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Il procedimento scientifico in psicologia e in psicopedagogia ha come obiettivo descrivere, predire, spiegare il comportamento e le relazioni regolari tra i
vari aspetti del comportamento stesso. Un comportamento che per gli insegnanti è importante è l'apprendimento, ad esempio. Tutte le ricerche partono
sempre da un quesito derivante: da un'osservazione o da una lacuna in una teoria. E tale quesito guida l'intera ricerca. Per poter procedere verso una
descrizione o spiegazione di un evento (di apprendimento, ad esempio) il ricercatore deve trasformare il quesito in una ipotesi di ricerca. Essa è quindi un
tentativo di spiegazione dell'evento ed è formulata secondo uno schema: "se….allora….".
Un processo scientifico
Il punto di partenza di un processo scientifico è quello di raccogliere informazioni per risolvere o capire un problema. L’individuazione del problema può
essere basato sullo stadio di sviluppo della disciplina, su osservazioni casuali che rivelano criticità nelle conoscenze disponibili, interessi del ricercatore
ma anche su richiesta di un committente. Si parte dalla formulazione di un problema da cui si vanno ad individuare i tipi di variabile, si formulano delle
ipotesi delle nostre variabili.
La teoria.
La teoria è una spiegazione possibile di un fenomeno, qualunque indagine empirica presuppone una teoria in quanto il ricercatore quando si appresta ad
osservare delle variabili lo fa presupponendo una teoria di riferimento decidendo cosa e come osservare un determinato fenomeno. La teoria scientifica a
differenza di quella ingenua viene definita in modo esplicito e sistematico da parte del ricercatore.
L’ipotesi
E una parte di una teoria, afferma e mette in relazione tra loro due o più variabili. Un ipotesi scientifica deve essere misurabile ed empirica, infatti non
deve utilizzare definizioni concettuali e astratte ma definizioni operative, rispettando i requisiti di PARSIMONIA, OPERAZZIONABILITA ed avere un livello
intermedio di GENERALITA, infatti ipotesi troppo specifiche rischiano di far perdere il significato del fenomeno studiato, al contrario ipotesi troppo generali
rischiano di non poter essere generalizzate. In definitiva un ipotesi deve proporre la spiegazione più semplice possibile al fenomeno preso in
considerazione. I parametri sui quali si fanno generalmente le ipotesi sono : media e varianza.
Una ipotesi può non essere verificabile se: 1)mancano le definizioni dei concetti implicati (ex: manca la definizione di aggressività) 2) l'ipotesi stessa è
circolare ove l'evento è usato come spiegazione di se stesso (se i bambini sono aggressivi, allora si sentono ostili) 3) si fa uso di concetti che non
possono essere verificati (ex: se qualcuno è aggressivo è a causa del suo segno zodiacale).
Le ipotesi quindi devono a) fondarsi su definizioni operative delle caratteristiche che sono oggetto di studio. b) Il ricercatore deve essere consapevole
che possono esserci più definizioni operative dello stesso concetto (ex: apprendimento) c) Il ricercatore si pone in atteggiamento critico rispetto al risultato
del proprio lavoro: cioè deve essere convinto che la spiegazione ottenuta è la più probabile rispetto alle altre spiegazioni possibili. d) Il ricercatore deve
avere chiaro fin dall'inizio che tipo di relazione ipotizza fra i concetti oggetto di studio. La relazione fra i concetti può essere di tipo causale (x è causa di
y) o di tipo correlazionale (x e y si presentano insieme nell'evento comportamentale). e) Se il ricercatore ha come obiettivo di limitarsi a fornire una
rappresentazione il più possibile accurata di ciò che avviene, allora la sua indagine empirica sarà a livello descrittivo. f) Se il ricercatore ipotizza una
compresenza sistematica in uno stesso evento, dei concetti studiati, il livello dell'indagine sarà correlazionale (ex: tutoring e apprendimento). g) Se il
ricercatore ha come obiettivo di spiegare il comportamento in funzione di un'unica causa, allora la sua indagine sarà sperimentale ed è il più elevato livello
di indagine. Il ricercatore ipotizza una relazione di causa ed effetto fra x e y.
