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Affinché un docente possa metterla in atto è necessario osservare il discente, al fine di conoscerlo
ed attivare il giusto strumento educativo.
L’osservazione educativa quindi interessa entrambi i partners, diventando luogo di incontro tra
osservatore ed osservato: l’alunno che manifesta le sue necessità, l’educatore che lo osserva
individuando bisogni, difficoltà e problemi.
Si divide in :
Esempi
OSSERVAZIONE GUIDATA
● Tempo kronos che indica la frequenza dell’osservazione
(una volta al giorno, tre volte in un anno, etc..)
● Tempo kairos, inteso come durata dell’osservazione
(finestra temporale)
La definizione dell’ oggetto di osservazione (singolo, gruppo, contesto) permette di identificare con
chiarezza gli strumenti e i metodi di osservazione.
La partecipazione è una modalità di agire, attraverso la quale si fanno le cose con gli altri e si
osservano elementi che dall’esterno non si vedono. Di conseguenza lo strumento principale di tale
tipo di osservazione è la PERSONALITA’ DELL’OSSERVATORE a cui si associa l’utilizzo di specifici
strumenti, quali:
DIARIO Si basa sull’osservazione di fatti ed avvenimenti.
1) Privata
2) Pubblica (opzionale)
SCHEDA o GRIGLIA E’ uno strumento che cattura informazioni in una data situazione. Si
DI OSSERVAZIONE presenta in varie forme (grafico, tabella, lista) e può essere molto semplice
(poche voci) o molto complessa.
REGISTRAZIONI Consentono di ottenere info sul contesto verbale e non verbale delle
(audio o video) relazioni e delle comunicazioni che caratterizzano un certo contesto. La
registrazione video fornisce un quadro veritiero senza il filtro della
presenza dell’osservatore esterno.
QUESTIONARIO Può contenere quesiti aperti o chiusi. Tali dati si prestano anche all’analisi
comparativa.
TEST Si distinguono in
Fino al XIX secolo in Occidente il metodo di insegnamento dominante era la lezione frontale, che
prevedeva prevalentemente lo studio di testi. Tale didattica mirava a trasmettere la cultura scritta
e le conoscenze venivano assimilate soprattutto grazie all ripetizione a memoria.
Nel 900 viene sviluppata l’idea di Comenio e Rousseau, secondo la quale la realtà va conosciuta
anche attraverso i sensi , attraverso l’osservazione e la manipolazione . Tali idee si concretizzarono
in quello che viene definito METODO ATTIVO, basato sul principio dell’ IMPARARE FACENDO. Fu
Dewey a fondare questo metodo, a partire dall’idea che la conoscenza nasce dall’esigenza di
riflettere per risolvere i problemi che ci si trova ad affrontare.
Tra le esperienze di scuola attiva realizzate in Europa, di rilevanza sono quelle promosse nella
prima metà del 900 da Montessori e Freinet.
Dalla didattica degli anni ’50 alle nuove prospettive della didattica costruttivista
Negli anni ’50 la didattica ispirata all’attivismo deweyano inizia a vacillare a causa delle riflessioni
teoriche che nascono a partire da :
COMPORTAMENTISMO DI SKINNER
ORIENTAMENTO TASSONOMICO-CURRICULARE
INSTRUCTIONAL TECNOLOGY
Inizia a prendere forma una nuova didattica (oggettivistica) che dominerà in occidente fino agli
anni ’80, basata su
● Rispecchia la realtà
Questa idea si consolida nel tempo grazie all’avanzamento dell’informatica e agli studi sulle
intelligenze artificiali (I.A.).
Negli anni ’80 la didattica oggettivistica inizia a vacillare, i risultati sulle IA sono deludenti in quanto
diventano inefficaci quando ci si sposta dal livello formale della sintassi a quello sostanziale della
semantica (i PC non sono in grado di elaborare in maniera efficace i contenuti linguistici di un
testo).
Il nuovo filone che trova spazio in questi anni è il COSTRUTTIVISMO che ha radici nella
FENOMENOLOGIA DI HUSSERL (si parla di comprensione e non di conoscenza) e nel pensiero di
NIETZSCHE e FREUD.
“IL COMPORTAMENTO UMANO NON PUO’ ESSERE SPIEGATO SULLA BASE DELLE DINAMICHE
CAUSALI (COME AVVIENE PER I FENOMENI FISICI ).
Questa impostazione viene ripresa, rielaborata ed alimentata dalla ricerca di MORIN, VARELA,
BAUMAN, BATESON, VON FOESTER, VON GLASERFELD. Nascono inoltre nuove idee
sull’intelligenza, come quelle sulle intelligenze multiple di Gardner che mettono in discussione
l’idea di intelligenza e QI elaborate con gli studi di cibernetica.
Il costruttivismo riprende alcune idee del costruttivismo deweyano e inserisce nella didattica le
TECNOLOGIE DELL’NFORMAZIONE DELLA COMUNICAZIONE (TIC). Le nuove tecnologie
informatiche appaiono come strumento che favorisce lo scambio comunicativo delle informazioni
e che , in parte, modificano i processi di apprendimento.
Il costruttivismo si fonda su 3 idee cardine:
DIDATTICA SPECIALE RIVOLTA AGLI ADULTI Bisogna tener conto delle modalità di
(EDA) apprendimento dei soggetti adulti.
La ricerca in campo didattico si avvale delle informazioni ottenute dalla ricerca in ambito psico-
pedagogico, e si occupa di ideare MODELLI OPERATIVI, la cui efficacia viene testata in maniera
SPERIMENTALE, attraverso la realizzazione di strategie specifiche per il contesto formativo in
esame.
Il contesto viene definito DETERMINATO e SPECIFICO, in quanto tiene conto dei soggetti
dell’apprendimento, delle conoscenze e delle competenze che si vogliono raggiungere, e del
contesto in cui avviene l’apprendimento.
✔ VERIFICARE
✔ RETTIFICARE
✔ VALIDARE
✔ FALSIFICARE
le strategie per via teorica. Inoltre esso è FLESSIBILE e in fieri, in quanto va adeguato alle esigenze
formative legate al contesto sociale, lavorativo e all’avanzamento tecnologico.
Teoria e pratica restano, quindi, legate grazie a questa continua attività di riflessione circolare. Si
passa dalla teoria alla pratica per poi ritornare alla teoria attraverso rettifiche e accomodamenti.
La didattica non è una disciplina approssimata, né opzionale; non basta conoscere i contenuti
disciplinari, ma bisogna saperli insegnare, grazie anche alla conoscenza della didattica e dei fattori
si cui essa si focalizza. In particolare tali fattori sono:
Dunque la ricerca didattica riguarda un ambito molto vasto, che si sposta dal MACROCONTESTO
(società) ai MICROCONTESTI (scuola) in cui avviene la formazione. Attraverso una continua
problematizzazione e riflessione, la scuola, e con essa la didattica, vengono messe in relazione con
i diversi contesti sociali (in particolare quelli in cui si sviluppa l’individuo) che vengono studiati dal
punto di vista storico, economico, sociale e culturale.
Quando si parla di contesti si parla anche di luoghi della didattica, in cui si attuano le strategie
messe a punto dalla ricerca : UNIVERSITA’, SCUOLA (intesa come campo in cui si conducono
ricerca-azione e ricerca sperimentale), AGENZIE EXTRA-SCOLASTICHE (insieme di luoghi privilegiati
per la ricerca clinica).
L’indagine sugli aspetti organizzativi dell’insegnamento-apprendimento avviene mediante un
continuo monitoraggio degli strumenti e delle strategie messe a punto. Pertanto sono
indispensabili STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE (diagnostica, formativa e sommativa) grazie ai
quali è possibile misurare il successo formativo nel contesto di interesse per poi elaborare
strategie didattiche migliorative.
Esempio di lavoro di monitoraggio condotto in questi anni è costituito dalle PROVE INVALSI
( Istituto Nazionale per la VALutazione del SIstema educativo e di formazione), che hanno
l’obiettivo di monitorare la buona applicazione delle strategie didattiche su tutto il territorio
nazionale. Una volta individuati gli aspetti distintivi della formazione e le finalità a cui tendere, la
ricerca didattica investiga sui punti deboli e punti di forza delle metodologie in uso. Un esempio di
intervento correttivo è rappresentato dai CORSI DI FORMAZIONE IN SERVIZIO, rivolti ai docenti in
tutta Europa, individuati come strumento per svecchiare la didattica tradizionale e introdurre
nuove metodologie didattiche nella pratica quotidiana.
In ambito didattico il metodo più congeniale è la RICERCA-AZIONE, fondata sul metodo euristico,
caratterizzato dalla circolarità del processo: OSSERVAZIONE-VALUTAZIONE-AZIONE. Le tre attività
si ripetono ciclicamente, ogni volta arricchite di nuovi elementi. Nasce in Inghilterra negli anni ’60
e viene accolta in Italia negli anni ’80. E’ una forma di indagine critica ed autoriflessiva sulla
pratica, che parte da un problema e lo indaga per cercare soluzioni. Il ricercatore cerca di
determinare il cambiamento muovendosi al suo interno e riflettendo sulla sua pratica.
Non viene definito a priori l’oggetto di studio, ma si cerca di individuare un problema, di
comprenderne la natura e di trovarvi una soluzione sperimentando piccoli cambiamenti e
riflettendo sulle conseguenze concrete che avvengono.
In ambito didattico il ricercatore è l’insegnante. Egli non può collocarsi al di fuori del contesto che
indaga, di conseguenza può condizionarlo con la sua azione. La ricerca didattica è quindi RICERCA
–AZIONE. Non può quindi mai essere metodo sperimentale, in quanto in questo il ricercatore è
fuori dal fenomeno, non interferisce sui suoi sviluppi se non in maniera intenzionale.
Le ipotesi e le teorie formulate sulla base dei dati raccolti devono essere calte nella pratica
didattica e verificate attraverso l’azione. In sintesi, alla base della ricerca-azione ci sono i segmenti
elementi:
⮚ Implementazione della ricerca che parte dal basso (dai problemi delle prassi)
⮚ Dimensione collaborativa
⮚ Comunicazione circolare
Durante il processo di investigazione il ricercatore riflette, elabora, mette a punto, testa e ritesta
fino a giungere all’elaborazione di strategie di intervento:
o CONTENUTI : quelli su cui puntava la didattica tradizionale. Oggi sono definiti “Know what”
appartengono all’ambito cognitivo dell’apprendimento, che consiste nelle conoscenze
dichiarative (concetti, significati, idee, nozioni, informazioni, definizioni) .
o VALORI: si tratta dei valori in cui credere, che devono fungere da guida per il
comportamento quotidiano e sono funzionali allo sviluppo della persona nella sua
globalità. Anch’essi parte della didattica nazionale. Appartengono alla sfera morale
dell’agire umano e al sapere stare nel mondo con gli altri. Rientrano nel “Know why”
(sapere perché per saper essere)
o COMPETENZE O ABILITA’: consistono nel saper mettere in pratica, in maniera cosciente,
efficace e creativa, le conoscenze acquisite. Sono definite “know how”(saper fare). In
particolare si parla di abilità pratiche, riferendosi alla capacità di utilizzare le conoscenze
acquisite in contesti concreti.
Negli anni ’80 nascono le DIDATTICHE DISCIPLINARI, volte allo studio dei processi di
insegnamento-apprendimento riguardanti le specifiche materie di studio.
E’ chiaro che la didattica, in quanto sapere teorico-pratico, è sempre ricerca. L’indagine, la
sperimentazione, la formulazione di ipotesi, l’individuazione di indicazioni operative in ambito
teorico nascono per essere calate nella pratica quotidiana dell’insegnamento, che a sua volta
fornisce dati e nuovo materiale alla luce del quale rivedere, ricalibrare, rielaborare i risultati
della ricerca teorica. In questo modo la didattica si configura come RICERCA CONSAPEVOLE
delle strutture e degli obiettivi dei setting di apprendimento, capace non solo di conoscere, ma
anche di produrre cambiamenti significativi.
Quindi ogni didattica deve mirare allo sviluppo della triade (obiettivo trasversale) Know what,
know why, know how, ma sviluppa strategie didattiche distintive ed efficaci basate sulle
caratteristiche specifiche e sulla struttura della specifica materia. La caratterizzazione di ogni
didattica disciplinare dipende dagli obiettivi formativi specifici che si vogliono raggiungere.
In sintesi:
la didattica disciplinare parte dal concetto che per insegnare non è sufficiente conoscere i
contenuti, ma è necessario individuare tutte le conoscenze, competenze ed abilità necessarie ad
approcciare al loro studio, oltre agli obiettivi trasversali che possono essere conseguiti a partire da
esse.
Nel caso in cui il ricercatore sia il docente stesso, il confronto con lo studente può servire a capire
se il senso dell’apprendimento risulta chiaro, comprendere punti deboli e punti di forza del proprio
intervento educativo, verificare se gli obiettivi dell’apprendimento sono chiari e significativi.
La definizione di apprendimento significativo rimanda alle teorie di Ausubel, secondo il quale un
apprendimento efficace è significativo solo quando le nuove conoscenze poggiano su conoscenze
preesistenti; la mancanza di queste ultime rende l’apprendimento inefficace. Tale concezione
risale al principio aristotelico di appercezione (ogni insegnamento deve partire da ciò che è già
noto) , ripreso e sostenuto anche da Herbart.
Uno strumento cruciale per la didattica efficace è rappresentato dalle MAPPE CONCETTUALI
(Novak). Tale strumento favorisce la costituzione della conoscenza strutturata, mettendo in
relazione i concetti all’interno di un dominio di conoscenze preesistenti. Le mappe concettuali
favoriscono lo sviluppo di abilità metacognitive in quanto la loro osservazione permette all’alunno
di diventare consapevole delle caratteristiche della propria conoscenza. Facilitano
l’apprendimento facendo leva sulla memoria visiva. Se la mappa è strutturata, cioè costituita in
modo da evidenziare il tipo di relazione esistente tra i concetti (causali, temporali, etc…), tali
relazioni risultano più chiare. Esse inoltre favoriscono ulteriormente la memorizzazione poiché
appaiono come delle GESTALT (immagini unitarie composte da figura e sfondo) che restano
facilmente impresse nella memoria a lungo termine.
In merito ai contenuti il docente deve effettuare una mediazione didattica che metta gli allievi in
condizione di poter accedere alle conoscenze senza che queste siano troppo semplificate, quindi
attraverso mediazione linguistica e semplificazione dei contenuti; deve consentire all’alunno di
cogliere la struttura di un argomento, di pensare, interrogarsi, formulare ipotesi, di procedere
attraverso prove ed errori, ricontestualizzando e personalizzando le conoscenze acquisite.
Inoltre per l’efficacia degli apprendimenti è necessario mettere al primo posto “il tempo”
dell’alunno, nel rispetto delle esigenze di quest’ ultimo.
