Sei sulla pagina 1di 35

LE STRATEGIE

DIDATTICHE

PROF. SSA RAFFAELLA BIAGIOLI


Dispositivi didattici: le
strategie

Le strategie didattiche sono le unità basiche che entrano a


far parte dei modelli d'istruzione.
L'insegnante normalmente entra in classe accompagnato
dall'idea di "far lezione''. (A. Calvani, Fondamenti di
didattica, Carocci, Roma 2007)
La lezione deriva dalla lectio medievale che prevedeva la
discussione tra le opinioni del maestro e quelle contrarie
all'interno di un fitto dibattito.
La lezione ha perso la sua componente dialettica:
• è sopravvissuta come semplice esposizione di
informazioni;
• è divenuta simbolo di una modalità trasmissiva e
passivizzante del far scuola;

Gli aspetti tradizionalmente indicati come negativi


consistono :
•nel carattere retorico,
•nell'eccessiva prolissità verbale,
•nella noncuranza per i tempi di attenzione e per il
coinvolgimento degli allievi.
Lezione algoritmica ed euristica

La lezione euristica o socratica ha un carattere dialogico;


l'insegnante alterna brevi esposizioni a domande o a frasi
non completate.
Bruner ha sottolineato la differenza tra un insegnamento
espositivo o algoritmico ed uno ipotetico o euristico
Modo ipotetico o euristico

L'insegnante e lo studente cooperano.


Lo studente non è un ascoltatore.
Prende parte alla formulazione dei contenuti nelle
interruzioni, negli spazi, nelle problematizzazioni che
continuamente il docente solleva.
Modellamento/apprendistato
(apprendere in situazione)
Nella dimostrazione/modellamento l'insegnante si pone
al centro:
mostra "come si deve fare", facendo vedere come si usa
uno strumento o applicando una procedura.
L'apprendimento attraverso l'imitazione, condizione tipica
dell'apprendistato, è oggi oggetto di una profonda
rivalutazione nella riflessione didattica da parte di autori
come Gardner, Collins e Newman, che vedono in esso il
mezzo principale per ridare significatività
all'apprendimento.
La caratteristica dell'apprendistato è che l'apprendista è
messo in situazione, apprende in un contesto concreto
imitando il maestro più esperto.
Approccio tutoriale e drill & practice
(Caratteristiche dell’approccio tutoriale)

L'approccio tutoriale trova un suo modello di riferimento


nell'istruzione programmata, che, come noto, è di chiara
matrice comportamentista.
Indipendentemente dallo strumento impiegato, tre sono le
principali caratteristiche di questo approccio:
•presentazione all'allievo di una certa quantità di
informazioni con richiesta di frequenti risposte;
•immediatezza della retroazione che consente all'allievo di
controllare subito la correttezza del!a risposta;
•possibilità di apprendimento individualizzato, ossia
secondo il ritmo dello studente.
Il percorso d'apprendimento viene suddiviso in sequenze di
unità di conoscenza orientate al raggiungimento di uno
specifico obiettivo formativo e accompagnate da domande o
esercizi con possibilità di controllo delle risposte.
Può essere organizzato in modo lineare secondo il modello
elaborato da Skinner oppure ramificato secondo quello
ideato da Crowder. In entrambi i casi, il passaggio da una
sequenza all'altra è vincolato all'esito positivo della risposta:
se la risposta è esatta, si può infatti proseguire nel
percorso, altrimenti è necessario il riapprendimento.
Questa strategia consente:
il padroneggiamento graduale di abilità (le sequenze di
contenuti sono ordinate dal semplice al complesso)
un buon grado di individualizzazione del percorso (il
discente può infatti cominciare dalla sequenza a lui più
congeniale e progredire secondo il proprio ritmo personale).
Riscoperta vygotskijana della discussione

