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CAPITOLO 1 Dalla rivoluzione cognitiva alla psicologia culturale

Lavoro di Bruner è caratterizzato da visione olistica (globale), autore presta attenzione alla totalità degli
aspetti della personalità umana.

└ basi epistemologiche per la psicologia culturale, il cui principale oggetto di indagine è proprio lo studio
delle vicissitudini e dei processi attraverso i quali gli individui danno un senso al mondo e alla loro stessa
vita

Durante studi universitari Bruner influenzato da 3 correnti psicologiche:

1.Psicologia comportamentista
2.Psicologia sociale
3.Psicologia personalistica
 Decisivo incontro con psicologia della Gestalt europea immigrata negli USA negli anni 40 a causa
delle persecuzioni naziste: esponenti ritenevano che la percezione degli stimoli esterni fosse
influenzata dai caratteri degli eventi interni, come atteggiamenti, valori, aspettative e difese
psicodinamiche.
 Sempre maggior interesse nei confronti della mente e del pensiero e critica rigida verso visione
comportamentistica che portò negli anni 60 alla rivoluzione cognitiva (considera mente da un punto
di vista scientifico, si propone di mettere in evidenza proprio ciò che l’oggettivismo negava ed
escludeva, concentrando l’attenzione sulla mente e considerando come oggetto di indagine della
psicologia il significato piuttosto che gli stimoli e le risposte o il comportamento osservabile;
rivoluzione cognitiva aveva lo scopo di incoraggiare la psicologia a collaborare e cooperare con
scienze affini come l’antropologia, la linguistica, la filosofia ecc.)

Bruner si avvicinò a posizione strutturalista (caratterizza la logica sottesa ai processi di conoscenza) e


funzionalista (esplora modo in cui la società umana fornisce gli strumenti che mettono in grado la mente di
funzionare)

└teoria dello sviluppo cognitivo: sistema rappresentazionale caratterizzato da continua interazione fra
aspetti interni e esterni dello sviluppo, fra pensiero e linguaggio. Attribuisce ruolo determinante e
fondamentale alla cultura che fornisce strumenti per interpretazione e conoscenza del mondo.

Scopo primario della rivoluzione cognitiva è andato perduto: da significato a informazione, dalla ricerca del
significato all’elaborazione dell’informazione (paragone eccessivo del funzionamento della mente a quello
di un computer).

Passaggio di Bruner a visione costruttivista della realtà: ricerca sull’ontogenesi degli atti linguistici (ovvero
sulla competenza comunicativa pre-linguistica che precede il formarsi del linguaggio vero e proprio).

└ alla fine degli anni 80 teorizza quindi ritorno all’ispirazione originaria che aveva portato all’affermarsi della
rivoluzione cognitiva e riconosceva nella ricerca del significato lo scopo principale della psicologia umana.
La sua visione costruttivista viene intesa nel senso che non solo le persone costruiscono e costituiscono il
mondo, ma anche il sé è frutto di una costruzione intersoggettiva ed è un prodotto dell’azione e della
simbolizzazione umana.

└ il mondo in cui viviamo è creato dalla mente e il processo di costruzione del mondo comprende un
insieme di attività diverse e complesse, e implica un fare con la mente, con il linguaggio o con altri sistemi
simbolici.

 Scopo della psicologia culturale è dunque quello di indagare come gli individui sulla base di altri
mondi ne costituiscono di nuovi e come riescono a partecipare agli scambi di significati, che
avvengono attraverso la narrazione. Cultura si costruisce attraverso il raccontare e il raccontarsi.
 Per comprendere l’essere umano e il suo comportamento è necessario penetrare nella sua mente e
nella sua interiorità.

Concetto di cultura: ruolo formativo della cultura intesa come il fattore principale che dà forma alla mente
di coloro che ne fanno parte. Individuo che si inserisce in un sistema culturale ne viene influenzato a tal
punto che, interiorizzando, ne fa un elemento costituente e formante della sua mente e della sua persona.
Il soggetto però contribuisce alla creazione stessa della cultura e con la propria interpretazione ne provoca
la continua modificazione.

└ tesi valida secondo Bruner per 3 ragioni

1. Valenza formativa della cultura: vista come una struttura di significati incarnati in simboli, un
sistema di concezioni ereditate espresse in forme simboliche per mezzo delle quali gli uomini
comunicano perpetuano e sviluppano la loro conoscenza e atteggiamenti verso la vita.
2. Il nostro modo di vivere adattandoci alla cultura dipende sia dai significati e dai concetti condivisi
sia dalle modalità del discorso che essendo a loro volta condivise permettono alle persone di
negoziare le differenze di significato e di interpretazione.
3. Psicologia popolare: modo in cui un determinato contesto culturale spiega il comportamento degli
esseri umani che vi partecipano (è soggettiva). È attraverso le categorie della psicologia popolare
che conosciamo noi stessi e gli altri. Essa non viene soppiantata da paradigmi scientifici perché si
occupa della natura e delle conseguenze di stati intenzionali (credenze, desideri, scelte) che
psicologia scientifica respinge perché ricerca spiegazione alle azioni umane più oggettiva possibile.

Ricerca del significato: influenza di Bruner della psicologia del linguaggio (fondamentale perché rappresenta
mezzo attraverso il quale persone interpretano il mondo) -> ricerche focalizzate sullo studio dei precursori
del linguaggio (tutti giochi di scambio e reciprocità delle azioni tra madre e bambino, che manifesta una
competenza comunicativa prelinguistica raffinata)

└ la competenza comunicativa linguistica si esprime proprio nell’aspetto culturale dell’interazione sociale,


nello scambio o negoziazione di significati.

LINGUAGGIO -> ASPETTO CULTURALE DELL’INTERAZIONE SOCIALE (cultura= struttura simbolica che
influenza costruzione del mondo e di sé stessi e l’interagire degli individui attraverso simboli condivisi,
interazione avviene attraverso linguaggio)

└ il linguaggio è fondamentale perché rappresenta il mezzo attraverso il quale le persone interpretano il


mondo.

