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PSICOPATOLOGIA DELL’ADOLESCENTE

Il problema dell’agire e del passaggio all’atto

L'atto è una condotta spontanea di vasta portata positiva, compiuto senza riflessione ma non
per questo sconsiderato. II passaggio all'atto è, per lo più , violento ed aggressivo, spesso a
carattere impulsivo e delittuoso.
L'impulso indica il sopraggiungere improvviso, sentito come una urgenza, di una
tendenza a compiere questo o quell'atto. Ciò si verifica fuori di ogni controllo e generalmente
all'insegna dell'emozione.
La compulsione è un tipo di condotta che il soggetto è spinto a compiere per una
costrizione interna. Questa condotta è complessa ed implica sempre una lotta interna. A
differenza dell'impulso, la compulsione può manifestarsi in una azione e ugualmente in un
pensiero.
Gli psicoanalisti distinguono l'acting-out e le azioni sintomatiche.
L'acting-out designa quelle azioni che presentano per lo più un carattere impulsivo in
contrasto con i sistemi motivazionali abituali del soggetto, isolabili nel corso delle sue attività ,
e che assumono spesso una forma auto o etero-aggressiva. Rappresenta una delle vicissitudini
del transfert in quanto si oppone alla verbalizzazione ed alla rievocazione.
Le azioni sintomatiche hanno una funzione opposta: vero compromesso che rivela
l'esistenza di un conflitto, pur mascherandone le sue origini ed i suoi elementi, sono
preliminari alla cura psicoanalitica nella quale esse tendono ad essere sostituite dalla
verbalizzazione e chiaramente dalle vicissitudini del transfert.

Fattori che favoriscono l’agire


Fattori ambientali
- Cambiamento dello stato sociale e l’autonomia che ne deriva;
- stereotipie sociali;
- interazione sociale;
- costrizioni eccessive della realtà ;
Fattori interni
- angoscia
- rimaneggiamento dell’equilibrio pulsione / difesa;
- antitesi attività / passività ;
- modificazioni strumentali: il corpo e il linguaggio;

I significati psicologici e psicopatologici dell’agire


1. l’agire come strategia di interazione: L'agire può essere considerato come un mezzo
indiretto per acquisire, dissimulare o rivelare una informazione attraverso un rapporto
interpersonale con un altro individuo (adulto  provocare; adolescente  essere
accettato);
2. L’agire come meccanismo di difesa: L’agire può accompagnare o rappresentare una
mentalizzazione. L’agire e il passaggio all’atto possono essere considerati come
espressione di un meccanismo di difesa. L'acting-out dell'adolescente può essere
concepito come una forma di azione sperimentale al servizio della funzione adattativa
dell'Io.
3. L’agire come freno alla condotta mentalizzata: Nel quadro del transfert, si osserva
spesso che il paziente agisce per evitare di sentire. L’acting-out è allora valutato come
una condotta di fuga davanti all’affetto che risulta sgradevole alla coscienza del
soggetto. Il passaggio all'atto costituisce spesso una delle conseguenze della
separazione fra pulsioni libidiche e pulsioni aggressive. Così facendo, l'adolescente
evita la sofferenza (ciò rappresenta il versante meccanismo di difesa), ma nello stesso
tempo vede in parte frenate le sue possibilità fantasmatiche e cognitive.
4. Il rifiuto di agire: Attraverso le dinamiche agire-rifiuto di agire viene egualmente
proposta la conflittualità che deriva dalla coppia attività -passività in una dialettica
sottile e caratteristica per ciascun adolescente: alcuni passano all'atto per timore della
passività , altri si chiudono nell'inerzia attiva per timore di lasciarsi andare
passivamente all'agire.

PSICOPATOLOGIA DELLE CONDOTTE CENTRATE SUL CORPO


Le condotte centrate sul corpo hanno come principale caratteristica quella di mettere in
questione la definizione di un corpo sessuato: l'adolescente utilizza il suo corpo fisico, i suoi
bisogni fisiologici, in particolare alimentari o di sonno, per mantenere a distanza la sessualità
e lo scompiglio che essa induce nel corpo. La rottura dell'equilibrio fra gli investimenti
oggettuali e gli investimenti narcisistici, la transitoria assenza d'oggetto per le pulsioni
libidiche ed aggressive, conducono l'adolescente a prendere il proprio corpo come oggetto
transitorio, transizionale o transazionale al fine di dirigervi le sue pulsioni. Scegliere il proprio
corpo come oggetto d'amore, è precisamente una delle basi del narcisismo secondario quale
l'ha definito Freud.

DISTURBI DELLA CONDOTTA ALIMENTARE


Molte ipotesi psicopatologiche aiutano a comprendere la frequenza dei disordini nelle
condotte alimentari in adolescenza:
- riattivazione della pulsione orale: l'adolescente ritorna a modalità di soddisfazione già
sperimentate nella sua infanzia e quindi non minacciose, almeno per il suo equilibrio
psichico interno;
- desiderio di impadronirsi e di controllare i bisogni corporei: conflitto con i genitori i
quali desidererebbero mantenere l'equilibrio alimentare che essi ritengono
soddisfacente mentre l'adolescente rivendica di volersi alimentare secondo criteri
strettamente personali;
- focalizzazione delle interazioni e del conflitto tra genitori e adolescente al momento del
“pasto familiare”: il quale potrebbe rievocare la curiosità di fronte alla scena primaria,
la quale è tinteggiata di disgusto e invidia;
- una “fame di oggetti” molto intensa: incorporare il più gran numero di oggetti possibile
per soddisfare la sua ricerca identificatoria.

OBESITA’
Consiste in un eccesso di peso che supera di due deviazioni standard o del 20% il peso ideale
per altezza.
- L’obesità non è specifica dell’adolescenza, tuttavia l’adolescenza consiste in una tappa
importante (non deve essere più dipendente dai genitori, quindi può essere lui stesso
interessato a chiedere una consultazione)
- C’è sempre un aumento di peso nel periodo pre-pubere, il corpo cambia
- Vi sono fattori psicosociali che giocano ruoli complessi: quelli che svolgono un ruolo
nello sviluppo dell’obesità ; quelli creati dall’obesità ; quelli suscitati dal desiderio di
dimagrire.
Condotte e personalità del soggetto obeso:
- Due condotte alimentari tipiche del soggetto adolescente sono il piluccare e l’iperfagia
a connotazione spesso familiare
- Le crisi di bulimia sono rare
- Il senso di fame non si riscontra (piluccano molto spesso) e neanche il senso di sazietà
(perché ci sono sensi di colpa o di fastidio ulteriori
- L’adolescente obeso è spesso una persona inattiva, passiva, si sente solo, annoiato; altri
casi sono nevrotici, con stati di ansia a connotazione fobica
- H. Bruch  distinzione tra “polifagia – obesità – inattività ” da un lato, èanoressia –
magrezza – iperattività ” dall’altro.
Evoluzione dell’obesità
- Relativa stabilità dell’obesità attraverso gli anni
- L’adolescenza è un periodo privilegiato in cui la motivazione terapeutica diventa
personale (la pressione dell’ambiente è forte)
Ipotesi psicopatologiche
- Il fattore costituzionale genetico si può basare sul fatto che molto spesso uno dei due
genitori è obeso; tuttavia, bisogna distinguere con le abitudini alimentari della
famiglia: l’iperfagia è spesso familiare.
- L’assunzione di cibo non corrisponde a una sensazione di fame (fame e sazietà non
sono ben discriminati)
- L’adolescente obeso non è giunto all’autonomia: non ha acquisito adeguatamente il
senso/i confini del proprio corpo, non riconosce i segnali del proprio corpo e non
riesce a rispondervi adeguatamente (questo anche a causa di una madre che non gli ha
permesso di discernere tra fame, sazietà  reazioni materne spesso inadeguate)
- Gli ad. obesi non hanno integrato la loro immagine corporea e saranno senza risorse di
fronte ai bisogni del corpo o che avranno la sensazione che questi bisogni sono
controllati dall’esterno come se essi non fossero i proprietari del loro corpo e delle loro
sensazioni.
- Fissazione difensiva nella fase orale  l’oralità viene erotizzata per mezzo della
suzione caratteristica dell’atto di piluccare.

