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UNITA’ DIDATTICA

INTRO LIBRO (147)


L’Unità Didattica è uno schema di riferimento per l’insegnante composto da una serie di singole lezioni intese come
sessioni di lavoro: se consideriamo queste sessioni dal punto di vista dell’apprendente, possiamo chiamarle “Unità di
Acquisizione”. L’UD è un ciclo di insegnamento o di apprendimento ed è formata da attività di acquisizione mentale
che coinvolgono discende e docente.
L’unità didattica di lingua è un modello operativo flessibile, un contenitore in cui confluisce la varietà degli input
linguistici e delle attività glottodidattiche secondo una sequenza rispettosa dei processi cognitivi sottesi
all’apprendimento. Una dimostrazione del funzionamento del nostro cervello è il campo delle illusioni ottiche. I
contenuti sono proposti in modo efficace se si passa dalla globalità fino ad analizzare i termini dell’insieme e si faccia
una sintesi (globalità, analisi e sintesi, fasi fondamentali del modello dell’unità didattica). Le fasi si articolano in un
periodo che va da 4 a 6 ore. La sua attività può variare in base agli allievi. In ogni unità didattica individuiamo
presentazione, comprensione ed esercitazione.

L’unità d’acquisizione nasce dall'interazione fra due considerazioni: una neurolinguistica e una psicologica.
La considerazione neurolinguistica si basa su due principi funzionali:
- Bimodalità, cioè la divisione funzionale dei due emisferi cerebrali: quello destro, preposto alle attività globali,
analogiche, che coordina l’attività visiva; quello sinistro, sede dell’elaborazione linguistica e preposto alle
attività razionali e logiche.
Le modalità del cervello, quella analitica e quella globale, sono coinvolte nella comunicazione linguistica. Ne
consegue che quando si studia una lingua, e soprattutto quando la si usa per comprendere o per produrre
testi etc. si devono attivare entrambe le modalità.
Secondo la teoria della dominanza cerebrale l’emisfero sinistro presiederebbe alle funzioni superiori.
- E direzionalità: pur nella cooperazione continua tra le due modalità del cervello, quelle globali ed emozionali
dell'emisfero destro precedono quelle razionali e analitiche di quello sinistro. Quindi il contesto precede il
testo.
La considerazione psicologica si basa sulla psicologia della Gestalt, una teoria che descrive la percezione come
globalità – analisi – sintesi e offre lo spunto per ripensare in questi termini anche l’atto didattico. Si postula
l'esistenza di processi mentali innati che organizzano la percezione in unità coerenti che il soggetto individua in base
alle loro caratteristiche comuni. Una forma viene considerata un’organizzazione che non può essere ricondotta alla
somma degli elementi che lo costituiscono.

