Le strategie didattiche sono le unità basiche che entrano a
far parte dei modelli d'istruzione. L'insegnante normalmente entra in classe accompagnato dall'idea di "far lezione''. (A. Calvani, Fondamenti di didattica, Carocci, Roma 2007) La lezione deriva dalla lectio medievale che prevedeva la discussione tra le opinioni del maestro e quelle contrarie all'interno di un fitto dibattito. La lezione ha perso la sua componente dialettica: • è sopravvissuta come semplice esposizione di informazioni; • è divenuta simbolo di una modalità trasmissiva e passivizzante del far scuola;
Gli aspetti tradizionalmente indicati come negativi
consistono : •nel carattere retorico, •nell'eccessiva prolissità verbale, •nella noncuranza per i tempi di attenzione e per il coinvolgimento degli allievi. Lezione algoritmica ed euristica
La lezione euristica o socratica ha un carattere dialogico;
l'insegnante alterna brevi esposizioni a domande o a frasi non completate. Bruner ha sottolineato la differenza tra un insegnamento espositivo o algoritmico ed uno ipotetico o euristico Modo ipotetico o euristico
L'insegnante e lo studente cooperano.
Lo studente non è un ascoltatore. Prende parte alla formulazione dei contenuti nelle interruzioni, negli spazi, nelle problematizzazioni che continuamente il docente solleva. Modellamento/apprendistato (apprendere in situazione) Nella dimostrazione/modellamento l'insegnante si pone al centro: mostra "come si deve fare", facendo vedere come si usa uno strumento o applicando una procedura. L'apprendimento attraverso l'imitazione, condizione tipica dell'apprendistato, è oggi oggetto di una profonda rivalutazione nella riflessione didattica da parte di autori come Gardner, Collins e Newman, che vedono in esso il mezzo principale per ridare significatività all'apprendimento. La caratteristica dell'apprendistato è che l'apprendista è messo in situazione, apprende in un contesto concreto imitando il maestro più esperto. Approccio tutoriale e drill & practice (Caratteristiche dell’approccio tutoriale)
L'approccio tutoriale trova un suo modello di riferimento
nell'istruzione programmata, che, come noto, è di chiara matrice comportamentista. Indipendentemente dallo strumento impiegato, tre sono le principali caratteristiche di questo approccio: •presentazione all'allievo di una certa quantità di informazioni con richiesta di frequenti risposte; •immediatezza della retroazione che consente all'allievo di controllare subito la correttezza del!a risposta; •possibilità di apprendimento individualizzato, ossia secondo il ritmo dello studente. Il percorso d'apprendimento viene suddiviso in sequenze di unità di conoscenza orientate al raggiungimento di uno specifico obiettivo formativo e accompagnate da domande o esercizi con possibilità di controllo delle risposte. Può essere organizzato in modo lineare secondo il modello elaborato da Skinner oppure ramificato secondo quello ideato da Crowder. In entrambi i casi, il passaggio da una sequenza all'altra è vincolato all'esito positivo della risposta: se la risposta è esatta, si può infatti proseguire nel percorso, altrimenti è necessario il riapprendimento. Questa strategia consente: il padroneggiamento graduale di abilità (le sequenze di contenuti sono ordinate dal semplice al complesso) un buon grado di individualizzazione del percorso (il discente può infatti cominciare dalla sequenza a lui più congeniale e progredire secondo il proprio ritmo personale). Riscoperta vygotskijana della discussione
In generale la discussione consiste in uno scambio-
confronto di idee tra formatore e studente e tra studenti. Il riferimento classico è costituito dalla maieutica socratica, che si basa su un processo dialettico di approssimazione alla verità attuato attraverso il dialogo e la tecnica del domandare e sollevare dubbi in chiave problematizzante. Gli approcci che conferiscono alla discussione una maggiore rilevanza sono quelli che attribuiscono all'interazione sociale una funzione chiave nel processo di apprendimento e di sviluppo delle stesse funzioni cognitive: un riferimento essenziale e quindi costituito da Vygotskij e dalla prospettiva socioculturale. Studio del caso
Lo studio del caso fonde le caratteristiche della lezione
euristica, della narrazione e della simulazione. Ha carattere astratto come la lezione ma anche situato, in quanto riferito a situazioni specifiche, come l'apprendistato e la simulazione. L'insegnante presenta o aiuta a ricostruire una situazione reale o verosimile su cui formulare ipotesi, valutare varianti. Si possono distinguere tre principali tipologie di casi (Reynolds, 1980):
1) Decision o dilemma cases
Agli studenti vengono presentati i problemi che devono essere affrontati o le decisioni che devono essere prese dal protagonista o dai protagonisti di una storia, fornendo dati e informazioni su cui fondare le decisioni da prendere; 2) Appraisal cases o issue cases (orientati all'individuazione e all'analisi di problemi). Agli studenti viene presentato un documento (ad esempio, un articolo di giornale o dei grafici) e l'insegnante pone semplici domande quali "che cosa e successo o che cosa sta succedendo?” Di solito manca un personaggio centrale e agli studenti non viene chiesto di prendere decisioni, ma di analizzare e valutare le problematiche del caso; 3) Case histories. Si tratta di storie concluse e generalmente per questo mo- tivo meno coinvolgenti delle precedenti. Possono essere utilizzate come modelli esemplificativi a cui guardare. Si pensi ad esempio al resoconto in forma narratologica di scoperte scientifiche attraverso cui si cerca di far comprendere allo studente come avviene una scoperta, quali sono i fattori che entrano in gioco e così via. Lo scopo dello studio di caso e quello di porre lo studente davanti a scenari molto vicini a situazioni in cui potrebbe venire a trovarsi nella vita reale. Riferimenti classici per il lavoro di gruppo
Gli apprendimenti di gruppo includono sia le forme di
apprendimento cooperativo/collaborativo vere e proprie sia quelle di sostegno e reciprocità sotto forma di insegnamento reciproco e tutoraggio tra pari. L'intuizione secondo cui lo sviluppo dell'allievo avviene in un contesto sociale e collaborativo, formulata da Dewey all'inizio del secolo scorso, attraversa tutta la scuola attiva; una delle forme concrete che assume nella didattica è quella del lavoro a gruppi (Cousinet, 1973). Nella scuola italiana le prime iniziative concrete si osservano negli anni sessanta-settanta (don Milani, Ciari, Lodi). Teoria del campo di Kurt Lewin
In un'ottica gestaltica, K. Lewin ha elaborato una teoria
(teoria del campo), secondo cui è l'intero campo di forze, stimoli o avvenimenti a determinare l'apprendimento; l'individuo è immerso in uno spazio vitale all'interno del quale operano diverse forze, oggetti, persone, obiettivi e fantasie personali. Da questo punto di vista, il comportamento è la risultante delle interazioni di tali forze e l'uomo reagisce tenendo conto di ciò che ha valore per lui. Teoria del campo di Kurt Lewin
L'apprendimento è un processo di scoperta del proprio
modo di rapportarsi alle persone, alle cose, alle idee, si realizza quando l'individuo si rende conto dell'inadeguatezza dello stato attuale di organizzazione, tende ad un campo percettivo più ricco. Strategie e concetti da qui derivati sono stati ripresi e vengono ora impiegati nella dinamica dei gruppi e nella teoria dello sviluppo organizzativo. Teoria del campo di Kurt Lewin
A Lewin risalgono nozioni come il grado di coesione del
gruppo che corrisponde al punto di equilibrio tra le forze centrifughe che spingono l'individuo a stare nel gruppo e quelle centripete che tendono ad allontanarlo. La formazione dei gruppi può avvenire a caso, per interesse, per livelli di abilità, per integrazione oculata di competenze diverse. Peer tutoring
In generale, il gruppo-coppia assicura una maggiore
partecipazione; e un buon modo per iniziare e per stimolare i soggetti a rendersi reciprocamente utili. Nel modello peer tutoring, il tutor, che è un compagno, porta alla luce la zona di sviluppo prossimale del tutee, cioè quel potenziale che rimarrebbe occulto senza un'adeguata interazione con sostegni esterni (Top- ping, 1997). La cooperazione e/o collaborazione assumono oggi nuova rilevanza per mezzo degli ambienti elettronici che permettono convergenza degli apporti e condivisione a distanza attraverso strumentazioni quali forum e bacheche telematiche. Nella scuola si parla prevalentemente di apprendimento cooperativo. Gli orientamenti prevalenti a questo riguardo sono attualmente quelli di D. Johnson e R. Johnson all'Università del Minneapolis e di Sharan a Tel Aviv (Chiari, 1998). Problem solving e scoperta guidata
L'interesse per l'apprendimento come problem solving,
cioè come problema che stimola alla formulazione di ipotesi e a successivi tentativi di verifica, è stato al centro sia della tradizione deweyana che di quella gestaltica, dando vita anche ad orientamenti didattici basati sull'apprendimento per scoperta o per insight (intuizione illuminante). Tipologie di problem solving I problemi non sono tutti della stessa natura, ma possono variare in base alle seguenti dimensioni: • Grado di strutturazione. I problemi possono essere molto o poco definiti; i primi richiedono l'applicazione di un numero limitato e noto di concetti, regole e principi all'interno di un dominio ristretto i secondi al contrario presentano aspetti sconosciuti, per essi non esiste una soluzione prevedibile, possono dare luogo a molteplici soluzioni; il soggetto non dispone di un criterio preciso per decidere se e quando il problema è risolto. •Complessità. La complessita di un problema è determinata dal numero di variabili o di fattori coinvolti, dalla tipologia di relazioni tra essi sussistenti e dal grado di stabilità nel tempo di queste relazioni; i problemi poco definiti tendono ad essere più complessi;
• Dinamicità. I problemi complessi sono di solito
"dinamici", nel senso che l'ambiente all'interno del quale si situa il compito/problema tende a mutare nel tempo, richiedendo al soggetto di adattare continuamente la propria comprensione del problema, cercando nuove soluzioni; • Specificità/astrazione del dominio (contesto). Le attività di problem solving sono situate, dipendono pertanto dalla natura del contesto e dal dominio conoscitivo; all'interno di un contesto organizzativo i problemi vengono risolti in modo diverso rispetto ad altri contesti. In secondo luogo, la presentazione o rappresentazione stessa del problema può variare a seconda del contesto e del grado di expertise del soggetto. Scoperta guidata
Ogni situazione richiederà allora una differente strategia
cognitiva per la soluzione del problema come pure l'allestimento di differenti attivita didattiche. Una via intermedia tra il problem solving e approcci più direttivi è rappresentata dalla scoperta guidata, una strategia che ha trovato seguito nei modelli costruttivistici; il concetto di “guida" può infatti essere variamente articolato proprio in funzione delle variabili evidenziate da Jonassen. Tipologie di simulazione
Simulazione e role playing
1) La prima ha una valenza più concettuale e teorica; si
presenta in una varietà di forme e gradi, da quelli meno strutturati sotto forma di exemplum fictum retorico ("facciamo l'ipotesi che") a quelli più sofisticati implementati su un calcolatore, basati su un modello matematico: si pensi alle applicazioni nell'addestramento professionale, come il simulatore di volo o, in ambito più genericamente educativo, a Sim City, un gioco elettronico nel quale si simula di governare una città. 2) L'altro orientamento è quello che fa appello alla drammatizzazione; in questi casi i soggetti immaginano di svolgere dei ruoli, si identificano con specifici personaggi in determinati contesti e si comportano di conseguenza (Capranico, 1997). Progetto e metodologia della ricerca
Rappresenta in realtà un'integrazione di tecniche. Anche
in questo caso i riferimenti classici sono Dewey ed altri rappresentanti dell'attivismo come Kilpatrick. Questo metodo torna a nuovo splendore nell'ambito del costruttivismo, venendo a configurarsi come un processo continuo di problem solving nel corso del quale chi ap- prende formula e riformula domande, discute idee, fa previsioni, progetti o esperimenti, raccoglie e analizza dati, trae conclusioni, comunica le proprie idee agli altri, formula nuove domande e crea artefatti. Espressione libera, brain storming
Situazioni volte a mettere i soggetti in condizione di
esprimere nel modo più libero possibile le proprie opinioni. La piu classica, in un'ottica rogersiana, è quella de! brain storming: intorno ad un tema determinato si esprime con totale immediatezza quello che si pensa, con i soli vincoli di mantenersi aderenti al problema e di non criticare le opinioni degli altri. Scelta delle strategie
Occorre tendere ad una saggezza strategica che renda
capaci di valutare le possibilità di ogni strategia in rapporto al particolare contesto. In generale sembra di poter affermare che: •se si devono apprendere abilità pratiche è preferibile il modellamento o l'apprendistato; •se ciò che si deve apprendere ha un connotato cognitivo non complesso possono andar bene approcci di istruzione lineare, del tipo drill & practice, oppure istruzione assistita da computer (in sostanza di taglio comportamentistico e sequenziale); •se il compito è di taglio cognitivo moderatamente complesso (ad esempio acquisire una conoscenza teorica) una dimostrazione), gli approcci cognitivistici sono più utili e si può oscillare dalla lezione al problem solving passando per la scoperta guidata; •se ii compito è più complesso, come apprendere a gestire rapporti interpersonali, tecniche quali la discussione, lo studio dei casi ed il role playing rimangono le piu indicate. L' eta dei soggetti coinvolti rimane una variabile cruciale. Strategie di studio
Con l'espressione "strategie di studio" ci riferiamo a quelle
particolari modalità che possono essere intenzionalmente impiegate dagli studenti per ottimizzare la qualità della comprensione testuale a fini di studio. Queste modalità vengono descritte e raccomandate agli studenti sotto forma di suggerimenti. Survey - Significa che occorre dare un'occhiata d'insieme al testo; l'assunto principale è che non conviene iniziare la lettura in forma sequenziale ed analitica, bensì formarsi una prima idea del tutto dando uno sguardo qua e là nei punti che possono fornire il massimo d'informazione.
Question - Significa che occorre porsi le domande a cui il
testo fornisce le risposte. Non ha senso la lettura se non si hanno delle domande in mente; la lettura va vista come processo di risposta a quesiti come verifica di ipotesi precise. Read - Nella fase di lettura si tratta di raccogliere i concetti essenziali; in primo luogo ciò implica cercare una risposta alla domanda: "Esiste un piano dell'autore che si suddivide in concerti particolari?".
Recall - Si tratta di rielaborare; occorre raccogliere il
materiale informativo essenziale in forma adatta a conservarlo in memoria per tempi più lunghi.
Review - È il momento in cui si rivede ii tutto; un modo
e quello di ripercorrere i quattro punti precedenti completando la rielaborazione ed aggiungendo eventuali elementi trascurati, integrando gli appunti scritti.