 Obesità e Depressione  sono di frequente riscontro gli elementi depressivi; la


depressione e la noia sono in primo piano. Carenze nell’elaborazione del
narcisismo (“sentimento oceanico”, desiderio di tornare nell’utero materno). La
tematica depressiva è essa stessa in stretto rapporto con il versante narcisistico,
in ragione dei suoi sentimenti di vuoto, inutilità e mancanza. La stessa
immagine del corpo è, come il corpo obeso, spesso ipertrofica, voluminosa: il
corpo obeso, gonfio, dà all’adolescente un sentimento di sicurezza di sé, di
sicurezza interna, senza il quale egli non esisterebbe.
 Obesità e Sessualità  l’obesità funziona come freno alla sessualità : la condotta
iperfagica apporterà gratificazioni orali regressive sostitutive.
 Obesità e Struttura Psicosomatica  l’obesità potrebbe rappresentare una sorta
di protezione contro le intrusioni. Come se il dimagrimento rimuovesse il
concreto spessore delle difese di cui l’obeso ha bisogno di circondarsi con il
duplice scopo di ammortizzare l’aggressività proiettata all’esterno e di
mantenere un sentimento di sé ipertrofico (meccanismo di difesa).
Trattamento
- Tutte le misure coercitive che non sono approvate e non suscitano la partecipazione
dell’adolescente sono destinate a fallire;
- L’ospedalizzazione, allo scopo di realizzare un decondizionamento, è stata proposta
soprattutto nei casi più gravi e su richiesta dell’adolescente;
- La psicoterapia (individuale o di gruppo)  ha come obiettivo quello di restituire
all’adolescente la coscienza dei sentimenti e delle pulsioni che nascono in lui, insieme
alla possibilità di imparare a riconoscerle, soddisfarle o a utilizzarle in modo
pertinente.

ANORESSIA MENTALE
- Caratterizzata da stereotipia clinica, prevalenza del sesso femminile (90-97%) e
un’epoca d’insorgenza caratteristica (verso i 15-16 anni/18-19 anni).
- Significativa comorbilità : episodio depressivo maggiore e disturbi ossessivo-
compulsivi
- Famiglie di classe socioprofessionale media-alta
- Famiglie a statuto matrimoniale “normale” sembrano prevalenti
Descrizione Clinica
- si stabilizza in 3-6 mesi
- talvolta può essere individuato un fattore scatenante
1) Condotta Anoressica: dopo il periodo iniziale in cui resta moderata, la condotta
anoressica diventa costante, risoluta, perseguita energicamente nella chiara intenzione
di dimagrire.
- “Orgasmo della fame”: vero e proprio godimento derivato, per l’anoressica, dal
controllo del suo bisogno fisiologico.
- Il comportamento alimentare si modifica, cambiano le abitudini  alla fine la vera
e propria anoressia consiste nella perdita totale della sensazione di fame.
- Spesso i pasti familiari sono occasione di isolamento  l’anoressica finisce con
l’isolarsi.
- Talvolta vi sono intervalli di crisi bulimiche (momenti di vero e proprio cedimento
nel tentativo di controllo.
2) Dimagrimento:
- Inizialmente lieve, dopo un po’ raggiunge livelli spettacolari.
- L’atteggiamento della paziente nei confronti del peso è caratteristico (si pesa
regolarmente, si sente trionfante, fiera di sé stessa).
- Sentimento di dismorfofobia localizzato.
- Un aumento di peso suscita senso di pesantezza, scontentezza, collera interiore.
3) Amenorrea
4) Iperattività: intellettuale o fisica
- Intellettuale: iperinvestimento dello studio  è il pretesto per un frequente
isolamento sociale, il rifiuto delle consultazioni e dei percorsi terapeutici che fanno
perdere tempo.
- Fisica: attività che può confinare nell’ascetismo, accompagnato da un quasi
maltrattamento fisico.
5) Percezione distorta dell’immagine del corpo:
- Timore di essere grassa
- Dismorfofobia localizzata
6) Disinteresse per la sessualità: le attività sessuali sono ignorate
- Se esistono anoressiche che hanno rapporti sessuali si tratta di attività
conformiste, per fare come gli altri, senza investimento emotivo
La Famiglia dell’anoressica
- Madri  ansiose e ipocondriache, oppure fredde; attente al peso della figlia, fanno
confusione tra sé stesse e la figlia
- Padri  piuttosto cordiali; permissivi e isolati; intervengono poco nelle decisioni
familiari
- Coppia  unione soddisfacente solo in modo superficiale; interazioni familiari spesso
molto rigide
- La paziente desidera spesso controllare la vita familiare. Esigenze non soddisfatte
provocano manifestazioni di collera. In altri casi, a parte il rifiuto alimentare,
l'anoressica si dimostra particolarmente docile e sottomessa e nella famiglia si crea un
clima idilliaco e aconflittuale che giustifica il rifiuto di curarsi e di separarsi.
Segni biologici
- Disfunzione dell’asse ipotalamo ipofisi
- Deficit di calcio  rischio di osteoporosi secondaria
- Rallentamento della crescita
Evoluzione
- Forme minori: si verifica in adolescenti minori; si protrae per alcuni mesi e poi sparisce.
- Forme gravi e cachettizzanti: intorno alla cachessia si osserva una ridistribuzione dei
rapporti familiari: il sintomo permette un'accentuazione dell'aggressività madre-figlia e
il dimagramento autorizza una relazione di complicità padre-figlia.
- Evoluzione intermedia: costellata di episodi anoressici inframezzati da recuperi
transitori di peso, per le crisi bulimiche della paziente o per le ospedalizzazioni.
- Prognosi: pazienti anoressiche con manovre purgative hanno una maggiore probabilità
di sviluppare gravi complicanze mediche.
Forme cliniche: Anoressia mentale maschile (timore dell’obesità ); Anoressia prepubere (5-
10% dei casi; arresto della crescita).
Associazione con:
o Disturbi dell’umore
o Disturbi della sessualità
o Condotte di dipendenza
o Personalità Borderline
Elementi di riflessione Psicopatologica
- l’anoressia mentale esprime un’incapacità ad assumere il ruolo sessuale
genitale e a integrare le trasformazioni della pubertà ;
- il conflitto si colloca a livello del corpo, che è rifiutato e maltrattato e non a
livello delle funzioni alimentari
- la struttura dell’anoressia mentale è diversa da quella di una nevrosi classica
1) Ipotesi Ontogenetiche: “disconoscimento dei bisogni del corpo”
- legato a prime esperienze difettose del lattante: risposte inadatte, caotiche o
insufficienti da parte della madre.
- Il bambino apprenderebbe a rispondere alle sensazioni e ai bisogni corporei
della madre e non ai suoi  disturbi nella costruzione dei confini dell’Io,
dell’identità fondamentale e dell’immagine del corpo.
- Carenze nei processi primari d’identificazione madre-bambini caratterizzati da
un legame di dipendenza in cui domina l’ambivalenza.
2) L’anoressica e il suo Corpo: “ascetismo”
- l’ascetismo permette di negare i bisogni del corpo
- investimento narcisistico focalizzato sul corpo, che permette di negare la
costrizione dei desideri e degli investimenti oggettuali
- il corpo diventa il supporto di una sorta d’idealizzazione megalomanica
difensiva: corpo idealizzato, purificato, indistruttibile.
3) L’anoressica e le sue Fantasie: controllo
- importanza della razionalizzazione che esercita un vero dominio assoluto sul
funzionamento mentale
- investimento difensivo dell’erotismo anale di padronanza e di controllo  il
controllo e la padronanza alimentano l’Ideale dell’Io megalomanico
dell’anoressica, ancora rinforzato dall’indeterminatezza dei confini dell’Io
- nell’anoressica domina il piacere tinteggiato di perversione legato all’orgasmo
della fame
4) La “Dipendenza Anoressica”
- l’anoressica nega la dipendenza da ogni investimento oggettuale
- sentimento di onnipotenza
- condotta di auto sabotaggio
- dipendenza paradossale di cui mantiene il controllo: la dipendenza dal suo
rifiuto, dalla sua indipendenza, e dalle sensazioni che ne derivano
Trattamento
 Trattamento ambulatoriale: approccio plurifocale con accordo di ripresa
minima di peso; consultazione psichiatrica; psicoterapia individuale;
 Ricovero ospedaliero e separazione: variabile, dall’isolamento quasi carcerario
al semplice soggiorno in clinica o alle conseguenze di un trattamento integrato
che si basa sulla convergenza di approcci medici, nutrizionali, psicoterapeutici e
familiari;
 Genitori: offrire ai genitori un aiuto terapeutico durante l’ospedalizzazione della
figlia;
 Prescrizione farmacologica: deve essere limitata allo stretto indispensabile;
qualsiasi dieta specifica è sconsigliata; tuttavia, in alcuni casi, è necessaria la
prescrizione di antidepressivi.

BULIMIA NERVOSA (WULFF)


La bulimia nervosa si manifesta più spesso negli adolescenti al momento della pubertà
(12-14 anni) o verso la fine degli studi secondari (18-19 anni).
Sindrome bulimica
attacchi di voglia (binge eating), due episodi alla settimana per almeno tre mesi:
- bisogno intenso e irresistibile di ingurgitare grandi quantità di cibo
accompagnato dal sentimento della perdita di controllo sulle proprie capacità di
limitarsi;
- manovre per evitare l'aumento di peso legato all'assunzione eccessiva di cibo
(vomito, abuso di lassativi, diete più o meno rigide, attività sportiva)
- timore di ingrassare legato ad una immagine già problematica del proprio
corpo;
Il contesto familiare
frequenza di antecedenti psichiatrici familiari (alcolismo, depressione materna, suicidio). Le
famiglie dei pazienti bulimici sembrano più caotiche, impulsive e apertamente conflittuali
delle famiglie delle anoressiche.