LEZ. 23
L'UA è l'unità di misura secondo cui lo studente percepisce il suo apprendimento e ha breve durata. L’unità didattica
invece è una tranche linguistico comunicativa complessa e lineare, che comprende eventi, atti ed espressioni legato
ad un contesto situazionale e che può durare anche 10 ore. Balboni suggerisce di integrare un modello più flessibile,
cioè unità dalla durata più breve corrispondere ad una lezione, organizzata non in maniere lineare ma a rete, con
riprese e adattamenti ciclici. Quindi l’autonomia del percorso non comporta l’anarchia dei risultati.
Chiaramente l’unità didattica ha alcuni limiti: riflette la prospettiva del docente; la realizzazione delle fasi inoltre si
rivela spesso di rigida applicazione: quando finisce una fase inizia un’altra. Non è un modello che si può applicare nel
caso di oscillazione delle presenze o se si dovessero alternare più docenti nello stesso gruppo.
Considerando l’unità di apprendimento, invece, non sempre si attiva secondo la sequenza prevista dal docente,
quindi è un qualcosa che il docente può solo sollecitare.
L’UDA è nella testa dello studente, l’UD è nella testa dell’insegnante.
Il modulo è una parte unitaria di un percorso formativo che ha un tema, che può essere sganciato dai moduli
successivi. È più arduo definire il modulo in discipline non segmentabili, perché sono basati sulla progressione, come
nel caso della matematica. Un modulo si distingue dall’unità didattica perché è autosufficiente (si può valutare
autonomamente), è flessibile (può essere composto da più unità didattiche) (il tempo libero è il modulo, la discoteca
è un’unità di lavoro) ed è raccordabile (la successione fra moduli può essere obbligata o opzionale per consentire di
organizzare percorsi reticolari alternativi alla sequenzialità dell’UDL), la complessità (si basa su ambiti comunicativi
complessi).
Fasi dell’UD
Durante la fase della motivazione si cerca di suscitare l’interesse dell’apprendente e allo stesso tempo lo si introduce
nell’universo del testo che affronterà durante l'UD. Questa fase ha anche lo scopo di facilitare la ripresa e la
rielaborazione delle conoscenze, non solo linguistico-comunicative, e di attivare la expectancy grammar. La
motivazione è: un’esplorazione del contesto comunicativo; un’illustrazione delle dinamiche situazionali; ciò che
indica lo scopo del testo. Essa comprende attività di elicitazione, volte a far emergere ciò che già si sa e ciò che si
pensa sia il tema dell’unità; rapide presentazioni di materiali che stimolino l’elicitazione e presentino le prime parole
chiave; eventuali racconti di aneddoti personali. Le tecniche didattiche inserite nella fase della motivazione sono
attività che cercano di esplorare le caratteristiche del testo e di pre-contatto con il testo: brainstorming, spidergram,
elicitazione. I sussidi didattici possono essere: film, diapositive, manifesti, etc.
La globalità è la fase della scoperta del testo, una scoperta progressiva, lenta e graduale, che va dalla comprensione
estensiva (spiegare cos’è) all'analisi vera e propria. Tra le tecniche didattiche usate nella globalità vi sono attività di
contatto con il testo: skimming, domande vero/falso, a scelta multipla, aperte, griglie, riordino, incastro, close
classico, drammatizzazione. etc. Tra i sussidi vi sono film, diapositive, manifesti etc.
L’analisi è un’esplorazione profonda del testo. Gli apprendenti sono indotti a verificare le ipotesi formulate nelle fasi
precedenti (soprattutto nella motivazione) e a scoprire regolarità generali o nascoste negli usi testuali specifici.
L’insegnante può fornire un’analisi grammaticale delle caratteristiche del testo solo dopo che gli studenti hanno
provato a ragionarci autonomamente. Tra le tecniche didattiche vi è lo skanning, l’incastro, close, griglie etc. Tra i
sussidi vi sono il laboratorio, la lavagna luminosa, il computer etc.
Nella sintesi gli studenti impiegano le informazioni comunicative linguistiche analizzate nel testo per rispondere ai
bisogni comunicative: c’è una fissazione delle forme e delle strutture unita ad un reimpiego di forme e strutture. Tra
le tecniche didattiche: role taking, role making, role play, dialogo a catena o a coppie, conversazione di gruppo,
monologo, telefonata etc.
La fase conclusiva dell’unità didattica è formata dalla riflessione e dalla sistematizzazione.
La riflessione viene fatta su ciascun atto comunicativo che si vuol fare acquisire, aspetti linguistici ( fonologici,
morfologici), temi culturali impliciti o espliciti nel testo e i linguaggi non verbali, nel caso in cui il testo di partenza sia
un video. Si ha la sistematizzazione delle strutture morfosintattiche per “sistemi successivi”, a spirale così da dilatare
gradualmente l’area della conoscenza grammaticale. Le tecniche didattiche sono: esercizi di natura insiemistica, di
manipolazione;. Tra i sussidi c’è la lavagna luminosa, il computer etc.
Infine c’è la verifica, riguarda raggiungimento degli obiettivi didattici. Le tecniche didattiche sono la griglia, le
domande aperte, la produzione di testi scritti o orali etc. I sussidi sono: laboratorio, computer.
Vi sono poi il rinforzo e il recupero. Nel rinforzo ci si focalizza su un punto debole per sanare un problema specifico,
mentre il recupero si attua quando si ha un rallentamento o una difficoltà complessivi. Le tecniche per il rinforzo
sono: pattern drill, dialoghi, monologo, telefonata etc. Le tecniche del recupero sono: completamento, incastro,
riordino, dettato etc. Una perfetta organizzazione didattica è quella che prevede quindi la suddivisione in unità di
apprendimento e la scansione in moduli.

