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Demografia sociale scienze politiche e delle relazioni


internazioali
Demografia Sociale (Università degli Studi di Pavia)

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Demografia sociale
L’indagine statistica
Le discipline scientifiche si caratterizzano per l’utilizzo di metodi e strumenti che rendano possibile la
verifica obiettiva di ipotesi. Quindi la disciplina scientifica si caratterizza per la sistematicità del processo di
indagine e l’oggettività, cioè la riproducibilità, de metodo adottato. Nelle scienze sociali l’oggettività è molto
importante, perché due indagini statistiche fatte con lo stesso metodo dovrebbe dare gli stessi risultati,
altrimenti significa che una delle due o che il metodo non è corretto.

Lo scopo di una disciplina scientifica è produrre conoscenze generalizzabili (partendo da un’indagine su una
popolazione o campione e i risultati ottenuti possono essere generalizzabili a tutta la popolazione che ha
quelle caratteristiche) su particolari problemi attraverso un processo sistematico di indagine sulla realtà
fattuale.

Una ricerca scientifica è composta da 5 momenti logici della ricerca:

1) Osservazione preliminare che nasce da carenze conoscitive o il ricercatore osserva che determinati
eventi si presentano con una certa regolarità. Es.
2) Formulazione di ipotesi sul modo di essere della realtà (ragionamento induttivo)
3) Individuazione delle conseguenze osservabili dall’ipotesi e predisposizione di un piano di indagine
per verificare nella realtà le implicazioni stesse.
4) Esecuzione del piano di ricerca
5) Interpretazione dei risultati: confronto tra i risultati osservati e quelli attesi.

E da 5 fasi operative che rappresentano una certa circolarità in quanto i risultati di un indagine possono
risultare come base di partenza per ulteriori ricerche:

1) Fase preliminare
- Si definisce il tema oggetto di studio (es. le femmine hanno migliori performance migliori nel
percorso di studi)
- Definizione dei sotto-temi
- Intuizioni
- Materiale bibliografico in termini di materiali scientifici
- Contatti
- Sviluppo quadro concettuale teorico di inquadramento
- Definizione obiettivo: uno dei punti fondamentali della ricerca scientifica, perché poi tutte le
fasi dipenderanno dalla definizione dell’obiettivo, definito in modo chiaro e declinato in termini
misurabili.

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- Individuazione collettivo (della popolazione)


- Individuazione variabili (variabili che mi permettono di misurare l’obiettivo che mi sono
prefissato). Es. per la nostra ricerca se prendo come popolazione i laureati in un determinato
anno possono essere la media dei voti,
2) Programmazione e ricerca (la fase più importante, è come si progetta l’idagine, fatta poi preparando
un piano di ricerca)
- Piano della ricerca in cui viene esplicitato tutto ciò che verrà fatto (nelle scienze naturali è
chiamato protocollo di ricerca)
- Disegno dello studio:
 Descrittivo/ esplicativo
 Longitudinale/ trasversale (rilevazione in un determinato istante, rilevazione unica/
oppure nel corso del tempo, più rilevazioni nel corso del tempo)
- Fonti dei dati: primari (li raccolgo con l’indagine che intraprendo; svantaggi: comportano dei
costi) o secondari (vengono utilizzati dati già raccolti per altre indagini, es. dati dell’ISTAT,
vantaggi: sono già pronti; svantaggi: non sono sempre accessibili, non sempre sono
perfettamente compatibili con la mia ricerca)
- Definizione popolazione: definizione delle unità che hanno una certa caratteristica in comune
- Indagine di popolazione o campionaria
- Definizione modello di campionamento
- Definizione lista di campionamento e piano di campionamento e campione
- Definizione delle variabili in termini operativi (osservabilità e misurazione): definizione dei
procedimenti per misurare empiricamente i concetti
- Definizione delle scale di misura delle stesse
- Periodo di rilevazione
- Tempi della ricerca e durata della rilevazione
- Previsione risorse umane e finanziarie
- Modalità di raccolta dei dati (tipologia di intervista) personale, telefonica, postale
- Predisposizione strumenti di rilevazione
- Organizzazione delle attività di rilevazione sul campo: identificazione rilevatori e addestramento
- Definizione dei metodi di elaborazione ed analisi statistica
3) Rilevazione dei dati
4) Elaborazione dei dati
5) Interpretazione dei risultati

Misurazione di un fenomeno sociale

Procedura mediante la quale si determina il livello (valore o categoria) di un carattere posseduto da una
certa unità statistica.

Per fare la misurazione di fenomeni sociali utilizziamo delle scale di misura riguardo la struttura del fatto in
analisi, per esempio: misurando la popolazione utilizziamo una scala di misura, il genere, che in questo caso
è una scala di misura categorica in cui assegnano una categoria alle unità statistiche.

Avendo a che fare con concetti astratti, operativizziamo i nostri concetti tramite una definizione operativa e
utilizziamo gli indicatori sociali: sono utilizzati per misurare fenomeni non osservabili direttamente, ma
attraverso fenomeni similari al fenomeno in analisi misurabili direttamente e che indicano il concetto che
interessa. Es. Potere, intelligenza, integrazione di immigrati possiamo utilizzare una scala di misura di
integrazione famigliare (indicatore: l’immigrato vive con la sua famiglia?), una scala di misura di integrazione
lavorativa (indicatore: l’immigrato ha un lavoro? L’immigrato ha problemi a relazionarsi con i suoi colleghi?)

Scale di misura

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La misurazione comporta l’assegnazione di numeri ai vari livelli (modalità) di concetti e variabili.


Possiamo avere:
- Scale nominali: classificazione (= o diverso); classificare le unità in base al criterio uguale o
diverso, utilizzate per variabili nominali o categoriche Es. quelle che si presentano con modalità
esclusive, come il genere.
- Scale ordinali: modalità ordinabili gerarchicamente a seconda del valore (intensità) che hanno
rispetto al carattere considerato (> o <)
- Scale ad intervalli: si conosce quanto vale la differenza tra ogni posizione e la successiva.
Arbitrarietà con cui viene definita un’origine assoluta (+ o -)
- Scale di rapporti: ha un’origine assoluta, un punto zero non arbitrario, non solo si può esprimere
un giudizio sull’uguaglianza di due intervalli ma anche rapporti e prodotti tra le modalità (x o :)

3) rilevazione dei dati: inizia la ricerca vera e propria

Possiamo avere due modi per recuperare i dati: utilizzare fonti secondarie o procedere con la rilevazione
diretta dei dati che ci interessano

- Esecuzione della rilevazione dei dati: tramite interviste o questionari


- Raccolta dei dati
- Controllo di qualità
- Data-entry e costituzione di un archivio informatizzato: trasferimento su supporto informatico
di tutti i dati (anche se oramai avvengono direttamente su supporto informatico), in caso di
questionari cartacei si procede con l’archiviazione su supporto informatico che può avvenire
attraverso diverse modalità, bisogna predisporre un applicativo per l’importazione dei dati
(tramite operatore o una scansione dei questionari)
- Classificazione e tabulazione dei dati
- Rappresentazione grafica dei dati: per ogni domanda viene fatta una distribuzione di frequenza

4) elaborazione statistica dei dati

Definizione operativa dei metodi e delle tecniche statistiche da utilizzare per elaborare i dati in relazione:

- Agli obiettivi di ricerca


- Alla natura delle variabili

5) Interpretazione dei risultati: fase più importante perché arriviamo a dare delle risposte

- Confronto tra risultati ottenuti ed attesi in relazione: agli obiettivi, al piano della ricerca e al quadro
concettuale teorico di riferimento
- Discussione sul significato e implicazioni dei risultati in termini di: sviluppo di conoscenze
scientifiche e generalizzazione degli stessi (come possono essere relazionati all’intera popolazione)
- Specificazioni dei limiti della ricerca
- Formulazione di ulteriori approfondimenti
- Comunicazione e trasferimento nella pratica dei risultati della ricerca

Strumenti di rilevazione

Attraverso l’indagine statistica si può procedere alla rilevazione dei dati utili e nel caso di rilevazione diretta
si può procedere attraverso l’utilizzo di un questionario.

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Quindi attraverso l’indagine statistica viene proposto un certo numero di domande da parte di uno o più
intervistatori ad un gruppo di soggetti e in caso di indagine campionaria questi soggetti sono scelti in modo
da rappresentare l’intera popolazione.

Possono esserci diversi strumenti di rilevazione:

- intervista libera: libere associazioni, poche domande, molte osservazioni (intervista psico-analitica)

- intervista a temari: si definiscono solo gli argomenti

- intervista in profondità: per la ricerca di motivazioni

- interviste a risposte libere: molte domande non standardizzate

- questionari: domande uguali per tutti gli intervistati

Scopi di rilevazione possono essere diversi:

- Sondare psiche
- Fare anamnesi
- Indagare motivazioni di taluni atteggiamenti
- Dare spazio all’espressività dell’intervistato

Tipicamente però le indagini statistiche si occupano di sondare comportamenti, atteggiamenti, opinioni ed


eventi.

Focus Group

Come strumento di analisi di rilevazione statistica vengono talvolta utilizzati i focus group: analisi esplorative
che, attraverso la discussione di gruppo, permette di rafforzare o revisionare l’immagine che il ricercatore ha
della realtà da studiare

I focus group si sono sviluppati negli USA negli anni 40 come una tecnica di ricerca inventata dai sociologi K.
Levin e R. Merton.

Con lo scopo di focalizzare un argomento e far emergere le relazioni tra i partecipanti attraverso
l’osservazione su un gruppo di soggetti inseriti in una situazione di dibattito.

La tecnica del FC prevede:

- Un numero limitato di rispondenti, gruppi composti da 8-12 persone, eterogenei non


rappresentativi
- La presenza di un moderatore specializzato che ha o scopo di individuare atteggiamenti e
comportamenti dei soggetti stimolandone la discussione
- Il moderatore ha un ruolo molto importante perché deve intavolare un dibattito su un argomento
prestabilito e far emergere pareri e punti di vista spontanei dei soggetti presi in esame.
- Il tutto viene annotato o registrato e diviene materiale informativo, molto utile perché diretto e vera
espressione delle opinioni altrui.

Interazione tra intervistato e intervistatore:

Le risposte possono variare da intervistatore a intervistatore, devono essere adeguatamente formati in


modo che personalità, atteggiamenti e toni di voce non influenzino le risposte dell’intervistato.

L’intensità dell’interazione è correlata negativamente alla strutturazione del modello di rilevazione (se il
questionario è molto strutturato l’intervista è uguale per tutti e l’interazione è minima.

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Il questionario

È uno strumento di misura, per misurare dei fenomeni, e uno strumento di comunicazione, l’intervistatore
comunica le domande necessarie per la rilevazione dei dati.

È necessario che le condizioni per il confronto tra le risposte e la loro classificazione siano:

- Di bassa interazione (massima riproducibilità dell’osservazione cioè oggettività)


- Domande standardizzate
- Assenza intervento semplificatore del ricercatore per la classificazione delle risposte

Caratteristiche di un questionario: scarsa adattabilità alla situazione dell’intervista, conoscenze immediate e


superficiali senza investigare in profondità e comparabilità dei risultati.

Collocazione del questionario nelle fasi della ricerca: si colloca nella fase della programmazione della
ricerca, dopo che è stato costruito il quadro concettuale di riferimento, gli obiettivi e tutti gli elementi della
pianificazione: popolazione, tecnica di rilevazione, metodi di analisi statistica dei dati e strumenti di
elaborazione.

