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Solo partendo dall’esperienza degli operatori scolastici e dal confronto di questi con
gli altri operatori e con i cittadini considerati nella loro situazione di vita sociale-
culturale-economica storicamente e politicamente caratterizzata, e solo se immersi
in un intreccio dinamico di teoria-prassi, si può uscire all’elaborazione teorica ed alla
costruzione delle idee pedagogiche di fondo largamente partecipate Ad esse
possono contribuire appunto tutti gli adulti interessati a rinnovarsi negli
atteggiamenti e nei comportamenti, a mettersi in discussione, a scoprirsi ed
arricchirsi di nuove dimensioni personali e sociali, come dire a crescere insieme e ad
assumersi nuove responsabilità sociali e pubbliche (al di là dell’individualistico e del
privato), tendenti comunque a portare nella realtà quotidiana convergenza di
attenzione, interesse, cura e impegno continuativo sui problemi vivi dei piccoli, che
del resto s’innestano sui problemi dei grandi. Questo ai fini di trovare soluzioni
concrete alternative secondo i bisogni di fondo dei bambini visti nel loro ambiente di
vita e nel loro contesto di esistenza quotidiana sempre più complessa e difficile, più
condizionante e consumistica, più riduttiva di umanità e di civiltà o di scienza e di
poesia: come dire di libertà e di cooperazione o di realizzazione di sé con gli altri in
opere costruttive di solidarietà comune e di valori sociali, attinte mediante la lotta e
nella prospettiva consapevole della trasformazione dell’assetto globale della società.
E proprio dai bisogni dei bambini si può risalire a ritrovare, recuperare o scoprire i
bisogni di fondo degli adulti come potenzialità represse o non sviluppate, nascoste o
mascherate, bloccate o dimenticate, come patrimonio non sfruttato prima da
portare alla luce ed esaltare per il bene collettivo: qui il valore di un’opera di
educazione pubblica e permanente, attivante e socializzante, o di animazione di
gruppo plurima e polivalente da promuovere ed innescare e nelle scuole e nei
quartieri appunto con il concorso di più forze sociali e culturali, in particolare nei
“centri” di aggiornamento e sperimentazione degli operatori scolastici aperti
all’apporto della popolazione.
Infatti – è ovvio – per avviare ricerca e sperimentazione coi bambini bisogna avere
vissuto prima a livello di adulti la ricerca in sé e intorno a sé con gli altri; il che vuol
dire provare fra adulti e con gli altri adulti a scoprirsi ed accettarsi come corpo, mani
e cervello; conoscere l’ambiente che ci circonda con le sue variabili multiple sociali,
culturali, economiche, politiche ecc.; esprimersi e comunicare; programmare ed
organizzare; ipotizzare ed inventare; verificare e scoprire, e così via. Non c’è altra
strada, se davvero si vuole aiutare i bambini a fare altrettanto, giacché si può dare
loro stimoli validi solo per quanto e per ciò che si è conquistato in noi e con gli altri,
con uno sforzo o con un impegno globale che è faticoso e che passa comunque,
attraverso la partecipazione diretta e socializzata, alla elaborazione culturale ed alla
qualificazione professionale o nella scuola o nella città, mediante le attività
scolastiche o quelle extrascolastiche: come operatori culturali e sociali o più
ampiamente come uomini e cittadini nuovi che tendono a portare il loro
consapevole contributo al superamento di selezioni e discriminazioni di vario segno
proprio puntando alla gestione sociale della scuola e della cultura di tutti ossia di un
servizio educativo pubblico che richiede la partecipazione effettiva di adulti e
bambini, per crescere migliorare appunto come servizio sociale.
# Finalità: