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L'atto è una condotta spontanea di vasta portata positiva, compiuto senza riflessione ma non
per questo sconsiderato. II passaggio all'atto è, per lo più , violento ed aggressivo, spesso a
carattere impulsivo e delittuoso.
L'impulso indica il sopraggiungere improvviso, sentito come una urgenza, di una
tendenza a compiere questo o quell'atto. Ciò si verifica fuori di ogni controllo e generalmente
all'insegna dell'emozione.
La compulsione è un tipo di condotta che il soggetto è spinto a compiere per una
costrizione interna. Questa condotta è complessa ed implica sempre una lotta interna. A
differenza dell'impulso, la compulsione può manifestarsi in una azione e ugualmente in un
pensiero.
Gli psicoanalisti distinguono l'acting-out e le azioni sintomatiche.
L'acting-out designa quelle azioni che presentano per lo più un carattere impulsivo in
contrasto con i sistemi motivazionali abituali del soggetto, isolabili nel corso delle sue attività ,
e che assumono spesso una forma auto o etero-aggressiva. Rappresenta una delle vicissitudini
del transfert in quanto si oppone alla verbalizzazione ed alla rievocazione.
Le azioni sintomatiche hanno una funzione opposta: vero compromesso che rivela
l'esistenza di un conflitto, pur mascherandone le sue origini ed i suoi elementi, sono
preliminari alla cura psicoanalitica nella quale esse tendono ad essere sostituite dalla
verbalizzazione e chiaramente dalle vicissitudini del transfert.
OBESITA’
Consiste in un eccesso di peso che supera di due deviazioni standard o del 20% il peso ideale
per altezza.
- L’obesità non è specifica dell’adolescenza, tuttavia l’adolescenza consiste in una tappa
importante (non deve essere più dipendente dai genitori, quindi può essere lui stesso
interessato a chiedere una consultazione)
- C’è sempre un aumento di peso nel periodo pre-pubere, il corpo cambia
- Vi sono fattori psicosociali che giocano ruoli complessi: quelli che svolgono un ruolo
nello sviluppo dell’obesità ; quelli creati dall’obesità ; quelli suscitati dal desiderio di
dimagrire.
Condotte e personalità del soggetto obeso:
- Due condotte alimentari tipiche del soggetto adolescente sono il piluccare e l’iperfagia
a connotazione spesso familiare
- Le crisi di bulimia sono rare
- Il senso di fame non si riscontra (piluccano molto spesso) e neanche il senso di sazietà
(perché ci sono sensi di colpa o di fastidio ulteriori
- L’adolescente obeso è spesso una persona inattiva, passiva, si sente solo, annoiato; altri
casi sono nevrotici, con stati di ansia a connotazione fobica
- H. Bruch distinzione tra “polifagia – obesità – inattività ” da un lato, èanoressia –
magrezza – iperattività ” dall’altro.
Evoluzione dell’obesità
- Relativa stabilità dell’obesità attraverso gli anni
- L’adolescenza è un periodo privilegiato in cui la motivazione terapeutica diventa
personale (la pressione dell’ambiente è forte)
Ipotesi psicopatologiche
- Il fattore costituzionale genetico si può basare sul fatto che molto spesso uno dei due
genitori è obeso; tuttavia, bisogna distinguere con le abitudini alimentari della
famiglia: l’iperfagia è spesso familiare.
- L’assunzione di cibo non corrisponde a una sensazione di fame (fame e sazietà non
sono ben discriminati)
- L’adolescente obeso non è giunto all’autonomia: non ha acquisito adeguatamente il
senso/i confini del proprio corpo, non riconosce i segnali del proprio corpo e non
riesce a rispondervi adeguatamente (questo anche a causa di una madre che non gli ha
permesso di discernere tra fame, sazietà reazioni materne spesso inadeguate)
- Gli ad. obesi non hanno integrato la loro immagine corporea e saranno senza risorse di
fronte ai bisogni del corpo o che avranno la sensazione che questi bisogni sono
controllati dall’esterno come se essi non fossero i proprietari del loro corpo e delle loro
sensazioni.
- Fissazione difensiva nella fase orale l’oralità viene erotizzata per mezzo della
suzione caratteristica dell’atto di piluccare.
ANORESSIA MENTALE
- Caratterizzata da stereotipia clinica, prevalenza del sesso femminile (90-97%) e
un’epoca d’insorgenza caratteristica (verso i 15-16 anni/18-19 anni).
- Significativa comorbilità : episodio depressivo maggiore e disturbi ossessivo-
compulsivi
- Famiglie di classe socioprofessionale media-alta
- Famiglie a statuto matrimoniale “normale” sembrano prevalenti
Descrizione Clinica
- si stabilizza in 3-6 mesi
- talvolta può essere individuato un fattore scatenante
1) Condotta Anoressica: dopo il periodo iniziale in cui resta moderata, la condotta
anoressica diventa costante, risoluta, perseguita energicamente nella chiara intenzione
di dimagrire.
- “Orgasmo della fame”: vero e proprio godimento derivato, per l’anoressica, dal
controllo del suo bisogno fisiologico.
