Sei sulla pagina 1di 4

RIASSUNTO

da
“Natura e finalità dell’educazione”
di
Raffaele LAPORTA

Cap. 1° Educazione come “Apprendimento”

Imparare non è solo un’attività umana; ogni specie vivente partecipa alla capacità di
apprendere per sopravvivere ai rischi dei loro ambienti e lo fanno modificando i loro
comportamenti che si trasmettono per via genetica ai discendenti.

L’apprendimento è un processo naturale, perché gli istinti umani si determinano è importante la


presenza di un ambiente sociale, con esseri adulti, per il bambino che deve imparare a parlare,
apprendere parole da collegare alle cose, alle azioni, ai sentimenti;
che deve sperimentare le cose, le azioni, i sentimenti, i modi con cui risultano associati alle parole,
ai gesti, alle espressioni del viso, a tutte le forme di linguaggio non verbale.

La teoria psicologica sull’apprendimento è quella che lo considera come una risposta ad uno
stimolo dall’ambiente: “si apprende reagendo ad una situazione ambientale”.
Non suppone che l’organismo sia semplicemente passivo, ma è stata integrata ammettendo una sua
continua attività: sotto l’impulso dei suoi bisogni, coglie stimoli ambientali e risposte a essi.

Ogni risposta rappresenta quel nuovo comportamento in cui consiste l’apprendimento.


Non sempre la risposta è “giusta”, può essere un tentativo sbagliato, un errore da correggere
attraverso nuovi tentativi, fino a trovare la risposta giusta.

Questa è la teoria dei “tentativi-ed-errori”, collegata con quella dello “stimolo-risposta” che fa
comprendere gli apprendimenti di carattere pratico (andare in bicicletta),
non è facile spiegare soltanto mediante risposte a stimoli e sollecitazioni come possono essere gli
apprendimenti di un concetto filosofico o di un procedimento matematico.

La parte riguardante i tentativi-ed-errori può essere utilizzata in un altro quadro, quello che
considera l’apprendere come soluzione dei problemi.

L’organismo si trova continuamente di fronte a difficoltà rispetto alle quali reagire; nei casi
elementari la reazione è la risposta più semplice, nei casi più difficili la risposta più adeguata
consiste nel riuscire a capire la difficoltà e tradurla in un problema da risolvere:
l’apprendimento diventa un’attività consistente in una soluzione di problemi;

Un nuovo concetto si apprende costruendolo mediante concetti già posseduti.


L’apprendere è il segno della vita di un essere, in quanto mostra il suo impegno a mantenerla,
a farla durare: a SOPRAVVIVERE.
RIASSUNTO
da
“Natura e finalità dell’educazione”
di
Raffaele LAPORTA

Cap. 2° Educazione come “Trasmissione di cultura”

Il bambino apprende la cultura del suo gruppo sociale attraverso il linguaggio, le abitudini, gli
usi, i costumi, i modi di pensare e di agire della società in cui è nato.

Quando si parla di “cultura” si designa tutte le espressioni più avanzate, scientifiche,


letterarie, artistiche ecc. elaborate da una società lungo la sua storia.
Si dice che chi ha quel tipo di cultura che esso designa è “ACCULTURATO”; in una società ci
possono essere persone più o meno colte, ma tutte sono sempre naturalmente e necessariamente
“acculturate”.
Ogni società naturalmente e necessariamente, e inconsciamente, trasmette la propria cultura a
tutti i suoi nuovi membri, ed è una questione di sopravvivenza sia per loro che per la società,
viene trasmessa da una generazione all’altra così che le società sopravvivono con tutto il loro
patrimonio culturale, con le tradizioni e la storia.
Per gli studiosi delle società il concetto di educazione è un processo attraverso cui la cultura del
gruppo sociale si perpetua nel tempo, nella storia.

E’ qui che l’insegnamento inizia ad avere il suo ruolo e la sua funzione.


I primi insegnamenti organizzati riguardano la scrittura e la letteratura, che in tal modo viene
padroneggiato, impiegato, tramandato e accresciuto.
Attraverso il Medioevo, il Rinascimento fino all’Età Moderna, l’insegnamento organizzato nella
istituzione scolastica si diffonde all’intera società a tutti i livelli.

All’istituzione scolastica si affianca quella familiare e in certi casi quella religiosa.

Una società complessa ha oggi un patrimonio culturale enorme che nessuno può
padroneggiare interamente.
La scuola è obbligata a selezionare l’insieme delle abilità e dei contenuti che la società vuole
trasmettere ai suoi membri che avranno la responsabilità di appropriarsi a loro giudizio di
ogni altro aspetto sociale.
RIASSUNTO
da
“Natura e finalità dell’educazione”
di
Raffaele LAPORTA

Cap. 3° “Un concetto di educazione”

Il concetto di educazione ha una dimensione individuale, espressa nell’apprendimento,


una dimensione collettiva, sociale, realizzata nella trasmissione di cultura, e una dimensione
istituzionale, costituita dall’organizzazione dell’insegnamento.
Essa è stata presentata in termine di acquisizione di comportamenti imitati da quelli esistenti ed
esibiti nel mondo adulto, è apparsa come la riproduzione di un universo di esperienze compiute
dalla società attraverso la sua storia; la si è caratterizzata come l’istituzione, l’organizzazione
intenzionale , dell’attività di trasmissione culturale.

