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MALATTIE INFETTIVE

Le malattie infettive fanno parte delle malattie trasmissibili.

Malattie in cui l’agente causale può essere trasferito da un individuo ad un altro.


Possono essere suddivise in:
Entrambe comprendono malattie:
 Malattie infettive
 Malattie non infettive + Contagiose
+ Non contagiose

Una malattia infettiva è una patologia causata da agenti microbici che entrano in contatto con un individuo,
si riproducono e causano un’alterazione funzionale. Le malattie infettive sono determinate da diversi
fattori:

+ Agente patogeno: è il determinante primario di una malattia infettiva, è un fattore necessario ma


non sufficiente per la comparsa della malattia. Possono essere:
 Virus
 Batteri
 Funghi
+ Ospite: è un organismo recettivo, ovvero ha determinanti endogeni necessari affinché l’agente
patogeno può svilupparsi.
+ Ambiente: è un determinante esogeno, ovvero sono fattori esterni all’organismo, come la qualità
dell’ambiente, l’acqua che beviamo che favoriscono lo sviluppo dell’agente patogeno.

La malattia è il risultato della complessa interazione tra sistema immunitario e l’organismo estraneo.

Quando si studia una malattia infettiva si tengono conto diversi fattori:

 L’area geografica di interesse


 Agente eziologico
 Vie di penetrazione ed eliminazione È bene conoscere tali condizioni per poter arginare il
 Modalità di contagio e trasmissione diffondersi della malattia.
 Condizioni predisponenti e immunizzanti

In base alla loro frequenza le malattie infettive vengono classificate in:

 Decrescenti: quelle che in un certo periodo di tempo hanno avuto una diminuzione del numero di
casi, dovuto anche ad un miglioramento igienico-sanitario (febbre tifoide, malattie veneree,
poliomielite)
 Stazionarie: il livello di casi rimane costante, senza particolari picchi (epatite virale (C-E),
gastroenteriti virali).
 Recrudescenti: malattie la cui incidenza ha iniziato a riaumentare negli anni (tubercolosi,
salmonellosi).
 Cicliche: possono essere divise in:
+ Stagionali: influenza, febbre tifoide, malattie esantematiche
+ Poliennali: malattie esantematiche, pertosse
+ Secolari: influenza, colera
La sorveglianza epidemiologica delle malattie infettive è un fondamentale strumento di sanità pubblica, che
permette di:

 Monitorare l’andamento nel tempo della malattia


 Assicurare il tempestivo intervento da parte dell’ASL di appartenenza

Oggi in Italia la sorveglianza è affidata al “sistema informativo delle malattie infettive e diffusive” che si
rifà al decreto ministeriale del 15 dicembre 1990:

“obbligo di notifica sanitaria competente per il medico che nell’esercizio della sua professione venga a
conoscenza di un caso di qualunque malattia infettiva o diffusiva o sospetta di esserlo, pericolosa per la
salute pubblica”.

Tale decreto classifica le malattie infettive in:

 Classe prima: sono malattie per le quali si richiede segnalazione immediata o perché soggette al
regolamento sanitario internazionale o perché rivestono particolare interesse (es. colera, febbri
emorragiche virali, peste, poliomielite, tifo esantematico, botulismo, rabbia, tetano). Il corona virus
fa parte di questa classe.
 Classe seconda: sono malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o possibili di interventi
interventi di controllo (es. epatite virale A, B, C, febbre tifoide, meningite virale e meningococcica,
morbillo, parotite, pertosse, rosolia, scarlattina, sifilide, varicella).
 Classe terza: malattie per le quali sono richieste particolari documentazioni (AIDS, lebbra, malaria,
micobatteriosi non tubercolare, tubercolosi).
 Classe quarta: malattie per le quali alla segnalazione del singolo caso da parte del medico deve
seguire la segnalazione dell’unità sanitaria locale solo quando si verificano focolai epidemici (es.
infezioni, tossinfezioni ed infestazioni di origine alimentare, pediculosi, scabbia).
 Classe quinta: malattie infettive e diffusive notificate all’unità sanitaria locale e non comprese nelle
classi precedenti, zoonosi indicate dal regolamento di polizia veterinaria e non precedentemente
menzionate.

