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LE TEORIE DI PIAGET
Piaget, pur considerando il linguaggio un mezzo potente a disposizione del bambino, ritiene
tuttavia che il passaggio al pensiero operativo, prima concreto e poi astratto, non dipenda
dal linguaggio ma dall’acquisizione di schemi motori che poi vengono interiorizzati, consentendo
al bambino di sviluppare la capacità rappresentativa e simbolica.
LE TEORIE DI VYGOTSKIJ
Vygotskij, invece, attribuisce al linguaggio infantile una funzione diversa, in quanto il bambino
passa dal linguaggio sociale, individuato come strumento di controllo dell’azione e di
comunicazione dei bisogni, al linguaggio egocentrico per poi approdare al linguaggio come
strumento di pensiero. I monologhi, ad esempio, rappresentano una manifestazione dello
sviluppo della capacità di regolare la propria attività, capacità che è sociale e culturale.
Il linguaggio è quindi sia lo strumento del pensiero sia una rappresentazione culturale.
La progressione qualitativa delle abilità cognitive, per Vygotskij, avviene tramite età stabili e età
critiche e la relazione tra queste consente lo sviluppo cognitivo. Le età stabili sono momenti di
vita in cui i cambiamenti sono minimi. Con l’accumularsi, le età stabili portano alle età critiche,
che consentono il passaggio allo stadio successivo e che sono fondamentali per lo sviluppo
cognitivo del bambino.
Vygotskij inserisce un nuovo elemento all’interno della struttura base dei processi psichici
tradizionalmente costituita dal paradigma stimolo-reazione, elemento rappresentato
dallo stimolo-mezzo.
Lo stimolo-mezzo è uno stimolo creato dall’uomo per creare uno nuovo rapporto tra stimolo e
risposta al fine di orientare il comportamento in una nuova direzione. Un esempio è il nodo fatto
ad un fazzoletto, che una persona potrebbe porre in essere per ricordarsi di eseguire una
determinata mansione. Il comportamento, pertanto, non deriverebbe dalla semplice interazione
tra stimoli e risposte, ma sarebbe mediato dagli stimoli mezzo, che possono essere rappresentati
da strumenti esterni o anche da strumenti acquisiti dall’ambiente sociale ed interiorizzati.
Il gioco in pedagogia come strumento educativo
BRUNER
Bruner, famoso psicologo statunitense, integra la teoria stadiale di Piaget e la prospettiva storico
culturale di Vygotskij. Per Bruner, l’acquisizione del linguaggio è fondamentale per lo sviluppo
mentale. Il bambino, infatti, nel momento in cui vuole esprimere un concetto deve riorganizzare
il modo di vedere le cose e di interagire con esse. Il comportamento cognitivo del bambino è
legato alla cultura ed il linguaggio ne è un esempio.
Il linguaggio, per Bruner, è la causa del formarsi di nuove strutture logiche che segnano il
passaggio allo stadio operatorio: consente all’individuo, infatti, di slegarsi dal dominio delle
percezioni per sviluppare una capacità simbolica.
La capacità di rappresentarsi una situazione è pertanto il compito centrale dello sviluppo
cognitivo. Esiste al riguardo un susseguirsi di tre codici rappresentativi.
LA TRE FASI SECONDO BRUNER
La prima fase è quella della rappresentazione attiva o operativa, in cui le azioni vengono
associate ad alcuni stimoli.
La seconda fase è quella della rappresentazione iconica, in cui il bambino diventa capace di
rappresentarsi gli oggetti attraverso immagini e simboli, ma in cui tali immagini sono comunque legate a
delle sensazioni interne. Nello stadio più avanzato all’interno della rappresentazione iconica, il bambino
sarà in grado di concepire relazioni di maggiore e minore tra diverse quantità.
Il terzo codice, infine, è quello della rappresentazione simbolica, che si basa su schemi astratti.
Tali schemi vengono appresi dalla nostra cultura di riferimento e sono pertanto arbitrari in quanto variano
da cultura a cultura. Il linguaggio, che è l’esempio più paradigmatico della trasmissione culturale degli
schemi astratti, non segue ma precede lo sviluppo cognitivo, in quanto attribuisce al bambino degli
schemi che poi verranno utilizzati per il pensiero simbolico.
Il linguaggio in una prima fase è in conflitto con il pensiero: gli schemi del linguaggio sono infatti
diversi da quelli della rappresentazione operativa e iconica ma, superata la fase del conflitto,
attribuiranno al bambino nuovi schemi che gli consentiranno di amplificare le sue attività di
raziocinio. La struttura del pensiero, quindi, risente del linguaggio esistente in una certa cultura,
linguaggio che consente al bambino di approdare ad una determinata fase rappresentativa.