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CAP.1
Test di valutazione
James descrive la personalità come l’insieme dei modi stabili di pensare ed interagire con
l’ambiente, questa può essere considerata una costante che cerca di spiegare la stabilità dei
comportamenti e dei modi di pensare in determinate situazioni ed è formata da:
CAP. 2
ELEMENTI DI STATISTICA PSICOMETRICA
I test sono utilizzati in diversi ambiti e con diversi scopi:
Diagnostico
Di selezione del personale, come rilevatori di problemi di insoddisfazione, come
informazione per la riorganizzazione ergonomica dell’ambiente lavorativo
Di counseling
Per la ricerca
Per perizie legale
L’oggetto di studio della psicologia è adatto ad una descrizione politetica, non ad una descrizione
monotetica, perché il suo oggetto di studio è il comportamento umano, il mondo culturale che il
comportamento umano crea e l’esperienza soggettiva.
Ogni misurazione ha una componente vera e una componente di errore, l’errore può essere
dovuto a uno o più elementi casuali
P0= Pv +Pe
La valutazione psicologica quantitativa tramite test è un’operazione centrata sul test e i dati che ci
fornisce
La valutazione psicologica complessiva dell’individuo: è centrata sulla persona e comprende
risultati scolastici, abilità sociali, fattori emozionale, condizioni familiari, motivazioni, interessi
Una Scala psicometrica serve per fare una valutazione psicologica tramite test. È un insieme di
item che possono essere considerati indicatori omogenei rispetto ad una stessa caratteristica
psicologica.
Ci sono diversi tipi di item:
Scelta dicotomica: indica la semplice presenza-assenza
Scelta ordinata: se c’è una gradazione della risposta
Scelta quasi-continua: una grandezza è continua quando può assumere infiniti valori
intermedi ad un certo intervallo. Come gli item auto ancoranti, dove su un continuum
raffigurato da un segmento, con un segno grafico può essere espressa la propria posizione
rispetto alle due estremità che corrispondono al punteggio minimo e al punteggio massimo
Item a risposta libera: non prevedono opzioni predefinite. Questi sono sensibili alle
soluzioni originali e non penalizzano il pensiero creativo in quanto può essere richiesta
un’operazione di riempimento o una risposta articolata.
Una scala a più ripetizioni (multi-item): è più affidabile, perché più idonea a valutare aspetti
complessi come le caratteristiche psicologiche. Attenua l’errore.
1. Scala Likert: in queste scale si utilizza una procedura addittiva di ogni valore delle risposte
ai singoli item, ottenendo il punteggio totale.
Se gli item della scala sono a scelta forzata si ottiene un punteggio ipsativo. È caratteristico dei test
di prestazione tipica e può essere ottenuto solo con test multidimensionali. Può essere
trasformato in punteggio ponderato. È particolarmente idonea all’uso in ambito clinico.
Se gli item sono indipendenti si ottiene un punteggio normativo. Sono ottenuti sia con punteggi di
massima prestazione, che di prestazione tipica, e sia con test unidimensionali che
multidimensionali. Può essere trasformato in punteggio ponderato.
Le norme del test sono le caratterizzazioni che assume il punteggio del campione normativo in
uno specifico test.
Il confronto tra il punteggio dell’individuo e le norme del test del campione normativo permette di
stabilire un significato psicologico alla prestazione dell’individuo.
L’affidabilità dei risultati di un test dipende dalle proprietà psicometriche del test
Attendibilità (fedeltà): cioè la stabilità e la coerenza dimensionale degli item che lo compongono
Validità: adeguatezza del test per la caratteristica psicologica che si vuole valutare ossia
l’accuratezza nel modo in cui si definisce il costrutto teorico.
Popolazione (N) è l’insieme finito o infinitamente ampio di tutti i membri che possiedono le stesse
caratteristiche.
Campione (n) è un sottoinsieme di elementi che appartiene alla popolazione.
I parametri indicano che c’è una relazione tra i membri di una popolazione e ne danno una
rappresentazione
Gli indici statistici indicano che c’è una relazione tra i membri di un campione e ne danno una
rappresentazione.
