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Psicologia

PSICOLOGIA GENERALE
La psicologia generale studia le principali funzioni psichiche. L’oggetto di studio può essere il
comportamento, la percezione, le emozioni, la memoria, il linguaggio, la personalità, e molte altre
funzioni e processi mentali. La psicologia generale spesso è definita anche psicologia
sperimentale.
Quindi lo scopo è studiare, applicando la metodologia sperimentale, la mente e il comportamento.
Il metodo Sperimentale in psicologia generale. Applicare il metodo sperimentale in psicologia
generale significa osservare i fenomeni psichici (percezione, intelligenza, memoria, etc) e i
comportamenti, da essi derivanti, in maniera oggettiva grazie all’attuazione di rigide procedure
molto strutturate, tipiche del metodo sperimentale.
Le diverse caratteristiche di un fenomeno psichico saranno considerate variabili e possono essere
direttamente manipolate dallo sperimentatore o semplicemente osservate nell’ambiente in cui si
verificano. La psicologia generale diventa sperimentale, dunque, quando si avvale del metodo
sperimentale (verifiche, prove, test, simulazioni...) e della statistica (psicometria), la quale permette
di quantificare la grandezza di un dato fenomeno studiato.

La storia della psicologia sperimentale

La psicologia sperimentale si è costituita come disciplina autonoma intorno alla seconda metà
dell’Ottocento con Wilhelm Max Wundt. Per Wundt la psicologia è la scienza dell’esperienza e il
metodo della psicologia deve essere quello sperimentale, basato sull’auto-osservazione o
introspezione, condotta in maniera sistematica, ovvero come una ricerca scientifica. Nel 1879
Wundt fondò il primo laboratorio di psicologia sperimentale a Lipsia.
Il metodo sperimentale ha lo scopo di
sostenere l’esistenza di una relazione causale tra due variabili.

LA PSICOLOGIA CLINICA
Quello che è irrilevante per uno psicologo generale (la sofferenza ed il disagio), diventa invece
l’oggetto specifico dell’attenzione del clinico. La psicologia clinica studia e si occupa di persone
che si trovano in una condizione di disagio psicologico. La psicoterapia è una forma di cura della
sofferenza e del disagio psicologico, che viene realizzata attraverso una relazione tra paziente e
terapeuta.
Psicoterapeuta deve diminuire la situazione di sofferenza che lo assale, attraverso un processo di
conoscenza della personalità del paziente (il terapeuta aiuta il paziente a conoscersi meglio e lo
aiuta a migliorare e guarire). Quindi la ricerca (che si occupa solo di conoscere il caso senza
intervenire per guarire) è differente dalla psicoterapia (che invece interviene per guarire).
l metodo clinico consente una comprensione della persona attraverso uno strumento primario
d’indagine che è il colloquio, un’interazione tra due persone che può avere diverse finalità
(diagnosi, terapia, orientamento, ecc.). Con “colloquio” intendiamo di solito una serie di incontri
(primo colloquio e successivi) nei quali si articolano di solito tre fasi fondamentali (anamnesi,
diagnosi ed intervento). Tale colloquio si compone di una parte anamnestica, nella quale vengono
raccolte le informazioni riguardanti la storia di vita del paziente. Un colloquio psicodiagnostico
ben condotto dovrebbe: pervenire ad una ipotesi diagnostica in un numero limitato di colloqui.

Successivamente si entra nella fase centrale dell’intervista clinica: attraverso il dialogo e il


supporto di test psicologici, il terapeuta identifica la diagnosi sottesa al disturbo del paziente e la
terapia più appropriata, iniziando a lavorare con lo stesso paziente per migliorare la sua
condizione.
Alla fine viene anche consegnata una relazione, che riporta i risultati di quanto emerso sia dal
colloquio sia dai test. Il colloquio, così come l’intervista, si basa su una conversazione e si
sviluppa liberamente in base alle reazioni e risposte del paziente. Il colloquio, al di là delle sue
specifiche finalità, costituisce una fonte privilegiata di dati perché permette una raccolta più
completa di informazioni relative ai registri verbale e non verbale del soggetto, ma anche al
contesto e alla relazione con il clinico. Il colloquio è ritenuto lo strumento che concede maggiore
libertà al conduttore rispetto alla tipologia ed alla sequenza delle domande da porre.

IL COLLOQUIO CLINICO
I dati introspettivi sono quelli che uno psicologo ricava dal metodo dell’introspezione, ricorrendo
sia al colloquio clinico sia ai test psicologici. Il colloquio avviene in varie sedute, o incontri, da cui
si ricavano le informazioni e i dati su cui lavorare: questi ultimi vengono definiti “introspettivi”
perché derivano da sensazioni, impulsi e pensieri che il paziente prova durante il dialogo con lo
psicologo I settori che lavorano maggiormente con i dati introspettivi sono la psicologia clinica e
la psicoterapia.
Introspezione: metodo di indagine che permette l’osservazione dei propri contenuti psichici.

METODI DI INDAGINE IN PSICOLOGIA


In Psicologia non è possibile parlare di un solo metodo di ricerca, piuttosto di diversi metodi che
offrono particolari vantaggi e svantaggi. Ciascuno di essi, pertanto, viene scelto ed utilizzato
perché risulta più coerente alla ricerca che si desidera effettuare, cioè risponde in maniera più
adeguata all’obiettivo che si intende raggiungere.

