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Federica Majore – Materiale per l’esame di Stato Psicologo

2010
SINTESI ARGOMENTI DI METODOLOGIA PER L’ESAME DI STATO

VARIABILE è qualunque caratteristica che può assumere valori diversi in un dato intervallo e che
varia da individuo a individuo. Ogni variabile è formata da LIVELLI che esprimono IL SUO GRADO
DI VARIABILITA’. Le scale di variabili sono 4
- nominali: non possono essere ordinate
- ordinali: sono ordinabili ma non hanno valore numerico
- a intervalli equivalenti: sono ordinabili, hanno valore numerico la differenza tra livelli è
costante e lo zero è arbitrario
- a rapporti equivalenti: racchiudono tutti i livelli precedenti e in più lo zero è assoluto

Ogni livello è più complesso e incorpora le caratteristiche fondamentali del livello precedente.
Possiamo distinguere vari tipi di variabili:
- continue: possono assumere i valori di tutti i numeri reali
- discrete: possono assumere un numero finito di valori
- dipendenti: variano al variare della variabile indipendente
- indipendenti: vengono manipolate dal ricercatore [o non] e causano cambiamenti sulla var.
dipendente
- confuse: non controllate, variano al variare della variabile indipendente e vi sono
profondamente associate
- di disturbo: non controllate, variano al variare della variabile indipendente ma NON vi sono
profondamente associate
- che inducono in errori casuali o sistematici
- latenti o manifeste [si verifica con l’ANOVA a 2 vie]

SCRIVERE UN ARTICOLO DI RICERCA significa fare pubblicazione scientifica. E’ un genere


letterario che segue determinate linee guida. Esso ha un gergo tecnico e specialistico ma allo
stesso tempo è organizzato in modo coerente e semplice per consentire a chiunque lo legga di
averne una visione completa. L’articolo nel momento in cui viene inviato alla rivista viene valutato
dai referees, veri e propri giudici che valutano in modo indipendente l’operato sia sul piano teorico
che metodologico.

Un articolo scientifico è formato da 7 parti:


1) abstract e keywords
2) titolo, autore, istituzione di appartenenza
3) introduzione, scopi, ipotesi di ricerca
4) metodo
5) risultati
6) discussione e conclusioni
7) bibliografia

E’ importante che le info e le fonti siano citate correttamente dal punto di vista metodologico e
formale, perché chiunque deve poter replicare la ricerca stessa coi mezzi forniti dal ricercatore.
Si descriveranno il metodo di campionamento e le caratteristiche del campione, le misurazioni
effettuate, gli strumenti utilizzati, l’attendibilità dei dati. La ricerca scientifica è fondamentale per
contribuire a far progredire il filone di ricerca scelto.

LA RACCOLTA DEI DATI


Ci sono vari metodi di cui il ricercatore può disporre per raccogliere i dati funzionali a verificare la
sua ipotesi di ricerca.
TEST il test è uno strumento psicologico che consente di effettuare una valutazione oggettiva
delle risposte di un soggetto posto in condizioni standardizzate, sia a livello di domande che di

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risposte. Essi possono essere cognitivi/ non cognitivi, di profitto, attitudinali, di personalità,
proiettivi, di intelligenza, di misurazione degli atteggiamenti.

METODI OSSERVATIVI  permettono di osservare e registrare variabili che si rilevano in


condizioni naturali o standardizzate. Per questo metodo è centrale il ruolo dell’osservatore, che
dev’essere specificamente addestrato a saper riconoscere le variabili di interesse estrapolandole
dal contesto che sta osservando. Può essere diretta quando la presenza del ricercatore è
contemporanea al verificarsi dell’evento di interesse, o indiretta quando si utilizzano metodiche di
videoregistrazione analogiche o digitali, e può avere scopi qualitativi o quantitativi.