Il campionamento consiste nella selezione di un gruppo di elementi dalla popolazione.
Un campione si dice rappresentativo di una popolazione quando gli indici statistici del campione
sono simili ai parametri della popolazione dalla quale il campione è stato estratto.
Le variabili: sono grandezze misurabili che variano. Ogni variabile assume una distribuzione nel
campione su cui è misurate e questa distribuzione può essere rappresentata graficamente. La
forma della distribuzione dipende dalle caratteristiche della variabile.
Moda: valore più frequente (si può calcolare in una varabile nominale)
n.c.E. (n. delle categorie di equivalenza): n. dei livelli della variabile con frequenze diverse da zero
Mediana: valore posto al centro della distribuzione, che quindi la divide a metà (se i casi sono pari
si fa la media tra i due valori centrali). Si può calcolare in variabili ordinali.
La distribuzione si può dividere in 4 parti (quartili) in dieci parti (decili) in cento parti (percentili)
Intervallo di variazione: indicazione sulla dispersione di una variabile indicata dal valore gamma
(g), ossia la differenza tra i valori massimo e minimo
La distribuzione normale o curva di Gauss: ha una forma a campana, i valori sono compresi tra –
infinito e +infinito, la media e la moda corrispondono alla stesso valore.
Questa può essere unimodale o bimodale, quando presenta due picchi.
TECNICHE DI CAMPIONAMENTO
1. Estrazione totale o parzialmente casuale: si estraggono casualmente gli elementi del
campione dal totale della popolazione. Il procedimento può prevedere il reinserimento
degli elementi estratti, mantenendo quindi stabile la probabilità, oppure essere senza
reinserimento, in questo caso aumenta progressivamente la probabilità di ogni soggetto di
essere scelto. Può essere utilizzata anche un’identificazione di sottogruppi localizzati
(campionamento a grappolo) che rappresenta un procedimento più sicuro in quanto
l’eventuale scarsa rappresentatività di uno o più sottogruppi viene attenuata dal campione
complessivo.
2. Controllo delle caratteristiche tipiche: può essere fatto quando si conoscono le
caratteristiche ritenute importanti in una popolazione. Può essere selettivo, quando si va in
modo che i valori statistici dei singoli elementi siano il più possibile simili ai parametri
ritenuti tipici della popolazione di riferimento. Oppure può conservare una componente
casuale in forma di campionamento stratificato, dove vengono selezionati dei sottogruppi
per parametro che poi vengono ricombinati tra loro per formare il campione (es. per sesso,
livello socio-economico, scolarizzazione).
In ogni caso più è elevata la numerosità del campione e migliore sarà la sua rappresentatività
rispetto alla popolazione.
Distribuzione campionaria della media: tendenza della distribuzione dei campioni estratti ad
assumere forma normale con media uguale a quella della popolazione. La sua rispettiva deviazione
standard è chiamata errore standard della media e viene utilizzato per stimare un intervallo di
fiducia intorno alla media del campione entro cui cade la media della popolazione. Più è basso il
valore dell’errore e migliore sarà la rappresentatività del campione.
Y= a + bX
a = intercetta, è la distanza tra l’origine degli assi e il punto in cui la retta interseca l’asse Y
b = è il coefficiente di regressione lineare, cioè l’inclinazione della retta.
Per calcolare i valori teorici (cioè i valori di Y’ e X’) che corrispondono ai valori di X e Y dei dati
osservati ma sulla retta di regressione si usa il Principio del minimi quadrati.
Il principio dei minimi quadrati dice che per trovare i valore teorici della retta di regressione
bisogna minimizzare la possibile distanza tra i valori empirici e la retta di regressione. Così facendo
la retta di regressione sarà una e una sola, perché modificando la retta aumenterà la distanza tra i
valori teorici e i valori empirici.
Principio dei minimi quadrati: (definizione)dobbiamo minimizzare la somma degli scarti quadratici
tra i valori osservati e i valori teorici
Con il coefficiente di regressione lineare si può mettere alla prova l’ipotesi nulla. Se l’ipotesi nulla
può essere rifiutata si può considerare rilevante l’effetto che la variabile indipendente ha sulla
variabile dipendente.
