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STATISTICA RIASSUNTI

CAPITOLO 3 LA RICERCA QUANTITATIVA- FASI DELLA RICERCA


La ricerca quantitativa è quella formalizzata perché prevede una specifica sequenza di passi da compiere. La
ricerca scientifica è un processo creativo di scoperta che si sviluppa secondo un itinerario prefissato e
secondo delle procedure prestabilite e consolidate all'interno della comunità scientifica. Creativo per la
capacità personale del ricercatore, la sua perspicacia e la sua intelligenza intuitiva.

Reichenbach ha distinto due momenti nella ricerca scientifica:

- il contesto della scoperta non è possibile stabilire regole nelle procedure perché riguarda la concezione di
una nuova idea
- il contesto della giustificazionein cui occorre seguire regole ben precise poiché riguarda il modo in cui
l'idea è presentata, giustificata, difesa, messa alla prova

LA PRIMA REGOLA della ricerca empirica è che essa deve svilupparsi in un quadro collettivamente condiviso:
è un processo collettivo perché necessitano di controllo ( concetti e procedimenti usati devono essere
standardizzati e i risultati devono poter essere verificati anche da altri) e di cumulatività ( la scienza è una
accumulazione sistematica di conoscenza).
Pubblicità, controllabilità e ripetibilità delle procedure rappresentano quindi l'unica possibile oggettività
della conoscenza sociologIca.
Deve essere seguito un approccio sistematico e usare la strumentazione consolidata dell'esperienza di coloro
che lo hanno preceduto e che è stata da accettata dalla comunità scientifica.

L’ITINERARIO DI RICERCA è un percorso ciclico che inizia da una teoria, attraversa le fasi di raccolta e analisi
dei dati e ritorna alla teoria:

1. TEORIA La DEDUZIONE permette di passare dalla teoria generale a delle ipotesi specifiche che sono
2. IPOTESI un'articolazione parziale della teoria

3. RACCOLTA DEI DATI L’OPERATIVIZZAZIONE consente di trasformare le ipotesi in affermazioni in affermazioni


osservabili. La RILEVAZIONE EMPIRICA dei dati si divide in 2 momenti: a) operativizzazione
dei concetti (trasformazione dei concetti variabili che sono entità rilevabili); b) scelta
dello strumento e delle procedure di rilevazione

Ne consegue il DISEGNO DI RICERCA (piano di lavoro sul campo che stabilisce le varie fasi dell'osservazione
empirica. ES. il numero degli intervistati, scelti con un determinato criterio, utilizzando il questionario e così
via)
ORGANIZZAZIONE DEI DATI è necessaria per analizzarli e consiste nel trasformare le info grezze
e non ancora sistematizzate in una matrice rettangolare di numeri detta matrice dei dati; dopo
4. ANALISI DEI DATI
aver codificato i dati è possibile iniziare l'analisi che in genere consiste in elaborazioni
statistiche condotte con l'ausilio di un computer

5. PRESENTAZIONE DEI RISULTATI INTERPRETAZIONE delle analisi statistiche svolte consente di arrivare ai
risultati.

Infine con un processo di induzione il ricercatore torna alla teoria per confrontare le risultanze empiriche con
le ipotesi teoriche e con la teoria di partenza per arrivare ad una sua conferma o ad una sua riformulazione.
ALCUNE DEFINIZIONI
TEORIA è un “insieme di proposizioni organicamente connesse che si pongono ad un elevato livello di
astrazione e generalizzazione rispetto alla realtà empirica, le quali sono derivate da regolarità empiriche e
dalle quali possono essere derivate dalle previsioni empiriche”
IPOTESI è “una proposizione che implica una relazione tra due o più concetti, che si colloca ad un livello
inferiore di astrazione e generalità rispetto alla teoria, e che permette una traduzione della teoria in termini
empiricamente controllabili”  la validità della teoria dipende proprio dalla sua trasformabilità in ipotesi
empiricamente controllabili (controllabilità è un criterio della scientificità)
Può capitare che le ipotesi vengano sviluppate dopo aver raccolto i dati e quindi confrontate a posteriori. Inoltre può
anche capitare che la teoria non sia così ben definita da consentire ipotesi chiare e nette.
CONCETTO è il contenuto semantico dei segni linguistici e delle immagini mentali. Deriva dall'azione di
ordinare il molteplice sotto un unico atto di pensiero, serve per aggiungere ad astrazione dal significato
universale; è il mezzo attraverso cui l'uomo può conoscere e pensare, è fondamento di ogni disciplina scien.
L'ipotesi è una proposizione che implica una relazione tra due o più concetti, quindi, questi sono i mattoni di
una teoria.

OPERATIVIZZAZIONE DEI CONCETTI consente di realizzare la traduzione empirica di una teoria:


1^ passaggio: applicare i concetti a oggetti concreti farli diventare attributi o proprietà di oggetti detti
“unità di analisi”. Queste proprietà variano tra le unità di analisi
2^ passaggio: dare una definizione operativa al concetto cioè stabilire delle regole per la sua traduzione
3^ passaggio: vera e propria operativizzazione cioè l'applicazione delle regole ai concreti casi studiati.
 Variabile proprietà operativizzata
 Modalità  gli stati operativizzati che la variabile può assumere (ad ognuna viene assegnato un
diverso valore simbolico, di solito un numero.

ESEMPIO il concetto di livello culturale può essere rilevato attraverso la variabile “titolo di studio" riferita a
individui, e che assume stati diversi nei vari soggetti studiati; Questi Stati vengono registrati nelle 5 modalità
di “senza titolo”, “licenza elementare”, “licenza media”, “diplome”, “laurea”; a esse vengono assegnati
rispettivamente i valori di 0,1,2,3,4

CONCETTO ---------- PROPRIETA’----------------------- VARIABILE


operativizzazione

UNITA’ DI ANALISI sono l’oggetto sociale al quale afferiscono le proprietà studiate.


È sempre la prima cosa che viene stabilita. Tipi: individuo, l’aggregato di individui, il gruppo-organizzazione-
istituzione, l’evento, il prodotto culturale.
 Gli aggregati di individui (comuni province regioni) implicano una distinzione tra unità di analisi e
unità di rilevamento in quest'ultimo caso le variabili derivano da operazioni matematiche
effettuate su variabili rilevate a livello INDIVIDUALE come reddito medio, occupazione ecc. Quindi in
questo caso le unità di analisi sono gli aggregati ma l'unità di rilevamento sono gli individui.
 Se invece parliamo di gruppo-organizzazione-istituzione la maggior parte delle variabili è
rappresentata dalle “variabili collettive strutturali” oppure “variabili globali” dove quindi l'unità di
rilevamento e il collettivo stesso.
CASI solo gli esemplari di una data unità di analisi. L'unità di analisi e l'oggetto sociale al quale afferiscono le
proprietà.
Questa unità di analisi viene localizzata nel tempo e nello spazio definendo la POPOLAZIONE DI
RIFERIMENTO di ricerca. Questa popolazione di riferimento può essere integralmente oggetto di studio
oppure solo una parte di essa viene studiata. Si dovrà quindi andare ad estrarre un campione casuale o un
campione creato con altri criteri di selezione.
L’unità di analisi è singolare e astratta, i casi sono identici e concreti e sono gli oggetti specifici.

LE VARIABILI
VARIABILE è un concetto operativizzato; più di preciso è la proprietà operativizzata di un oggetto, in
quanto il concetto per poter essere operativizzato ha dovuto essere applicato a un oggetto divenendone
proprietà.
CONCETTO ---------- PROPRIETA’----------------------- VARIABILE
peso peso di un oggetto peso misurati in kg con bilancia

Non c'è una corrispondenza biunivoca tra concetto e variabile perché uno stesso concetto può essere
operativizzato in modi diversi, cioè in quanto proprietà può essere associato a differenti unità di analisi. Può
dare luogo quindi a diverse variabili. Una variabile può variare tra diverse modalità (ognuna di queste
identificata da un valore) corrispondenti ai diversi stati delle proprietà. Es variabile genere, stato maschio e femmina
Se una variabile nello studio che viene condotto risulta invariante viene definita “costante”.

