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Mariani
Margaret Mahler
Psicoanalista inglese trasferita negli Stati Uniti. Lei ha ampliato e sviluppato la corrente della
psicologia dell’io collegata ad Anna Freud (che studiava la dimensione dello sviluppo dell’io e delle
sue capacità adattive verso l’ambiente).
Lei è una pediatra psicoanalista, sviluppa la sua corrente teorica a New York, e prende spunto dalle
varie teorie anna freudiane.
Si occuperà dello sviluppo dell’io nella normalità, lavorando parallelamente sulle difficoltà che
possono intralciare lo sviluppo normale dell’io e causare psicosi.
Per la Mahler alcuni strumenti di tipo psicoanalitico, non sono adeguati per il trattamento di
pazienti molto gravi (≠ dai Kleiniani e Winnicottiani che invece usano la psicoanalisi proprio sui
pazienti gravi).
Il focus della psicologia dell’io è sull’io, sulla strutturazione della personalità e delle sue difese,
delle sue capacità di reggere i conflitti e della sua adattazione alla realtà ecc…
2 autori dalla quale la Malher prende molto spunto sono Spitz e Hartmann (psicoanlisti dell’io)
A Hartman va il merito di aver teorizzato una forma di energia a partire dall’ es (libido) che è in
realtà usata dall’io. Questa energia è chiamata Sfera dell’io libera da conflitti: La libido libera da
conflitti (cioè l’es non sessuale) diventa una forza energetica psichica utile all’io per l’esplorazione
dell’ambiente (ovvero, questa energia sostiene l’io nei suoi processi di esplorazione della realtà
come memoria, percezione, ecc)
A Spitz va il merito di aver portato il focus sull’analisi dei bambini deprivati in orfanotrofio
(attraverso il metodo osservativo) (“deprivazione” inteso o in termini Winnicottiani come un
ambiente non sufficientemente buono, o in termini di psicologia dell’io come un ambiente
incapace di sostenere le funzione dell’io), notando come i bambini deprivati nei primissimi mesi di
vita avevano dei deficit molto grandi e talvolta morivano.
Quindi, grazie a questi studi l’accudimento nelle prime fasi dello sviluppo diventa argomento di
rilevanza nella psicoanalisi perché è una fase fondamentale nello sviluppo normale e sano del
bambino.
Il bambino dovrebbe evitare di rimanere incastrato in questa fase di deprivazione perché
altrimenti ciò causerebbe delle deprivazioni serie a sostegno delle funzioni dell’io.
La Mahler usa il metodo osservativo con il fine di monitorare le variabili psichiche che cambiano
nel corso dei primi 4 anni di vita
Quindi la psicosi infantile diventa espressione di una difficile “nascita psicologica” (che si
raggiunge quando si sviluppa un proprio io forte e stabile).
La Mahler definisce la nascita psicologica del bambino come quel processo che porta il bimbo, da
un’originale fusione con la madre, al raggiungimento di un’identità individuale stabil.
Se il bambino quando nasce non ha la possibilità di essere supportato da un caregiver che sostiene
il suo io, allora ciò impedisce di uscire da una condizione di psicosi.
La nascita biologica non coincide con la nascita psicologica
Questo processo di acquisizione del proprio io si svolge per varie fasi, nell’arco dei primi 4 anni di
vita:
La Mahler individua una serie di fasi che vanno dall’autismo, alla simbiosi, fino ad arrivare alle
varie sottofasi connesse alla separazione e individuazione personale del bambino.
La permanenza in questa dimensione, senza possibilità di svincolarsi dalle cure della mamma e
costruire la propria identità (io), porterebbe allo sviluppo di psicosi molto gravi.*
Infatti, in caso di psicosi l’io del bambino non è in grado di avere un’autonomia psichica che gli
consente di svolgere tutte le funzioni indispensabili per la crescita (funzioni cognitive di
percezione, apprendimento, memoria ecc…) e di soddisfare i propri bisogni.
Per arrivare alla nascita del sè come oggetto differenziato dalla madre, allora si dovrà superare
questa fase di simbiosi normale.
Per Spitz, l’assenza di simbiosi con il caregiver o addirittura l’assenza totale di un caregiver
porterebbe il piccolino a non sopportare un dolore così grande e morirebbe.
In termini concreti: un bambino sano, per permettere lo sviluppo corretto del proprio sé, dovrebbe
stare in una dimensione di autismo normale, in cui la dimensione percettiva dell’ambiente esterno
è fortemente limitata e vige una dipendenza assoluta dalla mamma; dopodichè dovrebbe passare
per una fase di simbiosi normale, dopo la quale diventerà indispensabile la nascita del proprio io.
Superata la fase simbiotica normale, dal quarto mese inizia la vera fase di separazione dalla
mamma e di individuazione del proprio io. /FASE 3/
SOTTOFASE 4 (24 mesi- a circa 4 anni): FASE DI ACQUISIZIONE DEL CONCETTO DI COSTANZA O
(PERMANENZA) DELL’OGGETTO:
Fase di acquisizione del concetto di costanza (o permanenza) d’oggetto: la costanza d’oggetto è
quella fase in cui il bambino capisce che anche se si allontana dall’oggetto, esso continuerà ad
esistere al di là di se steso (ex: se nasconde un gioco nella sabbia il gioco non scompare, ma si
rende conto che continua ad esistere anche sotto la sabbia).
Implicazioni psicoanalitiche: il bambino inizia a capire che sua madre esiste anche se non la
vede.
La permanenza dell’oggetto è dunque indispensabile per permettere al bambino di permanere
nella fase di separazione e individuazione.
Se non si sviluppa questa consapevolezza di permanenza d’oggetto, allora il bambino rimarrebbe
fisso nella fase di esplorazione-riavvicinamento, perché teme che se si allontana troppo l‘oggetto
scompare.
In certi sensi, la permanenza dell’oggetto consente al bambino die essere libero, di muoversi ed
esplorare il mondo liberamente senza paura di perdere l’oggetto “mamma” se si allontana troppo.
Inoltre, in questa sottofase si sviluppa la capacità simbolica (rappresentazione degli oggetti,
fantasie ecc…)
Ora, secondo la Mahler in relazione a una fissità in una specifica fase corrisponde un corrispettivo
psicopatologico:
psicosi molto gravi (schizoidi) attribuibili a processi incompiuti delle prime fasi dello
sviluppo (=non superamento della fase autistica o della fase simbiotica) ciò causa la non
nascita psicologica (= no sviluppo dell’io)
Disturbi meno gravi (ex borderline, angoscia di perdita) attribuibili a un non superamento
psichico delle varie sottofasi della terza fase.
Se nelle fasi autistica e simbiotica il bambino incorre in eventi fortemente traumatici, oppure in
una madre con modalità interattiva disfunzionale, o ancora se il bambino, per propri fattori
costituzionali, è portato ad ostacolare il processo evolutivo, può svilupparsi una psicosi infantile
grave.
Psicosi autistica = incapacità di stabilire un rapporto con il caregiver
Psicosi simbiotica = incapacità di distaccarsi dal rapporto con il caregiver
TERAPIA: secondo la Mahler, l’analista deve avere per il bambino la stessa funzione che aveva la
madre nella fase che si è interrotta
esempio: nella psicosi simbiotica, l’analista e il bambino si devono fondere in una matrice
simbiotica; solo grazie a questa esperienza di totale immersione il bambino potrà riprendere il suo
sviluppo interrotto e ripercorrerlo.