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METODI STATISTICI PER L’ANALISI

DELLA COMUNICAZIONE
UNITÀ 1, CAPITOLO 1
Il termine Statistica deriva dal latino status e originariamente indicava la scienza degli avvenimenti notevoli dello
Stato l'esigenza di conoscere quantitativamente alcuni fenomeni fu sentita fin dall'antichità perché tale conoscenza
serviva a meglio organizzare l'amministrazione della società: nel XVII secolo in Inghilterra W. Petty parlava di
Aritmetica Politica.

Molti studiosi hanno cercato di dare una definizione sintetica della Statistica:

(1768)-> Per Achenwell la politica insegnava come gli Stati dovessero essere ,mentre la statistica descriveva come
essi erano realmente;

(1847) - è la scienza dei fatti sociali espressi in cifre (A. Moreau de Joannes)

(1895) - è l'osservazione dei fenomeni che possono essere contati o espressi in cifre (R. Mayo-Smith)

(1943) - è la branca del metodo scientifico che concerne il trattamento dei dati ottenuti enumerando e misurando le
proprietà di popolazioni naturali (M. Kendall).

Il termine statistica fu coniato in ambito qualitativo e descrittive e solo con la fusione con l'aritmetica politica la
statistica assunse caratteristiche quantitative che oggi la caratterizzano.

Negli ultimi secoli, c'è chi definisce la statistica come la scienza regina e chi la definisce come tecnica al servizio di
altri rami della conoscenza.

DEFINIZIONE (G. Leti, 1986): La statistica è la scienza che analizza in termini quantitativi i fenomeni
collettivi

La statistica non interpreta, studia i fenomeni collettivi.

La statistica è dunque un modus operandi, significa approcciare in modo scientifico la realtà che ci circonda.

La statistica descrittiva è una branca della statistica che studia dei fenomeni d’interesse in un insieme di entità.

Il dato in sé non possiede valore informativo, o meglio lo possiede solo in forma potenziale.

DATOINFORMAZIONECONOSCENZA

La statistica raccoglie DATI che devono essere elaborati e dai dati si passa alle INFORMAZIONI e dal confronto di
queste ultime si arriva alla CONOSCENZA, attraverso questa si può rispondere a domande sul come e perché dei
fenomeni analizzati.

Affinché si parli di dato è necessario che esista una caratteristica posseduta da un’unità e che di essa sia fornita una
DEFINIZIONE OPERATIVA cioè delle regole per trasformare gli stati di una variabile in numeri da inserire
nella matrice dati. I dati che si originano da una definizione operativa sono dati grezzi chiamati MICRODATI, che
vengono poi elaborati ai fini dell’analisi e della comunicazione dei risultati in MACRODATI. Inoltre, sono comuni
anche altri tipi di dati METADATI che rappresentano un’informazione specifica su un particolare dato.
La Statistica può essere vista come un insieme di tecniche che hanno come scopo la conoscenza oggettiva di
fenomeni della realtà che ci circonda.

La mente umana non è in grado di sintetizzare numericamente fenomeni che coinvolgono un numero elevato di
osservazioni, la statistica aiuta a superare questo limite.

Le operazioni statistiche sono:

● Il conteggio (quante volte,persone…)

● La classificazione (classificare le entità in base a delle caratteristiche)

● La misurazione (misurare grandezze fisiche o grandezze)

● La sintesi, tramite dei modelli esplicativi raccontare tutte le osservazioni eseguite su un fenomeno

È importante definire innanzi tutto quali sono gli obiettivi della ricerca (cosa vogliamo studiare) e quindi delineare
tutte le fasi da dover seguire per raggiungere tali obiettivi.

1 DEFINIZIONE DEL PROBLEMA: avere una conoscenza preliminare del fenomeno di studio,creare ipotesi e
decidere cosa e su chi vogliamo studiare;

2 SCELTA DELLE UNITÀ E DEI CARATTERI

3 RACCOLTA DATI: raccolta attraverso tecniche di rilevazioni

4 ORGANIZZAZIONE DELLA BASE DEI DATI: organizzare i dati in una matrice dati

5 SCELTA DELLA TECNICA DI ANALISI: scelta d'analisi univariata o bivariata

6 INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI

7 SIGNIFICATIVITÀ E RILEVANZA DEI RISULTATI: capire se abbiamo opportune risposte alle domande
8 CONCLUSIONE

9 COERENZA CON IL PROBLEMA POSTO

COSA STUDIAMO E SU CHI?

Supponiamo di voler studiare COME un certo fenomeno si manifesta in un insieme definito di entità, bisogna
definire e individuare:

-> FENOMENO

->L'UNITÀ STATITISTA

->POPOLAZIONE

● CHE COSA STUDIAMO? FENOMENO

Un evento, naturale o provato dall'uomo, può essere osservato direttamente (es. Evento demografico) o
indirettamente (es. Qualità di vita della popolazione).

La statistica si interessa a dei FENOMENI COLLETTIVI:

1- fenomeni che si riferiscono ad una collettività di casi singoli

2- fenomeni originati dalla ripetizione dell'osservazione di unico fenomeno

La statistica descrittiva è l’insieme dei metodi utilizzati per rilevare, sintetizzare e interpretare i dati
espressione di un certo fenomeno d’interesse in un insieme di entità.

● SU CHI STUDIAMO IL FENOMENO?

UNITÀ STATITICA: Unità elementare su cui viene POPOLAZIONE: Insieme di unità omogenee rispetto
studiato il fenomeno oggetto di studio. Insieme di unità ad una o più caratteristiche d’interesse
omogenee rispetto a 1 o più caratteristiche.

INDIVIDUO un insieme di unità amministrative: i Comuni

AGGREGATO INDIVIDUALE/ ENTI/ un insieme di stabilimenti: le imprese manifatturiere


TERRITORIALI

EVENTO accadimento periodico unico una superficie: il territorio di una regione


PRODOTTO CULTURALE associato a un insieme di eventi: i fatti criminosi in un periodo
rappresentazioni simboliche

UNITÀ DI RACCOLTA: l'oggetto sociale a cui si un insieme di soggetti: i componenti di una famiglia
riferiscono le caratteristiche studiate

UNITÀ D'ANALISI: le caratteristiche vengono


attribuite nella fase di analisi dei dati

UNITÀ DI RILEVAMENTO individuo e unità di


analisi aggregato territoriale

Una popolazione è diversa dalle singole unità che la compongono: la nascita e il decesso sono fatti individuali, la
natalità e la mortalità sono fatti collettivi e quindi fenomeni di interesse per uno studio di tipo statistico

Una popolazione statistica, definita anche universo o collettivo statistico è un insieme di unità statistiche che hanno
almeno una caratteristica in comune. La popolazione deve essere contestualizzata nel tempo e nello spazio e per
questo motivo si distingue in:

 Popolazione/ di Stato popolazione definibile precisando un unico istante di tempo (es. gli abitanti di Rieti
al 1 Settembre 2018);
 Popolazione/collettivo di movimento popolazione definibile in un intervallo di tempo (es. i laureati al
corso di studio della Federico II nell’anno accademico 2018/2019).

Una popolazione omogenea rispetto ad una caratteristica può essere suddivisa sulla base di altre informazioni, es.
sesso, titolo di studio…

Es.

Ogni gruppo di unità di una popolazione, a sua volta omogeneo rispetto ad un altro aspetto, è detto sotto-
popolazione: gli italiani di sesso maschile e gli italiani di sesso femminile sono due sottopopolazioni del collettivo
formato da tutti i cittadini italiani.

Una popolazione finita è detta EMPIRICA se tutte le unità possono entrare a far parte della ricerca, mentre una
popolazione è detta TEORICA se alcune unità non possono essere effettivamente osservate, es. il numero degli
immigrati clandestini italiani è una popolazione finita, ma teorica in quanto anche con tecniche raffinate non
potremmo mai raggiungere tutti gli immigrati presenti sul nostro territorio.
Se consideriamo un gruppo selezionato dalla popolazione in base a certi criteri prestabiliti parliamo di campione->
La statistica inferenziale è l’insieme dei metodi che utilizzano la probabilità per ottenere una stima di una
caratteristica relativa a tutta la popolazione a partire dai risultati (generalizzati alla popolazione) osservati su
campione.