L’organizzazione psicopatologica
La relazione che le pazienti bulimiche stabiliscono con l’ambiente è spesso analoga al legame
che esse intrattengono con il cibo e alterna momenti di avidità a momenti di rifiuto
egualmente intensi: avidità di un contatto che può apparire ricco, diversificato, fluido,
profondo ma che improvvisamente vira verso atteggiamenti di rottura, ritiro, distanza.
L'appetenza oggettuale della paziente bulimica corrisponde ad una ricerca avida incessante
ma senza digestione, cioè senza interiorizzazione. Jeammet sottolinea la tensione fra l'avidità
oggettuale e i cedimenti dell'assetto narcisistica, in quanto l'intensità della prima è
proporzionale alle carenze del settore narcisistico.

Evoluzione e trattamento
 Le richieste di terapia da parte dei pazienti sono numerose, diversificate (dietetiche,
farmacologiche, psicoterapiche, comportamentali), ma di rado proseguono con
assiduità .
 L'ospedalizzazione può permettere di interrompere il crescendo delle crisi e di
intraprendere una rieducazione attraverso un programma dietetico personalizzato.
 Terapia relazionale: terapia comportamentale breve caratterizzata da un lavoro
rieducativo a livello dietetico; terapia di gruppo; psicodramma; terapia di ispirazione
analitica o psicoanalisi classica. Quest’ultima difficoltosa a causa dell’iniziale
impossibilità dell’instaurarsi della relazione terapeutica.

DISTURBI DEL SONNO


Molte ricerche evidenziano un’insufficienza di sonno con una sindrome di affaticamento
al risveglio che arriva a più dell’80% degli adolescenti, soprattutto tra le ragazze.
Insonnie
- Insonnie vere: comportano difficoltà di addormentamento e risvegli notturni.
Fattori psicologici legati ad un’ansia eccessiva associata o meno ad elementi
depressivi. Si tratta di solito di adolescenti che facilmente presentano condotte
fobiche o fobico-ossessive.
- Insonnie secondarie all'uso di sostanze psicotrope, di alcool o di tabacco;
- Sindrome di Ritardo di Fase del Sonno (SRPS), descritta da Weitzman: ritardo
sistematico dell'ora dell'addormentamento che avviene 2 o 3 ore dopo
mezzanotte con un risveglio a metà giornata o a mezzogiorno. Frequente
sonnolenza diurna. A lungo termine può comportare abbandono scolastico e
isolamento sociale.
Parasonnie
Sonnambulismo  adolescenti con turbe nevrotiche;
Terrori notturni  fragili meccanismi di difesa dell’Io;
Enuresi notturna  in concomitanza con i primi rapporti sessuali;

Ipersonnie
Narcolessia-catalessia (malattia di Gélineau)
 Pisolini diurni di qualche minuto o qualche ora;
 Attacchi catalettici (brusca abolizione del tono muscolare dovuta a emozioni
spiacevoli);
 Allucinazioni ipnagogiche visive, uditive o labirintiche;
 Sonno intervallato da frequenti risvegli;
L'ipersonnia idiopatica  si manifesta spesso fra i 10 ed i 20 anni. Si associa a un sonno
notturno prolungato, grosse difficoltà a svegliarsi il mattino e sonnolenza diurna permanente
non attenuata dal riposo pomeridiano.
La sindrome di Kleine-Levin  caratterizzata dall'associazione di episodi di ipersonnia con
iperfagia, disturbi del comportamento, dell'umore e disordine delle condotte sessuali.

Cenni psicopatologici
Il sonno è per eccellenza un momento di regressione, ma questa regressione può far
temere all'adolescente una perdita del controllo sul proprio mondo fantasmatico e
pulsionale derivante dai sogni o dagli incubi ed anche una perdita della propria identità
narcisistica (insonnia).
Nel caso delle ipersonnie, il sonno assumerà una funzione di rifugio di fronte a tutte le
difficoltà della vita di veglia.
Esiste incontestabilmente un legame fra qualunque forma di disturbi del sonno e la
depressione dell'adolescente. Da un punto di vista più psicopatologico, il disturbo del sonno
potrebbe essere compreso talvolta come la conseguenza del disturbo narcisistico che
accompagna costantemente la depressione e che coinvolgerebbe, in un momento di
svalorizzazione di sé, l'insieme del corpo e delle funzioni ad esso legate. Altre volte, i disturbi
del sonno risulterebbero più come delle condotte di ripiegamento di ritiro persino di
inibizione: atteggiamenti dal valore difensivo di fronte al coinvolgimento relazionale con
l'altro e al timore della realtà , tutti atteggiamenti che sappiamo spesso accompagnare una
vera depressione e che talvolta contribuiscono a mascherarla.

Trattamento
Il trattamento migliore è essenzialmente preventivo: assicurare una buona igiene del sonno
fin dalla prima infanzia, assicurare un buon equilibrio psicoaffettivo e relazionale.
Ipnotici a breve emivita restano per il momento i farmaci meno nocivi.
Riguardo poi alla Sindrome di Ritardo di Fase del Sonno è consigliabile una cronoterapia
senza farmacoterapia. La cronoterapia consiste nello scalare regolarmente gli orari di sonno
anticipando l'ora di andare a dormire da 2 a 3 ore al giorno fino a ritrovare un orario
compatibile con la vita sociale pur mantenendo un orario fisso di risveglio.

STATI ANSIOSI
Angoscia
L'angoscia insorge in modo del tutto improvviso o gradualmente, invade totalmente il
soggetto oppure si limita ad un sentimento di malessere vago e diffuso, dura per settimane o,
al contrario, scompare dopo qualche ora. Tre livelli di angoscia:
- eccitazione somatica diffusa;
- l'angoscia psichica pervasiva caratterizzata da timore estremo;
- l'angoscia è un sintomo-segnale che l'Io attiva di fronte ad un potenziale
pericolo (seconda teoria dell'angoscia di Freud);
Tre manifestazioni ricollegabili all'ansia sembrano tuttavia mantenere una certa continuità
dall'infanzia all'età adulta:
Le fobie semplici particolari (fobia del sangue, fobia delle ferite corporee) rimarrebbero
immutate in adolescenza e in età adulta.
L'inibizione ansiosa dimostrerebbe una continuità rilevante dall'infanzia all'adolescenza.
L'ansia di separazione, i cui sintomi variano con l'età , ma che per un certo numero di bambini
si estenderebbe all'adolescenza, in particolare sotto forma di fobia della scuola e quindi in
età adulta sotto forma di disturbi da attacchi di panico.

Disturbi da attacchi di panico


Insorge molto probabilmente già nell'infanzia ma soprattutto nell'adolescenza e la sua
manifestazione clinica è simile a quella osservata negli adulti. In ogni stadio della pubertà si
riscontra un tasso progressivamente crescente di attacchi di panico. Gli autori deducono che
potrebbe esistere un legame fra la pubertà e l'insorgenza e l'eziologia degli attacchi di
panico.
Fobie sociali
Insorgenza: 15-20 anni.
Questo disturbo pone 2 problemi specifici: la cronicità della sua evoluzione, contrariamente ai
disturbi da attacchi di panico e anche alla depressione, ma, soprattutto, l'importanza delle
conseguenze sociali dovute ai comportamenti di evitamento provocati da tale patologia.
Alcuni insuccessi scolastici, interruzioni della scolarità o anche le fobie della scuola sarebbero
attribuibili a questo disturbo, che non viene generalmente diagnosticato come tale in
adolescenza.
Particolarità generali dell’espressione dell’ansia in adolescenza
I disturbi somatici sono tutti quelli riscontrabili negli stati ansiosi: palpitazioni, cefalea,
vertigini, nausea, come vengono riferite ai medici di base.
Un'altra particolarità dell'angoscia dell'adolescenza, in particolare delle fobie, è quella di
manifestarsi sotto forma di fobia della scuola.
La sindrome di minaccia depressiva (Braconnier), frequentemente riscontrata in
adolescenza, si manifesta con la comparsa più o meno improvvisa di un'apprensione, se non di
un terrore intenso, di sentirsi invasi da tristezza, cattivo umore e idee di suicidio. Il disagio
prevalente di questo disturbo è un'ansia acuta o subacuta la cui caratteristica essenziale non è
la paura di un oggetto, di una situazione o di un'attività specifica, ma la paura di sentirsi invasi
da un affetto depressivo. Sintomi: sensazione di tensione psichica e fisica accompagnata da
sintomi neurovegetativi tipici degli stati ansiosi acuti quali dispnea, palpitazioni, dolori alle
regioni toracica e addominale, senso di soffocamento, impressione di perdita di conoscenza.
Da un punto di vista psicopatologico, tale minaccia depressiva è sempre legata a 2 fattori
associati: le rappresentazioni angoscianti, dolorose e conflittuali di una separazione dagli
oggetti genitoriali e le rappresentazioni ancora più angoscianti, dolorose e conflittuali di un
legame sessuale e più spesso, ai nostri giorni, erotico con un nuovo oggetto d'amore.

