenta in Europa come in Italia
si aprono decine e decine di scuole dai piccoli di tre anni fino ai licei, impostati sempre sulla libertà di scelta,
l’autoeducazione, il senso di responsabilità, ma anche la rigorosa formazione degli insegnanti.
Da noi – ma anche altrove - non mancano attacchi da parte di talune forze cattoliche come dei filosofi
idealisti che dominano la scena; più tardi anche le forze di sinistra si dimostreranno ostili: la libertà dei
bambini, la loro elevata capacità di decidere, di agire criticamente e di pensare con la propria testa sono
considerate evidentemente pericolose. Mussolini prima la corteggia perché attratto dalla facilità con cui
bambini già intorno ai cinque anni arrivano alla lettura, alla scrittura, al calcolo – l’analfabetismo era
all’epoca elevatissimo – poi avendo capito che non può fare di lei uno comodo strumento di propaganda,
chiude nel ‘34 tutte le Case dei Bambini e le poche scuole elementari. Lo stesso avevano fatto nel ’18 i
rivoluzionari russi, e ancora nel ‘33-’34, Hitler; così Spagnoli e Portoghesi, dominati rispettivamente da
Franco e da Salazar. E’ un segnale significativo.
Lasciata l’Italia, Maria trova ospitalità in Olanda, poi nel ’39, invitata in India per tenere corsi, vi si reca con il
figlio, ma ormai la guerra è alle porte. Pochi anni prima trovandosi in Inghilterra e in Danimarca a svolgere
conferenze sul tema della pace continua a ribadire che il mezzo basilare per costruirla è l’educazione, intesa
come rispetto della vita, dei bambini fin dalla nascita. Rimarrà in India durante il secondo conflitto
mondiale, realizzando affascinanti esperimenti educativi in una scuola multiculturale a Kodaikanal dove
metterà a punto un progetto di “educazione cosmica” destinato ai bambini della scuola elementare. Per
questo suo forte impegno nel 1949 e poi ancora nel 1950 verrà candidata al Premio Nobel per la Pace. Dopo
la guerra sosterrà in modo particolare lo studio del neonato e del bambino nei primi tre anni: l’educazione
dalla nascita come aiuto di vita in base al quale avrà origine il Centro Nascita Montessori di Roma.
Oggi esistono in tutti i continenti centinaia di luoghi montessoriani: Nidi, Case dei Bambini, Scuole
elementari e Medie, Centri di formazione per educatori, genitori e docenti, pubblicazione di riviste e
bollettini, traduzioni in varie lingue dei suoi libri, congressi e seminari di studio. Una grande educatrice?
Piuttosto una “robusta mente di scienziato” apprezzata da psicologi, etologi e antropologi, meno dai
pedagogisti, più preoccupati di “plasmare” il bambino che di seguirlo nella sua conquista d’indipendenza e
di libertà di pensiero. Maria Montessori è morta in Olanda il 6 maggio 1952 ed è lì sepolta.

  Metodo Montessori

 
“Nella concezione di Maria Montessori, l’educazione non
è un episodio della vita: essa dovrebbe cominciare con la
nascita e durare così a lungo come la vita stessa.
L’educazione è concepita da lei non soltanto come una
“trasmissione di cultura”, ma piuttosto come un aiuto
alla vita in tutte le sue espressioni” (Mario Montessori). 
 
Queste parole di Mario M. Montessori sintetizzano lo spirito che
informa tutto l’approccio educativo montessoriano e ne
segnano la differenza rispetto all’istruzione tradizionale.
La finalità di questo approccio non è  solo quella di “istruire”
per “trasmettere cultura”, immettendo informazioni e nozioni
disciplinari come avviene nella scuola tradizionale. La finalità
è quella di e-ducare (portare fuori) il potenziale di cui ciascun
individuo dispone, aiutandolo ad esprimersi al meglio in tutte
le espressioni della vita e lungo tutto il su0 percorso.