Le procedure per scegliere il campione si possono suddividere in due grandi famiglie:

Campionamento probabilistico (casuale): insieme di tutte quelle tecniche di formazione del campione in cui la
selezione delle unità è affidata a regole probabilistiche

Campionamento non probabilistico: insieme di tutte quelle tecniche di formazione del campione in cui la
selezione delle unità è affidata a specifiche esigenze di ricerca e/o alla mancanza di informazioni esatte sulla
popolazione.

COME SI RACCOLGONO I DATI

La rilevazione dei dati, o fase di campo, prevede che il ricercatore compia scelte importanti per proseguire la sua
ricerca.

1. decidere se la raccolta dei dati debba riguardare tutta la popolazione (indagine totale o censuaria) o una
parte della popolazione (campione->indagine campionaria)
 Rilevazione Totale: si ottiene la conoscenza esatta del fenomeno analizzato;
 Rilevazione Parziale: si ottiene una stima del fenomeno analizzato

Per scegliere una delle due rilevazioni bisogna anche considerera

*I principali motivi che spingono il ricercatore a optare per un’indagine campionaria sono la riduzione dei
tempi e dei costi della ricerca, ma bisogna prestare attenzione che il campione riproduca in piccolo le
caratteristiche della popolazione. Per questo le unità che compongono il campione devono essere estratte in
maniera casuale; nel caso ciò avvenga il campione sarà casuale e attraverso l’inferenza statistica sarà
possibile controllare il grado di accuratezza dei dati rilevati sul campione. Nel caso in cui il campione sarà
scelto attraverso un campionamento non probabilistico allora non sarà possibile generalizzare i risultati
rilevati sul campione all’intera popolazione.
2. Il ricercatore deve stabilire il modo con cui acquisire i dati. Le tecniche di rilevazione sono diverse e
possono essere distinte rispetto all’azione che il ricercatore mette in campo per ottenerli:
 Osservare
 Interrogare
 Leggere
*Le tecniche più utilizzate per acquisire i dati sono l’ESPERIMENTO e il QUESTIONARIO ma è
possibile ricorrere a raccolte di dati predisposte da enti a società che sono già pronte per essere lette e
analizzate dal ricercatoreLE FONTI STATISTICHE SECONDARIE

Quando il ricercatore non è nelle condizioni per poter realizzare la fase di rilevazione dei dati per
carenza di risorse, tempi ristretti o perché i dati occorrenti alla propria ricerca sono disponibili perché
raccolti da altri sistematicamente.

I vantaggi delle fonte statistiche secondarie sono l’azzeramento di costi di produzione e di costi,
mentre bisogna far attenzione alla qualità del processo di produzione del dato realizzato da terzi e
acquisire metadati.

I DATI AMMINISTRATIVI più utilizzati sono i dati anagrafici comunali che consentono di conoscere
la struttura per età, stato civile, genere e composizione familiare della popolazione, ma non contiene
altre informazione. I CENSIMENTI hanno scopi sia gestionali che amministrativi. LE INDAGINI
CAMPIONARIE realizzate dagli enti pubblici. Si tratta di fonti acquisite con la lettura perchè il
ricercatore che le utilizza non interroga i soggetti in prima persona ma si avvale di dati raccolti da altri
enti.

I TEMPI E I COSTI DELLA RILEVAZIONE

Le indagini campionarie consentono di ottenere notevoli vantaggi competitivi fornendo risultati in


tempi più brevi e con costi nettamente ridotti rispetto ad una indagine censuaria.

LA RICCHEZZA DI DETTAGLI DELLA RILEVAZIONE

Le indagini campionarie si distinguono dalle indagini censuarie per la possibilità di andare in


profondità nella ricerca dell’informazione.

Rapidità : nel raccogliere e trattare i dati

 nel pubblicare i risultati delle analisi

Analisi di eventi stagionali o periodici che richiedano interventi immediati (Occupazione, Attività produttive,
Malattie, Migrazioni, …)

I CARATTERI: IDENTIFICARE E DESCRIVERE UN FENOMENO

Ciascun fenomeno può essere rappresentato per mezzo di una o più caratteristiche che lo identifichino (ES. il reddito
per la ricchezza). In statistica ogni caratteristica è detta carattere/variabile (X) e può assumere modalità (x)
differenti in corrispondenza delle diverse unità del collettivo. Le modalità devono essere:

ESAUSTIVE: in grado di rappresentare tutti i possibili modi di essere di un carattere;

MUTUA ESCLUSIVITÀ: le classi definite non devono sovrapporsi

Le modalità di un carattere possono essere:

V. QUANTITATIVE: quando le modalità sono espresse attraverso numeri cardinali

V.QUALITATIVE: quando le modalità sono espresse attraverso attributi

Quando una variabile assume sempre la stessa modalità è una costante.