I metodi di ricerca sono:


osservazione, intervista, questionario, colloquio clinico, test, esperimento.

LA RICERCA EMPIRICA E SPERIMENTALE


La ricerca empirica: l’osservazione e la raccolta dei dati provengono dall’esperienza diretta. La
raccolta dei dati deve essere svolta attraverso procedimenti logici, partendo da un’ipotesi, che al
termine dell’indagine viene confermata o confutata sulla base di riscontri oggettivi. Il ricercatore
all’inizio osserva, riflette, ragiona su un fenomeno.
Successivamente decide come procedere per studiarlo e quindi quali metodi utilizzare, seguendo
criteri di applicazione ben definiti. Quando i fenomeni lo consentono sviluppa un esperimento, in
cui partendo da un’ipotesi, modifica parte della realtà per valutare le conseguenze e confermare o
invalidare l’ipotesi iniziale. Infine trae le sue conclusioni teoriche, dopo aver rielaborato a
analizzato i dati. La ricerca sperimentale: durante la realizzazione della ricerca è necessario
svolgere gli esperimenti, in cui il ricercatore riproduce in modo artificiale e controllato l’esperienza
da osservare.
I vari metodi e i rispettivi strumenti di ricerca vengono utilizzati con coerenza rispetto alle finalità
della ricerca che si vuole condurre, andando a comporre particolari disegni di ricerca che ci
permettono di definire una ricerca “quantitativa” o “qualitativa”: la prima interessata a classificare
delle caratteristiche della realtà, a osservare e misurare, partendo da ipotesi precise e costruendo
modelli statistici al fine di spiegare specifici fenomeni, la seconda tesa a descrivere in maniera
approfondita uno o più processi in uno specifico contesto esplorandolo, senza ipotesi da
verificare.

Le ricerche di tipo qualitativo non forniscono dati di tipo numerico e oggettivo, ma risultati e
descrizioni più complesse. La ricerca qualitativa può esplorare attitudini, comportamenti, pensieri
connessi a particolari fenomeni o contesti. L’una non è migliore dell’altra e il loro valore risente
dell’efficacia che ognuna di essa ha nello studio che si intende effettuare. Oggi si cerca di
realizzare ricerche quali- quantitative, che integrano l’analisi statistica dei dati a tecniche
qualitative che approfondiscono il fenomeno studiato.
Entrambi gli approcci sono utilizzati in psicologia: tendenzialmente, quello qualitativo viene
adoperato soprattutto in ambito clinico e terapeutico, quello quantitativo nelle ricerche di
psicologia generale o sperimentale. Generalmente, nella ricerca di tipo quantitativo si mette alla
prova, con metodi matematici, un’ipotesi iniziale, che sarà accettata o rifiutata sulla base dei
risultati di indagini statistiche. Per fare questo, la ricerca psicologica deve avvalersi della
statistica, cioè di quella scienza che studia i fenomeni collettivi attraverso metodi matematici,
come per esempio gli indici statistici, strumenti che sintetizzano in valori numerici le specifiche
caratteristiche del fenomeno o del campione analizzato.

L’USO DELLA STATISTICA IN PSICOLOGIA


Una teoria, oltre che a parole, può essere espressa con formule matematiche, conferendole
maggiore validità scientifica. Le scienze psicologiche ricorrono alla statistica per misurare,
ordinare, descrivere i dati raccolti e quindi riuscire a prevedere sulla base dei dati raccolti,
l’andamento di un certo fenomeno. La psicologia, come le scienze naturali, si propone di
formulare previsioni che successivamente saranno confermate o smentite dai fatti. La statistica
descrittiva ha l’obiettivo di raccogliere le informazioni sulla popolazione o su una parte di essa
(campione) e di sistemare, riassumere e presentare i dati in modo ordinato, distribuendoli secondo
indici numerici, valori medi, indici di variabilità, rapporti statistici. La statistica inferenziale ha lo
scopo di estendere il risultato dell’analisi effettuata su un gruppo limitato (campione) all’intera
popolazione.

SCIENZA E PSICOLOGIA
La psicologia scientifica nasce alla fine del
1800 grazie anche al nuovo sapere scientifico.
Nel corso del 1900 si sono sviluppati diversi tipi di ricerca: la ricerca di laboratorio, la ricerca sul
campo, la ricerca in ambito clinico, la ricerca nell’ambito della scienza cognitiva. Il più antico è la
ricerca di laboratorio, interessata allo studio di fenomeni psichici analizzati con il metodo
sperimentale. Furono studiate inizialmente la sensazione e la memoria e, successivamente,
funzioni più complesse come il linguaggio. Un altro ambito di indagine è quello della ricerca sul
campo, che si è rivolta allo studio del soggetto nell’ambito sociale della vita quotidiana. Questa
ricerca utilizza il metodo di tipo osservativo e i sondaggi di opinioni.

LA RICERCA SUL CAMPO


La ricerca sul campo non avviene in laboratorio, ma sul campo.
La ricerca ecologica ha:
• VANTAGGI: è una ricerca in ambiente naturale;
• SVANTAGGI: non è possibile controllare tutte le variabili.

Mentre la ricerca di laboratorio studia le singole funzioni psichiche, la ricerca sul campo è più
interessata all’individuo nella sua totalità, nel contesto in cui vive la sua vita. La controllabilità della
ricerca sul campo è difficile, perché l’opinione degli individui varia in funzione dei tanti aspetti che
costituiscono il loro ambiente e che non si possono isolare.