Tutte le modalità montessoriane dell’apprendimento non sono


quindi finalizzate solo ai risultati scolastici ma ad imparare ad
amare l’apprendimento stesso, in ogni sua forma, circostanza e
fase della vita. Il che equivale non solo ad amare lo studio e la
conoscenza in sé ma ad amare la vita.
La “cultura” che ne deriva è più intensa e profonda, i buoni
risultati scolastici che si conseguono non sono altro che uno
degli effetti. 
 
 
L’approccio “biofilo” (Laeng) non si focalizza, come avviene
nella scuola tradizionale, sulla massa degli allievi da istruire,
ma sul singolo bambino ed adolescente, di cui vengono
rispettati i bisogni interiori, i tempi ed i modi personali di
apprendere.

Le prassi montessoriane, didattiche e non, sono concepite,


modulate ed implementate, per aiutare il singolo allievo nel
“suo sviluppo mentale e affettivo oltre che fisico”,
coinvolgendone, in contemporanea ed in modo integrato, il
fisico, la psiche e la mente. Per questo, la stessa didattica
montessoriana
è psicodidattica: psicoaritmetica, psicogeometria, psicogram
matica, psicomusica.

Inoltre, tutte le prassi montessoriane sono concepite per


essere “esperienze di vita significative” che, aiutando il singolo
nelle varie fasi del suo percorso di crescita, mirano a “formare
l’uomo” nell’infanzia e a “sviluppare l’uomo”
nell’adolescenza, rispettando la sua unica ed
irripetibile individualità. Per questo il metodo Montessori
risponde alla esigenza attuale di passare dall’istruzione di
massa all’ auspicata “istruzione di massa su misura”
(Gardner). 
 
Pedagogia scientifica
La cosiddetta “Idea Montessori” di educazione come “aiuto alla
vita” non nasce in una donna di scienza interessata a provare
teorie. Essendo un medico, il suo interesse è stato, sin
dall’inizio, quello di individuare le cure più efficaci per
promuovere la salute ed il benessere della persona. Il metodo
con cui farlo, per lei, non poteva essere che quello scientifico,
basato sulla sperimentazione e sulla osservazione.

E proprio dalle prime osservazioni sistematiche, condotte sui


bambini di un quartiere povero di Roma, San Lorenzo, la
Montessori si convinse che era necessario sviluppare modalità
educative che non ostacolassero i bambini, ma che fossero in
sintonia con le loro personali caratteristiche ed i loro bisogni
profondi. In sperimentazioni condotte poi in ogni parte del
mondo, osservando i comportamenti di bambini di ogni razza,
ceto sociale, cultura, posti in un “ambiente preparato” per
essere al contempo “liberante e costruttivo”, è riuscita a
penetrare “il segreto dell’infanzia”, fino ad arrivare alla
“scoperta del bambino”.

Analogo è stato il percorso seguito per “scoprire


l’adolescente”, percorso indicato dalla Montessori e oggi
proseguito dagli sperimentatori montessoriani nel mondo. 
Il carattere scientifico di questo percorso, scaturito dalla
osservazione empirica, spiega il perché le idee principali della
Montessori siano oggi supportate da una enorme massa di
ricerche, condotte dalla psicologia dello sviluppo. Spiega inoltre
perché alcune delle sue principali idee sullo sviluppo, che si
sono affermate solo più tardi, e che raramente le vengono
attribuite, oggi costituiscano il comune modo di pensare,
mentre le ricerche attuali condotte nel campo delle
neuroscienze continuano a confermare quanto da lei
anticipato. 
 
Visione  olistica 
Studiando l’intero sviluppo dell’essere umano, la psicologia
evolutiva di Maria Montessori ne ha individuato il “progetto
olistico”: un lavoro di trasformazione e costruzione di sé
durante le varie fasi della crescita, che si presenta come una
sequenza di vere e proprie “metamorfosi”. Questo lo si deve
al fatto che la Montessori, da vero medico ippocratico, ha
osservato l’essere umano come persona intera.
L’interpretazione montessoriana dello sviluppo dell’essere
umano, è quindi sempre olistica. “E lo è in due modi: dapprima
perché è attenta ad ogni aspetto dello sviluppo (fisico,
intellettuale, emozionale, ecc.); secondariamente perché è
attenta  a tutte le fasi dell’età evolutiva. Ecco la ragione per cui
Montessori è doppiamente olistica: per ogni fase dello sviluppo
considera l’individuo nella sua globalità; e, poi, l’“intero”
individuo in una particolare fase evolutiva (es. adolescenza) è
considerato nell’ambito del continuum del suo sviluppo” . 
 