Esistono in natura diversi tipi di microbi:

 Saprofiti: esseri viventi che si riproducono sui resti di altri organismi, contribuendo alla loro
decomposizione ed al completamento dei cicli nutrienti nell’ambiente esterno. Sono appunto
microrganismi presenti nell’ambiente ed indispensabili al mantenimento dei cicli naturali e vitali, in
quanto decompongono le sostanze organiche in sostanze inorganiche, e quindi più semplici.
 Commensali: microrganismi che colonizzano la cute e le mucose non dannosi, alcuni svolgono
funzioni utili per l’organismo, in simbiosi con esso. Oppure sono presenti nel tratto
gastrointestinale e cooperano nella produzione di proteine e vitamine.
Il commensalismo è un’interazione non obbligatoria tra due esseri viventi in cui uno approfitta
degli scarti dell’altro ma senza arrecare danni.
 Patogeni: microrganismi in grado di insediarsi nell’organismo, moltiplicarsi e causare danni che si
manifestano con sintomi e segni propri di uno stato di malattia.
Non tutti i microrganismi sono patogeni per l’uomo, nel corso dell’evoluzione quest’ultimo ha imparato a
sfruttarli a proprio vantaggio in diversi processi alimentari:

 Fermentazione di uva e malto


 Lievitazione del pane
 Acidificazione del latte (yogurt)
 Maturazione del caglio

Più recentemente invece attraverso tecniche di biologia molecolare sono stati utilizzati anche in campo
medico:

 OGM: per la produzione di sostanze utili per la cura e la prevenzione di alcune malattie, come ad
esempio l’insulina e alcuni vaccini.
 Trattamento delle acque reflue

Un agente patogeno deve avere diverse caratteristiche:

+ Infettività: misura con quanta facilità il patogeno è in grado di infettare l’ospite, è inversamente
proporzionale al numero degli organismi necessari per l’instaurarsi dell’infezione in un determinato
ospite. L’infettività è quindi la concentrazione di agente patogeno necessaria per far si che si
sviluppi la malattia, questa concentrazione varia a seconda della specie.
infetti
Ed è data dal rapporto , questo perché non tutti gli esposti possono diventare infetti.
esposti

+ Patogenicità: è la capacità di sviluppare la malattia una volta avvenuta l’infezione, ed è il rapporto


ammalati
tra , questo perché non tutti gli infetti sviluppano la malattia.
infetti

+ Virulenza: la capacità di moltiplicarsi nell’ospite e di indurre malattia e lesioni. Se utilizziamo la


morte come criterio di valutazione per la virulenza possiamo dire che dal punto di vista biologico la
virulenza non è altro che la dose letale 50.

La concentrazione di agente patogeno in grado di condurre a morte il 50% degli organismi infetti.
Dal punto di vista epidemiologico la virulenza non è altro che la letalità, ed è il rapporto tra
morti o ammalati gravi
.
ammalati

+ Trasmissibilità: la capacità di un microrganismo di essere trasmesso da un soggetto portatore ad un


soggetto non infetto.
+ Stabilità: è il tempo durante il quale un microrganismo può rimanere infettante al di fuori
dell’ospite.
+ Neutralizzabilità: disponibilità di efficaci misure profilattiche per prevenire la malattia o
terapeutiche per la cura.
Gli agenti patogeni in funzione della loro pericolosità vengono classificati in diversi gruppi:

Quando un agente patogeno non può essere classificato univocamente in un unico gruppo, esso viene
classificato nel gruppo di rischio più elevato.

Una malattia infettiva è quindi il risultato del concatenarsi di diversi fattori:

 Agente infettivo: organismo in grado di produrre una malattia infettiva


 Sorgente di infezione: persona o animale, oggetto o sostanza, da cui l’agente infettivo passa
all’ospite
 Individuo infetto: organismo che ospita l’agente infettivo, e che può presentare la malattia in forma
manifesta o inapparente, ovvero asintomatica
 Portatore: organismo che ospita un agente infettante in assenza però di malattia
 Malattia contagiosa: malattia dovuta ad un agente infettante che si trasmette da una persona
infetta ad un ospite suscettibile
In una malattia infettiva è importante conoscere la storia clinica per poter capire quali sono i momenti in
cui poter intervenire inserendo delle prevenzioni.