Evoluzione  Molte ricerche sembrano indicare che l'insorgenza di un disturbo d'ansia (o


depressivo) in adolescenza costituisce un rischio significativo di ulteriori manifestazioni dello
stesso tipo in età adulta (in particolare sotto forma di attacco di panico) o di altro genere,
disturbo della personalità evitante, o depressione.

Approccio psicopatologico
Per la comprensione psicopatologica dell'angoscia in adolescenza è possibile rifarsi alle
2 grandi teorie dell'angoscia sostenute da Freud.
Nella prima teoria, la libido si trasforma in angoscia nel momento in cui essa non può
raggiungere il suo oggetto di soddisfacimento; ciò si osserva in modo particolare quando
l'oggetto, sul quale è diretto il moto pulsionale, viene a mancare. La pulsione, libera
dall'oggetto, produce l'angoscia che, secondariamente, provoca la rimozione. Nella seconda
teoria, l'angoscia non proviene più da una causa esterna (assenza dell'oggetto della pulsione),
ma ha un'origine interna: l'angoscia è prodotta dall'Io del soggetto e la sua funzione principale
è quella di servire da segnale di pericolo.
In adolescenza, sia i cambiamenti somatici della pubertà che quelli psichici pulsionali sono
all'origine di una produzione d'angoscia la cui qualità dipende in gran parte dalla capacità di
elaborazione dell'Io. In alcuni casi sembra che il grande sconvolgimento dell'adolescenza porti
ad un vero trauma esterno. Tale trauma mette in pericolo i diversi oggetti d'investimento
dell'adolescente, sia interni che esterni. L'adolescente si trova di fronte a pulsioni libidiche e
aggressive prive di oggetto d'investimento, pulsioni che minacciano allora la coerenza stessa
della sua personalità . Un primo meccanismo di contenimento dell'angoscia o di limitazione
della pulsione è costituito dal meccanismo proiettivo: la pulsione viene proiettata su una parte
del corpo che diviene allora estranea e minacciosa: è questo uno dei meccanismi del disturbo
ipocondriaco. L'ipocondria appare allora come un sintomo cerniera in cui l'angoscia e i
meccanismi di difesa adottati per contenerlo si coalizzano in una lotta contro la
depersonalizzazione. L'ipocondria può essere considerata come la proiezione su una parte del
corpo sia degli oggetti cattivi e delle parti cattive del Sé che delle pulsioni, aggressive e
distruttive. L'utilizzazione prevalente dei meccanismi proiettivi diviene visibile grazie alla
frequente associazione con posizioni persecutorie di tipo paranoide.
Trattamento
Nei disturbi ansiosi manifesti (attacchi di panico, ansia generalizzata, agorafobia) l'ascolto e la
consultazione terapeutica rappresentano l'approccio terapeutico privilegiato. La prescrizione
di ansiolitici e soprattutto di antidepressivi può rivelarsi necessaria, a patto che sia limitata
nel tempo.

NEVROSI
Espressioni nevrotiche caratteristiche dell’adolescenza
 Le condotte fobiche  Dismorfofobie:
- percezione soggettiva della trasformazione corporea;
- fattori psicologici interiorizzati, dove le preoccupazioni riguardanti le sviluppo
fisico non sono che una razionalizzazione e una proiezione di una frustrazione
affettiva più profonda;
- fattori sociologici;
- atteggiamento derivato dall’osservazione di altri  “corpo sociale”;
1) Preoccupazioni eccessive sulla figura  Obesità ; Magrezza; Statura; Natiche grosse,
pancia grossa, cosce grosse.
2) Preoccupazioni eccessive su una parte del corpo  Piedi; Viso e testa; Acne giovanile;
Paura di arrossire.
3) Preoccupazioni eccessive a proposito dei caratteri sessuali  Pelosità ; Seno; Organi
genitali; Cambiamento della voce.
 Intellettualizzazione:
I processi mentali hanno come ruolo essenziale quello di far fronte al conflitto adattivo
fra le esigenze pulsionali da un lato e l’ambiente dall’altro. L’Io dell’adolescente è posto
di fronte all’aumento quantitativo di pulsioni libidiche. Una delle funzioni dell’Io è di
evitare il cambiamento, di far fronte a questa esacerbazione pulsionale per ritrovare la
relativa tranquillità del periodo di latenza. Tutte le funzioni difensive dell’Io tendono a
intensificarsi (ascetismo e intellettualizzazione).
L'ascetismo è una difesa diretta contro le pulsioni e le esigenze istintuali con un
tentativo di padroneggiarle. La sua espressione clinica più tipica si focalizza intorno al
corpo (anoressia mentale).
L’intellettualizzazione va di pari passo con l’accesso al pensiero formale. L’adolescente
tende a trasformare ciò che sente in “pensiero astratto”. È il piacere provato
dall’adolescente nel far uso di astrazioni e nel non pensare più unicamente nell’ambito
delle categorie del reale. Anche qui si tratta di un tentativo di padroneggiare le
pulsioni, sovrainvestendo i processi mentali. Se il versante positivo di una tale
operazione difensiva è di stimolare l'intelligenza, il suo versante negativo si osserva
nelle molteplici produzioni sintomatiche di tipo nevrotico.
 Inibizione:
1) Inibizione Intellettiva: vi è desiderio di continuare gli studi, di adempiere agli impegni
scolastici, ma l’adolescente se ne dichiara incapace. L’inibizione intellettiva si rileva
nella difficoltà incontrata negli impegni scolastici o universitari; comporta talvolta un
parziale insuccesso nel proseguimento degli studi, insuccesso che si caratterizza
essenzialmente per l’incapacità dell’adolescente a proseguire il programma che aveva
precedentemente scelto o deciso.
2) Inibizione a Fantasticare: difficoltà che incontrano alcuni adolescenti a sviluppare
un’area di sogno e fantasia. Una soluzione consiste nella massiccia rimozione di queste
fantasie, che si traduce in comportamenti conformisti dell’adolescente. Un’altra
soluzione prevede l’evacuare direttamente tali pulsioni e fantasie attraverso il
passaggio all’atto.
3) Inibizione Relazionale (timidezza): inibizione basata non sui processi psichici stessi ma
sulle modalità relazionali dell’adolescente con il suo ambiente. È abituale scoprire,
dietro alla timidezza, l'esistenza di una vita fantasmatica piuttosto ricca. Il timore
frequente dell'adolescente è che queste fantasie e/o fantasmi siano scoperti dall'altro,
soprattutto quando quest'altra persona è l'oggetto verso il quale sono rivolte queste
fantasie. In genere un disturbo dismorfofobico accompagna la timidezza e la giustifica.

Altre condotte Nevrotiche


 Condotte isteriche: manifestazioni acute o manifestazioni persistenti che si tratti delle
conversioni motorie, sensitive, sensoriali, fonatorie o ancora delle manifestazioni
psichiche.
a. Condotte isteriche come difesa diretta contro la sessualità (masturbazione e
fantasie sessuali).
b. Condotte isteriche come freno al movimento d’indipendenza dell’adolescente.
In entrambi i casi, la “belle indifférence”, descritta da Charcot, può venire osservata: la
presenza di un osservatore può accrescere l’intensità dei disturbi: alcune osservazioni
indicano la loro più o meno completa scomparsa in assenza di uno spettatore, almeno
di spettatori familiari.
 Meccanismi psicopatologici legati ai sintomi isterici in adolescenza:
- Meccanismi psichici classici: rimozione e conversione
- Meccanismi psichici legati ai processi di scissione e somatizzazione
- Meccanismi legati all’interazione tra l’adolescente e il suo ambiente circostante:
l’interferenza tra il bisogno di appropriazione e di autonomia del proprio corpo da
parte dell’adolescente e il freno che la conversione somatica apporta a questo
movimento (gravi conversioni somatiche, in particolare quelle che interessano la
deambulazione, rinforzano i legami di dipendenza tra l’adolescente e i suoi genitori).
 Condotte Ossessive: I temi sessuali, la paura dello sporco, della contaminazione da parte
di microbi e, soprattutto ultimamente, dell'AIDS, sono le ossessioni più frequentemente
riscontrate in adolescenza. Le compulsioni più frequenti sono di lavaggio.
Concetto di Nevrosi: Ipotesi Teoriche
1) L’adolescenza come momento di costituzione della nevrosi (Freud)
Secondo Freud, caratteristica dell'adolescenza è la nuova possibilità di accesso al
piacere terminale, cioè ad una dimensione di appagamento del piacere. Il piacere
terminale è definito, soprattutto nell'uomo, come la riduzione fino alla scomparsa, sia
della tensione fisica che di quella psichica in seguito all'eiaculazione. Questa nuova
maturità sessuale provoca una riorganizzazione delle pulsioni parziali proprie del
bambino: compare una nuova meta sessuale alla realizzazione della quale cooperano
tutte le pulsioni parziali, tanto che le zone erogene si subordinano al primato della
zona genitale. In tal modo le pulsioni parziali (orali e anali) devono essere integrate
nella sessualità genitale. Esse partecipano d'ora in poi a quello che Freud chiama il
piacere preliminare: si tratta della fase che precede il piacere terminale. Oltre
all’emergere della maturità sessuale e l’accesso al piacere terminale, l’adolescenza
rappresenta un momento privilegiato di costituzione del disturbo nevrotico anche per
la necessità che la libido cambi il proprio oggetto (complesso edipico).
2) Critica della nevrosi adolescenziale (Ladame)
“Io dubito fortemente che, se appaiono nel corso dell’adolescenza, questi sintomi
possano essere veramente di natura nevrotica (cioè realmente indotti da un conflitto
intrapsichico). È necessario essere molto cauti prima di giungere alla conclusione di
avere a che fare con una “personalità nevrotica” perché, a mio giudizio, questo tipo di
organizzazione non è possibile prima dell’inizio dell’età adulta”.