 Per studiare i bambini serve approccio di tipo qualitativo che privilegi non tanto l’indagine dei
fenomeni oggettivamente osservabili, quanto l’indagine dei significati dei nostri pensieri,
sentimenti e comportamenti approccio fenomenologico di Schutz: elemento principale è la
coscienza e punto di vista soggettivo che rappresenta l’esperienza tanto da generare quelle che lo
studioso definisce “provincie di significati”: insiemi di esperienze che manifestano un coerente stile
cognitivo e sono dotate di uno specifico “accento di realtà”. Principali provincie individuate sono
mondo della vita quotidiana e mondo della scienza (Bruner da questa teoria elabora 2 tipi di
pensiero: pensiero logico-scientifico e pensiero narrativo).
 Etnometodologia (attività interpretativa): attenzione alle procedure interpretative che consentono
ai soggetti di dare forma al mondo attraverso concrete interazioni. Mondo dei fatti sociali è
compiuto attraverso l’attività interpretativa secondo cui gli attori producono e organizzano le reali
circostanze della vita quotidiana attraverso procedure pratiche (gesti, frasi, regole interazione
sociali, scambi interattivi).
 Interazionismo simbolico: interazione umana va considerata un processo mediante il quale è
possibile alle persone partecipare l’una al comportamento dell’altra e non semplicemente
rispondere. Interpretazione soggettiva è fondamentale per esistenza di uno scambio sociale.
 Goffman: approccio drammaturgico (maschere)
 Privilegio delle stranezze: rivalutazione delle differenze culturali che vanno affrontate e studiate
nella loro peculiarità

Psicologia popolare: basata non solo su ciò che realmente la gente fa, ma su ciò che dice di fare e su ciò che
dice essere la causa di quello che fa. Si occupa anche di ciò che si dice a proposito di azioni compiute da
altri, delle motivazioni e di come le persone dicono di vedere il mondo.

└ i soggetti che partecipano ad un’interazione sociale di qualsiasi tipo attribuiscono alle proprie attenzioni
un significato che dipende dalle informazioni scambiate verbalmente prima durante e dopo il compiersi di
queste azioni -> esistono relazioni canoniche accettate tra il significato di ciò che diciamo e le nostre azioni
in certe circostanze e tali relazioni determinano la nostra condotta di vita in senso sociale, se sono violate
avvengono procedure di negoziazione (racconti).

Definizione di Bruner di psicologia popolare: insieme di descrizioni più o meno interconnesse tra loro più o
meno normative, riguardo al funzionamento degli esseri umani, ai meccanismi della nostra e dell’altrui
mente, alle aspettative riguardo al manifestarsi dell’azione in situazione, ai possibili modelli di vita,
all’opportunità di ciascuno di rapportarsi, ecc.

CAPITOLO 2

La capacità di narrare è la dimensione fondamentale e insopprimibile del pensiero umano, è considerata da


Bruner come un modello mentale cioè un modo di percepire e organizzare la realtà rendendola realtà
interpretata.

└ le espressioni narrative deriverebbero dal bisogno degli individui di comprendere e interiorizzare la realtà
attraverso un lavoro interpretativo che consente loro di diventare parte integrante di essa -> scambio di
significati

└ Bruner sostiene che esistono diversi modi di vedere la realtà, ci sono due tipi differenti di funzionamento
del pensiero: pensiero logico-scientifico (o paradigmatico) e pensiero narrativo (o sintagmatico) ->
approccio ermeneutico, non è sufficiente limitarsi all’osservazione esterna, ma bisogna arrivare a una
comprensione dall’interno degli stessi “oggetti”.

└ le persone e le loro azioni non sono riconducibili esclusivamente a un’analisi in termini di spiegazione
logico-paradigmatica, ma si comprendono in un’ottica che prende in considerazione atteggiamenti propri e
altrui tramite il collegamento tra le azioni e le intenzioni, i desideri, le credenze e i sentimenti delle persone

PENSIERO NARRATIVO: comprendere a pieno le modalità conoscitive dei soggetti e i diversi modi di
rapportarsi al mondo dandovi un significato. Trova espressione nelle situazioni in cui il soggetto cerca di
comprendere la realtà simbolica che lo circonda. Si occupa delle azioni, intenzioni e delle vicissitudini
umane ed è proprio del discorso e del ragionamento quotidiano, permette di creare storie basate
sull’intenzionalità e sulla soggettività. È sintagmatico nel senso che l’asse del suo linguaggio è orizzontale,
riguarda tutte le diverse possibilità sintattiche di concatenare tra loro le parole o le frasi. Utilizzo creativo
produce racconti, drammi avvincenti e favole e autobiografie.

 Scopo di calare l’esperienza umana nella dimensione spazio-temporale del singolo caso
 Produce temi o collezioni piuttosto che categorie e concetti
 Si muove a livello della intenzionalità dei significati cercando di costruire un quadro più completo di
un caso individuale per cogliere la singolarità e l’originalità del soggetto.
PENSIERO LOGICO-SCIENTIFICO: finalizzato alla categorizzazione della realtà con lo scopo di semplificare il
più possibile il numero di variabili e la quantità di dati che se ne traggono. Si occupa di cause di ordine
generale, suo linguaggio è retto da requisiti della coerenza ed è retto dal principio di non contraddizione. Si
occupa anche dei mondi possibili che si possono produrre logicamente con le realtà osservabili. Utilizzo
creativo produce teorie e analisi precise.

 persegue ideale di un sistema descrittivo esplicativo formale e matematico


 segue un orientamento verticale nel senso che il soggetto deve mettere in relazione un caso
individuale con categorie generali secondo un processo verticale di subordinazione e
sovraordinazione ->PARADIGMATICO
 volto alla ricerca di leggi generali
 modi estensionali (si basa su proposizioni che hanno una portata generale)

→ i due modi di pensiero sono complementari, non si può ragionare solo con una delle due modalità senza
distorcere la realtà

Alcuni studiosi hanno diviso i bambini in due tipi: gli organizzatori (patterners) e i narratori (dramatists).
Organizzatori sono più interessati e incuriositi dal mondo circostante, dal funzionamento e
dall’esplorazione degli oggetti che li circondano, i narratori invece sono più attratti dal mondo dei
sentimenti e delle persone, cercano di fissare gli oggetti all’interno di scambi interpersonali. Da alcune
ricerche italiane è emerso che i bambini narrativi manifestano strategie cognitive più flessibili in particolare
nelle prove di memoria e sono più capaci di relazionarsi con i coetanei e mostrano una maggiore plasticità
nel considerare il punto di vista altrui.

