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A proposito di formazione

Nell’ anno 1966, in quella facoltà chiamata allora Magistero e frequentata da


studenti di pedagogia, per lo più anche insegnanti in servizio nella scuola pubblica di
base, Idana Pescioli coglieva l’urgenza di costituire un gruppo di Studio-Ricerca
(GUSLAS successivamente GUSIAS ) che si configurava di particolare importanza:
proprio ai fini della preparazione-formazione-qualificazione specifica di tutti i
frequentanti i suoi corsi. # Da qui l’urgenza di lavorare in direzione teorico-pratica
da parte del docente universitario che volesse portare un contributo concreto al
rinnovamento della pedagogia accademica, come rinnovamento della scuola e della
didattica quotidiana. Ciò si rendeva realizzabile soltanto tendendo da una parte a
costruire con gli studenti una pedagogia che si caratterizzasse sempre più come una
scienza sperimentale, dall’altra offrisse agli insegnanti strumenti validi per un
aggiornamento continuo sul campo del lavoro quotidiano. Ecco allora come nei
gruppi di attività pedagogico-didattica, dove studenti e insegnanti lavoravano
insieme, si attuava contemporaneamente sia lo studio e la ricerca scientifica sui libri,
per chiarire finalità, contenuti e metodi dell’opera educativa, sia la programmazione
e la sperimentazione nella didattica con l’intento di modificare la situazione di
routine.

(da “Qualificare la prima scuola”)

Linee programmatiche generali per l’organizzazione di seminari di

aggiornamento per operatori della scuola di base


# Urgenza di coinvolgere in un discorso collettivo o comune non solo agli insegnanti,
ma tutti gli adulti operanti all’interno e all’esterno della scuola ed in contatto coi
bambini, attraverso esperienze di prima mano significative sul piano personale ed
interpersonale e stimolanti a partecipazioni sempre più intense e globali e a rapporti
sempre più ampi e profondi, comunque atte a realizzare forme nuove di
apprendimento e di socializzazione.

Solo partendo dall’esperienza degli operatori scolastici e dal confronto di questi con
gli altri operatori e con i cittadini considerati nella loro situazione di vita sociale-
culturale-economica storicamente e politicamente caratterizzata, e solo se immersi
in un intreccio dinamico di teoria-prassi, si può uscire all’elaborazione teorica ed alla
costruzione delle idee pedagogiche di fondo largamente partecipate Ad esse
possono contribuire appunto tutti gli adulti interessati a rinnovarsi negli
atteggiamenti e nei comportamenti, a mettersi in discussione, a scoprirsi ed
arricchirsi di nuove dimensioni personali e sociali, come dire a crescere insieme e ad
assumersi nuove responsabilità sociali e pubbliche (al di là dell’individualistico e del
privato), tendenti comunque a portare nella realtà quotidiana convergenza di
attenzione, interesse, cura e impegno continuativo sui problemi vivi dei piccoli, che
del resto s’innestano sui problemi dei grandi. Questo ai fini di trovare soluzioni
concrete alternative secondo i bisogni di fondo dei bambini visti nel loro ambiente di
vita e nel loro contesto di esistenza quotidiana sempre più complessa e difficile, più
condizionante e consumistica, più riduttiva di umanità e di civiltà o di scienza e di
poesia: come dire di libertà e di cooperazione o di realizzazione di sé con gli altri in
opere costruttive di solidarietà comune e di valori sociali, attinte mediante la lotta e
nella prospettiva consapevole della trasformazione dell’assetto globale della società.

E proprio dai bisogni dei bambini si può risalire a ritrovare, recuperare o scoprire i
bisogni di fondo degli adulti come potenzialità represse o non sviluppate, nascoste o
mascherate, bloccate o dimenticate, come patrimonio non sfruttato prima da
portare alla luce ed esaltare per il bene collettivo: qui il valore di un’opera di
educazione pubblica e permanente, attivante e socializzante, o di animazione di
gruppo plurima e polivalente da promuovere ed innescare e nelle scuole e nei
quartieri appunto con il concorso di più forze sociali e culturali, in particolare nei
“centri” di aggiornamento e sperimentazione degli operatori scolastici aperti
all’apporto della popolazione.

Infatti – è ovvio – per avviare ricerca e sperimentazione coi bambini bisogna avere
vissuto prima a livello di adulti la ricerca in sé e intorno a sé con gli altri; il che vuol
dire provare fra adulti e con gli altri adulti a scoprirsi ed accettarsi come corpo, mani
e cervello; conoscere l’ambiente che ci circonda con le sue variabili multiple sociali,
culturali, economiche, politiche ecc.; esprimersi e comunicare; programmare ed
organizzare; ipotizzare ed inventare; verificare e scoprire, e così via. Non c’è altra
strada, se davvero si vuole aiutare i bambini a fare altrettanto, giacché si può dare
loro stimoli validi solo per quanto e per ciò che si è conquistato in noi e con gli altri,
con uno sforzo o con un impegno globale che è faticoso e che passa comunque,
attraverso la partecipazione diretta e socializzata, alla elaborazione culturale ed alla
qualificazione professionale o nella scuola o nella città, mediante le attività
scolastiche o quelle extrascolastiche: come operatori culturali e sociali o più
ampiamente come uomini e cittadini nuovi che tendono a portare il loro
consapevole contributo al superamento di selezioni e discriminazioni di vario segno
proprio puntando alla gestione sociale della scuola e della cultura di tutti ossia di un
servizio educativo pubblico che richiede la partecipazione effettiva di adulti e
bambini, per crescere migliorare appunto come servizio sociale.

# Finalità:

- Impegnare gli operatori scolastici in attività teorico-pratiche in modo che si


rendano sempre più consapevoli socialmente e più qualificati
professionalmente ai fini del rinnovamento socio-culturale e pedagogico-
didattico della scuola;
- Stimolare ed aiutare gli insegnanti a vivere l’attività professionale nella scuola
in un contesto di rapporto sempre più aperto e articolato con la società, in
concreto con la vita del quartiere nei suoi vari aspetti, e quindi ad assumere
sempre più chiaramente il ruolo di operatori sociali;
- attraverso i seminari di base avviare nelle varie zone cittadine la costituzione
stabile di Centri di aggiornamento e sperimentazione degli operatori
scolastici-sociali (in prospettiva autogestiti) aperti alla popolazione.
(da “Cominciare dai Maestri”)

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