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COMPORTAMENTO
ALIMENTARE
Il DSM5 definisce i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione come
«caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di
comportamento collegati con l’alimentazione che determinano un
alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano
significativamente la salute fisica o il funzionamento psico-sociale».
COSA SONO?
I soggetti più frequentemente colpiti sono le ragazze e le giovani donne in
età compresa tra i 12 e i 30 anni. Ma il fenomeno è in aumento anche tra la
popolazione maschile.
Nel maggior parte dei casi, tali individui sono soggetti ad una
insoddisfazione per la propria immagine corporea, la quale rappresenta uno
dei maggiori fattori di rischio e di mantenimento dei DCA.
A CHI SI RIVOLGONO?
Secondo la prospettiva transdiagnostica di Fairburn tali disturbi condividerebbero il
medesimo nucleo psicopatologico: un’ eccessiva importanza attribuita al peso, alla
forma del corpo e al controllo dell’alimentazione.
A CHI SI RIVOLGONO?
Nei disturbi alimentari i pazienti soffrono una necessità generale di controllo.
COSA SI INTENDE
PER CONTROLLO?
Per avere una diagnosi corretta, è necessario valutare il paziente a livello clinico,
nutrizionale e psicologico. L’eziopatogenesi dei disturbi della nutrizione e della
alimentazione è di tipo multifattoriale.
DIAGNOSI E MODELLO
MULTIFATTORIALE
Nell’assessment psicodiagnostico, la raccolta dell’anamnesi deve iniziare dalla
storia di attaccamento verso i principali caregiver, al fine di individuare il tipo di
attaccamento del paziente.
DISTURBO E
ATTACCAMENTO
L’esame dello stile di attaccamento rivela che esso è frequentemente di tipo insicuro.
L’articolazione tra i criteri diagnostici del DSM5, il tipo di attaccamento e il profilo di
personalità permette di fare la corretta diagnosi di disturbo del comportamento
alimentare.
DISTURBO E
ATTACCAMENTO
Nel trattamento del soggetto con disturbi alimentali, altro elemento importante da
tener presente è il concetto di dissociazione.
la Dottoressa Seijo, nella sua esperienza clinica ha individuato parti di personalità
ricorrenti nel mondo interno delle persone con un disturbo del comportamento
alimentare con aspetti dissociativi, che ha sintetizzato in 6 categorie.
Spesso, queste persone non hanno vissuto l’infanzia, sono state trattate come
piccoli adulti fin da quando hanno memoria; sono state forzate ad assumersi
responsabilità che non spettavano a loro. Il mondo interno ha dovuto usare la
dissociazione per crescere più rapidamente in una parte e uno sviluppo accelerato
non può essere salutare. La bambina non scompare, ma resta in una parte, come
bloccata nel tempo.
… La bambina che non è mai stata
• È la parte dominante nel mondo interno delle persone con anoressia nervosa.
È una parte controllante, sfiduciata, spesso alimentata dalla comorbilità con
un disturbo ossessivo di personalità e un disturbo dell’immagine corporea.
• È la parte dominante nel mondo interno di chi soffre di bulimia. Ha appreso che il
cibo è il miglior modo per compensare rabbia, tristezza e frustrazione col cibo. La
vita emotiva è disregolata e spesso si riscontrano comportamenti impulsivi.
• È una parte aggressiva, spesso associata alla “Bambina che non è mai
stata”.
Nella storia di vita del paziente, “la critica patologica” ha avuto una funzione
utile, quella di creare uno schermo protettivo agli attacchi e al disprezzo
proveniente dal mondo esterno. Però essa blocca l’autostima del paziente e
filtra la realtà attraverso una prospettiva negativa.
… il sé rifiutato
…il sé cicciottello
• È la parte dissociativa che si mostra più spesso nel binge eating e nell’iperfagia; è
collegata al sovrappeso, diventa impressa nel sistema interno e, anche se la
persona dimagrisce, continua a esistere ed è resistente al cambiamento.
TRATTAMENTO
TERAPEUTICO
I disturbi della nutrizione e della alimentazione si presentano distinti in
6 categorie diagnostihe principali:
1. Pica
2. Mericismo
4. Anoressia nervosa
5. Bulimia nervosa
6 CATEGORIE
DIAGNOSTIHE
Il termine pica è il nome latino della gazza ladra, animale noto per la sua voracità e
capacità di mangiare tutto. Il picacismo, anche denominato allotriofagia o, più
semplicemente, pica, è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato
dall'ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive (terra, sabbia, carta,
gesso, legno, cotone, etc.).