LEZ. 22
Ci sono una serie di modelli operativi proposti:
Da Balboni l’unità di acquisizione, da Vedovelli l’unità didattica centrata sul testo, da Diadori l’unità di lavoro. I tre
modelli risultano affini e facilmente integrabili. Il primo modello si richiama alla psicologia della Gestalt e alle nozioni
di bimodalità e direzionalità proposte da Marcel Danesi. I modelli di Diadori e Vedovelli rimandano, invece, al CEFR e
alla funzione chiave del testo nella comunicazione e nell’apprendimento delle lingue.
DOCUMENTO PROF
Modello Balboni
Nel modello Balboni l’unità didattica è scandita in quattro fasi:
1. fase della motivazione o della contestualizzazione in cui si orientano l’attenzione e l’interesse degli allievi
sull’obiettivo, sull’evento comunicativo e sull’argomento dell’unità;
2. fase di accostamento al testo (globalità) in cui avviene la presentazione e la comprensione del testo;
3. fase di lavoro sul testo: attraverso compiti diversi e attività, guidate e/o libere, con cui si fissa la lingua appresa;
4. fase di controllo e di verifica dell’apprendimento linguistico-comunicativo.
L’articolazione dell’unità didattica in unità di apprendimento consente di:
- impostare il lavoro didattico in nome della flessibilità, principio fondamentale laddove le presenze degli allievi sono
fluttuanti e si è in presenza di un «input integrato»;
- riutilizzare lo stesso materiale didattico, ma con diversa progressione e organizzazione, in situazioni diverse;
- programmare in modo elastico, passibile di modifiche, non secondo schemi rigidi.
Modello Vedovelli
L’unità didattica centrata sul testo è una sequenza organicamente coesa di operazioni e funzioni, strutturata in flussi
di interazioni sociali e comunicative fra docente e studente, e che riflette la centralità del testo nel QCER.
Le fasi sono: Contestualizzazione (l’insieme delle operazioni che suscitano attese e motivazioni negli apprendenti e
formano un quadro situazionale al testo inteso come elemento centrale dell’unità didattica);
Lavoro sull’input controllato e facilitante (il testo deve entrare in sintonia con le capacità di elaborazione, con il
livello di competenza linguistico-comunicativa. Dall’altro lato, però, le caratteristiche linguistico-comunicative del
testo devono essere superiori a quelle proprie del livello di apprendimento, e ciò proprio al fine di stimolare la
capacità di elaborazione);
Attività di comunicazione (il “flusso di attività interattive e comunicative, libere, guidate, individuali e collettive nelle
quali gli apprendenti mettono in gioco i modelli linguistici. Esse costituiscono la fase “esercitativa” dell’unità
didattica);
Riflessione sulle attività di comunicazione (E’ la fase dello sviluppo della competenza metalinguistica e
metacomunicativa in cui si collocano le capacità cognitive e culturali);
Attività di rinforzo (sono le attività che servono a consolidare gli usi linguistici, le strategie, le strutture linguistiche
che sono state elaborate dall’apprendente, consentendone il fissaggio);
L'output comunicativo (la fase in cui l’apprendente mette in azione gli usi linguistici);
Verifica del raggiungimento degli obiettivi dell'UDA.
Modello Diadori
L’UDL è una sequenza recuperabile di operazioni all’interno di un processo applicativo ed è percorso condiviso,
svolto da entrambi i soggetti interessati (docente/studente, fra i quali vi è una ricca interazione in classe L2).
Rappresenta una tappa del curricolo inteso come macropercorso di apprendimento guidato e può realizzarsi in una
lezione, un’unità didattica o un modulo composto da più UD. Rende operativi i principi teorici sull’insegnamento
apprendimento della L2 in termini di progettazione e realizzazione delle attività. Di questa dimensione fanno parte i
formati didattici diversi, lo sfruttamento dei testi, tecniche diverse secondo il metodo e l’approccio volte allo
sviluppo delle competenze e abilità, l’organizzazione delle attività, controllo delle attività per il raggiungimento degli
obiettivi. UDL ha lo scopo di tradurre in pratica la differenza fra apprendimento guidato e spontaneo, valorizzando il
primo, grazie alla centralità del testo, ma anche la gestione del tempo, dell’input e dell’output, dell’interazione.
La struttura è: introduzione (motivazione, contestualizzazione e attivazione delle conoscenze), svolgimento
(globalità, ossia la presentazione e comprensione del testo; analisi, ossia l’esplorazione del testo; sintesi, ossia
l’ampliamento e il riuso personale) e conclusione (riflessione, la sistemazione di aspetti linguistici e culturali
importanti) e il controllo (verifica, rinforzo e recupero). Non tutto può essere determinato a priori, poiché c’è anche
una parte creativa.

Ci sono ovviamente degli elementi comuni fra i modelli operativi proposti: le unità di contenuto riguardano la
competenza linguistica, matetica, elementi pragmatici e culturali, competenza generale. I momenti sono sempre gli
stessi: analisi, sintesi e riflessione.

LIBRO (151)
A seconda di ciò che si insegna, possiamo avere diversi esempi di UD:
- UD di lingua generale: le varie unità di apprendimento riguarderanno la prenotazione di un viaggio aereo, l’acquisto
di biglietti in stazione etc.
- UD di letteratura, fondata su varie unità di acquisizione basate sui singoli testi di un autore, per arrivare ad una
sintesi conclusiva.
- UD di microlingue scientifico-professionali, possono essere lunghe perché basate su argomenti complessi.

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