Il processo di costruzione del questionario si articola in 3 elementi:

1. Lo schema concettuale
2. Redazione
3. Verifica

Lo schema concettuale si divide in:

- Scomposizione dei problemi


- Scheletro domande
- Documentazione bibliografica
- Contatti

La redazione del questionario consiste nella formulazione delle domande, il cui contenuto dipende dallo
scopo. Di solito il questionario può essere diviso in sezioni (es. prima una sezione sulle informazioni generali
socio-anagrafiche e altre sezioni focalizzato sull’argomento di studio)

Occorre adottare criteri standard per le variabili che sono definite “variabili griglia” e utilizzare termini
semplici (domande facilmente comprensibili), evitare termini tecnici 8utilizzare termini adeguati al
campione che sto intervistando), ma utilizzare termini precisi e non termini che possono avere più
significati, non usare parole o locuzioni con “è d’accordo” perché suggerisce agli intervistati quale risposta
dare e li influenza e utilizzare il livello linguistico adeguato.

Avere temi concreti specifici per avere risposte puntuali (memoria), domande su fatti non su abitudini
generiche, evitare di suggerire la risposta nella domanda, attenzione a formulazione di domande su temi
delicati (es. sulla morale, soldi, sesso, ecc.), non utilizzare vero/falso nelle risposte perché fa supporre che ci
siano risposte vere o false.

Le domande chiuse

Vantaggi: Massima confrontabilità delle risposte, risposte relativamente complete in funzione a qual è
l’obiettivo della domanda, sono più adatte a temi delicati e facilitano il compito dell’intervistatore.

Svantaggi: non si acquisiscono conoscenze profonde, non bisogna prevedere troppe modalità e può essere
difficile prevedere tutte le risposte possibili alla domanda, a volte potrebbe mancare l’alternativa corretta.

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Un altro aspetto importante nella formulazione del questionario è la formulazione delle domande e la loro
sequenza, è bene operare per aree omogenee, devono avere un ordine psicologico. È utilizzata
frequentemente la tecnica dell’imbuto in cui si parte da domande generali e si arriva a domande specifiche,
sono molto utili domande filtro che in caso di risposta positiva ti portano ad altre domande (es. lavori? Si,
allora vengono fatte domande sul lavoro). Bisogna evitare domande doppie (in una domanda vengono
chieste due opinioni) o multiple.

Per la verifica del questionario si può utilizzare:

- Il pre-test: consiste nella somministrazione del questionario ad un gruppo eterogeneo di soggetti


che esprimeranno completezza e correttezza in relazione alle informazioni da raccogliere. Il pre-test
aiuta nella gestibilità del questionario per l’intervistatore in termini di lunghezza del questionario,
materiale di supporto.
- L’indagine pilota: viene somministrato ad un numero esiguo di soggetti che risponderanno al
questionario in modo da verificare non solo la struttura del questionario, ma anche la revisione, la
codifica, e il trasferimento su supporto informatico. L’obiettivo dell’indagine pilota è di provare tutti
gli aspetti dell’indagine.

Lezione 6: Seminario con presidente dell’ISTAT

Epidemia Covid: impatto sulla dinamica demografica.

L’andamento della natalità in Italia: Denatalità

Prima del Covid: i dati demografici del paese dal 2° dopoguerra.

La demografia era già molto fragile negli ultimi anni.

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In 14 anni il numero di nati ha continuato a diminuire.

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Dentro i singoli fenomeni che segnano direttamente o indirettamente il bilancio demografico

- La formazione delle famiglie: l’Italia è un paese in cui la fecondità si esprime all’interno di unioni
coniugali e se il numero di matrimoni sta diminuendo l’effetto sarà un ulteriore riduzione delle
nascite.

- Aspettative di vita alla nascita: notevolmente diminuita

Lezione 7

Modalità di rilevazione dei dati

Possiamo distinguere due modalità: intervista con intervistatore (intervista diretta o personale o intervista
telefonica) o intervista precompilata (intervista postale o intervista sul web).

I fattori chiave per la scelta delle modalità sono 4:

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- Le risorse finanziarie per effettuare la ricerca


- Il tempo per effettuare la rilevazione
- La precisione delle stime, quanto le stime che otteniamo sono vicine ai valori reali che vogliamo
stimare (più è alto il tasso di risposta più è probabile che le stime siano precise)
- Quantità dei dati che voglio raccogliere e la loro qualità.

La scelta della modalità di rilevazione deve essere sempre compatibile con gli obiettivi dell’indagine. Quindi,
non c’è una modalità preferibile in assoluto, l’importante è aver presente i punti di forza e debolezza di ogni
modalità in modo da saper scegliere qual è la modalità più opportuna da utilizzare in relazione a quelli che
sono gli obiettivi dell’indagine.

Interviste personali

Vantaggi: <

- la precisione delle stime è buona (collegata con la % di rifiuti all’intervista), il tasso di risposta dato
dal rapporto tra le interviste effettuate e il numero di interviste che si sarebbero dovute effettuare;
più è bassa la % più la stima sarà meno precisa. Nel momento in cui si riesce ad instaurare un
contatto con il rispondente è difficile che il rispondente rifiuti l’interista rispetto ad altre modalità di
interviste.
- Certezza dell’identità del rispondente.
- Possibilità del controllo della veridicità delle risposte
- Flessibilità: a fronte di una domanda travisata l’intervistatore può intervenire con richieste di
precisazioni; l’intervistatore può intervenire fornendo ulteriori precisazioni soprattutto a fronte di
domande mal interpretate.
- Completezza delle risposte: tutte le domande vengono rivolte e a tutte le domande viene data una
risposta; è più probabile ottenere un questionario il più completo possibile.
- È possibile raccogliere informazioni più approfondite rispetto alle altre modalità
- CAPI – indagini face-to-face
La metodologia CAPI (Computer Assisted Personal Interview) è lo sviluppo tecnologico della ben
nota tecnica di ricerca Face to Face. I dati vengono quindi rilevati da un intervistatore durante un
incontro reale con persone fisiche. Supportato da uno smartphone, da un tablet o dal PC, il
rilevatore può condurre l’intervista e riportare in tempo reale le risposte. I dati vengono inviati in
modo immediato al server centrale.
Con questo sistema i tempi divengono un vantaggio, perché è veloce, se invece è fatta tramite
questionario cartaceo i tempi sono più lunghi e divengono uno svantaggio.

Svantaggi

- Costi: intervistatori, addestramento intervistatori e trasferta degli intervistatori

Addestramento degli intervistatori (per indagini personali e telefoniche): consiste nella presentazione
da parte del responsabile della ricerca degli obiettivi, del numero interviste, della durata interviste,
durata rilevazione e del compenso per ciascuna intervista; si procede poi con la lettura del questionario
e con eventuali interviste di prova. (non deve esserci una distorsione legata all’intervistatore quindi è
fondamentale una preparazione omogenea degli intervistatori per ottenere condizioni di contorno il più
simili possibile).

Tecniche di intervista: seguire l’ordine delle domande, non guidare l’intervistato nelle risposte e mttere
a proprio agio l’intervistato che non deve sentirsi sotto esame e non deve avere la percezione di
perdere prestigio a seconda delle risposte che dà.

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All’intervistatore può essere data una lista delle persone che deve intervistate, a volte c’è sia una lista
principale che una lista di riserva, deve cercare di concludere l’intervista e nel caso di irriperibilità
l’indicazione è quella di tornare sul posto in giorni/orari diversi.

- Pericolo di errori dell’intervistatore


- Supervisione e controlli difficili da effettuare.

Intervista telefonica

Fa parte sempre delle interviste con intervistatore, è la più diffusa per i sondaggi di opinione pubblica su
campione dell’intera popolazione o per segmenti della popolazione. Il tasso di copertura negli ultimi anni è
tornato nuovamente ad abbassarsi a causa del telefono cellulare, i campionamento vengono quindi fatti
sulla base di elenchi prestabiliti di persone che rappresentano il target dell’indagine.

Vantaggi:

- Non richiede lavoro sul campo, quindi i costi sono bassi.


- Le informazioni vengono reperite in tempi rapidi.
- Facilità di controllo dell’intervistatore
- Bassa % di rifiuti
- Recuperi dell’intervista semplici

Svantaggi

- Le domande devono essere poche e di breve durata


- Poca flessibilità, domande corte e appropriate
- Impossibilità di utilizzo di figure e cartellini e impossibilità di verificare la veridicità di alcune risposte

Interviste postali

Vantaggi

- Bassi costi
- Elevata numerosità del campione
- Distribuzione territoriale ampia
- Gli intervistati possono rispondere quando hanno tempo, anche a domande delicate e cercando
documenti

Svantaggi

- Basso tasso di ritorno, con delle accortezze si può ottenere un tasso soddisfacente: se i tassi di
ritorno le stime campionarie saranno distorte (non posso utilizzare il 10% come rappresentante di
tutta la popolazione), il tasso di ritorno per avere un’indagine attendibile deve essere almeno del
75%,
- Incertezza nell’identità rispondente
- Errori nella compilazione
- Mancanza di flessibilità e rischio di fraintendimento delle domande
- Non è possibile verificare il rispetto nella compilazione delle domande
- Tempi lunghi

Tasso di ritorno

Se i tassi di ritorno sono bassi le stime campionarie saranno distorte. Per la rappresentazione del 100%
senza stime distorte il tasso di ritorno dovrà essere almeno del 75%.

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Il sondaggio non deve essere legato all’oggetto dell’indagine, perché ad esempio, se faccio un sondaggio su
chi ha letto un libro è più probabile che chi l’ha letto risponda al questionario quindi ci sarebbe una
distorsione, per questo tipo di indagini è meglio un’intervista personale o telefonica anziché postale.

Lezione 10

Come si formano i campioni

Quando non è possibile fare una rilevazione su tutta la popolazione N si ricorre a indagini campionarie, su
un sottoinsieme della popolazione chiamato campione.

Parleremo sempre di campioni probabilistici, ad ogni unità della popolazione è associata una probabilità
nota di entrare a far parte del campione; campione che è sempre rappresentativo della popolazione.

Selezioniao quindi le unità che fanno parte del campione e poi su esso possiamo misurare diversi indici
statistici, le statistiche campionarie, es. la media aritmetica. Risultato che poi viene inferito a tutta la
popolazione e quindi la stima è fatta attraverso un’operazione matematica.

Altri parametri sono la varianza, sigma al quadrato, che calcola la variabilità che più è grande più le modalità
saranno diverse tra di loro; lo scarto quadratico medio, sigma, è la radice quadrata della varianza.

Come viene scelto un campione

Il campione è rappresentativo della lista (di campionamento) dal quale il campione è selezionato; per
estrarre il campione occorre una lista di campionamento che contiene tutte le unità della popolazione; la
popolazione deve quindi corrispondere alla popolazione campionata, cioè la popolazione da cui estraiamo il
campione, nel caso in cui non coincidano andiamo in contro ad una distorsione.

La procedura di campionamento influenza la precisione delle stime, ovvero quanto strettamente un


campione è in grado di approssimarsi alla popolazione di riferimento.

Da un campione probabilistico si ottengono delle stime dei valori veri (parametri) della popolazione ed è
possibile definire degli intervalli entro cui cadranno i veri valori della popolazione con una definita
probabilità; costruisco intorno al parametro un intervallo delta che con una probabilità determinata mi
contiene il parametro sconosciuto della popolazione.

Lista di campionamento

- Completezza
- Conoscenza della probabilità di selezione
- Efficienza della lista

• Campionamenti probabilistici – Ad ogni unità della popolazione è assegnata una data probabilità di
entrare a far parte del campione

• Campionamenti non probabilistici – Ad ogni unità non è possibile associare una probabilità

Campionamento Casuale Semplice CCS

Archetipo del campionamento probabilistico ed è il punto di riferimento per valutare l’efficienza delle forme
di campionamento. È il riferimento rispetto al quale è stata costruita la teoria dell’inferenza statistica, tutte
le principali tecniche statistiche presuppongono che si abbia a che fare con un CCS.

Il concetto di correttezza ci dice che la media campionaria è una stima corretta della media della
popolazione. Ipotizzando di ripetere un numero elevato di volte un campionamento da una certa

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popolazione, si ottengono altrettanti stime della variabile oggetto di studio, la media di tutte queste stime
sarà uguale al vero valore della popolazione (parametro) valore atteso.

