La nutrizione è qualcosa di molto complesso che coinvolge diversi aspetti della nostra costituzione
psicologica, del nostro gruppo sociale, dell’umore, fattori esterni collegati alla biodisponibilità e scelta dei
cibi.
Quando l’apporto di cibo non è sufficiente l’organismo mette in atto delle difese per minimizzarne le
conseguenze.
I nutrienti essenziali: va ad individuare quali sono i nutrienti e in quali quantità sono necessari al
nostro organismo.
I livelli ottimali di nutrizione: per ricoprire un certo fabbisogno energetico.
1. “Lo studio degli alimenti e dei nutrienti essenziali alla salute e della loro utilizzazione da parte
dell’organismo per la crescita, mantenimento e riproduzione cellulare”
Questa prima definizione ignora i fattori esterni e considera solo i nutrienti, il loro destino all’interno
dell’organismo e le conseguenze di apporti inadeguati.
È importante parlare di nutrizione perché il cibo e il consumo alimentare sta cambiando nel tempo e nelle
varie società, nella società occidentale è aumentata la scelta di cibi disponibili.
perché si mangia?
si mangia in primis per rispondere a necessità fisiologiche dell’organismo stesso che soddisfa appunto
tramite il cibo, l’apporto di cibo, infatti, va a bilanciare l’utilizzo e il deposito dei nutrienti.
Si mangia anche per abitudine, vista la grande disponibilità di cibo si mangia a tutte le ore del giorno e
della notte.
Ci sono anche momenti socialmente opportuni per alimentarsi, dove si ha una vera e propria
aspettativa sul nutrimento che viene a prescindere dalla fame.
cosa si mangia?
Quali sono le motivazioni per cui si scelgono alcuni alimenti?
La relazione con il cibo è estremamente personale, perché lo introduciamo liberamente all’interno del
nostro organismo e questo va a sottolineare che ci sono delle influenze psicologiche associate alla
nutrizione.
I fattori che determinano l’influenza alimentare:
necessità fisiologiche
segnali sensoriali
vista
profumo
pensiero del cibo Stimola la fase cefalica
tatto dell’appetito.
gusto
Segnali post assorbimento: tutti i prodotti della digestione sono stati proposti come modulatori
dell’intake alimentare (apporto alimentare). A questo proposito vi sono due teorie:
Teoria glucostatica: lo stimolo più importante è dato dalla glicemia, ovvero laquantità di
glucosio presente nel sangue che normalmente varia tra i 70-100mg/dl. Non appena questa
scende sotto i valori di guardia si attiva il centro della fame, viceversa quando la glicemia
supera i 100 mg/dl è attivato il centro della sazietà;
Teoria lipostatica: ipotizza che siano i depositi di grasso ad influenzare i centri fame-
sazietà. Quando le scorte lipidiche scarseggiano si ha attivazione del centro della fame, in
caso contrario quello della sazietà.
Metabolismo: I livelli plasmatici dei vari metaboliti sono regolati dal fegato e dai tessuti periferici e
tali livelli influenzano il comportamento alimentare.
Abitudini alimentari
Possono essere definite come il comportamento tipico di un gruppo scientifico di popolazione in
relazione al cibo, sono il prodotto delle influenze ambientali sulla cultura di un popolo e sono
difficili da modificare.
Piacere sensoriale
La maggior parte delle aspettative sul sapore del cibo sono legate al suo aspetto, lo stimolo visivo e
l’odore del cibo devono soddisfare le aspettative, che possono variare in diverse condizioni
fisiologiche (gravidanza, senescenza, assunzione di farmaci, neoplasie, interventi chirurgici)
Necessità psicologiche
Anche vari stati emotivi possono influenzare l’assunzione di cibo, quando l’assunzione di cibo
assume una valenza emotiva così prevalente, associata ad una forte emotività, può innescare:
Comportamenti alimentari anomali
Problematiche cliniche legate al sovrappeso
Sono patologie complesse che portano la persona ad avere un rapporto distorto con il cibo, il peso e
l’immagine corporea.
In queste patologie il peso non è un marcatore imprescindibile dei disturbi del comportamento alimentare,
perché anche persone con un peso nella norma possono essere affette da tali patologie.