Una buona pratica didattica deve essere progettata tenendo conto anche della dimensione
emozionale ed affettiva. La motivazione, le emozioni, i valori, l’ intelligenza emotiva, sono
determinanti per lo sviluppo delle strutture cognitive e per l’acquisizione e il consolidamento degli
apprendimenti. La motivazione è alla base dell’apprendimento, coincide con il bisogno di scoprire,
di conoscere con la curiosità e con il desiderio di apprendere e può essere sollecitata mettendo in
crisi l’equilibrio della struttura conoscitiva che il soggetto in formazione ha raggiunto in quel
determinato momento. Elementi che possono innescare tale crisi possono essere la presa di
coscienza di lacune, la sensazione provata dall’alunno di non disporre delle capacità e degli
strumenti per condurre azioni conoscitive efficaci e coerenti con il mondo esterno. Questi
elementi, destabilizzando la struttura conoscitiva stimolano la ricerca di un nuovo equilibrio
attraverso nuovi apprendimenti, potenziando la motivazione. E’ importante però che l’elemento
perturbante sia ben tarato sul suo stato cognitivo e che non richieda sforzi a cui l’allievo non è
ancora pronto, perché un obiettivo cognitivo troppo lontano viene facilmente abbandonato n
itinere.
Gli studiosi hanno individuato 3 principali tipologie di motivazione che si basano su:
Per Metodologia didattica si intende l’insieme delle strategie di insegnamento che devono essere
flessibili per essere adattate alle concrete situazioni e caratteristiche degli alunni.
La ricerca educativa rappresenta l'indagine per la risoluzione di problemi educativi che possono
riguardare la comunicazione, il linguaggio, il curriculo , la motivazione, etc. E’ condotta da
insegnanti, pedagogisti e operatori sociali e culturali (Biologi, antropologi, psicologi …)
Il metodo educativo riguarda l'insieme dei criteri e modi generali di impartire l'educazione. il
metodo didattico è l'insieme delle scelte operative che il docente adotta per la trasmissione delle
conoscenze.
metodi di insegnamento:
● Trasmissivo-espositivo: lezione frontale ed unidirezionale
METODI DI APPRENDIMENTO
Il punto nevralgico del rapporto tra insegnanti ed allievi è la comunicazione, che deve essere
sempre bidirezionale.
Il docente svolge diverse funzioni: una propriamente didattica e l'altra educativa.
L'autorevolezza si realizza se è riconosciuta dagli allievi, che individuano nella persona
dell'insegnante una serie di caratteristiche: comportamenti adeguati, competenza, comunicazione
efficace, equità, equilibrio psichico, ammissione dei propri errori senza complessi, gestione dei
conflitti.
Il fine dell'insegnamento è quello di promuovere l'apprendimento. A tale scopo l'insegnante deve
comunicare rispettando la semplicità, l'ordine e la brevità del messaggio.
Un insegnante deve avere una solida formazione culturale e professionale, competenze sociali e
psicologiche per il processo relazionale, deve saper mettere in campo tecniche, strategie e mezzi
per il processo di apprendimento. Deve possedere capacità di autoanalisi; deve avere
consapevolezza della sua influenza sul processo educativo.
Il progetto educativo deve rispettare esigenze e motivazioni di ogni allievo.
Requisito fondamentale della professionalità del docente e la capacità di relazionarsi agli altri ed
ha come elemento centrale la comunicazione.
Il docente si trova al centro di un reticolo di relazioni che comprende non solo gli alunni, ma anche
i genitori, i colleghi, i superiori, gli altri operatori scolastici. Per questo le abilità comunicative e
relazionali sono fondamentali, tanto che ad oggi sono presenti anche nei programmi dei corsi di
formazione per gli insegnanti. Il docente Inoltre deve saper valutare la relazionalità dell'allievo per
individuare eventuali difficoltà ed intervenire dove necessario.
MESSAGGIO Il contenuto
La Comunicazione didattica
Nella comunicazione didattica vi è asimmetria relazionale; in passato lo studente aveva ruolo
passivo. Oggi si tende ad un modello di apprendimento attivo, basato sul dialogo e sull’ interazione
tra docente ed allievo. Importante è l'uso appropriato del canale voce (intonazione, ritmo, enfasi,
silenzio).
Preferire lezioni breve ed interattive; attenersi all'argomento senza divagare; ascoltare e prestare
interesse alle domande; attenzione allo sguardo, prossemica.
Nello scambio comunicativo: 55% comunicazione non verbale; 38% tono della voce; 7%
comunicazione verbale.
L'insegnante normalmente si rivolge ad un gruppo classe: si tratta di un gruppo formale, creatosi
non per scelta e per interessi comuni, ma per disposizione esterna.
L’insegnante deve: rendere Piacevole il clima in aula; essere catalizzatore per la socializzazione;
risolvere i problemi e gestire i conflitti.
● semplificazione
● saper ascoltare (ascolto attivo)
Ostacoli alla comunicazione:
● Distrazione dello studente
Il docente leader
Il docente leader guida il gruppo, anima l’identità del gruppo non è un capo. E’ competente nella
disciplina, è in sintonia con i bisogni della classe, ha doti relazionali ed empatiche; è capace di
potenziare l'autostima e favorire l'attivazione del pensiero di gruppo.