La VARIAZIONE di una variabile può realizzarsi in due modi: nel tempo sullo stesso caso (studio
LONGITUDINALE diacronico); nello stesso tempo, tra i casi (studio TRASVERSALE sincronico)

Primo nelle scienze naturali, secondo in quelle sociali.

Esistono 4 CRITERI di distinzione tra le variabili: 1) MANIPOLABILITA’ 2) POSIZIONE NELLA RELAZIONE DI


CAUSA-EFFETTO 3) OSSERVABILITA’ 4) CARATTERE INDIVIDUALE O COLLETTIVO

1) Le variabili NON MANIPOLABILI comprendono le proprietà che non sono modificabili dal ricercatore (ex
genere, età, istruzione, intelligenza, ecc); MANIPOLABILI sono invece quelle che il ricercatore può
controllare e modificare attivamente

2) Questa distinzione riguarda il ruolo delle variabili nell'analisi dei dati, la loro utilizzazione nella
spiegazione scientifica. V. DIPENDENTI e INDIPENDENTI. In una relazione asimmetrica tra due variabili
cioè quando c'è una variabile che influenza l'altra chiamiamo variabile indipendente la variabile che
influenza, dipendente quella che è influenzata.
Se la relazione di dipendenza è di tipo causale la causa è la variabile indipendente e l'effetto la variabile
dipendente.
In una relazione multivariata la variabile dipendente è una sola ed è rappresentata dal fenomeno da
spiegare, mentre le variabili indipendenti sono le spiegazioni

3) V. LATENTI e OSSERVATE  distinzione basata sulla rilevazione empirica. LATENTI sono le variabili non
direttamente osservabili perché rappresentano concetti molto GENERALI o COMPLESSI (es. status
socioeconomico, intelligenza, coesione sociale); per operativizzarle si fa ricordo a variabili osservabili a
esse semanticamente legate.
DIFF CON I CONCETTI ( Le variabili latenti sono diverse dai concetti perché possono essere operativizzate
attraverso alcune tecniche di analisi dei dati anche se non sono direttamente osservabili;
Queste variabili poi appartengono, oltre alla teoria, alle tecniche e vengono definite a partire dai dati empirici ad
esempio i fattori dell'analisi fattoriale).OSSERVATE sono le variabili direttamente osservabili (età, genere…)

4) V.INDIVIDUALI/ COLLETTIVE: (collett) le variabili aggregate dove le proprietà del collettivo derivano
da proprietà dei singoli componenti del gruppo. In questo caso le variabili sono sempre rilevate a
livello individuale e la v. collettiva deriva da un’operazione matematica fatta sulle v. individuali. V.
globali sono proprietà esclusive del gruppo che non derivano da proprietà dei membri che lo
compongono.
Le variabili collettive attribuite ai singoli individui vengono dette variabili contestuali.

La decisione su come operativizzare un concetto è totalmente affidata alla discrezionalità del ricercatore al
quale possono essere chiesto di esplicitare e giustificare le scelte. La definizione operativa non è mai
perfettamente adeguata perché non è mai sufficiente raccogliere tutta la complessità di un concetto teorico ;
questa è un atto arbitrario e soggettivo ma paradossalmente in essa trovano fondamento i caratteri di
scientificità e oggettività della ricerca sociale. Piano piano si forma una convergenza all'interno della
comunità scientifica permettendo di arrivare ad una definizione operativa convenzionale di carattere
intersoggettivo.

LA DEFIN. Operativa RENDE ESPLICITA L’ARBITRARIETA’ E LA RENDE CONTROLLABILE!

Un'altra classificazione delle variabili riguarda il tipo di operazioni che possono essere fatte su di essi e
quindi quali sono le procedure di elaborazione statistica che si possono applicare, quindi, questa
classificazione attiene alle caratteristiche logico matematiche di una variabile.

Le procedure di operativizzazione sono raggruppabili in quattro classi: classificazione, ordinamento,


misurazione e conteggio.

 NOMINALI quando la proprietà di registrare assume stati discreti non ordinabili. Stati discreti: la
proprietà può assumere solo stati finiti, non ci sono stati intermedi (es. genere M e genere F). Non
ordinabili: non è possibile stabilire un ordine, una gerarchia tra di essi
 RELAZIONI DI UGUAGLIANZA O DIFFERENZA = O =/
 Classificazione (le categorie nelle quali gli stati della proprietà vengono classificati devono avere il
requisito della esaustività ossia ogni caso deve essere collocato in una delle categorie previste, della
mutua esclusività un caso non può essere classificato in più di una categoria e della unicità del
criterio di divisione.
 Alle modalità viene associato un simbolo detto “valore”, che ha solo il significato di identificare la
categoria (M=1 F=0) NESSUN SIGNIFICATO NUMERICO
 Un caso particolare di una variabile nominale si ha quando le modalità sono solo due es. Occupato e
Disoccupato: sono variabili dicotomiche e hanno la proprietà di poter essere trattate statisticamente
con strumenti normalmente non applicabili alle variabili nominali!!!!!
 ORDINALI quando la proprietà da registrare assume stati discreti ordinabili. (es. titolo di studio,
gerarchia occupazionale, ceto sociale). C’è un ordinamento. Non è nota la distanza che intercorre tra la
diverse modalità.
 RELAZIONI DI UGUAGLIANZA, DIFFERENZA, E DI ORDINE quindi maggiore o minore o uguale
 Ordinamento
 L'attribuzione dei valori alle singole modalità non sarà casuale ma dovrà utilizzare un criterio che
preservi l'ordine tra gli Stati della proprietà
 Le variabili possono essere ordinabili per due motivi o perché derivano da proprietà originariamente
costituite da stati discreti (ad esempio il titolo di studio) o perché derivano da proprietà continue che
sono state registrate su una sequenza solo ordinale per difetto di strumenti di misurazione ( esempio
domande di un questionario che prevedono risposte graduate tipo molto, abbastanza, poco, per niente)
 CARDINALI  sono variabili per le quali i numeri che ne identificano le modalità (i valori) non sono delle
semplici etichette ma hanno un pieno significato numerico. (età, reddito, tempo, distanza da percorrere, n.
di figli)
 RELAZIONI DI UGUAGLIANZA, DIFFERENZA, E DI ORDINE, SOTTRAZIONE E SOMMA, MOLTIPLICAZIONE E
DIVISIONE (perché si conosce la distanza esistente tra i valori e tra queste ci sono queste ultime 2 op.). È
possibile determinare queste distanze in quanto esiste un'unità di riferimento
 MISURAZIONE E CONTEGGIO: la misurazione quando si verificano 2 condizioni: la proprietà da misurare
è continua (può assumere stati intermedi in un dato intervallo tra due stati qualsiasi) , esiste un’unità di
misura prestabilita che consente di confrontare la grandezza da misurare con una grandezza di
riferimento. Conteggio quando la proprietà da registrare è discreta(stati finiti) ed esiste un unità di conto
cioè un'unità elementare che è contenuta un certo numero di volte finito nella proprietà dell'oggetto. In
questo caso l’operativizzazione consiste nel contare quante unità di conto sono incluse nell'ammontare
di proprietà posseduta dall'oggetto (es. numero di figli, numero di stanze, numero di addetti, numero di
libri letti). L'unità di conto è naturale, mentre l'unità di misura è convenzionale.

