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Fasi della Ricerca

Ogni tipo di ricerca, sia quella quantitativa che quella qualitativa,


sono strutturate in fasi che aiutano sia il ricercatore ad impostarla
in maniera sistematica che colui che usufruisce dei suoi risultati a
capire se questa è stata sviluppata in maniera coerente e se è
attendibile.
Importante, prima di ogni altra cosa è capire il linguaggio utilizzato,
che viene definito gergo, inquanto non sempre è di facile
comprensione. Alcuni termini chiave possono essere correlati sia
alla ricerca quantitativa che a quella qualitativa, mentre altri sono
specifici o dell’una o dell’altra.
Il ricercatore è colui che conduce una ricerca, definita anche studio
o indagine, rispondendo ad un quesito attraverso un una ricerca
sistematica. Importante in uno studio è la raccolta dei dati, che
avviene attraverso le informazioni fornite dalle persone che vi
partecipano, ossia il campione, che nella ricerca quantitativa
prendono il nome di soggetti o partecipanti, mentre nella ricerca
qualitativa prendono il nome di informatori. La raccolta dati può
essere svolta in vari luoghi come ospedali, domicili o altri contesti
sul territorio che prendono il nome di setting. Mentre vengono
definiti siti il luogo specifico dove viene svolta la ricerca. Quando
questi sono superiori ad uno, la ricerca è definita multicentrica.
Nella ricerca, pur affrontando problemi del mondo reale, gli studi
vengono concettualizzati in termini astratti. Queste astrazioni sono
definite fenomeni o concetti. Degli esempi sono rappresentati dal
dolore e dalla resilienza che sono astrazioni di aspetti del
comportamento e delle caratteristiche dell’uomo.
Sostanzialmente una teoria non è nient’altro che un’elaborazione
dei fenomeni, e rappresenta un insieme di concetti e preposizioni
interrelati che permettono di indagare su un aspetto della realtà.
Negli studi quantitativi, la teoria, attraverso un ragionamento
deduttivo, mette in luce le caratteristiche di un fenomeno al fine di
descriverlo, comprenderne le cause, predirne lo sviluppo, riprodurlo
e controllarlo, verificandone la veridicità. Mentre in uno studio
qualitativo, può rappresentare il prodotto della ricerca passando
attraverso un ragionamento induttivo.
Importanti, negli studi quantitativi, sono le variabili, proprietà di
concetti alle quali vengono attribuite definizioni operative, che
consentono l’osservazione e la misurazione pratica. La variabile è
definita indipendente quando è la causa presunta dell’outcome e
la sua manipolazione determina o influenza altre variabili, mentre si
dice dipendente, o variabile osservata o outcome, quando
rappresenta l’effetto previsto e soprattutto è legata ai mutamenti
della variabile indipendente. Lo scopo dei ricercatori è quello di
studiare i fenomeni mettendoli in relazioni con altri ed
esaminandone le correlazioni, i legami e le connessioni esistenti.
Quando vi è un rapporto causa-effetto le correlazioni sono definite
causali, invece sono chiamate funzionali o associative qualora ci
sia una relazione, ma una non è la causa dell’altra.
In uno studio quantitativo, i valori effettivi delle variabili
costituiscono i dati quantitativi e sono in forma numerica. Mentre
Negli studi qualitativi i ricercatori raccolgono dati qualitativi
rappresentati da narrazioni o descrizioni discorsive. Le differenze
sono dovute soprattutto al diverso paradigma, positivista o
costruttivista, entro il quale i ricercatori operano, sollevando
differenti tipologie di quesiti che caratterizzano i loro studi
rispettivamente quantitativi o qualitativi.
Nella ricerca quantitativa sono presenti fondamentalmente due tipi
di studi differenti:
1. la ricerca sperimentale o studi clinici, volta a rispondere
a quesiti di terapia, e nella quale si può operare sulla
variabile indipendente per studiare come varia l’outcome in
relazione ad essa, verificando la relazione causa-effetto;
2. la ricerca non sperimentale o osservazionale, per
quesiti di eziologia, prognosi o diagnosi, nella quale non è
possibile esercitare un intervento volontario sulla variabile
indipendente ma si osservano e si raccolgono dati sugli
outcome (senza intervenire).
Gli studi qualitativi invece attingono da tradizioni di ricerca nate
nell’ambito di altre discipline come l’antropologia, la sociologia e la
psicologia, ne sono un esempio:
 Grounded theory: si prefigge come scopo quello di
descrivere e comprendere i processi psicosociali che sono alla
base di un contesto sociale e quindi come questi influenzano
un evento o un episodio.