- Il comportamento alimentare si modifica, cambiano le abitudini alla fine la vera
e propria anoressia consiste nella perdita totale della sensazione di fame.
- Spesso i pasti familiari sono occasione di isolamento l’anoressica finisce con
l’isolarsi.
- Talvolta vi sono intervalli di crisi bulimiche (momenti di vero e proprio cedimento
nel tentativo di controllo.
2) Dimagrimento:
- Inizialmente lieve, dopo un po’ raggiunge livelli spettacolari.
- L’atteggiamento della paziente nei confronti del peso è caratteristico (si pesa
regolarmente, si sente trionfante, fiera di sé stessa).
- Sentimento di dismorfofobia localizzato.
- Un aumento di peso suscita senso di pesantezza, scontentezza, collera interiore.
3) Amenorrea
4) Iperattività: intellettuale o fisica
- Intellettuale: iperinvestimento dello studio è il pretesto per un frequente
isolamento sociale, il rifiuto delle consultazioni e dei percorsi terapeutici che fanno
perdere tempo.
- Fisica: attività che può confinare nell’ascetismo, accompagnato da un quasi
maltrattamento fisico.
5) Percezione distorta dell’immagine del corpo:
- Timore di essere grassa
- Dismorfofobia localizzata
6) Disinteresse per la sessualità: le attività sessuali sono ignorate
- Se esistono anoressiche che hanno rapporti sessuali si tratta di attività
conformiste, per fare come gli altri, senza investimento emotivo
La Famiglia dell’anoressica
- Madri ansiose e ipocondriache, oppure fredde; attente al peso della figlia, fanno
confusione tra sé stesse e la figlia
- Padri piuttosto cordiali; permissivi e isolati; intervengono poco nelle decisioni
familiari
- Coppia unione soddisfacente solo in modo superficiale; interazioni familiari spesso
molto rigide
- La paziente desidera spesso controllare la vita familiare. Esigenze non soddisfatte
provocano manifestazioni di collera. In altri casi, a parte il rifiuto alimentare,
l'anoressica si dimostra particolarmente docile e sottomessa e nella famiglia si crea un
clima idilliaco e aconflittuale che giustifica il rifiuto di curarsi e di separarsi.
Segni biologici
- Disfunzione dell’asse ipotalamo ipofisi
- Deficit di calcio rischio di osteoporosi secondaria
- Rallentamento della crescita
Evoluzione
- Forme minori: si verifica in adolescenti minori; si protrae per alcuni mesi e poi sparisce.
- Forme gravi e cachettizzanti: intorno alla cachessia si osserva una ridistribuzione dei
rapporti familiari: il sintomo permette un'accentuazione dell'aggressività madre-figlia e
il dimagramento autorizza una relazione di complicità padre-figlia.
- Evoluzione intermedia: costellata di episodi anoressici inframezzati da recuperi
transitori di peso, per le crisi bulimiche della paziente o per le ospedalizzazioni.
- Prognosi: pazienti anoressiche con manovre purgative hanno una maggiore probabilità
di sviluppare gravi complicanze mediche.
Forme cliniche: Anoressia mentale maschile (timore dell’obesità ); Anoressia prepubere (5-
10% dei casi; arresto della crescita).
Associazione con:
o Disturbi dell’umore
o Disturbi della sessualità
o Condotte di dipendenza
o Personalità Borderline
Elementi di riflessione Psicopatologica
- l’anoressia mentale esprime un’incapacità ad assumere il ruolo sessuale
genitale e a integrare le trasformazioni della pubertà ;
- il conflitto si colloca a livello del corpo, che è rifiutato e maltrattato e non a
livello delle funzioni alimentari
- la struttura dell’anoressia mentale è diversa da quella di una nevrosi classica
1) Ipotesi Ontogenetiche: “disconoscimento dei bisogni del corpo”
- legato a prime esperienze difettose del lattante: risposte inadatte, caotiche o
insufficienti da parte della madre.
- Il bambino apprenderebbe a rispondere alle sensazioni e ai bisogni corporei
della madre e non ai suoi disturbi nella costruzione dei confini dell’Io,
dell’identità fondamentale e dell’immagine del corpo.
- Carenze nei processi primari d’identificazione madre-bambini caratterizzati da
un legame di dipendenza in cui domina l’ambivalenza.
2) L’anoressica e il suo Corpo: “ascetismo”
- l’ascetismo permette di negare i bisogni del corpo
- investimento narcisistico focalizzato sul corpo, che permette di negare la
costrizione dei desideri e degli investimenti oggettuali
- il corpo diventa il supporto di una sorta d’idealizzazione megalomanica
difensiva: corpo idealizzato, purificato, indistruttibile.