● Rete a cerchio: raggruppamento democratico (ruoli di capo e gregario non ben definiti).
● Rete a ruota: specializzazione dei ruoli (sono presenti intermediari che favoriscono la
comunicazione nel gruppo tra il leader e i gregari).
Interazioni di gruppo
L'esercizio di un ruolo si svolge in relazione ad un contro-ruolo. Le interazioni sociali possono
essere interpersonali/affettive (madre-figlio) o a due (medico paziente).Si avranno diversi ruoli a
seconda dei gruppi di appartenenza .
In ambito scolastico la formazione dei gruppi di attività può dare una nota di dinamicità alla
lezione.
Igruppi possono essere:
omogenei: divisione per caratteristiche
eterogenei: misti. Psicologicamente più gratificanti per i soggetti meno dotati.
⮚ DIDATTICA METACOGNITIVA
Parte dal presupposto che l’obiettivo primario di ogni percorso formativo sia l’acquisizione delle
abilità metacognitive, in termini di consapevolezza dei processi cognitivi e di capacità di controllo
nell’esecuzione dei compiti mentali. IMPARARE AD IMPARARE vuol dire conoscere i fattori che
determinano l’apprendimento, essere consapevoli degli elementi che caratterizzano una
situazione di apprendimento e saper strutturare strategie adeguate alla situazione stessa.
L’insegnante ha il compito di aiutare gli alunni a diventare consapevoli dei propri stili di
apprendimento e di metterli in condizione di usare in modo ragionato e flessibile gli strumenti per
imparare. E’ dunque una didattica che privilegia le “modalità” di apprendimento, più che i
contenuti.
Strategie metacognitive: SELEZIONE (scelta delle informazioni importanti: sottolineare, annotare,
leggere i sommari); ORGANIZZAZIONE(connessione tra le informazioni mediante riassunti, schemi,
mappe) ; ELABORAZIONE (legame tra le nuove conoscenze e quelle già consolidate)
⮚ DIDATTICA DELL’ERRORE
⮚ DIDATTICA ORIENTATIVA
E’ legata al concetto di LIFE LONG LEARNING e vede il processo di formazione come percorso in
grado di sviluppare una personalità capace di progettare autonomamente la propria vita e di auto-
orientarsi. A tal fine la didattica deve quindi essere in grado di PROGETTARE CURRICULI FLESSIBILI
e offrire METODOLOGIE DIVERSIFICATE in grado di sviluppare alcune competenze chiave:
● AUTOGESTIONE E AUTOVALUTAZIONE
● FLESSIBILITA’
● CAPACITA’ METACOGNITIVE
● CAPACITA’ DI PROGETTAZIONE
L’apprendente, oltre ad acquisire queste abilità strategiche deve acquisire anche aspirazioni,
desideri ed obiettivi adeguati rispetto al mondo e alle proprie caratteristiche.
⮚ DIDATTICA SPECIALE
Si basa sul rendere le proposte didattiche FLESSIBILI, VARIE E CALIBRATE SUI BISOGNI DI CIASCUN
INDIVIDUO DELLA CLASSE.
Gli interventi di sostegno per l’alunno diversamente abile non devono essere progettati nell’ottica
di supporto del singolo discente, ma nell’ottica della creazione di un clima relazionale e di percorsi
didattici, in grado di valorizzare la differenza e di costruire l’apprendimento in modo cooperativo
valorizzando il contributo di tutti i membri della classe. Inoltre il tempo scuola dovrebbe essere
organizzato in modo che l’allievo disabile possa partecipare nel modo più attivo possibile,
strutturando la propria personalità e superando le proprie difficoltà di apprendimento, lavorando
il più possibile sul gruppo classe.
⮚ DIDATTICA MULTIMEDIALE
Tale didattica si occupa del ruolo delle nuove tecnologie nei processi formativi e dei cambiamenti
nelle strategie e negli strumenti didattici resi necessari dal loro incessante sviluppo. Focalizza
l’attenzione sulla molteplicità dei mezzi di comunicazione e di linguaggi che possono essere
utilizzati nella costruzione di una presentazione multimediale e nelle modalità di apprendimento
connesse. L’affermarsi della multimedialità porta con sé la costruzione di un nuovo ordine
epistemico in cui sono presenti fluidità, interattività, contaminazione tra codici e saperi,
l’emergere di nuovi stili di pensiero e di apprendimento.
La cultura tende a diventare più dinamica e richiede un’offerta più ricca di mediatori didattici e le
nuove tecnologie rappresentano strumenti che possono favorire la costruzione di ambienti
didattici che si configurano come comunità di ricerca e apprendimento.
Il sistema scolastico italiano ha riconosciuto l’importanza di una ridefinizione degli obiettivi e dei
processi formativi alla luce di questi mutamenti già nel Protocollo ministeriale sull’introduzione
delle nuove tecnologie, in cui si assume il compito di sostenere lo sviluppo dell’innovazione per
rispondere sia ai bisogni formativi emergenti, sia alle esigenze dello sviluppo sociale ed economico
del paese. Oggi si parla di TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) per ampliare i
confini della didattica multimediale verso l’uso delle tecnologie informatiche connesse al web che
consentono la ricerca di informazioni nuove e la comunicazione estemporanea con tutto il mondo
(skype, social network, posta elettronica).