I DA se non trattati in tempi e metodi adeguati, possono diventare una condizione permanente e
compromettere la salute di tutti gli organi e apparati del corpo:
1.Cardiovascolare
2.Gastrointestinale
3.Endocrino
4.Ematologico
5.Scheletrico
6.SNC
7.Dermatologico
Attualmente questi disturbi rappresentano un importante problema di salute pubblica, visto che, negli
ultimi decenni, c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che sono sempre più
frequenti diagnosi prima del menarca, fino a casi di bambine di 8-9 anni.
In questi casi provoca conseguenze molto più gravi sul corpo che anche sulla
mente, un esordio precoce può comportare un rischio maggiore di danni
permanenti che vanno ad essere secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico
di quei tessuti che non hanno raggiunto ancora il giusto sviluppo.
Tutti i disturbi dell’alimentazione sono molto più frequenti nella popolazione femminile, infatti, in studi
condotti su popolazioni cliniche si è rilevato:
Gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia e il 10-15% di bulimia nervosa.
Solo una piccolissima parte delle persone che soffre di questi disturbi chiede aiuto.
Fattori genetici
Fattori biologici
Fattori psicosociali
+ Digiuno
+ Restrizione dell’alimentazione
+ Crisi bulimiche
+ Vomito autoindotto
+ Assunzione impropria di lassativi/diuretici al fine di contrastare l’aumento ponderale
+ Intensa attività fisica finalizzata alla perdita di peso.
ANORESSIA
BULIMIA NERVOSA
Il termine anoressia deriva dal greco «anorexia» e significa letteralmente mancanza di appetito, ma il nodo
centrale dell’anoressia non è il fatto di non sentire la fame ma un desiderio patologico di essere magre.
Restrizione nell’assunzione di calorie in relazione alla necessità, che porta a un peso corporeo
significativamente basso nel contesto età, sesso, sviluppo e salute fisica.
Intensa paura di aumentare di peso o diventare grassi
Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, che
porta a non avere autostima di se stessi
1) Tipo con restrizioni: durante gli ultimi 3 mesi, non sono stati ricorrenti episodi di abbuffate o
condotte di eliminazione, in questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta attraverso la dieta o il
digiuno o un’attività fisica eccessiva.
2) Tipo con abbuffate o condotte di eliminazione: il soggetto durante gli ultimi 3 mesi ha presentato
ricorrenti episodi di abbuffate e condotte di eliminazione.
Queste due fasi sembrano molto simili tra loro ma si contraddistinguono tra loro attraverso un fattori
psicologici diversi:
in base alla fase in cui il soggetto si trova si può risalire al livello di gravità attuale, che negli adulti si basa
sull’IMC (indice di massa corporea) e sui bambini e gli adolescenti si basa sul percentile IMC:
Depressione
La perdita di peso e il digiuno vanno ad influenzare una serie di meccanismi biologici che vanno a
stimolare l’insorgenza della depressione.
Perfezionismo
Molti soggetti che soffrono di anoressia si impegnano tantissimo nel lavoro e nello studio, con
un’elevata competitività che nasconde però un’identità molto fragile, che hanno bisogno di
continua rassicurazione dagli altri.
Bassa autostima
È una caratteristica molto importante che si ritrova in tutti i DCA, è un fattore di rischio nello
sviluppo di un disturbo alimentare ma anche fattore di mantenimento, si ha soprattutto nella fase
adolescenziale.
Difficoltà interpersonali
Il soggetto che soffre di anoressia ha difficoltà a relazionarsi con gli altri, tende ad isolarsi e a
limitare i contatti.
Paura di crescere
L’anoressia nervosa può comportare delle serie conseguenze fisiche legate alla drastica perdita di peso, È
IMPORTANTE quindi controllare la condizione medica attraverso dei periodici controlli clinici ed esami del
sangue, a meno che le condizioni siano gravi al punto da richiedere un ricovero.
Complicanze metaboliche
SQUILIBRI ELETTROLITICI:
+ Ipocaliemia
+ Ipoglicemia
+ Movimento enzimi epatici
+ Ipotermia
+ Disidratazione
+ Ipercolesterolemia
+ ipercarotenemia
Complicanze endocrine
Complicanze neurologiche
Complicanze cardiovascolari
Complicanze renali
Sono riscontrate nel circa 60/70% dei pazienti affetti da anoressia nervosa.
Sono alterazioni transitorie della funzionalità renale:
+ Riduzione della capacità del rene di concentrare le urine
+ Alterazioni nelle concentrazioni degli ioni
+ Aumento dell’urea plasmatica
+ Raro: edema periferico
I danni più gravi si verificano nelle persone che abusano di lassativi e diuretici.