SINDROME BORDERLINE
L’estensione all’adolescenza del quadro clinico della sindrome borderline è relativamente
recente.
Clinica:
- Importanza dell’angoscia
- Esistenza di molteplici sintomi nevrotici
- Importanza della sintomatologia depressiva
- La facilità dei passaggi all’atto da cui derivano i tentativi di suicidio e gli atti delittuosi
- Facilità di stabilire un rapporto di dipendenza dalle droghe e dall’alcol
- Possibilità di un episodio di scompenso transitorio ma rapidamente regressivo
Nel disturbo borderline esiste una prevalenza di meccanismi mentali di tipo primitivo in cui
predomina la scissione. Le relazioni oggettuali del paziente borderline sono rivolte agli
oggetti parziali, sia idealizzati, sia al contrario svalorizzati, con bruschi passaggi dall’uno
all’altro. La scissione è considerata come un meccanismo attivo per lottare contro questa
sofferenza depressiva, per evitare l'inquietudine e per non dover far fronte alla necessità della
riparazione. Essa mantiene attivamente separati gli oggetti buoni da quelli cattivi. Ma il
persistere della scissione provoca deviazioni nell'organizzazione psicodinamica del soggetto
(indebolimento dell'Io, arcaismo del Super-Io, conflitti pregenitali).
Rapporto tra Adolescenza e Sindrome Borderline
Adulti borderline descritti come “soggetti che presentano un’adolescenza prolungata”.
Punti in comune:
a. Un Io in posizione di relativa debolezza: angoscia sempre viva; l’Io si ritrova a
confrontarsi con esigenze pulsionali particolarmente vive; al contrario di un Io debole,
il Super-Io diviene tirannico e presenta esigenze rafforzate.
b. Un prevalente ricorso a meccanismi di difesa di tipo arcaico, primo fra tutti quello di
scissione. In ogni adolescente per l’accresciuto bisogno di proteggersi dal conflitto di
ambivalenza centrato sul legame alle immagini genitoriali e per disperdere i propri
desideri genitali al fine di non confrontarsi alla minaccia incestuosa. Alla scissione si
associano proiezione, idealizzazione, onnipotenza, negazione, svalorizzazione.
c. Incertezza nell’identità e una fragilità narcisistica.
Origine del disturbo  strettamente legata a una distorsione nello sviluppo precoce del
bambino (difficoltà di accesso alla posizione depressiva).
Sintomatologia Clinica:
 Frequenza dell’“agire” o tendenza all’agire sotto forma di agitazione, instabilità ;
 Condotte devianti/delinquenziali
 Difficoltà scolastiche
 Difficoltà sessuali dominate dai loro aspetti caotici o perversi
 Manifestazioni centrate sul corpo (ipocondriache, anoressiche, bulimiche)
 (ma anche) Frequenza di noia, indifferenza, sentimento di vuoto, inutilità .
 Particolare sensibilità dell’adolescente borderline alle perdite, ai sentimenti di
abbandono.
Contesto Familiare
- Va riconosciuta l’importanza delle interazioni familiari e l’esistenza di disturbi più o
meno profondi in queste interazioni;
- In famiglia, esistenza di condotte patologiche, spesso simili (tentativi di suicidio,
alcolismo, depressione, stati confusionali);
- La coppia genitoriale è spesso disarmonica
-Il rapporto tra l’adolescente borderline e i suoi genitori è fortemente tinteggiato di
ambivalenza (soprattutto con la madre)  frequente idealizzazione alternata ad
aggressiva svalorizzazione.
Approccio Psicopatologico
Meccanismi di Difesa
- Scissione: primo fra tutti. L’utilizzo della scissione spiega i bruschi passaggi da un
estremo all’altro nella valutazione affettiva degli altri, giudizi sferzanti senza possibilità
di modulazione, instabilità e labilità che si manifestano nei diversi settori
dell’esperienza vitale. Gli oggetti sono scissi;
- Idealizzazione: dell’oggetto con cui istaura un rapporto di dipendenza;
- Onnipotenza: per difendersi dalle minacce di ritorsione;
- Negazione: di pensieri o affetti contrastanti
- Svalutazione degli altri, come di sé, ogni qualvolta si attivi una sequenza relazionale,
- reale o fantasmatica, che metta in dubbio la perfezione dell'oggetto idealizzato;
- Proiezione su oggetti esterni dai quali si sente minacciato.

 La vita affettiva è così dominata dall’irruzione di sentimenti violenti, non modulati e


spesso non modulabili, che devono trovare immediata soddisfazione o, in mancanza di ciò ,
essere immediatamente espulsi.
 Stati d’animo generalmente esperiti  terrore, diffidenza, collera, rabbia, impotenza.
 L’esame di realtà è conservato: la realtà è percepita nel suo aspetto esterno ma in
compenso il suo contenuto qualitativo è reso in generale confuso per effetto
dell’identificazione proiettiva.  I limiti del sé e degli altri sono “sfumati” e vengono
spesso confusi (identità diffusa).
 La costanza dell’oggetto non viene acquisita  l’esistenza e la permanenza dell’oggetto
libidico buono interiorizzato sono sempre minacciate dagli attacchi aggressivi e distruttivi
dell’oggetto interno cattivo. Il ruolo della scissione è proprio quello di mantenere separati
oggetto buono e oggetto cattivo per proteggere l’oggetto “buono” interiorizzato. Il non
accesso alla costanza dell’oggetto conduce a:
- Una dipendenza estrema nei riguardi di questi oggetti “buoni”
- Un ostacolo ai processi di riparazione
- Una difficoltà a interiorizzare delle immagini totali modulate e modulabili
- Una difficoltà al pieno dispiegarsi dei processi cognitivi
Organizzazione topica
Debolezza dell’Io e severità del Super-Io
 Io  la debolezza si manifesta nella mediocre capacità dell’Io di far fronte all’angoscia,
nella relativa incapacità di tollerare la frustrazione e per conseguenza in una difficoltà a
controllare gli impulsi.
 Super-Io  arcaico, esigente, tirannico. Deriva dalle immagini parentali. Si traduce in
una severità eccessiva nei confronti di un Io considerato inadeguato e in un sistema di
riferimento che utilizza soprattutto la legge del taglione piuttosto che un sistema di
valori astratto. Questo Super-Io arcaico giudica, con una attitudine severa e svalutativa,
le istanze egoiche e l'immagine di sé, rendendo necessaria da parte dell'individuo
l'adozione di un assetto narcisistico idealizzante difensivo (Sé grandioso Kohutiano).
Relazioni oggettuali
Le relazioni oggettuali degli adolescenti borderline sono profondamente disturbate.
L’adolescente borderline stabilisce strette relazioni di dipendenza con un oggetto idealizzato,
a cui si sottomette, che rischia però di essere respinto e svalorizzato alla minima mancanza. Le
relazioni sono spesso caotiche e bruscamente reversibili. La reciprocità è generalmente
ignorata: relazioni più vicine al parassitismo piuttosto che a uno scambio affettivo.
Dimensione frequentemente persecutoria e paranoide (a causa della scissione che porta a
proiettare sull’ambiente le qualità cattive).
Ipotesi Ontogenetiche  Si rifanno principalmente alle ricerche della Mahler.
Falla nel momento della separazione-individuazione del bambino (o è stata parziale oppure
violenta e traumatica connotata da sentimenti di abbandono contro i quali egli si difende con
la scissione e la negazione).
Masterson >” Triade borderline”
“la triade borderline”:
• l’adolescente borderline è incapace di affrontare in modo soddisfacente il secondo processo
di separazione-individuazione (aspetto ontogenetico);
• questa incapacità e il confronto con tale timore provocano l'angoscia e la reazione
depressiva (aspetto descrittivo e semiologico);
• di fronte all'angoscia e alla depressione, l'adolescente reagisce utilizzando meccanismi
particolari di difesa (aspetto psicopatologico dinamico);