Con la regressione lineare si può effettuare una previsione sui valori che presumibilmente una
delle due variabili può assumere in base all’altra.
Errore residuo: è la quantità in cui i valori previsti di Y (variabile dipendente) in base a ogni valore
di X (variabile indipendente) e in base alla retta di regressione possono differire dai valori
osservati.
CAP. 3
COSTRUZIONE ED USO DEI TEST PSICOLOGICI
LA COSTRUZIONE DI UN TEST PSICOLOGICO
La costruzione di un test è un processo che può essere diviso in diverse fasi:
1. Definizione del costrutto teorico
Un costrutto è un concetto astratto non rilevabile direttamente ma solo attraverso le sue
conseguenze osservazionali o sperimentali. Per utilizzare un costrutto è necessaria la conoscenza
della letteratura psicologica corrente così che si possa ricorrere a definizioni già esistenti e
accreditate oppure crearne di nuove sulla base di alcuni fattori determinanti, ciò che bisogna
infatti considerare sono:
Fattori oggettivi: la patologia le cui caratteristiche sono date dalla funzionalità fisica,
psicologica, cognitiva, sociale e lavorativa
Fattori soggettivi: la percezione della malattia e la sintomatologia che sono descritti dalla
qualità di vita del paziente
ES. costrutto di “qualità di vita”: inizialmente la medicina considerava la patologia come un
semplice sintomo che deriva da una causa, così che agendo su di essa si poteva curare. Le
patologie degenerative dimostrarono come questa fosse una visione riduttivista, infatti una
persona che soffre di una malattia come il diabete dovrà confrontarsi non solo con la malattia ma
anche con la propria qualità di vita.
2. Preparazione di una versione preliminare del test
Attraverso una ricerca mirata o una discussione approfondita si deve giungere ad identificare i
criteri per generare gli item il cui contenuto deve essere idoneo a riflettere il costrutto psicologico
misurato dal test. Va quindi scelto il formato di item più adatto allo scopo in relazione alle
caratteristiche della popolazione di riferimento e il punteggio totale ottenibile. Bisogna fare
particolare attenzione ad evitare ambiguità, generalizzazioni e di sovrapporre significati diversi in
uno stesso item.
3. Prove del test su campioni di medio-piccola numerosità accuratamente selezionati
Fase di verifica empirica dove si effettua la preselezione degli item e se necessario se ne
introducono di nuovi; questo passaggio viene ripetuto fino a quando non si è sicuri della selezione
4. Selezione degli item per la versione definitiva e definizione dettagliata della procedura di
somministrazione
5. Somministrazione ad un ampio campione della popolazione bersaglio del test (campione
normativo)
In questa fase bisogna soffermarsi sul campionamento facendo attenzione alle caratteristiche della
popolazione di riferimento e alla numerosità del campione. Questa parte del processo permette di
ottenere una taratura/standardizzazione del test sul campione normativo, si possono inoltre
definire le norme del test (media, errore standard, deviazione standard, varianza) e fare una stima
dell’affidabilità del test in termini di validità e attendibilità.
Il test deve essere omogeneo per contenuto (tutti gli item devono misurare la stessa cosa) ed
eterogeneo per metodologia, così da evitare che la componente d’errore influenzi eccessivamente
il test.
ATTENDIBILITA’
L’attendibilità è la capacità di un test psicologico di fornire valutazioni stabili e coerenti durante usi
successivi e indipendentemente da chi lo utilizza.
Dato che il punteggio ottenuto in un test da un individuo può essere considerato come composto
da una componente vera e una componente di errore, si può esprimere come:
SQtotale= SQcomponenti vere + SQ errore
Dove SQ è lo scarto quadratico
1. Coefficiente di determinazione: il rapporto che c’è tra la componente vera e quella totale
indica la proporzione di variabilità vera rispetto a quella totale
SQcomponenti vere/SQ totale
2. Se si dividono le somme degli scarti quadratici per i rispettivi gradi di libertà si ottengono le
medie dei quadrati, cioè la varianza delle componenti vere e la varianza totale
ESEMPIO
r: 0.60
rxx: 2 (0.60) / 1+ (2-1) 0.60 = 0.75 quindi 0.75 2 = 0.56, quindi il 56%
Per stimare l’indice di coerenza interna invece si possono usare due formule che calcolano
l’intercorrelazione tra tutti gli item attraverso il calcolo della varianza dei singoli item e della
varianza dei punteggi totali ottenuti da ciascun soggetto.