La ricerca sul campo può essere:


• RICERCA CON QUESTIONARI: per conoscere ciò che pensa la gente.
Utilizza questionari con domande aperte e domande chiuse;
• RICERCA OSSERVATIVA: consiste nell’osservare un certo comportamento.

LA RICERCA DI LABORATORIO
Il laboratorio si dimostra molto adatto all’applicazione del metodo sperimentale perché è un
ambiente artificiale (una stanza dove il ricercatore può osservare e provocare risposte nei
soggetti). Il metodo sperimentale obbliga ad analizzare un comportamento o un fenomeno
mentale in modo tale che quello studio sia ripetibile e oggettivo. L’aspetto negativo di questa
ricerca è rappresentata dall’artificiosità delle situazioni sperimentali create in laboratorio (i
fenomeni che si studiano in laboratorio sono diversi da quello che vediamo naturalmente).

LA VALIDITA’ DI UN ESPERIMENTO
Uno dei requisiti fondamentali di un buon esperimento è la sua validità. Un esperimento è valido
quando effettivamente mette alla prova le ipotesi di partenza. La validità di un esperimento è ciò
per cui si può affermare con certezza che la causa A ha provocato B e che senza dubbio non
sono intervenute altre cause.
• Validità: Il test deve effettivamente misurare ciò che si propone di misurare e fornire quindi
esiti affidabili.
• Validità interna: si riferisce all’attendibilità della ricerca svolta (risultati ottenuti).
La relazione individuata è vera per le situazioni, le persone, i luoghi e i tempi in cui è stata fatta la
ricerca? (Validità Interna)

Se nell’esperimento gli effetti riscontrati sono riconducibili a fattori diversi da quelli ipotizzati,
allora lo studio non ha una validità interna.
• Validità esterna: si riferisce alla possibilità di estendere i risultati ottenuti nella ricerca ad
altre situazioni simili.
La relazione individuata è vera anche per situazioni, persone, luoghi e tempi diversi da quelli in cui
è stata fatta la ricerca? (Validità Esterna)
Anche in contesti diversi si presenteranno gli stessi risultati.
LE VARIABILI
Con il termine variabile ci si riferisce alle possibili variazioni misurabili di un certo fenomeno.
Il compito principale dello scienziato è stabilire il rapporto che esiste fra le variabili che osserva.
Si distinguono due tipi di variabili:
• la variabile indipendente, che viene manipolata dallo scienziato.
• la variabile dipendente della quale si osserva il variare dei valori in dipendenza della
variazione dei valori della indipendente.

Ma cosa si intende per manipolazione dello sperimentatore? Lo sperimentatore produce


direttamente i valori della variabile indipendente
(per esempio somministrando un farmaco) e rileva poi la variabile dipendente (in questo caso
l’effetto del farmaco: ore di sonno, cambiamenti di peso, sonnolenza..). Sono chiamate “variabili
indipendenti” le variabili che lo sperimentatore manipola direttamente (è ciò che lo sperimentatore
fa fare ai soggetti). Le “variabili dipendenti” costituiscono il fenomeno che si sta studiando, quindi
sono il comportamento del soggetto (si chiama dipendente perché dipende dalla variabile
indipendente).

LA SCELTA DEI SOGGETTI


In un esperimento “ideale” i soggetti dovrebbero essere scelti attraverso una “scelta casuale”
dall’intera popolazione a cui appartengono.
La scelta casuale implica che ogni soggetto di una certa popolazione abbia la stessa probabilità
di essere scelto. Un altro filone è la ricerca in ambito clinico, che si interessa dello studio degli
aspetti patologici della mente attraverso il metodo sperimentale.

METODO DELL'OSSERVAZIONE

Il metodo osservativo coglie la dimensione sociale e interattiva dell’individuo. Esistono fenomeni


umani che non possono essere studiati in laboratorio o con metodi sperimentali. Tali fenomeni
possono essere studiati solo in contesti di vita, ossia in contesti naturali. Il metodo per studiare
tali fenomeni è l’osservazione. L’osservazione diretta del comportamento è il metodo di ricerca
privilegiato nella psicologia dello sviluppo e negli studi sul campo, in quanto consente
l’acquisizione di informazioni direttamente dai comportamenti verbali e non-verbali dei
partecipanti. Tale metodologia prevede l’utilizzo dell’osservazione partecipante o
dell’osservazione naturalistica.
In entrambe, il ricercatore si limita ad osservare e registrare il comportamento naturale degli attori
senza introdurre o controllare attivamente alcuna variabile.Vantaggi e svantaggi dell’osservazione
in ambiente naturale
• Vantaggi: consente di avere un quadro dettagliato e preciso del comportamento “al suo
stato naturale”.
• Limiti: in ambiente libero, le situazioni in cui è più probabile che si manifesti un certo
comportamento (quello che interessa osservare) possono non essere le stesse per tutti i
soggetti.
Diventa perciò impossibile stabilire se un individuo non manifesta un determinato comportamento
perché non è in grado di eseguirlo, non ne ha voglia o perché magari non gli si presenta
l’occasione appropriata.