3) L’anoressica e le sue Fantasie: controllo
- importanza della razionalizzazione che esercita un vero dominio assoluto sul
funzionamento mentale
- investimento difensivo dell’erotismo anale di padronanza e di controllo il
controllo e la padronanza alimentano l’Ideale dell’Io megalomanico
dell’anoressica, ancora rinforzato dall’indeterminatezza dei confini dell’Io
- nell’anoressica domina il piacere tinteggiato di perversione legato all’orgasmo
della fame
4) La “Dipendenza Anoressica”
- l’anoressica nega la dipendenza da ogni investimento oggettuale
- sentimento di onnipotenza
- condotta di auto sabotaggio
- dipendenza paradossale di cui mantiene il controllo: la dipendenza dal suo
rifiuto, dalla sua indipendenza, e dalle sensazioni che ne derivano
Trattamento
Trattamento ambulatoriale: approccio plurifocale con accordo di ripresa
minima di peso; consultazione psichiatrica; psicoterapia individuale;
Ricovero ospedaliero e separazione: variabile, dall’isolamento quasi carcerario
al semplice soggiorno in clinica o alle conseguenze di un trattamento integrato
che si basa sulla convergenza di approcci medici, nutrizionali, psicoterapeutici e
familiari;
Genitori: offrire ai genitori un aiuto terapeutico durante l’ospedalizzazione della
figlia;
Prescrizione farmacologica: deve essere limitata allo stretto indispensabile;
qualsiasi dieta specifica è sconsigliata; tuttavia, in alcuni casi, è necessaria la
prescrizione di antidepressivi.
L’organizzazione psicopatologica
La relazione che le pazienti bulimiche stabiliscono con l’ambiente è spesso analoga al legame
che esse intrattengono con il cibo e alterna momenti di avidità a momenti di rifiuto
egualmente intensi: avidità di un contatto che può apparire ricco, diversificato, fluido,
profondo ma che improvvisamente vira verso atteggiamenti di rottura, ritiro, distanza.
L'appetenza oggettuale della paziente bulimica corrisponde ad una ricerca avida incessante
ma senza digestione, cioè senza interiorizzazione. Jeammet sottolinea la tensione fra l'avidità
oggettuale e i cedimenti dell'assetto narcisistica, in quanto l'intensità della prima è
proporzionale alle carenze del settore narcisistico.
Evoluzione e trattamento
Le richieste di terapia da parte dei pazienti sono numerose, diversificate (dietetiche,
farmacologiche, psicoterapiche, comportamentali), ma di rado proseguono con
assiduità .
L'ospedalizzazione può permettere di interrompere il crescendo delle crisi e di
intraprendere una rieducazione attraverso un programma dietetico personalizzato.
Terapia relazionale: terapia comportamentale breve caratterizzata da un lavoro
rieducativo a livello dietetico; terapia di gruppo; psicodramma; terapia di ispirazione
analitica o psicoanalisi classica. Quest’ultima difficoltosa a causa dell’iniziale
impossibilità dell’instaurarsi della relazione terapeutica.
Ipersonnie
Narcolessia-catalessia (malattia di Gélineau)
Pisolini diurni di qualche minuto o qualche ora;
Attacchi catalettici (brusca abolizione del tono muscolare dovuta a emozioni
spiacevoli);
Allucinazioni ipnagogiche visive, uditive o labirintiche;
Sonno intervallato da frequenti risvegli;
L'ipersonnia idiopatica si manifesta spesso fra i 10 ed i 20 anni. Si associa a un sonno
notturno prolungato, grosse difficoltà a svegliarsi il mattino e sonnolenza diurna permanente
non attenuata dal riposo pomeridiano.
La sindrome di Kleine-Levin caratterizzata dall'associazione di episodi di ipersonnia con
iperfagia, disturbi del comportamento, dell'umore e disordine delle condotte sessuali.
Cenni psicopatologici
Il sonno è per eccellenza un momento di regressione, ma questa regressione può far
temere all'adolescente una perdita del controllo sul proprio mondo fantasmatico e
pulsionale derivante dai sogni o dagli incubi ed anche una perdita della propria identità
narcisistica (insonnia).
Nel caso delle ipersonnie, il sonno assumerà una funzione di rifugio di fronte a tutte le
difficoltà della vita di veglia.
Esiste incontestabilmente un legame fra qualunque forma di disturbi del sonno e la
depressione dell'adolescente. Da un punto di vista più psicopatologico, il disturbo del sonno
potrebbe essere compreso talvolta come la conseguenza del disturbo narcisistico che
accompagna costantemente la depressione e che coinvolgerebbe, in un momento di
svalorizzazione di sé, l'insieme del corpo e delle funzioni ad esso legate. Altre volte, i disturbi
del sonno risulterebbero più come delle condotte di ripiegamento di ritiro persino di
inibizione: atteggiamenti dal valore difensivo di fronte al coinvolgimento relazionale con
l'altro e al timore della realtà , tutti atteggiamenti che sappiamo spesso accompagnare una
vera depressione e che talvolta contribuiscono a mascherarla.
Trattamento
Il trattamento migliore è essenzialmente preventivo: assicurare una buona igiene del sonno
fin dalla prima infanzia, assicurare un buon equilibrio psicoaffettivo e relazionale.
Ipnotici a breve emivita restano per il momento i farmaci meno nocivi.
Riguardo poi alla Sindrome di Ritardo di Fase del Sonno è consigliabile una cronoterapia
senza farmacoterapia. La cronoterapia consiste nello scalare regolarmente gli orari di sonno
anticipando l'ora di andare a dormire da 2 a 3 ore al giorno fino a ritrovare un orario
compatibile con la vita sociale pur mantenendo un orario fisso di risveglio.