Complicanze ematologiche
Sono alterazioni reversibili che tendono a ripristinarsi con l’aumento di peso e quindi la ripresa di una sana
alimentazione:
+ Anemia
+ Diminuzione piastrine e globuli bianchi
Complicanze osteoarticolari
Quella più diffusa è l’osteoporosi, nei casi di insorgenza precoce della malattia si può verificare
rallentamento o arresto di crescita ossea, quindi nei casi in cui la malattia si manifesti prima del menarca
nelle ragazze, queste ultime potrebbero avere una statura più bassa rispetto alla norma.
Complicanze dermatologiche
L’anoressia nervosa è una malattia che può avere un decorso (evoluzione) anche molto lungo, con periodi
caratterizzati da miglioramenti seguiti da riacutizzazioni e ricadute. A parte qualche eccezione, in cui si ha
una breve durata della malattia, l’anoressia ha un andamento cronico, dopo 5 anni, più della metà delle
pazienti si possono considerare guarite, anche se resta un certo livello di sofferenza psichica e tendenza ad
avere preoccupazioni e comportamenti disturbati riguardo cibo e corpo.
L’anoressia nervosa può evolversi dalla forma restrittiva a quella bulimico-purgativa o bulimia normopeso.
I dati sulla mortalità variano dallo 0% al 21% con una media del 5%, essa è dovuta alle complicanze legate
alla denutrizione, squilibri elettrolitici, suicidio.
BISOGNA RICORDARE: Un soggetto affetto da anoressia nervosa, all’inizio non sempre si rende conto di
avere un problema, anzi, l’iniziale perdita di peso può portare la persona a sentirsi meglio e più sicura di sé.
BULIMIA NERVOSA
La bulimia nervosa (letteralmente «fame da bue») si caratterizza per la presenza di crisi bulimiche o
abbuffate a cui seguono comportamenti di compensazione finalizzati ad ostacolare l’aumento di peso.
In base alla fase in cui il soggetto si trova si può risalire al livello di gravità attuale:
Lieve: una media di 1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana
Moderato: una media di 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana
Grave: una media di 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana
Estremo: una media di 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana
Per poter dire che un soggetto è affetto da bulimia nervosa, le crisi bulimiche devono avvenire almeno due
volte a settimana.
1) Forma purgativa: consiste nella presenza di condotte di eliminazione come vomito autoindotto, uso
improprio di diuretici, lassativi o clisteri
2) Forma non purgativa: i metodi di compensazione sono digiuno, esercizio fisico eccessivo, ma non
presenti vomito o altre forme di compensazione di tipo purgativo.
Le persone con Bulimia Nervosa hanno di solito un peso normale, anche se in qualche caso essere in
sovrappeso, i fattori importanti nell’esordio della bulimia possono essere:
+ Dieta ipocalorica
+ Evento stressante
+ Trauma emotivo
Caratteristiche psicologiche
Nella Bulimia Nervosa l’attenzione e insoddisfazione nei confronti del proprio corpo ed aspetto fisico
possono assumere un’importanza assoluta:
Perfezionismo
Imporsi livelli di aspettativa molto alti sia nella vita quotidiana che negli obiettivi alimentari
Pensiero tutto o nulla
Imporsi livelli di aspettativa molto alti sia nella vita quotidiana che negli obiettivi alimentari
bassa autostima
Abbuffata rappresenta un perdere il controllo sulla dieta con relativa depressione, delusione e
angoscia
impulsività
Difficoltà nel controllo e gestione di impulsi
+ temporaneo sollievo Tali effetti positivi nelle crisi bulimiche sono sostituiti da
+ senso di piacere un profondo senso di angoscia per la possibilità di
+ effetti positivi ingrassare e perché non si è riusciti a controllarsi.
Ma a sua volta può generare un senso di vuoto che può innescare una nuova
abbuffata.
nei soggetti affetti da bulimia nervosa un sentimento sempre presente è quello della vergogna e della
colpa.