⮚ DIDATTICA LABORATORIALE
(presente anche nelle linee guida di istituti tecnici; indicata nel DPR 88/2010 tra le metodologie
finalizzate a valorizzare il metodo scientifico e il pensiero operativo).
Il laboratorio è un ambiente attrezzato, ma è anche uno spazio mentale attrezzato (una forma
mentis). Esso equivale ad un qualsiasi spazio fisico, operativo e concettuale opportunamente
adattato ed equipaggiato per lo svolgimento di una specifica attività formativa. L’obiettivo è quello
imparare facendo , oltre che tradurre in competenze pratiche le conoscenze teoriche acquisite.
o manipolazione concreta;
o uso di una procedura cadenzata e precisa;
o creatività;
o spiazzamento cognitivo (scoperta di qualcosa di nuovo che porta a meravigliarsi di fronte
ad essa);
o giusta distanza tra ciò che si conosce già e ciò che non si conosce ancora
o pluralità dei punti di vista
o valenza metaforica (richiamo ad esperienze vissute)
o coinvolgimento emotivo e cognitivo(imparo agendo)
La didattica laboratoriale si rifà al modello dell’apprendimento attraverso l’interazione tra pari e si
realizza ,mediante il metodo operativo, composto dai seguenti elementi:
⮚ DEFINIZIONE DI UN COMPITO
Lo sviluppo delle abilità sociali equivalenti al lavorare insieme, rispettare i ruoli ed apprezzare il
lavoro di ogni componente del gruppo, consentono di costruire a scuola COMUNITA’ DI PRATICHE
in cui gli apprendenti si confrontano, condividono, interagiscono, dialogano, costruendo
conoscenze. In questo contesto sono centrali la socializzazione, la relazione, la risoluzione di
problemi all’interno di dinamiche di gruppo dove lo studio, la ricerca e la creatività fanno da
collante relazionale.
PROBLEM POSING : abilità nel rilevare, sollevare o impostare problemi. Entrano in gioco le
capacità di pensiero critico dell’alunno che deve individuare le informazioni disponibili per
analizzare il problema ed, eventualmente, riconoscere le informazioni mancanti per delinearlo
efficacemente. Ciò favorisce lo sviluppo del pensiero divergente.
TUTORATO e CONSULENZA
PROGETTAZIONE ED ORGANIZZAZIONE
NEGOZIAZIONE
L’ESPRESSIONE “IMPARARE FACENDO” esplicita il fatto che essere padroni di una certa
competenza è l’esito del percorso, non il presupposto. Inoltre i percorsi laboratoriali facilitano la
METACOGNIZIONE perché di fronte ad un ostacolo o un esito negativo gli alunni sono stimolati
dall’insegnante a tornare indietro e ricostruire il percorso di apprendimento per trovare l’errore e
porvi rimedio.
COOPERATIVE LEARNING
La composizione del gruppo puo’ variare da 2 a 5 componenti e deve essere caratterizzata dall’
eterogeneità rispetto alle abilità cognitive e sociali. Nei piccoli gruppi vi è la tendenza a sviluppare
gerarchie in cui alcuni membri sono più attivi e influenti.
In Italia tale metodologia si è sviluppata ed articolata grazie allo studio di Mario Comoglio , il quale
ritiene che l’apprendimento cooperativo deve essere collocato all’ interno di un contesto
scolastico e sociale che pone al suo centro la persona con tutti i suoi bisogni di apprendimento.
Tale didattica deve rispettare i seguenti criteri:
Per Comoglio è un nuovo modo per fare scuola, si passa da un apprendimento di tipo competitivo
ed individualistico ad un modello integrato. Per l’autore la caratteristica più significativa è lì’
interdipendenza positiva tra i componenti del gruppo: ogni membro agisce e si comporta in modo
collaborativo perché convinto che solo dalla collaborazione può scaturire il proprio successo e
quello degli altri membri del gruppo.
VARIANTI:
● Learning together : in seguito perfezionato nel modello Circles of learning: consiste nel far
lavorare gli studenti in gruppi da 2 a 6, che condividono le risorsee si aiutano
reciprocamente; la forma di interazione del gruppo è decisa dall’ insegnante e il lavoro di
gruppo può essere strutturato in tre modi 1) la forma cooperativa; 2) la forma
individualistica; 3) la forma competitiva.
● Small Group teaching (o Group Investigation): docente tutor divide la classe in gruppi e
decide argomento; la classe decide sotto argomenti; ogni gruppo organizza le ricerche e le
conduce; ogni gruppo pianifica la presentazione; avviene l'esposizione della presentazione
e insegnanti ed alunni valutano i progetti.
● Jigsaw (puzzle): si basa sulla specializzazione del compito. Obiettivo complessivo: ogni
studente ha un compito specifico, lavora in maniera indipendente per diventare un
esperto.
● Student Team Learning: si basa sulla premiazione del gruppo, dove il riconoscimento è
basato sul risultato medio di tutti i membri; stimola l'impegno in tutti e l'aiuto reciproco.