La storia clinica di una malattia comprende i diversi stadi che si succedono nel corso di un evento di
malattia:

 Esposizione: è l’evento iniziale, che nel caso delle malattie infettive da origine all’infezione
 Periodo di incubazione o latenza: è il tempo che intercorre tra l’esposizione e il manifestarsi dei
sintomi clinici.
 Periodo prodromico: è un periodo di transizione tra lo stato di salute e quello di malattia, ovvero il
periodo in cui cominciano i primi sintomi.
 Malattia clinica: i sintomi raggiungono la massima evidenza. Da qui si possono avere 2 destini diversi:

 Morte
 Regressione: è il periodo in cui i sintomi iniziano a perdere di intensità, grazie alla produzione di
anticorpi da parte dell’organismo. Ancora una volta si possono avere 2 diversi destini:
 Cronicizzazione: la cronicizzazione di una malattia è caratterizzata dall’assenza di
prospettiva di una reale e completa guarigione e dalla necessità di instaurare tutti i presidi
terapeutici atti a evitare il ripresentarsi della malattia in forma acuta.
 Convalescenza e guarigione: l’organismo comincia a ristabilire le sue normali funzioni e a
riprendere pian piano il suo stato di salute.

in questo periodo si può ancora avere infezione, e quindi essere portatori.


 GUARIGIONE: piena ripresa dello stato di salute.

Dal periodo di incubazione a quello di convalescenza tutto il periodo è detto periodo di contagiosità, ed è
lo stesso delle persone asintomatiche.
La penetrazione di un microrganismo patogeno nell’organismo non necessariamente è seguita da un
processo infettivo e dalla manifestazione della malattia. Questo dipende dal tipo di interazione tra ospite e
agente infettante, dipende da un equilibrio tra la capacità di offesa da parte del patogeno e la capacità di
difesa del nostro organismo.

 Contagio: quando si contrae l’agente patogeno e la capacità di difesa dell’organismo è alta,


l’infezione viene neutralizzata, e non si ha memoria poiché l’organismo è stato cosi tempestivo nel
neutralizzare l’infezione che non si è sviluppata un’immunità.
 Contagio senza malattia: vi è un equilibrio tra la capacità di offesa e di difesa, l’organismo ha cosi il
tempo necessario per attivare il sistema immunitario e acquisire quindi un’immunità rispetto
all’agente patogeno, perché in questo caso vengono sviluppati anticorpi che saranno poi in grado di
riconoscere questo patogeno ad una nuova infezione da parte dello stesso.
 Contagio con stato di malattia: l’agente patogeno supera le difese, penetra, si moltiplica e
cominciano ad apparire segni e sintomi di malattia.
Tutti gli eventi necessari a determinare un’infezione nell’organismo seguono una sequenza ben precisa e
sono tutti compresi all’interno della catena epidemiologica.

Conoscere tale catena significa poter intervenire su di essa prevenendo


un’infezione oppure bloccandola se già in atto.

Prima dell’inizio della catena epidemiologica un altro elemento fondamentale è il serbatoio.

È un habitat naturale di una data specie microbica, che può essere sia un animale che un substrato, dove il
microrganismo si riproduce e si nutre fin quando non trova un organismo da infettare e quindi una
sorgente.

o L’uomo stesso: per i patogeni esclusivi per l’uomo (morbillo, rosolia, parotite, varicella).
o Animali: microrganismi primariamente patogeni per alcune specie animali, che possono infettare
anche l’uomo (salmonelle, brucelle).
o Ambiente: microrganismi che possono occasionalmente venire in contatto con l’uomo (legionelle,
yersine).