La bulimia Nervosa non stravolge solo i comportamenti alimentari, ma anche altre aree della vita:
La diagnosi è ancora oggi oggetto di discussione, ma sono stati comunque evidenziati dei criteri diagnostici:
Episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata
Episodi associati a: (mangiare molto più rapidamente del normale o fino a sentirsi pieno, mangiare
grandi quantità di cibo anche se non affamati, mangiare da soli, sentirsi disgustati verso sé stessi)
Marcato disagio riguardo il mangiare incontrollato
Comportamento alimentare incontrollato si manifesta almeno per 2 giorni alla settimana in un
periodo di 6mesi
Alimentazione incontrollata non risulta associata con l’utilizzazione sistematica di comportamenti
compensatori inappropriati
L’insorgenza di tale malattia si può avere in tarda adolescenza, vi sono anche casi nella prima infanzia.
Il BED è molto simile alla bulimia nervosa non purgativa, ma vi sono alcune differenze:
Bulimia nervosa non purgativa, il controllo del peso è raggiunto attraverso il digiuno per 2 o più
volte alla settimana o intensa attività fisica.
Nel BED, non ci sono questi comportamenti oppure sono sporadici, ma crisi bulimiche più
dettagliate, rapide, in solitudine e dopo la crisi c’è un forte senso di vergogna
Vi è una stretta relazione tra Disturbo di Alimentazione Incontrollata e Obesità, il disturbo si accompagna
spesso a sovrappeso o a Obesità e può associarsi alla Sindrome Metabolica.
Per quanto riguarda le caratteristiche psicologiche, i soggetti affetti da BED presentano meno sintomi, ma
hanno una maggiore sintomatologia psichiatrica, si instaura un forte senso di depressione, ansia e disturbi
della personalità.
Importante è il fatto che in questo disturbo può non essere presente l’ideale di magrezza, vi è quindi
un’accettazione del proprio peso corporeo, sia se normopeso sia se sovrappeso, ma è comunque presente
un disagio nel perdere il controllo sul cibo.
+ OBESITA’
+ PROBLEMI CARDIOVASCOLARI
+ METABOLICI
+ OSTEO-ARTICOLARI
+ GASTRICO-INTESTIANALI
+ RESPIRATORI
+ DIFFICOLTA DI GUARIGIONE FERITE
L’evoluzione di tale disturbo è poco conosciuta ma si pensa che sia molto simile a quella bulimia nervosa.
PICA
Disturbo caratterizzato dall’ingestione di una o più sostanze non nutritive per un determinato periodo di
tempo, i pazienti tendono a mangiare sostanze non tossiche che sono carta, sapone, gessetti, capelli,
argilla, sporcizia, spago, lana, tali sostanze variano con l’età.
Persistente ingestione di sostanze senza contenuto alimentare, per un periodo di almeno un mese
Persistente ingestione di sostanze senza contenuto alimentare, non commestibili è inappropriata
rispetto allo stadio di sviluppo dell’individuo
Il comportamento di ingestione non fa parte di una pratica culturalmente sancita o normata
Se il comportamento di ingestione di manifesta nel contesto di un altro disturbo mentale o
condizione medica. È grave da giustificare ulteriore attenzione clinica
L’evoluzione di tale disturbo prevede che può durare diversi mesi e scomparire da sola.
La PICA può essere trattata attraverso modifiche comportamentali e il trattamento di carenze nutrizionali e
altre complicazioni.
È un disturbo che si sviluppa principalmente durante l’infanzia, ma può svilupparsi a qualsiasi età.
I pazienti affetti da tale disturbo pensano di non poter mangiare perché perdono interesse nel mangiare e
temono che mangiare possa portare a conseguenze dannose.
Inizialmente sembra che tali pazienti siano schizzinosi nei confronti del cibo evitando di mangiare
determinati cibi o per il loro colore o per il loro odore.
Descrivono quei pazienti che pur avendo disturbi alimentari non rientrano in una diagnosi piena delle altre
categorie.
Le cause principali sono aspetti sociali e culturali, negli ultimi anni si è assistito ad un aumento
dell’interesse nei confronti di un’immagine di magrezza, tanto è vero che i mass media trasmettono proprio
questa idea di donna magra.
Oltre ai fattori socioculturali abbiamo anche aspetti biologici, uno di questi è legato all’azione degli ormoni
sessuali che vanno a regolare i livelli di serotonina.
Inoltre, i cambiamenti i legati alla pubertà e l’aumento di massa grassa accentuano l’insoddisfazione
corporea e possono determinare l’insorgenza di pattern alimentari restrittivi e talora l’esordio di veri e
propri disturbi dell’alimentazione.