In generale la discussione consiste in uno scambio-


confronto di idee tra formatore e studente e tra studenti.
Il riferimento classico è costituito dalla maieutica
socratica, che si basa su un processo dialettico di
approssimazione alla verità attuato attraverso il dialogo e
la tecnica del domandare e sollevare dubbi in chiave
problematizzante.
Gli approcci che conferiscono alla discussione una maggiore
rilevanza sono quelli che attribuiscono all'interazione sociale
una funzione chiave nel processo di apprendimento e di
sviluppo delle stesse funzioni cognitive: un riferimento
essenziale e quindi costituito da Vygotskij e dalla prospettiva
socioculturale.
Studio del caso

Lo studio del caso fonde le caratteristiche della lezione


euristica, della narrazione e della simulazione. Ha carattere
astratto come la lezione ma anche situato, in quanto
riferito a situazioni specifiche, come l'apprendistato e la
simulazione. L'insegnante presenta o aiuta a ricostruire
una situazione reale o verosimile su cui formulare ipotesi,
valutare varianti.
Si possono distinguere tre principali tipologie di
casi (Reynolds, 1980):

1) Decision o dilemma cases


Agli studenti vengono presentati i problemi che devono
essere affrontati o le decisioni che devono essere prese dal
protagonista o dai protagonisti di una storia, fornendo dati
e informazioni su cui fondare le decisioni da prendere;
2) Appraisal cases o issue cases (orientati
all'individuazione e all'analisi di problemi).
Agli studenti viene presentato un documento (ad esempio, un
articolo di giornale o dei grafici) e l'insegnante pone semplici
domande quali
"che cosa e successo o che cosa sta succedendo?”
Di solito manca un personaggio centrale e agli studenti non
viene chiesto di prendere decisioni, ma di analizzare e
valutare le problematiche del caso;
3) Case histories.
Si tratta di storie concluse e generalmente per questo mo-
tivo meno coinvolgenti delle precedenti. Possono essere
utilizzate come modelli esemplificativi a cui guardare. Si
pensi ad esempio al resoconto in forma narratologica di
scoperte scientifiche attraverso cui si cerca di far
comprendere allo studente come avviene una scoperta,
quali sono i fattori che entrano in gioco e così via.
Lo scopo dello studio di caso e quello di porre lo studente
davanti a scenari molto vicini a situazioni in cui potrebbe
venire a trovarsi nella vita reale.
Riferimenti classici per il lavoro di gruppo

Gli apprendimenti di gruppo includono sia le forme di


apprendimento cooperativo/collaborativo vere e proprie sia
quelle di sostegno e reciprocità sotto forma di insegnamento
reciproco e tutoraggio tra pari.
L'intuizione secondo cui lo sviluppo dell'allievo avviene in un
contesto sociale e collaborativo, formulata da Dewey
all'inizio del secolo scorso, attraversa tutta la scuola attiva;
una delle forme concrete che assume nella didattica è quella
del lavoro a gruppi (Cousinet, 1973).
Nella scuola italiana le prime iniziative concrete si
osservano negli anni sessanta-settanta (don Milani, Ciari,
Lodi).
Teoria del campo di Kurt Lewin

In un'ottica gestaltica, K. Lewin ha elaborato una teoria


(teoria del campo), secondo cui è l'intero campo di forze,
stimoli o avvenimenti a determinare l'apprendimento;
l'individuo è immerso in uno spazio vitale all'interno del
quale operano diverse forze, oggetti, persone, obiettivi e
fantasie personali.
Da questo punto di vista, il comportamento è la risultante
delle interazioni di tali forze e l'uomo reagisce tenendo
conto di ciò che ha valore per lui.
Teoria del campo di Kurt Lewin

L'apprendimento è un processo di scoperta del proprio


modo di rapportarsi alle persone, alle cose, alle idee, si
realizza quando l'individuo si rende conto
dell'inadeguatezza dello stato attuale di organizzazione,
tende ad un campo percettivo più ricco. Strategie e concetti
da qui derivati sono stati ripresi e vengono ora impiegati
nella dinamica dei gruppi e nella teoria dello sviluppo
organizzativo.
Teoria del campo di Kurt Lewin