Variabile
Si definisce variabile qualsiasi caratteristica o attributo che possa assumere diversi valori in un dato intervallo, le variabili devono essere misurabili nella
caratteristica che interessa, possono essere indipendenti o dipendenti. La variabili indipendente è una caratteristica dell’ambiente fisico, sociale o
psicologico, sono quelle variabili che causano una risposta o un comportamento, possono essere manipolate dal ricercatore che può fargli assumere
diversi valori (livelli) affinchè la sua influenza possa essere valutata ( anche se esistono variabili come il sesso, l’età, lo stato economico, etc che non
possono essere manipolate in modo diretto ma il ricercatore può far variare decidendo quali soggetti osservare). La variabile dipendente è la risposta del
soggetto alla variabile indipendente manipolata o meno dal ricercatore, essa infatti rifletta l’azione della V.I. Deve essere definita in termini operazionali,
facilmente quantificabile, sensibile ai cambiamenti della V.I. deve essere un buon indicatore del comportamento oggetto di studio.La variabile dipendente
è quella che il ricercatore misura. Le variabili di disturbo sono quelle variabili presenti durante l’osservazione ma che non sono rilevanti nello studio tra la
relazione della V.I e la V.D.
Il test
Il test, lo strumento di valutazione della mente, principio chiave di tutta la psicometria, può essere definito come un insieme di stimoli, o item,
standardizzati per tipologia, durata, ordine, sequenza e istruzioni. Questi stimoli sono costruiti in maniera tale da rappresentare, in base al modello teorico
che li ha edificati, una determinata funzione cognitiva o di personalità. Le risposte del soggetto vengono codificate in maniera standardizzata, ottenendo
specifici punteggi assegnati in base alle indicazioni teoriche e metodologiche fornite dal manuale del test. Tali punteggi vengono sia confrontati nelle
sotto-aree che li compongono, sia convertiti in valori standard e confrontati con un campione normativo. Tale campione, costruito nella fase di taratura del
test, è di solito rappresentativo della popolazione nazionale di riferimento. In base ai punteggi ottenuti, e a tutti i confronti su di essi svolti, è possibile
definire in maniera quantitativa le differenze ottenute dai rispondenti al test.
Studio correlazionale
Nello studio correlazionale , il ricercatore è interessato ad osservare come varia una data variabile al variare dell’altra, in questi casi dobbiamo avere una
variabile trattata nel modo Y ( osservata) e l’altra nel modo X (manipolata). La seconda variabile potrebbe anche essere trattata nel modo Y affinchè si
possano osservare le covaziazioni tra le 2 variabili.
Indagini empiriche
Le indagini empiriche possono avere 3 scopi diversi ai quali corrispondono 3 livelli di indagine empirica: indagine descrittiva, si propone di dare un quadro
il più fedele possibile di ciò che avviene a livello di cognizioni, vissuti emotivi etc che si sta studiando, il ricercatore osserva e registra la variabile oggetto
di studio. Indagine correlazionale: ha come obiettivo quello di descrivere come ciò che accade a livello cognitivo o emotivo è in relazione con altre
variabili, in questa indagine il ricercatore verifica se le 2 variabili si influenzano a vicenda ma non conosce le cause e il modo con il quale delle una
influenza l’altra. Indagine scientifica: è il terzo livello di indagine empirica, e si pone come obiettivo quello di produrre informazioni riguardo le relazioni
causali tra le variabili. Di solito la variabile dipendente viene osservata prima e dopo la manipolazione della V.I ( variabile manipolata dallo
sperimentatore), le differenze che emergono possono essere imputate alla manipolazione stessa e si può affermare che la V.I. ha degli effetti sulla V.D.