Bruner suggerisce per trovare forme di pensiero narrativo basate su un modello o rette da regole, di farlo
nei modelli narrativi e culturali: il genere e la trama.

Genere: modelli cognitivi derivati dall’esposizione a testi che li incarnano e che poi vengono
successivamente utilizzati dal lettore come lente interpretativa e filtro. Tramite il genere non solo è
possibile caratterizzare un testo in base a specifiche proprietà formali e contenutistiche, ma è anche
possibile contrassegnare la modalità con la quale il lettore o l’ascoltatore recepirà il testo stesso a
prescindere dal contenuto reale e dalle sue caratteristiche formali.

└ Frye: 4 tipi basilari di generi

1. tragedia
risale ad antico teatro ateniese, rappresentazione scenica di un accadimento grave e di una certa
solennità, originariamente collegata a celebrazioni religiose durante le quali venivano
rappresentate le vicende solenni ispirate ai grandi miti e alle leggende
2. commedia
rappresentazione teatrale che ritrae personaggi e fatti della vita quotidiana allo scopo di mettere in
evidenza in maniera comica i difetti umani. Sia prosa che versi, fornisce dati critici sostanziali per un
giudizio sul presente
3. lirica
genere di poesia con cui poeta esprime i propri sentimenti, celebra le proprie emozioni, proprio
rapporto con le cose e gli uomini, propria visione del mondo (Omero)
4. poema epico
narra in tono aulico e utilizzando la terza persona le vicende di personaggi eroici
 questi generi originari hanno costituito struttura portante dei diversi sistemi letterari della storia
5. romanzo
6. racconto
7. novella
Per capire a quale genere letterario corrisponde un testo si fa riferimento alla trama, che è un modello
composto da elementi categoriali che servono a funzioni particolari, ciascuna delle quali può essere
riempita da una varietà di eventi specifici del giusto tipo categoriale.

Le persone organizzano la loro esperienza e il ricordo delle varie vicissitudini principalmente sotto forma di
racconto, che è una forma convenzionale, trasmessa culturalmente e legata al livello di padronanza di
ciascuno individuo. I racconti possono raggiungere la verosimiglianza, sono una versione della realtà la cui
accettabilità è governata dalla convenzione e dalla necessità narrativa.

Nel racconto si delineano 2 tipi di scenari:

1. scenario dell’azione, composto da elementi che costituiscono l’azione stessa (agente, scopo, ecc.)
2. scenario della coscienza, prende in considerazione ciò che i personaggi e il narratore pensano,
provano.
 Compito dei due scenari è coordinare tra loro il piano della successione delle azioni e degli eventi
con quello dei pensieri e dei sentimenti
 Il racconto è un testo che mette in forma l’esperienza, la rende intelligibile

Propp: presenta un metodo di classificazione delle fiabe basato sulla ricerca degli elementi strutturali più
ricorrenti nei racconti di magia

Caratteristiche distintive del racconto secondo Bruner:

- Fabula: materia prima del racconto e rappresenta l’unione di tre elementi costitutivi (situazione,
personaggi e consapevolezza), la cui interazione conferisce unità al racconto e dà vita a una
struttura
- Intreccio: è la storia vera e propria, costruita collegando in ordine sequenziale i vari episodi che la
compongono. Fornisce modo e ordine attraverso i quali lettore diviene consapevole di ciò che è
accaduto e tramite l’interpretazione contribuisce egli stesso alla costruzione di un significato.
- Racconto si snoda contemporaneamente sia sul piano dell’azione che su quello della soggettività
dei personaggi

Secondo Bruner tra narrazione come pensiero narrativo e come linguaggio esiste un legame: studi Iser ->
esistono due aspetti strutturali del testo, uno verbale (orienta la reazione del lettore) e uno affettivo
(espresso dal linguaggio del testo scritto). Testi narrativi sono indeterminati, ciò permette una vasta gamma
di possibili attuazioni, la scelta di un determinato tipo di discorso narrativo dipende dalla sua capacità di
stimolare l’immaginazione del lettore, cioè di coinvolgerlo in quello che egli chiama la rappresentazione del
significato sotto la guida del testo.

Per Bruner discorso narrativo deve possedere 3 caratteristiche per coinvolgere il lettore:

1. Presupposizione: necessità che vi siano nel testo significati impliciti che permettano un processo di
interpretazione e costruzione di significati
2. Soggettivazione: rappresentazione della realtà che ci perviene dal punto di vista dei personaggi
3. Pluralità di prospettive: implicano la necessità di abbandonare una visione univoca del mondo e di
optare invece per una visione più ampia e varia
 3 caratteri conseguono coniugazione della realtà al congiuntivo (= atto linguistico narrativo), il
modo congiuntivo indica che abbiamo a che fare con possibilità umane, i testi narrativi non sono
infatti qualcosa di definitivamente certo e determinato.
 Processo interpretativo permette l’entrata in scena di due importanti dimensioni: la relatività e la
congiuntività (relatività è data dalle varie prospettive che ogni persona possiede, dai diversi
significati che ciascuno attribuisce ad una stessa narrazione ma anche dai diversi contesti e
ambienti in cui è situato l’incontro con altre persone.
CAPITOLO 3

Caratteristiche, caratteri, proprietà della narrazione

Concetto di narrazione è stato oggetto di riflessioni da parte di studiosi provenienti da discipline affini e
distinte. Crisi dei modelli strutturalisti e positivisti ha fatto emergere paradigmi di ricerca di tipo
ermeneutico-interpretativo che hanno portato problema del significato come centrale per la psicologia
cognitiva -> si privilegia studio del linguaggio, del discorso, dell’argomentazione come fonti di sviluppo e
costruzione di significati condivisi.