Trattamento
Necessità di un duplice approccio
 Psicoterapia a orientamento analitico: chiarire le difese e interpretare il transfert
psicotico “bioniano”;
 Misure di tipo istituzionale (ricovero ospedaliero)

DEPRESSIONE
 Le variazioni dell’umore in adolescenza sono state trascurate e spesso sono state
attribuite al normale processo dell’adolescenza.
 I due terzi non sono medicalmente e/o psicologicamente curati. Le conseguenze di tali
periodi di depressione sono peraltro frequenti e talvolta gravi.
Ragazze  manifestano i malesseri attraverso preoccupazioni riguardo all’immagine del loro
corpo, al loro peso, ecc.
Ragazzi  esprimono la loro depressione sotto forma comportamentale, attraverso
l’aggressività .
 L’origine della depressione non è univoca: ci possono essere vulnerabilità
neurobiologiche, situazioni familiari o esistenziali particolari, pressione culturale, ecc.
Componenti che contribuiscono a determinare la condotta depressiva:
1) Separazione, rottura dei legami, perdita.
 A livello del corpo
 A livello dei genitori
 A livello del gruppo
 A livello di sé, delle proprie dinamiche e delle proprie istanze psichiche
2) Regressione Narcisistica: gli obiettivi narcisistici sono temporalmente privilegiati a
spese delle tendenze veramente orientate verso gli oggetti; lo scarto esistente tra ciò
che si è e ciò che si vorrebbe essere intacca l’autostima.
3) Aggressività e ambivalenza: rabbia narcisistica; riattivazione delle pulsioni orali e
anali; ambivalenza.
4) L’Affetto Depressivo di base: l’umore depressivo, la noia, la morosité (rifiuto di
investire il mondo degli oggetti, degli esseri. Non c'è nulla che serva a qualcosa, il
mondo è vuoto. Tuttavia, se pure questo stato è caratteristico di molti adolescenti, non
per questo esso connota una depressione.)

Aspetti Clinici
Episodio Depressivo Maggiore
 Forte diminuzione d’interesse e di piacere, sue sintomi che devono essere presenti
praticamente tutti i giorni, per tutta la giornata.
 Deve essere distinta dall’angoscia e dal lutto
 Dal punto di vista eziologico vi sono fattori di tipo psicologico e biologico
Sindrome della minaccia depressiva (Braconnier)
 La manifestazione iniziale è molto spesso l’angoscia
 Presenta la comparsa più o meno improvvisa di un timore per il futuro o anche di
un’intensa paura di sentirsi invasi dalla tristezza, spesso in concomitanza con eventi
spiacevoli quali la perdita di un genitore, una separazione. Il cattivo umore e le idee
suicide condurranno l’adolescente a sperimentare un forte stato di tensione psichica e
fisica che non scomparirà spontaneamente  da uno stato ansioso e di tristezza
l’adolescente può passare a uno stato depressivo fino a uno stato decisamente depresso.
Depressione d’inferiorità
 Tipo di depressione caratteristica dell’adolescenza
 Riduzione dell’autostima e il senso d’inferiorità che ne deriva  a questo stato d’animo
si associa il più delle volte la sensazione di non essere amati o approvati.
 Problematica essenzialmente narcisistica  il conflitto di fondo consiste
nell’impossibilità di questi soggetti di far fronte alle esigenze ideali che essi stessi si
danno (ideale dell’io).
Depressione d’abbandono
 L’espressione sintomatica è dominata dal passaggio all’atto etero o autoaggressivo che
ha la funzione di riempire il vuoto (depressione “attiva”);
 Emergono vissuti di vuoto, di abbandono e il ricordo di esperienze traumatiche.
Depressione psicotica e depressione melanconica
 Le manifestazioni psicotiche dei disturbi dell’umore in adolescenza assomigliano molto
ai disturbi analoghi dell’adulto  con la differenza che, al momento dell’adolescenza,
esiste una maggiore irritabilità o una maggiore frequenza di iperattività , di distrazione
e di mancanza di concentrazione.
 Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, non esiste attualmente uno studio del
tutto attendibile sulle depressioni psicotiche e i disturbi bipolari in adolescenza.
 È molto importante l’aspetto dell’inserimento sociale, scolastico e familiare di tali
adolescenti.
Ambiente Familiare
L’ambiente familiare è spesso considerato una parte fondamentale del contesto
eziopatogenetico; tuttavia bisogna distinguere tra le varie depressioni:
 Reazione ansioso-depressiva  disaccordo coniugale, divorzio, alcolismo, morte di un
genitore; tuttavia, l’ambiente familiare può essere un fattore protettivo se la causa
scatenante della depressione è esterna alla famiglia (scuola, amici, primi amori)
 Depressione basata sui fattori d’inferiorità  uno dei genitori ha proiettato il proprio
ideale megalomanico sul figlio.
 Depressione abbandonica  il processo di “separazione-individuazione” (fondamentale
in adolescenza) porta alla reviviscenza nel periodo adolescenziale si vissuti di
abbandono sperimentati tra l’anno e mezzo e i tre anni.
 Depressione melanconica  è frequente che almeno uno dei due genitori soffre della
stessa patologia; complesso gioco di identificazioni e contro identificazioni.
Anche l’evoluzione varia in base al tipo di depressione.

Trattamento
 Terapie Farmacologiche: antidepressivi, SSRI;
 Psicoterapia (Io psicodramma può costituire una tecnica che, tramite l'inversione dei
ruoli, permette una rappresentazione delle esteriorizzazioni e delle proiezioni);
 Intervento sull’ambiente;
 Prevenzione: riconoscere una depressione in un adolescente potrebbe permettere di
prevenire ulteriori disturbi in età adulta;

PSICOSI
Quattro tipi di raggruppamenti sintomatici.
Schizofrenia  3 modalità di esordio
Forme acute: bouffée delirante o stato confusionale acuto;
Forme progressive o subacute: stati deliranti ad evoluzione subacuta;
Forme insidiose: crollo del rendimento scolastico e talvolta condotte bizzarre;

Esordio schizofrenico o “crisi” in adolescenza?


È necessario tenere in considerazione:
 precedenti anamnestici del soggetto: familiarità con la patologia;
 aspetto clinico propriamente detto: labilità del tono dell’umore che oscilla tra la
depressione ed uno stato di esaltazione disforica; va incontro a crisi di nervi, diventa
particolarmente aggressivo oppure al contrario si isola. Ha un comportamento caotico e
privo di logica.
 valutazione dettagliata del funzionamento mentale: esistono parallelismi sorprendenti
tra i fenomeni psicologici normali relativi alla trasformazione della personalità all'inizio
dell'adolescenza e la fase di esordio di uno stato psicotico. In ambedue i casi l'Io si trova
in una condizione di debolezza, a volte è persino parzialmente disintegrato; questo
stato si accompagna a fenomeni di tipo regressivo. In ambedue i casi si verifica una
fluttuazione dell'equilibrio affettivo associato a reazioni depressive e disforiche e ad
un'ansietà invasiva. In ambedue i casi ci si trova davanti ad una rottura più o meno
brusca dei legami affettivi con l'ambiente, ad un'affermazione esagerata delle tendenze
egocentriche che vengono rinforzate da condotte manifestamente oppositive. Se questi
stati si fissano o si organizzano secondo modalità rigide, al punto che i conflitti legati al
senso di colpa risultano assenti e sostituiti da timori paranoidi di essere abbandonati o
da sentimenti di inferiorità , si può legittimamente supporre che siano in atto movimenti
regressivi che interessano l’Io e il Super – Io, e dunque, terreno fertile per l’instaurarsi
di una psicosi paranoide (identificazione proiettiva).

Bouffèes deliranti acute  episodi ad esordio relativamente improvviso, caratterizzati


dall'invasività della tematica delirante. Evoluzione molto rapida (2 o 3 mesi al massimo) verso
la regressione della sintomatologia delirante con una completa reintegrazione.
 Conflitto psichico non superato (fobie multiple);
 Esordio intorno ai 15 anni; evoluzione più favorevole se esordio tardivo.
 Prognosi aggravata da familiarità con disturbi psicotici

Stati psicotici caratteristici dell’adolescenza


Il rimaneggiamento intrapsichico che si realizza in adolescenza è caratterizzato da 3
dimensioni che assumono un valore centrale:
1. la dimensione somatica  la scoperta della componente pulsionale legata al corpo
minacciano l'unità e l'integrità dell'immagine che l'adolescente ha di sé stesso: insieme
alle angosce edipiche di castrazione e al senso di colpa, torna a riattivarsi l'angoscia di
frammentazione;
2. il problema dell'identità  destabilizzazione di tutte le proprie rappresentazioni e
impegno totalizzante in questa lotta;
3. il problema dell’equilibrio tra investimento narcisistico e investimento oggettuale 
sfumarsi dei limiti della realtà e perdita di contatto con il reale (preschizofrenie
dell'adolescenza: flessione del rendimento intellettuale, disturbi comportamentali
impulsivi, carenza affettiva).