Il test delle ipotesi implica vari tipi di rischi: il test può rigettare una ipotesi vera oppure il test può non rigettare una ipotesi falsa. Tali rischi sono indicati
come errore-tipo-I ed errore-tipo-II. In particolare:
- Errore-tipo-I: si verifica quando il test statistico ha evidenziato un pattern o una relazione, anche se effettivamente non esiste alcun pattern. In altre
parole, la probabilità di commettere un errore di tipo I è espresso come: P(errore-tipo-I) = P(Rigettare H0 | H0 vera) . Ad esempio, l’errore-tipo-I è la
probabilità di rigettare H0 quando questa invece è vera, ossia decidere che tra le medie dei gruppi esiste una differenza significativa quando in realtà non
esiste.
Errore-tipo-II: si verifica quando un test statistico non ha evidenziato un pattern o una relazione anche se effettivamente il pattern esiste. In altre parole, la
probabilità di commettere un errore di tipo II è espresso come: P(errore-tipo-II) = P(Non Rigettare H0 | H0 falsa). Ad esempio, l’errore-tipo-II è la probabilità
di non rigettare l’ipotesi nulla H0 anche se in media le due metodologie hanno medie differenti.
Effetto dimensione
Descrive l’impatto che ha ottenuto l’intervento facendo riferimento alla grandezza delle differenze tra i gruppi (2 o più) si esprime con la formula ES= m1-
m2 / s ( somma deviazioni standard). Più grande è S a più piccolo è l’effetto dimensione.
questo risultato non è credibile in quanto i 2 gruppi hanno molte differenze al pre test
pre
test
pre in questo caso si può essere abbastanza sicuri del risultato in quanto nonostante le
test differenze dei gruppi in partenza abbiamo un netto cambiamento
L a presenza di 2 osservazioni consente di verificare se i gruppo crescono in modo equivalente confrontando lo scarto tra O 1 O2 e quello tra O4 O5 ,
ovviamente l’intervallo temporale che separa le 2 osservazioni sia lo stesso .e sufficientemente ampi per permettere il verificarsi della maturazione. Con 2
pre test però si corrono maggiori rischi per quel che riguarda la mortalità e la sensibilizzazione al pre test essendo 2 anziché 1.
Disegni quasi sperimentali 1 solo gruppo e 2 variabili.
Un disegno quasi sperimentale molto usato soprattutto se si hanno scarse risorse, si utilizza un solo gruppo nel quale vengono osservate prima e dopo
l’intervento sperimentale due diverse variabili dipendenti
O1a X O2a (condizione sperimentale)
O1b O2b (condizione di controllo)
Tempo
In questo disegno abbiamo un unico gruppo sul quale si osservano 2 variabili diverse delle quali solo una è sottoposta a trattamento X. Si suppone che le
2 variabili (a e b) siano simili per quel che riguarda l’azione di fattori di disturbo, che il trattamento sia efficace su a ma non su b. Le 2 osservazioni della
seconda variabile forniscono una misura indiretta di possibili effetti di maturazione e storia. L’assenza di modificazioni tra la prima e la seconda
osservazione della variabile b consente di scartare ipotesi alternative maturazione e storia. Una differenza significativa tra le 2 osservazioni della variabile
a sarà facilmente attribuibile al trattamento x.
Pre
test
pos test
Micro disegni.