L’insegnamento reagisce stimolando all’allievo ad apprendere ogni altro contenuto utile,


realizzando in forme autonome e responsabili, ogni ulteriore scelta culturale.
La Natura dell’Educazione è un aspetto Essenziale della Natura Umana:
L’Educazione è la garanzia di sopravvivenza della specie .
Questa sua rilevanza è poco riconosciuta nella storia della cultura occidentale.

Al pensiero filosofico spetta il merito di aver elaborato due problematiche che riflettono i due
aspetti fondamentali che l’educazione in atto presenta: quella del Processo Educativo e quella
del Rapporto Educativo.

Cap. 4° “Il Rapporto Educativo”

Il Rapporto Educativo è identificato con il rapporto fra insegnante e alunno.


Si realizza con una Asimmetria Culturale fra due individui, uno dei quali abbia interesse a
entrare in possesso di un aspetto della cultura dell’altro; quello che viene a trovarsi nel punto
più “alto” del rapporto asimmetrico diventa l’Insegnante, l’altro, nel punto più, “basso”
diventa l’Allievo.
La relazione Asimmetrica può essere determinata dalla differenza di età dei due soggetti ; è
evidente quando l’insegnante ha per allievo un bambino come nella scuola dell’obbligo.
Nella scuola secondaria, in cui vengono trasmessi aspetti specialistici della cultura, nel rapporto
educativo scolastico l’asimmetria è strutturale, è inerente al divario fra generazioni.
Fuori della scuola l’asimmetria è limitata e provvisoria, nei casi più semplici c’è chi ha bisogno di
un’informazione e di chi ce l’ha, qualunque sia il grado di livello culturale,
Abbiamo casi di adulti di varia origine culturale, ma privi di una formazione generale di base che la
richiedono a un gruppo di docenti professionisti, è il caso delle università popolari o della terza età.
Poiché nelle odierne società avanzate interventi intesi a ridurre nei loro membri asimmetrie culturali
possono verificarsi, si è diffuso il concetto di educazione permanente.
Il rapporto educativo è un tipo di comunicazione fra due soggetti che richiede che ambedue vi
abbiano interesse; se uno lo perde la comunicazione si interrompe, anche se può continuare, il
soggetto non più interessato non vi partecipa e l’azione comunicativa resta nulla.
L’insegnante dispone di mezzi disciplinari per obbligare i suoi allievi a prestare attenzione alla
lezione; questo accade perché la scuola è una situazione educativa istituzionale: l’insegnante è
tenuto a fare lezione ad ogni costo, e gli alunni sono tenuti a riceverla.
Si entra, quindi, nella tematica pedagogica del processo educativo.
RIASSUNTO
da
“Natura e finalità dell’educazione”
di
Raffaele LAPORTA

Cap. 5° “Processo educativo”

Riguarda lo sviluppo dell’educazione di un individuo in tutta l’età educativa.


L’apprendimento risponde a un bisogno costitutivo, intrinseco nell’essere umano: è impossibile per
l’essere umano rinunciare ad apprendere.
Il processo educativo si delinea così come il processo naturale di apprendimento proprio dell’essere
in età evoluta. Lo costatiamo in tutte le attività, in particolare nel gioco; ma anche attraverso le
innumerevoli attività attivate dai propri interessi e “bisogni”; sono bisogni di stima, di accettazione,
di affetto, di affermazione, ecc.
Essi richiedono di essere soddisfatti dagli apporti dell’ambiente sociale, o si va incontro a
frustrazioni; oppure ci si trova ad essere gratificati dal proprio ambiente.
In un ambiente di musicisti, nel quale le persone siano valutate in base alla loro competenza
musicale, un giovane bisognoso di stima potrà sviluppare un interesse per la musica.
Possono essere anche scelti in contrapposizione all’ambiente, per soddisfare un bisogno di
affermazione personale a compensazione di frustrazioni subite in quello;
persone quindi che coltivano il medesimo interesse possono essere spinte da bisogni assai differenti.

Cap. 6° “La Libertà dell’Educando”

In ogni classe scolastica ogni alunno mostra interessi dipendenti da dinamiche profonde difficili da
riconoscere da parte degli insegnanti non esperti.
I filosofi e i pedagogisti hanno chiamato quel comportamento ”spontaneità”, quella dell’attività
infantile è stata la prima forma assunta dal concetto di libertà dell’educando.
La libertà di scelta della persona, con la connessa responsabilità, è un principio di cui la libertà
dell’educando è un evidente verità già dimostrata: l’insegnante non può negarlo anche se lo trascura
largamente.
Ogni essere umano impegnato nel processo vitale dell’apprendimento affronta in forza di
motivazioni spontanee le esperienze che gli si presentano, scegliendo nell’ambito di ogni una i
comportamenti che gli sembrano più rispondenti ai suoi interessi, più atti a gratificare i suoi
bisogni;
La libertà che caratterizza il processo educativo è la sua condizione necessaria e al di fuori di
essa l’apprendimento è inconcepibile.

Potrebbero piacerti anche