Il disturbo può essere diagnosticato se l'abitudine perdura per più di un mese a un'età
nella quale questo comportamento è dal punto di vista evolutivo inappropriato,
generalmente in bambini più grandi di 18-24 mesi.
La diagnostica non è applicabile a bambini o adulti affetti da ritardo mentale, né a
individui appartenenti a culture che accettano tali pratiche.
1. PICA
La sindrome interessa talvolta anche le donne incinte e il desiderio di cibi
inappropriati. Alla base vi è quasi sempre un'anemia e il disturbo regredisce con la
correzione della carenza o, nel caso delle donne incinte, col termine della gravidanza.
A volte nei bambini è il sintomo di una parassitosi intestinale o di una malattia celiaca,
che hanno sempre come conseguenza un disturbo del metabolismo del ferro e di altri
minerali. Più raramente, il picacismo è l'espressione di un disturbo ossessivo-
compulsivo.
Individuare le cause di tale disturbo è estremamente difficile, non esiste infatti una
causa certa, tuttavia considerata l’età di esordio è possibile riferire il disturbo al
contesto familiare di riferimento: un clima familiare caratterizzato da conflitti, chiusura
relazionale ed evitamento delle emozioni potrebbe rappresentare un fattore di rischio.
1. PICA
E’ caratterizzato per il continuativo rigurgito del cibo, per almeno 1 mese. Solitamente è
un comportamento quotidiano. Il cibo, prima ingerito, e parzialmente digerito, viene
rigurgitato in bocca, può essere poi rimasticato, ringoiato o sputato, senza nausea o
disgusto o conati di vomito.
Per la diagnosi è necessaria l’esclusione di una situazione gastrointestinale particolare e
problematica, dove il rigurgito con eliminazione sono una modalità di smaltimento delle
calorie ingerite.
2. MERICISMO
Non c’è nessuna cura conosciuta per la ruminazione, il divieto nel farlo e altri farmaci
sono stati utilizzati con poco o nessun effetto.
Il trattamento è diverso per i bambini e disabili mentali che per gli adulti e
adolescenti di intelligenza normale.
Per gli adulti e gli adolescenti, vanno usate le tecniche di rilassamento, praticate
dopo aver mangiato o ogni volta che si verifica un rigurgito, ha dimostrato di
essere più efficace.
Tra i bambini e le persone con disabilità mentale, tecniche comportamentali
hanno dimostrato di migliorare la situazione nella maggior parte dei casi e queste
tecniche consistono nell’associare la ruminazione a risultati negativi e incentivare
l’alimentazione corretta.
2. MERICISMO
In maniera particolare soffrono di questo disturbo bambini e adolescenti i quali possono
apparire come scarsamente interessati al cibo, tanto da evitarlo per le sue caratteristiche
sensoriali (ipersensibilità al colore, odore, consistenza, temperatura) o per le possibile
conseguenze negative che possono avverarsi nel mangiarlo.
L’impatto del Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo può essere simile a quello
presente nell’anoressia nervosa, ovvero ipotermia – bradicardia - anemia.
I neonati, se soffrono del disturbo possono sembrare assonnati, stressati o agitati nel
momento in cui devono essere alimentati.
I bambini possono apparire ai genitori irritabili e difficili da confortare durante la
nutrizione, apatici e chiusi in se stessi.
3. EVITANTE/
RESTRITTIVO
Mentre nei bambini più grandi e negli adolescenti spesso il disturbo è associato a
problematiche emotive che, però, non soddisfano i criteri di disturbo d’ansia,
depressivo o bipolare.
Anche una cattiva interazione tra genitore-bambino può giocare un ruolo importante
nel mantenimento del disturbo.
3. EVITANTE/
RESTRITTIVO
Bulimia, letteralmente significa ‘fame da bue‘.
Chiaramente, dopo l’abbuffata si palesa la terribile paura di aumentare di peso, che a sua
volta porta alla messa in atto di comportamenti compensatori quali: vomito autoindotto,
uso improprio di lassativi, digiuno, esercizio fisico eccessivo.
I mezzi di compenso portano ad avere altre abbuffate e il circolo vizioso, vomito –
abbuffata – vomito – abbuffata, si autoalimenta e si mantiene fino a cronicizzarsi.