La distribuzione campionaria rappresenta il modo in cui si dispongono i risultati del campionamento (le
stime), replicando il campione un numero infinito di volte; la curva di questa distribuzione è detta normale o
Gaussiana e dipende dalla dimensione del campione (numerosità), al crescere della numerosità del
campione tutte le osservazioni si addenseranno intorno alla media e la curva avrà una forma appuntita con
code con un peso minore se invece la numerosità sarà più piccola la curva sarà più piatte con code con un
peso maggiore, e dalla variabilità del fenomeno studiato, a parità di numerosità campionaria estratta se il
fenomeno è poco variabile tutte le medie campionarie si addenseranno intorno a mu la media delle medie
con curva appuntita se invece la variabilità è grande la forma della curva sarà più piatta con code con un
peso maggiore.

CCS

In senso figurato si immagina un’urna contenente i numeri da 1 a N (ad ognuno di essi è associato un’unità
della popolazione) e da questa si estraggono (senza reinserimento) n numeri indipendenti uno dall’altro.

Errore campionario

Il campione estratto è una realizzazione campionaria casuale delle infinite estrazioni possibili. È possibile
determinare la precisione delle stime del CCS ossia l’intervallo entro cui cadrà il vero valore della
popolazione a dato livello di probabilità. La misura di questa variabilità è data dall’errore campionario (s.e.).

se voglio aumentare la precisione delle stime devo aumentare la


numerosità campionaria; tanto maggiore sarà la variabilità maggiore
sarò l’errore.

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Fattore di correzione

Esiste un fattore di correzione per tener conto che alle volte si fa riferimento a popolazioni finite. Se la
popolazione da cui si estrae il campione è grande tale fattore può essere considerato = a 1.

Errore di campionamento o errore standard

Nella teoria della stima è quell’errore (scarto dal parametro della popolazione) che si commette a stimare
un parametro della popolazione sulla base di un risultato campionario (statistica).

Maggiore è la numerosità del campione (n) e minore è la variabilità (var) del fenomeno che vogliamo
misurare, allora, minore sarà il campo di oscillazione delle stime intorno al vero valore della popolazione.

Stimato l’errore standard, circa il 95% delle stime cadrà all’interno dell’intervallo 2s.e. intorno al valor
medio della popolazione. Quindi il vero valore della popolazione avrà il 95% di probabilità di cadere
nell’intervallo stima campionaria 2s.e.

- In base alle proprietà della distribuzione normale


- La precisione delle stime la indichiamo come l’ampiezza intervallo, d:

Più l’intervallo sarà stretto più le stime saranno precise z di alfa mezzi in caso che la probabilità di sbagliare
è il 5% è 1.96-

Intervallo di confidenza per una media

Z alfa mezzi e radice di var/n è ilm nostro delta.

Nel caso di una proporzione dove indichiamo con p la proporzione campionaria

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Campione 1500, i favorevoli sono 300, quindi il 20%

Quindi calcoliamo la nostra percentuale di favorevoli e poi facciamo inferenza: ci chiediamo nella
popolazione qual è la % di favorevoli al partito A.

Per farlo costruiamo intorno alla popolazione campionaria un intervallo che con un’elevata probabilità mi
contenga la % sconosciuta dei favorevoli a livello della popolazione; elevata probabilità significa che alpha è
la probabilità di sbagliare assumiamo che sia il 5%, 0,05.

La precisione delle stime dipende da tre fattori: variabilità del fenomeno, numerosità campionaria e la
probabilità di sbagliare?

Z alpha mezzi è 1,96.

Calcoliamo quindi l’intervallo di confidenza

Pi greco è la % sconosciuta di favorevoli al partito A che vogliamo stimare

La stimiamo attraverso una proporzione campionaria che è il nostro p che è il 20%

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L’errore standard è uguale alla radice quadrata con al numeratore px (1-p) che è 0.2-0.8 e al denominatore
la numerosità campionaria che è 1500: quindi l’errore standard è 0,01033. Moltiplicato per z alpha mezzi è
0,02

Quindi pi greco sarà compreso tra 0,2 – 0,02 < pi greco < 0,2 + 0,02 = 95%

Quindi la probabilità che la proporzione sconosciuta dei favorevoli al partito a è compresa tra il 18% e il 22%
con una probabilità del 95%

Mi è capitato quindi un evento raro, all’interno di quel 5%.

Numerosità campionaria

È possibile predeterminare la numerosità di un campione per avere un certo errore standard con una
definita probabilità di errore; nel caso non ci sia il fattore di correzione (popolazione molto grande)

Dobbiamo avere informazioni riguardo:

-
Livello di significatività che vogliamo per le
nostre stime (alfa), quindi la probabilità di
sbagliare che è alpha che comunque deve
essere piccola
- L’intervallo che accettiamo per le nostre
stime (+ o – d/2) d/2 è l’errore standard quindi z alpha mezzi per rad quadrata del rapport tra
varianza e numerosità; più diminuisce più la stima è precisa, per diminuire d/2 bisogna aumentare
la numerosità del campione
- Il valore della varianza
- La numerosità della popolazione N

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Alpha 1%; d/2 è 4;

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Disegni di campionamento lezione 12

Ci possono essere diversi disegni di campionamento, quello di riferimento è quello casuale semplice.

Il campionamento casuale semplice o bernoulliano

Estrazione da urna

- N elementi della popolazione


- n elementi estratti (ampiezza campionaria)

Campionamento senza ripetizione

Gli n elementi vengono estratti in blocco dall’urna (Campionamento in blocco)

Es. si vuol controllare tramite un campione la durata di una popolazione di lampadine

Selezione campione casuale semplice

Posso quindi utilizzare il metodo dell’urna, oppure quello della tavola numeri aleatori: occorre definire il
numero di cifre che ci interessano, ossia il numero colonne; poi bisogna fare la scelta di criterio di lettura
della tavola

- Utilizzo di applicativi che generano numeri casuali

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Esempio: Selezione campione casuale semplice • Ipotizziamo di voler selezionare un campione di 16


studenti tra i 256 iscritti su Kiro al corso di Demografia sociale • Associamo in base all’ordine alfabetico ad
ogni studente un numero progressivo da 1 a 256 • Utilizziamo la tavola dei numeri casuali • Decidiamo di
leggere la tavola dal basso all’alto, da destra a sinistra considerando le ultime tre colonnine partendo
dall’ultima riga

1. 065 ok studente 65 2. 085 ok studente 85 • 843 eccede il numero 256, si passa oltre • 258 eccede il
numero 256, si passa oltre 3. 052 ok studente 52 • 530 eccede il numero 256, si passa oltre • 795 eccede il
numero 256, si passa oltre • 297 eccede il numero 256, si passa oltre 4. 181 ok studente 181 …… e così via
fino a selezionare 16 studenti

Secondo metodo di campionamento: selezione sistematica

Si può utilizzare quando l’ordine delle unità nella lista si può ritenere casuale

Decido il passo di estrazione k=N/n; procedo all’estrazione della prma unità che deve essere un numero
compreso tra 1 e k; h è il numero casuale estratto a caso fra i primi k numeri interi. Ordine alfabetico, elenco
contribuenti

Esempio di selezione sistematica: Campione di n=16 studenti dalla popolazione di N=256 iscritti su Kiro,
l’elenco è organizzato seguendo ordine alfabetico degli studenti • Passo di estrazione k=N/n=256/16=16 •
Estraggo un numero casuale h, ipotizziamo di ottenere il numero 9, compreso tra i primi k=16 numeri interi
• Partendo dal numero 9 si selezionerà uno studente ogni 16, pertanto faranno parte del campione gli
studenti a cui sono associati i numeri: 9, 25, 41, 57, 73, 89, 105, 121, 137 153, 169, 185, 201, 217, 233, 249

Campionamento probabilistico con probabilità diseguali

Gli s elementi della popolazione non hanno tutti la stessa probabilità di essere estratti, ma comunque la
probabilità è nota. Es. estrazione di comuni tenendo conto della loro ampiezza demografica

Si selezionano 14 comuni da una popolazione di 53 comuni tenendo conto della numerosità delle aziende
agricole per ciauscun comune. • Il numero complessivo delle fattorie è di 2.072 • Si estraggono 14 numeri
compresi tra i e 2.072 • Si estraggono i seguenti numeri: 1.254; 126; 357; 1.658; 1.319; 1.983; 330; 1.614;
511; 524; 297; 986; 193; 1.435. • Per ogni numero estratto si sceglie il comune in corrispondenza del quale
la frequenza cumulata supera il numero stesso. Il primo numero casuale, 1.254 porterà all’estrazione del
comune numero 41, poiché la somma cumulata delle aziende, in corrispondenza di tale comune arriva a
1.289, e così via.

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Campionamento stratificato

Si classificano le unità statistiche in un certo numero di classi (strati), da ciascun strato si estraggono gli
elementi del campione. Raggruppamento: – Ogni elemento compare in un solo strato – Gli elementi di uno
stesso strato sono molto simili tra loro – Gli elementi di stati diversi sono molto dissimili tra loro

• Occorre conoscere le caratteristiche delle unità per poterle classificare • Rispetto al campionamento
casuale semplice si migliora la precisione con cui si stima la grandezza che si vuol misurare, se quest’ultima
è correlata alle variabili di stratificazione.

Abbiamo tre tipi di campionamento stratificato:

- Campionamento stratificato proporzionale alle unità della popolazione di ciascun strato • Sia
N1+N2+… +Ns le unità della popolazione contenute in ciascun degli s strati

Esempio campionamento stratificato proporzionale • N=256 • N(maschi)=64 • N(femmine)=192 • n=16 •


nM = f x NM=(16/256)x64=4 • nF = f x NF =(16/256)x192=12 • Si procede poi ad estrarre casualmente 4
maschi tra la popolazione di 64 maschi e di 12 femmine tra la popolazione di 192 femmine; poi procedo
all’estrazione casuale

- Campionamento stratificato uniforme

Se s è il numero di strati ogni strato avrà ampiezza n/s; Metodo usato se la popolazione di uno strato è
molto piccola rispetto a quella di altri strati. Es. ISTAT indagine forze lavoro – Strato: Comuni AR (auto-
Rappresentativi) popolazione >20.000 ab. – Altri strati NAR sono formati da comuni aventi all’incirca la
stessa ampiezza demografica

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Esempio N=256 • N(maschi)=64 • N(femmine)=192 • n=16 • Gli strati sono due (maschi e femmine) •
Selezionerò in modo casuale 8 maschi e 8 femmine

- Campionamento stratificato con allocazione ottimale • Si ottiene proporzionando la dimensione


degli strati del campione alla variabilità esistente negli strati della popolazione • Le unità da
includere nel campione sono tanto più numerose quanto più alta è la variabilità dei dati all’interno
della popolazione. Difficilmente realizzabile perché è difficile conoscere la variabilità per ciascuno
strato

Lezione 13

Campionamento a grappolo

Si realizza quando si estraggono contemporaneamente tutti gli elementi di un insieme di unità contigue
dell’universo (grappolo); si suddivide la popolazione in grappoli. Si estraggono un certo numero di grappoli,
all’interno di ciascun grappolo si estraggono tutti gli elementi. Visto che selezioniamo in modo casuale le
unità dai grappoli la variabilità tra i grappoli deve essere molto bassa; quindi c’è una buona precisione delle
stime: – Alta variabilità entro grappolo – Bassa variabilità tra grappoli (l’opposto del campionamento
stratificato).

Es. se la letteratura dice che il disagio è maggiore nelle femmine e negli studenti del primo anno rispetto a
quelli del quinto se vogliamo analizzare il disagio degli studenti di una scuola, quindi pensando alle scuole
possiamo considerare come grappolo le sezioni; perché ogni sezione prende i ragazzi dal primo al quinto
anno e sia maschi che femmine, quindi la variabilità è alta all’interno del grappolo ma bassa tra i diversi
grappoli.