L’osservazione, quando viene utilizzata con scopi scientifici, deve avere degli scopi precisi, in
modo tale da utilizzare particolari modalità di raccolta dei dati. L’osservazione, per essere valida e
attendibile, deve essere pianificata: ciò vuol dire che deve essere definito lo scopo, l’oggetto e il
tempo dell’osservazione, deve essere concepita una griglia con dei punti di riferimento, cioè una
serie di caratteristiche che si riferiscono ai vari aspetti del fenomeno che si vogliono osservare,
deve essere predisposta una scala di valutazione per definire aspetti quantitativi del fenomeno,
devono essere registrati immediatamente i dati osservati. Il metodo dell’osservazione presenta dei
limiti. Possono intervenire delle distorsioni, messe in atto sia dall’osservatore che da parte del
soggetto, come ad esempio fattori di personalità dell’osservatore, le sue aspettative, le sue
interpretazioni, etc.

METODI DI RICERCA IN PSICOLOGIA:

L'INCHIESTA
Un altro metodo di indagine è quello dell’inchiesta:
Indagine o ricerca diretta a ottenere un’esauriente quantità di dati relativi a un fatto o a un
fenomeno.
Indagine svolta svolta oralmente o per iscritto per determinare lo stato oggettivo di fatti,
situazioni...
Quando non è possibile studiare in condizioni di stretto controllo sperimentale dimensioni sociali,
quali opinioni, atteggiamenti, credenze, valori e rappresentazioni, è efficace il metodo
dell’inchiesta.
Tale strumento, che viene utilizzato quando è necessario analizzare fenomeni naturali non
riproducibili in laboratorio, può essere rappresentato dai questionari e dalle interviste strutturate.

Una modalità d’indagine è l’inchiesta con i questionari (insieme di domande) attraverso i quali si
cerca di studiare e conoscere l’opinione delle persone su certi argomenti o problematiche.
In un questionario le domande possono essere aperte o chiuse. Le risposte aperte garantiscono
maggiore validità al questionario (perché raccolgono più informazioni), ma sono più difficili da
analizzare e classificare dal ricercatore. Le risposte chiuse danno meno informazioni, ma sono più
facili da esaminare. Il questionario contiene domande pre- stampate, alle quali il soggetto
risponde da solo, che riguardano le dimensioni da indagare.
Esse possono essere aperte (con possibilità argomentativa per il soggetto) o chiuse (possibilità di
scelta tra opzioni di risposta predefinite):
i questionari consistono in una serie di domande a cui bisogna dare una risposta e possono
essere a forma chiusa, quando l’individuo deve scegliere all’interno di una gamma di risposte
precostituite e a forma aperta, in cui invece la risposta è liberamente redatta dall’individuo.

Il questionario, in particolare, consente di ricavare un grande numero di informazioni su un


soggetto in tempi relativamente brevi. Questo strumento si differenzia dall'intervista perchè le
domande e le risposte sono poste in forma scritta.

L’intervista, invece, è un colloquio faccia a faccia tra soggetto e ricercatore. Vi sono 3 tipi di
intervista:
• non-strutturata
• semi- strutturata
• strutturata. L'intervista non strutturata contempla la trattazione di
un argomento dato, la cui esplorazione avviene in maniera libera da parte del clinico che
non è tenuto ad attenersi ad un protocollo definito.
Il numero delle domande da porre è la loro sequenza sono a completa discrezione
dell'intervistatore.

L'intervista semi-strutturata si articola in una serie di domande obbligatorie, per tipo e numero,
che l'intervistatore può porre senza vincoli sequenziali.

L'intervista strutturata, detta anche standardizzata, si compone di una serie di domande, il cui
numero e tipo sono precedentemente definiti, che l'intervistatore deve porre attenendosi ad un
ordine dato.
Il limite di tale metodo è che il ricercatore non ha la possibilità di manipolare la variabile
indipendente:
Il ricercatore deve ricavare la variabile dipendente da quello che gli individui dicono di sé. Il
metodo dell’inchiesta, infatti, prevede la capacità dei soggetti facenti parte del campione di
autodescriversi.
Le tecniche che abbiamo visto (intervista...) sono dirette cioè permettono di raccogliere
informazioni direttamente dalla realtà e dai soggetti. Per valutare aspetti più complessi è
necessario utilizzare tecniche indirette che consentono di comprendere il fenomeno a partire da
elementi misurabili.

I TEST PSICOLOGICI
I test psicologici sono particolari strumenti di ricerca, costruiti con procedure rigorose, che
permettono di raccogliere una serie di dati senza rivolgere domande esplicite ai soggetti
esaminati.
Alla persona sottoposta a un test vengono forniti una figura, una situazione-stimolo, un disegno o
dei quesiti che hanno lo scopo di suscitare reazioni o impressioni: queste saranno espresse dalla
persona attraverso risposte a precise domande, che il ricercatore analizzerà con cura,
ricavandone i dati richiesti.

I test non devono prevedere domande dirette su ciò che si intende valutare. I test psicologici non
devono indirizzare o influenzare le risposte. Devono permettere di misurare e valutare alcune
caratteristiche del soggetto esaminato. La scienza che si occupa della costruzione dei test
psicologici è la psicometria.

I test
• test di intelligenza, che rilevano il quoziente intellettivo (QI);
• test attitudinali, che valutano se una persona potrebbe avere un’attitudine, cioè una
predisposizione, a svolgere un determinato lavoro o percorso di studi;
• test di abilità specifiche, che valutano precise competenze del soggetto, per esempio
l’orientamento nello spazio o la velocità di elaborazione di informazioni;

• test neuropsicologici, che valutano lo stato delle funzioni cognitive in presenza di danni,
alterazioni cerebrali o invecchiamento.