Distinzione tra storia e narrazione: storia rimanda alla fabula (insieme di avvenimenti narrati nel loro
succedersi cronologico e causale), mentre narrazione presenta gli stessi elementi concreti dell’intreccio
variamente dislocati secondo l’ottica del narratore.

Tema della narrazione è complesso perché si è sviluppato sottoforma di diversi oggetti di studio.

PROPRIETÀ DELLA NARRAZIONE

1. Sequenzialità o diacronicità, consiste nel fatto che gli episodi sono disposti nel tempo, hanno cioè
una durata che è sia di tipo anticipativo sia di tipo retroattivo. La dimensione temporale è uno degli
aspetti più importanti della narrazione: si snoda attraverso il tempo umano costituito dagli eventi
significativi per il soggetto piuttosto che essere scandita dal tempo astratto dell’orologio
2. Particolarità e concretezza, rimanda ad avvenimenti e questioni specifiche che riguardano le
persone (umani e non).
3. Intenzionalità, proprietà connessa al fatto che la narrazione concerne persone che agiscono sotto la
spinta di obiettivi, mete, ideali, opinioni, sentimenti ecc. (stati mentali di natura epistemica o
conoscitivo-gnoseologica e non epistemica o emotivo-affettiva).
4. Opacità referenziale, fa riferimento agli aspetti di verosimiglianza in una narrazione.
5. Normatività, una buona narrazione è costituita da 5 elementi che se sono in equilibrio tra loro
danno al racconto una veste di canonicità, altrimenti rimandano al problema da risolvere per
ricostruire equilibrio iniziale: attore, azione, scopo, scema e strumento.
6. Violazione della canonicità, se è vero che narrazione è verosimile e quindi risponde a una certa
coerenza, è anche vero che a un certo punto ordinarietà di un racconto viene interrotta da un
evento precipitante, problematico che rompe canonicità e regolarità e fa sì che bisogna affrontare
eccezionalità.
7. Componibilità ermeneutica, personaggi ed eventi che costituiscono un racconto sono selezionati
come ingredienti di un intreccio che li contiene. Il significato della narrazione risiede nel particolare
punto di vista di chi la interpreta e dipende dal particolare contesto che la nutre
8. Appartenenza ad un genere, i generi letterari sembrano fornire sia a chi scrive sia a chi legge un
aiuto nel processo rispettivamente costruttivo e interpretativo dei testi. Si specializzano
applicandosi a situazioni umane convenzionali e adottando linguaggi particolari
9. Sensibilità al contesto e negoziabilità, proprietà della narrazione in cui teniamo conto delle
intenzioni di chi racconta nei termini delle nostre conoscenze di sfondo e recepiamo il testo
narrativo in termini nostri. Grazie alla sensibilità il discorso narrativo nella quotidianità è uno
strumento comunicativo e di negoziazione culturale fondamentale
10. Accumulazione narrativa, la tendenza ad accumulare o mettere insieme i racconti per far sì che essi
non vadano dispersi ma divengano parte di una tradizione culturale (es. storie familiari). Potrebbe
essere legata alla tendenza umana a produrre connessioni per contemporaneità, ovvero credere
che le cose che accadono nello stesso tempo e all’interno di particolari contesti debbano in qualche
modo essere collegate tra loro.

Sviluppo della competenza narrativa in prospettiva evolutiva (bambini)

Il concetto di modalità rappresentazionale per Bruner viene radicandosi profondamente nel contesto delle
interazioni e relazioni umane e la cultura viene concepita come matrice di relazioni sociali e di modalità
rappresentazionali.

CULTURA ALLA BASE DEL CONCETTO DI MODALITà RAPPRESENTAZIONALE

MODALITà NARRATIVA TIENE INSIEME 3 MODALITà RAPPRESENTAZIONALI:

Bruner ha descritto tre modalità fondamentali che sarebbero tenute insieme dalla modalità narrativa:

1. Modalità conoscitiva di tipo intersoggettivo, nel bambino compare assai precocemente: primitiva
capacità di leggere la mente altrui, desideri e intenzioni, si sviluppa nel primo anno di vita.
Co-orientazione visiva: è un fenomeno interattivo rilevabile fin dai primi giorni di vita del bambino,
l’adulto è portato a seguire e controllare l’oggetto su cui si posa lo sguardo del bambino e poi
condividerne il focus attentivo. In questa fase il comportamento spontaneo del bambino produce
degli effetti sull’adulto anche se non è possibile attribuire al bambino un’intenzionalità
comunicativa. L’adulto installerà un modello proto-conversazionale nominando l’oggetto
dell’attenzione infantile. Non si condivide solo un focus, ma anche un contesto e delle
presupposizioni.
2. Modalità conoscitiva di azione, riguarda i cosiddetti argomenti di azione: chi compie cosa, con quali
obiettivi per mezzo di quali strumenti… appare precocemente nel bambino e intorno a essa si
organizza la competenza comunicativa prelinguistica. Essa trova espressione linguistica nella
cornice della grammatica formale, che è la realizzazione comunicativa del precoce afferrare oggetto
dell’azione da parte del bambino
3. Modalità normativa, ha a che fare con la costruzione e rappresentazione di significati relativi a
obblighi, modelli generali di condotta, eccezioni a essi. Il bambino apprende velocemente il senso
normativo di atti, eventi, intenzioni perché la cultura accentua la tendenza conservatrice a stabilire
nozioni di senso comune su ciò che è legittimo aspettarsi.
 Ruolo della narrazione: la coerenza delle tre modalità rappresentazionali menzionate si realizza
mediante l’utilizzo di storie o narrazioni in virtù della loro struttura.
 Studio su Emily: sviluppi linguistici fino a 33 mesi, tra i 3 e i 4 anni i bambini cominciano a
sincronizzare i due piani e a tenere conto dell’interiorità, degli stati mentali dei protagonisti -> il
bambino si può permettere di appropriarsi della realtà del possibile, quello su cui agisce il pensiero
narrativo
 Studio dei cambiamenti sistematici che subiscono i sistemi di interpretazione a tre differenti livelli
di età: a ciascun livello di età indagato corrispondono diversi modelli di interpretazione narrativa (=
generi), definibili come trame, complicazioni e drammi
 Bambini forniscono resoconti organizzati attorno a categorie che corrispondono alle
funzioni della trama, poiché i protagonisti sono visti più come figure che come persone e
sono poco caratterizzati da stati intenzionali o da consapevolezza
 Il modello interpretativo degli adolescenti invece è basato sullo sviluppo del tempo e
caratterizzato da intricate complicazioni
 Negli adulti si verifica il passaggio dalla complicazione irrisolta tipica dell’adolescente allo
sviluppo del dramma che permette di situare e caratterizzare meglio la storia nello spazio e
nel tempo, di darle un significato conforme ai canoni della cultura