SORGENTE

Può essere un uomo o un animale infetto da cui il microrganismo patogeno può essere trasmesso ad un
soggetto recettivo. Per quanto riguarda l’uomo possiamo avere diverse categorie di sorgente:

+ Uomo malato: è l’uomo infetto che va abbondantemente ad eliminare il patogeno per un certo periodo
di tempo, di conseguenza immette il patogeno nell’ambiente andando ad infettare altre persone.
+ Portatore: è un uomo infetto ma senza sintomi. Se ne possono avere diversi tipi:
 Portatore sano: soggetti in cui l’infezione inizia e guarisce spontaneamente senza che però si
manifesti lo stato di malattia, ma per tutta la durata dell’infezione può espellere nell’ambiente i
microrganismi patogeni.
 Portatore precoce: persona infetta che inizia ad espellere i microrganismi patogeni alcuni giorni
prima di manifestare i sintomi.
 Portatore convalescente: soggetto che dopo la guarigione continua ad espellere i microrganismi
ancora per alcuni giorni.
 Portatore cronico: soggetto che dopo la guarigione continua ad espellere i microrganismi ancora
per mesi o anni o per tutta la vita (epatiti B e C).
VIE DI ELIMINAZIONE

Sono vie che permettono di espellere gli agenti patogeni che andranno ad infettare nuovi individui,
nell’essere umano sono generalmente:

 Vie respiratorie
 Cute La fuori uscita avviene tramite secreti
 Emazie e droplet.
 Tratto gastrointestinale ed urinario.

VIE DI TRASMISSIONE

Permettono il trasferimento di un microrganismo da un ospite ad un altro, esse rappresentano l’anello


debole della catena epidemiologica poiché su di esse si può intervenire in maniera più efficace per
interrompere il contagio.

Si possono avere 2 tipi di trasmissione:

 Trasmissione diretta: per contatto fisico vero e proprio o per estrema vicinanza, a sua volta può essere:
 Orizzontale: prevede un contatto intercutaneo, mucocutaneo o mucomucoso con l’individuo
infetto.
 Verticale: la trasmissione dell’infezione avviene da una generazione all’altra, dalla madre al
feto per i mammiferi e in ovo per gli ovipari.
 Trasmissione indiretta: tramite veicoli come l’aria, acqua, alimenti, suolo o oggetti in uso, avviene
tramite:
 Veicoli: oggetti inanimati o materiale su cui l’agente microbico si trova.
 Vettori: è un insetto o un grosso animale capace di trasportare il microrganismo, può essere:
+ Biologico: in esso l’agente patogeno replica o va a completare una fase essenziale del suo
ciclo di vita, prima di essere trasmesso all’ospite.
+ Meccanico: l’animale funge soltanto da veicolo non avviene nessuna modifica del vettore.

VIE DI PENETRAZIONE

Sono i percorsi che il microrganismo segue per raggiungere il soggetto da infettare, e ciascun
microrganismo predilige una particolare porta di ingresso:

 Mucose: attraverso questa via si può avere un’infezione localizzata o generalizzata.


 Cute: gli ingressi patogeni possono avvenire soprattutto attraverso lesioni della cute, generalmente
la cute integra non è superabile, ma esistono delle larve che riesco ad infettare lo stesso attraverso
essa.
 Placenta: come trasmissione trasversale
OSPITE

Si trova alla fine della catena epidemiologica e se ne possono avere di diversi tipi:

 Ospite definitivo: il termine ospite viene usato in parassitologia per indicare un organismo in cui il
parassita compie la fase di riproduzione sessuata.
 Ospite primario o di mantenimento: è la specie animale che mantiene l’infezione in una zona,
ovvero se in quella zona vi è un focolaio è l’ospite che mantiene sempre viva l’infezione.
 Ospite secondario o specie addizionale: è una specie che aiuta l’ospite primario poiché è anch’essa
coinvolta nel ciclo vitale dell’agente patogeno.
 Ospite intermedio: è l’ospite nel quale l’agente va incontro ad uno sviluppo.
 Ospite accidentale: è un ospite che non trasmette l’infezione.
 Ospite paratenico: in esso l’agente non compie alcuno sviluppo, ma viene soltanto trasmesso
meccanicamente.
 Ospite di amplificazione: è una specie animale che per un cambiamento temporaneo del numero
di individui e quindi nella dinamica della popolazione, favorisce una rapida disseminazione
dell’agente.
 Ospite serbatoio: ospite in cui un agente vive e replica spesso senza provocare malattia, e
rappresenta una fonte di infezione occulta.

La capacità di un ospite a trasmettere una malattia è condizionata da numerosi fattori, tra i quali i più
importanti sono:

+ Recettività o suscettibilità: è la capacità di ospitare un agente e permetterne lo sviluppo


+ Contagiosità: è la capacità con cui un agente si trasmette per vie naturali da un ospite all’altro.

