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2. Strumenti teorici
2.1 Trasposizione didattica:
Il sistema didattico o Triangolo didattico è uno schema che pone ad ognuno dei vertici il SAPERE,
l’INSEGNANTE e l’ALLIEVO. Con sapere si intende quello accademico, che non può essere trasmesso agli allievi
direttamente, per fare ciò l’insegnante opera una Trasposizione Didattica → trasformazione del sapere
accademico in sapere INSEGNATO. Il passaggio non è diretto ma passa attraverso il SAPERE DA INSEGNARE
(programmi di studio e I.N.). L’insegnante adatta il sapere da insegnare in base alle sue concezioni della
matematica. La relazione tra insegnante e sapere influenza anche il rapporto tra l’alunno e il sapere. Per
poter trasporre il sapere l’insegnante deve:
• proporre un sapere funzionale alla soluzione di un problema
• tener conto della noosfera (Ambiente sociale, culturale in cui il Sistema didattico è inserito).
2.6 Artefatti
Gli artefatti sono oggetti utilizzati in didattica. Possono essere poveri o sofisticati.
L’uso di artefatti non costituisce necessariamente una buona didattica. Vedi Brousseau che ha coniato il
termine “effetto Dienes” (più ti dicono che qualcosa funziona, indipendentemente dalla tua attività didattica,
meno quel qualcosa funzionerà). L’attività didattica efficace non può prescindere dal coinvolgimento del
docente.
Teoria della mediazione semiotica → teoria sul ruolo degli artefatti
A) con artefatti non si intendono solo oggetti tangibili ma anche il linguaggio o i gesti. B) L’artefatto è
l’oggetto, lo strumento è l’uso dell’artefatto per trovare la soluzione di un compito. C) Potenziale semiotico
(quali conoscenze posso associare all’artefatto, quali posso dare per trasformare l’artefatto in strumento).
D) dare attenzione anche ai processi e significati matematici coinvolti
Obiettivo: per realizzare un’evoluzione di significato negli studenti è necessario associare anche significati
teorici, obiettivo della mediazione semiotica.
Ruolo dell’insegnante: progetta l’attività, sceglie l’obiettivo didattico, sceglie l’artefatto e propone consegne
adeguate per trasformare l’artefatto in strumento.
Ruolo dell’alunno: affronta l’attività (individualmente o in gruppo) e produce segni situati, ovvero segni legati
alla contingenza dell’uso dell’artefatto. → farli evolvere in segni matematici
I segni matematici si riferiscono al contesto matematico e sono collegati ai significati matematici in oggetto.
Il passaggio da segni situati (o segni-artefatto) a segni matematici passa per i segni Pivot, segni perno che
favoriscono il passaggio (per es. ibridazioni).
L’obiettivo dell’insegnante è trasmettere un sapere culturalmente e socialmente condiviso. Per fare ciò deve
conoscere i segni prodotti dagli allievi, analizzandone le produzioni, interagendo con loro e organizzando
discussioni collettive → si sviluppa così il ciclo didattico (tre fasi che si alternano i un processo di
arricchimento reciproco: attività con l’artefatto, produzione di segni da parte dello studente e produzione
collettiva di segni tramite discussione orchestrata). Immagine pag 25
Nella produzione individuale gli studenti sono coinvolti individualmente
Nella produzione collettiva si attua la discussione matematica, guidata dall’insegnante, con l’obiettivo di
promuovere la riflessione e lo sviluppo di segni legati all’artefatto verso segni matematici.
L’insegnante prepara linee guida per indirizzare la discussione e domande stimolo, chiede chiarimenti,
rilancia idee ecc.
Si possono individuare 3 macro tipologie di discussione:
1. discussione di un problema: discussione di soluzione (tutta la classe risolve un problema dato durante
la discussione) e discussione di bilancio (analisi delle soluzioni proposte dagli studenti ad un
problema)
2. discussione di concettualizzazione: movimento collettivo di processo di costruzione di collegamenti
tra esperienze già vissute e concetti particolari della matematica. Favorisce l’espressione di processi
personali e sensi dei singoli allievi
3. meta-discussione: pongono una questione legata all’attività metacognitiva (x es. evidenziare i
progressi delle conoscenze o discutere sul senso della discussione).
IL NUMERO
1. I diversi sensi dei numeri naturali
3.1 Enumerare
Esprimere ordinatamente la sequenza di parole-numero che una determinata società usa per contare.