STATI ANSIOSI
Angoscia
L'angoscia insorge in modo del tutto improvviso o gradualmente, invade totalmente il
soggetto oppure si limita ad un sentimento di malessere vago e diffuso, dura per settimane o,
al contrario, scompare dopo qualche ora. Tre livelli di angoscia:
- eccitazione somatica diffusa;
- l'angoscia psichica pervasiva caratterizzata da timore estremo;
- l'angoscia è un sintomo-segnale che l'Io attiva di fronte ad un potenziale
pericolo (seconda teoria dell'angoscia di Freud);
Tre manifestazioni ricollegabili all'ansia sembrano tuttavia mantenere una certa continuità
dall'infanzia all'età adulta:
Le fobie semplici particolari (fobia del sangue, fobia delle ferite corporee) rimarrebbero
immutate in adolescenza e in età adulta.
L'inibizione ansiosa dimostrerebbe una continuità rilevante dall'infanzia all'adolescenza.
L'ansia di separazione, i cui sintomi variano con l'età , ma che per un certo numero di bambini
si estenderebbe all'adolescenza, in particolare sotto forma di fobia della scuola e quindi in
età adulta sotto forma di disturbi da attacchi di panico.
Approccio psicopatologico
Per la comprensione psicopatologica dell'angoscia in adolescenza è possibile rifarsi alle
2 grandi teorie dell'angoscia sostenute da Freud.
Nella prima teoria, la libido si trasforma in angoscia nel momento in cui essa non può
raggiungere il suo oggetto di soddisfacimento; ciò si osserva in modo particolare quando
l'oggetto, sul quale è diretto il moto pulsionale, viene a mancare. La pulsione, libera
dall'oggetto, produce l'angoscia che, secondariamente, provoca la rimozione. Nella seconda
teoria, l'angoscia non proviene più da una causa esterna (assenza dell'oggetto della pulsione),
ma ha un'origine interna: l'angoscia è prodotta dall'Io del soggetto e la sua funzione principale
è quella di servire da segnale di pericolo.
In adolescenza, sia i cambiamenti somatici della pubertà che quelli psichici pulsionali sono
all'origine di una produzione d'angoscia la cui qualità dipende in gran parte dalla capacità di
elaborazione dell'Io. In alcuni casi sembra che il grande sconvolgimento dell'adolescenza porti
ad un vero trauma esterno. Tale trauma mette in pericolo i diversi oggetti d'investimento
dell'adolescente, sia interni che esterni. L'adolescente si trova di fronte a pulsioni libidiche e
aggressive prive di oggetto d'investimento, pulsioni che minacciano allora la coerenza stessa
della sua personalità . Un primo meccanismo di contenimento dell'angoscia o di limitazione
della pulsione è costituito dal meccanismo proiettivo: la pulsione viene proiettata su una parte
del corpo che diviene allora estranea e minacciosa: è questo uno dei meccanismi del disturbo
ipocondriaco. L'ipocondria appare allora come un sintomo cerniera in cui l'angoscia e i
meccanismi di difesa adottati per contenerlo si coalizzano in una lotta contro la
depersonalizzazione. L'ipocondria può essere considerata come la proiezione su una parte del
corpo sia degli oggetti cattivi e delle parti cattive del Sé che delle pulsioni, aggressive e
distruttive. L'utilizzazione prevalente dei meccanismi proiettivi diviene visibile grazie alla
frequente associazione con posizioni persecutorie di tipo paranoide.
Trattamento
Nei disturbi ansiosi manifesti (attacchi di panico, ansia generalizzata, agorafobia) l'ascolto e la
consultazione terapeutica rappresentano l'approccio terapeutico privilegiato. La prescrizione
di ansiolitici e soprattutto di antidepressivi può rivelarsi necessaria, a patto che sia limitata
nel tempo.
NEVROSI
Espressioni nevrotiche caratteristiche dell’adolescenza
Le condotte fobiche Dismorfofobie:
- percezione soggettiva della trasformazione corporea;
- fattori psicologici interiorizzati, dove le preoccupazioni riguardanti le sviluppo
fisico non sono che una razionalizzazione e una proiezione di una frustrazione
affettiva più profonda;
- fattori sociologici;
- atteggiamento derivato dall’osservazione di altri “corpo sociale”;
1) Preoccupazioni eccessive sulla figura Obesità ; Magrezza; Statura; Natiche grosse,
pancia grossa, cosce grosse.
2) Preoccupazioni eccessive su una parte del corpo Piedi; Viso e testa; Acne giovanile;
Paura di arrossire.
3) Preoccupazioni eccessive a proposito dei caratteri sessuali Pelosità ; Seno; Organi
genitali; Cambiamento della voce.
Intellettualizzazione:
I processi mentali hanno come ruolo essenziale quello di far fronte al conflitto adattivo
fra le esigenze pulsionali da un lato e l’ambiente dall’altro. L’Io dell’adolescente è posto
di fronte all’aumento quantitativo di pulsioni libidiche. Una delle funzioni dell’Io è di
evitare il cambiamento, di far fronte a questa esacerbazione pulsionale per ritrovare la
relativa tranquillità del periodo di latenza. Tutte le funzioni difensive dell’Io tendono a
intensificarsi (ascetismo e intellettualizzazione).
