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32 Costituzione
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo [38 2] e
interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.Nessuno può
essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di
legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della
persona umana.
LE CAUSE
Non è sempre facile ravvisare le cause che hanno portato all’insorgere della
dipendenza da cibo. Nella maggior parte dei casi, si tratta di un problema di
ordine psicologico, che può nascondere diversi fattori.
Talvolta il maggior responsabile è lo stress: una vita frenetica, un’intensa
attività lavorativa e il nervosismo ne ne consegue possono condurre ad una sfrenata
ricerca del piacere attraverso il cibo.
Anche una cattiva educazione alimentare può portare all’insorgere del problema. Chi
cresce in un ambiente in cui si consumano cibi sani e in cui viene fornita
un’adeguata informazione sulla qualità del cibo e della sua assunzione ha meno
probabilità di sviluppare dipendenza.
In certi casi il cibo diventa un mezzo per affrontare sentimenti ed emozioni:
abbuffarsi può trasformarsi in un metodo per dimenticare un episodio spiacevole o
per dare sfogo a tutti i pensieri negativi della giornata.
I SINTOMI
Spesso la dipendenza da cibo si manifesta, nei suoi casi più gravi, con l’abitudine
ad abbuffarsi di particolari alimenti. Chi soffre di questo disturbo può arrivare a
consumare dalle 5.000 alle 15.000 calorie al giorno. Questo comportamento, chiamato
binge eating, non è però l’unico sintomo.
Alcuni infatti presentano caratteristiche molto più sfumate, che tendono a
confondersi con delle comuni scorrette abitudini alimentari. Ad esempio, al posto
di grandi abbuffate ci può essere il consumo continuo di cibo durante la giornata.
In questo caso sono poche le calorie ingerite durante il singolo pasto, ma durante
le 24 ore sono numerose le volte in cui ci si ferma a mangiare.
Ecco altri segnali che indicano un rapporto di dipendenza con il cibo:
• mangiare più velocemente del normale;
• mangiare anche quando ci si sente pieni;
• cercare di svuotare lo stomaco per poter mangiare di nuovo;
• mangiare senza avere fame e senza distinguere il senso di sazietà;
• cercare di mangiare in solitudine, diminuendo l’apporto di cibo quando
si è in compagnia;
• pensare spesso al cibo e all’atto di mangiare;
• aumentare la spesa e il tempo dedicati al cibo;
• notare un repentino aumento di peso;
• notare una ridotta mobilità.
LE CONSEGUENZE
Come accade per ogni dipendenza, il problema non è il semplice consumo eccessivo di
cibo. Se così fosse, uno sforzo di volontà e una buona dieta potrebbero risolvere
il disturbo. Al contrario, nell’organismo si scatena un meccanismo complesso.
Nell’immediato, il consumo di alimenti che danno dipendenza provoca un senso di
piacere. Poco dopo però ci si sente in colpa: il subentrare di pensieri negativi
porta in questo caso alla ricerca di un modo per sfogare la frustrazione. Per
questo si torna a cercare consolazione nel cibo, cadendo in un circolo vizioso.
La prima conseguenza negativa della dipendenza da cibo è dunque di ordine
psicologico. Ci si abbuffa per stare meglio, ma si finisce per stare peggio. Da qui
scaturiscono altri problemi di tipo depressivo, quali sbalzi di umore e sensi di
colpa.
Ma l’abbuffarsi di cibo in maniera costante può portare anche a gravi problemi
fisici. L’aumento eccessivo di peso spesso sfociano nel sovrappeso e nell’obesità.
Aumentano anche i rischi di ammalarsi di ipercolesterolemia (ovvero colesterolo
alto), diabete mellito, ipertensione e malattie cardiache. Nel lungo periodo si può
incorrere in problemi renali, ictus e disturbi all’apparato scheletrico. Nei casi
più gravi si può arrivare alla morte.
LE TERAPIE
Attualmente non esistono farmaci specifici per controllare la dipendenza da cibo.
Si possono però adottare alcuni protocolli terapeutici per arginare il problema.
Ad esempio alcuni antidepressivi e alcuni inibitori della ricaptazione della
serotonina possono diminuire gli stati ansiosi che accompagnano l’introduzione di
cibo, e permettono di iniziare a lavorare sul problema.
Può rivelarsi molto utile la psicoterapia, che cerca di scavare a fondo per
scoprire l’origine del disturbo. In questo caso però la terapia richiede molto
tempo, e non mostra i suoi effetti nell’immediato.