Lo scopo principale è dunque quello di rilevare la presenza e la gravità di disfunzioni cognitive e le


relative implicazioni di tipo psicologico e comportamentale derivanti da patologie a carico del
SNC al fine di poter stabilire un programma riabilitativo specifico.
• test di personalità, che valutano la personalità complessiva di un individuo attraverso i
comportamenti, gli atteggiamenti, i pensieri, le motivazioni che adotterebbe in svariate
situazioni reali o immaginarie.

TEST DI LIVELLO
Questi reattivi sono volti a misurare aspetti psicologici attraverso l'attribuzione di un punteggio,
forniscono cioè una valutazione quantitativa. Da tali test è possibile rilevare una descrizione di
diversi attributi psicologici (cognitivi, motori, sociali, maturità sociale) presenti a diverse età in un
vasto campione della popolazione. Hanno lo scopo di constatare se la persona, oggetto di
esame, presenta o meno determinate caratteristiche riscontrate nella popolazione di riferimento
degli individui della sua stessa età, rilevando il "livello" in cui questa si colloca rispetto alla media
dei dati ottenuti dal campione di riferimento.
Sono un esempio: le scale Wechsler o le Matrici di Raven per l'intelligenza

Test di Sviluppo:
Questa classe di reattivi è invece basata su una valutazione qualitativa degli attributi psicologici.
L'interpretazione dei risultati conseguiti alle prove avviene sulla base di un modello teorico di
riferimento da cui è originata la costruzione del test stesso.
Ne sono un esempio:
le Prove Piagetiane per la valutazione degli aspetti cognitivi fondate sul modello "stadiale" di
sviluppo proposto da Piaget;
La Strange - Situation per la valutazione dello sviluppo affettivo-relazionale sulla base della Teoria
dell'attaccamento formulata da Bowlby.

Test di Personalità
Prima di introdurre una breve descrizione degli strumenti impiegati nella valutazione della
personalità appare opportuno dare una spiegazione di ciò che viene normalmente indicato con il
termine personalità. Con Personalità ci si riferisce all'insieme degli aspetti psichici e delle modalità
comportamentali che rappresentano l'essenza delle differenze individuali. La personalità può
dunque definirsi come un'organizzazione dei modi di essere, di percepire e di comportarsi. Gli
strumenti che sono adottati nella valutazione della personalità sono molteplici e tra loro si
differenziano sulla base della teoria di riferimento come ad esempio le teorie psicodinamiche,
dalle quali sono scaturiti i test proiettivi.

Tecniche proiettive
Il soggetto posto di fronte ad una situazione poco definita tenderà a definirla e a dotarla di
significato sulla base dell'organizzazione della propria vita interiore, il soggetto è quindi stimolato
a trasporre esternamente (proiettare), su un oggetto o una persona, le proprie pulsioni. Durante la
somministrazione anche le consegne date dal clinico si caratterizzano per la loro vaghezza, in
modo tale da favorire nel soggetto l'espressione del suo personale stile percettivo-interpretativo,
di attribuzione di significato, derivante dalle proprie caratteristiche di personalità. Il soggetto è
chiamato ad attribuire una forma e un'interpretazione dello stimolo facendo appello al proprio
meccanismo di percezione. Tra queste tecniche le più nota è il test di Rorschach.

Test di Rorschach
Uno dei test psicologici più conosciuti è certamente quello inventato da Hermann Rorschach nel
1921, pensato per comprendere al meglio la personalità del paziente attraverso l’interpretazione
delle macchie di inchiostro.

Il test è composto da 10 disegni:


5 in bianco e nero, 2 in nero e rosso e 3 a colori.
Più che cercare di capire cosa vede, lo psicologo cerca di analizzare come vengono viste ed
interpretate le immagini. Nel test proiettivo si incrociano differenti dati: se le macchie sono viste in
movimento, se il paziente si focalizza su un solo dettaglio o su tutta la figura, come interpreta i
colori ed altri dati che possono lasciar esprimere la personalità di chi guarda. Tecniche costruttive
o espressive grafiche: prevedono l'impiego di materiale definito come ad esempio carta e matita.
La somministrazione contempla consegne strutturate alle quali il soggetto deve attenersi per
compiere la propria produzione alla quale può seguire la richiesta di articolare una storia, dotata di
senso, relativa al disegno eseguito.

Esempi tipici di tali tecniche sono il Test di Wartegg, Il Test dell'Albero di Cock, il Disegno della
Figura Umana, il Disegno della Famiglia, il Disegno della Persona sotto la Pioggia, i Disegni della
Gioia e della tristezza, il Disegno della Casa.

I Test Psicoattitudinali, invece, servono per individuare abilità logico-matematiche, linguistiche e


operative. Questi test consistono in numerose domande a risposta multipla cui rispondere entro
un tempo limitato, in sede di concorsi, da quelli pubblici a quelli per accedere nelle Forze Armate.
Hanno come scopo quello di valutare attitudini verso una specifica professione.

