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Conoscenza ➜ SAPERE
Abilità ➜ SAPER FARE
Competenza ➜ SAPERE AGITO
1. Le prime di ordine cognitivo, si riferiscono al fatto che ogni individuo nel far fronte alle
situazioni deve ricorrere alle conoscenze teoriche o alle strategie conoscitive;
2. Le seconde di ordine motivazionale sono la molla che fa scattare l’interesse per il
compito e mette in moto emozioni, atteggiamenti e comportamenti;
3. Le terze sono quelle di ordine etico-sociale che caratterizzano individualmente il
soggetto, cioè credenze, valori e comportamenti che costituiscono la sua storia e il suo
vissuto
MICHELE PELLEREY
Distingue le tre dimensioni della competenza in
1. La dimensione oggettiva che si riferisce agli indicatori di competenza, i quali
consentono di osservare e valutare le manifestazioni di una competenza;
2. La dimensione soggettiva indica la percezione di sé, delle proprie azioni e si
esprime attraverso la narrazione e l’autovalutazione;
3. La dimensione intersoggettiva si riferisce alle aspettative, alle opinioni e ai
giudizi dell’intero sistema sociale o simboleggiato da poche persone nel cui
ambito si esercita la competenza. Una certificazione della competenza
presuppone un consenso tra più soggetti interessati.
DIMENSIONE SOGGETTIVA
La competenza, dal punto di vista soggettivo è quindi :
“La capacità di orchestrare in maniera valida ed efficace, in specifici contesti di
apprendimento, un insieme abbastanza articolato e differenziato di risorse interne di
natura cognitiva, affettiva e volitiva, in vista del raggiungimento di un obiettivo specifico,
tenuto conto anche degli influssi che derivano da fattori di natura relazionale e sociale”
(Pellerey)
Essa implica un’istanza autovalutativa connessa al modo con cui l’individuo osserva e giudica la
sua esperienza di apprendimento e la sua capacità di rispondere ai compiti richiesti dal contesto
di realtà in cui agisce. Le domande intorno a cui si struttura la dimensione soggettiva possono
essere così formulate: come mi vedo in rapporto alla competenza che mi viene richiesta?
mi ritengo adeguato ad affrontare i compiti proposti? Riesco ad impiegare al meglio le mie
risorse interne e quelle esterne?
DIMENSIONE OGGETTIVA
“La dimensione oggettiva dà luogo a prestazioni osservabili e valutabili e per questa sua
caratteristica è stata tradizionalmente valorizzata in ambito lavorativo e in ambito scolastico.
Tuttavia la capacità di affrontare positivamente un compito deriva anche da qualità personali,
dalla capacità di relazionarsi e di interagire in maniera efficace e infine di valorizzare tutte le
risorse strumentali a disposizione.” (Pellerey)
DIMENSIONE INTERSOGGETTIVA
Richiama il sistema di attese, implicito ed esplicito, che il contesto sociale esprime in rapporto
alla capacità del soggetto di rispondere adeguatamente al compito richiesto; riguarda quindi le
persone a vario titolo coinvolte nella situazione in cui si manifesta la competenza e l’insieme
delle loro aspettative e delle valutazioni espresse.
Ad esempio gli insegnanti esplicitano le loro attese formative attraverso l’individuazione dei
traguardi formativi per i propri allievi.
Sapere fare
Essere
Quando gli studenti acquisiscono conoscenze frammentate e astratte, faticano a capirle perché
non riescono a percepire il senso complessivo.
L’approccio per competenze promuove la ricerca delle interconnessioni, aiuta ad acquisire
una visione unitaria, favorisce la consapevolezza della globalità e la regolarità dei saperi (tutti gli
elementi che fanno emergere la necessità di una didattica che si serve di strategie e attività
innovative).
Lo sviluppo delle competenze dipende da molti contesti, non solo da quello di vita, ma
anche dal contesto sociale, culturale ed economico.
Don Milani, propone un cambiamento di paradigma pedagogico, mettere “l’ultimo della classe”
al centro dell’attenzione dell’insegnante.
La centralità del più debole impone una didattica che sappia ripensare le proprie modalità.