Le proprietà continue che variano in modo graduale tra gli individui non riescono a passare dalla
condizione di proprietà continua a quella di variabile cardinale per la difficoltà di applicare una unità di
misura agli atteggiamenti umani. Ad esempio, abbiamo la tecnica delle scale SCALING che fino
dagli anni 20 del secolo scorso si propose di misurare opinioni e atteggiamenti e valori e in generale
proprietà continue che attengono alla struttura psicologica e valoriale dell'individuo. Vengono utilizzati
gli strumenti matematico statistici previsti per le variabili cardinali e quindi si è deciso di definirle
variabili quasi-cardinali.
RILEVAZIONE EMPIRICA CONCETTO
Per dare una definizione operativa a questi concetti sociologici molto generali si utilizzano gli indicatori
concetti + semplici, specifici, traducibili in termini osservabili, che sono legati ai concetti generali da un
“rapporto di indicazione o di significato”. Da CONC GENERALI a CONC SPECIFICI che sono collegati ai primi da
affinità di significato. Un indicatore può essere connesso con più concetti dal contenuto semantico molto
diverso (esempio la partecipazione di riti religiosi può essere indicatore sia di conformismo che di religiosità)

Gli indicatori sono specifici: prendono solo un aspetto del concetto generale e complesso 1 CONCETTO +
INDICATORI. La scelta tra la molteplicità di indicatori con cui operativi un concerto sarà stato dal ricercatore a
sua discrezione.

DIMENSIONI: le diverse articolazioni in cui può essere specificato in un concetto; da queste possono essere
individuati in indicatori.

La rilevazione empirica di un concetto non direttamente osservabile avviene in quattro fasi:

1. articolazione del concetto in dimensioni nella prima fase si esegue una riflessione teorica
nella quale il concetto viene analizzato nelle sue principali componenti di significato
2. scelta degli indicatori si individuano gli indicatori afferenti ad ogni dimensione e si scelgono
come indicatori dei concetti specifici possibili di rilevazione empirica
3. operativizzazione degli indicatori si trasformano in variabili
4. formazione degli indici quando un concetto viene scomposto in dimensioni e rilevato con
diversi indicatori si ha l'esigenza di sintetizzare in un unico indice la pluralità di variabili ottenute.
INDICE: combinazione di indicatori volta a ricostruire il concetto generale nella fase di analisi dei dati.

ERRORE DI RILEVAZIONE L'errore di rilevazione rappresenta lo scarto tra il concetto teorico e la


variabempirica

Questo errore si divide in errore sistematico ed errore accidentale. Il valore osservato della variabile è la
somma di tre parti: il valore vero e le due componenti dell'errore.

VALORE OSSERVATO = VALORE VERO + ERRORE SISTEMATICO + ERRORE ACCIDENTALE


Variabile concetto

ERRORE SISTEMATICO  È un errore costante che si presenta in tutte le rilevazioni

Il suo VALORE MEDIO sul totale dei casi osservati non è mai pari a 0, ma assume un valore positivo o
negativo poiché il valore osservato tende sistematicamente a sovrastimare o sottostimare il valore vero

ERRORE ACCIDENTALE È un errore variabile che varia da una rilevazione all’altra

Si tratta di oscillazioni che su tutte le possibili repliche della rilevazione e su tutti i possibili campioni tendono
ad una media pari a 0.

È possibile commettere errori sia nella fase di indicazione (scelta degli indicatori) sia nella fase di
operativizzazione (rilevazione degli indicatori).

L’errore nella FASE DI INDICAZIONE è un errore SISTEMATICO. Un indicatore sarà tanto più
valido quanto maggiore sarà la sua parte indicante cioè di sovrapposizione semantica con il concetto e
minore sarà la sua parte estranea. Se nell’indicatore scelto la parte estranea sovrasta quella indicante
l'indicatore è effetto da un errore sistematico di indicazione.

L’errore nella FASE


DI OPERATIVIZZAZIONE è un errore SISTEMATICO o
ACCIDENTALE. In una ricerca condotta tramite interviste su un campione di soggetti, il processo di
operativi zazione può essere articolato in tre fasi: (tutte possono essere affette da errori): fase di selezione
delle unità studiate, fase di rilevazione dei dati (osservazione), fase di trattamento dei dati.

a) Errori di selezione dovuti al fatto che non si opera sulla intera popolazione ma su un campione.
Questi si dividono in:
1) errore di copertura relativo al fatto che la lista della popolazione dalla quale stiamo estraendo i casi
del campione non è completa
2) errore di campionamento dovuto al fatto che si sta utilizzando un campione e non una popolazione
3) errore di non risposta poiché alcuni casi selezionati possono non essere raggiunti dall'intervistatore o
rifiutarsi di rispondere
b) Errori di osservazione che possono avere quattro diverse fonti:
1) Errori dovuti all'intervistatore condizionamento, registrazione errata di risposte
2) errori dovuti all'intervistato errata comprensione della domanda, risposte menzognere per fare bella
figura, manchevolezza della memoria
3) errori dovuti allo strumento domande mal formulate, domande tendenziose
4) errori dovuti al modo di somministrazione non sempre si seleziona il modo più adeguato ed efficace
c) Errori nel trattamento di dati ES. errori di codifica, di trascrizione e di elaborazione
Tutti questi errori possono essere sia sistematici sia accidentali!!!!
ES. una domanda sul reddito comporterà una sottostima costante del reddito vero e quindi non è
sistematico; una domanda che porta a fraintendimenti variabili da un soggetto all'altro è un errore
accidentale.

L'unica componente misurabile dell'errore globale che attiene a qualsiasi rilevazione è l'errore di
campionamento per cui esiste una formula precisa. (Per questo motivo viene portato come
errore globale anche se non si dovrebbe)

ATTENDIBILITA’ ha a che fare con la riproducibilità del risultato e segnala grado con il
quale una certa procedura di traduzione di un concetto produce gli stessi risultati in prove ripetute
con lo stesso strumento di rilevazione (stabilità) o con strumenti equivalenti (equivalenza).
(solitamente associata all’errore accidentale).

A) La prima forma di attendibilità studiata è stata la stabilità nel tempo della rilevazione. È stata
misurata con la tecnica del TEST-RETEST: consiste nel replicare la rilevazione sugli stessi soggetti nel calcolare
la correlazione tra i due risultati. Questa soluzione è difficilmente applicabile alle scienze sociali per due
motivi:

1. la reattività del soggetto umano (ad esempio l'intervistato può ricordare il primo test o aver appreso da
questo e quindi alterare il risultato del secondo test);

2. il cambiamento che può intervenire nel soggetto tra la prima e la seconda rilevazione.

3. Inoltre, non vengono considerati gli errori accidentali attribuibili allo strumento e le modalità di rilevazione

B) Proposta una seconda definizione in termini di equivalenza: si guarda alla correlazione tra due
procedure diverse ma assai simili tra di loro.

- “suddivisione a metà” dove l’attendibilità è data dalla correlazione tra due metà dello stesso test (esempio
faccio un confronto tra punteggi dati alle domande pari e quelli dati alle domande dispari di uno stesso test).

- “forme equivalenti”, secondo cui due test sono detti paralleli quando si presuppone misurino lo stesso
valore vero sottostante, differendo solo per l’errore casuale (esempio test lunghi uguali, con domande
formulate allo stesso modo, sulla stessa tematica ecc)

C) La terza soluzione si basa sul presupposto che gli errori accidentali non variano solo tra test e test ma
anche tra domanda e domanda di uno stesso test. Sono state proposte le misure basate sulla “coerenza
interna” (es Alfa Di Cronbach) dove l'attendibilità del test è stimata attraverso la correlazione delle
risposte ad ogni domanda con le risposte a tutte le altre domande. L'applicazione però di queste tecniche a
ricerchi sociali è difficile e quindi resta valido l'orientamento di fondo per cui l'attendibilità di una rilevazione
può essere controllata attraverso rilevazioni plurime con strumenti diversi.

VALIDITA’ fa invece riferimento al grado con il quale una certa procedura di traduzione di un
concetto variabile effettivamente rileva il concetto che si intende rilevare. (solitamente associata all’errore
sistematico).