Per ogni concorso: è possibile quindi esercitarsi sui vari volumi rispondendo alle centinaia di
domande che analizzano e indagano le capacità del soggetto (capacità logiche, matematiche,
verbali, etc.). Nell’iter di selezione, che sia essa lavorativa o per l’accesso a qualche corpo delle
Forze Armate, i test psicoattitudinali vengono seguiti da dei questionari di personalità che hanno
invece lo scopo di valutare caratteristiche emotive e caratteriali, nonché il modo di comportarsi e
interagire nello specifico ambito lavorativo. Test psicometrici per la selezione del personale. La
ricerca del personale deve essere basata anche e, soprattutto, sulle capacità psicologiche e di
personalità del candidato in grado di adattarsi all’ambiente lavorativo. Interviste, colloqui sono
momenti delicati per la selezione del candidato. Sarebbe importante che l’intervistatore o
l’addetto alla selezione avesse competenze psicologiche.
Tipologia di test per la selezione del personale
I principali test usati nella selezione del personale sono BFQ Big Five Questionnaire, 16PF
(Personality Factor Test) di Cattel, Matrici di Raven e il Test Intellettivo di Eysenck.

SELEZIONE DEL CAMPIONE ED ESPERIMENTO IN LABORATORIO


DATI SPERIMENTALI
Si chiamano “sperimentali” quei dati che si ottengono grazie agli esperimenti che vengono
condotti all’interno di un ambiente artificiale e controllato, ovvero in un laboratorio. In generale,
qualsiasi strumento il ricercatore decida di utilizzare, è importante che adotti un atteggiamento
oggettivo e imparziale, non orientando la risposta della persona intervistata. Per ottenere dati
sperimentali occorre dapprima individuare il campione, cioè un gruppo di individui a cui
sottoporre l’esperimento. Il campione dovrebbe rappresentare nella maniera più fedele possibile
tutta la popolazione di riferimento, ovvero tutti coloro che hanno le caratteristiche e i requisiti
richiesti dal tipo di esperimento. Nella fase successiva, si sottopone il campione all’esperimento in
una situazione “artificiale”, ovvero in un laboratorio, controllando tutte le variabili.
Ciò permette di verificare le reazioni o le risposte del campione per poi raccogliere e analizzare i
dati in maniera standardizzata, e infine interpretare i risultati così ottenuti. In molte ricerche il
campione viene suddiviso in due gruppi, uno sperimentale e uno di controllo:
• il gruppo sperimentale è quello a cui viene somministrato un determinato stimolo durante
l’esperimento, quella che abbiamo chiamato variabile indipendente
• il gruppo di controllo è quello a cui non viene somministrato lo stimolo.
Il confronto tra le reazioni dei due gruppi
serve a chi svolge la ricerca per comprendere se è veramente lo stimolo a influenzare certe
reazioni o comportamenti oppure se tale stimolo è totalmente ininfluente.

OSSERVARE E REGISTRARE
I dati osservativi sono quelle informazioni che chi svolge un lavoro di ricerca ricava
dall’osservazione dei comportamenti del campione di popolazione analizzato in un contesto
naturale o quotidiano.
L’osservatore può essere nascosto e distaccato, come nel caso dell’osservazione naturalistica,
oppure può partecipare e interagire con l’ambiente in cui sta operando: in quest’ultimo caso, si
parla di “osservazione partecipante”. In entrambi i casi, per registrare i dati il ricercatore può
fornirsi di vari strumenti, come un quaderno per prendere appunti, una videocamera, un
registratore...

L’organizzazione è la forma che ogni associazione umana assume per il raggiungimento di uno
scopo comune.
LA PSICOLOGIA DELLE ORGANIZZAZIONI
Si pone l’obiettivo di comprendere le azioni e gli obiettivi delle persone nel loro contesto
lavorativo.

TRE BRANCHE:
Psicologia delle organizzazioni
La psicologia delle organizzazioni si occupa dell'analisi psicologica del comportamento di
individui e gruppi in relazione al funzionamento delle organizzazioni. L'individuo è visto come un
soggetto membro di un gruppo definito organizzazione. Ad esempio uno psicologo può indagare
il tipo di caratteristiche che deve avere un leader per condurre efficacemente un gruppo.
Parliamo di Psicologia delle Organizzazioni in quanto le organizzazioni sono formate da individui, i
quali reagiscono alle organizzazioni in base alla percezione che hanno delle stesse.
• La psicologia del lavoro: analisi psicologica delle interazioni tra l’individuo e l’attività
lavorativa.
Ad esempio può indagare quanto può essere stressante per il lavoratore fare spesso turni di
notte.

• La psicologia delle risorse umane:


Analisi psicologica delle interazioni tra l’individuo e il contesto organizzativo in cui opera.
Ad esempio lo psicologo durante la selezione del personale cerca di trovare la persona con le
attitudini a svolgere una determinata mansione.

TAYLOR E L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO


Il suo metodo:
Analisi dettagliata del compito che deve essere svolto, l’obiettivo è di individuare il modo ottimale
per svolgere ogni tipo di lavorazione riducendo lo sforzo fisico al minimo e aumentando la
produttività al massimo, introducendo o modificando utensili per raggiungere questo scopo.
Quindi è necessario indicare la modalità migliore ed efficace in base al lavoro da svolgere.

• Occorre individuare la persona (il lavoratore) con le attitudini fisiche e intellettive migliori a
ricoprire quel ruolo.
L’uomo giusto al posto giusto.
• Dopo aver scelto la persona giusta, deve essere addestrata a svolgere il proprio lavoro per
mettere in pratica le procedure previste correttamente.
• Occorre individuare la retribuzione adeguata al tipo di lavoro svolto, alla quantità di lavoro
prodotta in una unità di tempo e alle capacità del lavoratore.
La retribuzione costituisce elemento di motivazione.