A Lewin risalgono nozioni come il grado di coesione del


gruppo che corrisponde al punto di equilibrio tra le forze
centrifughe che spingono l'individuo a stare nel gruppo e
quelle centripete che tendono ad allontanarlo.
La formazione dei gruppi può avvenire a caso, per
interesse, per livelli di abilità, per integrazione oculata di
competenze diverse.
Peer tutoring

In generale, il gruppo-coppia assicura una maggiore


partecipazione; e un buon modo per iniziare e per stimolare
i soggetti a rendersi reciprocamente utili.
Nel modello peer tutoring, il tutor, che è un compagno,
porta alla luce la zona di sviluppo prossimale del tutee, cioè
quel potenziale che rimarrebbe occulto senza un'adeguata
interazione con sostegni esterni (Top- ping, 1997).
La cooperazione e/o collaborazione assumono oggi
nuova rilevanza per mezzo degli ambienti elettronici che
permettono convergenza degli apporti e condivisione a
distanza attraverso strumentazioni quali forum e bacheche
telematiche.
Nella scuola si parla prevalentemente di apprendimento
cooperativo. Gli orientamenti prevalenti a questo riguardo
sono attualmente quelli di D. Johnson e R. Johnson
all'Università del Minneapolis e di Sharan a Tel Aviv (Chiari,
1998).
Problem solving e scoperta guidata

L'interesse per l'apprendimento come problem solving,


cioè come problema che stimola alla formulazione di
ipotesi e a successivi tentativi di verifica, è stato al centro
sia della tradizione deweyana che di quella gestaltica,
dando vita anche ad orientamenti didattici basati
sull'apprendimento per scoperta o per insight (intuizione
illuminante).
Tipologie di problem solving
I problemi non sono tutti della stessa natura, ma
possono variare in base alle seguenti dimensioni:
• Grado di strutturazione. I problemi possono essere molto
o poco definiti;
i primi richiedono l'applicazione di un numero limitato e
noto di concetti, regole e principi all'interno di un dominio
ristretto
i secondi al contrario presentano aspetti sconosciuti, per
essi non esiste una soluzione prevedibile, possono dare
luogo a molteplici soluzioni; il soggetto non dispone di un
criterio preciso per decidere se e quando il problema è
risolto.
•Complessità. La complessita di un problema è
determinata dal numero di variabili o di fattori coinvolti,
dalla tipologia di relazioni tra essi sussistenti e dal grado
di stabilità nel tempo di queste relazioni; i problemi poco
definiti tendono ad essere più complessi;

• Dinamicità. I problemi complessi sono di solito


"dinamici", nel senso che l'ambiente all'interno del quale si
situa il compito/problema tende a mutare nel tempo,
richiedendo al soggetto di adattare continuamente la
propria comprensione del problema, cercando nuove
soluzioni;
• Specificità/astrazione del dominio
(contesto). Le
attività di problem solving sono situate, dipendono
pertanto dalla natura del contesto e dal dominio
conoscitivo; all'interno di un contesto organizzativo i
problemi vengono risolti in modo diverso rispetto ad
altri contesti.
In secondo luogo, la presentazione o rappresentazione
stessa del problema può variare a seconda del contesto
e del grado di expertise del soggetto.
Scoperta guidata

Ogni situazione richiederà allora una differente strategia


cognitiva per la soluzione del problema come pure
l'allestimento di differenti attivita didattiche.
Una via intermedia tra il problem solving e approcci più
direttivi è rappresentata dalla scoperta guidata, una
strategia che ha trovato seguito nei modelli costruttivistici;
il concetto di “guida" può infatti essere variamente
articolato proprio in funzione delle variabili evidenziate da
Jonassen.
Tipologie di simulazione