Per quanto riguarda la validità invece in genere l'errore di validità si colloca nel passaggio da
concetto a indicatore e nasce dall'errore di indicazione. È molto difficile da valutare ed è articolabile
in due corrispondenti procedure di convalida:
- la validità di contenuto  indica il fatto che l'indicatore prescelto copra effettivamente l'intero
dominio di significato del concetto. Una convalida di questo tipo può avvenire solo su un piano
puramente logico. Consiste quindi in una scomposizione del concetto in dimensioni
assicurandosi che tutte le dimensioni siano coperte dagli indicatori prescelti. VELIDITA’ TEORICA
- la validità per criterio prevede che la convalida si basi sulla corrispondenza tra l'indicatore è
un criterio esterno che per qualche motivo si ritiene collegato con il concetto. Questo criterio
può essere un'altro indicatore già accettato come valido ho un fatto oggettivo di carattere
comportamentale. QUESTA VALIDITA’ PUO ESSERE DETTTA EMPIRICA PERCHE è POSSIBILE
QUANTIFICARE QUESTA CORRISPONDENZA
- validità di costrutto è un altro tipo di validità che combina le altre due e indica la rispondenza
di un indicatore alle attese teoriche in termini di relazioni con le altre variabili (esempio esiste
una correlazione inversa tra il livello d'istruzione e il pregiudizio razziale quindi questa
correlazione deve essere verificata anche dall'indicatore di pregiudizio scelto)

CAPITOLO 4 CASUALITA’ E ESPERIMENTO


Il dibattito sul concetto di causa arriva ad affermare che su un piano empirico non potremmo mai provare in
modo definitivo l'esistenza di una legge causale. È possibile solo ipotizzare solo su un piano teorico una
relazione causale che implica fatti osservati. Se osserviamo empiricamente che una variazione di x è
regolarmente eseguita da una variazione di y, tenendo costanti tutte le altre possibili cause di y, abbiamo un
forte elemento empirico di corroborazione dell'ipotesi che x sia a causa di y. Non possiamo dirlo su un piano
empirico ma su un piano TEORICO.

Per poter corroborare empiricamente un'ipotesi di relazione causale tra due variabili si deve disporre di
elementi empirici su tre aspetti:

a. COVARIAZIONE tra variabile indip e dip: si deve osservare una variazione della variabile
indipendente e poi contemporaneamente della variabile dipendente: al variare di una varia
anche l’altra;
b. DIREZIONE DI CAUSALITA’ al variare di x consegue una variazione di y ma che non è vero il
contrario. Si può verificare empiricamente questo fatto in due modi:
Mediante MANIPOLAZIONE DELLA V.INDIP  il ricercatore con la sua azione fa variare la
variabile X se a seguito di questo c’è una variazione di Y vuol dire che esiste un nesso causale da
X  Y e non viceversa.
Mediante il CRITERIO DELLA SUCCESSIONE TEMPORALE nasce dall'osservazione che la
variazione della X precede la variazione della Y (solo nel caso di un esperimento è possibile
realizzare una variazione artificiale di una delle due variabili). Alcune direzioni causali si
escludono in automatico per impossibilità logica. (es. La classe sociale influenza l’orientamento
politico ma non viceversa perché se un individuo dovesse cambiare orientamento politico non
sarebbe pensabile che passi da una classe sociale all'altra)
c. IL CONTROLLO su altre possibili cause  si deve poter escludere la variazione simultanea, al
variare della variabile indipendente, di altre variabili ad essa correlata che potrebbero essere
invece che la X la causa della variante il variare della Y.
Controllare le variabili estranee cambia a seconda che operiamo con la logica:
dell’analisi della covariazione: tecnica base che analizza la covariazione nel suo naturale
realizzarsi;
dell’esperimento: analizza la covariazione in una situazione artificiale, dove la variazione di X
è prodotta dal ricercatore in laboratorio
Quando si osserva una variazione tra due variabili X e Y (esempio l'esposizione televisiva di
propaganda e quindi voto per questo determinato candidato) occorre prestare attenzione che
non si tratti di una relazione spuria: una covariazione tra due variabili X e Y che non
deriva da un nesso causale tra le 2, ma dal fatto che esse sono ENTRAMBE INFLUENZATE da
una TERZA variabile Z. Il variare di Z provoca una variazione simultanea di X e Y, senza che
queste abbiano un nesso causale tra loro. (Es. il vero elemento causante è l’età  influenza l’ascolto
televisivo gli anziani guardano di più la tv sono più conservatori).

Il ricercatore può controllare quest’influenza tramite due procedure: la procedura del controllo
cioè la trasformazione delle variabili estranee in costanti eliminandone l’effetto, oppure la
procedura di depurazione cioè della determinazione per via matematica e della conseguente
eliminazione degli effetti delle variabili estranee. La depurazione viene fatta attraverso
elaborazioni statistiche: la tecnica della CORRELAZIONE PARZIALE se l v. Z da controllare è una
sola; regressione multipla se le variabili Z sono più di una.
C’è un altro modo per controllare le variabili estranee che si fonda su un modo diverso di
produrre i dati da analizzare. Si utilizza l’esperimento costruito dal ricercatore. (esempio si
sceglie un campione di 200 cittadini, si divide a caso in 2 gruppi da 100, un gruppo seguirà in tv
la campagna elettorale e un altro no)
Sia con ANALISI STATISTICA DELLA COVARIAZIONE sia con l’ESPERIMENTO si studia una
covariazione tra una v. X ipotizzata causa e una variabile Y ipotizzata effetto. Nel primo caso il
controllo si colloca a valle della raccolta dei dati che egli si limita ad analizzare, nel secondo il
controllo si colloca a monte della produzione stessa dei dati che avviene in una situazione
artificiale da lui costruita. Nell’esperimento si controllano tutte le possibili variabili di disturbo
anche quelle non rilevate e sconosciute. Nell’ analisi statistica della covariazione i controlli sono
applicabili a un numero finito di variabili terze, prestabilite dal ricercatore e rilevate nella fase di
raccolta dei dati.
MANIPOLAZIONE DELLA V. INDIPENDENTE E CONTROLLO DELLE VARIABILI ESTRANEE sono le 2
caratteristiche principali dell’esperimento che lo distinguono dall’analisi statistica della covariazione.

Si parla di “RANDOMIZZAZIONE” quando si assegno in modo casuale (per sorteggio) dei soggetti
ai gruppi (randomizzati)
ESPERIMENTO è una forma di esperienza su fatti naturali che si realizza a seguito di un
deliberato intervento modificativo da parte dell'uomo e quindi si contrappone alla forma di
esperienza che invece deriva dall'osservazione dei fatti nel loro naturale svolgersi.
Nasce e trova sistemazione nelle scienze naturali, mentre la sua applicazione nelle scienze sociali comporta
adattamenti o comunque la realizzazione di alcune sue forme particolari.

Problema fondamentale dell’inferenza causale impossibilità di osservare 2 valori di Y (yt e yc) sulla stessa
unità e nello stesso tempo. (impossibilità di osservazione simultanea)  impossibilità di osservare l'effetto di
X su Y e quindi di controllare empiricamente la presenza di un nesso causale.

Nelle scienze sociali né in quelle naturali non esiste possibilità di controllo empirico di un’inferenza causale
ma si può arrivare solo a delle soluzioni parziali:

1. la soluzione scientifica è perseguibile se si può adottare uno degli strumenti assunti:


a. l'assunto di invarianza: consiste nel supporre stabilità temporale (yc in t1= yc in t0). L'influenza della
rilevazione non risente della precedente rilevazione. A questo punto Yt e Yc non devono essere più
rilevate simultaneamente sulla stessa unità, ma Yc può essere rilevata in un momento precedente t0.
Si rileva Yc  si fa variare X -> si rileva Yt  yt -yc = EFFETTO CAUSALE
b. l'assunto di equivalenza stabilisce che due unità U e V siano equivalenti. Tali che Yc(u) = Yc(v) e che
Yt(u)=Yt(v).
In questo caso la misurazione di Yc viene fatta su un’unità V e di Yt su un’altra misurazione U
Yt(u)-Yc(v)= EFFETTO CAUSALE

2. la soluzione statistica è prevista nelle scienze sociali, perché entrambi gli assunti di invarianza e di
equivalenza sono implausibili. È possibile ottenere due gruppi di individui che siano statisticamente
equivalenti da esporre uno al valore di X e l’altro a un valore diverso sempre di X, sui quali poi rilevare la
variazione di Y. I due gruppi ottenuti dalla randomizzazione differiranno solo per differenze accidentali.
L’effetto causale sarà “medio” E(Yt)-E(Yc)
E  valore atteso, valore medio dei valori Yi dei gruppi

ESPERIMENTO IN LABORATORIO è condotto in una situazione artificiale. Elemento che caratterizza il


laboratorio è il controllo, inteso come possibilità di tenere fuori dall’ambiente sperimentale variabili e
influenze esterne non desiderate e di stabilire da parte del ricercatore nei minimi dettagli le condizioni di
realizzazione dell’esperimento.