5. BULIMIA
La bulimia si presenta più frequentemente tra i 20 e i 30 anni.
5. BULIMIA
Caratteristiche
Il comportamento alimentare è controllato quando si è in pubblico.
Si scelgono prodotti ‘light’ e a basso contenuto di grassi per i cibi che vengono
consumati “ufficialmente” e trattenuti all’interno del corpo.
Si acquistano grandi quantità di cibi di scarsa qualità e facili da consumare per le
abbuffate.
Durante le abbuffate si consuma un’eccessiva quantità di cibo in un lasso di tempo
limitato.
Nello stesso tempo si accumulano cibi e si è preoccupati di avere sempre del cibo a
disposizione.
Non si hanno orari regolari per i pasti.
Osservati da fuori tutto funziona perfettamente, la facciata è positiva.
La bulimia causa emozioni di vergogna ed è tenuta spesso segreta.
Disgusto per sè stessi, sensazione di essere anormali.
Isolamento sociale, trascurare i propri interessi, umore depresso.
Molta attività sportiva.
5. BULIMIA
L’ossessione per il peso corporeo conduce le persone con Bulimia Nervosa ad
attuare persistenti e caratteristiche forme di riduzione alimentare, ovvero a seguire
una dieta estrema e costante, determinata da regole alimentari estremamente
rigide e inflessibili, le quali disciplinano il quanto e il cosa si deve mangiare.
Nella maggior parte dei casi, le regole dietetiche a cui si sottopongono le pazienti
bulimiche impongono una drastica riduzione della quantità totale di cibo ingerita, e
vietano nettamente una grande quantità di alimenti, i cosiddetti cibi proibiti,
costringendo la persona ad un’alimentazione progressivamente sempre più limitata
ai pochi alimenti consentiti.
5. BULIMIA
Le tre principali modalità adottate nella restrizione alimentare sono
Riduzione della frequenza dei pasti, ovvero tentare di digiunare il più possibile,
saltando i pasti;
Riduzione della quantità di cibo al di sotto di un rigido limite calorico, in genere
marcatamente inferiore al fabbisogno quotidiano medio;
Eliminazione di specifici cibi, i quali sono temuti perché percepiti come ‘ingrassanti’ o
perché in passato hanno dato origine ad un attacco bulimico.
Tra le altre caratteristiche che meritano maggior attenzione, troviamo un’alterazione del
meccanismo che regola il rapporto fame – sazietà: la dieta ferrea porta a un aumento
della fame e dell’appetito, con conseguente modificazione di alcuni neurotrasmettitori, tra
cui la serotonina e gli elettroliti, con inevitabili ripercussioni di tipo fisiologico.
5. BULIMIA
o Perfezionismo e pensieri dicotomico del tipo ‘tutto o nulla’ sono pensieri disfunzionali
che causano e mantengono le abbuffate.
5. BULIMIA
Intensità e pervasività spingono le pazienti bulimiche a posporre tutto, gloria e
soddisfazioni nei più svariati campi, dall’affettivo al lavorativo, a questa irrazionale
ricerca di magrezza. Ma è proprio questo rovesciamento di valori che ci fa intravvedere
la radice psicologica del disturbo alimentare.
manifesta una tormentosa preoccupazione per il proprio peso e per la forma del
corpo, i quali diventano oggetto di un controllo ossessivo quotidiano, e spesso si
sente grassa e orribile nonostante il suo oggettivo normopeso.
5. BULIMIA
o Oltre alla presenza di tali pensieri disfunzionali, si riscontra nelle pazienti
affette da bulimia nervosa, una difficoltà a tollerare le emozioni negative.
5. BULIMIA
Possibili indicatori diagnostici
5. BULIMIA
La prima formulazione della diagnosi della bulimia si deve a Gerald Russell nel 1979.
Allora i criteri erano solo tre: urgenza intrattabile ad alimentarsi eccessivamente,
condotte compensatorie e timore patologico di ingrassare.
In Russell mancava ancora il concetto di abbuffata.
5. BULIMIA
I criteri diagnostici indicati nel DSM-5 sono
5. BULIMIA
Il livello di gravità può essere
Lieve
Una media di 1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
Moderato
Una media di 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
Grave
Una media di 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
Estremo
Una media di 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
5. BULIMIA
Non esiste una CAUSA unica per la bulimia, al contrario ci sono diversi fattori che possono
risultare decisivi per lo sviluppo della patologia.