L'ascetismo è una difesa diretta contro le pulsioni e le esigenze istintuali con un
tentativo di padroneggiarle. La sua espressione clinica più tipica si focalizza intorno al
corpo (anoressia mentale).
L’intellettualizzazione va di pari passo con l’accesso al pensiero formale. L’adolescente
tende a trasformare ciò che sente in “pensiero astratto”. È il piacere provato
dall’adolescente nel far uso di astrazioni e nel non pensare più unicamente nell’ambito
delle categorie del reale. Anche qui si tratta di un tentativo di padroneggiare le
pulsioni, sovrainvestendo i processi mentali. Se il versante positivo di una tale
operazione difensiva è di stimolare l'intelligenza, il suo versante negativo si osserva
nelle molteplici produzioni sintomatiche di tipo nevrotico.
Inibizione:
1) Inibizione Intellettiva: vi è desiderio di continuare gli studi, di adempiere agli impegni
scolastici, ma l’adolescente se ne dichiara incapace. L’inibizione intellettiva si rileva
nella difficoltà incontrata negli impegni scolastici o universitari; comporta talvolta un
parziale insuccesso nel proseguimento degli studi, insuccesso che si caratterizza
essenzialmente per l’incapacità dell’adolescente a proseguire il programma che aveva
precedentemente scelto o deciso.
2) Inibizione a Fantasticare: difficoltà che incontrano alcuni adolescenti a sviluppare
un’area di sogno e fantasia. Una soluzione consiste nella massiccia rimozione di queste
fantasie, che si traduce in comportamenti conformisti dell’adolescente. Un’altra
soluzione prevede l’evacuare direttamente tali pulsioni e fantasie attraverso il
passaggio all’atto.
3) Inibizione Relazionale (timidezza): inibizione basata non sui processi psichici stessi ma
sulle modalità relazionali dell’adolescente con il suo ambiente. È abituale scoprire,
dietro alla timidezza, l'esistenza di una vita fantasmatica piuttosto ricca. Il timore
frequente dell'adolescente è che queste fantasie e/o fantasmi siano scoperti dall'altro,
soprattutto quando quest'altra persona è l'oggetto verso il quale sono rivolte queste
fantasie. In genere un disturbo dismorfofobico accompagna la timidezza e la giustifica.
SINDROME BORDERLINE
L’estensione all’adolescenza del quadro clinico della sindrome borderline è relativamente
recente.
Clinica:
- Importanza dell’angoscia
- Esistenza di molteplici sintomi nevrotici
- Importanza della sintomatologia depressiva
- La facilità dei passaggi all’atto da cui derivano i tentativi di suicidio e gli atti delittuosi
- Facilità di stabilire un rapporto di dipendenza dalle droghe e dall’alcol
- Possibilità di un episodio di scompenso transitorio ma rapidamente regressivo
Nel disturbo borderline esiste una prevalenza di meccanismi mentali di tipo primitivo in cui
predomina la scissione. Le relazioni oggettuali del paziente borderline sono rivolte agli
oggetti parziali, sia idealizzati, sia al contrario svalorizzati, con bruschi passaggi dall’uno
all’altro. La scissione è considerata come un meccanismo attivo per lottare contro questa
sofferenza depressiva, per evitare l'inquietudine e per non dover far fronte alla necessità della
riparazione. Essa mantiene attivamente separati gli oggetti buoni da quelli cattivi. Ma il
persistere della scissione provoca deviazioni nell'organizzazione psicodinamica del soggetto
(indebolimento dell'Io, arcaismo del Super-Io, conflitti pregenitali).
Rapporto tra Adolescenza e Sindrome Borderline
Adulti borderline descritti come “soggetti che presentano un’adolescenza prolungata”.
Punti in comune:
a. Un Io in posizione di relativa debolezza: angoscia sempre viva; l’Io si ritrova a
confrontarsi con esigenze pulsionali particolarmente vive; al contrario di un Io debole,
il Super-Io diviene tirannico e presenta esigenze rafforzate.
b. Un prevalente ricorso a meccanismi di difesa di tipo arcaico, primo fra tutti quello di
scissione. In ogni adolescente per l’accresciuto bisogno di proteggersi dal conflitto di
ambivalenza centrato sul legame alle immagini genitoriali e per disperdere i propri
desideri genitali al fine di non confrontarsi alla minaccia incestuosa. Alla scissione si
associano proiezione, idealizzazione, onnipotenza, negazione, svalorizzazione.
c. Incertezza nell’identità e una fragilità narcisistica.
Origine del disturbo strettamente legata a una distorsione nello sviluppo precoce del
bambino (difficoltà di accesso alla posizione depressiva).
Sintomatologia Clinica:
Frequenza dell’“agire” o tendenza all’agire sotto forma di agitazione, instabilità ;
Condotte devianti/delinquenziali
Difficoltà scolastiche
Difficoltà sessuali dominate dai loro aspetti caotici o perversi
Manifestazioni centrate sul corpo (ipocondriache, anoressiche, bulimiche)
(ma anche) Frequenza di noia, indifferenza, sentimento di vuoto, inutilità .