ANALISI DEL CONTENUTO  è un approccio quantitativo che si applica a materiale verbale e


non verbale. E’ una tecnica che serve ad estrarre le informazioni da un corpo di materiale in modo
oggettivo e verificabile secondo criteri prestabiliti. L’attività di codifica viene eseguita secondo
regole precise definite CODIFICATORI/GIUDICI, che utilizzano sistemi di codifica misurabili
quantitativamente. Le unità analizzabili possono essere di testo, di contesto, di codifica.

INTERVISTA  è una tecnica di raccolta dei dati costituita da domande e risposte. Essa può
configurarsi come
1) strutturata= la forma delle domande è identica per tutti i soggetti. Le risposte sono
codificate a priori.
2) semistrutturata= la forma si ripete per tutti i soggetti, ma variano le domande lasciando così
il soggetto più libero di rispondere.
3) non strutturata= il ricercatore non ha ancora stabilito quale variabile intende misurare.

QUESTIONARIO  strumento di raccolta dei dati che consiste in una serie di domande relative
alle informazioni che si vogliono ottenere dal soggetto. Può essere composto da domande aperte o
chiuse; quelle chiuse possono essere dicotomiche, tricotomiche, a 4,5,7 passi…
Nei questionari è essenziale considerare la possibilità di inserire la risposta priva di informazioni
“NON SO”; non dare questa opportunità significa obbligare il soggetto a dare un’opinione anche
quando non ce l’ha, ossia costringerlo ad una SCELTA FORZATA.

INDICI FISIOLOGICI E NEUROPSICOLOGICI  gli indici fisiologici si basano su raccolta dati


umida [registra i livelli biochimici. Ed: poligrafo] ed asciutta [registrazioni elettrofisiologiche come il
movimento oculare o la sudorazione]. Quelli neuropsicologici si basano sullo studio di pazienti
cerebrolesi e su tecniche di visualizzazione del sistema nervoso come la TAC.

SCALE DI MISURA DEGLI ATTEGGIAMENTI  attribuiscono un punteggio finale complessivo


all’aspetto che si vuole misurare su ciascun soggetto. Questo significa operare con lo SCALING,
ossia assegnare un valore numerico alle variabili di interesse. Le scale di misurazione degli
atteggiamenti possono essere UNIDIMENSIONALI, quando ottengono un solo punteggio finale per
ogni soggetto [scala Lickert, scala Thurstone] e MULTIDIMENSIONALI quando ottengono +
punteggi per ogni soggetto [differenziale semantico].

VALIDITA’

IL TERMINE VALIDITA’ INDICA LA SOLIDITA’ E L’ATTENDIBILITA’ DELLA RICERCA. ESSA


COMPRENDE VARI ASPETTI:

VALIDITA’ INTERNA  si ha quando tra le variabili dip. e indip. esiste un vero rapporto di
CAUSALITA’. Per questo è essenziale escludere le VARIABILI DI DISTURBO [quelle var. che
variano al variare della var. indip. ma non sono ad essa legate], le quali possono essere
numerose:
- la storia attuale, che produce effetti che si sovrappongono a quelli della var. indip.

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- I processi di maturazione biopsicologici
- La fluttuazione dello strumento psicologico
- La regressione statistica
- L’effetto mortalità etc.

Per fronteggiare alle minacce alla validità interna ci sono varie metodiche tra cui il bilanciamento
tra gruppi, l’eliminazione del pre-test, l’utilizzo dell’inganno etc.

VALIDITA’ ESTERNA  riguarda l’applicabilità dei risultati raggiunti su soggetti diversi da quelli
sperimentali. E’ quindi importante per poter generalizzare le conclusioni alla popolazione di
riferimento. La forma più semplice per attestare a validità esterna è ripetere la ricerca, il che
richiede però un notevole sforzo e dispendio di energie e tempo. Per ovviare il ricercatore dovrà
essere quindi certo dell’aver selezionato un CAMPIONE RAPPRESENTATIVO DELLA
POPOLAZIONE DI INTERESSE. Le maggiori minacce a questa validità infatti dipendono da un
campione falsamente rappresentativo; di solito si ricorre infatti ai soggetti “classici”, come gli
studenti di psicologia o i topi albini.