Legame tra narrazione e educazione per Bruner: un sistema educativo deve aiutare chi cresce in una cultura
a trovare una identità al suo interno. Se questa manca, l’individuo incespica nell’inseguimento di un
significato. Solo la narrazione consente di costruirsi un’identità e di trovare un posto nella propria cultura.

Propone 4 modelli educativi:

1. Principi che guidano l’approccio educativo della psicologia culturale: principio narrativo -> ruolo del
pensiero narrativo nell’aiutare i ragazzi a costruire una versione del mondo in cui possiamo
immagine a livello psicologico un posto per sé.
2. Rapporto tra narrazione ed educazione è esplicitato da Bruner anche in riferimento al legame
esistente tra psicologia popolare e pedagogia popolare: tabella: allievo pensato come un soggetto
che fa che acquisisce abilità pratiche il cui apprendimento è legato alla possibilità di fare (psicologia
popolare), su versante della pedagogia popolare ruolo dell’insegnante è concepito come centrato
sulla dimostrazione che l’allievo deve imitare per imparare; l’insegnante è paragonabile ad un
artigiano

3-4. Ruolo del pensiero narrativo e della competenza narrativa risulta in primo piano.

└ 3. Visione o immagine, per quanto implicita, del bambino come abile a pensare, a riflettere, a cui
corrisponde un agire educativo in cui la funzione o il ruolo del ragazzo è essenzialmente quello di
interpretare credenze, opinioni, idee, utilizzare pensiero narrativo, concepire quanto insegnato in modo
critico e personale.

└ 4. Immagine di allievo che conosce perché è in grado di contribuire personalmente anche in


modo originale alla costruzione del patrimonio culturale umano. La costruzione del sapere implica l’uso
congiunto per quanto distinto del pensiero logico-scientifico e di quello narrativo. Pensiero narrativo si
esercita attraverso interpretazione narrativa e grazie alla supervisione dell’insegnante, che è visto come un
consulente, una guida, che indirizza l’allievo e gli permette di gestire in modo contestualmente appropriato
le informazioni che acquisisce

CAPITOLO 4

Narrazione e costruzione del Sé

Sin dai primi anni di vita, l’individuo tende a raccontare quanto accaduto per poterlo in un certo modo
riportare a ciò che è già noto e culturalmente condiviso, in tal modo la narrazione diviene strumento di
costruzione e conoscenza del mondo e del proprio sé.

All’inizio degli anni 80, in ambito psicoanalitico compare il termine sé narratore con il quale si indica un sé
che narra storie in cui la descrizione del sé fa parte della storia stessa, Bruner si rende conto di quanta
importanza possa assumere nella prospettiva della psicologia culturale la narrazione autobiografica e del
ruolo di quest’ultima nella formazione del sé. Il soggetto quando si racconta conferisce un significato alle
sue azioni e si presenta agli altri nel modo che pensa essere il più opportuno in quella situazione e si
inserisce nei canoni del sistema simbolico culturale.

└ interiorità attiva che agisce e costruisce il proprio mondo attraverso un continuo sforzo interpretativo che
permette una negoziazione intersoggettiva dei significati attribuiti a eventi e comportamenti.
 CONTINUO ADATTAMENTO DELLA PROPRIA INTERIORITà PER COMPRENDERE IL MONDO

└ indagini di Bruner non si rivolgono alle soggettività in quanto tale ma ad un sé sociale, infatti le realtà di
cui gli individui raccontano sono delle realtà sociali e sia la mente sia il Sé sono parte del mondo sociale in
cui si vive -> stretto legame tra l’individuo e il contesto in cui è inserito

└ il significato non viene dopo il fatto, poiché l’esperienza è già un’interpretazione e noi agiamo in funzione
delle nostre interpretazioni o spiegazioni, che vengono costruite attraverso uno scambio intersoggettivo
con gli altri -> tale processo di co-costruzione di significati è la base di ciò che chiamiamo cultura.