MAYO E LA SODDISFAZIONE RICAVABILE DAL LAVORO


Mayo ha dimostrato che la base della soddisfazione nel lavoro è di natura non economica ma è
collegata più all’interesse per la performance del lavoratore che alla ricompensa finanziaria.
In tal senso, viene capovolta la prospettiva tayloristica, che basava i suoi assunti sugli incentivi
economici.

Viene denominato effetto Hawthorne il cambiamento che assumono le persone quando sanno di
essere studiate o osservate.
Mayo cercò di capire come influissero i cambiamenti nell’illuminazione sulla produttività dei
lavoratori. Al termine dello studio, scoprì che l’illuminazione non produceva alterazioni nella
rendita dei lavoratori, benché ci fosse un minimo di luce. Coloro che sapevano di essere studiati,
diventavano più produttivi. Il rendimento si innalzava automaticamente ogni qualvolta i lavoratori
si rendevano conto di essere sotto costante osservazione. Viene accettata l’esistenza dell’Effetto
Hawthorne, come una reazione psicologica positiva al fatto di sentirsi osservati durante un
esperimento. Questo effetto è particolarmente positivo quando l’attività da svolgere non è
particolarmente complessa, perché in caso contrario “l’effetto di osservazione” potrebbe risultare
controproducente per il rendimento. A quanto pare, le persone creano delle fantasie riguardo a ciò
che gli studiosi si aspettano da loro. Non ritengono che sia sufficiente agire in modo normale,
come farebbero quotidianamente.
Pensano di dover innalzare la loro condotta fino a raggiungere i livelli che, teoricamente, gli
studiosi vogliono osservare. In altre parole, adattano il loro comportamento ad alcune credenze.
Hawthorne, o di miglioramento nel comportamento.

La valutazione delle risorse umane


Le fasi della valutazione
Una valutazione del personale si determina attraverso una serie di fasi:
1- definirecosavalutare;
2- fare un’analisi del contesto;
3- selezionare i metodi di valutazione;
4- raccogliereidatisulleperformancee fare un’analisi dei dati;
5- dare un feedback al valutato;
6- prendere decisioni sulle valutazioni.

Cosa valutare?
• Valutazione della prestazione
Si basa sul confronto tra i risultati ottenuti
dalle persone e gli obiettivi prefissati.
L’obiettivo di una valutazione delle prestazioni lavorative è quello di, in qualche modo, misurare se
i dipendenti stanno facendo il loro lavoro adeguatamente.

La valutazione delle prestazioni lavorative è uno strumento che ha il compito di verificare il grado
di raggiungimento degli obiettivi individuali di ciascun dipendente dell’azienda.

• Valutazione del potenziale


Questo tipo di analisi si basa sulle caratteristiche possedute da una persona ma non ancora
espresse in un determinato ruolo.
Si vuole comprendere quali sono le capacità potenziali della persona, ciò che la persona potrebbe
fare in più o di diverso rispetto alla sua prestazione attuale.
Per rilevare il potenziale sono utilizzati il colloquio clinico, i questionari e le esercitazioni, in
situazioni di gruppo e anche individuali.
• Valutazione delle competenze
Riguarda l’esame del patrimonio di conoscenze, qualità e capacità possedute in relazione agli
obiettivi analizzati.

• Valutazione dei tratti di personalità


Riguarda la personalità del candidato, sono applicabili solamente da Psicologi.
Lo psicologo delle organizzazioni compie valutazioni considerando tutti gli aspetti della
personalità del lavoratore e il rapporto fra il valutatore e il valutato, programmando, oltre allo
sviluppo dell’azienda, anche lo sviluppo del singolo individuo.
Obiettivo dello psicologo: fare in modo che il valutatore sia capace di valorizzare tutti gli aspetti
della persona valutata e di favorire la costruzione di un rapporto tra il valutatore e il valutato e fra
loro e l’organizzazione alla quale appartengono.
Importanza della valutazione della personalità del soggetto perché è attraverso questa che
l’individuo interagisce con l’ambiente.

• Valutazione dei comportamenti


Oggetto di studio dello psicologo delle organizzazioni è il comportamento della persona,
includendo nella valutazione tutte le componenti (emozionali, cognitive e sociali).

L’organizzazione è la forma che ogni associazione umana assume per il raggiungimento di uno
scopo comune.

LA PSICOLOGIA DELLE ORGANIZZAZIONI


Si pone l’obiettivo di comprendere le azioni e gli obiettivi delle persone nel loro contesto
lavorativo.

TRE BRANCHE:
• Psicologia delle organizzazioni
La psicologia delle organizzazioni si occupa dell'analisi psicologica del comportamento di
individui e gruppi in relazione al funzionamento delle organizzazioni. L'individuo è visto come un
soggetto membro di un gruppo definito organizzazione.

Ad esempio uno psicologo può indagare il tipo di caratteristiche che deve avere un leader per
condurre efficacemente un gruppo. Parliamo di Psicologia delle Organizzazioni in quanto le
organizzazioni sono formate da individui, i quali reagiscono alle organizzazioni in base alla
percezione che hanno delle stesse.
• La psicologia del lavoro: analisi psicologica delle interazioni tra l’individuo e l’attività
lavorativa.
Ad esempio può indagare quanto può essere stressante per il lavoratore fare spesso turni di
notte.