Forme particolari
Stati psicotici legati all’uso di droghe
Stati psicotici che fanno seguito a una psicosi infantile

1. Droghe e psicosi
 Lo stato psicotico acuto “reattivo”.
A seconda del prodotto utilizzato si distingue tra effetto schizoide, caratteristico degli
allucinogeni (LSD, mescalina,) in cui sono in primo piano l'immersione in una
condizione onirica, i vissuti di depersonalizzazione e talvolta anche l'angoscia di
frammentazione, effetto paranoide, caratteristico delle anfetamine, in cui è più intenso
il coinvolgimento delirante. Si può parlare di stato psicotico acuto solo se la sindrome
clinica insorge almeno 24 ore dopo l'assunzione della sostanza tossica.
 Psicosi croniche e uso di droghe
L'interrogativo centrale rimane quello relativo al fatto se la droga rinforzi una
predisposizione già esistente o se dia luogo di per sé ad una dissociazione che si innesta
su un terreno altrimenti sano.

2. Il divenire delle psicosi infantili in adolescenza


Non si può sistematicamente mettere in luce un’evidente continuità tra psicosi
infantile e psicosi dell’adulto attraverso la fase adolescenziale. Di contro, quando
questa continuità esiste, si fa riferimento al concetto di “trauma”.
Continuità infanzia – adolescenza: relazioni oggettuali precoci traumatiche in infanzia
si ripropongono in adolescenza in una specie di “inerzia trionfante”;
Discontinuità infanzia – adolescenza: gli stati traumatici si manifestano in adolescenza
in una condizione di rottura dalle fasi precedenti, e dunque l’adolescenza di per sé
costituisce un “traumatismo” difficile da superare.

Ipotesi eziologiche e psicopatologiche


 Studi genetici: ereditarietà dell’80% circa;
 Ipotesi dopaminergica: iperattività dopaminergica causa dei sintomi positivi;
 Ipotesi neurofisiologiche

Approccio sistemico – familiare


Bateson > teoria del doppio legame pattern predominante di comunicazione;
Ipotesi sistemica > L'adolescente, per i cambiamenti che si producono al suo interno, minaccia
l'omeostasi del sistema; per questa stessa ragione egli non può che rinforzare, nelle famiglie
basate su transazioni schizofreniche, la regola familiare fondamentale che è, secondo l'ipotesi
sistemica, quella di non toccare le relazioni stabilitesi tra i vari membri della famiglia. La sola
via d'uscita che gli rimane è allora quella del comportamento bizzarro o del delirio, cioè di
modalità che lo designano come colui che minaccia l'equilibrio della famiglia e allo stesso
tempo come colui che si auto - squalifica.

Approccio psicoanalitico
 Processi primitivi. Ciò che caratterizza questo momento è l'irruzione dell'angoscia
nello sconvolgimento delle relazioni oggettuali, il momento in cui si produce la matrice
del delirio, l'Io vi si trova senza difese: esperienza questa che alcuni autori hanno
chiamato “esperienza delirante primaria”. La schizofrenia non è che la più evolutiva
delle strutture psicotiche e il più organizzato dei processi psicotici.
 Paradossalità . Il paradosso essenziale dello schizofrenico verte sull'esistenza
dell'oggetto, di sé e delle relazioni tra questi due termini. Paradosso che pervade la
totalità della vita psichica. Lo schizofrenico erotizza la paradossalità : essa diviene il
proprio e l’unico oggetto di piacere.
 Meccanismi psicotici dell’Io. Freud afferma che nella psicosi il confitto non è tra l'Io e
l'Es, e dunque interno, ma tra l'Io e la realtà esterna. Conflitto che, nell’adolescente
psicotico, finisce per invadere totalmente il campo del funzionamento mentale.
 Rottura psicotica (breakdown psicotico).
Laufer > nodo psicopatologico grave nello psicotico risiede nel conflitto dell’Io con il
corpo sessuato.
 l'adolescente che vive un episodio psicotico conserva un legame con i suoi
oggetti edipici interiorizzati, nonostante la sua volontà mortifera verso di
loro e verso il suo corpo sessuato;
 l'adolescente che presenta delle aree di funzionamento psicotico vive gli
oggetti edipici interiorizzati ed il suo corpo sessuato come dei persecutori.
Conserva tuttavia la possibilità di combattere questi persecutori interni
attaccando il suo corpo (anoressia);
 l’adolescente “psicotico” è quello che non ha potuto fare altro che sostituire
la realtà con un neo – realtà . Egli non sente più il suo corpo sessuato come
un persecutore perché lo ha coscientemente distrutto, insieme alla realtà .

Approccio psicoanalitico familiare


- la malattia di un membro costituisce il pretesto intorno al quale la famiglia si
raggruppa, ma in realtà ciò avviene per nascondere fantasie concernenti un altro
membro della famiglia.
- La famiglia degli psicotici feticizza il tempo e vive così in un tempo che diventa circolare
in cui qualsiasi cambiamento viene percepito come minaccioso.

DIPENDENZE
Tre dimensioni psicopatologiche sembrano essere associate alle condotte di dipendenza:
l’alessitimia, la depressività e la ricerca di sensazioni. Inoltre, 2 fattori di vulnerabilità
sembrano presenti: le trasformazioni della costituzione di un attaccamento insicuro
nell’infanzia e soprattutto il fenomeno di vulnerabilizzazione depressiva che permette di
evidenziare l’esistenza di una traccia di
una precedente esperienza depressiva.

Adolescenza e dipendenze. Alcuni affermano che ogni patologia dell’adolescenza, e in


particolare i disturbi del comportamento, possano essere definiti come una gestione della
dipendenza. L'adolescente
tenta di instaurare un processo nel quale sostituisce ad una relazione affettiva, vissuta come
una minaccia potenziale per la sua autonomia, una relazione di presa di possesso di un
oggetto che assume una funzione sostitutiva di questa relazione affettiva intollerabile.

Il consumo conviviale e ricreativo è proprio l'effetto euforizzante del prodotto ad essere


ricercato. Avviene in piccoli gruppi, fra amici;
II consumo autoterapeutico in questo caso ciò che viene ricercato è l'effetto ansiolitico del
prodotto. Il consumo avviene spesso in solitudine; la vita sociale diventa piuttosto povera ed è
presente un relativo isolamento.
Il consumo tossicomanico  viene ricercato l'effetto anestetico e di stordimento, di sballo. Il
consumo avviene sia in solitudine che in gruppo, è regolare, quasi quotidiano. L'esclusione
dalla scolarità e dai circuiti di socializzazione è costante con frequenti comportamenti di
rottura.

APPROCCIO PSICODINAMICO
Modelli di comprensione della psicodinamica della dipendenza (Darcourt):
Modello del piacere legato all'eccitazione erotica: si può , infatti, facilmente riconoscere che la
ricerca di un piacere erotico è il meccanismo che produce la dipendenza. Ciò necessita anche
la presenza di un funzionamento di qualità perversa nel quale il masochismo occuperebbe
senza dubbio un ruolo importante. Il godimento nel dolore e per il dolore, cioè la prevalenza
dell'economia masochistica, è una dimensione frequentemente evocata dagli psicoanalisti
nella teorizzazione della cura psicoanalitica del soggetto dipendente;
Modello del narcisismo: i concetti di Sé grandioso e di oggetto-Sé permettono di comprendere
come il soggetto dipendente abbia bisogno di un oggetto non per le sue qualità , che potrebbe
rimpiazzare con un altro oggetto, ma ne abbia bisogno in sé, totalmente, potendone parlare
poco per la scarsa mentalizzazione, pur essendo per lui assolutamente necessario;
Modello della riduzione delle tensioni: una carenza di meccanismi di difesa contro l'angoscia,
una crudezza dei fantasmi, provocano una tensione difficile da calmare e talvolta anche
intollerabile. La tensione molto forte o anche incontenibile, se non transitoriamente, trova
nelle condotte di dipendenza la soluzione che il soggetto non riesce a trovare in sé stesso. La
definizione “paura della mancanza della mancanza”, usata da diversi autori serve a chiarire
tale dinamica.