 La fenomenologia: di ispirazione filosofica, indaga
sull’essenza di un particolare fenomeno, o esperienza, vissuto
dalle persone e sul significato che esse gli attribuiscono.
 L’etnografia: di stampo antropologico, fornisce strumenti per
lo studio di stili di vita, abitudini ed esperienze di un gruppo
culturale, visto in chiave olistica.
La ricerca quantitativa e la ricerca qualitativa, proprio a causa della
loro diversa visione del mondo e delle differenti tipologie di quesiti,
hanno anche un diverso approccio nella conduzione dello studio.
Infatti, in uno studio quantitativo, i ricercatori procedono in modo
lineare, dalla formulazione dei quesiti di ricerca alle risposte,
seguendo un flusso che si articola nelle seguenti fasi:
1. Fase concettuale: nella quale dopo aver identificato e
circoscritto un problema di ricerca significativo, vengono
formulati dei quesiti di ricerca validi. Qualora un argomento
sia già noto viene effettuata una revisione della letteratura
per valutare le evidenze esistenti. Importante può essere
anche uno studio sul campo, ossia in contesti clinici, poiché
è possibile discutere l’argomento con medici e pazienti,
beneficiando dei loro punti di vista. Essenziale è definire il
costrutto teorico e sviluppare definizioni concettuali per fare
in modo che i risultati della ricerca acquisiscano un
significato e un’utilità più ampia. Ma il fulcro è la
formulazione delle ipotesi, che rappresenta la risposta
prevista al quesito di ricerca e sostanzialmente l’obiettivo
della ricerca.
2. Fase di disegno e pianificazione: il disegno di ricerca
rappresenta la struttura architettonica dello studio e
definisce la metodologia, le procedure adottate e la gestione
delle problematiche con lo scopo di eliminare i bias.
Vengono create le variabili indipendenti, si elabora la
stesura di un protocollo di intervento, si identifica la
popolazione di studio, e su questa si delinea un programma
di campionamento. Indispensabile è specificare il piano di
raccolta dati e i metodi di misura delle variabili. Poiché gli
studi verranno condotti coinvolgendo soggetti umani devono
essere sviluppate procedure volte a garantire l’aderenza
dello studio ai principi etici. A questo punto si può
revisionare e finalizzare il protocollo di ricerca eseguendo
una serie di test (fase pilota) per verificare che le procedure
identificate funzionino senza problemi.
3. Fase empirica: prevede la raccolta dei dati dopo procedure
di addestramento del personale deputato a farlo, e la
conseguente registrazione.
4. Fase analitica: i dati quantitativi vengono sottoposti ad
analisi statistica e ad una valutazione critica per poter dare
un senso ai risultati, formulando così delle conclusioni sulla
significatività clinica delle evidenze emerse.
5. Fase di divulgazione: uno studio non può contribuire
all’evidenza nella pratica infermieristica se i risultati non
vengono comunicati e questo avviene attraverso il report di
ricerca. La fase conclusiva di uno studio consiste nella
pianificazione del suo impiego nel contesto della pratica
clinica.
Mentre, all’interno di uno studio qualitativo, il flusso delle attività
segue un andamento circolare ed è molto flessibile e dinamico,
poiché i ricercatori sono continuamente impegnati ad esaminare ed
interpretare dati, formulando di conseguenza decisioni su come
procedere, ricorrendo in questo modo ad un disegno emergente
che si adatta ed evolve durante la raccolta dei dati.
Similmente agli studi quantitativi, si inizia con l’identificazione del
problema di ricerca all’interno di un argomento di vasta portata,
concentrandosi su un aspetto scarsamente indagato. Una delle
differenze essenziali è quella di non effettuare una revisione della
letteratura prima di raccogliere i dati, questo perché non si vuole
subire influenze sulla concettualizzazione del fenomeno indagato.
Particolare attenzione è data alla selezione di un sito appropriato
all’indagine che a volte può avvenire solo dopo aver ottenuto un
permesso.
Anche in questo tipo di ricerca è necessaria una pianificazione, sia
per affrontare le questioni etiche che per selezionare gli informatori.
Una volta sul campo vengono raccolti i dati, analizzati e interpretati
in maniera ripetuta fino ad arrivare ad un punto di saturazione,
quando i dati raccolti diventano ripetitivi e ridondanti.
Al termine dello studio i risultati vengono condivisi in occasione di
conferenze e pubblicando i report su riviste specialistiche, come
accade per le ricerche quantitative.

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