VALIDITA’ DI COSTRUTTO  il costrutto è un complesso della vita psichica non osservabile


direttamente ma inferibile da regole di corrispondenza. Il costrutto viene quindi inferito dal
comportamento mediante i suoi INDICATORI, che possono essere RIFLETTIVI, quando lo
riflettono e ne derivano, o FORMATIVI quando lo causano. E’ importante trovare la precisa
corrispondenza tra il costrutto ed i suoi indicatori, ossia effettuare una OPERAZIONALIZZAZIONE,
che significa specificare le condizioni che legano il costrutto ai suoi indicatori. La maggior minaccia
alla validità di costrutto deriva proprio dalla insufficiente definizione del costrutto, degli indicatori, e
dal’ambiguità della var. ind. Per ovviare a questo è quindi necessario procedere prima con
l’accurata definizione del costrutto, e solo successivamente procedere con l’operazionalizzazione.

VALIDITA’ STATISTICA  ha lo scopo di verificare se il rapporto tra le variabili è di natura


causale o casuale. Essa consente di controllare la variabilità introdotta dal caso mediante il calcolo
delle probabilità e le regole di inferenza statistica. E’ importante definire all’inizio le IPOTESI
STATISTICHE che riguardano le probabilità che determinati valori si verifichino nella variabile
dipendente. Le ipotesi sono
- H0  IPOTESI NULLA, stabilisce che non c’è variabilità tra le medie dei campioni
- H1  IPOTESI DI RICERCA, stabilisce che tra i dati ottenuti vi sono delle differenze
significative.

Si definirà poi il campione randomizzato e si sottoporranno sempre random tutti i soggetti al pre
test, trattamento e post test. Si stabilità una ZONA DI RIFIUTO, valore critico denominato a che
varia da 0,05 a 0,01. A questo punto si calcolerà per ciascun gruppo il VALORE T; se sarà uguale
o superiore ad a, si accetterà H1. Se sarà inferiore ad a, si dirà che IL RISULTATO NON E’
SIGNIFICATIVO. Se erroneamente si rifiuta H0 quando è vera, si incorrerà in un errore di 1 tipo.
Se erroneamente si accetta H0 quando è falsa, si incorrerà in un errore di 2 tipo.

VALIDITA’ ECOLOGICA  è la generalizzabilità dei risultati anche a contesti della vita


quotidiana; questo significa verificare che la condizione di ricerca E’ VERA ED E’ TIPICA di quella
popolazione. Alcuni Autori sostengono che le minacce alla validità ecologica derivino da tutte le
condizioni sperimentali artificiali.

CONTROLLO DEGLI EFFETTI DI DISTURBO

Esercitare un controllo sugli effetti di disturbo significa neutralizzare o contenere le minacce alla
VALIDITA’ della ricerca. Grazie al controllo, siamo in grado di stabilire che la variabile dipendente
è associata a quella indipendente. Ci sono vari tipi di controllo esercitabili:

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- nel laboratorio  il procedimento di controllo qui è generico, e riguarda il SETTING della
ricerca, ossia lo spazio, l’ambiente in cui realizzeremo il nostro disegno sperimentale. Il
laboratorio consente di mantenere costanti tutte le variabili che non sono eliminabili e
costituisce pertanto un ambiente ideale. Purtroppo però anche esso può divenire fonte di
disturbo, ad esempio per le caratteristiche dell’ambiente, da cui il soggetto può inferire lo
scopo della ricerca ed esserne influenzato. Per questo bisogna evitare di indurre risposte
tendenziose controllando le variabili inerenti l’ambiente e, qualora deontologicamente
plausibile, ricorrere all’inganno.
- Nella preparazione della ricerca  si cerca di controllare nelle fasi iniziali la scelta delle
strategie che saranno utilizzate per il campionamento, per la scelta degli strumenti di
misura, per la somministrazione etc. si può ovviare automatizzando tramite pc.
- Controllo di alcuni aspetti del tempo  il tempo va controllato nei casi in cui possa
influenzare i dati, ad esempio in merito all’effetto durata del test che può inficiare i risultati
perché il soggetto si annoia.
- Nella misurazione delle risposte  si controlla la sensibilità dello strumento di misura.
- Tramite ripetizione dell’esperimento  per incrementarne l’affidabilità.
- Sugli effetti dovuti ai soggetti  ad esempio le conoscenze pregresse vanno sondate
perché possono influenzare le risposte dei soggetti che hanno delle teorie ingenue sulla
psicologia. Si può ovviare dando loro delle consegne che non gi consentano di fare
inferenze sulle ipotesi di ricerca, oppure somministrando loro un questionario che ne sondi
la preparazione in materia, dopo il test .
- Sugli effetti dovuti allo sperimentatore anche il ricercatore può influenzare la sua
ricerca perché può avere un effetto sui soggetti. Ad esempio l’effetto di attesa fa si che le
sue aspettative influenzino profondamente le risposte dei soggetti, che possono colludere
con lui falsando i risultati. Per controllare questo effetto si usa il doppio cieco, l’uso di più
osservatori, il role playing o il preavviso.
- Sugli effetti dovuti al campionamento  la corretta e accurata selezione dei soggetti
assicura l’equivalenza tra gruppi e la validità esterna, ovvero la generalizzabilità dei
risultati. E’ importante quindi monitorare costantemente il processo di estrazione &
assegnazione randomizzata dei soggetti alle condizioni sperimentali. E’ necessario infatti
che IL CAMPIONE SIA RAPPRESENTATIVO DELLA POPOLAZIONE DI INTERESSE,
cioè che ne rifletta adeguatamente le caratteristiche. Bisogna quindi randomizzare i più
possibile, che significa porre ciascun soggetto nella stessa possibilità di entrare a far parte
di ciascun gruppo. [oppure metodo dei blocchi] spesso le difficoltà a reperire il campione
rappresentativo spinge il ricercatore a ricorrere ai soggetti più avvicinabili come gli studenti
di psicologia o i volontari.
- Sui volontari  intendiamo per soggetti volontari tutti coloro che non rifiutano di
partecipare pur avendone la possibilità. La prima caratteristica che li distingue è la
compliance, ovvero la tendenza a dare una buona immagine di sé e ad accondiscendere
alle richieste implicite ed esplicite del ricercatore  desiderabilità sociale che è un vero e
proprio effetto di disturbo invalidante x la ricerca.
- Sugli effetti di ordine e sequenza  l’effetto di ordine è dovuto all’ordine delle condizioni
del test; si cerca di randomizzare gli item che misurano lo stesso costrutto. L’effetto di
sequenza riguarda l’influenza di una condizione sperimentale precedente che influenza
quella attuale. Si effettua il controbilanciamento delle prove randomizzandole il più
possibile.

ATTENDIBILITA’ E VALIDITA’ DELLA MISURAZIONE


E’ importante cercare di contenere tutti gli errori che possono inficiare le procedure di misurazione
delle variabili. Gli errori di questo tipo possono essere CASUALI o SISTEMATICI. Poiché
misuriamo COSTRUTTI [complessi della vita psichica non osservabili direttamente ma deducibili
da regole di corrispondenza] è importante distinguere innanzitutto una corretta definizione del
costrutto e successivamente stabilire i suoi INDICATORI tra i riflettivi ed i formativi. Lo STUDIO

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DELLA DIMENSIONALITA’ DEL COSTRUTTO ci permetterà poi di identificare tutte le
caratteristiche relative ad esso, anche quelle latenti, tramite l’analisi fattoriale.
La validità della misurazione dei dati riguarda
- lo strumento di misura: misura davvero ciò che intende misurare?
- La misurazione: esiste un accordo tra misurazioni diverse dello stesso costrutto?
- L’accuratezza della misurazione: il costrutto misurato corrisponde alla realtà?
- La stabilità della misurazione: i dati sono relativamente coerenti nel tempo?
- La precisione della misurazione: abbiamo eseguito la misurazione con coerenza?