Ed infine abbiamo l’ospite potenziale è colui che non possedendo le sufficienti capacità immunitarie perché
debilitato non può difendersi dall’aggressione dei microrganismi. Costituiscono elementi di rischio per
un’infezione una malattia in corso:

 Età avanzata del soggetto


 Una nutrizione non adeguata
 Presenza di lesioni o traumi dell’apparato tegumentario
OMS: organizzazione mondiale della sanità

È stata istituita nel 1948 con sede a Ginevra ed è l’agenzia delle Nazioni unite specializzata per le questioni
sanitarie.

È costituita da 194 stati membri divisi in 6 regioni (Europa, Americhe, Africa, Mediterraneo orientale,
Pacifico occidentale, Sud-est asiatico).

L’Italia vi è entrata l’11 aprile 1948.

Il suo obbiettivo è:

“il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute, definita come uno
stato di totale benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattie o infermità”.

L’OMS deve promuovere e incrementare la sicurezza sanitaria, attraverso due necessità strategiche:

 Potenziare i sistemi sanitari


 Mettere a frutti la ricerca, le informazioni e le evidenze scientifiche

I suoi approcci operativi sono: intensificare i partenariati e migliorare le performance.


Le malattie infettive possono essere classificate in:

 ENDEMIA: è una forma di malattia costantemente presente o molto frequente in una popolazione o
territorio, in base alla sua prevalenza si classifica in:
+ Malattia ipoendemica: se la sua prevalenza è bassa
+ Malattia iperendemica: se la sua prevalenza è alta

Un esempio di endemia è la varicella, un’endemia si può trasformare in epidemia.

 EPIDEMIA: è la diffusione rapida di una malattia contagiosa in una zona più o meno vasta, un esempio è
la Sars.
 PANDEMIA: è la trasformazione dell’epidemia in pandemia, questa trasformazione si ha quando la
malattia non è più circoscritta in una determinata area geografica ma si diffonde in tutto il mondo,
esempio Covid-19.

In caso di epidemia ci sono più parametri da tenere sotto controllo:

 Caso indice: il primo caso di malattia che introduce il contagio nel gruppo
 Tasso di attacco: è la % di soggetti recettivi che si ammalano in un determinato periodo
 Casi secondari: sono quei casi che prendono origine dal caso indice
 Tasso di attacco secondario: la % di soggetti recettivi che si ammalano a seguiti dell’esposizione al
caso indice

Abbiamo diversi metodi di rappresentazione delle malattie:


+ Rappresentazione grafica

Una delle più comuni forme di visualizzazione dell’andamento nel tempo di una malattia in una popolazione
è la rappresentazione attraverso un grafico, in cui sull’asse delle y troviamo l’incidenza dei nuovi casi e
sull’asse delle x il tempo:

Il grafico che si ottiene genera una curva epidemica, questo aspetto dipende anche da numerose
variabili: via di escrezione, velocità di propagazione dell’agente eziologico, densità della
popolazione, proporzione di animali recettivi.
Questo grafico ci permette di capire l’andamento dell’epidemia in corso, possiamo distinguere:
 Curva primaria: è rappresentata dai primi casi, avuti successivamente al primo contagio
 Curva secondaria: rappresenta i nuovi contagi avvenuti a causa dei primi casi
Il tempo che intercorre tra le due curve è il tempo di incubazione della malattia.
+ Rappresentazione spaziale
Ha lo scopo di facilitare l’identificazione di concentramenti di casi in determinate aree, con lo
scopo di identificare una causa di malattia.

In una malattia infettiva la cosa importante è quella di prevedere e questa previsione si fa


attraverso degli algoritmi e dei teoremi.
Teorema della soglia di Kendall
Esso afferma che:
“Un epidemia può verificarsi soltanto in presenza di una determinata densità minima di animali
recettivi”.
Questa densità minima è detta livello di soglia ed è stata definita matematicamente nel teorema
di Kendall: più è alto il numero di animali recettivi più la malattia si espande.
Conoscere tale soglia è importante per capire quali misure di precauzione adottare.

Numero di riproduzione di base, R0 .

Rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una
popolazione completamente suscettibile cioè mai venuta a contatto con il nuovo patogeno
emergente. Questo parametro misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva.

PANDEMIA
È la fase in cui l’intera popolazione mondiale sarà probabilmente esposta ad un’infezione e
potenzialmente una parte di loro si ammalerà.
Secondo l’OMS, le condizioni per cui possa avvenire una vera e propria pandemia sono 3:
1. La comparsa di un nuovo agente patogeno
2. La capacità di tale agente di colpire gli umani
3. La capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio
L’OMS ha utilizzato una classificazione in sei stadi, che descrive il processo secondo il quale un
nuovo virus influenzale inizia dai primi contagi fino ad arrivare alla pandemia.

 Periodo interpandemico: (fase 1-3) in questa fase il virus infetta principalmente gli animali, e
più raramente gli uomini.
 Periodo di allerta pandemica: (fase 4) è il periodo in cui inizia la trasmissione tra uomo e
uomo.
 Fase 5-6: prevede la trasmissione da uomo a uomo su vasta scala.
 Fase di post picco: ovvero la fase in cui si ha la possibilità di una seconda ondata di contagi.
 Pandemia: diffusione della malattia su scala mondiale.
 Periodo post pandemico: I livelli di attività influenzale sono tornati a quelli tipici dell’influenza
stagionale nella maggior parte dei Paesi con sorveglianza adeguata.

COLERA
Agente eziologico: Vibrio cholerae (batterio)
Azione patogena: potente esotossina
Sintomi e segni: diarrea profusa, dolori addominali, disidratazione
Prognosi: i casi non trattati portano a morte nel 30-60% dei casi, se la terapia e tempestiva la
letalità non supera l’1%
Trasmissione: oro-fecale, mediante acqua ed alimenti contaminati (frutti di mare). Legato a cattive
condizioni sanitarie. Possibilità di portatori sani.
Diagnosi: batterio isolabile dalle feci di individui infetti.
Principali cause di diffusione: assenza o carenza di acqua potabile o non contaminata e
inadeguate condizioni sanitarie.
Aree a maggior rischio di diffusione: Paesi in via di sviluppo.
Per quanto riguarda l’Italia:
 1973: ultima epidemia importante di colera in Campania e Puglia.
 1994: epidemia di porzioni limate a bari, meno di 10 casi.
 2008: un unico caso di un uomo rientrato dall’Egitto e deceduto a Milano.
Per quanto riguarda l’Europa, il colera è una malattia di importazione, i casi di colera sono limitati
e vengono presto stabilizzati.
Prevenzione: la prevenzione dal colera è multisettoriale:
 Interventi maggiori riguardano la depurazione dell’acqua e il funzionamento del sistema
fognario.
 Garantire la sicurezza del cibo e dell’acqua, migliorare l’igiene, educazione al rispetto di
accorgimenti igienici durante la preparazione o l’assunzione del cibo
I vibrioni del colera sono estremamente sensibili all’azione dei comuni detergenti e disinfettanti.

FEBBRE TIFOIDE
Agente eziologico: Salmonella typhi (batterio)
Epidemiologia: ubiquitaria, diffusa nei Paesi con basse condizioni igienicosanitarie.
In Italia:
 anni ‘70 e ’90: rapido declino (da > 6600 casi nel 1976 a 662 casi nel 1998);
 2001: tassi di incidenza maggiori in Puglia, Campania, Basilicata e Lazio.
Sintomi e segni: dolori addominali, febbre, possibile compromissione del sensorio. La febbre ha un
andamento caratteristico:
+ 1° settimana: innalzamento a temperature elevate con profilo “a sega”;
+ 2° settimana: stabilita a 39-40°C;
+ 3° settimana: discesa delle temperature con profilo “a sega”.
Necessita di isolamento! Profilo a “sega”.

Trasmissione: oro-fecale, spesso mediante alimenti contaminati (ma non esclusivamente),


tipicamente mediante acqua contaminata dove può resistere per diversi giorni (frutti di mare,
ortaggi). Possibilità di portatori sani cronici.
Diagnosi: emocoltura (1° settimana); coprocoltura e sierologia (2°-3° settimana).