Coefficiente alfa di Cronbach: utile per item misurati su scala Likert o a intervalli
α: coefficiente di attendibilità
STOT: sommatoria delle varianze di tutti gli item (calcolo la varianza dei punteggi per ogni item e poi
sommo tutte le varianze e divido per il numero di soggetti -1)
IMPORTANTE! Quando calcolo la varianza su campione è opportuno fare N-1 al denominatore, in
caso calcolo la varianza teorica (quindi quella della formula) si utilizza il numero di soggetti totale
FATTORI CHE INFLUENZANO L’ATTENDIBILITA’
Assunzione di parallelismo: l’attendibilità di un test psicologico aumenta all’aumentare del
numero degli item fermo restando che gli item siano correlati nello stesso modo dei vecchi
Questo accade perché la varianza d’errore cresce linearmente al crescere degli item mentre la
varianza vera aumenta al quadrato. L’incremento o il decremento dell’attendibilità può essere
calcolato con questa forma alternativa della formula profetica di Spearman-Brown:
r: nr1/1+(n-1)r1
r: coefficiente di attendibilità del test dopo la modifica degli item
r1: coefficiente di attendibilità originario
n: rapporto tra numero degli item del nuovo test e numero degli item del vecchio test
Inoltre per valutare di quante volte deve essere allungato un test per ottenere un determinato
coefficiente di attendibilità può essere usata la forma:
n: r(1-r1)/r1(1-r)
Il risultato, moltiplicato per il numero di item originario, permette di sapere il numero di item
necessari (es. se il n. iniziale era 15 e n della formula è 2 allora 30 (15 x 2) sarà il numero di item
necessari per raggiungere il coefficiente di attendibilità scelto)
Correlazioni item-totale: il coefficiente di attendibilità può essere migliorato anche rilevando la
correlazione tra il punteggio di ogni singolo item ed il punteggio totale escludendo item con basso
r
Se la correlazione tra item e punteggio totale è vicino allo 0 allora l’item considerato non ha
rilevanza, se invece è vicino a -1 allora l’item sta misurando qualcosa di opposto rispetto agli altri
item, in quest’ultimo caso è opportuno INVERTIRLO. L’inversione è una modalità di controllo del
punteggio nello scoring per evitare che il soggetto utilizzi sempre lo stesso punteggio nel test, in
questo caso infatti il test non sarà falsificato ma può regredire verso la media.
Un caso particolare è presente nella tecnica test-retest dove la differenza di correlazione risente
della regressione statistica, per cui i soggetti tendono a dare risposte più centrali e meno disperse
rispetto alla media nella seconda rilevazione.
In qualsiasi modo sia ottenuto il coefficiente di attendibilità deve essere almeno superiore a 0.60,
valori inferiori non devono essere considerati.
ERRORE STANDARD DI MISURAZIONE
ESM = s 1-r
S: deviazione standard dei punteggi del test
R: coefficiente di attendibilità
ESM: stima della deviazione standard dei punteggi ottenibili da un individuo in un alto numero di
somministrazioni di uno stesso test; viene utilizzato per definire l’intervallo in cui oscilla il vero
punteggio del soggetto nel 95% dei casi con una probabilità di errore uguale o inferiore al 5%
(Intervallo di confidenza)
Bisogna sottolineare come una parte dell’errore è dovuta all’esaminatore e potrebbe derivare da:
Validità di costrutto
Validità predittiva
Validità di contenuto
La misurazione della validità richiede sempre di attuare una ricerca empirica per cui le 3 forme di
validità indicano proprio il tipo di ricerca da mettere in atto.
Quindi mentre l’errore sistematico riguarda la variabilità quello casuale riguarda l’attendibilità.