Il laboratorio garantisce grande flessibilità perché permette di creare situazioni sperimentali che differiscono
tra di loro anche per un solo piccolo particolare. Inoltre, la manipolazione e la randomizzazione risultano più
facilmente realizzabili in laboratorio. Possono essere divisi in 3 grandi gruppi:

1. STUDI DI COINVOLGIMENTOintervento manipolativo del ricercatore agisce sui soggetti stessi che, per
effetto della dinamica sperimentale, sono indotti a comportamenti che possono essere diversi da quelli
che avrebbero in una situazione di spontaneità
2. STUDI DI VALUTAZIONEsono quelli in cui si richiede ai partecipanti di esprimere un giudizio
3. STUDI DI OSSERVAZIONEsono quelli in cui è richiesta l'osservazione sui soggetti sperimentali

ESPERIMENTO NEL CAMPO è condotto in un contesto di vita reale


2 elementi caratterizzanti il metodo sperimentale:

a. l'assegnazione dei soggetti ai gruppi (RANDOMIZZAZIONE) è il metodo più sicuro per ottenere dei
gruppi che differiscono su tutte le variabili solo per piccole variazioni accidentali. In questo modo si
creano dei gruppi equivalenti. Quando l'assegnazione casuale non è possibile un criterio alternativo è
quello dell'accoppiamento cioè si formano delle coppie di soggetti identici su caratteristiche che si
ritiene rilevanti per il problema studiato assegnando poi una componente della coppia al primo
gruppo e una al secondo gruppo. Con questo metodo però si garantisce l'equivalenza di due gruppi
solo per quanto concerne le variabili posti alla base della formazione delle coppie, ma non si può
sapere i soggetti differiscono per altre importanti caratteristiche; inoltre non è di facile applicazione
questa soluzione soprattutto quando le variabili sono numerose. è vantaggiosa quando i gruppi sono
numericamente esigui: può essere allora in questo caso conveniente puntare al controllo completo di
poche variabili importanti. È anche possibile combinare l'accoppiamento e la randomizzazione
formando delle coppie di soggetti identici su alcune variabili di base e poi assegnando per sorteggio
ai diversi gruppi i componenti di ogni coppia.
b. manipolazione della variabile indipendente nelle scienze sociali è rappresentata da una variabile
nominale; la sua variazione tra i gruppi sperimentali consiste nel fatto che ogni gruppo presenta una
diversa modalità di tale variabile. La variabile indipendente X può variare tra i gruppi o può variare
nel tempo nello stesso gruppo.

Se in un esperimento manca la manipolazione della variabile indipendente esso non è più tale, ma si
ricade nell'analisi della covariazione. Se invece manca la randomizzazione si hanno i cosiddetti “quasi
esperimenti”.

DISEGNI SPERIMENTALI
 DISEGNO solo dopo a due o più gruppi
 DISEGNO prima-dopo a due o più gruppi
 DISEGNO di Salomon a quattro gruppi
 DISEGNO fattoriale

DISEGNI “QUASI SPERIMENTALI”


o DISEGNO prima-dopo a un solo gruppo
o DISEGNO a serie temporale interrotta
o DISEGNO prima-dopo a due gruppi senza assegnazione casuale
o DISEGNO ex post facto (in cui manca anche la manipolazione della v.ind)

Il metodo sperimentale nelle scienze sociali presenta 2 vantaggi fondamentali:

- Il primo è di carattere metodologico, cioè il metodo di ricerca che meglio consente di affrontare il
problema della relazione causale.
- L’altro riguarda la natura dei problemi che permette di affrontare poiché il metodo sperimentale
consente di isolare i fenomeni specifici che nelle condizioni naturali non potrebbero essere studiati in
modo altrettanto sistematico per i fattori che li nascondono, confondono e distorcono.

L’esperimento non è possibile quando la v. X non è manipolabile per questioni di carattere etico o per
difficoltà intrinseche.
Svantaggi: legati a due elementi:

- Artificialità che può essere suddiviso in artificialità dell'ambiente e reattività dei soggetti sperimentali.
Per quanto riguarda l'artificialità dell'ambiente è legata al fatto che in un laboratorio i soggetti si trovano
calati in situazioni distanti da quelle in cui affronterebbero gli stessi stimoli nella vita reale. L’esperimento
ha a che fare con la reazione del soggetto umano di fronte al fatto di sentirsi osservato e quindi si
comporta diversamente di come avrebbe fatto senza esserlo.
- Non rappresentatività i risultati di un esperimento spesso non sono generalizzabili all’intera
popolazione, sia per l’ampiezza del campione, sia per i criteri di selezione dei soggetti sperimentali.
Gli esperimenti di solito sono fatti su campioni assai ristretti; con un campione ampio-> scarsa
rappresentatività del campione.
ERRORE DI CAMP E AMPIEZZA DEL CAMPIONE SONO INVERSAMENTE PROPORZIONALI
- Altro problema è la selezione dei soggetti sperimentalisuccede spesso che questi vengono scelti per
ragioni di comodità all'interno di uno stesso ambiente sociale.

Lo scopo di un esperimento non è quello di descrivere come un certo fenomeno che si presenta nella società
ma di analizzare le relazioni di causa effetto. Esperimento è adatto a tutti quei fenomeni che si collocano
in segmenti limitati di spazio, tempo e numero di persone.

CAPITOLO 5 L’INCHIESTA CAMPIONARIA


Sono 4 le fasi di una ricerca di mercato, ossia di una ricerca che collega i consumatori o i clienti al venditore
raccogliendo presso di loro informazioni che verranno usate dal venditore per definire opportunità di
mercato, generare, rifinire e valutare le azioni di marketing intraprese.

1. Individuazione del problema, attraverso la determinazione delle esigenze conoscitive e degli obiettivi
della ricerca
2. definizione della ricerca attraverso la definizione del disegno della ricerca e delle fonti di dati e
attraverso la determinazione del piano di campionamento e della numerosità campionaria
3. attuazione della ricerca attraverso la rilevazione dei dati la loro successiva analisi e la trasformazione
del risultato in informazioni
4. comunicazioni dei risultati e verifiche

Per la rilevazione dei dati si utilizza un’INDAGINE STATISTICA: insieme di fasi finalizzate a

- stimare il valore assunto da una statistica della popolazione studiata


- determinare il numero di unità che nella popolazione possiedono un certo attributo
- stabilire entro quali intervallo cade con probabilità determinabile una statistica
- verificare ipotesi concernenti il valore assunto da una statistica o la distribuzione di una variabile
- esplorare se ed eventualmente quali esistono relazioni troppo fenomeni di interesse

E è possibile effettuare un'indagine statistica utilizzando registri di fondi amministrativa oppure impostando
un'indagine ad hoc perché le informazioni che ci servono non sono state ancora raccolte