Campionamento a più stadi

Nelle analisi compesse si procede alla selezione delle unità finali attraverso due o più stadi. Al primo stadio
si campionano le unità primarie e all’ultimo stadio si campionano le unità finali. Es. Scuole-Classi-Alunni

Campionamenti ripetuti

- Panel:
Si rilevano informazioni sul medesimo campione di unità statistiche in momenti diversi – Difficoltà
nel costruire il panel – Mortalità da panel – Condizionamento da panel • Vantaggi – Memoria –
coerenza
- Rotazione: Per stimare i flussi cioè il numero di unità che nel tempo cambiano stato • Es. quante
persone cambiano stato nei confronti dell’occupazione • In questi campionamenti si sostituiscono
alcune unità statistiche con altre

Campionamento areale

L’unità da rilevare è un’area geografica. Possiamo avere a disposizione una mappa precisa suddivisa in aree
(isolati), quindi è un insieme di aree che formano la lista di campionamento.

Campioni non probabilistici

Per indagini con campioni non probabilistici si intendono quelle indagini in cui non è possibile determinare
la probabilità di appartenenza al campione delle unità della popolazione. Sono il risultato di un processo
non casuale, quindi non si possono applicare i principi della distribuzione normale delle stime.

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Il campionamento per quote

Agli intervistatori vengono fornite delle quote o istruzioni riguardanti il numero delle persone di vario
genere che dovranno intervistare, lasciandoli liberi di scegliere le specifiche persone. L’idea di fondo è che
molta parte della variabilità del comportamento umano si spiega se il campione è adeguatamente
rappresentativo di alcune variabili (sesso, età, status sociale, istruzione,ecc.). Di fatto si tratta di un processo
di stratificazione con estrazione non casuale delle unità appartenenti a ciascuno strato

Indicatori di istruzione

L’istruzione in Italia: contesto di riferimento Obbligo istruzione elementare • L’obbligo dell’istruzione


elementare fu introdotto per la prima volta con la legge piemontese del 13 novembre 1859,
successivamente estesa ed adattata a tutta la scuola italiana. • Tale legge obbligava i padri di famiglia o chi
ne faceva le veci a fornire, nel modo che stimassero più conveniente, ai loro figli di età dai 6 ai 9 anni
l’istruzione che si impartiva nelle classi del corso elementare inferiore, minacciando una multa agli
inadempienti.

Legge Coppino De Sanctis 1877 • La successiva legge del 15 luglio 1877, presentata da Coppino e De Sanctis,
prescriveva che i bambini dai 6 ai 9 anni dovessero frequentare le scuole elementari del comune, qualora i
loro genitori non provvedessero alla loro istruzione in scuole private o in famiglia. • La legge non fu
immediatamente dichiarata applicabile a tutti i comuni a causa dell’assenza di un adeguato numero di
maestri rispetto la popolazione (un maestro ogni 1000-1500 abitanti). • Pertanto fu solo a partire dall’anno
scolastico 1891-92 che l’obbligo dell’istruzione elementare fu esteso a tutto il Regno d’Italia.

1904: istruzione estesa fino a 12 anni • Con la legge del 8 luglio 1904 l’obbligo dell’istruzione elementare
venne esteso ai 12 anni, ciò avvenne però gradualmente in quanto l’obbligo riguardava solamente i Comuni
che potevano impartire un corso di scuola elementare superiore. • In molti casi l’attuazione di questa norma
non avvenne o avvenne solo dopo il 1910 quando l’istruzione elementare divenne statale: molti comuni,
infatti, soprattutto nel Meridione, non erano in grado di istituire scuole quinquennali.

L’obbligo scolastico a 14 anni fu istituito ufficialmente da Gentile nel 1923 • Dopo i primi cinque anni di
scuola elementare uguali per tutti, l'alunno poteva scegliere tra – liceo scientifico, ginnasio e – scuola
complementare per l'avviamento al lavoro • Solo la scuola media consentiva l'accesso ai licei.

Articolo 34 della Costituzione della Repubblica • Di fatto la legge rimase lettera morta per la stragrande
maggioranza delle ragazze e dei ragazzi italiani, nonostante che dal 1948 anche l’articolo 34 della
Costituzione della Repubblica prevedesse che – “La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita
per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”.

Riforma della scuola media • E’ con la riforma della scuola media unica a partire dal 1962-63 che si comincia
a “percepire” l’obbligo scolastico a 14 anni.

Riforma Berlinguer -2000 • Con la legge n°30 del 10 febbraio 2000, nota come "Riforma Berlinguer". (poi a
interamente abrogata dalla Legge n°30 del 28 marzo 2003, riforma "Moratti") l'obbligo scolastico viene
innalzato al quindicesimo anno di età.

Riforma “Moratti” 2003 • Con la riforma “Moratti” viene introdotto il diritto all’istruzione e alla formazione
per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di
età; l’attuazione di tale diritto si realizza nel sistema di istruzione e in quello di istruzione e formazione
professionale. La fruizione dell’offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere legislativamente
sanzionato.

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L’obbligo scolastico viene portato a 10 anni con la legge n° 296 del 2006 e il seguente regolamento (decreto
del Ministero della Pubblica Istruzione DM n° 139 del 2 agosto 2007). • L'istruzione impartita per almeno
dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola
secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno
di età, con il conseguimento dei quali si assolve il diritto/dovere (di cui al decreto legislativo n. 76 del 2005).
L'età per l'accesso al lavoro è conseguentemente elevata da quindici a sedici anni. Resta fermo il regime di
gratuità.

Obbligo scolastico • E’ obbligatoria l’istruzione impartita per almeno 10 anni e riguarda la fascia di età
compresa tra i 6 e i 16 anni. L’adempimento dell’obbligo di istruzione è finalizzato al conseguimento di un
titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale
entro il 18° anno di età. L’istruzione obbligatoria è gratuita. L’obbligo di istruzione può essere assolto: -nelle
scuole statali e paritarie -nelle strutture accreditate dalle Regioni per la formazione professionale -attraverso
l’istruzione parentale

Obbligo scolastico e obbligo formativo • Dall’obbligo scolastico va tenuto distinto quello formativo. Tale
obbligo consiste nel diritto/dovere dei ragazzi di continuare a frequentare attività formative fino al
compimento del 18° anno di età, avendo assolto in precedenza all’obbligo scolastico. Infatti, hanno già
conseguito un titolo di studio di scuola secondaria superiore o una qualifica professionale della durata di
almeno 3 anni.

Tasso di analfabetismo

Tasso di scolarità

Il tasso di scolarità è il rapporto tra gli alunni che effettivamente frequentano un dato ciclo scolastico e la
popolazione che teoricamente dovrebbe frequentarlo. (E’ un rapporto di coesistenza)

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INDICE DI SCOLARIZZAZIONE

È il numero medio di anni di frequenza scolastica della popolazione con età > ai 6 anni.

Σ Pi = sommatoria di coloro che hanno raggiunto i diversi gradi di istruzione previsti dal nostro ordinamento.

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Lezione 14

Nelle ricerche sociali con termine errore si intende il risultato di una valutazione difforme dall’oggetto della
nostra conoscenza.

Accuratezza nell’indagine statistica

Il termine, nell'accezione più generale, esprime lo scostamento tra il valore rilevato (misura) e il valore vero,
ossia il valore effettivamente posseduto dall’unità di interesse. L’accuratezza è funzione di due tipologie di
errori: errori campionari ed errori non campionari. L’errore campionario è quello che si commette nello
stimare un parametro sulla base di un risultato campionario, è funzione della variabilità della funzione che
sto studiando e della numerosità campionaria.

L’errore statistico: è una misura dell’accuratezza, è determinato dall’ errore campionario e dall’errore non
campionario. Possiamo parlare di distorsione e di precisione.

distorsione bassa quando la media di tutte le misurazioni corrisponde al valore


vero e in questo caso abbiamo anche una buona precisione perché la
variabilità è bassa.

Quando abbiamo un’alta distorsione perché la media dei valori delle


misurazioni si discosta dal valore vero posseduto dall’unità statistica (il centro
del bersaglio).

Nel caso C abbiamo una bassa distorsione in quanto la media di tutte le misure
si avvicinano al valore vero ma una bassa precisione perché le misure che
ottengo sono molto distanti tra loro.

Nel caso D abbiamo una distorsione alta e una variabilità alta, perché la media
delle misure è lontana dal valore vero e le misure ottenute sono molto distanti
tra loro.

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Quali possono essere le minacce alla validità dovute alla non corretta impostazione dell’indagine

- Errori dovuti alla mal formulazione del concetto – Il ricercatore non ha chiari gli obiettivi
dell’indagine – Il ricercatore fraintende un obiettivo specifico della ricerca (es. accessibilità ai servizi
sanitari, mezzi di trasporto vs ore apertura)
- Errata traduzione dei concetti astratti indagati in termini misurabili (efficacia percorsi formativi – ore
studiate)
- Disegno di indagine non idoneo per raggiungere gli obiettivi (es. eff. ipertensivo)
- Individuazione non corretta delle unità oggetto di studio
- Errori dovuti errate alle procedure di campionamento (es. anziché fare un campionamento
intervisto chi conosco quindi i risultati non sono passibili di generalizzazioni

L’errore statistico può essere:

Errore campionario (errore di stima)

È implicito nella natura incompleta della rilevazione, infatti le misure sono effettuate solo per le unità del
campione, le quali rappresentano solo una parte delle unità dell’universo indagato – Tali misure, pertanto,
presentano delle deviazioni rispetto alle grandezze che vogliono misurare. Dipende dalla variabilità del
fenomeno studiato, dal disegno di campionamento e dalla numerosità campionaria (errore che quindi
abbiamo dall’errore standard). Le indagini totali, come il censimento ad esempio, non sono affette da
questo tipo di errore.

Errore non campionario

È riconducibile a tutte le possibili “imperfezioni” (errori) commessi durante le fasi dell’indagine statistica –
Nella pratica delle indagini vi è uno scostamento tra ciò che viene progettato/previsto e ciò che invece si
realizza effettivamente, tipicamente essi aumentano con l’aumentare della numerosità delle unità indagate.
È opportuno conoscerli allo scopo di prevenirli ed è compito del ricercatore cercare di ridurli attraverso un
accurato controllo di tutte le fasi dell’indagine

L’errore non campionario è funzione di aspetti organizzativi della rilevazione, del comportamento di una
pluralità di soggetti (intervistati ed intervistatori) e dal contesto socio-culturale in cui si colloca l’indagine.