 SIGNIFICATO ARRIVA PRIMA DEL FATTO, PROCESSO DI CO-COSTRUZIONE DI SIGNIFICATI è ALLA


BASE DEL CONCETTO DI CULTURA, ESPERIENZA è Già INTEPRETAZIONE E DI SEGUITO AGIAMO

3 forme di contestualizzazione della realtà:

1. Contestualizzazione intersoggettiva
Inserimento di eventi, interazioni ed espressioni nello stesso spazio simbolico che gli esseri umani
definiscono come condiviso da tutti. È espressione della nostra capacità universale di riconoscere
che noi condividiamo le menti e i loro stati intenzionali e che in un secondo momento seguiamo
collettivamente un comune obiettivo. L’acquisizione del linguaggio costituisce lo strumento
culturale che permette l’elaborazione.
Intersoggettività fornisce il mezzo per localizzare la prospettiva da cui il significato deve essere
guardato, preso in considerazione.
2. Contestualizzazione strumentale
Struttura strumentale dell’azione umana che esprime chi fa qualcosa, sotto il controllo di chi, a chi e
con quale scopo. La strumentalità trova espressione linguistica nella forma della grammatica dei
casi: soggetti che compiono azioni dirette a oggetti, attraverso strumenti, per un fine.
3. Contestualizzazione normativa
Struttura ordinata degli obblighi e incarichi che giacciono nel cuore della cultura umana. Noi
valutiamo se un dato evento è piacevole o non sulla base della sua abituale appropriatezza.
 I significati che derivano da queste 3 forme vengono integrati attraverso il pensiero narrativo in un
racconto che permette al soggetto stesso e a chi lo ascolta di attuare uno scambio di significati.
 La comprensione non è altro che uno stato soggettivo riferibile e che individualità e cultura
convergono nel processo di costruzione del significato

Narrazione e sé considerati dal punto di vista della psicologia culturale, cioè muovendo dalla considerazione
che la relazione fra pensiero narrativo e costruzione del sé, possegga come tratto distintivo, proprio il fatto
di avvenire in un contesto di interazione sociale e negoziazione di significati culturali.

└ approccio diverso tra studiosi di letteratura e psicologi: i primi considerano il sé come qualcosa di dato e
già stabilito focalizzando attenzione sul testo e sugli stili generi e strumenti linguistici, gli psicologi invece
considerano i testi come dati e cercano attraverso di essi le indicazioni esplicative della costruzione del Sé.
A ognuno dei due manca qualcosa: il letterato trascura processi psicologici che formano il sé, psicologo
tralascia tradizioni stilistiche.

 Bruner propone una mappa che considera entrambe le visioni: differenziazione dinamica,
metacognizione, riconoscimento reciproco, invarianza-continuità, ingresso nella cultura
1. Differenziazione dinamica
La funzione iniziale della costruzione del sé è quella di differenziarlo dal mondo in modo tale da
rappresentare sia il punto di origine dell’azione sia la geografia dell’habitat dell’organismo.
L’azione intenzionale di un soggetto viene regolata da un continuo confronto tra il risultato che
ci si prefissa e quello che si ottiene veramente. La differenziazione dinamica deriva
dall’emergere dell’azione intenzionalmente diretta e dalla sua regolazione (differenza tra
aspettativa e risultato).
 Azione intenzionalmente controllata è una condizione necessaria per convertire il proprio
ambiente in un insieme di possibilità di azione
2. Metacognizione
Processo attraverso il quale è possibile raggruppare, classificare e consolidare questi confronti.
3. Riconoscimento reciproco
Ogni self system che implichi azioni intenzionali e progettate deve produrre segnali
comunicabili e riconosciuti all’interno di una stessa specie. Se il sistema di segnalazione delle
intenzioni diviene più complesso incrementa il bisogno dell’organismo di avere delle possibilità
dall’habitat naturale ma anche dai membri della specie (dipendenza intraspecifica). Questa
alterità reciproca ha origine nella nostra abilità innata di riconoscere le emozioni l’un l’altro
dalle espressioni facciali e dai gesti che compiamo (indagine sui bambini di collegare il sé
all’altro)
4. Invarianza-continuità
Attraverso i processi metacognitivi che regolano il sé, quest’ultimo ottiene continuità e
invarianza rispetto al tempo e alle circostanze mutevoli. Sono elementi di continuità soggettiva
interna ed esterna. I modi e la forma in cui continuità e invarianza vengono raggiunte variano a
seconda dei processi metacognitivi presenti nell’operazione.
Campbell ha proposto due sistemi di invarianza-mantenimento: uno produce un legame
casuale interno attraverso il tempo, gli stati mentali precedenti vengono visti come cause di
quelli successivi, l’altro sistema nasce dal fatto di attribuire l’affinità degli stati mentali a una
comune causa. Ci deve essere inoltre un principio di concordia e armonia che governa relazione
tra significato e referente di ogni termine, es. Io: concordia è assicurata solo se vi è una
connessione causale interna oltre il tempo tra gli stati o le condizioni a cui ci si è riferiti con
l’espressione io e se la molteplicità di questi stati viene attribuita a una comune causa.
Quando credenze desideri vengono considerati come causalmente dipendenti da quelli
precedenti o da un comune set di circostanze causali vengono assicurate continuità di base e
invarianza del sé.
5. Ingresso nella cultura
Progressivo inserimento dell’individuo nel sistema simbolico della propria cultura di
appartenenza. Lo sviluppo del sé inizia da un posizionamento su un asse spazio-temporale
egocentrico per poi spostare tale asse sull’altra persona, generando assi spazio-tempo-azione
allocentrici che con il tempo si stabilizzano e sono trasmessi tra generazioni.
Duplice congettura: una riguarda il linguaggio (linguaggio si evolve da un modo pragmatico
paratattico verso uno sintattico e che tale sintattizzazione avviene con introduzione di regole di
morfologia, sintassi ecc.) e l’altra riguarda come le persone forniscono possibilità l’una all’altra
esercitando i ruoli interdipendenti (si forma un cast di versioni del sé a seconda dei ruoli che gli
si chiede di assumere).

Analisi delle autobiografie da parte di Bruner perché costituisce lo strumento metodologicamente più
adatto per conciliare i due oggetti di studio (come individuo costruisce il proprio sé sulla base delle
condizioni culturali in cui si trova e al contempo contribuisce allo sviluppo e alla modificazione della
cultura).