Le fonti amministrative sono ad esempio i registri delle nascite, delle morti, della popolazione residente, degli
iscritti a scuola ecc. L'utilizzo di queste fonti comporta sia vantaggi che svantaggi:
FONTI AMMINISTRATIVE
VANTAGGI SVANTAGGI
disponibilità a costo nullo contengono poche informazioni, raccolte a fini
amministrativi e non statistici
informazioni su molti campi della vita sociale non è previsto un processo di qualità del dato
riluttanza crescente delle unità a collaborare aggiornamento e lasciato all'iniziativa dei singoli
continuità temporale, dettaglio territoriale, completezza è difficile capire se sono davvero stati registrati tutti
della popolazione gli eventi
innovazioni tecnologiche nella memorizzazione e nel non si coglie ciò che non è ufficiale
reperimento
possibilità di collegamento tra tempi e tra archivi è difficile mantenere una serie storica perché ci
sono spesso modifiche normative
definizione riferimenti temporali sono legati all'uso

Esistono comunque anche altri usi delle fonti amministrative:

- forniscono la lista delle unità da sottoporre al campionamento


- favoriscono la post-stratificazione e la ponderazione dei dati campionari
- permettono l'analisi della qualità dei dati
- forniscono stime intercensuarie, stime del reddito a partire da dati fiscali
- permettono di fare collegamenti longitudinali
- permettono di fare un censimento della popolazione

INDAGINI AD HOC  disponiamo di due modi per raccogliere le informazioni: osservare o domandare
OSSERVAZIONE via più diretta e immediata per studiare i comportamenti manifesti

INTERROGAZIONE via obbligata per esplorare motivazioni, atteggiamenti, credenze, sentimenti, percezioni,
aspettative.

L’inchiesta campionaria è un modo di rilevare le informazioni interrogando gli stessi individui oggetto
di una ricerca appartenente a un campione rappresentativo, mediante una procedura standardizzata di
interrogazione, allo scopo di studiare le relazioni esistenti tra le variabili studiate.

Comporta la formulazione di domande orali o scritti l’impossibilità di interrogare tutti i soggetti impone la
scelta di un campione sul quale raccogliere le informazioni.

- Campione rappresentativo cioè in grado di riprodurre, su scala ridotta, le caratteristiche della


popolazione studiata così da permettere la generalizzazione dei risultati ottenuti sul campione all'intera
popolazione. I soggetti devono essere scelti seguendo precise regole stabilite dalla statistica e il
campione stesso deve essere consistente di dimensioni.
- Procedura standardizzata a tutti vengono poste le stesse domande con la stessa formulazione la
standardizzazione serve a garantire la comparabilità delle risposte e la possibilità di studiare queste con
gli strumenti della statistica. Per analizzare i dati con tecniche statistiche occorre però che non solo le
domande siano standardizzate ma anche le risposte. Ciò permette di produrre a fine rilevazione la
cosiddetta matrice dei dati che è la base per le elaborazioni statistiche successive.

L'inchiesta campionaria ha il fine di studiare le relazioni tra variabili. Essa si distingue dal sondaggio proprio
perché il ricercatore non si limita a rilevare esistenza e la consistenza di un certo atto sociale, ma va oltre
interrogandosi sulle sue origini sulle interrelazioni con altri fenomeni sociali, sui meccanismi casuali ad esso
connessi punto: più in generale l'inchiesta campionaria non si limita ad esplorare a descrivere ma intende
controllare empiricamente delle ipotesi!!!!!!!!!!!!!

Occorre distinguere tra inchiesta campionaria (quantitativa) e intervista qualitativa.

Combinando tra di loro le caratteristiche delle domande e delle risposte standardizzate/libere si ottengono
tre diversi strumenti di rilevazione:

- il questionario quando sia domanda che risposta sono standardizzate


- intervista strutturata quando solo la domanda è standardizzata
- l'intervista libera quando sia la domanda che la risposta non sono standardizzati

L'inchiesta campionaria essendo una ricerca quantitativa utilizzerà come strumento di rilevazione il
questionario. Quella qualitativa utilizzerà interviste strutturate o libere.

Ha un particolare successo negli stati uniti dove c’era assenza quasi totale di dati statistici sulla popolazione. 3
sviluppi tecnologici hanno dato forte impulso: i personal computer, il telefono e il web.

POPOLAZIONE STATISTICA è l’insieme finito delle unità oggetto di analisi. Essa non deve essere
definita solo nel contenuto ma anche nel tempo e nello spazio.
CAMPIONE  è l’insieme composto da parte delle unità della popolazione, selezionate secondo un
insieme di regole dette “disegno di campionamento”. Queste regole assicurano che il campione
estratto sia rappresentativo della popolazione.
CAMPIONAMENTO procedimento di individuazione dei campioni
UNITA’ CAMPIONARIA unità estratta
Le unità sono osservate per ottenere info su una statistica (misura di una caratteristica nel campione) o su un
parametro (misura di una caratteristica nella popolazione). Se tutto viene svolto correttamente le info
raccolte possono essere generalizzate ed estese all’intera popolazione.

Le indagini statistiche possono essere ESAUSTIVE se sono svolte sull’intera popolazione, oppure
CAMPIONARIE se vengono svolte su un campione. CAMPIONARIA:

Vantaggi Svantaggi
Ricchezza e profondità dei contenuti non è idonea per analisi dettagliate perché le stime non sono
significative per aggregati minori
rapidità di esecuzione e tempestività di risultati la copertura è spesso incompleta
più accuratezza nella rilevazione spesso non è ritenuta valida per fini decisionali
maggiore flessibilità del disegno è invasiva per l'intervistato perché è più lunga
minori costi è soggetta a errore campionario
minor numero di rispondenti coinvolti ha uno svantaggio comunicativo perché spesso viene
screditata
indispensabile quando le unità campionarie sono destinate a
distruzioni
uniche e fattibili in paesi in via di sviluppo
ESAUSTIVA:

VANTAGGI SVANTAGGI
fornisce dati individuali collegabili nel tempo è complessa da un punto di vista organizzativo
fornisce dati su popolazioni rare È costosa
costituisce la base per selezionare i campioni i risultati sono disponibili ma dopo molto tempo
consente di collegare i dati provenienti da altre fonti ci sono considerevoli errori non campionari
è esente dell'errore campionario
L’indagine campionaria deve dare STIME ATTENDIBILI, cioè precise ed accurate: non devono essere affette da
errore né casuale né sistematico:

-E.CASUALE a seconda dello specifico campione che estraggo ottengo un risultato diverso

-E.SISTEMATICO può essere generato da una distorsione; fa si che i valori rilevati non si trovino intorno a
quello reale e corretto ma che si discostino molto (sovrastima e sottostima).

L’ INDAGINE STATISTICA usata per la rilevazione e l’analisi dei dati, prevede le seguenti fasi:

- astrazione: in cui si definiscono le ipotesi di ricerca, il piano per la raccolta dei dati e il piano di
sfruttamento dell'informazione. È il processo di ideazione dell’INDAGINE, si definiscono: la pop. Statistica,
caratteri e modalità; ipotesi di ricerca; modalità di rilevazione delle info, modalità di analisi dei dati;
tempi e risorse necessari. Dopo aver preparato ciò si prepara il materiale di rilevazione e si addestra il
personale se necessario. Si può effettuare un'indagine pilota per valutare se il materiale di rilevazione è
stato ben costruito.
- rilevazione o raccolta dati che può richiedere una fase di memorizzazione e codifica
- analisi statistica della qualità dei dati
- elaborazione dei dati
- interpretazione dei risultati
- diffusione dei risultati

Partendo da una domanda bisogna capire qual è la popolazione statistica da studiare per poter rispondere a
questa; poi bisogna capire quali sono le modalità di rilevazione delle informazioni più appropriate per
raggiungere quella popolazione. Infine, occorre definire le modalità di analisi di dati, i tempi e le risorse
necessarie per svolgere l'indagine. La popolazione statistica va definita nei contenuti nel tempo e nello
spazio. Spesso non è disponibile la lista di tutte le unità appartenenti alla popolazione quindi devo trovare
delle soluzioni alternative per poter procedere al campionamento.