Il contesto è il luogo nel quale lo studente è messo alla prova e deve esercitare le competenze
sviluppate.
Jesper Juul ➞ “Il bambino nasce competente, non si presenta a scuola come se fosse “una
tabula rasa”.
Questo significa che esiste sempre una base da cui partire, un livello di competenza, anche
minimo, che va riconosciuto e valorizzato.
Ogni persona manifesta un certo grado di sviluppo delle proprie potenzialità, nessuno può
dire di essere arrivato al massimo grado di competenza possibile.
Anche chi dimostra un eccellente livello, potrà ulteriormente migliorarlo ed anzi, più uno è
competente più desidera ulteriormente incrementare la propria competenza.
Se prendessimo in considerazione i grandi artisti, gli scrittori migliori, gli architetti o gli scienziati
impegnati alla frontiera della ricerca, possiamo notare che la sfida è sempre accesa, sono
impegnati ad andar oltre il livello raggiunto.
Potremmo fare lo stesso discorso con i bambini che sono alle prese con la scoperta del loro
posto nel mondo, del funzionamento delle cose e dei rapporti umani, impegnati nel diventare
sempre più padroni del loro movimento, del loro linguaggio.
La competenza è qualcosa che ci riguarda e va intesa come risorsa alla quale attingere e come
punto di riferimento, più che come punto di arrivo: sta davanti a ciascuno di noi come qualcosa di
importante, di desiderabile, capace di motivare il nostro impegno.
Nella competenza c’è sempre la consapevolezza di un’ulteriorità, di ciò che non abbiamo ancora
raggiunto e che non raggiungeremo mai a pieno, ma che ci spinge a migliorare; c’è la
consapevolezza di non sapere, di non essere pienamente all’altezza e il desiderio di sapere di
più, questa tensione rappresenta la molla per lo sviluppo delle competenze, alimenta la nostra
motivazione.
La competenza si mostra come un “già” e non con un “non ancora”, presente da subito,
irraggiungibile sempre.
C’è oggi una particolare attenzione per questi tipi di competenze, perché particolarmente
richieste in una società nella quale la specializzazione è in crisi.
Nelle raccomandazioni del 2006 viene pubblicata la Raccomandazione del Parlamento e del
Consiglio d’Europa.
Definisce le competenze come: conoscenza, abilità e capacità, necessarie per la piena
realizzazione personale; si colloca sulla via delle conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona.
Una persona dotata di "key competences" può contribuire non solo allo sviluppo
individuale ma anche a quello sociale.
A livello personale, queste competenze sono fondamentali per affrontare nuove situazioni e
per vivere in modo adeguato e proporzionato.
A livello sociale e civico, possedere tali competenze consente di instaurare relazioni
collaborative e di agire in modo pro-sociale e avere responsabilità civica.
La formazione su queste competenze è considerata essenziale sul piano dei valori, in quanto
non riguarda solo lo studente, il professionista o il lavoratore, ma coinvolge direttamente la
formazione del cittadino.
Il nostro Paese si è dimostrato sensibile a tale prospettiva, inserendo le competenze chiave nelle
Indicazioni nazionali.
Il tema della cittadinanza non è nuovo nella scuola italiana. Inserito all’interno dell’orizzonte delle
competenze, assume un significato molto più pieno.
Dal punto di vista didattico favorire lo sviluppo delle competenze significa, per l’insegnante,
mettere gli alunni di fronte a sfide, a situazioni impegnative, che siano per loro elementi di
sollecitazione a dare il meglio di sé
Una buona didattica non è una didattica facile, ma una didattica significativa.
Il soggetto che apprende svolge un ruolo nel processo di sviluppo delle proprie competenze.
Per l’insegnante significa quindi cedere quote significative del proprio potere di docente che
riguardano in particolare tre campi di azione:
1. La progettazione
2. L’insegnamento diretto, cedere potere nei confronti dell’azione dell’ insegnare
direttamente, comporta affidare agli alunni stessi il compito di organizzarsi
autonomamente.
Questo non significa abbandonarli a se stessi, ma sostenerli nella capacità di
autorganizzarsi
3. Per quanto riguarda la valutazione, cedere potere significa per l’insegnante, non certo
rinunciare a questa responsabilità delicata ma associare alla riflessione valutativa gli
stessi alunni, chiamati a riflettere sul loro processo di apprendimento.