Bruner si interroga su cosa ci induce a pensare quando leggiamo o ascoltiamo un’autobiografia, di essere in
presenza di un sé -> indicatori del sé:

1. Indicatori di causa o azione


Si riferiscono ad atti di libera scelta, ad azioni volontarie e a iniziative liberamente intraprese alla
ricerca di un fine
2. Indicatori di impegno
Adesione di un agente a una condotta di azione pensata o agita, trascende la contingenza e
l’impulsività. Riguardano la tenacia, il ritardo della gratificazione, il sacrificio.
3. Indicatori di risorse
Ci parlano dei poteri, delle forze, dei privilegi o dei beni che colui che agisce ha a disposizione per
sostenere i propri impegni e per esercitare le proprie azioni volontarie (risorse esterne e interne)
4. Indicatori di riferimento sociale
Dove e a chi un agente si rivolge per legittimare e valutare i propri fini, gli impegni e la distribuzione
delle risorse
5. Indicatori di valutazione
Segni di come noi o altri valutiamo le prospettive gli esiti o i progressi delle linee di sforzo
progettate, in atto o completate
6. Indicatori di qualità
Segni del sentimento di una vita, stati d’animo pulsioni entusiasmi felicità interessi noia o altro.
Indicatori delle qualità interiori della natura soggettiva del sé. Sono una sommatoria di espressioni
intrasoggettive le quali non includono solo atteggiamenti propositivi affermazioni derivanti da
credenze, desideri o altri stati intenzionali, ma anche l’uso di verbi mentali come pensare sentire e
credere
7. Indicatori di riflessività
Lato maggiormente cognitivo del sé, attività riflessiva coinvolta nei processi di costruzione e
valutazione del sé.
8. Indicatori di coerenza
Apparente integrità degli atti degli impegni degli investimenti di risorse ecc. La coerenza ci
permette di verificare la rilevanza dei particolari all’interno della struttura globale.
9. Indicatori di posizione o localizzazione
Come un individuo si colloca nel tempo, nello spazio o nell’ordine sociale. Divengono salienti
quando percepiamo una discrepanza tra il nostro personale senso di posizione e qualche senso di
posizione pubblicamente prescritto. Richiamano lo stretto legame tra individuo e contesto culturale
di appartenenza, identità personale e identità sociale.
 Questa lista di indicatori induce a domandarsi quali siano le funzioni principali di un sistema del sé
che comprenda tutti questi aspetti, il self system di ogni individuo svolge due funzioni: porta alla
comunicabilità intersoggettiva e alla individuazione.
 SELF SYSTEM SVOLGE DUE FUNZIONI: PORTA ALLA COMUNICABILITà INTERSOGGETTIVA E ALLA
INDIVIDUAZIONE DEL Sè

CAPITOLO 5

La narrazione autobiografica

Per Bruner un’autobiografia non è solo un modo per significare o riferirsi ad una vita passata, infatti una
vita è creata dall’azione stessa dell’autobiografia. Il modo in cui costruiamo le nostre vite è soggetto alle
nostre intenzioni, alle convenzioni interpretative a nostra disposizione e al significato che ci è imposto dalla
nostra cultura e dall’uso del linguaggio.

Un resoconto autobiografico consiste nell’incarico che si assume il narratore di descrivere nel presente il
corso degli avvenimenti di un protagonista nel passato. Narratore e protagonista sono la stessa persona.
Secondo Bruner le svolte e gli eventi di un’esistenza non sono provocati tanto da fatti reali quanto dalle
revisioni e ricostruzioni della storia usate per raccontare della vita e di sé, quindi si giunge ad affermare che
le vite sono testi soggetti a revisione e che le vite sono considerate da chi le spiega come testi soggetti a
un’interpretazione verbale.

Il rendiconto di una vita è un racconto concettualmente formulato che narra ciò che una vita ha riguardato.

└ distinzione di White tra annuali, cronache e storie: annuali constano di eventi selezionati, fissati
approssimativamente con date, le cronache hanno la funzione di creare grumi di significato per sequenze di
eventi e hanno delle trame, poi vengono incorporate in una storia, nella sua completezza include un
resoconto sistematico della natura dell’ordine morale delle cose in cui si vanno svolgendo le cronache
drammatiche.

→ i resoconti di sé sono ricordi dalla motivazione sospetta di eventi del tipo degli annali a cui viene
impartito il significato delle cronache incastonato in una più o meno vaga storia.

La funzione finale dell’autobiografia è l’autocollocazione, cioè il risultato di un atto di navigazione che fissa
la posizione in senso virtuale anziché in senso reale, perché collochiamo noi stessi in un mondo culturale
simbolico.

L’autobiografia è caratterizzata da una complessità interna determinata dal disgiungimento dell’io come
narratore e dell’io come soggetto e da una complessità esterna assicurata dalla duplice esigenza di
dichiarare nell’atto autobiografico alleanza culturale e indipendenza allo stesso tempo -> si riflette su di sé
mentre si riflette sul mondo in cui si vive.

Secondo Bruner compito dell’autobiografia è di combinare 3 elementi:

1. Testimonianza
Resoconti dove l’autore è stato osservato, caratterizzati dall’uso di verbi dell’esperienza diretta
marcati dal tempo passato e da atti di discorso dichiarativo
2. Interpretazione
Discorsi che ricreano un fatto adattandolo ai nostri bisogni, organizza i dettagli costituenti della
testimonianza in sequenze di larga scala e li colloca in cornici di valutazioni. Caratterizzata da uso di
verbi epistemici come sapere e credere.
3. Stance o posizione
Atteggiamento dell’autobiografia verso il mondo verso il sé e verso il fato e il possibile e anche
verso la stessa interpretazione. Linguisticamente caratterizzata da marcatori non informativi quali
solo, anche, solamente…
 Obiettivo di combinazione di questi 3 elementi per creare resoconto che abbia verosimiglianza e
negoziabilità.