Particolare sensibilità dell’adolescente borderline alle perdite, ai sentimenti di
abbandono.
Contesto Familiare
- Va riconosciuta l’importanza delle interazioni familiari e l’esistenza di disturbi più o
meno profondi in queste interazioni;
- In famiglia, esistenza di condotte patologiche, spesso simili (tentativi di suicidio,
alcolismo, depressione, stati confusionali);
- La coppia genitoriale è spesso disarmonica
-Il rapporto tra l’adolescente borderline e i suoi genitori è fortemente tinteggiato di
ambivalenza (soprattutto con la madre) frequente idealizzazione alternata ad
aggressiva svalorizzazione.
Approccio Psicopatologico
Meccanismi di Difesa
- Scissione: primo fra tutti. L’utilizzo della scissione spiega i bruschi passaggi da un
estremo all’altro nella valutazione affettiva degli altri, giudizi sferzanti senza possibilità
di modulazione, instabilità e labilità che si manifestano nei diversi settori
dell’esperienza vitale. Gli oggetti sono scissi;
- Idealizzazione: dell’oggetto con cui istaura un rapporto di dipendenza;
- Onnipotenza: per difendersi dalle minacce di ritorsione;
- Negazione: di pensieri o affetti contrastanti
- Svalutazione degli altri, come di sé, ogni qualvolta si attivi una sequenza relazionale,
- reale o fantasmatica, che metta in dubbio la perfezione dell'oggetto idealizzato;
- Proiezione su oggetti esterni dai quali si sente minacciato.
Trattamento
Necessità di un duplice approccio
Psicoterapia a orientamento analitico: chiarire le difese e interpretare il transfert
psicotico “bioniano”;
Misure di tipo istituzionale (ricovero ospedaliero)
DEPRESSIONE
Le variazioni dell’umore in adolescenza sono state trascurate e spesso sono state
attribuite al normale processo dell’adolescenza.
I due terzi non sono medicalmente e/o psicologicamente curati. Le conseguenze di tali
periodi di depressione sono peraltro frequenti e talvolta gravi.
Ragazze manifestano i malesseri attraverso preoccupazioni riguardo all’immagine del loro
corpo, al loro peso, ecc.
Ragazzi esprimono la loro depressione sotto forma comportamentale, attraverso
l’aggressività .
L’origine della depressione non è univoca: ci possono essere vulnerabilità
neurobiologiche, situazioni familiari o esistenziali particolari, pressione culturale, ecc.
Componenti che contribuiscono a determinare la condotta depressiva:
1) Separazione, rottura dei legami, perdita.
A livello del corpo
A livello dei genitori
A livello del gruppo
A livello di sé, delle proprie dinamiche e delle proprie istanze psichiche
2) Regressione Narcisistica: gli obiettivi narcisistici sono temporalmente privilegiati a
spese delle tendenze veramente orientate verso gli oggetti; lo scarto esistente tra ciò
che si è e ciò che si vorrebbe essere intacca l’autostima.
3) Aggressività e ambivalenza: rabbia narcisistica; riattivazione delle pulsioni orali e
anali; ambivalenza.
4) L’Affetto Depressivo di base: l’umore depressivo, la noia, la morosité (rifiuto di
investire il mondo degli oggetti, degli esseri. Non c'è nulla che serva a qualcosa, il
mondo è vuoto. Tuttavia, se pure questo stato è caratteristico di molti adolescenti, non
per questo esso connota una depressione.)
Aspetti Clinici
Episodio Depressivo Maggiore
Forte diminuzione d’interesse e di piacere, sue sintomi che devono essere presenti
praticamente tutti i giorni, per tutta la giornata.
Deve essere distinta dall’angoscia e dal lutto
Dal punto di vista eziologico vi sono fattori di tipo psicologico e biologico
Sindrome della minaccia depressiva (Braconnier)
La manifestazione iniziale è molto spesso l’angoscia
Presenta la comparsa più o meno improvvisa di un timore per il futuro o anche di
un’intensa paura di sentirsi invasi dalla tristezza, spesso in concomitanza con eventi
spiacevoli quali la perdita di un genitore, una separazione. Il cattivo umore e le idee
suicide condurranno l’adolescente a sperimentare un forte stato di tensione psichica e
fisica che non scomparirà spontaneamente da uno stato ansioso e di tristezza
l’adolescente può passare a uno stato depressivo fino a uno stato decisamente depresso.
Depressione d’inferiorità
Tipo di depressione caratteristica dell’adolescenza
Riduzione dell’autostima e il senso d’inferiorità che ne deriva a questo stato d’animo
si associa il più delle volte la sensazione di non essere amati o approvati.
Problematica essenzialmente narcisistica il conflitto di fondo consiste
nell’impossibilità di questi soggetti di far fronte alle esigenze ideali che essi stessi si
danno (ideale dell’io).
Depressione d’abbandono
L’espressione sintomatica è dominata dal passaggio all’atto etero o autoaggressivo che
ha la funzione di riempire il vuoto (depressione “attiva”);
Emergono vissuti di vuoto, di abbandono e il ricordo di esperienze traumatiche.