Attualmente gli studiosi sono concordi nel ritenere il modello multifattoriale più adatto a spiegare
l’insorgenza dei disturbi alimentari
1) Fattori predisponenti
Fattori predisponenti individuali
Il genere: femminile
Età: adolescenza, prima giovinezza, età adulta
Sovrappeso o difficoltà/disturbi alimentari in età infantile
Patologie: diabete giovanile, celiachia, malformazioni congenite, malattie psichiatriche
(d.ansia, d. umore, d. di personalità)
Aspettative esagerate
Perfezionismo
Disregolazione emotiva
Difficoltà del processo di separazione-individuazione
Rifiuto del corpo e della sessualità
Esagerata attività sportiva
Abusi
3) Fattori di mantenimento
Tali fattori non sono indipendenti tra loro ma sono tutti correlati nell’insorgere dei DCA.
Alcuni studi hanno riscontrato che solo una minoranza di persone affette da Disturbo alimentare chiede un
aiuto terapeutico.
Per poter portare il paziente in una struttura specialistica è necessario indurre una consapevolezza in esso.
Di conseguenza il paziente trova la forza di mettersi in gioco e ad avere la forza e il coraggio di chiedere
aiuto.
È fondamentale effettuare una buona diagnosi con un trattamento multidisciplinare integrato.
+ Trattamento ospedaliero
+ Riabilitazione nutrizionale
+ Psicoeducazione alimentare
+ Terapia cognitivo-comportamentale
+ Terapia interpersonale
+ Terapie psicoanalitiche
+ Terapie di gruppo
+ Terapia farmacologica
+ Terapia familiare
Per quanto riguarda una buona diagnosi, è fondamentale nel momento iniziale stabilire un rapporto di
fiducia con il paziente per poter indagare con accuratezza quali sono i sintomi psicologici e le abitudini
alimentari.
I primi incontri servono per gettare le basi di un percorso terapeutico, bisogna quindi indagare facendo
domande specifiche e in questa fase diagnostica è opportuno rivolgersi ai familiari, per completare il
quadro diagnostico, cogliere il loro punto di vista, stabilire un rapporto.
La tempestività dell’intervento
La continuità delle cure
Morte 25%
Complicanze mediche
Suicidio
Cronicità 25%
DCA più grave
DCA meno gravi o sub-soglia
Remissione 50%
Senza o con conseguenze somatiche
Senza o con altri sintomi psichiatrici
prevenzione primaria
è quella che si utilizza prima dell’insorgenza della malattia, va ad agire eliminando o riducendo i fattori di
rischio che portano allo sviluppo dei DCA, attraverso l’educazione alimentare, la sensibilizzazione e
l’informazione.
La prevenzione primaria ha però un limite, possiamo infatti intervenire sul fattore noto ma non su quello
che ancora non si conosce, come fattori genetici, familiari, ecc.
prevenzione secondaria
agisce alle prime avvisaglie dei sintomi, ha lo scopo di ridurre la morbilità e il cronicizzarsi del DCA, e lo fa
attraverso l’identificazione precoce delle persone a rischio.
prevenzione terziaria
agisce quando si ha già un disturbo accertato, si occupa del trattamento delle persone con DCA ormai
conclamato e prevenzione delle complicanze, attraverso il trattamento e la riduzione dei sintomi.
Un programma di prevenzione molto efficace che è ancora però in corso di accertamento è quello che si
svolge a livello scolastico che prevede la discussione di problemi legati all’alimentazione e conseguenze con
bambini e adolescenti.
Non è facile fare una diagnosi dei DCA poiché non tutti i dati giungono all’osservazioni clinica, questo
perché non sempre i sintomi sono riconosciuti e associati ad un determinato disturbo.
Il confine tra quella che può essere considerata un'innocua attenzione per la dieta e per le forme del corpo
e l'inizio di una insorgente malattia non è sempre facile da stabilire, i segnali che meritano attenzione per
capire l’esordio dei DCA sono:
Ci sono segnali e segni fisici che possono essere indizi di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione:
In caso di Bulimia Nervosa può essere utile l’osservazione del volume delle ghiandole salivari che si
trovano nell’area posteriore delle guance, davanti alle orecchie, un loro aumento di volume è
caratteristico di questa patologia.