CARATTERE QUALITATIVO o MUTABILE CARATTERE QUANTITATIVO o VARIABILE

 Nominale/sconnesse (non ordinabile)  discreto enumerabile (n. di figli, età in


(religione, luogo di nascita…) non ammettono alcun anni…) le modalità sono espresse da numeri
ordine logico, “questo o quello” interi. Modalità che si ottengono tramite
Modalità basate sull’uguaglianza o differenza conteggio

 ordinale (rettilineo o ciclico)  continuo misurabile (peso, altezza…) le


(grado di soddisfazione, titolo di studio…) modalità sono espresse da numeri reali.
hanno un ordine (logico) crescente. Modalità Modalità che si ottengono tramite
che possono essere superiori o inferiori, misurazione
maggiori o minori oppure uguali
Possiamo anche classificarli come: trasferibili (es.
reddito, N. di dipendenti…) non trasferibili (es. peso,
età…)

Si può dire che in ordine si possono


osservare a>b oppure a<b oppure
a=b

a=b a≠b

a>b b>a

a-b a/b  confronto tra grandezze

ESEMPIO 1

Analizzando la tabella riportata di seguito rispondere alle seguenti domande:


1) Da chi è composto il collettivo e che dimensione ha? Il collettivo è composto dalle diverse aziende e ha una
numerosità pari a 14

2) Quanti e quali sono i caratteri studiati ? 3 caratteri: tipo azienda, settore e numero addetti

3) Che natura hanno i caratteri studiati? Tipo= qualitativa sconnessa, settore= qualitativa sconnessa e nuemro
addetti= quantitativa discreta

4) Quali sono le modalità dei caratteri studiati? Tipo= spa, srl, sas; settore= le attività; numero addetti modalità
numeriche ottenute attraverso il conteggio

VARIAZIONI ASSOLUTE E RELATIVE

ESEMPIO 2

Consideriamo un carattere (ES. prezzo in €) osservato in due momenti diversi per un bene

La differenza tra il prezzo del 2013 e il prezzo del 2011 prende il nome di variazione assoluta

xj - xi

Il rapporto tra il prezzo del 2013 e il prezzo del 2011 prende il nome di variazione relativa

Xj/xi

La variazione assoluta ci dice come il fenomeno si è modificato in termini assoluti tra due momenti t e t+1 ed è
espressa nella stessa unità di misura di quanto osservato.

ES.2 *Il prezzo del pacchetto di sigarette e della bottiglia di vino tra il 2011 e il 2013 è aumentato di 0.30 € (var.
assoluta). Ma possiamo dire che il fenomeno prezzo del pacchetto e il fenomeno prezzo della bottiglia tra il 2011 e il
2013 si sono modificati nello stesso modo? Con la variazione assoluta no!

La variazione relativa ci dice come il fenomeno si è modificato in t+1 in relazione a come lo stesso si presentava
nel momento iniziale t: ci dice quindi quanta parte del numeratore spetta ad ogni quantità unitaria espressa al
denominatore del rapporto.

ES.2* il prezzo del pacchetto di sigarette e della bottiglia di vino tra il 2011 e il 2013 in termini relativi è
rispettivamente di 1.0667 e 1. 0326 (per ciascun Euro speso nel 2011).

Se alla var. relativa sottraiamo 1, ed esprimiamo in percentuale il risultato, si ottiene il cosiddetto tasso di
variazione: possiamo leggerlo come la velocità di cambiamento del fenomeno d’interesse. ES. 3
Dall’analisi dei dati sull’occupazione per posizione professionale risulta che c’è stata in termini assoluti una
maggior variazione per dirigenti e impiegati, anche se in termini relativi il maggior incremento è stato
osservato tra i liberi professionisti. Osservando la struttura dell’occupazione con i rapporti di composizione
possiamo rilevare come ad es. il “peso” dei lavoratori in proprio dal 1996 al 2003 sia diminuito, mentre quello
dei coadiuvati è rimasto uguale.

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