Depressione psicotica e depressione melanconica
Le manifestazioni psicotiche dei disturbi dell’umore in adolescenza assomigliano molto
ai disturbi analoghi dell’adulto con la differenza che, al momento dell’adolescenza,
esiste una maggiore irritabilità o una maggiore frequenza di iperattività , di distrazione
e di mancanza di concentrazione.
Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, non esiste attualmente uno studio del
tutto attendibile sulle depressioni psicotiche e i disturbi bipolari in adolescenza.
È molto importante l’aspetto dell’inserimento sociale, scolastico e familiare di tali
adolescenti.
Ambiente Familiare
L’ambiente familiare è spesso considerato una parte fondamentale del contesto
eziopatogenetico; tuttavia bisogna distinguere tra le varie depressioni:
Reazione ansioso-depressiva disaccordo coniugale, divorzio, alcolismo, morte di un
genitore; tuttavia, l’ambiente familiare può essere un fattore protettivo se la causa
scatenante della depressione è esterna alla famiglia (scuola, amici, primi amori)
Depressione basata sui fattori d’inferiorità uno dei genitori ha proiettato il proprio
ideale megalomanico sul figlio.
Depressione abbandonica il processo di “separazione-individuazione” (fondamentale
in adolescenza) porta alla reviviscenza nel periodo adolescenziale si vissuti di
abbandono sperimentati tra l’anno e mezzo e i tre anni.
Depressione melanconica è frequente che almeno uno dei due genitori soffre della
stessa patologia; complesso gioco di identificazioni e contro identificazioni.
Anche l’evoluzione varia in base al tipo di depressione.
Trattamento
Terapie Farmacologiche: antidepressivi, SSRI;
Psicoterapia (Io psicodramma può costituire una tecnica che, tramite l'inversione dei
ruoli, permette una rappresentazione delle esteriorizzazioni e delle proiezioni);
Intervento sull’ambiente;
Prevenzione: riconoscere una depressione in un adolescente potrebbe permettere di
prevenire ulteriori disturbi in età adulta;
PSICOSI
Quattro tipi di raggruppamenti sintomatici.
Schizofrenia 3 modalità di esordio
Forme acute: bouffée delirante o stato confusionale acuto;
Forme progressive o subacute: stati deliranti ad evoluzione subacuta;
Forme insidiose: crollo del rendimento scolastico e talvolta condotte bizzarre;
Forme particolari
Stati psicotici legati all’uso di droghe
Stati psicotici che fanno seguito a una psicosi infantile
1. Droghe e psicosi
Lo stato psicotico acuto “reattivo”.
A seconda del prodotto utilizzato si distingue tra effetto schizoide, caratteristico degli
allucinogeni (LSD, mescalina,) in cui sono in primo piano l'immersione in una
condizione onirica, i vissuti di depersonalizzazione e talvolta anche l'angoscia di
frammentazione, effetto paranoide, caratteristico delle anfetamine, in cui è più intenso
il coinvolgimento delirante. Si può parlare di stato psicotico acuto solo se la sindrome
clinica insorge almeno 24 ore dopo l'assunzione della sostanza tossica.
Psicosi croniche e uso di droghe
L'interrogativo centrale rimane quello relativo al fatto se la droga rinforzi una
predisposizione già esistente o se dia luogo di per sé ad una dissociazione che si innesta
su un terreno altrimenti sano.
Approccio psicoanalitico
Processi primitivi. Ciò che caratterizza questo momento è l'irruzione dell'angoscia
nello sconvolgimento delle relazioni oggettuali, il momento in cui si produce la matrice
del delirio, l'Io vi si trova senza difese: esperienza questa che alcuni autori hanno
chiamato “esperienza delirante primaria”. La schizofrenia non è che la più evolutiva
delle strutture psicotiche e il più organizzato dei processi psicotici.
Paradossalità . Il paradosso essenziale dello schizofrenico verte sull'esistenza
dell'oggetto, di sé e delle relazioni tra questi due termini. Paradosso che pervade la
totalità della vita psichica. Lo schizofrenico erotizza la paradossalità : essa diviene il
proprio e l’unico oggetto di piacere.
Meccanismi psicotici dell’Io. Freud afferma che nella psicosi il confitto non è tra l'Io e
l'Es, e dunque interno, ma tra l'Io e la realtà esterna. Conflitto che, nell’adolescente
psicotico, finisce per invadere totalmente il campo del funzionamento mentale.
Rottura psicotica (breakdown psicotico).
Laufer > nodo psicopatologico grave nello psicotico risiede nel conflitto dell’Io con il
corpo sessuato.
l'adolescente che vive un episodio psicotico conserva un legame con i suoi
oggetti edipici interiorizzati, nonostante la sua volontà mortifera verso di
loro e verso il suo corpo sessuato;
l'adolescente che presenta delle aree di funzionamento psicotico vive gli
oggetti edipici interiorizzati ed il suo corpo sessuato come dei persecutori.
Conserva tuttavia la possibilità di combattere questi persecutori interni
attaccando il suo corpo (anoressia);
l’adolescente “psicotico” è quello che non ha potuto fare altro che sostituire
la realtà con un neo – realtà . Egli non sente più il suo corpo sessuato come
un persecutore perché lo ha coscientemente distrutto, insieme alla realtà .