Classificazione degli errori nelle indagini

- Errori di mancata osservazione – Campionamento (già parlato) – Mancata risposta – Copertura


- Errori di rilevazione (di misura) – Dovuti • Intervistatore • Rispondente • Strumento di rilevazione •
Spoglio e codifica

Errori di Mancata osservazione

- Totali, sono determinate dal (esempio ritorni) – Non contatto – Rifiuto di partecipare
- Parziali (mancata risposta ad una o più domande) – Rifiuto nel dare una risposta – Svista –
Incapacità a fornire la risposta

Producono due effetti: riducono la numerosità campionaria (incrementano l’errore campionario) e inducono
distorsioni nelle stime se la causa che le produce non è casuale

- Errori di copertura: errori dovuti alla mancanza di corrispondenza tra le unità della popolazione
obiettivo e la lista utilizzata per individuare le unità statistiche • Sovra-copertura – Sono incluse
nell’indagine unità non appartenenti popolazione oggetto di studio (es. elenchi) • Sotto-copertura –
Impossibilità di coinvolgere nell’indagine unità appartenenti alla popolazione indagata (es

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formazione professionale, mancanza recapito; Literary Digest). Presenza di distorsioni se le


caratteristiche dei rispondenti differiscono da quelle della popolazione coperta

Errori di Rilevazione

- (Errori dovuti al Rilevatore/supervisore)

• La sola presenza dell’intervistatore –Caratteristiche ascritte (sesso, età, nazionalità, ecc.), modo di
presentarsi, professionalità nelle interviste –Valori convinzioni – Interazione con l’intervistato

• Supervisore – capacità tecniche di coinvolgere gli intervistatori

• Errori generati nelle stime – Errori casuali per la presenza e caratteristiche ascritte – Distorsione per la
scarsa professionalità e preconcetti

- Errori dovuti al Rispondente

• Mancata comprensione della domanda

• Poca attenzione e trascuratezza nel rispondere al questionario (es. autocompilato)

• Difficoltà nel ricordare eventi passati, effetti: – Omissione, Telescoping, Invenzione

• La risposta è condizionata dall’immagine che il rispondente vuol dare di se (desiderabilità sociale)

• Condiscendenza, compiacenza

• Imbarazzo

• Condizionamento dalla presenza di terze persone

• Mancanza di collaborazione – Per diffidenza – Risposte volutamente errate (per dispetto)

Possono generare

- Errori di non risposta parziale


- Errori di misura

- Errori dovuti allo strumento di rilevazione

Le domande possono generare errori di misura o errori di dovuti risposte parziali a causa:

• Del vocabolario utilizzato nella formulazione delle domande

• Della sequenza delle domande

• Delle domande retrospettive

• Di argomenti delicati e/o imbarazzanti indagati

• Di domande aperte

• Lunghezza

Quesiti mal posti possono generare distorsioni nelle distribuzioni delle risposte; Mentre quesiti incapaci di
cogliere il fenomeno studiato riducono la pertinenza dei dati per lo scopo dell’indagine

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- Errori dovuti Spoglio e codifica dei dati

• Errata interpretazione di alcune risposte – Perché illeggibili – Perché il questionario presenta domande
aperte – Mancata registrazione di qualche rispost

Lezione 15

La Demografia è la disciplina che, avvalendosi di metodi quantitativi, studia le caratteristiche e i processi che
riguardano il formarsi, il modificarsi e l’estinguersi delle popolazioni.

Popolazione: insieme di individui, stabilmente costituito, legato da vincoli di riproduzione e identificato da


caratteristiche territoriali, politiche, giuridiche, etniche o religiose

La popolazione è costituita da un ammontare, quindi si misura nel suo ammontare in una data precisa,
perché l’ammontare delle caratteristiche sono dati di stock.

In ogni istante la popolazione è costituita da un insieme di individui (stock) che hanno certe caratteristiche
(età, sesso, stato civile,ecc.) ed è sottoposta a processi (flussi) di:

Rinnovo o ricambio (Nascite, immigrazioni, quando si fa riferimento al luogo di destinazione, ove l’individuo
si stabilisce)

Estinzione (Morti, emigrazioni (quando si fa riferimento al luogo di provenienza, in cui l’individuo aveva
dimora).

La differenza tra nascite e morti è il Saldo naturale La differenza tra immigrazioni ed emigrazioni è il Saldo
migratorio.

Tutti questi eventi non solo consentono alla popolazione di modificarsi nel suo ammontare, ma anche di
modificarsi nelle sue caratteristiche strutturali.

Lo stock di popolazioni vengono rilevati dalle fonti primarie dei dati

- Fonti di stato - Le caratteristiche di una popolazione vengono rilevate con riferimento alla sua
consistenza ad una certa data. La rilevazione viene effettuata o mediante un censimento oppure
attraverso le anagrafi comunali. (le anagrafi comunali, uffici in cui viene registrato il movimento
della popolazione residente)
- Fonti di movimento - I processi vengono rilevati attraverso le anagrafi comunali se si tratta della
popolazione residente o attraverso lo Stato civile se si tratta di popolazione presente.

• L’ Anagrafe è un ufficio che registra gli eventi che riguardano la popolazione residente in un comune.

• Lo Stato civile è un ufficio che registra gli eventi che sono avvenuti nel comune.

Censimento della popolazione

Il Censimento ha tre obiettivi principali:

- Produrre un quadro informativo statistico sulle principali caratteristiche strutturali e socio-


economiche della popolazione a livello nazionale, regionale e locale.
- Determinare per ogni Comune l'insieme delle persone residenti che costituiscono la popolazione
legale (popolazione che rappresenta la base per determinare i posti letto negli ospedali, il numero
delle farmacie, delle scuole per grado di istruzione, il numero dei rappresentanti politici all'interno
delle diverse istituzioni ecc.).
- Fornire dati e informazioni utili all'aggiornamento e revisione delle anagrafi comunali della
popolazione residente.

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Fino al 2011 il Censimento della popolazione si è svolto ogni 10 anni, da ottobre 2018 viene effettuato il
censimento permanente della popolazione e delle abitazioni

Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni:

Per la prima volta da ottobre 2018 l'Istat rileva, con un cadenza annuale e non più decennale, le principali
caratteristiche della popolazione dimorante sul territorio e le sue condizioni sociali ed economiche a livello
nazionale, regionale e locale.

Il nuovo Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni non coinvolge tutte le famiglie
italiane, ma ogni anno un campione di esse: circa un milione e 400 mila famiglie, residenti in 2.800 comuni
italiani.

Inoltre, solo una parte dei comuni (circa 1.100) è interessata ogni anno dalle operazioni censuarie, mentre
la restante è chiamata a partecipare una volta ogni 4 anni. In questo modo, entro il 2021, tutti i comuni
partecipano, almeno una volta, alle rilevazioni censuarie.

Popolazione residente di un comune: persone che dimorano abitualmente nel comune, ossia iscritte
all’anagrafe. In una rilevazione censuaria: persone che dimorano abitualmente nel comune anche se alla
data del censimento sono assenti perché temporaneamente dimoranti od occasionalmente presenti in un
altro comune italiano o all’estero.

Popolazione legale: popolazione residente censita.

Popolazione presente: costituita da - - persone dimoranti abitualmente nel comune e presenti in esso alla
data del censimento - - persone non dimoranti abitualmente nel comune ma temporaneamente presenti in
esso alla data del censimento - persone non dimoranti abitualmente nel comune ma occasionalmente
presenti in esso alla data del censimento

Oltre all’ammontare della popolazione con la rilevazione censuaria ma anche attraverso l’anagrafe si
possono rilevare alcune caratteristiche:  sesso  età  stato civile (celibe/nubile – coniugato/a –
Divorziato/a- vedovo/a)  istruzione (nota solo per gli anni di censimento o indagini ad hoc)  condizione
professionale (rilevata anche attraverso indagine periodiche). Le caratteristiche strutturali si desumono da
fonti di stato, ossia rilevazioni effettuate con riferimento ad un preciso istante temporale

Le modalità di queste caratteristiche:

- Il sesso ne ha solo due


- L’età è una variabile continua e si può misurare attraverso tre modalità: età precisa, età in anni
compiuti, età in anni iniziati (nel caso di intervalli pluriennali).

La "piramide delle età"

Sulla base delle classi annuali (o quinquennali, o decennali), si può ottenere una visione comprensiva della
struttura per età della popolazione separatamente per i due sessi, mediante una rappresentazione grafica
per istogrammi in cui i rettangoli risultano sovrapposti in senso orizzontale, anziché' affiancati, per uno
spostamento di 90° degli assi. Questa prende il nome di "piramide delle età, in quanto assume la forma
approssimativa di un triangolo isoscele col vertice verso l'alto e, quindi, della faccia di una piramide -
sempre che nella composizione per età non vi siano alterazioni patologiche. Infatti, in una popolazione in
cui non vi siano forti variazioni nella frequenza annuale delle nascite, i contingenti delle varie classi - per
effetto della progressiva eliminazione per morte - risultano tanto più ridotti quanto più elevata è l'età, fino
ad annullarsi intorno al 100 anni. Questo schema, però (e quindi l'aspetto piramidale del grafico) non
sempre si ritrova nella realtà; nella sua forma più pura, esso e', anzi, molto raro, giacché intervengono
molteplici fattori di perturbazione ad alterarlo. Le anormalità di forma della "piramide delle età" sono, però

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estremamente indicative: non soltanto esse mostrano quali siano le caratteristiche di struttura del gruppo
rispetto alla struttura normale, ma anche suggeriscono ipotesi sulle cause che le hanno determinate. In ogni
caso, l'ispezione del grafico consente la diagnosi demografica della popolazione, l'apprezzamento di
massima della sua evoluzione passata (per un passato -s'intende -che non oltrepassa in nessun caso il
secolo) e la previsione delle sue probabili prospettive per l'avvenire.

Guida alla lettura delle Piramidi

La piramide dello
Zambia mostra una
base molto ampia
(nascite in aumento),
lati molto inclinati
(forte incidenza della
mortalità a tutte le età)
e vertice molto stretto
(pochi sopravvivono
fino alle età anziane).

La piramide dell’Italia
mostra una base stretta
(numero di nascite
decrescente a partire
dalle generazioni nate
dopo il 1965 e che al
2011 hanno una età
compresa tra i 45 e i 35
anni ), lati inclinati
negativamente (la
mortalità incide
debolmente), vertice
molto ampio (sono
numerosi coloro che
sopravvivono fino alle età
anziane). La dilatazione in
corrispondenza delle età
35-45 anni ha origine nel c.d. baby boom verificatosi alla metà degli anni Sessanta del Novecento, ben
evidente nella Fig. 2 bis dove la distribuzione della popolazione è per anno di nascita e non per età).

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L’invecchiamento demografico è l’aumento progressivo della popolazione anziana (65 anni e oltre) E’ il
risultato della “rarefazione” di 2 eventi fondamentali della vita di una popolazione:

- Le nascite (c.d invecchiamento dal basso) La diminuzione progressiva della natalità non alimenta la
sostituzione delle generazioni
- Le morti premature (c.d. invecchiamento dall’alto) L’allungamento della durata media della vita e il
declino del rischio di morte nell’ età matura alimentano il numero dei sopravviventi alle età anziane

Invecchiamento in Italia • Il contingente di anziani ha assunto proporzioni crescenti, sia in termini relativi
che assoluti (specie nella popolazione femminile) • L’invecchiamento è stato particolarmente veloce,
essendo in funzione: – Del tasso di decremento della popolazione giovane – Del tasso di incremento della
popolazione anziana

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Nel corso degli ultimi cento anni la


percentuale di popolazione di 65 anni e
oltre è più che triplicata (l’indice di
invecchiamento è passato dal 6,8 per cento
al 22,3 per cento). La percentuale di
popolazione giovane è scesa dal 34 a poco
meno del 14 per cento cosicché se nel 1911
si contavano 20 anziani ogni 100 giovani ora
se ne contano 165 (sempre ogni 100
giovani). Il processo di invecchiamento ha
interessato in maggior misura le donne
rispetto agli uomini (il rischio di morte
femminile è inferiore a quello maschile a tutte le età) cosicché la popolazione italiana nel corso del tempo si
è femminilizzata (il rapporto di mascolinità si è ridotto da 101 uomini ogni 100 donne a 94 uomini ogni 100
donne). L’indice di dipendenza mostra un andamento decrescente fino al censimento del 1991, dopo di che
risale. La componente dei giovani si riduce più di quanto aumenti quella degli anziani poi accade il contrario,
la componente degli anziani aumenta di più di quanto diminuisca quella dei giovani (in merito all’indice di
dipendenza si veda “Finestra demografica”)

Lezione 16

Finestra demografica

Quando il livello della fecondità declina l’indice di dipendenza inizialmente si riduce perché la proporzione
dei bambini diminuisce mentre quella della popolazione in età centrale (ossia dei nati quando la fecondità
era elevata) aumenta. Il periodo in cui l’indice di dipendenza si riduce è conosciuto come “finestra
demografica” o “dividendo demografico”. Si tratta di una opportunità che può essere colta poiché la società
beneficia di un crescente numero di potenziali produttori a fronte di un ridotto numero di potenziali
consumatori. Comunque quando il livello della fecondità continua a ridursi, l’indice di dipendenza tende ad
aumentare poiché la proporzione dei potenziali produttori tende a declinare mentre quella degli anziani
tende a crescere. Quando l’invecchiamento progredisce aumenta il peso relativo degli anziani sulla
popolazione in età centrale e si aggrava la
pressione delle risorse da dedicare alla sicurezza
sociale e al sistema sanitario.