• La psicologia delle risorse umane:


Analisi psicologica delle interazioni tra l’individuo e il contesto organizzativo in cui opera.
Ad esempio lo psicologo durante la selezione del personale cerca di trovare la persona con le
attitudini a svolgere una determinata mansione.

TAYLOR E L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO


Il suo metodo:
• Analisi dettagliata del compito che deve essere svolto, l’obiettivo è di individuare il modo
ottimale per svolgere ogni tipo di lavorazione riducendo lo sforzo fisico al minimo e
aumentando la produttività al massimo, introducendo o modificando utensili per
raggiungere questo scopo.
Quindi è necessario indicare la modalità migliore ed efficace in base al lavoro da svolgere.
• Occorre individuare la persona (il lavoratore) con le attitudini fisiche e intellettive migliori a
ricoprire quel ruolo.
L’uomo giusto al posto giusto.
• Dopo aver scelto la persona giusta, deve essere addestrata a svolgere il proprio lavoro per
mettere in pratica le procedure previste correttamente.
• Occorre individuare la retribuzione adeguata al tipo di lavoro svolto, alla quantità di lavoro
prodotta in una unità di tempo e alle capacità del lavoratore.
La retribuzione costituisce elemento di motivazione.

MAYO E LA SODDISFAZIONE RICAVABILE DAL LAVORO


Mayo ha dimostrato che la base della soddisfazione nel lavoro è di natura non economica ma è
collegata più all’interesse per la performance del lavoratore che alla ricompensa finanziaria. In tal
senso, viene capovolta la prospettiva tayloristica, che basava i suoi assunti sugli incentivi
economici. Viene denominato effetto Hawthorne il cambiamento che assumono le persone
quando sanno di essere studiate o osservate. Mayo cercò di capire come influissero i
cambiamenti nell’illuminazione sulla produttività dei lavoratori. Al termine dello studio, scoprì che
l’illuminazione non produceva alterazioni nella rendita dei lavoratori, benché ci fosse un minimo di
luce. Coloro che sapevano di essere studiati, diventavano più produttivi. Il rendimento si innalzava
automaticamente ogni qualvolta i lavoratori si rendevano conto di essere sotto costante
osservazione. Viene accettata l’esistenza dell’Effetto Hawthorne, come una reazione psicologica
positiva al fatto di sentirsi osservati durante un esperimento. Questo effetto è particolarmente
positivo quando l’attività da svolgere non è particolarmente complessa, perché in caso contrario
“l’effetto di osservazione” potrebbe risultare controproducente per il rendimento. A quanto pare,
le persone creano delle fantasie riguardo a ciò che gli studiosi si aspettano da loro. Non ritengono
che sia sufficiente agire in modo normale, come farebbero quotidianamente.
Pensano di dover innalzare la loro condotta fino a raggiungere i livelli che, teoricamente, gli
studiosi vogliono osservare. In altre parole, adattano il loro comportamento ad alcune credenze.
Hawthorne, o di miglioramento nel comportamento.

La valutazione delle risorse umane


Le fasi della valutazione
Una valutazione del personale si determina attraverso una serie di fasi:
1- definirecosavalutare;
2- fare un’analisi del contesto;

3- selezionare i metodi di valutazione;


4- raccogliereidatisulleperformancee fare un’analisi dei dati;
5- dare un feedback al valutato;
6- prendere decisioni sulle valutazioni.

Cosa valutare?
• Valutazione della prestazione
Si basa sul confronto tra i risultati ottenuti
dalle persone e gli obiettivi prefissati.
L’obiettivo di una valutazione delle prestazioni lavorative è quello di, in qualche modo, misurare se
i dipendenti stanno facendo il loro lavoro adeguatamente.
• La valutazione delle prestazioni lavorative è uno strumento che ha il compito di verificare il
grado di raggiungimento degli obiettivi individuali di ciascun dipendente dell’azienda.
• Valutazione del potenziale
Questo tipo di analisi si basa sulle caratteristiche possedute da una persona ma non ancora
espresse in un determinato ruolo. Si vuole comprendere quali sono le capacità potenziali della
persona, ciò che la persona potrebbe fare in più o di diverso rispetto alla sua prestazione attuale.
Per rilevare il potenziale sono utilizzati il colloquio clinico, i questionari e le esercitazioni, in
situazioni di gruppo e anche individuali.
• Valutazione delle competenze
Riguarda l’esame del patrimonio di conoscenze, qualità e capacità possedute in relazione agli
obiettivi analizzati.
• Valutazione dei tratti di personalità
Riguarda la personalità del candidato, sono applicabili solamente da Psicologi.
Lo psicologo delle organizzazioni compie valutazioni considerando tutti gli aspetti della
personalità del lavoratore e il rapporto fra il valutatore e il valutato, programmando, oltre allo
sviluppo dell’azienda, anche lo sviluppo del singolo individuo.
Obiettivo dello psicologo: fare in modo che il valutatore sia capace di valorizzare tutti gli aspetti
della persona valutata e di favorire la costruzione di un rapporto tra il valutatore e il valutato e fra
loro e l’organizzazione alla quale appartengono.
Importanza della valutazione della personalità del soggetto perché è attraverso questa che
l’individuo interagisce con l’ambiente.

• Valutazione dei comportamenti


Oggetto di studio dello psicologo delle organizzazioni è il comportamento della persona,
includendo nella valutazione tutte le componenti (emozionali, cognitive e sociali).

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