Cultura. Nei paesi sviluppati le donne sono costantemente indirizzate verso un certo
ideale di bellezza. Vedere ovunque immagini di donne perfette e magre rende difficile
accettare ed amare il proprio corpo così com’è.
Famiglia. Più a rischio sono le ragazze le cui madri o sorelle hanno già sofferto di bulimia.
I genitori che fanno molta attenzione all’aspetto fisico, sono perennemente a dieta o
criticano il corpo dei figli aumentano le probabilità che il proprio figlio soffra di bulimia.
Traumi o fonti di stress. Gli eventi traumatici, come lo stupro, o le fonti di stress, come
l’inizio di un nuovo lavoro, possono causare la bulimia.
Personalità. Chi soffre di bulimia probabilmente non si piace, odia il proprio aspetto fisico
o prova una profonda disperazione. Spesso ha forti sbalzi d’umore, ha problemi ad
esprimere le emozioni negative o non riesce a controllare i comportamenti impulsivi.
Sport e lavoro. Alcuni sport e/o professioni che poggiano sull’aspetto fisico o le cui
prestazioni possono essere condizionate dal peso espongono gli atleti a un maggior
rischio di cadere vittime di un disturbo alimentare.
Genetica. Il patrimonio genetico, gli ormoni e i neurotrasmettitori probabilmente sono
fattori che possono influire sulla comparsa della bulimia.
5. BULIMIA
Chi soffre di bulimia può essere magro, in sovrappeso, oppure in perfetto peso forma.
Le azioni tipiche della bulimia, ad esempio il vomito autoindotto, spesso sono eseguite di
nascosto, perché il paziente si vergogna o si sente disgustato, quindi è difficile capire se il
paziente è veramente bulimico.
È possibile, però, fare attenzione ad alcuni SEGNI SUGGESTIVI del disturbo.
5. BULIMIA
I pazienti con un peso corporeo insufficiente possono manifestare segni e sintomi
tipici legati alla malnutrizione, come ad esempio:
perdita dei capelli e fragilità delle unghie.
pelle secca.
comparsa di peli in eccesso su zone che normalmente ne sono prive.
disturbi sulle labbra.
prurito.
5. BULIMIA
Cura
Per liberare il paziente dalla necessità di abbuffarsi e poi depurarsi, il medico può
consigliargli di ascoltare i consigli di un nutrizionista e di ricorrere alla psicoterapia, in
particolare a quella cognitivo comportamentale e farsi prescrivere dei farmaci.
Esistono gruppi Overeaters Anonymus (sul modello degli alcolisti anonimi) in cui ci si
confronta, si racconta la propria storia e viene assegnato uno sponsor, un ex
dipendente di cibo o vomito o non cibo pronto a sostenerti. Non ci sono diete ma
l’impegno e l’obiettivo comune di smettere.
5. BULIMIA
L’ Anoressia Nervosa è un Disturbo dell’Alimentazione caratterizzato, secondo i criteri
del DSM-V, da:
Anomalia nel modo in cui è percepito il peso e la forma del proprio corpo;
inappropriata influenza del peso e della forma del corpo sulla propria autostima, o
persistente perdita della capacità di valutare la gravità della attuale perdita di peso.
ANORESSIA
NERVOSA
Si distinguono due sottotipi:
ANORESSIA
NERVOSA
Sintomi
Per definire il quadro clinico di una soggetto anoressico deve esserci una perdita del
20% del proprio peso in un breve periodo di tempo (3-4 mesi).
ANORESSIA
NERVOSA
Le Caratteristiche
Le persone affette da anoressia nervosa si contraddistinguono per un alto livello di
perfezionismo, iperattività, mancata consapevolezza della malattia e dismenorrea (nel
caso di donne).
Il corpo è vissuto da queste persone come un nemico contro cui combattere, i cui
bisogni non vengono avvertiti. Il controllo del peso è ciò che garantisce una
sensazione di autonomia e indipendenza e questo implica, comportamenti alimentari
ritualizzati, preferenza per cibi e bevande dal basso apporto calorico, di solito limitati,
una tendenza ad alimentarsi molto lentamente, e, talvolta, l’incorrere nella finzione e
quindi nel masticare a lungo i cibi per poi sputarli via.
In più, non è raro riscontrare in soggetti affetti da questo disturbo un’eccessiva attività
sportiva, una tendenza ad esporsi al freddo, oltreché la propensione a cucinare per gli
altri e incoraggiarli a mangiare.
