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DIDATTICA

PER COMPETENZE E METODO EAS


Nuovo modo di fare didattica che integra flipped classroom e didattica 2.0, che pone al centro il soggetto,
che parte da compiti e situazioni legate alla vita reale, che punta sulla motivazione

Il metodo degli EAS (Episodi di Apprendimento Situato) risponde in maniera quasi naturale alle
sollecitazioni che arrivano da più parti a puntare sulle competenze perché coniuga sapere formale a sapere
informale, perché attiva il soggetto e valorizza le sue preconoscenze, perché passa attraverso l’uso attivo e
consapevole dei media, perché pone al centro dell'azione didattica un arte-fatto (multimediale, ma non
necessariamente). Il corso si articola in 4 moduli: 1) Le competenze: dal costrutto alla classe 2) La didattica
per competenze 3) Progettare con gli EAS 4) Fare lezione con gli EAS. Ciascun modulo prevede una
videolezione tenuta dal Prof. Pier Cesare Rivoltella sui principali contenuti del modulo. I moduli 3 e 4 offrono
ciascuno un Episodio di Apprendimento Situato analizzato nella fase di progettazione prima e di
realizzazione poi; ogni EAS è corredato di link, materiali digitali, contenuti, schede operative… che rendono
espliciti tutti i passaggi che docente e studente compiono prima, durante e dopo l’episodio di apprendimento
oltre alle competenze che alla fine dell’EAS i ragazzi avranno conseguito. Durante ogni edizione del corso
on-line sarà possibile partecipare a un webinar tenuto dal Prof. Pier Cesare Rivoltella; sono previste
autovalutazioni ed esercitazioni con feedback da parte degli autori dei materiali. Parte integrante del corso è
l'edizione digitale del volume Fare Didattica con gli EAS di Pier Cesare Rivoltella.

Si apprende per…
• Esperienza
• Modellamento
• Ripetizione.

«Il metodo EAS ottimizza tutti e tre gli scenari di base dell'apprendere che la ricerca nel campo delle
neuroscienze ha dimostrato essere all'opera nell'apprendimento umano». Rivoltella, 2013, p. 54

Flipped Lesson: la lezione capovolta attuata tramite la metodologia dell'EAS.


"Si tratta di una modalità di insegnamento (supportata da tecnologie) in cui si invertono i tempi e i modi di
lavoro. Non è tanto la classe ad essere “capovolta”, quanto il normale schema di lavoro in classe.

Tipicamente, infatti, si ha un primo momento in cui l’insegnante spiega (fa “lezione”) seguito da un secondo
momento in cui agli studenti sono assegnati problemi da risolvere tipicamente da svolgere a casa (i “compiti
a casa”).

Nel caso delle “flipped classroom” la rivoluzione non è tanto nel metodo di insegnamento, ma nel diverso
modo di proporre i contenuti agli studenti e di articolare i tempi di apprendimento. L’idea è quella di fornire
agli studenti dei materiali didattici appositamente selezionati, o predisposti dall’insegnante, ai quali è
assegnato il compito di insegnare. Si può trattare di video, risorse multimediali, libri o ebook: l’importante è
che siano in grado di trattare adeguatamente ed esaustivamente il contenuto. La prima cosa che gli studenti
fanno diventa quindi quella di studiare guardando video, consultando i materiali ed adoperandoli più volte
fino a quando i concetti non sono sufficientemente chiari. Tutto questo avviene prima, in classe
o esternamente alla scuola, e non dopo come nel modello classico. La seconda parte del lavoro avviene
invece in classe dove l’insegnante si troverà (almeno dal punto di vista teorico) un gruppo di studenti già
preparato. Nel contesto scolastico l’insegnante si preoccuperà quindi di proporre e seguire le attività
applicative: esercitazioni, compiti, risoluzione di problemi, studio di casi, attività di approfondimento, ecc.
In altre parole l’insegnante si troverà ad investire il suo tempo nell’accompagnare allo sviluppo ed estensione
delle conoscenze, alla loro trasformazione in capacità concrete. Le tecnologie sono da questo punto di vista

Schegge di didattica 2.0 – a cura di F. Quitadamo Pag. 1


lo strumento necessario per la realizzazione della prima parte del lavoro. Grazie ad internet le risorse
vengono messe a disposizione degli studenti che possono studiarli o, a seconda del tipo di materiali,
impiegarli anche in maniera attiva e cooperativa. Si pensi al caso di video, creati dagli insegnanti, che gli
studenti visualizzano e su cui discutono attraverso forum o strumenti di video annotazione."

Un EAS

• Può essere visto come un oggetto di apprendimento (LO), circoscritto e autoconsistente.


• Ha il fine di progettare esperienze di apprendimento situato.
• Propone compiti autentici e vuole promuovere apprendimento significativo (Ausubel).

Presupposti teorici

• Freinet e la “scuola del fare” (1920 ca.)


• Flipped lesson: la lezione rovesciata (Mazur,1991)
• Mobile Learning e micro-learning (Pachler, 2007)
• «Il metodo degli EAS si deve considerare come un approccio integrale (e integrato) all'insegnamento
che, certo, nel caso dell’utilizzo di dispositivi digitali mobili trova la propria applicazione preferenziale,
ma che funziona a prescindere dalla loro presenza». Rivoltella, 2013.

La didattica “saggia”

«Ma quando una didattica è saggia?

Quando favorisce la riconcettualizzazione della tecnologia come risorsa culturale "normale" per la didattica
(è quanto avviene quando il cellulare, o il tablet, vengono usati in classe per svolgere attività di
apprendimento).

Schegge di didattica 2.0 – a cura di F. Quitadamo Pag. 2


Ma anche quando riconosce il valore delle competenze che gli studenti sviluppano nell'informale rendendole
funzionali agli apprendimenti di scuola (Jenkins, 2010)».

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