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da
“Natura e finalità dell’educazione”
di
Raffaele LAPORTA
Imparare non è solo un’attività umana; ogni specie vivente partecipa alla capacità di
apprendere per sopravvivere ai rischi dei loro ambienti e lo fanno modificando i loro
comportamenti che si trasmettono per via genetica ai discendenti.
La teoria psicologica sull’apprendimento è quella che lo considera come una risposta ad uno
stimolo dall’ambiente: “si apprende reagendo ad una situazione ambientale”.
Non suppone che l’organismo sia semplicemente passivo, ma è stata integrata ammettendo una sua
continua attività: sotto l’impulso dei suoi bisogni, coglie stimoli ambientali e risposte a essi.
Questa è la teoria dei “tentativi-ed-errori”, collegata con quella dello “stimolo-risposta” che fa
comprendere gli apprendimenti di carattere pratico (andare in bicicletta),
non è facile spiegare soltanto mediante risposte a stimoli e sollecitazioni come possono essere gli
apprendimenti di un concetto filosofico o di un procedimento matematico.
La parte riguardante i tentativi-ed-errori può essere utilizzata in un altro quadro, quello che
considera l’apprendere come soluzione dei problemi.
L’organismo si trova continuamente di fronte a difficoltà rispetto alle quali reagire; nei casi
elementari la reazione è la risposta più semplice, nei casi più difficili la risposta più adeguata
consiste nel riuscire a capire la difficoltà e tradurla in un problema da risolvere:
l’apprendimento diventa un’attività consistente in una soluzione di problemi;
Il bambino apprende la cultura del suo gruppo sociale attraverso il linguaggio, le abitudini, gli
usi, i costumi, i modi di pensare e di agire della società in cui è nato.
Una società complessa ha oggi un patrimonio culturale enorme che nessuno può
padroneggiare interamente.
La scuola è obbligata a selezionare l’insieme delle abilità e dei contenuti che la società vuole
trasmettere ai suoi membri che avranno la responsabilità di appropriarsi a loro giudizio di
ogni altro aspetto sociale.
RIASSUNTO
da
“Natura e finalità dell’educazione”
di
Raffaele LAPORTA
Al pensiero filosofico spetta il merito di aver elaborato due problematiche che riflettono i due
aspetti fondamentali che l’educazione in atto presenta: quella del Processo Educativo e quella
del Rapporto Educativo.
In ogni classe scolastica ogni alunno mostra interessi dipendenti da dinamiche profonde difficili da
riconoscere da parte degli insegnanti non esperti.
I filosofi e i pedagogisti hanno chiamato quel comportamento ”spontaneità”, quella dell’attività
infantile è stata la prima forma assunta dal concetto di libertà dell’educando.
La libertà di scelta della persona, con la connessa responsabilità, è un principio di cui la libertà
dell’educando è un evidente verità già dimostrata: l’insegnante non può negarlo anche se lo trascura
largamente.
Ogni essere umano impegnato nel processo vitale dell’apprendimento affronta in forza di
motivazioni spontanee le esperienze che gli si presentano, scegliendo nell’ambito di ogni una i
comportamenti che gli sembrano più rispondenti ai suoi interessi, più atti a gratificare i suoi
bisogni;
La libertà che caratterizza il processo educativo è la sua condizione necessaria e al di fuori di
essa l’apprendimento è inconcepibile.