La TEORIA CLASSICA DELL’ATTENDIBILITA’ di una misurazione asserisce che il punteggio


prodotto da una misurazione è sempre formato dal PUNTEGGIO VERO + L’ERRORE : X= V+E
L’attendibilità dello strumenti di misura è quindi il rapporto tra la varianza vera e la varianza totale.
La formula esprime quindi il coefficiente di attendibilità, che è minimo 0 massimo 1.
L’ATTENDIBILITÀ di uno strumento ci dice che le diverse misurazioni sono coerenti tra loro; la
VALIDITÀ di uno strumento ci dice che le diverse misure riflettono adeguatamente il costrutto che
volevamo misurare. Perciò si dice che l’attendibilità è la base della validità.

METODI DESCRITTIVI DI RICERCA

Si collocano sul piano dell’identificazione e descrizione di un fenomeno che confluisce nella


produzione di una relazione. Essi sono:

LA RICERCA D’ARCHIVIO  si basa sull’analisi di dati senza la pretesa di stabilire un rapporto


causale. Consente di evitare gli effetti di reattività che possono verificarsi nei soggetti a causa della
presenza del ricercatore. Ha il vantaggio di essere l’unica metodologia di ricerca a consentire lo
studio di fenomeni passati. La sua affidabilità si basa sulla scrupolosità dei ricercatori che hanno
precedentemente archiviato i dati.
L’OSSERVAZIONE NATURALISTICA  permette di raccogliere dati senza interferire con il
soggetto ed è quindi una metodica del tutto NON INVASIVA. L’osservatore infatti non manipola le
variabili e la situazione è completamente priva di artificiosità. Rispetta quindi il libero fluire dei
comportamento. Si possono utilizzare strumenti di registrazione analogici, digitali o carta e matita.
Si studia il comportamento MOLECOLARE [istintuale] O MOLARE [intenzionale].
LO STUDIO DI CASI SINGOLI  è l’analisi intensiva dei comportamenti di una singola persona
tramite l’utilizzo della metodica del colloquio. La raccolta dei dati di interesse confluisce
solitamente nella produzione di una relazione scritta. Si utilizza in particolare quando il caso di
interesse è decisamente singolare, ed è impossibile reperire un campione; ad esempio nei casi di
disturbo da personalità multipla. Consente una visione approfondita, esauriente, olistica del
soggetto esaminato.
LE RICERCHE CORRELAZIONALI sono volte a determinare il grado di relazione tra le variabili
che non vengono manipolate né controllate. E’ importante cercare di stabilire il grado di
correlazione ma soprattutto quale delle due variabili influenza l’altra.
GLI STUDI LONGITUDINALI E TRASVERSALI  analizzano i cambiamenti che si verificano con
il passare del tempo. Lo studio longitudinale implica la selezione di un solo gruppo e la
misurazione costante della variabile di interesse nel corso del tempo. Lo studio trasversale invece
identifica campioni rappresentativi di soggetti di varie coorti di età, e rileva il cambiamenti in
ciascuna di esse nel tempo. [Effetto di coorte]
L’INCHIESTA O SURVEY  consiste nel porre un certo numero di domande ad un campione
rappresentativo mediante un questionario postale, oralmente, per telefono, via mail. Questo studio
mira a raccogliere la quantità di dati più grande possibile. Le domande sono poche e fisse per tutti
e le risposte vengono codificate precedentemente.
LA META ANALISI  consiste nel basare la propria ricerca su dati statistici già ottenuti da altri
ricercatori e confrontarne gli indici.

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I VERI ESPERIMENTI

Consentono di avere un controllo esaustivo e completo di tutte le condizioni e variabili della


ricerca: CHI – COSA – QUANDO – DOVE – COME

Essi possono essere:

I DISEGNI PRE SPERIMENTALI  sono disegni di ricerca appositamente coniati per mettere a
punto eventuali successive ipotesi di ricerca. Esse si effettuano
1. con un solo gruppo ed una sola prova
2. con un solo gruppo e due prove
3. con due gruppi ed una sola prova. Il gruppo di controllo non è però randomizzato.