Sempre nella Bulimia Nervosa lesioni agli angoli della bocca e sul dorso delle mani ed erosioni dello
smalto dei denti possono fare sospettare il vomito autoindotto
Altri segnali di emergenza possono essere: tono dell’umore instabile, pianto frequente, rabbia elevata,
riposo notturno disturbato, pensieri suicidari, autolesivi, forti dolori addominali, aritmie cardiache, difficoltà
respiratorie, svenimenti, edemi.
COME SI CI APPROCCIA AD UNA PERSONA CON DCA?
Bisogna esprimere il dispiacere e la preoccupazione senza far sentire la persona in colpa, ricordandosi che
non è mai un discorso di volontà ma ci si trova di fronte ad una patologia complessa, e soprattutto non
bisogna aspettarsi che il problema “passi in fretta” da un giorno all’altro, ma è necessario un percorso
articolato multidisciplinare.
+ No parlare di cibo
+ Instaurare un dialogo diverso per distogliere dal cibo
+ Restare a tavola anche se la persona non mangia
+ Metterla sul piano della compagnia
+ Accettare la scelta di non toccare cibo
Il ruolo della famiglia è prezioso e fondamentale, perché deve essere anche un ponte con l’equipe di
specialisti, ma allo stesso tempo la famiglia deve essere guidata da questi specialisti per lavorare verso un
obbiettivo comune.
Chi ha un DCA lo nega poiché l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, fa sì che le persone
che sviluppano questi disturbi tendano a non considerare la perdita di peso come un problema, ma al
contrario come una conquista raggiunta.
Come per tutte le patologie l’intervento precoce e un trattamento tempestivo sono decisivi. È importante
che i trattamenti siano specializzati e integrati.
La diagnosi è complessa e non esiste alcuno strumento che, da solo, ci permetta una diagnosi certa, non
esiste quindi alcun tipo di analisi specifiche per determinare univocamente un certo DCA, ma solo un
insieme di dati clinici e di laboratorio, di valutazioni psicologiche e comportamentali, di dati derivanti
dall’anamnesi ci permette di arrivare a una diagnosi sicura.
Ci sono poi dei disturbi che non sono considerati nei DCA ma che coinvolgono comunque la sfera
alimentare:
ORTORESSIA
Inizialmente fu definita “anoressia inversa” proprio per la sua specularità rispetto alla condizione
anoressica: il soggetto anoressico si vede grasso pur essendo magrissimo, il bigoressico percepisce il proprio
corpo come magro e non muscoloso pur avendo un fisico atletico.
Le metodiche utilizzate dai giovani per aumentare la massa muscolare oltre all’esercizio fisico:
+ Steroidi anabolizzanti
+ Proormoni
+ Efedrina
+ Diete incongrue
+ tratti di perfezionismo
+ paura della maturità
+ sentimento di inadeguatezza
+ spinta alla magrezza
I soggetti sono ossessionati dalla qualità del cibo, (dal greco orthos -corretto- e orexis –appetito).
La differenza con l’anoressia sta nel fatto che c’è un rigido controllo non più della quantità di cibo ma della
sua qualità, ma è invece comune è invece l’attitudine a seguire un regime alimentare sempre più rigido.
+ comparsa di gravi carenze nutrizionali (malattie secondarie alla drastica riduzione di vitamine e
sali minerali quali l’avitaminosi, l’aterosclerosi, l’osteoporosi) rispetto a cui spesso però la
persona appare ignara e disinteressata confidando ciecamente nella propria dieta considerata
sanissima
+ problematiche di natura psicologica e psichica come stress, sensi di colpa, ossessioni, fobie e
condizioni di ritiro socio-lavorativo
Attualmente non esiste una definizione univoca di immagine corporea, condivisa dalla comunità scientifica.
Ci sono due aree di ricerca e formulazione cha danno due definizioni di quella che potremmo chiamare
immagine corporea.
OBESITA’
È una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, condizione che determina
gravi danni alla salute.
E’ causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti: da una parte, un’alimentazione
scorretta ipercalorica e dall’altra un ridotto dispendio energetico a causa di inattività fisica
L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale. Perché:
La sua prevalenza è in costate e preoccupante aumento non solo nei paesi occidentali ma anche in
quelli a basso e medio reddito
È un importante fattore di rischio per varie malattie croniche, quali diabete mellito, malattie
cardiovascolari e tumore.
L’indice di massa corporea IMC (body mass index BMI) è l’indice per definire le condizioni di sovrappeso-
obesità più ampiamente utilizzato, anche se dà un’informazione incompleta.