● Groups of Four: gruppi di quattro per svolgere un compito (come correggere compiti a
casa) . NO OBIETTIVO. NO PROFITTO. serve solo per rafforzare gli apprendimenti e le abilità
sociali.
● CO-OP CO-OP: selezione di un argomento principale e suddivisione in mini argomenti (uno
per studente che fa la ricerca che poi la condivide con il gruppo); preparato PPT di gruppo a
disposizione della classe; valutazione del singolo nel gruppo.
La Peer education è un modello di apprendimento tra pari o tra persone che appartengono allo
stesso gruppo, che abbiano la stessa estrazione sociale, che instaurano un rapporto di educazione
reciproca. Il numero dei soggetti è ridotto rispetto a quello del gruppo di appartenenza (piccolo
gruppo). Risale ai primi dell’800, grazie al monitor system inglese, in cui gli alunni imparavano a
tenere lezioni per scolaresche su argomenti già studiati al fine di ridurre i costi necessari per
l’impiego di docenti qualificati.
I progetti di peer education fanno leva sul processo grazie al quale dei giovani istruiti e motivati
intraprendono lungo un certo periodo di tempo attività educative, informali e formali, con i loro
pari (simili per età, background, interessi) al fine di sviluppare in loro sapere, modi di fare,
credenze e abilità per renderli responsabili.
La peer collaboration è legata alla peer education. E’ una situazione collaborativa all’interno di
gruppi in cui nessuno si trova in una condizione di superiorità rispetto all’altro.
Tecnica che ha come scopo la produzione di idee nuove per la risoluzione di un problema in modo
creativo. Attualmente viene proposto in ambito didattico per favorire lo sviluppo del pensiero
creativo e può essere usato come fase preliminare di un lavoro che prosegue attraverso un’altra
metodologia didattica. Si basa sul principio secondo cui le idee si concatenano l’una all’altra per
analogia o in libere associazioni e le idee degli altri stimolano la produzione creativa delle proprie
idee. Nell’attività di brainstorming si possono distinguere 2 fasi:
PROBLEM SOLVING
Metodologia didattica che favorisce l’approccio di ricerca nel processo conoscitivo, al fine di
potenziare lo sviluppo del pensiero critico e del ragionamento. Si realizza presentando un
argomento come quesito da risolvere e non nella sua interezza; può essere utilizzato in tutte le
discipline. Non è importante trovare la risposta giusta, ma il ragionamento effettuato per giungere
alla conclusione. Alla fine dell’attività l’insegnante svela la soluzione. Tale metodologia ha lo scopo
di potenziare la motivazione all’apprendimento, incuriosendo gli alunni e rendendoli partecipi del
processo conoscitivo, attraverso la tecnica dell’immedesimazione. Inoltre il problem solving
contrasta la sedimentazione dei processi di apprendimento basati sulla sterile memorizzazione
ragionata.
Nel trattare questioni complesse evidenzia il fatto che possono esistere molteplici soluzioni alla
risoluzione di un problema. Questo insegna che la storia della conoscenza non è lineare e gli errori
di uno possono servire come spunto di riflessione per chi viene dopo aprendo la strada a nuove
soluzioni. Lo spazio in cui tale metodologia si realizza in maniera efficace è il laboratorio.
ROLE PLAY
Il role play consiste nell’indossare il ruolo di un certo personaggio al fine di interiorizzare meglio
una certa conoscenza , abilità o emozione. Può essere usato in vari modi: mettendo in scena stralci
di storia, testi narrativi, dialoghi, rappresentazioni teatrali. Può anche essere utilizzato per
realizzare psico-drammi, che grazie alla catarsi servono all’educazione emotiva e allo sviluppo di
percorsi di auto-conduzione emotiva: un alunno si immedesima in un certo personaggio,
inscenando le sue emozioni, gli altri alunni assistono alla scena, rimanendone coinvolti
emotivamente (catarsi). Il risultato finale è un senso liberatorio che da serenità ed aiuta
l’alfabetizzazione emotiva.
CIRCLE TIME
Adottato dalla psicologia, dove nasce come terapia di gruppo per diventar tecnica didattica di
gruppo trasversale, finalizzata a favorire l’educazione emotiva e la coesione del gruppo classe.
Posti in cerchio, incluso l’insegnante, ognuno racconta qualcosa di sé in base all’argomento fissato.
La parola è data a tutti nello scorrere circolare e non si può chiedere di saltare il turno. L’obbligo di
esporsi è finalizzato a stimolare i più timidi e restii a mettersi in gioco. Non ci sono ruoli di
preminenza (incluso insegnante). Affinchè tale metodica sia efficace è bene che entri a far parte
della pratica educativa di routine con cadenza temporali prestabilite.
