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Il principio di solitudine

Ritengo esista sin dalla nascita, in linea con le teoria adleriane e biopsicosociali dello sviluppo
dello Stile di Vita, uno stimolo interno, una pulsione/bisogno che spinge, in linea con le teoria
motivazionale di Maslow, alla auto-conservazione , che permette poi di passare a un senso di sé
realistico e adattivo. Esiste una forza-stimolo che motiva il corpo a reagire alle richieste dell’ambiente
ancor prima che la mente raggiunga un minimo livello di consapevolezza di sé (18 mesi-3 anni). Tale
forza risiede in una sensazione. Qualcosa che non si può ancora sentire consapevolmente perché la
memoria ancora non riesce a contenere e conservare l’esperienza emotiva.
Il neonato ha la sensazione che il nuovo l’ambiente è meno protettivo di quello uterino e
richiama attenzione per poter vivere. Il neonato può vivere e mostrare tutto il suo disagio perché
dentro di lui esiste il senso di inferiorità. Ma non basta ad agire per muoversi verso una proto-
socializzazione che gli permette di ricevere gli aiuti necessari alla sua sopravvivenza.
Siccome è nell’assenza che si origina il bisogno dell’altro ed è nel bisogno compreso e a cui
viene fornita dal care-giver una risposta adeguata ( di giusta vicinanza, tempismo adeguato,
comportamento assertivo, comunicazione rassicurante, regole adeguate all’età del bambino) che si
sviluppa un modello interno che rispecchia un attaccamento sicuro nel rapporto con l’altro e,
pertanto, fornisce coraggio nell’affrontare le questioni vitali, la presenza appunto del care-.giver
permetterà la formazione di un primo proto-pensiero dicotomico presenza-assenza. A tale dicotomia
potrà essere associata un’altra del tipo sicuro-insicuro, forte/debole, efficace/inefficace, utile/inutile
ecc… Ogni dicotomia traccia il nodo da cui può partire uno stile di vita prototipico.
Più l’attaccamento si allontana dal modello di sicurezza utile allo sviluppo di un Sé reale
adattivo più si rafforzerà il senso di inferiorità e si innalzerà la meta di salvaguardia del Sé
cristalizzando lo stile di vita intorno alle dicotomie del pensiero. Per far questo l’individuo dovrà
creare una serie di finzioni che vanno a compensare e ipercompensare il senso di inferiorità,
inadeguatezza, incompiutezza originario.
In questo movimento verso una meta finzionale personale si viene a creare un Sé finzionale che
allontana l’individuo dal lato utile della vita.
Cioè l’individuo crea un punto di origine e una meta finale del proprio stile di vita di cui non
ha consapevolezza. Se il sentimento sociale ( lo sviluppare le proprie potenzialità in modo utile allo
sviluppo della società) non viene sviluppato durante la prima infanzia, il senso di inferiorità verrà
compensato trasformando la propria energia vitale innata nella volontà di potenza. Prendendo in
considerazione il termine nella sua accezione della scuola adleriana classica, quindi non come istanza
psichica, è una compensazione che muove l’individuo verso l’aspirazione alla supremazia e verso una
meta finale finzionale personale. La volontà di potenza si intreccia attraverso pulsioni aggressive di
dominio e controllo può prevale allora nella formazione dello stile di vita per compensare un
attaccamento inziale insicuro. Quindi a un primo senso di inferiorità il bambino risponde cercando
un attaccamento sicuro a una situazione iniziale di bisogno legata alla solitudine. Essere solo significa
morire per l’infante. Quindi possiamo vedere nel senso di solitudine del neonato, dell’infante e del
bambino nei primi due anni di vita, anni in cui si forma il nodo da cui origina lo stile di vita adulto, la
proto-percezione della propria fragilità. IL senso di solitudine insieme al senso di inferiorità lavora
per spingere verso compensazioni di salvaguardia del Sé ricercando la presenza dell’Altro, del care-
giver, che diviene regolatore di queste due posizioni (inferiorizzante e di solitudine) Quando questo
avviene grazie all’educazione al sentimento sociale e viene poi interiorizzato nei primi anni di vita un
attaccamento sicuro avviene allora la formazione interna di un proto-modello del senso di sicurezza
prima e di adeguatezza poi. Tale modello prototipico dopo i 6 anni, quando le tendenze dello stile di
vita saranno definite dalla creatività del bambino, diverrà il modello su cui si baseranno le
compensazioni e le ipercompensazioni per raggiungere la meta finale (di completezza o di
supremazia). Tale modello l’ho definito principio di solitudine. Il suo adeguato sviluppo permette di
attuare o meno comportamenti adattivi in quanto rappresentazione di un adeguato sentimento
sociale.
Un rafforzato senso di inferiorità insieme a un rafforzato sensodi solitudine, non permettono un
adeguato sviluppo del principio di solitudine. Questo deficit nello sviluppo della personalità ha
implicazioni sul senso di realtà e comporta la formazione di finzioni che allontana l’individuo dal
viversi come potenziale espresso all’interno di un universo che si evolve anche grazie al suo
contributo.
Il principio di solitudine presente diviene allora guida della regolazione del rapporto tra
aspirazione alla supremazia e sentimento sociale. Quando non si è formato si sviluppa il complesso
di inferiorità da cui poi possono originarsi espressioni patologiche di tale mancanza.
In ogni meta finale rivolta alla supremazia si può ritrovare il senso di tale mancanza così in ogni
meta finale rivolta alla completezza si può trovare la forza di un attaccamento sicuro e del principio
di solitudine interiorizzato.

Dott.re Claudio Lorenzetto


Psicologo psicoterapeuta

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