Cedere potere, però, coinvolge l’alunno in modo significativo, e lo si può fare in diversi modi.
l’alunno diventa il protagonista in ogni cosa e acquisisce anche fiducia in sé stesso.
L’insegnante, così, diventa leader educativo, impegnato ad aiutare gli alunni a sprigionare il
massimo del loro potenziale.
6.10 Setting favorevoli allo sviluppo delle competenze
Le competenze si possono sviluppare attraverso una molteplicità di approcci.
Possiamo individuare tre principali setting o ambientazioni della attività didattiche:
A.
Lavorare per situazioni-problema
L’insegnante propone situazioni problema e compiti che gli alunni sono in grado di comprendere.
Il problema mette in crisi il sistema di conoscenze consolidato; Si rende necessaria l’integrazione
delle conoscenze e la rielaborazione di quelle già possedute. Attraverso questo tipo di
esperienze lo studente impara a trattare con le conoscenze e le abilità già possedute.
B.
Lavorare per progetti:
Il progetto, prima da delineare e poi da realizzare, richiede non solo di attivare tutte le proprie
risorse interiori, ma di collaborare con gli altri in un’impresa cooperativa. Dal punto di vista
educativo, è particolarmente rilevante fare in modo che il progetto non si riduca ad essere
un’esercitazione fine a se stessa, ma abbia un senso sociale. È importante favorire negli
studenti la consapevolezza del significato di quello che si apprende a scuola.
C.
Lavorare in forma laboratoriale:
In queste attività si inducono le competenze tramite l’esperienza vicaria che si ha osservando
attentamente un modello, cercando di ricordarne le caratteristiche e di imitare le modalità di
operare. Non si tratta di mera riproduzione meccanica di un comportamento osservato ma di
un’interiorizzazione significativa e personalizzata. Il vero maestro aiuta chi è in
apprendimento a personalizzare con un proprio stile il lavoro, mettendo in gioco il proprio
talento e quindi dando il meglio di sé.
La cronaca ci mette continuamente di fronte ad esempi nei quali le persone molto competenti
usano queste loro risorse per scopi illeciti. Non basta essere competenti, se non si possiede un
orizzonte di valori capace di indirizzare le competenze non solo all’interesse individuale, ma al
bene comune.
Come fare?
Molti pensano che inserendo nel curricolo scolastico discipline come l’educazione civica e lo
studio della costituzione non siano sufficienti.
1. Curricolare:
Gli studenti realizzano le attività all’interno del normale curricolo.
2. Orientato alla ricerca:
I progetti nascono dalla rilevazione dei problemi, il percorso che si attiva e diretta alla
loro soluzione .
3. Focalizzato sulle competenze:
Gli studenti mettono conoscenze e abilità alla prova della realtà, misurandosi con
problemi autentici, sviluppano le loro competenze.
4. Interdisciplinare:
Per la soluzione problemi è necessario servirsi di più discipline che dialogano tra loro
e si integrano.
5. Orientato all’apprendimento significativo:
L’apprendimento è significativo quando è il risultato di una rielaborazione personale
delle proprie conoscenze e quando risponde a motivazioni profonde.
6. Collaborativo:
I progetti di service Learning impegnano il gruppo classe. L’impegno personale
indispensabile perché il gruppo possa avere successo.
7. Partecipato:
Si tratta di una collaborazione con gli stessi destinatari del progetto che sono coinvolti
su un piano di parità
8. Responsabilizzante:
La scuola assumono la responsabilità sociale. Il service Learning consente di realizzare
esperienze di cittadinanza attiva
9. Trasformativo:
Si traduce nell’impegno al miglioramento. Il miglioramento è personale (e riguarda
chi sta agendo in favore della comunità) anche sociale (quindi qualcosa che migliora
la realtà di vita).
6.13: le fasi di un progetto di service Learning
I progetti service Learning sono curricolari, quindi entrano a pieno nella progettazione didattica.
La struttura di un progetto non è rigido ma ci sono alcune fasi che lo caratterizzano.