VAIOLO
Agente eziologico: Virus del Vaiolo, famiglia Poxviridae (virus a DNA)
L’OMS ha dichiarato il pianeta esente dal vaiolo nel maggio 1979 Ultimo caso verificatosi in Africa
nel 1977 (in Europa nel 1972).
Ceppi del virus sono ancora mantenuti presso due laboratori: Center for Disease Control and
Prevention di Atlanta (USA) e Laboratorio di Ricerche Virologiche e Biotecnologiche di Koltsovo
(Novosibirsk – Russia).
Almeno 300 milioni di persone sono morte di vaiolo.
Il virus del vaiolo e stato inserito nella lista dei possibili patogeni strumenti di bioterrorismo
insieme a Bacillus anthracis, Yersinia pestis, tossina botulinica, virus Ebola.
La vaccinazione obbligatoria è stata sospesa a partire dagli anni ’70 e ’80 in tutti i Paesi. In Italia, la
vaccinazione è stata sospesa nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981.

INFLUENZA
Agente eziologico: Virus influenzali, famiglia Orthomyxoviridae (virus a RNA)
Il virus Influenza è costituito da una particella virale di forma sferica-ovoidale, con un diametro di
circa 110 nanometri e un nucleo centrale di circa 70 nanometri.

Da questo agente si possono avere sette generi di virus:


 Influenzavirus A
I primi quattro generi rappresentano i virus che provocano
 Influenzavirus B l'influenza nei vertebrati come gli uccelli (in questo caso si parla
 Influenzavirus C di influenza aviaria), gli umani ed altri mammiferi.
 Influenzavirus D
 Isavirus: infettano i salmoni
 Quaranjavirus
infettano i vertebrati e gli invertebrati come le zanzare e i
 Thogotovirus
Copepodi.
I virus appartenenti al tipo Influenza A sono ulteriormente classificati in base alle proteine
superficiali:
+ HA o H: 18 sottotipi o sierotipi H
+ NA o N: 11 sottotipi

INFLUENZAVIRUS A
Agente eziologico: Virus influenzali, famiglia Orthomyxoviridae (virus a RNA)
Sintomi e segni: gravissime complicazioni a livello polmonare che sono responsabili della maggior
parte dei decessi.
Trasmissione: per via aerea attraverso le gocce di saliva trasportate starnuti o colpi di tosse di
persone infette e per mezzo del contatto con materiali o superfici infette.

CORONA VIRUS
Sono virus RNA a filamento positivo, con aspetto simile a una corona al
microscopio elettronico. La sottofamiglia Orthocoronavirinae della famiglia
Coronaviridae è classificata in quattro generi di coronavirus (CoV):
+ Alpha-,
+ Beta-,
+ Delta—
+ Gammacoronavirus.
Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.
La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha un nome: “COVID-19” (dove "CO" sta per corona,
"VI" per virus, "D" per disease e "19" indica l'anno in cui si è manifestata). Lo ha annunciato, l’11
febbraio 2020 il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Trasmissione: soprattutto per via aerea, attraverso le cosiddette “particelle di Flügge“. Si tratta di
microgocce di saliva emesse soprattutto con tosse e starnuto che veicolano, sospese nell’aria,
agenti infettivi di numerose patologie, fino alla distanza di oltre 1 metro. I virus possono essere
trasmessi anche per contatto diretto o indiretto tramite oggetti.
Sintomi e segni:
 febbre, che nel 99% dei casi è il primo sintomo,
 tosse secca presente nel 68% e faticabilità nel 38%,
 dolori muscolari e cefalea nel 14%
 nausea e diarrea (4%).
SARS-CoV
Periodo epidemico: 8096 casi e 774 decessi nel 2003 in 29 paesi e regioni.
Il WHO (World Health Organization) ha dichiarato la fine dell’epidemia nel
luglio 2003.
Possibile serbatoio animale: civetta delle palme
Periodo di incubazione: da 2 a 7 giorni, massimo 10
Vie di trasmissione: attraverso droplets, e in maniera molto più rara per via aerea.
Contagiosità: è molto bassa all’inizio della malattia, ma aumenta con il peggioramento della
sintomatologia.

Fattore R0 : 2,4- 3,6

Mortalità: 10%
Periodo post epidemico: 4 casi di ricomparsa
MERS- CoV

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