La micro progettazione di un indagine riguarda le decisioni che il ricercatore deve prendere a riguardo delle similarità/differenza delle osservazioni vhe
verranno fatte come:quali risposte/comportamenti sono da considerarsi simili e quali differenti; I soggetti saranno sottoposti tutti allo stesso trattamento
oppure saranno inseriti in diversi sottogruppi che riceveranno trattamenti diversi ? nella microprogettazione il ricercatore decide quali variabili considerare
nella sua ricerca ( variabile dipendente o osservata), che va distinta dalle variabili i cui livelli vengono decisi a priori nel progettare il disegno( variabili di
disegni). Inoltre il ricercatore stabilisce i “livelli” ( variabili di disegno) o categorie come ( sesso etc). L’individuazione delle dimensioni da utilizzare come
variabili di disegno e come variabili osservate, nonché i rispettivi livelli di tali variabili viene chiamata analisi dimensionale. Per poter essere utili i disegni
dimensionali devono essere costituiti seguendo alcune regole: 1) i soggetti osservati devono essere classificati in base a tutte le dimensioni individuate
come rilevanti per l’indagina; 2) ogni dimensione deve essere suddivisa in un insieme esaustivo di livelli ( categorie); 3) e livelli di ciascuna dimensione
devono escludersi reciprocamente; 4) la relazione logica tra i diversi livelli deve essere specificata; 5) le dimensioni dovrebbero essere indipendenti ( se
un soggettoè classificato in una dimensione ciò non dovrebbe influire sulla classificazione dello stesso in un'altra dimensione) ; 5) tutte le dimensioni
dovrebbero coprire tutta l’area di interesse del ricercatore.
Tempo
Il trattamento a 2 livelli è un fattore indipendente poichè ciascun gruppo è sottoposto soltanto ad uno dei 2 trattamenti, il tempo è un fattore ripetuto in
quanto ogni livello (pre e post) è presente in ciascun gruppo, la dimensione del disegno è 2x2
O1 X a O2 G1
O3 X b O4 G2 Disegno con 3 gruppi 3x2=6 in quanto il fattore trattamento prevede 3 livelli ( a, b, nessun trattamento)
O O6 G3
Tempo
La strategia di ricerca
La strategia di ricerca è il tipo di orientamento generale che il ricercatore assume per rispondere al quesito della ricerca interessata, le strategia più
utilizzate in ambito psicologico sono : gli esperimenti sul campo, la simulazione sperimentale, gli studi sul campo, gli esperimenti di laboratorio, le indagini
campionarie e i compiti valutativi.
Studi sul campo: negli studi sul campo ci si limita a condurre osservazioni sistematiche di sistemi comportamentali ( naturali), cioè ci si limita a studiare
tali sistemi così come questi si manifestano. Il ricercatore rinuncia a controllare le variabili e si limita a osservare/misurare le variazioni delle variabili
interessate in modo Y. Una volta raccolti i dati il ricercatore può decidere di trasformare una variabile osservata in una variabile di disegno anche se
questo studio nonostante possa evidenziare l’esistenza di una relazione tra le variabili di disegno e la V.D: non consentirà di stabilire l’esistenza di una
eventuale relazione.
Gli esperimenti sul campo: in questo tipo di strategia il ricercatore si basa essenzialmente sull’osservazione sistematica delle variabili( rilevate in modo
Y) ma attua anche una diretta manipolazione di una o più variabili ( modo X). E a questo tipo di ricerca che sono destinati i disegni di ricerca quasi
sperimentali, questa strategia consente inferenze casuali sufficientemente sicure.
La simulazione sperimentale: è una strategia molto intrusiva, in quanto non si limita a intervenire sul contesto ma ne crea uno artificiale. I contesti sono
creati appositamente per la ricerca ed i soggetti accettano di collocarsi in tali contesti per partecipare alla ricerca, per cui il comportamento dei soggetti
non è del tutto spontaneo. Mentre nell’esperimento di laboratorio il ricercatore controlla i tempi di presentazione degli stimoli e indirettamente le risposte
dei soggetti, nella simulazione queste risposte dipendono in parte dalle regole inserite nel sistema e in parte dal comportamento dei soggetti. Inoltre nella
simulazione sperimentale il ricercatore non può analizzare l’effetto di singole variabili isolate poiché ad agire sul comportamento dei soggetti è la struttura
complessa della situazione simulata.
Gli esperimenti di laboratorio: è la strategia che consente il massimo controllo sulle condizioni nelle quali avviene il comportamento oggetto di studio, in
questa strategia il ricercatore non interessato al contesto ma soltanto al comportamento stesso e alle variabili che si presentano. A questa strategia sono
state sollevate delle critiche in quanto anche se è l’unica veramente scientifica si è sostenuta la scarsa validità esterna delle inferenze casuali basate su
questo tipo di ricerca. E vero che con questa strategia è possibile manipolare le variabili di cui si ipotizza un azione casuale e quindi trarre le inferenze
casuale con un elevata sicurezza, ma è altrettanto vero che è difficile estendere i risultati ottenuti in altri contesti.