Il continuum montessoriano 
La visione globale della psicologia evolutiva della dott.ssa
Montessori si articola nei quattro piani (o fasi) dello sviluppo,
da lei individuati grazie all’osservazione attenta del “ritmo
costruttivo della vita”. Questi piani, nel Montessori,
costituiscono “telaio ampio e struttura puntuale in cui ogni
studio dettagliato o esame specifico si inserisce propriamente”.
La scoperta dei periodi sensitivi, oggi riconosciuti da tutti gli
studiosi, non viene invece tenuta in considerazione nella scuola
tradizionale, come possiamo vedere nel seguente grafico che la
rappresenta. 

L’istruzione tradizionale inizia a sei anni, non considerando l’


importanza fondamentale per la formazione dell’essere umano
del periodo 0-6 anni. Lo sviluppo viene inteso come lineare: la
sua linea obliqua si innalza in modo uniforme col trascorrere
degli anni e si eleva sempre di più col crescere dell’età
dell’individuo. La suddivisione in blocchi rappresenta i  vari
gradi in cui l’istruzione risulta articolata. Le frecce
rappresentano quanto attiene al campo dell’azione educativa:
materie, insegnanti, conoscenza aumentano conformemente al
livello di istruzione, ovvero con l’età dell’individuo, presumendo
che l’intelligenza e la capacità di acquisizione aumentino
costantemente con lei. La vita sembra svolgersi secondo un
piano singolo, grande e soprattutto lineare.

Metodo Montessori
 
la rappresentazione montessoriana del “ritmo dello sviluppo”
non è lineare, ma ne registra “i picchi e le valli” usando
l’immagine geometrica dei triangoli. Questi si susseguono
lungo la linea orizzontale della vita e ne scandiscono il ritmo,
dalla nascita a 24 anni, con un periodo di sei anni ciascuno. Le
linee oblique dei singoli triangoli indicano la progressione e
l’accrescimento di sensitività particolari e di specifiche
caratteristiche di queste sensitività. E’ la Natura stessa a far
raggiungere il massimo intorno alla metà di un intero periodo,
quando la linea di progressione inverte la direzione e diviene
linea di regressione/decrescenza. La parte sinistra del triangolo
rappresenta lo schiudersi di una fase della vita, mentre la parte
destra il concludersi di una fase vitale, che è però anche
preparazione all’aprirsi di una nuova fase di sviluppo, con sue
sensitività e caratteristiche del tutto nuove. E’ quindi evidente
il ruolo vitale dei “periodi sensitivi” o delle sensitività che,
cambiando natura da una fase ad un’altra, determinano le
caratteristiche proprie di ogni fase. Queste sensitività guidano
lo sviluppo e ne determinano il ritmo. 
La sequenza alternata dei colori rosso e blu indica le differenze,
ma anche le somiglianze, tra i diversi piani. I triangoli in rosso,
suddivisi ciascuno in due sottopiani identici, rappresentano
i periodi creativi dello sviluppo: infanzia e adolescenza. I
triangoli in blu, indivisi, rappresentano le fasi calme, di crescita
uniforme: fanciullezza e maturità.
Perché l’apprendimento risulti veramente efficace, e riguardi
l’intera persona e non solo i suoi risultati scolastici,
il metodo Montessori rispetta il ritmo naturale dello
sviluppo, sintonizzandosi con le specifiche sensitività dei vari
piani di sviluppo e con la loro tempistica. 
 