Alla scuola dell’infanzia spesso è associata una filastrocca o delle rime. Il processo prevede 3 livelli di sviluppo:
1. la sequenza è usata come un’unica stringa di parole
2. si distinguono le parole-numero, ma la sequenza è unidirezionale in avanti partendo da 1
3. la sequenza è bidirezionale, producibile da un qualsiasi numero della serie
3.2 Contare
Abilità di mettere in relazione correttamente i concetti-numero con le parole-numero.
Sono presenti in letteratura due posizioni teoriche:
1. Teoria dei principi dei conteggi (gelman e gallistel)
i bambini piccoli hanno un concetto innato di numero, che si evolve nel corso dell’acquisizione delle
procedure di conta. Questa evoluzione avviene seguendo una serie di principi:
• Principio di Iniettività: appaiare oggetti di un insieme con segni distinti (numeri). Questo
principio richiede di saper coordinare due processi: ripartizione (oggetti trasferiti da quelli
da etichettare e quelli già etichettati) e etichettamento (diverse etichette per ogni oggetto,
corrispondente alla sequenza numerica).
Il coordinamento di questi processi prevede che inizino insieme, finiscano insieme e siano in
fase durante tutto il loro uso. Possibili errori possono essere: errori nel processo di
ripartizione (Saltare o contare due volte lo stesso elemento), errori nel processo di
etichettamento (usare più volte la stessa etichetta) e fallimento nel coordinare i due
processi.
• Principio dell’ordine stabile: le etichette devono essere ordinate e pronunciate in ordine
stabile, cioè ripetibile
• Principio di cardinalità: l’ultima etichetta determina la numerosità dell’insieme
• Principio di astrazione: si possono contare anche oggetti non presenti ma solo pensati, fisici
o no
• Principio di irrilevanza dell’ordine: l’etichetta può essere assegnata a qualunque oggetto.
Questo principio prevede che il bambino sappia che l’oggetto continui ad essere una cosa,
che le etichette sono arbitrarie e provvisorie e che, a prescindere dall’ordine di conteggio,
risulta sempre lo stesso numero cardinale.
Ciò richiede di coordinare gli aspetti ricorsivo e ordinale con l’aspetto cardinale (q.tà).
Si può contare in senso intransitivo (contare per contare, senza enumerare) o in senso transitivo
(contare per conoscere la numerosità), che prevede l’utilizzo di ulteriori strumenti: gli strumenti di
calcolo.
4. STRUMENTI DI CALCOLO
I bambini sanno come si conta ma inizialmente non conoscono il perché. Nella vita quotidiana lo imparano
presto. Il contare in ambito additivo avviene in tre modi diversi:
1. Contare tutto
2. Contare in avanti a partire dal primo (partendo dal valore cardinale del primo insieme, contano gli
elementi del secondo)
3. Contare in avanti a partire dal maggiore (partendo dal valore cardinale maggiore, contano l’insieme
più piccolo)
I bambini possono anche dare la risposta senza contare, sulla base di fatti aritmetici noti (50+50 = 100).
5. RELAZIONE NUMERI-SPAZIO
I numeri evocano anche l’estensione nello spazio. Solo l’incontro con artefatti ci consente di capire come la
linea dei numeri non serve solo a rappresentare la sequenza numerica ma dà anche significato alle operazioni
matematiche di base.
Effetto SNARC: lo spazio influisce sulla rappresentazione che il nostro cervello fa dei numeri. Ad ogni
posizione corrisponde una quantità e i numeri vicini (7-8-9…) sono vicini sulla retta, i numeri come 0-1-2-3
sono ben distinti (vedi figura p. 46)
1. Un’introduzione epistemologica
La geometria coglie la spazialità dell’esperienza fisica e la formalizza in una teoria.
Parlare di verticalità e orizzontalità, di destra e sinistra, sopra e sotto ecc riferisce alla concettualizzazione
dello spazio fisico, parlare di parallelismo, perpendicolarità, punti, rette ecc fa riferimento alla geometrica
come teoria matematica.
La matematica offre modelli per operare nella realtà → modellizzazione
Storia: nell’antichità la geometria serviva per misurare aree di terreno (geo =terra, metron = misurare), con
Galileo la matematica diventa la chiave per interpretare la realtà e la geometria è una prima chiave di lettura.