L’indagine campionaria e i compiti valutativi: queste strategia studiano i resoconti che i soggetti danno circa se stessi, le proprie opinioni, informazioni,
le proprie credenze, rispetto all’esterno. Queste strategie studiano il comportamento in risposta alle domande o agli stimoli presentati dal ricercatore e non
come risposta ad uno specifico contesto in quanto si presume che il comportamento studiato sia indipendente dal contesto. Le due strategie differiscono
per le procedure di osservazione/misurazione adottate e per il contesto nel quale avvengono. L’indagine campionaria utilizza procedure di presentazioni
degli stimoli che risultano familiari ai soggetti, offrendo anche risposte familiari (formulate in modo semplice e a riguardo di temi conosciuti dal soggetto) e
sceglie contesti famigliari ai soggetti ( casa, lavoro, strade etc..) L’indagine campionaria mira alla generalizzabilità dei risultati attraverso i soggetti. I
compiti valutativi: al contrario utilizzano stimoli complessi e non familiari ai soggetti e richiedono giudizi non comuni nella vita quotidiana ( es figure
irregolari e complesse), il contesto non è familiare al soggetto ma solitamente si svolgono in laboratorio. I compiti valutativi mirano alla generalizzabilità
dei risultati attraverso gli stimoli.
La raccolta delle informazioni: è l’insieme delle operazioni che il ricercatore attua per ottenere i dati necessari per confermare o falsificare un ipotesi da
cui è partita un indagine, è necessario e molto importante formulare definizioni operative delle variabili teoriche alla quale l’indagine è interessata, esiste il
problema della validità degli strumenti di misura e della loro attendibilità. Solitamente ci si pongono 2 domande: lo strumento è valido ? Lo strimento è
attendibile? Per validità si intende se lo strumento misura effettivamente la variabile che si intende misurare.
Per stimare la Fedeltà della misure si possono usare 3 procedimenti alternativi: 1)test-ritest consiste nel ripetere la prova e la misurazione con le difficoltà
che riguardano le minacce alla validità interna dei disegni di ricerca: gli effetti misurazione e maturazione e storia, che possono condurre erroneamente a
concludere che la misura utilizzata non è fedele quando invece la mancata covariazione tra le 2 misurazioni in tempi diversi è dovuta alla reale
modificazione della variabile studiata. 2) metodo delle forme parallele consiste nella realizzazione di 2 versioni dello stesso strumento che devono avere
alcune caratteristiche statistiche ben precise ( media, varianza, intercorrelazioni) uguali. Anche se ciò non è per nulla semplice, è inoltre possibile che i 2
strumenti contengano lo stesso errore sistematico. Split-half : ( divisione a metà) è un estensione del metodo delle forme parallele, le 2 metà dello stesso
strumento vengono considerate come due formme parallele ( es dividere in 2 parti un questionario).
Matrice multi tratto multi metodo valutano contemporaneamente la fedeltà e la validità della misura, questo paradigma prevede che lo stesso tratto sia
misurato negli stessi soggetti con metodi diversi; e in tempi diversi con lo stesso strumento. Se si studiano 2 tratti si avranno quindi per ogni soggetto 8
misurazioni( 2 tratti x 2 metodi x 2 misurazioni). La matrice multi tratto multi metodo fornisce uno schema efficace e di riferimento per verificare
contemporaneamente validità e fedeltà dello strumento, il suo limite è costituito dal fatto che se si aumentano il numero delle dimensioni considerate
( tratti) aumenta anche quello delle osservazioni, occorre inoltre misurare tutti i tratti con tutti i metodi considerati, oltre che in tempi differenti.
