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FISICA

LEZIONE 1 06/10

Fare scienze a scuola vuol dire sviluppare nel bambino la curiosità, il voler porre domande. In
questa età i bambini devono essere messi davanti al fatto che i fenomeni su cui egli pone
domande non derivino dalla magia, ma che siano qualcosa di spiegabile.

Perché fare scienza? Sviluppa la capacità di critica e giudizio, aiuta a comprendere e ad entrare in
contatto con punti di vista diversi dai propri e a comprenderli. Inoltre aiuta ad impostare un
metodo.
Fare scienza vuol dire dare al bambino la possibilità di imparare a porre buone domande, in
quanto ha sviluppato una visione critica del mondo che lo circonda-> deve essere un metodo per
scoperta, che aiuta ad imparare dagli errori.

 Cosa sviluppa la scienza?

Abilità cognitive
- Abitudine a porre buone domande perché possa nascere negli allievi il bisogno di conoscere
- Riconoscere il problema e affrontarlo
- Perseverare nella ricerca
- Ammettere di non sapere o di aver sbagliato

Abilità sociali -> fondamentale il lavoro di gruppo e il cooperative learning

Abilità operative
- Capacità di misurare e utilizzare gli strumenti
- Seguire istruzioni
- Saper riportare quanto hanno compreso
- Rappresentare i concetti

 Come fare scienza?

Per fare scienza la parola fondamentale è LABORATORIO: sia come luogo fisico, sia come momento
in cui l’alunno è attivo, sperimenta, discute e argomentare, formula ipotesi-> è protagonista. È in
questo momento che il bambino capisce davvero cosa vuol dire fare scienza: porre quei perché a
cui si può trovare una risposta. Il coinvolgimento degli alunni deve essere diretto e li deve
incoraggiare, senza un ordine temporale rigido e senza forzare alcuna fase.

Due questioni fondamentali: come opera la scienza e come deve operare l’insegnamento delle
scienze?
Solitamente il primo argomento affrontato è quello del metodo scientifico: il fare scienza
dovrebbe passare però per 5 verbi, che non corrispondono del tutto al classico metodo scientifico
insegnato a scuola:
- Esplorare: voglia del bambino di incuriosirsi e porre domande
- Analizzare: osservare in modo strutturato-> importante in questa fase è il disegno: da esso noi
capiamo cosa e come il bambino osserva, in particolare se è piccolo: stanno osservando il
fenomeno fisico o sono attratti da altro?
- Classificare,confrontare , seriare
- Formulare ipotesi e verificarle
- Comunicare i risultati

Un altro metodo utilizzato è l’INQUIRY, modello didattico che si articola sulle 5E:
- Engagment: momento in cui viene stimolata la curiosità attorno a un fenomeno scientifico. È
importante non anticipare le conclusioni e non formalizzare il problema
- Explore: sperimentare per raccogliere dati -> gli studenti devono fare esperienza diretta o
simulata del fenomeno preso in esame, devono poter vedere cosa succede se vengono modificati
alcuni parametri e poi poter fare misure -> astrazione nel caso in cui si parla di un fenomeno
infinitamente piccolo o infinitamente grande
- Explain: fase discussione delle informazioni raccolte -> formulazione di ipotesi
- Elaborate: fase di approfondimento -> l’insegnante mette il punto sulle informazioni importanti
che devono riemergere in questa fase, in modo che il bambino possa rivederlo a casa e studiarlo
- Evaluate: non è semplice valutazione dei contenuti, ma su tutte le 5 fasi dell’inquiry ->
l’insegnante valuta la partecipazione, la curiosità, il metodo di osservazione, etc.

L’inquiry ha diversi livelli -> in particolare cambia il ruolo dell’insegnante


- Confermativo: gli studenti confermano un principio attraverso un’attività dove i risultati sono
noti in anticipo -> l’insegnante è molto presente e fornisce una “soluzione fra le righe”, gli studenti
sono poco attivi
- Strutturato: la soluzione viene elaborata dagli studenti, non viene fatta trasparire dall’insegnate -
> gli studenti investigano una domanda attraverso una procedura assegnata dall’insegnante
- Guidato: gli studenti sono i veri protagonisti, in quanto usano procedure progettate o selezionate
da loro stessi a partire da una domanda posta dall’insegnante.
- Aperto: è il metodo più difficile, non adatto all’ambiente scolastico, in quanto la domanda viene
posta dagli studenti, che devono poi progettare o selezionare anche le procedure

Le 5E non devono essere un protocollo rigido da seguire in modo esaustivo in ogni percorso.

I bambini devono sperimentare e apprendere per scoperta e per errore -> il bambino non deve
aver paura di sbagliare, si impara per prove ed errori.
Fondamentale è il cooperative learning -> ognuno ha il suo ruolo (scienziato, osservatore,
ricercatore e misuratore)

 Quale linguaggio utilizzare?

La scienza utilizza un linguaggio rigoroso, che però non è necessario che venga richiesto subito agli
alunni: questa fase può avvenire ad un livello avanzato del percorso. È necessario che in un
momento iniziale il bambino abbia la possibilità di esprimersi liberamente, mentre nella parte
finale gli si potrà mostrare le parole precise e rigorose del linguaggio fisico
 Quali competenze deve avere l’insegnante di scienze?

L’insegnante deve tener conto che l’obiettivo è la creazione del metodo, facendo attenzione a non
fornire dei concetti e dei contenuti sbagliati e non deve semplificare troppo.

L’insegnante deve possedere:


1. Competenze metodologico-disciplinari
- conoscere i fenomeni fisici da proporre
- saper scegliere gli strumenti didattici più adatti e modalità di risposta vicine agli schemi mentali e
alle esperienze dei bambini -> l’insegnante deve porsi in un atteggiamento di esplorazione accanto
al bambino
- stimola gli allievi a superare le difficoltà, a considerare diverse variabili, senza dare mai le
risposte, ma facendole emergere dalla discussione

2. Competenze nel gestire il gruppo


È importante che l’insegnante responsabilizzi i suoi alunni -> lavori di gruppo, ognuno coi propri
ruoli, fare sperimentare e formulare ipotesi agli alunni

LEZIONE 2 13/10

Fisica deriva da Physike = riguardante la natura -> l’idea della fisica è quella di guardare tutto
quello che ci circonda cercando di capirne i meccanismi e fornire dei modelli, che non hanno la
pretesa di essere esattamente la realtà, ma che cercano di riprodurla il più fedelmente possibile,
per questo possono essere cambiati (anche a seconda delle condizioni della realtà che stiamo
osservando).

La fisica utilizza come linguaggio la matematica e studia e misura alcuni fenomeni naturali e delle
grandezze che determinano il funzionamento di tali fenomeni. Le grandezze fisiche che spiegano i
fenomeni della realtà vanno poi misurate.
Cosa vuol dire misurare?
Esigenza di avere un campione uguale per tutti per misurare: quando darò il risultato di una
misurazione dovrò accompagnare il numero ad una unità di misura (Sistema Internazionale) -> vi
sono delle grandezze fondamentali:
- lunghezza (m)
- massa (kg)
- tempo (s)
- temperatura (K)
Esse sono le grandezze accessibili attraverso la misurazione diretta con uno strumento, vi sono poi
le grandezze derivate che derivano dalle precedenti attraverso delle operazioni matematiche
- velocità = spazio/tempo (m/s)
- densità = massa/ volume (kg/m3)
L’uomo ha da lungo tempo avuto la necessità di misurare le cose.
La lunghezza è una misura per confronto e si misura come il percorso che fa la luce nel vuoto in
1/3x108 (prima veniva utilizzato un campione di platino-iridio).

La misura del tempo è diversa dalle altre e per misurarla veniva usata la durata dei fenomeni
periodici come il sorgere del sole.

Ogni strumento di misura ha delle caratteristiche:


- Portata (valore massimo che può misurare un dato strumento)
- Sensibilità (valore più piccolo che può misurare un dato strumento)
- Prontezza (quanto uno strumento è pronto e quanto velocemente può fornire la misura)
- Precisione (quanto lo strumento sia stato tarato in modo corretto rispetto al campione di
riferimento)

Se faccio UNA sola misura, l’ERRORE ASSOLUTO è la SENSIBILITÀ dello strumento.


Se faccio più misure trovo il VALORE MEDIO Ī (media di tutte le misure che ho effettuato).
L’ERRORE ASSOLUTO (sigma σ) corrisponde alla semidispersione -> (valore max – valore min)/2.
L’ERRORE RELATIVO => ERRORE ASSOLUTO/VALORE MEDIO (se ho fatto più misurazioni) o
/VALORE DELLA MIA MISURA (err. relativo percentuale x100) -> non vi è unita di misura poiché si
annulla nella divisione

LEZIONE 3 19/10

Se effettuo due misure l’errore va calcolato come la somma degli errori assoluti di ciascuna misura
effettuata-> errore tot ± (σa + σb). Anche se devo fare una differenza fra le misure, per calcolare
l’errore dovrò fare una somma. Quando invece fra le due misure vi è un rapporto di
moltiplicazione o di divisione (ad esempio nel calcolo dell’area) devo fare riferimento all’errore
relativo e non a quello assoluto, quindi dovrò sommare l’errore relativo delle misure effettuate.

- Si parla di proporzionalità diretta se nel grafico della y in funzione della x ottengo una retta.
Quando questo accade significa che y=kx, dove k è una costante (se y raddoppia, la x raddoppia
etc.). Al variare del k cambia la pendenza della retta: all’aumentare della pendenza aumenta la

costante k. Se k>0 allora la retta andrà dal basso verso l’alto . Se k<0 allora la retta andrà

dall’alto verso il basso


Intercetta = Il punto sull’asse delle y dove la retta interseca l’asse delle x e si segna con h -> se
abbiamo il primo punto con le coordinate (0;3), allora avrò y = kx+3 -> ho una proporzionalità
lineare: la retta non passa per il punto (0;0), ma per un altro punto dell’asse y.
LEZIONE 4 20/10

Quando una grandezza fisica dipende da altre due grandezze devo renderne costante una delle
due per capirne il rapporto.

Densità = è il rapporto fra la massa e il volume.

- Si parla di proporzionalità inversa se al crescere della y, la x diminuisce (se y raddoppia, la x si


dimezza etc.). La relazione matematica è yx=k -> y=k/x. Questo rapporto è rappresentato sul
grafico con l’iperbole. In questo caso non passerà mai per l’origine, poiché la x non può avere
valore 0 (matematicamente io non posso porre la k in rapporto con 0 , ad es. 1/0). Se sull’asse
delle ascisse io pongo 1/x, allora otterrò una retta, perché 1/x è il termine che moltiplica k
(y=k٠1/x).

- Si parla di proporzionalità quadratica se y=kx2 (al raddoppiare della y, la x quadruplica etc.).


L’andamento del grafico è rappresentato da una parabola. Se sull’asse delle ascisse io pongo x2,
allora otterrò una retta, perché x2 è il termine che moltiplica k.

- Se il valore della y è sempre uguale, allora la mia equazione sarà y=k, il cui grafico è
rappresentato da una retta parallela all’asse dell’ascisse, poiché y ha sempre lo stesso valore (ad
es. y=1)

- Se il valore della x è sempre uguale, allora la mia equazione sarà x=k, il cui grafico è
rappresentato da una retta parallela all’asse delle ordinate, poiché x ha sempre lo stesso valore
(ad es. x=1)

LEZIONE 5 26/10

Qualsiasi grandezza che per poter essere definita ha bisogno di MODULO, DIREZIONE e VERSO è si
definisce vettoriale (mentre si definiscono scalari le grandezze che hanno bisogno del valore
numerico e dell’unità di misura). Se parliamo di un VETTORE SPOSTAMENTO intendiamo ciò che
individua la posizione finale di un punto in movimento rispetto alla posizione iniziale.
Il vettore viene rappresentato come una freccia ( ) che giace su una retta, la quale rappresenta la
sua direzione. La lunghezza della freccia corrisponderà al suo modulo (che è sempre positivo), ad
es. |3m|. La punta della freccia mi indicherà il suo verso (esso può essere positivo o negativo).

Sommo due vettori se questi hanno lo stesso verso, mentre faccio la differenza se hanno verso
opposto. Se devo sommare il vettore A e il vettore B utilizzo il metodo “punta-coda”, mettendo i
due vettori uno di seguito all’altro.

Se due forze agiscono sullo stesso vettore posso scomporre il vettore su piano cartesiano nelle sue
componenti lungo x e lungo y, mandando le perpendicolari ai due assi.
LEZIONE 5 27/10

Il moto dei corpi

Io posso dire che un corpo è in movimento oppure no, se cambia la sua posizione nel tempo
rispetto a qualcosa che prendo come riferimento. Il concetto di moto è relativo al sistema di
riferimento che io considero.
-Traiettoria= luogo dei punti occupato dal punto materiale (il corpo considerato) e non contiene
informazioni sul tempo: è la curva su cui si muove il corpo che io sto considerando.
-Legge oraria= relazione tra posizione e tempo: mi dice dove si trova il corpo in un determinato
istante di tempo .

Nella relazione spazio tempo y=kx (proporzionalità diretta), la costante è la velocità (la legge
oraria sarà quindi x(sta per spazio)=vt )-> all’aumentare della velocità aumenterà la pendenza
della retta sul grafico cartesiano, in cui sull’asse delle ascisse ho il tempo, mentre su quello delle
ordinate ho lo spazio. La risultante è una retta che passa per l’origine = parlo di moto rettilineo
uniforme: un corpo si muove su di una retta e la sua velocità è costante.
La velocità è uguale al rapporto tra lo spazio percorso in un certo intervallo di tempo Δs/Δt -> Δs
indica una differenza tra la posizione finale e quella iniziale e Δt indica un intervallo di tempo.
Nel moto rettilineo uniforme la velocità è costante poiché il corpo percorre spazi uguali in tempi
uguali.
La velocità è un vettore: oltre al modulo che abbiamo definito con la formula precedente, essa ha
anche una direzione (che è la retta su cui si muove il mio corpo, cioè la sua traiettoria) e un verso
(che è uguale al verso del moto: se il mio corpo va verso dx, allora questo sarà anche il verso della
velocità).
L’unità di misura della velocità è m/s.
Nel caso in cui la relazione spazio tempo avesse una proporzionalità lineare con y=kx+h,
l’intercetta h è la posizione iniziale del mio corpo: è lo spazio in cui il corpo si trova nell’istante 0 .
La legge oraria sarà x=vt+x0 poiché il mio corpo in movimento è stato cronometrato non quando
era all’origine, ma a partire da un’altra posizione allo spazio.
Anche nel caso in cui il mio corpo si sposti a partire dall’origine, ma il mio cronometro non fosse
impostato sullo 0, la mia retta avrà una proporzionalità lineare, non diretta.

LEZIONE 6 2/11

Moto rettilineo uniformemente accelerato

L’accelerazione risulta essere costante: l’accelerazione è la variazione della velocità in un certo


intervallo di tempo ( Δv/Δt) -> mi dice che la velocità sta cambiando e come sta cambiando.
L’unità di misura è m/s2. La direzione dell’accelerazione è sempre quella della retta su cui si sta
muovendo il corpo. Il verso dipende da cosa accade alla velocità: se la velocità aumenta
l’accelerazione ha lo stesso verso della velocità , se invece quest’ultima diminuisce e il corpo sta
decelerando, l’accelerazione del corpo avrà verso opposto rispetto ad essa.

Il grafico del moto rettilineo uniformemente accelerato è una parabola/curva.


LEZIONE 7 3/11

Per osservare un grafico del moto rettilineo uniformemente accelerato posso scomporre la mia
curva in tante rette e vado a considerare l’angolo che la retta ha rispetto all’asse delle ascisse.
All’aumentare dell’ampiezza dell’angolo, aumenterà anche il modulo della velocità, minore invece
è l’ampiezza e minore sarà il modulo.

LEZIONE 8 9/11

Le leggi orarie del moto rettilineo uniformemente accelerato sono:

v = v0 + at -> prendiamo in considerazione la velocità in funzione del tempo: vi è una dipendenza


lineare, dove v0 è la velocità iniziale e a l’accelerazione, che è costante. Viene rappresentato con
una retta (che va verso l’alto se a>0, mentre va verso il basso se a<0)
Se osserviamo in questo moto la posizione in funzione del tempo abbiamo x = x0 + v0t + 1/2at2 -> il
grafico sarà rappresentato da una parabola.

La caduta dei gravi: i corpi sulla terra cadono con accelerazione costante pari a 9,81 m/s 2 e la sua
direzione è perpendicolare al terreno e il suo verso è rivolto verso il centro della terra.

LEZIONE 9 10/11

- Se io lancio un oggetto verso l’alto cosa succede? Si parla sempre di moto rettilineo
uniformemente accelerato.
Le equazioni che descrivono quello che io posso osservare sono le seguenti :

 y = h + v0t + 1/2gt2 => h (perché ho fatto partire il mio oggetto dal una certa altezza) + v0t
(perché il corpo ha una velocità iniziale, che ha verso concorde con quello che io ho preso
come positivo) – ½ gt2 (in questo caso uso il segno meno, poiché g ha verso opposto a
quello preso come riferimento).
 v = v0 - gt => utilizzo il segno meno perché l’accelerazione ha verso opposto a quello preso
di riferimento

- Se lanciassi una pallina da un punto h in avanti e nel piano, devo prendere quest’ultimo in
considerazione: disegnandolo sul piano cartesiano esso è formato dall’asse x, che corrisponde al
pavimento e dall’asse y, che corrisponde al muro o da me che ho lanciato la pallina.
Se osservassimo poi l’ombra di questa pallina sugli assi, otterremmo sull’asse x un moto rettilineo
uniforme -> la velocità dell’ombra della pallina è costante (percorre spazi uguali in tempi uguali)
con equazione x = x0 + vxt. Se osservassimo l’ombra prodotta sull’asse y, otterremo invece un moto
uniformemente accelerato, con equazione y = h – ½ gt2 -> l’accelerazione gravitazionale agisce
solo lungo y, non lungo x; la velocità iniziale v0yt è stata tolta dall’equazione, poiché in questo tipo
di lancio essa agisce solo sull’asse x e non su quello y, quindi in questo caso è pari a 0.
Il grafico sarà il seguente:

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