UNITA’ DI RILEVAZIONE è l’unità relativamente alla quale viene effettuata l’indagine. L’insieme delle
unità di rilevazione costituisce la popolazione statistica.

UNITA’ DI ANALISIpuò coincidere con l’unità di rilevazione oppure no. è l’unità rispetto alla quale è
possibile effettuare l’analisi (es. indagine campionaria sulle famiglie unità di rilevazione è una persona che
vive in famiglia, unità di analisi oltre alla persona, può essere anche la famiglia).

LA VARIABILE  (o carattere) è la caratteristica osservabile della popolazione statistica. (rilevate in modo


automatico o inconscio). MODALITA’  possibili esiti della misurazione di una variabile. Sono quasi sempre
definite dal ricercatore e devono essere: esplicite, non inferiori a 2, mutuamente esclusive, esaustive. La
scelta del numero di modalità e delle modalità è cruciale.

I DATI una volta raccolti possono essere analizzati attraverso diverse strategie:

a. la STATISTICA DESCRITTIVA è il metodo usato per descrivere dati e loro caratteristiche


b. la STATISTICA INFERENZIALE usa le info che sono state rilevate per giungere a delle deduzioni sulla
popolazione da cui il campione intervistato è stato tratto

1. analisi confermative partono da un modello teorico, si va a valutare se i dati rilevati confermano il


modello teorico iniziale
2. analisi esplorative  quando si è alla ricerca di ricorrenze, strutture che si ripetono. Si usano quando non
ci sono precise strutture di relazione tra le variabili e si cerca di trovare regolarità e pattern. Posso trovare
teorie da sottoporre poi ad analisi confermativa.
L'analisi dei dati inizia con la costruzione della matrice di dati. Le righe sono le unità statistiche e le colonne
sono le variabili; ogni cella è la modalità espressa da un'unità rispetto ad una certa variabile.

VARIABILI
Quantitative se riguardano caratteristiche numeriche ossia sono inequivocabilmente numeri (età, peso,
reddito)

- continue: se possono assumere qualsiasi valore numerico entro un certo intervallo, anche non intero
 scala rapporto quando esiste uno zero assoluto, es. peso (tutte le operazioni)
 scala intervallo quando lo zero è solo convenzionale, es. temperatura, scala da 1 a 7 (uguale,
disuguale, maggiore, minore, + e -)
- discrete: se possono assumere solo valori interi (n. figli)

Qualitative non possono essere misurate con numeri ma possono essere associati i numeri per facilitare la
codifica.

- Ordinali (uguaglianza, dis, maggiore, minore)


- Sconnesse (uguaglianza o diseguaglianza)

Scale di giudizio/opinione consentono di rilevare giudizi o opinioni riguardo a qualcosa. La scala su cui tali
opinioni sono rilevate può essere sia Qualitativa che Quantitativa. Se a ciascun valore/punteggio
corrisponde un’etichetta (molto, poco, per niente, abbastanza ecc) la scala è ordinabile. Se il giudizio è
richiesto in termini quantitativi la scala è quantitativa.

Se poniamo agli estremi della scala delle etichette per orientarla, essa comunque resta quantitativa.

Per le variabili DICOTOMICHE si condiserano di volta in volta come v sconnesse, ordinali o


quantitative.
Nell'utilizzo delle variabili c'è quindi una sorta di gerarchia: su scala di livello più elevato è possibile
compiere anche tutte le operazioni; se usiamo per l'analisi di una variabile un metodo adatto per
una scala di misura inferiore perdiamo parte delle informazioni, non si può usare per l'analisi di una
variabile un metodo adatto per una scala di misura superiore.

RILEVAZIONE può essere fatta mediante osservazione con strumenti, osservazione diretta,
questionari, modelli amministrativi. Il questionario può essere auto-compilato oppure compilato dal
rilevatore. Per decidere il tipo di rilevazione devo considerare gli obiettivi prefissati, la popolazione di
riferimento, i tempi di rilevazione e i costi previsti. Le rilevazioni senza questionario sono:

- l'osservazione con strumenti tipica di alcune scienze ed è estremamente standardizzata; usata in


ambiti di utilizzo molto circoscritti ad esempio quello commerciale con l'uso della fidelity card
- l’osservazione diretta e partecipata tipica delle ricerche etnografiche e antropologiche; poco
utilizzabile nelle scienze sociali ed economiche , di difficile standardizzazione e molto invasiva
- i modelli amministrativi sono usati per ottenere informazioni molto estese ma poco approfondite: ci
sono poche essenziali informazioni disponibili su tantissimi soggetti, il costo è nullo, la qualità dei dati
non sempre è garantita, solo dati ufficiali sono disponibili, la copertura è completa o quasi, c'è la
dipendenza da modifiche normative.
La rilevazione con il questionario è quella utilizzata dall'inchiesta campionaria. Una delle prime decisioni da
prendere e se prevedere o meno la presenza del RILEVATORE.

VANTAGGI SVANTAGGI
può motivare il rispondente a rispondere minore standardizzazione del processo
Può instaurare un rapporto umano che facilita presenza di influenze esterne
la partecipazione e la confidenza
può aiutare il rispondente in caso di difficoltà o maggiore effetto della desiderabilità sociale
fraintendimenti
presenza di condizionamenti
difficoltà ad affrontare argomenti sensibili
Costi nettamente superiori

STANDARDIZZAZIONE porre a tutti rispondenti le stesse domande formulate nello stesso modo.
Essa permette di pulire i dati da effetti poco controllabili. Esiste un paradosso detto” del forbid and allow” voi
che sono due verbi complementari per cui una domanda formulata utilizzando “permettere” da risultati
diversi che una formulata utilizzando “proibire”.

Per garantirla secondo un approccio oggettivista è necessario che il rapporto intervistatore-intervistato sia
completamente asettico e spersonalizzato. Non bisogna alterare lo stato dell'oggetto per cui sono stati
elaborati codici di comportamento ai quali l'intervistatore deve attenersi: neutralità e uniformità del
rapporto. Di contro l'approccio costruttivista afferma che è impossibile avere un rapporto del tutto asettico.
perché il l'intervistatore ha proprie reazioni percezioni schemi mentali a condizionarlo mentre registra le
risposte e l'intervistato nello stesso momento in cui diventa oggetto di indagine subisce un'alterazione
perché si sente sotto esame. Secondo questo approccio l’intervistatore partecipa alla produzione di risposte.
Secondo l’approccio uniformista anche lo strumento di rilevazione deve essere standardizzato il più possibile.
Ma gli viene posta una critica da quello individualista che sostiene che i limiti + gravi del questionario siano 2:

- Mostrando un questionario uguale si considerano tutti i destinatari dotati di uguale sensibilità, prontezza,
maturità, capacità. Voi non permette quindi di rilevare le differenze che esistono tra gli individui
intervistati
- costringe a rispondente a uniformarsi ad un dato livello che è quello dell'uomo medio.

Viene lasciata fuori tutta la periferia sociale: analfabeti, vecchi, indigenti vagabondi, coloro che si trovano ai
margini nella geografia di un paese, immigrati e clandestini. Loro restano fuori perché non appaiono nelle
liste anagrafiche o perché non si lasciano intervistare o perché non sanno collocarsi nelle categorie di risposta
previste o perché non sono in grado di capire le domande.

Chi ci garantisce che all'uniformità degli stimoli corrisponda a un'uniformità di significati? Una stessa
domanda o una stessa parola ha significati diversi per gli individui; il significato di una stessa espressione è
molto influenzato anche dalle circostanze in cui l'intervista si svolge, dall'umore del soggetto o da come un
intervistatore si presenta e viene percepito: ogni individuo ha un suo sistema di riferimento e ricevendo uno
stimolo lo legge e lo interpreta alla luce del proprio vissuto.