Pedagogia del fare 
Altra differenza sostanziale rispetto alla scuola tradizionale è
che in tutte le classi di ogni ordine e grado, l’apprendimento si
compie attraverso il movimento finalizzato. Infatti, la
Montessori, è scientificamente convinta che pensiero e
movimento fossero intimamente connessi, considerò un vero
problema la posizione stazionaria in cui il bambino e
l’adolescente venivano e purtroppo vengono ancora oggi tenuti
a scuola. Per questo il movimento è parte integrante e fattore
costante del programma educativo da lei sviluppato.

Il movimento, nel metodo Montessori, ha
carattere autonomo ma non è mai fine a se stesso, perché
tende ad allineare corpo e mente grazie ad attività
finalizzate che impegnano l’intera persona in un lavoro
costruttivo.

Queste intuizioni della Montessori sono ampiamente supportate


dalle odierne ricerche, che hanno provato e continuano a
provare:
1. quanto sia intima la connessione del movimento corporeo con
lo sviluppo, il pensiero e l’apprendimento;
2. quanto le attività finalizzate siano autorinforzanti;
3. quanto il movimento autonomo sia legato a ciascuno dei
processi fondamentali per lo sviluppo della mente.
La pedagogia montessoriana non è quindi ricezione passiva di
quanto trasmesso dall’adulto ma è pedagogia del fare, in cui
lo studio non è il fine ma il mezzo necessario per fare.
 
Strumenti necessari 
Gli strumenti necessari per poter attuare questo tipo di
pedagogia sono tre: ambiente
preparato, materiali, insegnante. Questi tre strumenti
hanno specifiche caratteristiche per poter essere efficaci nel
percorso educativo del bambino e dell’adolescente. 
AMBIENTE  PREPARATO 
L’ambiente montessoriano è opportunamente “preparato”
per essere “liberante e costruttivo Infatti è “liberante” e non
libertario, in
quanto permette la spontanea ed autonoma attività
individuale e la libera scelta dell’attività all’interno di una
serie limitata di opzioni. E’ al contempo “costruttivo”, in
quanto indirizza verso uno scopo esterno, definito e
costruttivo, gli impulsi e le energie interiori del bambino o
dell’adolescente, rispondendo così al loro bisogno interiore di
ordine. Per raggiungere queste finalità, l’ambiente preparato
deve essere: 
• bello, nel senso di gradevole, curato ed accogliente, per
stimolare il desiderio di  esplorarlo, conoscerlo, appartenervi e
prendersene cura;
• ordinato, nel senso di “ogni cosa al suo posto, un posto per

ogni cosa”, per rispondere al bisogno interiore di ordine che è


funzionale alla costruzione di una mente ordinatrice, necessaria
alla conoscenza di sé e del mondo;
• stimolante, ricco di percezioni sensoriali che attraggono la
curiosità e catturano l’attenzione. Questa si trasformerà in
concentrazione e memoria, quindi in conoscenza acquisita,
grazie alle attività finalizzate;
• polifunzionale, l’organizzazione dello spazio deve consentire lo

svolgersi di più attività, individuali o di gruppo, di relazione o di


isolamento, manuali o intellettive,etc.;
• interconnesso al suo interno, nel senso che, nello spazio
classe, le varie aree didattiche sono distinte ma integrate,
affinché chi apprende impari a riconoscere “i rapporti” tra le
cose che sta apprendendo e non solo i dettagli delle cose
stesse;
• interconnesso ed interdipendente verso l’esterno, nel senso