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Popolazione
E l’insieme di tutti gli elementi a cui si rivolge il ricercatore nel fare la sua indagine . Le popolazioni finite sono definibili in termini di numeri di elementi che
la compongono, quelle infinite al contrario non sono definibili in termini numerici, in entrambi i casi sia per problemi di tempo sia per motivi economici non
è quasi mai possibile studiare l’intere popolazione e si studia un sottoinsieme di n elementi ( campione). Il campione deve essere rappresentativo e lo è
quando ha tutte le più importanti caratteristiche della popolazione da cui proviene, se questo viene estratto casualmente le eventuali differenze tra
popolazione e campione sono da attribuire al caso e non a cause sistematiche. Il campione casuale è quello che a parità di condizioni da maggiori
garanzie. Il più utilizzato è il campione casuale semplice dove tutti i soggetti o elementi della popolazione hanno la stessa possibilità di essere estratti, può
essere con reinserimento o senza reinserimento.
Statistica indiferenziale
Si occupa di 2 tipi di problemi: la stima dei parametri e la verifica delle ipotesi.
Il valore critico
Permetti di decidere se accettare o respingere l’ipotesi nulla, per convenzione si considera come probabilità critica quella pari al 5% ( 0,5) o al 1% (0,1)
tale valore si indica con α ( alfa). Tutti i risultati che hanno probabilità di verificarsi inferiori ad α sono considerati significativi, cioè non in grado di verificare
l’ipotesi nulla che in questi casi si rifiuta e si accetta l’ipotesi alternativa consapevoli di rischiare di sbagliare ma con una percentuale meno del 5% o 1%
dei casi. Minore è α e minore è il rischio di commettere l’errore di1° tipo, però con il diminuire la probabilità ci commettere l’errore di 1° tipo aumenta
quella di commettere l’errore di 2° tipo ( ossia accettare HO anche se è falsa).
Livello di significatività
Il livello di significatività α rappresenta la regione critica o regione di rifiuto dell’ipotesi nulla,infatti il valore α ci permette di separare i risultati poco probabili
da quelli che hanno una maggiore probabilità di verificare l’ipotesi nulla. Il livello di significatività α è quindi una regola decisionale per poter accettare o
respingere l’ipotesi H0, e scegliere tale livello vuol dire anche assumersi il rischio pari ad α di rifiutare l’ipotesi nulla quando essa invece è vera.
La potenza statistica
La potenza statistica di un test è la sua capacità di rifiutare un ipotesi nulla falsa, perché noi, in genere, verifichiamo un’ipotesi nulla rispetto ad una
gamma” di ipotesi alternative. Come ricercatori, facciamo molti sforzi per organizzare e fare una ricerca che ci dia conoscenze “sicure” e “affidabili”. Ma i
nostri sforzi sono vani se non riusciamo a trovare i risultati che ci aspettiamo, o meglio, se non riusciamo a falsificare con maggior sicurezza la nostra
ipotesi. Per molti anni, i ricercatori si sono focalizzati sul rischio di rifiutare H0 quando è vera (atteggiamento conservatore) Ci sono 4 variabili che
agiscono sulla potenza: 1) Il livello di significatività cioè : più è severo (vicino a 0), più è difficile rifiutare l’ipotesi nulla (anche quando è
falsa).All’aumentare di α aumenta la potenza del test. Tuttavia non possiamo usare α molto grandi; un buon criterio (non troppo basso, né troppo alto) è
= 0:05. 2) L’ampiezza del campione cioè N; quando un campione è grande, è meno probabile fare errori di campionamento e trovare dati che portino a
stime inaffidabili dei parametri della popolazione. L’errore standard è sempre basato su N. Quindi all’aumentare di N, aumenta la potenza. La dimensione
dell’effetto nella popolazione cioè d; d indica genericamente l’ampiezza dell’effetto, ovvero quanto grande è il risultato che abbiamo ottenuto; d ha senso
solo se H0 è falsa; quindi possiamo considerare d come una misura di quanto è falsa l’ipotesi nulla; tanto più d è grande, tanto più H0 è falsa, tanto più
aumenta la potenza 4) La potenza statistica stessa, cioè 1-β. Infine, questi quattro indici sono legati fra loro matematicamente;ovvero conoscendo il
valore di tre di loro, si può calcolare il valore del quarto.