La regione più vecchia è la Liguria (28,5 per cento


abitanti l’indice di invecchiamento e 255,8 per
cento giovani l’indice di vecchiaia) quella più
giovane è la Campania (18,8 per cento abitanti
l’indice di invecchiamento e 129,8 per cento
giovani l’indice di vecchiaia). Dalla tabella si
desume che i due indicatori non sono alternativi
nel senso che non è indifferente misurare
l’invecchiamento con l’uno piuttosto che con
l’altro: la graduatoria regionale è diversa a
seconda dell’indicatore utilizzato. Per esempio,
l’Umbria si trova al 3° posto se si considera la
percentuale degli anziani sulla popolazione e al 7°
se si considera la percentuale degli anziani sui giovani. Marche e Molise hanno un indice di invecchiamento
pressoché uguale ma il Molise, con meno popolazione giovane (11,3 % contro 12,6%) ha un indice di

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vecchiaia molto più elevato. La Sardegna presenta un elevato indice di vecchiaia (212 per cento) che la
colloca al quarto posto nella graduatoria a fronte di un indice di invecchiamento non altrettanto elevato
(23,8 per cento) che la colloca all’ undicesimo posto.

Finora abbiamo visto la popolazione dal punto di vista strutturale, dalla popolazione da un punto di vista
statico passiamo a vedere quali sono i processi che portano alle trasformzioni della popolazione.

Processi : variazioni determinate dal combinarsi di:  Movimento naturale → nascite e morti  Movimento
migratorio → immigrazioni ed emigrazioni

I processi sono costituiti da insieme di eventi che si producono in un intervallo di tempo: si desumono da
fonti di movimento quali le registrazioni anagrafiche (nascite e decessi riferiti alla popolazione residente,
iscrizioni ossia immigrazioni e cancellazioni ossia emigrazioni) e di stato civile (nascite e decessi riferiti alla
popolazione presente)

Questo bilancio ci dice che la popolazione al tempo t+s dove s è il numero di anni, lo stock al tempo t+s, è il
risultato della somma della popolazione al tempo t, dei nati nel corso dell’intervallo t - t+s, che sono un
insieme di eventi in un intervallo di tempo non uno stock, meno i decessi avvenuti nell’intervallo t-t+s,
aggiungiamo gli immigrati nel tempo t-t+s e togliamo gli emigrati.

Quindi il risultato finale sarà il risultato della differenza tra la popolazione iniziale e la popolazione finale che
si chiama saldo demografico è dato dalla somma algebrica tra il saldo naturale (nati-morti) e il saldo
migratorio (immigrati-emigrati). Se il saldo naturale è negativo e il saldo migratorio è positivo la popolazione
potrebbe aumentare (il saldo migratorio in valore assoluto deve essere maggiore di quello naturale per far
sì che la popolazione aumenti).

La tabella presenta il bilancio demografico relativo all’anno 201 9 della popolazione residente in Italia. Al 31
dicembre 2019 la popolazione totale ammontava a 59,6 milioni: oltre
175 mila in meno del suo ammontare al 1° gennaio Notiamo: 1. La
popolazione a fine anno è calcolata sommando alla popolazione
iniziale il saldo naturale e il saldo migratorio: il saldo naturale è
negativo e quello migratorio è positivo ma l’ammontare del primo è
superiore a quello del secondo cosicché la popolazione cala. Nella
tabella sono contabilizzate con segno negativo 114.125 unità dovute a

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rettiifiche censuarie (altri iscritti meno altri cancellati e altro aggiustamento censuario) 2. il ricambio per
ogni 100 residenti che lasciano per morte è assicurato da appena 66 neonati, mentre dieci anni fa risultava
pari a 96. 3. Gli “iscritti dall’ estero” (immigrati) si identificano con coloro che hanno acquisito la residenza in
Italia provenendo dall’estero (332. 778 nel 2019). 4. I “cancellati per l’ estero” (emigrati) si identificano con
coloro che hanno trasferito la residenza dall’ Italia all’estero (159.755 nel 2019).

Tassi demografici: sono dei rapporti, per studiare il movimento della popolazione, tra un insieme di eventi
(nati-morti o immigrati-emigrati) rispetto alla popolazione, sono quindi rapporti di derivazione perché
mettono a confronto gli eventi con la popolazione nella quale questi eventi avvengono. Quindi servono a
fare confronti nello spazio e nel tempo.

Si ricorre ai tassi demografici per permettere

- il confronto nello spazio e nel tempo della frequenza degli eventi


- di misurare la frequenza di un evento indipendentemente dall’ ammontare della popolazione
esposta al rischio di sperimentarlo (la frequenza in valore assoluto degli eventi deve essere posta in
relazione con la popolazione che può dar luogo ad essi)

I Tassi demografici sono rapporti di derivazione che misurano quanti eventi avvengono durante un intervallo
di tempo per ogni individuo (di solito, per mille individui) che appartiene a quella popolazione durante
quell’intervallo.

- Tasso generico di natalità = rapporto tra i nati vivi di un anno e la popolazione media di quell’anno
- Tasso generico di mortalità = rapporto tra morti di un anno e la popolazione media di quell’anno.

I tassi sono generici in quanto si riferiscono alla popolazione totale. Sono annui in quanto calcolati con
riferimento a un anno di calendario

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Il tasso di natalità si presenta fortemente


decrescente a partire dal 2010 fino scendere
sotto all’8 per mille dal 2016 mentre il tasso di
mortalità, a causa dell’invecchiamento della
popolazione, ormai si avvicina all’11 per mille.
Ne consegue che, per effetto del movimento
naturale, l’Italia continua a perdere popolazione
e nel 2019 ha perso 3,5 abitanti ogni mille.

L’invecchiamento è determinato tra le altre cose


dalla denatalità, è un circolo vizioso perché più
anziani ci sono che non mettono al mondo figli
meno bambini nasceranno. Quanto più una
popolazione è vecchia tanto più è destinata ad
invecchiare.

La mortalità è invece continuata a salire; quindi tanto più è vecchia una popolazione tanto più sarà alta la
mortalità e tanto più sarà bassa la natalità.

Per calcolare il tasso di natalità medio di questi tre comuni bisogna fare una media ponderata.

Di norma ad una bassa natalità corrisponde un’alta mortalità: in Trentino Alto Adige la natalità e pari al 8,8
per mille e la mortalità è pari all’8,9 per mille. In Liguria la natalità è solo del 5,8 per mille ma la mortalità è
la massima tra tutte le regioni: 14,0 per mille. Da notare la bassa natalità della Sardegna non accompagnata
da una mortalità particolarmente elevata: si è notato prima che la Sardegna presenta un elevato indice di
vecchiaia a fronte di un indice di invecchiamento non altrettanto elevato. Si noti nella Tab. 6 la correlazione
tra mortalità e invecchiamento.

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Le regioni a più elevata mortalità sono anche


quelle demograficamente più vecchie: tanto più
numerosi sono gli anziani tanto più saranno
frequenti i decessi poiché il rischio di morire
aumenta con l’età. • In Liguria, in cui coloro che
hanno almeno 65 anni sono il 28 per cento della
popolazione la mortalità è pari al 14 per mille • In
Trentino e in Campania, dove gli anziani sono
intorno al 20 per cento della popolazione, la
mortalità è inferiore all’ 10 per mille.

Lezione 17

I Tassi di variazione consentono di misurare quanto si modifica nel tempo e con quale velocità l’ammontare
di una popolazione. I tassi di variazione medi annui misurano la velocità alla quale la popolazione aumenta
o diminuisce in media all’anno.

Il tasso di variazione aritmetico si basa sull’ipotesi che la popolazione aumenti (diminuisca) di un numero
costante di unità in ciascun anno senza tenere conto del fatto che ogni aumento (o diminuzione)
contribuisce a modificare l’ammontare della popolazione sottoposta alla variazione. Esso può essere
correttamente usato solo quando l’arco temporale è di un anno o, comunque, breve.

Il tasso di variazione geometrico presuppone che l’incremento di popolazione sia composto annualmente.
Ciò significa che solo dopo un anno la popolazione aggiunta (o sottratta) dalla popolazione iniziale entra in
gioco a determinare l’aumento (o la diminuzione) dell’anno successivo. L’ipotesi non è corretta in quanto la
crescita avviene nel continuo: le variazioni che avvengono in ogni istante infinitesimo contribuiscono a
determinare la variazione nell’intervallo infinitesimo successivo. il tasso corretto è dunque quello
esponenziale (r)

I valori assunti dai tre tassi sono uguali quando il numero di anni compresi nell’intervallo è = 1 e tendono a
divergere tanto più quanto più è ampio l’arco temporale considerato.

Si noti innanzitutto che la popolazione riportata nella tabella è quella residente calcolata come se i confini
dell’Italia fossero sempre stati uguali a quelli attuali, al fine di evitare di attribuire variazioni della
popolazione alle variazioni dell’estensione del territorio nazionale. Le variazioni positive più elevate si sono
avute nel decennio precedente (8,9 per mille ab. in media all’anno) e in quello successivo alla prima guerra
mondiale (8,1 per mille in media all’anno ). Il ritmo di incremento tra il 1901 e il 1911 sarebbe stato ancora
più elevato se il saldo naturale fortemente positivo (si veda oltre la “transizione demografica”) non fosse
stato in parte compensato da un deficit migratorio negativo. Tra il 1921 e il 1931 l’incremento di
popolazione è soprattutto originato dal saldo naturale. “Negli anni dopo la seconda guerra mondiale ,
invece, il notevole vantaggio acquisito nel saldo biologico dalla spettacolare riduzione della mortalità
generale, che ha efficacemente controbilanciato l’ulteriore discesa della natalità, non è stato sufficiente a
riportare al primitivo livello il ritmo di aumento della popolazione, a causa delle perdite determinate dalle

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nuove e vaste
correnti di
emigrazione” (S.
Somogyi in ISTAT,
“Sviluppo della
popolazione italiana
dal 1861 al 1961”,
pag. 18). Il tasso di
variazione medio
annuo si è mantenuto
quasi nullo per un
ventennio (1981-
2001): dal 2001 al
2011 esso ha
raggiunto il 4 per
mille grazie al saldo
migratorio positivo.
Nel secondo
decennio di questo
secolo si è di nuovo
ridotto a poco più del
2 per mille.

Dal grafico della Figura 3 si desume chiaramente che la popolazione mondiale (almeno fino al 1900 si tratta
di stime) è aumentata debolmente fino al 1900 circa: successivamente ha manifestato un incremento
ingentissimo e sempre più ingente man mano che ci avviciniamo ai nostri giorni. Gli abitanti del pianeta
erano circa 250 milioni intorno all’anno 1000. Intorno al 1300 avevano superato i 400 milioni con una tasso
medio annuo di incremento pari all’ 1, 8 per mille. Tra il 1300 e il 1400 si ridussero soprattutto per effetto
della epidemia di peste che imperversò verso la metà del secolo XIV, dopo di che l’aumento fu lento ma
senza interruzioni. Tra il 1700 e il 1900 l’ aumento fu pari al 4,4 per mille in media all’anno ma tra il 1900 e il

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1950 salì a quasi il 9 per mille e tra il 1950 e il 2000 sfiòrò il 18 per mille. La popolazione mondiale si è
triplicata negli ultimi 70 anni (da 2,5 miliardi a 7,8 miliardi): per triplicarsi nel passato aveva impiegato dal
1100 al 1800 ossia 700 anni. Come si spiega questa dinamica? I demografi ricorrono alla teoria della
transizione demografica.