LEZIONE FRONTALE
La lezione frontale è ancora uno strumento didattico valido, anche se va rimodulata con nuovi
elementi:
MASTERY LEARNING
Metodo di insegnamento personalizzato, che permette agli alunni di prendersi la responsabilità del
proprio apprendimento. Punta allo sviluppo di abilità metacognitive attraverso l’organizzazione dei
processi di apprendimento sulla base delle differenze interindividuali dei soggetti in formazione. I
percorsi didattici vengono suddivisi in segmenti essenziali detti FRAME , che contengono
informazioni e contenuti minimi, la cui acquisizione da parte dello studente viene
immediatamente verificata. In base al risultato della verifica è possibile stabilire se per quel
singolo studente sia necessario ricorrere ad attività di recupero o sia possibile saltare alcuni frame
o proporre attività di approfondimento.
Si analizza una situazione reale per sviluppare negli studenti le capacità analitiche necessarie per
affrontare una situazione complessa. Si presenta agli studenti una situazione reale, il caso viene
consegnato agli studenti che lo studiano prima individualmente e poi lo discutono.
L'incident è una variante dello studio dei casi: si differenzia perché l'oggetto non solo è una
situazione reale ma è anche una situazione di emergenza.
VIAGGI DI ISTRUZIONE
Metodologia didattica innovativa, introdotta obbligatoriamente negli ordinamenti dei licei e degli
istituti tecnici italiani con la legge di riforma Gelmini, che consiste nel trasmettere contenuti non
linguistici in una lingua straniera, al fine di favorire l'apprendimento sia dei contenuti disciplinari
sia della lingua stessa. Si inserisce nell'ambito della competenza chiave “imparare ad imparare”; il
docente Clil deve possedere competenze linguistiche e comunicative nella lingua straniera veicolare
di livello C1, oltre a competenze metodologiche didattiche acquisite al termine di un corso di
perfezionamento universitario.
Le TIC sono l’insieme dei metodi e delle tecnologie che consentono, attraverso l’uso di PC e
periferiche collegate (informatica) e della rete (telecomunicazioni) di ricercare informazioni, di
selezionarle, di riorganizzarle in maniera personale, di immagazzinarle e di recuperarle o
scambiarle quando servono.
Nella scuola primaria e secondaria si prevedono entrambi gli interventi, in quella dell’infanzia solo
il secondo.
In questo contesto quindi cambiano i tratti della cultura di base che la scuola deve essere in grado
di promuovere. Essa deve esser in grado di
● Trasmettere metodi e categorie per favorire l’autonomia del pensiero che si attiva
mediante itinerari cognitivi personali
● Favorire una puntualità di stili cognitivi (apprendimento logico, analogico, cronologico,
descrittivo, creativo)
● Partire da concreti bisogni formativi
Gli allievi vanno resi partecipi non solo delle potenzialità delle TIC, ma anche dei procedimenti per
l’esecuzione di un certo compito, sin dalla scuola primaria.
La LIM (lavagna interattiva multimediale) è uno strumento composto da un PC, uno schermo a
parete delle dimensioni di una lavagna (DESKTOP) e da un proiettore. Il computer è dotato di
touch screen o di penna elettronica in cui è presente un tasto corrispondente al tasto destro del
mouse. Essa può essere usata come COMPUTER per guidare il processo di apprendimento nella
fase in cui l’insegnante deve rivolgersi a tutta la classe e come WHITE BOARD, ovvero lavagna
digitale, nella cui modalità offre una serie di possibilità operative in più rispetto alla lavagna
tradizionale, in quanto è possibile scegliere spessore e colore del tratto della penna, oltre che
evidenziare. Tutto può essere salvato su file e raccolto in cartelle alle quali l’insegnante può
accedere in qualsiasi momento. Le LIM possono essere collegate alla rete e consentire una
navigazione collettiva in internet, oppure essere adoperate per le presentazioni multimediali. La
LIM consente inoltre l’utilizzo di software con specifiche finalità didattiche .
WEBQUEST
Attività che stimolano gli studenti a compiere ricerche e approfondimenti di argomenti specifici.
Hanno duplice finalità:
● Didattica: che consiste nel far acquisire capacità di ricerca in rete , di selezione di materiale,
capacità di utilizzo del materiale in ambiente adatto.
● Sociale : finalizzata a favorire la socializzazione attraverso esperienze di apprendimento
cooperativo e a far acquisire strategie di problem solving attraverso il lavoro in coppie o a
gruppo
I webquest nel 1995 furono descritti da Benie Dodge individuando due tipologie:
● SHORT TERM: svolta in 2 o 3 lezioni, ha come scopo la raccolta di dati conoscitivi rispetto
ad un fenomeno, argomento o indagine e la strutturazione/organizzazione dei dati
raccolti
● LONG TERM: il materiale non solo viene raccolto ed organizzato, ma anche rielaborato in
uno specifico prodotto (presentazione, ricerca, analisi)
Sono considerati un'attività di apprendimento cooperativo poiché rispettano i principi del lavoro di
gruppo; essi richiedono l'osservazione di un protocollo organizzato in vari momenti operativi:
L'uso del webquest è particolarmente indicato per alunni con BES in quanto in questo contesto
ciascun allievo può trovare il proprio spazio cognitivo e sociale grazie alla specifica definizione dei
ruoli.
Si sfrutta la risorsa informatica per utilizzare le abilità degli alunni con BES o stimolare la
costruzione