ANORESSIA
NERVOSA
Chi Viene Colpito
I disturbi del comportamento alimentare compaiono in modo più frequente durante
l’adolescenza o la prima età adulta, ma possono anche svilupparsi durante l’infanzia
o in tarda età.
Presenta uno dei più alti tassi di mortalità complessivi tra tutti i disturbi psichiatrici.
Il rischio di morte è tre volte più alto rispetto alla depressione, alla schizofrenia o
all’alcolismo.
ANORESSIA
NERVOSA
Situazione Emotiva E Cognitiva
Il funzionamento cognitivo è caratterizzato da scarsa flessibilità, bassa coerenza centrale,
scarsa memoria visiva ed eccessiva attenzione ai dettagli (tutte caratteristiche che sono alla
base del disturbo dell’immagine corporea) che determinano il comportamento impulsivo.
E’ presente una scarsa empatia, intesa come una difficoltà a riconoscere gli stati emotivi
altrui, e ciò si riscontra soprattutto nelle situazioni di particolare sottopeso, mentre sembra
essere in parte recuperata nel momento in cui avviene un recupero del peso.
Il soggetto affetto da anoressia mette in opera una mancanza di controllo sul proprio Sé,
mancanza che viene compensata attraverso l'adozione del digiuno, inteso come controllo
dell'appetito, e dunque del corpo. Esso infatti, è uno strumento pratico di relazione sociale in
quanto con la sua bellezza, ci presentiamo e ci facciamo accogliere e/o respingere,
accettare e giudicare dal mondo.
La mancanza di controllo sul proprio corpo è ciò che il soggetto, affetto da questo tipo di
disturbo, teme. Da qui il controllo del corpo è una corsa autodistruttiva: viene usato come
strumento per poter essere accettati e piacere agli altri, ma presto viene dimenticato per via
della magrezza, che diventa un valore in sé.
ANORESSIA
NERVOSA
Infine, si sono riscontrati dei deficit anche per quanto riguarda le abilità
decisionali: è come se vi fosse un ritorno all’infanzia, in cui le scelte sono
condizionabili perchè non si è ancora in grado di stabilire cosa piace e cosa no,
non avendo ancora dei gusti definiti.
Per quanto riguarda lo stato emotivo le emozioni più spesso trattate in questo
tipo di soggetti sono la vergogna e la colpa, stati emotivi autocoscienti che
affliggono l’Io. Nella vergogna, il giudizio negativo è attribuito al Sé nella sua
interezza, invece nella colpa si assiste ad una risposta emotiva evento-specifica:
l’attribuzione negativa è legata allo specifico comportamento attuato.
ANORESSIA
NERVOSA
Da una ricerca di Skarderud (2007) è emersa una classificazione delle tipologie che
caratterizzano questi soggetti. Questa emozione è sia vissuta come interna (auto-
valutazione negativa) che come esterna (sensazione che gli altri li giudichino
negativamente).
vergogna di alcune emozioni (ad es. della rabbia, della tristezza, della sensazione di
grandiosità);
vergogna del fallimento;
vergogna del corpo (della propria apparenza e della funzione del corpo);
vergogna rispetto all’autocontrollo e ai comportamenti auto-distruttivi;
vergogna degli abusi sessuali (sensazione di inferiorità, di non aver resistito);
vergogna di avere un disturbo alimentare (per il problema legato al mangiare, per
auto-accuse di vanità, per timore dello stigma sociale).
ANORESSIA
NERVOSA
Oltre alla vergogna può essere presente un altro tipo di emozione: l’orgoglio.
Per orgoglio si intende uno stato emotivo opposto alla vergogna, autoconsapevole,
associato al successo sociale e ad approvazione o ammirazione da parte degli altri.
ANORESSIA
NERVOSA
In questi tipi di soggetti si potrebbero riscontrare attivi contemporaneamente
DUE CIRCOLI:
'vergogna-orgoglio' e quello preferenziale 'vergogna-vergogna'.
ANORESSIA
NERVOSA
Trattamento dell'anoressia nervosa
I soggetti affetti da anoressia nervosa sono trattati con la psicoterapia.
Gli autori hanno selezionato cinque costrutti che nella psicoterapia vengono analizzati.