Nell'inchiesta campionaria il ricercatore predilige il questionario studiando il minimo comune denominatore


nel comportamento umano che può essere uniformato, classificato, confrontato a dispetto degli individualità
dei soggetti.
L’ ATTENDIBILITA’ delle risposte risente di 2 fenomeni:

- desiderabilità sociale  fenomeno per cui il rispondente, di fronte a uno sconosciuto che lo interroga,
temendo di essere giudicato negativamente vuole apparire come una persona rispettabile e quindi fare
bella figura anche al costo di alterare la verità. Su questioni dove esiste un chiaro giudizio sociale il
soggetto tende ad attribuire a se stesso il comportamento che collettivamente è ritenuto il migliore (si
sovrastimano i comportamenti desiderabili, si sottostimano o non si riportano i comportamenti
socialmente non desiderabili). Può essere consapevole o inconsapevole
- mancanza di opinioni  spesso i soggetti sono interrogati su tematiche complesse le domande sono
poste sotto forma di batteria; è plausibile che su alcune tematiche un certo numero di soggetti non abbia
mai seriamente riflettuto e che quindi non abbia un'opinione in proposito punto si crea così una
pressione a rispondere dovuta al fatto che ha accettato di partecipare quindi sarà portato a scegliere a
caso uno tra le possibili risposte. Il questionario è spesso percepito come un test di intelligenza nel quale
rispondere non so o non rispondere sono considerate dal soggetto come confessioni di incapacità
mentale.

La formulazione di un buon questionario è un'impresa molto complicata e difficile e sono necessari a.


L'esperienza del ricercatore, b. La conoscenza della popolazione, c. La chiarezza delle ipotesi di ricerca. Una
pratica raccomandata è consultare attentamente i questionari precedentemente formulati sullo stesso tema
o su temi analoghi.

Le DOMANDE possono essere divise in:

- Domande relative a proprietà socio-grafiche di base le prime si riferiscono alla pura descrizione delle
caratteristiche sociali di base del soggetto, ossia alle sue caratteristiche permanenti quali quelle
demografiche, i connotati sociali ereditati dalla famiglia e le caratteristiche che in quel momento
definiscono l'individuo. Poste in tutte le inchieste. Per esse esistono formulazioni standard. Le
informazioni di questo tipo si possono raccogliere anche da fonti statistiche ufficiali, come i censimenti;
- domande relative ad atteggiamenti esplorano opinioni, motivazioni, orientamenti, sentimenti,
valutazioni giudizi valori. Sono le proprietà degli individui più tipicamente rilevabili tramite l'inchiesta
campionaria perché proprio per rilevarle occorre l'interrogazione diretta dell'individuo. Gli atteggiamenti
variano tra le persone in termini di intensità ma questo elemento è molto difficile da rilevare con un
questionario. Per questo motivo le domande sugli atteggiamenti sono le più difficili da formulare e le
risposte a queste molto influenzate dal modo in cui la domanda è espressa.
- domande relative a comportamenti rilevano ciò che il soggetto dice di fare o di aver fatto. Siamo nel
campo delle azioni che sono inequivoche. I comportamenti inoltre sono empiricamente osservabili.

Possono anche essere classificate in:

- domande fattuali quindi che riguardano i fatti e tutto ciò che è osservabile dall'esterno e domande sul
comportamento
- domande motivazionali che riguardano opinioni e atteggiamenti e motivazioni

ogni domanda comporta un PROCESSO COGNITIVO diviso nelle seguenti fasi:


- Comprensione e interpretazione
- ricerca e memoria
- ragionamento e giudizio
- selezione e formattazione della risposta
Bisogna formulare poche ed efficaci domande: per ognuna di esse occorre chiedersi se la risposta
interessa davvero e perché; talvolta è lecito e consigliato copiare da questionari che sono già stati
formulati e utilizzare delle domande che sono state scritte già efficacemente da altri. Devono essere
comprensibili facilmente, non si deve chiedere di ricordare cose troppo difficili o perché sono
troppo poco recenti o perché non sono salienti.
Anche la costruzione delle risposte è fondamentale perché sulla base di queste che viene poi
tradotta la posizione del corrispondente.
Come sono formulate domande e risposte determina la scala di misura della variabile esaminata
(es. quantitativa o qualitativa).
Devono essere formulate in modo coerente con la modalità con cui verranno erogate, deve risultare
chiaro il tipo di risposta richiesto; il rispondente deve essere in possesso dell’info richiesta e deve
essere disposto a fornirla. Occorre usare il linguaggio parlato, frasi brevi, parole semplici e precise,
domande che contengono un solo concetto. Non bisogna usare frasi con doppia negazione e
bisogna far attenzione ai negativi impliciti. Non bisogna anteporre le alternative di risposta alla
domanda né usare lunghe liste di alternative.
Per capire come si devono porre le domande bisogna definire il tipo di domanda sulla base del
suo oggetto.

Comportamenti/eventi Comportamenti/eventi delicati misure di conoscenza


includere tutte le alternative Fare un lungo preambolo per Calibrare il livello di difficoltà in
ragionevoli prendere le distanze dalla domanda base alle finalità dell’indagine
ed evitare di far sentire il rispondente
giudicato
usare procedure per aiutare la Scegliere domande a risposta aperta Non farle sembrare
memoria riferirsi a un intervallo di per evitare di dare riferimenti alla un’interrogazione
tempo preciso normalità
usare i registri o documenti Fare formulazioni lunghi Aggiungere domande ulteriori o a
trabocchetti
Formulare la domanda nel modo più Usare parole familiari Usare blocchi di domande per
preciso pox ridurre l’effetto del tirare a
indovinare
Evitare l’uso di quantificatori vaghi Comportam socialm desid chiedere Se la risposta è numerica preferire
subito la frequenza la forma aperta
Comportam non desid domande
filtro
Limitare l’uso di rispondenti proxy Mescolare l’argomento con altri meno Possibile usare disegni o altre
minacciosi procedure
Considerare l’uso di pesi o modi di Non usarle in questionari postali o
rilevazione alternativi in altre tecniche che permettono di
copiare
Chiedere alla fine quanto minacciosi
hanno considerato i temi trattati
Opinioni Informazioni demografiche
Specificare chiaramente l’argomento Formulazioni standardizzate
Avere ben chiaro quale opinione
vogliamo misurare e quale
componente
Rilevare sia la direzione che la forza
di un’opinione
Evitare domande doppie
Usare item unipolari
Chiedere prima l’opinione generale e
poi quelle specifiche su singoli
aspetti ecc…

ORDINE DELLE DOMANDE Di un questionario è importante:


- iniziare con domande facili, salienti, non delicate ma necessarie;
- lasciare in fondo le domande delicate e quelle a risposta aperta;
- se possibile chiedere le info demografiche per ultime
- seguire un ordine cronologico o un ordine per argomento
- disporre le domande in modo da evitare il “RESPONSE SET”, ossia che il rispondente si fissi su una
risposta e utilizzi sempre quella
- i filtri non devono richiedere salti eccessivi
- mantenere il questionario il più corto possibile

ASPETTO DEL QUESTIONARIO


- Non scrivere troppo fitto per farlo sembrare corto
- usare caratteri grandi e leggibili
- non dividere una domanda
- Usare la numerazione in modo chiaro
- distinguere chiaramente tra domande e istruzioni
- usare istruzioni chiare per i salti
- stabilire delle convenzioni per registrare le risposte
- allineare le risposte verbali in verticale e numeriche in orizzontale
- per vedere una pagina di presentazione

I questionari auto compilati I questionari telefonici


Inappropriati per domande di conoscenza Poche alternative di risposta
Adatti per indagini che richiedono di consultare Stimoli visivi, se presenti, spediti per posta
documenti, calendari e agende
Limitati nel n. di domande Non domande che richiedono consultazione di
materiali
Il meno possibile complessi e lunghi O si chiede esplicitamente o si trascurano le variabili
sociodemografici
Curati nell’aspetto e nella grafica per motivare i Uso di introduzioni lunghi o domande introduttive
rispondenti per domande delicate

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