Gradi di libertà
Rappresentano il numero di possibilità che i dati che compongono un campione hanno di variare liberamente, in generale si calcolano togliendo dal
numero delle unità campione il numero delle condizioni cui essi sono vincolati. Essi rappresentano il numero di osservazioni indipendenti nella
distribuzione. Nel caso della verifica delle ipotesi con t di student, i gdl sono n-1 poiché sui dati disponibili è gia stata calcolata la media.
Chi2
E il test che si basa sul confronto tra frequenze teoriche e frequenze osservate. Si può dimostrare che estraendo da una popolazione i cui tutte le K
frequenze sono uguali, tutti i possibili campioni di numerosità n, e calcolando per ciascun campione il Chi 2, la distribuzione campionaria dello stesso si
approssima alla distribuzione del X2 con K-1 gradi di libertà. La distribuzione ha i valori tabulati per α = 0,05 e 0,01, e può essere usata per la verifica delle
ipotesi. La distribuzione X2 è continua invece il Chi2 calcolato su campione discreto ha carattere discreto. Si applica allora una correzione “correzione di
Yates” che permette di approssimare il Chi2 alla distribuzione teorica continua. Esistono delle limitazioni all’uso del Chi 2 : 1) indipendenza tra le categorie,
ogni soggetto deve essere classificato in una sola delle K categorie; 2) se K = 2 le ft non devono essere < di 5 in nessuna delle 2 categorie; 3) se K > 2 le
ft non devono essere <1 in nessuna categoria e devono essere < 5 in non più del 5% delle categorie.
Verifica delle ipotesi sulla differenza tra le medie nel caso di 2 campioni indipendenti.
E un tipo di verifica usato di frequente nella ricerca psicologica, si è interessati a verificare se le medie di 2 popolazioni da cui sono stati estratti 2
campioni differiscono o no significativamente. Questi campioni sono formati da soggetti diversi e contrapposti per una caratteristica. Ipotesi nulla: le
medie delle 2 popolazioni sono uguali, ipotesi alternativa: le medie delle 2 popolazioni sono diverse ( bidirezionali). La distribuzione a cui si fa riferimento
è la distribuzione campionaria della differenza tra le medie di 2 campioni di numerosità n 1 e n2. Essa ha una forma normale, media uguale alla differenza
tra le medie delle 2 popolazioni e varianza uguale alla somma delle varianze delle popolazioni ognuna divisa per il suo n. Quando il campione è poco
numeroso n1 e n1 ≤ di 30 il modello di riferimento si baserà sulle proprietà della distribuzione t di student con( n1 + n2 -2) gradi di libertà.
Test di Mann-Whitney
Il test di Mann-Whtney si basa sugli ordini di rango dei soggetti nella variabile oggetto di studio. Si mettoono in ordine di rango i soggetti dei 2 campioni
indipendentemente dalla loro appartenenza all’uno o all’altro di essi, sommando in modo opportuno i ranghi dei soggetti del primo campione, e
separatamente quelli del secondo campione, se le 2 somme non differiscono troppo, si può pensare che la caratteristica oggetto di studio sia ugualmente
presente nei due campioni.
R di Pearson
Quando verifichiamo le ipotesi su coefficienti di correlazione dobbiamo fare riferimento ad un modello probabilistico bivariato che tenga conto della
covarianza delle 2 variabili misurate sugli stessi soggetti. Il coefficiente di correlazione Bravais-Pearson consente di quantificare l’eventuale relazione che
esista tra 2 variabili misurate su scala a rapporti o ad intervalli, il coefficiente può assumere valori compresi tra -1 e + 1. Per il calcolo si usa la formula di r
di Pearson.