DIPENDENZE
Tre dimensioni psicopatologiche sembrano essere associate alle condotte di dipendenza:
l’alessitimia, la depressività e la ricerca di sensazioni. Inoltre, 2 fattori di vulnerabilità
sembrano presenti: le trasformazioni della costituzione di un attaccamento insicuro
nell’infanzia e soprattutto il fenomeno di vulnerabilizzazione depressiva che permette di
evidenziare l’esistenza di una traccia di
una precedente esperienza depressiva.
APPROCCIO PSICODINAMICO
Modelli di comprensione della psicodinamica della dipendenza (Darcourt):
Modello del piacere legato all'eccitazione erotica: si può , infatti, facilmente riconoscere che la
ricerca di un piacere erotico è il meccanismo che produce la dipendenza. Ciò necessita anche
la presenza di un funzionamento di qualità perversa nel quale il masochismo occuperebbe
senza dubbio un ruolo importante. Il godimento nel dolore e per il dolore, cioè la prevalenza
dell'economia masochistica, è una dimensione frequentemente evocata dagli psicoanalisti
nella teorizzazione della cura psicoanalitica del soggetto dipendente;
Modello del narcisismo: i concetti di Sé grandioso e di oggetto-Sé permettono di comprendere
come il soggetto dipendente abbia bisogno di un oggetto non per le sue qualità , che potrebbe
rimpiazzare con un altro oggetto, ma ne abbia bisogno in sé, totalmente, potendone parlare
poco per la scarsa mentalizzazione, pur essendo per lui assolutamente necessario;
Modello della riduzione delle tensioni: una carenza di meccanismi di difesa contro l'angoscia,
una crudezza dei fantasmi, provocano una tensione difficile da calmare e talvolta anche
intollerabile. La tensione molto forte o anche incontenibile, se non transitoriamente, trova
nelle condotte di dipendenza la soluzione che il soggetto non riesce a trovare in sé stesso. La
definizione “paura della mancanza della mancanza”, usata da diversi autori serve a chiarire
tale dinamica.
Considerazioni sociologiche
Sono fondamentalmente 3 le ipotesi che vengono formulate nell'ambito di un approccio
sociologico agli aspetti attuali del fenomeno tossicomanico:
1. Abuso di droga come espressione di una sottocultura l’abuso di droghe ha alla sua
base un processo economico strettamente connesso ai miti del consumismo; nella
nostra società dei consumi, le medicine occupano un posto preponderante e possiamo
domandarci se in questa civiltà della chimica non rischiamo di essere tutti dei
tossicomani.
2. Abuso di droga come espressione di una controcultura Dopo aver colonizzato il
resto del mondo, l'Occidente sarebbe in procinto di colonizzare sé stesso: esiste allora
all'interno di ciascun individuo un terzo mondo che protesta, che si ribella contro la
robotizzazione e la normalizzazione. I giovani, facendo della droga lo strumento della
loro protesta e della loro iniziazione, rappresentano questa controcultura.
3. La droga come motore che dà vita alla ricerca di nuova cultura. Tale ricerca avrebbe 3
dimensioni:
• una dimensione di conoscenza (impulso all'attività intellettuale, creazione artistica);
• una dimensione religiosa (ricerca di un nuovo significato della comunicazione, della
fraternità , della comunione);
• una dimensione di piacere (legata all'accantonamento dei divieti morali ereditati
dalla cultura giudaico-cristiana).
L’omosessualità.
- I timori e/o i pensieri omosessuali: il clinico è talvolta consultato dall'adolescente che
pensa di essere omosessuale perché si sente attirato dalle persone del proprio sesso.
Queste fantasie sono molto frequenti e si accompagnano con una relazione di intensa
amicizia o una attrazione per un coetaneo dello stesso sesso. Esse indicano l'intensità
del legame edipico negativo e il bisogno di svincolarvisi attraverso l'appoggio dei
coetanei.
- I fantasmi o le fantasie omosessuali emergono spesso nel corso di una psicoterapia
dell'adolescente. Indicano chiaramente il lavoro psichico di elaborazione identitaria, di
riconoscimento e di integrazione dell'immagine sessuata del proprio corpo ma anche di
riconoscimento e di accettazione dell'altro sesso come complementare al proprio. Tali
fantasie omosessuali sono spesso legate al necessario lavoro di lutto dell'onnipotenza
infantile. Talvolta queste fantasie hanno una tale intensità che l'adolescente sviluppa
delle condotte di lotta che sono all'origine della consultazione o del trattamento:
tentativo di suicidio, anoressia mentale, tossicomania, comportamento sessuale caotico,
automutilazione.
- I rapporti omosessuali propriamente detti rappresentano una situazione clinica molto
meno frequente. Bisogna valutare se il partner omosessuale è unico ed investito di un
significato affettivo particolare o, invece, ci sono numerosi partner sessuali e non c'è
coinvolgimento affettivo, situazione che può esprimere bisogni compulsivi di attacco
del proprio corpo e di quello dell'oggetto.