Crisi con lo sviluppo delle geometrie non Euclidee (sfera e piano iperbolico). Fino ad allora la geometria faceva
riferimento ad una specifica teoria (geometria euclidea del piano), ma con il ripensamento del sapere
matematico, si produsse un nuovo approccio alla geometria, superando la concezione di verità e verificabilità
in favore di una teoria caratterizzata da un sistema di assiomi coerente e leggi di interferenza logica che
permettono di trarre conclusioni a partire dagli assiomi. Dibattitone!
Moderna geometria considera distinti lo spazio fisico nel quale avvengono le nostre esperienze e quello
astratto e ideale della geometria.
Le esperienze che hanno influenzato la disciplina della geometria sono:
Le esperienze con il corpo (radici cognitive)
Esperienze con gli artefatti (radici culturali)
Importanti tutti e due per le attività di laboratorio
Questi aspetti sono collegati tra loro ma generalmente si dà maggiore importanza a 1. e 3. alla primaria. Il
sistema viene perciò criticato poiché il bambino non ha un ruolo attivo nell’attività e per la mancanza di
attività esplorative.
Attenzione a :
• Mediazione semiotica (trasformazione di segni in una relazione sociale attraverso un processo di
riflessione cognitiva – Vygotskij)
• Matematizzare (trasformazione di elementi di un contesto in elementi e relazioni matematiche)
• Argomentazione (azioni che gli studenti fanno per spiegare ciò che pensano)
Impo di una visualizzazione non iconica delle figure: il disegno che rappresento è una delle sue possibili
rappresentazioni.
5. Indicazioni Nazionali
Prima (’85): aree e perimetri
I.N.: esplorazione dello spazio (spesso però le competenze spaziali vengono trascurate in favore
dell’applicazione di formule o per un’eccessiva attenzione ai numeri).
6.2 Istogramma
L’area delle figure è proporzionale alle frequenze. Le ordinate sono date dal rapporto tra la frequenza di
ciascuna classe e la sua ampiezza.
6.5 Ideogrammi
Usano immagini (anche frazionate) che evocano la variabile, non sono molto precisi ma di immediata lettura,
soprattutto per confronto. Molto usato dai giornali.
7. Indicatori statistici
Come leggere i dati al fine di prendere decisioni? Con gli indicatori statistici
Nelle prime forme di elaborazione dei dati se ne utilizzano tre: moda, media e mediana.
La moda corrisponde al dato o la classe di massima frequenza e può essere determinata sia per variabili
qualitative che quantitative.
La media (Aritmetica) è determinabile solo nel caso di dati quantitativi (numeri). Si ottiene sommando tutti i
valori e dividendo il totale per la loro numerosità.
La media non a info su quanto sono variabili i dati e se non viene ben interpretata può ingannare → se più
valori sono assunti da più dati, essi vanno contati con la giusta numerosità.
La mediana, o valore centrale dei dati, si ricava esponendo i dati in ordine crescente e trovando il dato
centrale (in caso di numerosità dispari) o la media dei due dati centrali (in caso di numerosità pari).
Occorre che i dati siano ordinabili per fare la mediana (quantitativi ma non spesso qualitativi). Si parla di
variabili semiqualitative e semiquantitative (tipo livelli di studio raggiunti).
La mediana divide l’insieme in due sottoinsiemi con uguale cardinalità, non considera quanto lontani possano
essere i dati tra loro, considera solo la posizione relativa.
Altri indici sono i quartili (dividono la popolazione in quattro → primo quartile-25%, secondo quartile-50%
terzo quartile – 75% ) o i decili o i percentili. Servono a dare un’idea della variabilità dei dati raccolti.
Impo condividere con gli studenti tutte queste definizioni. Nelle I.N. è scritto che i bambini devono riuscire
ad argomentare ed intuire quale evento è più probabile.
Alcune difficoltà in ambito scolastico (fischbein e schnarch)
• Rappresentatività → stimare un evento come più probabile perché rappresenta aspetti specifici della
popolazione a cui appartiene
• Effetto negativo della recenza → reputare più probabile un’altrernanza di esiti perché rappresenta
meglio una situazione casuale
Ci sono situazioni in cui il corso del tempo è rilevante ed influenza le probabilità (palline da un’urna
quando non si reinseriscono). Si rappresenta con un grafo ad albero . (vedi pag. 216)
Legge dei grandi numeri: la frequenza di evento aleatorio ripetuto nelle stesse condizioni, si avvicinerà
alla probabilità teorica della definizione classica tanto più il numero di ripetizioni è alto.