La transizione nel mondo

Della varietà della situazione demografica del pianeta ci si può rendere conto osservando la Fig. 5 , la Tab. 8,
la Tab. 9, la Tab. 10 e la Fig. 7 che presentano alcuni indicatori essenziali delle varie aree continentali. I dati
possono essere utilizzati per tre tipi di osservazioni sommarie: caratteristiche distintive delle popolazioni
ricche e di quelle povere; dinamica demografica di queste ultime durante gli ultimi decenni, diversità tra
aree geografiche. Il divario tra popolazioni sviluppate e popolazioni meno sviluppate è enorme: al 2010-
15 la speranza di vita delle prime è di 78,3 anni e quella delle seconde è di 10 anni inferiore (68,8 anni);  il
numero medio di figli per donna nelle prime è pari a 1,7, nelle altre a 2,7; il tasso di variazione medio
annuo delle popolazioni povere è quadruplo di quello delle popolazioni ricche (13,6 contro 2,9 per mille).
Risultano poi evidentissime disparità di situazione all’interno del mondo povero in cui convivono le
popolazioni dell’Africa sub-sahariana (con transizione ancora molto lontana dall’essere conclusa) con quelle
dell’America Latina (con transizione praticamente conclusa): il numero di figli per donna e la speranza di vita
alla nascita erano quasi uguali alla metà del secolo scorso ma i rispettivi valori 60 anni dopo erano di 5,1 e di
2,15 figli e di 55 e 75 anni di speranza di vita.

nei Paesi europei e dell’America del Nord la mortalità ha cessato di diminuire per effetto
dell’invecchiamento demografico mentre la natalità ha continuato a diminuire fino a raggiungere il livello
della mortalità. Il tasso di variazione medio annuo della popolazione è molto basso o addirittura negativo.
Da notare che nell’Europa dell’Est la mortalità è aumentata. nei Paesi latino-americani e asiatici la natalità
che alla metà degli anni Cinquanta del Novecento era uguale a quella attuale dei Paesi centro-africani si è
dimezzata o ridotta ad un terzo (Asia orientale) e la mortalità si è drasticamente abbassata grazie alla
riduzione della mortalità infantile e alla presenza di popolazione giovane. La natalità continua ad essere più
elevata della mortalità e il saldo naturale, quindi, si è ridotto ma rimane positivo e il tasso di variazione della
popolazione è ancora ragguardevole. - Nei Paesi africani, in particolare dell’Africa sub-sahariana, la mortalità
si è ridotta per effetto della riduzione della mortalità infantile ma la natalità rimane a livelli altissimi cosicché
il cospicuo saldo naturale favorisce il forte aumento della popolazione. In Africa centrale il ritmo di aumento
della popolazione è addirittura aumentato rispetto agli anni Sessanta (si noti che una popolazione che
aumenta ad un tasso pari al 3 per cento in media all’anno raddoppia in poco più di 23 anni).

Natalità e fecondità.

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La natalità studia il fenomeno delle nascite (nati vivi) con riferimento all’intera popolazione. Il tasso generico
di natalità si ottiene dividendo le nascite di un dato anno per la popolazione media di quell’anno. La
fecondità studia il fenomeno delle nascite con riferimento solo alla popolazione femminile in grado di
procreare. Si usa considerare solo la popolazione femminile poiché solo per le donne è possibile definire i
limiti dell’età feconda, limiti che sono convenzionalmente posti tra i 15 e il 49 anni. Il tasso generico di
fecondità si ottiene dividendo le nascite di un dato anno per la popolazione media femminile in età feconda.
Esso esprime quante nascite si sono verificate per ogni (oppure per mille) donna in età feconda in quel
determinato anno di calendario. E’ influenzato dalla struttura per età della popolazione femminile in età
feconda (più la proporzione di donne giovani è elevata più elevato potrà essere il valore del tasso generico
di fecondità). Il livello della natalità dipende da quello della fecondità e dalla proporzione di donne in età
feconda sul totale della popolazione. La domanda: Qual è il numero totale di figli messo al mondo da una
generazione (fittizia) di donne che manifestasse la fecondità delle contemporanee osservate in quel dato
anno di calendario e che non fosse sottoposta ad alcun rischio di morire prima di raggiungere il termine
dell’età feconda? troverà risposta nella somma dei figli messi al mondo in ogni anno di età da quel
contingente di donne. Tale somma dà luogo all’indicatore sintetico della fecondità denominato Tasso di
fecondità totale. Il Tasso di fecondità totale, riferito ad un anno di calendario esprime quindi il numero
medio di figli per donna ossia il numero di figli che una donna, appartenente ad una ipotetica generazione
che manifestasse la fecondità osservata in quell’anno di calendario, procreerebbe nell’intera vita se non
fosse sottoposta a mortalità. È un indicatore sintetico della fecondità indipendente dalla struttura per età
della popolazione.

Nascite e natalità possono avere un andamento divergente Il numero delle nascite aumenta grazie ai nutriti
contingenti delle potenziali madri (nate negli anni precedenti, quando la fecondità era molto elevata)
mentre il tasso di natalità diminuisce poiché la popolazione totale, a causa del ridursi della mortalità,
aumenta in misura superiore a quella delle nascite

Un valore di TFT pari a 2,1 significa che i due genitori sono sostituiti da due figli: tale valore (tasso di
sostituzione) tiene conto del rapporto dei sessi alla nascita (le nascite maschili sono prevalenti:105-106 nati
di sesso maschile ogni 100 nate di sesso femminile) e della mortalità delle madri (per le popolazioni
demograficamente evolute in cui la mortalità delle madri è irrilevante). Come si desume dalla Tab. 11, il TFT
dell’ Italia è rimasto al di sopra del livello di sostituzione fino al 1975. Nel 1976 era pari a quello di
sostituzione e nel 1977 è sceso al di sotto. Ha raggiunto il suo minimo storico nel 1995(1,19 figli per donna)
poi è risalito leggermente fino a circa 1,4 ma rimane molto inferiore a quello di sostituzione.

Si nota che nel 2019 la fecondità più bassa si manifesta nelle regioni dell’Italia meridionale e quella più
elevata, pur lontana dal valore di sostituzione, nelle regioni del Nord e, in particolare in Trentino–Alto Adige
e in Lombardia. Nel 1987, quando si può ipotizzare siano nate le donne in età di essere madri nel 2019 (l’età
media al parto è di 32 anni), il TFT era più elevato nelle regioni del Meridione ed molto al di sotto della
media nazionale in quelle del Nord (con un minimo in Liguria e in Emilia Romagna, ove era addirittura
inferiore a 1). Nel corso di questo trentennio la fecondità si è ridotta al Sud ed ha manifestato una seppur
debole ripresa al Nord cosicché si è attenuata la sua variabilità interregionale.

La fecondità nel contesto europeo

L’Italia si colloca all’ ultimo posto nella graduatoria della fecondità (1,34 figli per donna) insieme con la
Spagna ( Tab. 13); in cima alla graduatoria vi sono la Francia (1,92), la Svezia 1,85 e l'Irlanda (1,81) . La
fecondità media della UE è pari a 1,6 figli per donna . Tra i paesi con la più bassa fecondità figurano il
Portogallo e la Spagna. Considerando l'età media al parto, invece, l'Italia (31,8 anni) si trova al 2° posto,
dopo Spagna e Irlanda (32,0). L’età media al parto più bassa è quella delle donne dell’Europa orientale e, in
particolare, Romania e Bulgaria (poco più di 27 anni). Tra gli Stati membri dell'UE, la percentuale più alta di
giovani rispetto alla popolazione totale nel 2018 è stata osservata in Irlanda (20,8 %), mentre quelle più

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basse in Italia (13,4 %) e in Germania (13,5 %). all'interno della graduatoria Ue dell'indice di invecchiamento,
l'Italia si colloca al primo posto (22,6 %) seguita dalla Grecia (21,8 %) e dalla Germania (21,4 %). Il valore
medio dell'indice per la Ue28 è pari al 19,7 % e tra i Paesi hanno registrato le percentuali più basse l'Irlanda
(13,8 %) e la Polonia (17,1%)

Nel contesto mondiale i paesi a più elevata fecondità si trovano nell’Africa sub-sahariana e sono gli stessi
paesi in cui la fecondità si è ridotta di meno nel corso della seconda metà del XX secolo. Al contrario,
nell’Africa settentrionale il numero medio di figli per donna si è dimezzato, in America Latina si è più che
dimezzato come nell’ Asia Centro meridionale e sud orientale: aree che alla metà del XX secolo
presentavano una fecondità non dissimile da quella delle aree africane sopra menzionate. Rilevantissima è
stata invece la riduzione della fecondità in Iran e in Cina, dove il valore del tasso di fecondità totale è sceso
ben al di sotto di quello di sostituzione: la riduzione della fecondità cinese ha avuto origine in una specifica
politica ad essa destinata (in particolare la cosiddetta “politica del figlio unico” adottata dal 1980 al 2015
quando fu sostituita da quella dei “due figli”) e ad essa si contrappone la ben inferiore riduzione di quella
dell’India dove le politiche demografiche, meno coercitive, hanno avuto un impatto senz’altro inferiore.

Lezione 18

Famiglia e nucleo familiare

La famiglia è costituita dall’insieme delle persone coabitanti legate da vincoli di matrimonio o parentela,
affinità, adozione, tutela o affettivi. - il nucleo è una famiglia costituita dall’ insieme delle persone che
formano una coppia con figli celibi o nubili, una coppia senza figli, un genitore solo con figli celibi o nubili;
Una famiglia può coincidere -con un nucleo, -può essere formata da un nucleo più altri membri aggregati,
-da più nuclei (con o senza membri aggregati), - da nessun nucleo (persone sole ossia famiglie unipersonali,
famiglie composte ad esempio da due sorelle, da un genitore con figlio separato, divorziato o vedovo,
eccetera)

Coppia con figli = coppia con figli conviventi (anche se temporaneamente assenti) Coppia senza figli = coppia
che non ha avuto figli oppure che ha figli non conviventi. N. B. I dati sulle famiglie Provengono da fonti di
stato e, quindi, “fotografano” la situazione al momento del censimento

Secondo le risultanze anagrafiche, al 31 dicembre 2018 le famiglie in Italia erano 26, 1 milioni. Le famiglie in
Italia nella media del biennio 2017-2018 erano 25 milioni e 700 mila, in crescita di quasi 4 milioni nel
volgere di meno di vent’anni. L’analisi delle strutture familiari conferma la tendenza, in atto da decenni, di
una progressiva semplificazione nella dimensione e nella composizione delle famiglie. Tra le tipologie
familiari, a registrare l’incremento maggiore sono le famiglie senza nucleo quelle cioè in cui componenti non
formano alcuna relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, e che per la quasi totalità sono costituite da
persone che vivono da sole. Le famiglie unipersonali dal 2001 sono cresciute di 8 punti percentuali: dal 25
per cento al 33,0 per cento, ovvero un terzo del totale delle famiglie. Sono diminuite, nello stesso periodo,
le coppie con figli che ammontavano al 58 per cento delle famiglie mononucleari nel 2001 e che oggi
raggiungono il 53 per cento mentre è aumentato il peso delle famiglie monoparentali dal 12,5 al 15, 6 per
cento.

Perché un solo figlio? in parte è la conseguenza del fenomeno della posticipazione delle nascite: l’ età media
della madre alla nascita del primo figlio oggi raggiunge la soglia dei 31 anni mentre l’età media al parto è
solo di poco superiore e pari a 32 anni.

Fonte ISTAT assumendo come riferimento quattro coorti, 1950, 1960, 1968 e 1978, emerge come siano
cambiati i modelli di fecondità. A livello nazionale la quota di donne senza figli è in continuo aumento da
una generazione all’altra e per le nate nel 1978, a fine storia riproduttiva, si stima raddoppiata (22,5%)

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rispetto a quella delle nate nel 1950 (11,1%). L’aumento del numero di donne senza figli tra le generazioni
più giovani pone rilevanti interrogativi circa la sua interpretazione e l’evoluzione futura della fecondità.