Simulazione e role playing

1) La prima ha una valenza più concettuale e teorica; si


presenta in una varietà di forme e gradi, da quelli
meno strutturati sotto forma di exemplum fictum
retorico ("facciamo l'ipotesi che") a quelli più sofisticati
implementati su un calcolatore, basati su un modello
matematico: si pensi alle applicazioni
nell'addestramento professionale, come il simulatore
di volo o, in ambito più genericamente educativo, a
Sim City, un gioco elettronico nel quale si simula di
governare una città.
2) L'altro orientamento è quello che fa appello alla
drammatizzazione; in questi casi i soggetti
immaginano di svolgere dei ruoli, si identificano con
specifici personaggi in determinati contesti e si
comportano di conseguenza (Capranico, 1997).
Progetto e metodologia della ricerca

Rappresenta in realtà un'integrazione di tecniche. Anche


in questo caso i riferimenti classici sono Dewey ed altri
rappresentanti dell'attivismo come Kilpatrick.
Questo metodo torna a nuovo splendore nell'ambito del
costruttivismo, venendo a configurarsi come un processo
continuo di problem solving nel corso del quale chi ap-
prende formula e riformula domande, discute idee, fa
previsioni, progetti o esperimenti, raccoglie e analizza dati,
trae conclusioni, comunica le proprie idee agli altri,
formula nuove domande e crea artefatti.
Espressione libera, brain storming

Situazioni volte a mettere i soggetti in condizione di


esprimere nel modo più libero possibile le proprie
opinioni.
La piu classica, in un'ottica rogersiana, è quella de!
brain storming: intorno ad un tema determinato si
esprime con totale immediatezza quello che si pensa, con
i soli vincoli di mantenersi aderenti al problema e di non
criticare le opinioni degli altri.
Scelta delle strategie

Occorre tendere ad una saggezza strategica che renda


capaci di valutare le possibilità di ogni strategia in rapporto
al particolare contesto.
In generale sembra di poter affermare che:
•se si devono apprendere abilità pratiche è preferibile il
modellamento o l'apprendistato;
•se ciò che si deve apprendere ha un connotato cognitivo
non complesso possono andar bene approcci di istruzione
lineare, del tipo drill & practice, oppure istruzione assistita
da computer (in sostanza di taglio comportamentistico e
sequenziale);
•se il compito è di taglio cognitivo moderatamente
complesso (ad esempio acquisire una conoscenza teorica)
una dimostrazione), gli approcci cognitivistici sono più utili e
si può oscillare dalla lezione al problem solving passando
per la scoperta guidata;
•se ii compito è più complesso, come apprendere a gestire
rapporti interpersonali, tecniche quali la discussione, lo
studio dei casi ed il role playing rimangono le piu indicate.
L' eta dei soggetti coinvolti rimane una variabile cruciale.
Strategie di studio

Con l'espressione "strategie di studio" ci riferiamo a quelle


particolari modalità che possono essere intenzionalmente
impiegate dagli studenti per ottimizzare la qualità della
comprensione testuale a fini di studio. Queste modalità
vengono descritte e raccomandate agli studenti sotto forma
di suggerimenti.
Survey - Significa che occorre dare un'occhiata d'insieme
al testo; l'assunto principale è che non conviene iniziare la
lettura in forma sequenziale ed analitica, bensì formarsi una
prima idea del tutto dando uno sguardo qua e là nei punti
che possono fornire il massimo d'informazione.

Question - Significa che occorre porsi le domande a cui il


testo fornisce le risposte. Non ha senso la lettura se non si
hanno delle domande in mente; la lettura va vista come
processo di risposta a quesiti come verifica di ipotesi
precise.
Read - Nella fase di lettura si tratta di raccogliere i
concetti essenziali; in primo luogo ciò implica cercare una
risposta alla domanda: "Esiste un piano dell'autore che si
suddivide in concerti particolari?".

Recall - Si tratta di rielaborare; occorre raccogliere il


materiale informativo essenziale in forma adatta a
conservarlo in memoria per tempi più lunghi.

Review - È il momento in cui si rivede ii tutto; un modo


e quello di ripercorrere i quattro punti precedenti
completando la rielaborazione ed aggiungendo eventuali
elementi trascurati, integrando gli appunti scritti.

Potrebbero piacerti anche