TOSSICOMANIA E STRUTTURA DELLA PERSONALITA’


Secondo Bergeret non esiste alcuna struttura di personalità specifica della situazione di
dipendenza ma essa piuttosto può incontrarsi in 3 grandi gruppi di individui:
• i soggetti la cui modalità di funzionamento mentale è posta sotto il primato del genitale,
dell'edipico, del nevrotico e nei quali l'attaccamento, mal elaborato a livello fantasmatico,
all'oggetto edipico nonché la delusione provocata da tale oggetto portano alla dipendenza da
un oggetto sostitutivo destinato a creare magicamente l'atmosfera immaginaria necessaria al
prodursi del desiderio;
• i soggetti la cui modalità di funzionamento mentale è di tipo psicotico e nei quali la
dipendenza ha in generale una evoluzione in due tempi: una fase di dipendenza-difesa tramite
il comportamento contro l'evoluzione delirante di fronte a carenze immaginarie, seguita da
una dipendenza in quanto giustificazione delle aberrazioni comportamentali legate al
debordare della fantasia delirante;
• i soggetti che rientrano nel quadro della depressione essenziale, a causa del loro anaclitismo
invasivo e della loro stretta dipendenza da un oggetto insieme gratificante e rassicurante,
categoria in cui senza dubbio rientra il più gran numero dei soggetti dipendenti.

Il modello psicoanalitico della tossicomania


1. Il ciclo: Difesa maniacale e depressione da una parte; rischio di frammentazione dell’Io
e meccanismo di difesa maniaco-depressiva dall'altra danno luogo ad una doppia
oscillazione. A questo elemento di fragilità dell’Io si associa il bisogno di soddisfazione
immediata, attribuibile all'impossibilità di trovare spontaneamente piacere nell’attività
fantasmatica: in assenza di ciò , l'immediatezza della soddisfazione allucinatoria
provocata dalla droga apre la strada ad una fuga irreversibile di energia libidica.
2. La rottura: soprattutto dopo un lungo periodo d'intossicazione, nel tossicomane si
verifica una scissione tra un Io droga ed un Io non droga. Questi due Io coesistono uno
a fianco dell'altro e danno all'interlocutore l'impressione di avere a che fare con due
persone differenti. La scissione dell'Io lascia trasparire un elemento fondamentale: il
meccanismo di esteriorizzazione che permette di negare qualsiasi processo
intrapsichico, che la droga in quanto elemento realmente esterno, concorre a
rinforzare.

Considerazioni sociologiche
Sono fondamentalmente 3 le ipotesi che vengono formulate nell'ambito di un approccio
sociologico agli aspetti attuali del fenomeno tossicomanico:
1. Abuso di droga come espressione di una sottocultura  l’abuso di droghe ha alla sua
base un processo economico strettamente connesso ai miti del consumismo; nella
nostra società dei consumi, le medicine occupano un posto preponderante e possiamo
domandarci se in questa civiltà della chimica non rischiamo di essere tutti dei
tossicomani.
2. Abuso di droga come espressione di una controcultura  Dopo aver colonizzato il
resto del mondo, l'Occidente sarebbe in procinto di colonizzare sé stesso: esiste allora
all'interno di ciascun individuo un terzo mondo che protesta, che si ribella contro la
robotizzazione e la normalizzazione. I giovani, facendo della droga lo strumento della
loro protesta e della loro iniziazione, rappresentano questa controcultura.
3. La droga come motore che dà vita alla ricerca di nuova cultura. Tale ricerca avrebbe 3
dimensioni:
• una dimensione di conoscenza (impulso all'attività intellettuale, creazione artistica);
• una dimensione religiosa (ricerca di un nuovo significato della comunicazione, della
fraternità , della comunione);
• una dimensione di piacere (legata all'accantonamento dei divieti morali ereditati
dalla cultura giudaico-cristiana).

LA SESSUALITA’ E I SUOI DISTURBI


Bla bla bla
L’immagine del corpo: Schilder ritiene che la costruzione definitiva dell'immagine del corpo
corrisponde alla fase di accesso alla genitalità . L'uomo non percepisce il suo corpo come un
tutto, come una unità se non dopo essersi accostato alla genitalità , quindi nel corso
dell'adolescenza.
La scelta dell’oggetto sessuale: due elementi sembrano preponderanti: da una parte,
l'organizzazione delle pulsioni parziali in seno alla pulsione genitale; dall’altra, la
modulazione del versante oggettuale e del versante narcisistico. Ogni scelta d’oggetto sessuale
in adolescenza sottostà a questi 2 elementi.
Inoltre, una serie di passaggi, movimenti dinamici, progressivi e regressivi, caratterizzano il
processo adolescenziale:
- il disinvestimento progressivo degli oggetti genitoriali è fonte di difficoltà ;
- il passaggio progressivo dall'autoerotismo all'eterosessualità : la condotta
masturbatoria, la sua importanza e la fantasia che vi si associa ne costituiscono i segni
rivelatori.
Questi movimenti dinamici si esprimono attraverso la transitoria incertezza nella scelta
d'oggetto sessuale. Anche tale incertezza si manifesta attraverso la molteplicità delle condotte
sessuali. È il senso delle oscillazioni fra l'eterosessualità e l'omosessualità , fra l'attaccamento
ai genitori e l'amore verso un nuovo oggetto.

Possiamo distinguere tre categorie di difficoltà nell'ambito della sessualità dell'adolescente:


1. la realizzazione sessuale e le sue difficoltà : assenza di rapporti sessuali, frigidità ,
eiaculazione precoce, impotenza;
2. la scelta dell’oggetto sessuale e le sue difficoltà : masturbazione, omosessualità ,
condotta incestuosa;
3. l'identità sessuale e le sue difficoltà : transessualismo, ambiguità sessuale.

La masturbazione. Anche se l'atto masturbatorio compare molto prima dell'adolescenza, solo


a quest'età esso si apre alla possibilità di una eiaculazione e quindi di un orgasmo.
L'adolescente che si masturba introietta una immagine della scena primaria nella quale,
attraverso il suo atto, può essere in una stessa occasione sia il padre che la madre.
Masturbandosi, l'adolescente controlla i suoi genitori e nega il pericolo della castrazione.
L'atto e la fantasia che vi è associata sono dunque il luogo di un desiderio profondamente
vietato e provocano sentimenti di colpa, di vergogna e di ansia.
Il contenuto delle fantasie masturbatone attraversa due fasi. All'inizio dell'adolescenza le
fantasie masturbatorie sono spesso di natura regressiva; vi si possono ritrovare le fasi
erotiche presenti all'inizio della vita, orali, anali, sadiche, narcisistiche, omosessuali. In seguito
diventano più eterosessuali e si concentrano su di un preciso partner sessuale. La
masturbazione è vissuta allora dall'Io come un momento preparatorio all'assunzione del ruolo
di partner sessuale e questo è ciò che le dà un valore positivo.
Nel caso in cui l'atto masturbatorio è assente o represso, la fantasia non ha più uno sfogo nel
corpo, la libido e la pulsione aggressiva che sarebbero state scaricate nell'atto possono in
queste condizioni infiltrare le attività dell'Io ed alterarne lo sviluppo. Al momento
dell'adolescenza l'assenza totale di masturbazione o la sua comparsa molto tardiva, tradisce,
più spesso delle molto frequenti condotte masturbatorie, uno stato patologico. M. Laufer ha
dimostrato che, nel trattamento di adolescenti che presentano un crollo psichico o un disturbo
mentale grave, la masturbazione è vissuta come qualche cosa di profondamente angosciante o
anche come una minaccia all’integrità del proprio Io.

L’omosessualità.
- I timori e/o i pensieri omosessuali: il clinico è talvolta consultato dall'adolescente che
pensa di essere omosessuale perché si sente attirato dalle persone del proprio sesso.
Queste fantasie sono molto frequenti e si accompagnano con una relazione di intensa
amicizia o una attrazione per un coetaneo dello stesso sesso. Esse indicano l'intensità
del legame edipico negativo e il bisogno di svincolarvisi attraverso l'appoggio dei
coetanei.
- I fantasmi o le fantasie omosessuali emergono spesso nel corso di una psicoterapia
dell'adolescente. Indicano chiaramente il lavoro psichico di elaborazione identitaria, di
riconoscimento e di integrazione dell'immagine sessuata del proprio corpo ma anche di
riconoscimento e di accettazione dell'altro sesso come complementare al proprio. Tali
fantasie omosessuali sono spesso legate al necessario lavoro di lutto dell'onnipotenza
infantile. Talvolta queste fantasie hanno una tale intensità che l'adolescente sviluppa
delle condotte di lotta che sono all'origine della consultazione o del trattamento:
tentativo di suicidio, anoressia mentale, tossicomania, comportamento sessuale caotico,
automutilazione.
- I rapporti omosessuali propriamente detti rappresentano una situazione clinica molto
meno frequente. Bisogna valutare se il partner omosessuale è unico ed investito di un
significato affettivo particolare o, invece, ci sono numerosi partner sessuali e non c'è
coinvolgimento affettivo, situazione che può esprimere bisogni compulsivi di attacco
del proprio corpo e di quello dell'oggetto.

Travestitismo e feticismo. Il travestitismo si osserva in un uomo eterosessuale che utilizza uno


o più indumenti femminili per eccitarsi sessualmente e masturbarsi da solo o in uno scambio
con un partner sessuale più o meno complice. Il travestitismo si osserva più spesso in età
adulta.

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