Bruner sostiene che bisogna dare più attenzione alla forma piuttosto che al contenuto di un racconto e si
richiama alla distinzione di tre aspetti della storia:

1. Fabula
Senza tempo è la mitica, trascendente situazione di cui tratta la storia: gelosia umana, autorità e
obbedienza, ambizioni frustrate e tutte quelle altre situazioni che avanzano dei diritti
sull’universalità umana.
2. Sjuzet
Incorpora o realizza il tema senza tempo non solo attraverso una trama ma anche nello svolgersi di
un certo linguaggio, nel modo stesso di raccontare
3. Forma o genere
Modo per caratterizzare un testo nei termini di certe proprietà formali e contenutistiche, ma anche
un modo per caratterizzare la modalità con cui il lettore o l’ascoltatore recepisce un testo.
Autobiografia può essere scritta in un genere e interpretata dai lettori in un altro.

Approccio bruneriano evidenzia come il processo autobiografico non sia solo ristretto a ciò che fanno gli
autori ma che si possa estendere a pratica comune ed elementare del sé libera da limiti di età, livelli di
istruzione ecc.

Possiamo chiedere di ogni vita auto-raccontata qual è la sua fabula, la morale e come viene trasformata in
un tema e attraverso quali usi del linguaggio e infine a quale genere si adatta. La scelta di un determinato
genere risponde non solo a esigenze esterne legate alla situazione al contesto culturale in cui ci si trova e al
tipo di immagine di sé che si vuole presentare, ma anche da esigenze interne ovvero da meccanismi di
selezione che ci portano a riferire determinati eventi piuttosto che altri perché maggiormente bisognosi di
spiegazione e interpretazione.

Lejeune: destinatari dell’autobiografia sono i lettori, le uniche caratteristiche che distinguono il genere
autobiografico dagli altri generi sono le condizioni di identità tra il protagonista del racconto e il narratore e
tra il narratore e l’autore; il legame complesso fra narratore e soggetto del racconto viene mediato da uno
strumento essenziale per la composizione di un rendiconto autobiografico, la memoria.

└ la memoria è per bruner uno dei tre modi in cui si può trasmettere il passato umano, gli altri due sono il
patrimonio genetico e la cultura. La memoria autobiografica viene vista come la capacità delle persone di
ricordare le loro vite oppure come un ricordo di un particolare episodio tratto dal passato di un individuo.

MEMORIA PATRIMONIO GENETICO CULTURA -> TRASMETTERE PASSATO UMANO

Componenti della memoria autobiografica:

1. Narrazione verbale, m.a viene ricordata sottoforma di parole spesso di storie di narrazioni e hanno
una struttura specificamente narrativa. Natura sociale della m.a.
2. Immagine mentale, permette di distinguere i fatti reali della propria vita dall’immagine che noi
abbiamo di essi
3. Emozioni, ruolo determinante nel ricordo autobiografico perché focalizzano attenzione su
particolari dettagli della scena e la rendono più specifica e individuale

La memoria umana sembra essere servita da 3 diversi sistemi di trasmissione

1.Primo controllato dall’abitudine, attraverso conservazione di adattamenti raggiunti in precedenza


2.Memoria episodica, altamente instabile selettiva e governata da interessi e attitudini
3.Memoria semantica, significhiamo eventi azioni e pensieri passati
 Processo di redazione di un’autobiografia è quindi secondo Bruner l’atto che consiste nell’inserire
una campionatura di memorie episodiche in una matrice di alta densità di memoria semantica
organizzata e culturalmente schematizzata. Mediante il racconto autobiografico si è in grado di
collegare la natura intenzionale delle proprie azioni con i canoni culturali di riferimento
 L’espressione the remembered self chiarisce che il sé non è un’entità che una persona può
semplicemente ricordare, ma una costruzione mentale complessa costruita attraverso vari processi
mentali tra cui il ricordo (memoria selettiva, vari criteri per selezionare i ricordi:
└ agency: recupero di memorie collegate alla messa in moto di atti relativamente autonomi
governati dai nostri stati intenzionali, desideri, speranze, credenze e aspettative. CONTROLLO
└ victimicy: sé vittima dalle memorie di come noi abbiamo risposto all’azione di qualcun altro che
ha avuto la forza di imporre la sua volontà su di noi direttamente o non controllando le circostanze
in cui siamo costretti a vivere NON CONTROLLO
└ se come outside in: tendenza al consenso, i soggetti pensano che ogni persona normale come
loro farebbe ciò che essi farebbero nelle stesse circostanze.
└ in base all’interlocutore cambia il tipo si sé che presentiamo: possible selves, ognuno basato su
differenti operazioni sul passato, esiste un now self che effettua le operazioni della vita quotidiana.

Turning points: punti di svolta, svolte decisive , momenti critici che consistono in episodi in cui il narratore
attribuisce un decisivo cambiamento nella storia del protagonista a una credenza desiderio volontà ecc.
scopo è quello di individualizzare una vita per renderla chiaramente qualcosa che va al di là di un veloce
scorrimento di canonicità automatica e psicologicamente popolare. Bruner utilizza termine marking per
definire lo sforzo del narratore di marcare alcune situazioni decisive per attirare attenzione dell’ascoltatore.

Burke: quando viene chiesto alle persone come sono realmente raccontano storie implicanti gli usuali
elementi della narrazione: un agente impegnato in un’azione utilizzando certi strumenti per raggiungere
una meta in una particolare scena; i turning points costituiscono dei modi per mettere in evidenza gli
squilibri creatisi fra questi 5 elementi della storia.

- 5 esempi di autobiografie: i turning points vanno considerati delle costruzioni narrative aventi la
funzione di aiutare colui che racconta a chiarire il suo concetto di sé. Turning points sono anche
legati alla cultura (collegati all’idea di seconda chances), servono come basi generative per la vita e i
trope-like turning points si trasformano in motivi-guida (es. uomo che si sente sempre una vittima),
ma se c’è una consapevolezza del sé rappresentano un modo in cui le persona si liberano dalla loro
storia, cambiano le proprie intenzioni, costituendo un cambiamento nello stato intenzionale e un
nuovo aspetto del sé in evoluzione.

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