1. Primo costrutto nel trattamento dell’anoressia nervosa: la soddisfazione dei bisogni di base
‘Molti considerano la soddisfazione dei bisogni come prerequisito essenziale per il cambiamento
terapeutico. Essi suggeriscono che i pazienti tendono a ottenere risultati migliori, rispetto a quelli
le cui necessità non sono supportate, quando:
ANORESSIA
NERVOSA
2. Secondo costrutto nel trattamento dell’anoressia nervosa: le aspettative e l’alleanza terapeutica
Alcuni studi evidenziano che la costruzione di un’alleanza terapeutica preannuncia il
cambiamento sintomatologico e che avere aspettative positive nei confronti
del trattamento della patologia favorisce un miglior ingaggio nella psicoterapia.
Costruire una forte alleanza terapeutica è un lavoro particolarmente impegnativo con i
pazienti sottopeso perché il terapeuta deve trovare un equilibrio tra uno degli obiettivi
principali del trattamento dell’anoressia nervosa, cioè il recupero di peso, e la
soddisfazione delle necessità psicologiche del soggetto.
ANORESSIA
NERVOSA
4. Quarto costrutto nel trattamento dell’anoressia nervosa: la motivazione e le cognizioni disfunzionali
È considerata uno dei principali meccanismi di cambiamento, poichè i pazienti che sono
motivati a cambiare potrebbero essere più propensi a modificare o abbandonare le
convinzioni o le cognizioni che mantengono la loro psicopatologia.
Tuttavia, la relazione tra cambiamenti motivazionali e modificazione dei processi cognitivi,
non è stata esaminata sistematicamente. Essi sono legati al successo nel trattamento
della patologia, anche se ciò è contestualizzabile in quanto il tutto dipende dal soggetto e
dalle esperienze motivazionali e affettive che vive.
5. Quinto costrutto nel trattamento dell’anoressia nervosa: l’approccio positivo correlato agli stati
dell’umore
È stato suggerito che l’approccio positivo correlato agli stati dell’umore possa facilitare il
progresso del trattamento dell’anoressia nervosa e portare a un aumento del benessere e
a un miglioramento della psicopatologia del disturbo. Importante è il ruolo dell’ansia come
moderatore del successo nel trattamento dell’anoressia nervosa. Si ipotizza che l’ansia
possa determinare quanto i pazienti siano in grado di tollerare il rischio del cambiamento.
A supporto di questa ipotesi, alcuni autori hanno evidenziato un più lento aumento di peso
in pazienti che manifestano una psicopatologia più grave e maggiori livelli di ansia.
ANORESSIA
NERVOSA
L’emotional Eating consiste in una perdita di controllo per cui non è più il corpo a dettare
cosa e quanto mangiare bensì le emozioni vissute in quel momento. Alcune persone
tendono ad abbuffarsi in base a sentimenti, stress ed emozioni in particolare rabbia.
Correlato alla bulimia, sostiene l’ipotesi che pone le emozioni come fattore responsabile di
una eccessiva alimentazione soprattutto di cibo con alto contenuto di calorie e di grassi,
come i dolci.
L’ abbuffata rappresenta la risposta del paziente ad una variazione del proprio stato
emotivo che egli non sa gestire in altro modo, per alcuni una parziale o totale perdita di
controllo, per altri un gesto innocuo. Essa può facilmente sviluppare nell’individuo
un’alterazione dell’umore in senso depressivo e una valutazione di sé negativa.
La relazione tra abbuffata ed emozione sarebbe più evidente nel sesso femminile seppur
presente anche nel sesso maschile.
6. BINGE EATING
DISORDER
La persona affetta da Binge Eating Disorder
va incontro ad un aumento costante del peso, fino allo sviluppo di una vera e
propria obesità causata da abbuffate, senza le successive condotte eliminatorie ovvero
vomito autoindotto, uso di lassativi e diuretici, tipiche della Bulimia Nervosa.
Si sente impotente sia di intervenire attivamente sulle situazioni che inducono il disagio,
perché ne deriverebbe un inaccettabile senso di colpa, sia di manifestare agli altri le
proprie emozioni.
6. BINGE EATING
DISORDER
Per i pazienti con Binge Eating Disorder, ma probabilmente per la maggior parte dei
pazienti affetti da obesità, non è sufficiente il solo intervento nutrizionale o chirurgico.
Per loro il cibo è spesso l’unico modo per stare bene ma al tempo stesso una trappola.
6. BINGE EATING
DISORDER
Oltre alle precedenti si individuano due categorie residue
CATEGORIE
DIAGNOSTIHE
«RICORDATE DI
MANGIARE CON
MODERAZIONE»