Mortalità

Il tasso generico di mortalità, rapporto tra morti di un anno e la popolazione media di quell’anno, dipende
sia dalla frequenza (probabilità) con cui si muore alle diverse età, crescente con il crescere dell’età, sia dalla
composizione per età della popolazione (generalmente più elevata è la proporzione di anziani in una
popolazione, ossia più è forte l’invecchiamento, più elevato è il tasso generico di mortalità). Per poter
confrontare il livello della mortalità di due o più popolazioni è perciò necessario “controllare” l’influenza
della composizione per età calcolando dei tassi standardizzati. Per esempio, la standardizzazione cosiddetta
“diretta” consente di calcolare tassi generici di mortalità utilizzando per le due o più popolazioni a confronto
una stessa struttura per età assunta come tipo (standard). Il tasso standardizzato ottenuto è il tasso che una
data popolazione avrebbe se la sua struttura per età fosse la stessa di quella della popolazione assunta
come tipo. • Il tasso standardizzato varia però al variare della popolazione assunta come standard e, quindi,
dipende da essa. L’unico indicatore indipendente dalla struttura per età (dipende solo dalle probabilità di
morte alle diverse età) è la speranza di vita o vita media indicata con il simbolo ex : anni che mediamente
restano da vivere a tutti coloro che hanno raggiunto il compleanno x, ossia anni che un sopravvivente al
compleanno x ha la speranza matematica di vivere (età media aritmetica di morte). Di solito si calcola al
compleanno 0 ossia alla nascita.

Nel quadro mondiale la mortalità più elevata, ossia la speranza di vita alla nascita più bassa, si trova nei
paesi dell’Africa subsahariana: la componente che influisce su di essa è quella infantile (la mortalità infantile,
ossia il rapporto tra i morti a meno di un anno e i nati vivi di quell’anno, arriva a superare il 70 per mille).
Nell’Africa settentrionale , in America Latina e nell’ Asia sud-orientale, ad uno stadio avanzato della
transizione, la mortalità generica è molto bassa: la mortalità infantile, pur ancora elevata, si è di molto
ridotta (la speranza di vita è salita a circa 70 anni) mentre il debole invecchiamento impedisce alla mortalità
generica di alzarsi. Al contrario, nei paesi dell’Europa occidentale, settentrionale e meridionale, ove la
mortalità infantile è molto contenuta, la mortalità generica risente del forte invecchiamento della
popolazione. Un caso a parte costituisce l’Europa orientale ove sia la mortalità infantile sia l’invecchiamento
sono bassi ma il tasso generale di mortalità è estremamente elevato.

L'Italia presenta tra le più alte speranze di vita alla nascita a livello europeo: al terzo posto per i maschi (81,0
) dopo Svizzera e Islanda e al quarto posto per le femmine (85,64 ) dopo Spagna Svizzera e Francia. I paesi
con la vita media più bassa per entrambi i generi sono tutti collocati nell'est Europa con valori minimi per
Russia e Ucraina nel caso dei maschi (66,8 anni) e nel caso delle femmine per Moldova e Ucraina e Russia
(76-77 anni) . La popolazione che vive mediamente più a lungo è quella dell’ Europa meridionale (79,5 anni
gli uomini e 84,5 anni le donne) mentre quella che vive meno a lungo e quella dell’ Europa orientale (69 e
78 anni)

Fonte: ISTAT Particolarmente felice, sotto questo punto di vista, è la situazione che emerge un po' in tutto il
Nord-est, dove si riscontrano condizioni di sopravvivenza assai favorevoli. Gli uomini residenti in questa
ripartizione geografica possono infatti contare su una speranza di vita alla nascita pari a 81,6 anni, le donne
pari a 85,9. (82 anni e 86,4 in Trentino Alto Adige). Il Mezzogiorno, al contrario, gode di condizioni di
sopravvivenza meno favorevoli, in virtù di una speranza di vita alla nascita di 80,2 anni tra gli uomini
(inferiore di un anno a quella del Nord-est) e di 84,5 tra le donne. Intermedi e ravvicinati sono invece i livelli
di sopravvivenza nel Nord-ovest e nel Centro, dove risulta identica la speranza di vita alla nascita per le
donne (85,5) mentre leggermente favoriti risultano i residenti nel Centro per quanto concerne gli uomini
(81,3 contro 81,1).

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Nel corso di meno di 70 anni gli italiani hanno guadagnato più di 17 anni di vita (da 65,5 anni a 82,7). Alla
metà del XX secolo un neonato aveva una probabilità pari al 68,6 per cento di raggiungere i 65 anni: alle
condizioni sociosanitarie del 2017 la sua probabilità di arrivare a 65 anni superava il 90 per cento. E questo
spiega in parte l’invecchiamento demografico dell’Italia (c.d. invecchiamento dall’alto). Raggiunti i 65 anni di
età un soggetto (uomo o donna) , alla metà del XX secolo, aveva una speranza di vita residua pari a 13 anni
potendo così contare di raggiungere un’ età pari a 78 anni: nel 2017 i suoi anni residui erano pari a 20,6
cosicché poteva sperare di raggiungere gli 85 anni.

Lezione 19

Alcune definizioni utili MIGRAZIONE Cambiamento di dimora abituale (di solito residenza) Interna: se il
cambiamento viene effettuato all’interno dei confini di uno stato Internazionale: se il cambiamento viene
effettuato al di fuori dei confini dello stato EMIGRAZIONE Quando l’evento viene riferito all’area
territoriale di provenienza IMMIGRAZIONE Quando l’evento viene riferito all’area di destinazione

Immigrato: Chi ha cambiato il paese di residenza abituale

Straniero Colui che ha una diversa cittadinanza

Gli immigrati si identificano con gli “iscritti dall’ estero” e nel 2018 erano pari a 332.324 unità. Di questi
46.824 erano italiani (i cosiddetti “rimpatri”): immigrati ma non stranieri, dunque. Le persone di
cittadinanza diversa da quella italiana che si sono iscritte ai nostri registri anagrafici (immigrati stranieri)
sono state 285.500. Ancora da notare nel bilancio demografico degli stranieri l’iscrizione per nascita di
65.444 bambini: questi sono stranieri (per la legislazione attualmente vigente) ma non immigrati . Da notare
ancora nelle tabelle la voce “acquisizioni di cittadinanza” che entra con il segno negativo nel bilancio degli
stranieri e con il segno positivo in quello degli italiani

Flussi migratori individui che entrano (immigrati) o escono (emigrati) in o da un certo paese in un intervallo
di tempo Nel corso del 2018 gli immigrati in Italia (iscritti dall’estero) sono stati 332.324 e gli emigrati
(cancellati per l’estero) 156.960 Stock di migranti popolazione immigrata o straniera rilevata in un dato
istante temporale Al 31 dicembre 2018 gli stranieri residenti in Italia erano 5.255.503 88 L’ ONU definisce
“migranti” gli individui che hanno cambiato il loro usuale luogo di residenza. Lo stock di migranti
internazionali (migrant stock) è propriamente definito come il numero di persone che ad una certa data
vivono in un paese diverso da quello in cui sono nati 89 La causa di fondo comune quale determinante
principale delle migrazioni è l’esistenza di uno squilibrio demografico-economico fra il luogo di origine e il
luogo di destinazione....Tale causa di fondo può essere denominata “pressione demografica differenziale”
intesa come rapporto tra il tasso annuo di incremento demografico e il tasso annuo di sviluppo economico

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•Fra il 1985 e il 1995 il numero dei migranti internazionali è aumentato da circa 111 a 165 milioni ossia di 54
milioni: almeno la metà di questo aumento ha origine nelle disintegrazione dell’Unione Sovietica. • Perché?
Nel 1991, quando l’URSS si disintegrò, a seguito della indipendenza del loro paese di nascita divennero
migranti internazionali 28 milioni di individui che prima erano considerati migranti interni. •I dati sono
riferiti al 1 luglio degli anni indicati.

Nel 2019 l’ Asia ospitava il maggior numero di immigrati (84 milioni), seguita dall’ Europa (82 milioni), dal
Nord America (59 milioni), dall’ Africa (27 milioni), dall’ America Latina e Caraibica (12 milioni) e Oceania (9
milioni). In rapporto alla popolazione totale, gli immigrati sono più presenti in Oceania e nel Nord America.
In Europa sono l’11 per cento. La più elevata percentuale di migranti in rapporto alla popolazione si trova
negli Emirati Arabi Uniti.

Il numero dei migranti internazionali nel 2019 era pari a 272 milioni (3.5% della popolazione mondiale):
l’assoluta maggioranza della popolazione vive, quindi, nel paese di nascita. •L’India è il paese di origine del
maggior numero di migranti internazionali (17.5 million), seguito da Messico e Cina (11.8 milioni e and 10.7
milioni rispettivamente). • Il principale paese di destinazione dei migranti internazionali sono gli Stati Uniti
(50,7milioni d migranti internazionali). I rifugiati nel 2018 erano 25.9 milioni. IL 52 per cento aveva meno di
18 anni di età • Il numero degli sfollati (internally displaced persons) generato da violenza o guerra
raggiungeva i 41.3 milioni.

In generale l’immigrazione avviene all’interno dell’area di nascita. Su 100 immigrati in Africa 77 sono nati in
Africa e su 100 immigrati in Asia 64 sono nati in Asia. L’eccezione, non inattesa, è costituita dal Nord
America: solo il 2 per cento degli immigrati vi è nato.

Italia: tipologia immigrazione straniera

 regolari stabili (titolari di permesso di soggiorno iscritti in anagrafe)   regolari semi-stabili (titolari di
permesso di soggiorno non iscritti in anagrafe)   irregolari in senso lato (sia clandestini, ossia coloro che
sono entrati senza un regolare visto di ingresso, sia irregolari in senso stretto)   irregolari in senso stretto
(ossia coloro che soggiornano senza che sia stato loro rinnovato il permesso)

valutazione dei flussi: effettuata sulla base di fonti amministrative permessi di soggiorno (o di lavoro)
oppure iscrizioni per residenza valutazione degli stocks: effettuata sulla base di rilevazioni di stato anagrafe,
censimenti o indagini campionarie

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L’ assoluta maggioranza degli stranieri presenti in Italia vi ha anche la residenza anagrafica. Gli irregolari
sono l’ 8 per cento, poco più dei regolari non residenti. • Gli stranieri residenti in Italia al 1 gennaio 2019
erano pari a 5. 255.503 circa 200 mila in più di quanti fossero al 1 gennaio di due anni prima.

Oltre un quinto degli stranieri residenti in Italia è di nazionalità romena. Seguono i cittadini di Albania e
Marocco con l’ 8 per cento ciascuno, poi quelli cinesi e quelli ucraini. Da rilevare la forte prevalenza di
maschi tra i cittadini del Bangladesh e quella di femmine tra coloro che provengono dall’ Ucraina. E’
d’obbligo osservare che la composizione per sesso riflette quella dell’attività lavorativa svolta in Italia
(agricoltura, edilizia gli uomini, servizi alle famiglie le donne).

Circa un quinto delle nascite occorse nel 2019 è da parte di madre straniera. Tra queste, pari a un totale di
85mila, 63mila sono quelle prodotte con partner straniero (che quindi incrementano il numero di nati in
Italia con cittadinanza estera), 22mila quelle con partner italiano. I nati da cittadine italiane sono invece
349mila, di cui 341mila con partner connazionale e circa 8mila con partner straniero. Al pari di quella
generale, la natalità risulta in calo per tutte le tipologie di coppia. Le donne straniere, che usualmente
evidenziano un comportamento riproduttivo più marcato e che sono favorite da una struttura per età più
giovane, hanno avuto in media 1,89 figli (contro 1,94 del 2018). Le italiane, dal canto loro, con 1,22 figli
sono rimaste all’incirca allo stesso livello dell’anno precedente (1,21).

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