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La psicologia studia il comportamento umano per cercare di spiegarne le cause sulla base di
osservazioni sistematiche: la costruzione di modelli del comportamento è essenzialmente
induttiva, basata su osservazioni empiriche e intuizioni circa il comportamento che ci si
aspetta in varie circostanze. Di qui la necessità di sottolineare il lavoro empirico-sistematico
che è necessario per poter identificare variabili-chiave e per stabilire relazioni tra variabili.
La misura in psicologia
L’osservazione e la misurazione di caratteristiche psicologiche è certamente uno dei problemi
più delicati nell’ambito della psicologia: chi conduce ricerche in campo psicologico sa che il
compito più arduo è quello di quantificare le osservazioni del comportamento oggetto di
studio. La situazione di fatto attuale è quella che in psicologia non esiste una teoria unificata
riguardante la misurazione ma esistono due distinte tradizioni di ricerca che corrispondono,
rispettivamente, ad un approccio formale e assiomatico che fa riferimento ai modelli della
psicologia matematica. (Suppes e Zinnes) e ad un approccio pratico in grado di dare soluzioni
praticabili a problemi empirici concreti, che segue la linea iniziativa da Thurstone e Guilford
ed è legato alla tradizione teorica dei test psicologici. Il materiale empirico sul quale si lavora
nel campo della psicologia sperimentale o applicata è, nella maggioranza dei casi, un insieme
di dati relativi a giudizi di valore che devono essere trasformati, in base a modelli spaziali
affini, attraverso un sistema relazionale empirico. La teoria della misura e la pratica di essa
seguono strade parallele ancora oggi. L’esigenza di quantificare le osservazioni è diventata
sempre più presente in tutti i campi della psicologia e l’uso dei concetti e tecniche statistiche è
frequentissimo, se non indispensabile, nella pratica quotidiana dello psicologo.
La manipolazione statistica dei risultati di un test è qualche volta usata come debole sostituto
di un controllo più accurato del contenuto e dello sviluppo della ricerca con e sullo strumento,
ma è tuttavia indispensabile per verificare le ipotesi e controllare le qualità metrologiche degli
strumenti di misura.
In conclusione possiamo dire che il tipo di misura può cambiare in funzione dell’area
psicologica o della caratteristica psicologica che interessa, definizione basata generalmente su
una serie di comportamenti derivati da una teoria psicologica della quale sono la
manifestazione operativa.
Le variabili quantitative: es. tempo di reazione a uno stimolo o punteggio a un test. Sono
rappresentate su scale numeriche. Variabili fisiche sono variabili quantitative.
Grafici e tabelle forniscono le stesse informazioni ma, per il diverso formato, ciascuna
modalità ha degli specifici vantaggi:
- le tabelle permettono di risalire in modo immediato alla frequenza esatta corrispondente ad
un certo valore o categoria;
- il grafico mette in evidenza la forma della distribuzione e le sue peculiarità.
Rappresentazione grafica delle distribuzioni di frequenza
Grafico a barre (variabili qualitative)
Istogramma (variabili quantitative discrete)
Poligono di frequenza (variabili quantitative continue)
Ogiva (poligono di frequenza che utilizza le frequenze cumulate)
Grafico a torta (può essere usato per variabili qualitative e quantitative, ma è più indicato
per variabili categoriali).