che permette il continuo collegamento con gli spazi esterni


della  “comunità scuola”, del territorio, del mondo.
Tutte queste caratteristiche dell’ambiente preparato
montessoriano sono prescrittive, data l’importanza che la
Montessori riconosce ai processi di assorbimento mentale e
di introiezione psichica dell’ambiente esterno, processi che si
verificano nel periodo di formazione del bambino e di sviluppo
dell’adolescente. Ovviamente l’ambiente sarà diversificato e
dimensionato riguardo all’età, rispettando i diversi “piani di
sviluppo” e le caratteristiche    dei vari “periodi sensitivi”.
Dovendo consentire non semplici esperienze di studio ma
“esperienze di vita significative”, la preparazione di questo
tipo di ambiente educativo risponde al seguente principio
guida: “mentre nel periodo dell’infanzia l’ambiente dovrà
ricostruire artificialmente la vita, nell’adolescenza sarà la vita
stessa a costituire l’ambiente preparato in cui il giovane deve
fare il suo ingresso”. 
MATERIALI  DI  SVILUPPO sensoriale e culturale 
I “materiali di sviluppo” costituiscono un’altra caratteristica
distintiva del percorso educativo montessoriano e ne sono
strumento imprescindibile per aiutare il bambino nella sua
individuale e personale ricerca delle “strutture d’ordine della
realtà”.
Infatti la Montessori, avendo scientificamente rilevato nel
bambino che cresce ed apprende non solo l’esigenza di
assimilare i contenuti dell’esperienza ma soprattutto il bisogno
di “dare ordine a tali contenuti”, per “dare unità e coerenza al
mondo interiore di pensieri e sentimenti che si va
organizzando” (Laeng), ha messo a punto un vasto catalogo di
“materiali di sviluppo”.
Non si tratta di semplici materiali didattici bensì di materiali:
• scientifici, in quanto progettati, implementati,
progressivamente perfezionati lungo vari decenni, grazie
all’osservazione e allo studio delle caratteristiche dell’infanzia e
delle reazioni, comportamenti e suggerimenti avanzati dagli
stessi bambini nell’uso pratico del materiale;
• strutturati, in quanto ogni oggetto è realizzato per rispondere

ad una precisa finalità;


• autoeducativi, in quanto, partendo dalla percezione sensoriale

proposta, attivano il processo di scoperta ed apprendimento


delle “strutture d’ordine” che permettono la formazione di una
mente ordinatrice, flessibile e creativa, con modalità autonome
rispetto all’istruzione dell’adulto;
• auto-correttivi, in quanto, essendo astrazioni materializzate

studiate appositamente per dare, nel loro uso, la percezione


dell’errore, consentono al bambino stesso di controllare l’errore
e quindi la verifica, l’autovalutazione, l’autonomia.
L’uso ripetuto di questi materiali costituisce la componente più
importante di una scuola Montessori per attuare
l’autoeducazione, in quanto consentono il lavoro individuale,
la concentrazione, i processi di astrazione e di
generalizzazione, con i quali ogni bambino, senza l’intervento
diretto dell’insegnante, elabora e costruisce la sua visione del
mondo e della cultura.
In genere, alla dotazione storica del già ricco catalogo dei
materiali Montessori considerati “classici” si aggiungono
sempre nuovi strumenti, congrui e conformi ai principi del
metodo, studiati ed inventati dall’insegnante che li sperimenta
e li adotta.
La figura dell’insegnante rappresenta quindi il terzo cardine su
cui si fonda il Montessori. 
L’INSEGNANTE 
L’insegnante Montessori non svolge la funzione tradizionale di
chi “istruisce trasmettendo cultura”. Rinunciando al potere
“cattedratico” e alla “centralità” che caratterizza il suo ruolo nei
contesti educativi tradizionali, mette  al “centro” del processo
educativo il bambino e l’adolescente. Ma così facendo, assume
un ruolo molto più impegnativo, in quanto svolge la
delicatissima e fondamentale funzione di
“organizzatore ed osservatore della vita psichica e
culturale”  del bambino e dell’adolescente. Da “e-ducatore”, e
non semplice istruttore, egli propone, predispone, osserva,
stimola, orienta.
Opportunamente formato sulla conoscenza dei principi generali
dell’approccio scientifico montessoriano all’educazione, ciascun
insegnante si specializza apprendendo le prassi consolidate,
specifiche e differenziate, proprie di ciascun piano di sviluppo.
A queste prassi consolidate l’insegnante potrà aggiungere
iniziative e pratiche che, in linea con lo spirito del metodo,
saranno suggerite dalla sua personale creatività, inventiva,
curiosità, entusiasmo e sensibilità.

Tutto questo rende ogni classe Montessori diversa dalle altre,


anche quando si trovano inserite in uno stesso istituto e dotate
degli stessi strumenti e materiali, i quali, invece, sono gli stessi
in ogni parte del mondo.
      

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