I DISEGNI CON UNA SOLA VARIABILE INDIPENDENTE  possono essere tra gruppi o entro i
gruppi. Nei disegni tra gruppi, i soggetti sono scelti in modo causale ed assegnati casualmente alle
condizioni sperimentali. Nei disegni entro i gruppi invece, tutti i soggetti vengono sottoposti a tutte
le condizioni sperimentali, di modo che ogni soggetto funge da soggetto di controllo. Nel caso in
cui sia impossibile assegnare casualmente i soggetti alle condizioni sperimentali si utilizza il
metodo del quadrato latino.

I DISEGNI CON PIU’ VARIABILI INDIPEDENTI  si definiscono anche DISEGNI FATTORIALI. In


questi disegni le variabili di interesse sono QUANTITATIVE e si misurano con L’ANOVA A DUE
VIE. Nel comportamento umano non è raro inferire che due o più variabili agiscano
contemporaneamente nel determinare un effetto. Per questo si utilizza l’analisi della varianza.
Molto importante è stabilire l’effetto di interazione tra variabili, ossia il grado in cui si influenzano
vicendevolmente su vari e diversi livelli. Lo scopo sarà qundi di individuare la causalità di una o pi
var ind sulla var dip.

I QUASI ESPERIMENTI

Nella ricerca psicologica non sempre è possibile utilizzare i veri esperimenti. I quasi esperimenti
offrono la possibilità di fare inferenze causali, ma non controllano tutte le variabili di disturbo
[possono difettare sul chi, o sul come, o sul dove, o sul quando, o sul cosa]. Questi disegni
consentono però di fare alcune inferenze, trovare due livelli per ogni var. indip, includere alcuni
controlli, eccetera. Essi sono:
I DISEGNI CON GRUPPO DI CONTROLLO NON EQUIVALENTE  quando è impossibile
randomizzare ed il gruppo non è un vero gruppo di controllo
I DISEGNI A SERIE TEMPORALI INTERROTTE  seguono la linea di base, tendenza dei dati
prima dell’esperimento, che serve x effettuare un paragone durante la ricerca
I DISEGNI SIMULATI PRIMA- DOPO  quando è impossibile assegnare casualmente i sogg.
I PIANI A CAMPIONAMENTI DIFFERENTI  qualora il gruppo di controllo non possa essere
sottoposto alla condizione sperimentale. I gruppi vengono divisi in due sottogruppi che verranno
sottoposti al pre e post test e serve x confrontare le abitudini di una popolazione [es. abitudini
alimentari]

GLI ESPERIMENTI SUI SINGOLI SOGGETTI


Alcuni autori hanno sostenuto il fatto che gli studi circa le prestazioni “MEDIE” di un gruppo
sperimentale rappresentano il comportamento di UN INDIVIDUO CHE NON ESISTE. In questa
media, infatti, si perdono le specificità dei singoli individui. Il disegno di ricerca sui singoli soggetti è
più flessibile rispetto a quello tra gruppi perché permette di risparmiare il notevole tempo che
andrebbe altrimenti impiegato a controllare ed effettuare il campionamento. Inoltre a livello
deontologico è migliore perché consente di interrompere il trattamento non appena abbia dato i

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suoi effetti positivi, senza costringere alcuni soggetti a dover tornare alla condizione sperimentale
iniziale, perdendone i benefici per fungere da controllo.

DIFFERENZA TRA ESPERIMENTI SUI SINGOLI SOGGETTI E STUDIO DI CASI SINGOLI:

I DISEGNI SPERIMENTALI SUI SINGOLI SOGGETTI VENGONO SPESSO CONFUSI CON GLI
STUDI SUI CASI SINGOLI; MA MENTRE I PRMI HANNO LO SCOPO DI PRECISARE LA
RELAZIONE CAUSALE TRA LE VARIABILI D INTERESSE, I SECONDI SI PREFISSANO
UNICAMENTE UN FINE DESCRITTIVO CIRCA UN ASPETTO DI INTERESSE RIFERITO AD
UNA SINGOLA PERSONA.

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