VALIDITA’ DI CRITERIO
La validità di criterio esprime il grado di concordanza di un test psicologico (il predittore) con
un’altra valutazione esterna (il criterio), infatti cercando di capire se il test è utile si correla con
altri test in quell’ambito. Il criterio non è quindi la stessa caratteristica psicologica ma una variabile
rilevante esterna per considerare il costrutto di riferimento.
Nel caso in cui il punteggio del predittore venga misurato precedentemente a quello del criterio si
parla di validità predittiva, se invece sono misurati contemporaneamente si parla di validità
concorrente (quanto parte della variabilità di criterio è spiegata dal predittore).
La validità di criterio può essere misurata attraverso la correlazione tra i punteggi del test
predittore e quelli del test criterio dove:
RXY: coefficiente di validità di criterio del test x
R2XY: parte di varianza prodotta dal predittore che spiega la variabilità del criterio (correlazione tra
le componenti vere)
1-R2XY: parte del predittore che non permette di conoscere il criterio in quanto corrisponde alla
proporzione di variabilità del criterio dovuta all’errore sistematico.
La correlazione tra i due test è però limitata dalle rispettive attendibilità che, nel caso in cui il
grado di errore sia particolarmente elevato, tenderanno a rendere la correlazione tra i due test più
bassa rispetto alla realtà. Per questo motivo può essere applicata una correzione per attenuazione
da bassa attendibilità:
RCXY: RXY / RXX RYY
RXX: coefficiente di attendibilità del test x
RYY: coefficiente di attendibilità del test y
La correzione viene utilizzata poiché la validità non riguarda realmente misure ma la relazione tra
due costrutti di cui i punteggi del test sono solo stime indirette, perciò si deve tenere conto
dell’errore di misurazione di entrambi i costrutti. La correzione quindi porta ad avere una
componente totale dove come attendibilità si ha quella che si avrebbe senza la componente
d’errore.
NOTA! Se si ha un valore inferiore a 0 nel denominatore della RXY questa tende a crescere
E’ possibile predire i punteggi del test criterio a partire dal test predittore attraverso la retta di
regressione lineare. Infatti conoscendo l’errore standard di previsione ed assumendo che i
punteggi del test criterio e del test predittore generino una distribuzione normale, è possibile
stabilire un intervallo di fiducia entro cui oscilla il punteggio criterio per specifici punteggi del
predittore.
La definizione di un intervallo di fiducia è particolarmente importante quando uno o più valori del
test predittore sono usati come soglia di cut off (= soglia al di sotto o al di sopra della quale si ha
una determinata caratteristica).
Nel caso in cui il criterio esterno non sia un altro test, e quindi non si hanno a disposizione due
punteggi da correlare, bisogna utilizzare dei metodi alternativi. Ad esempio verrà utilizzato il
coefficiente di correlazione punto-biseriale quando bisogna correlare una valutazione di un test
sulla gravità o meno di una patologia e una diagnosi effettuata dal clinico, che quindi è di tipo
dicotomico (presenza/assenza).
VALORI POSITIVI E NEGATIVI
Solitamente i coefficiente di validità di criterio non superano il valore di 0.50 e raramente
raggiungono 0.70 quindi nella migliore delle ipotesi la variabilità spiegata dal test predittore non
supera il 50%. Ciò nonostante non necessariamente un basso coefficiente di validità può inficiare
totalmente l’utilità del test predittore infatti possono verificarsi 4 condizioni:
Vero positivo (VP): soggetti che raggiungono il punteggio di cut off nel test predittore e
rispettano la soglia nel criterio (rispettano l’ipotesi di base)
Falso positivo (FP): soggetti che raggiungono il punteggio di cut off nel test predittore ma
non rispettano la soglia nel criterio
Vero negativo (VN): soggetti che non raggiungono il punteggio di cut off nel test predittore
e non rispettano la soglia nel criterio
Falso negativo (FN): soggetti che non raggiungono il punteggio di cut off nel test predittore
ma rispettano la soglia nel criterio
Utilizzando queste condizioni si possono calcolare due probabilità:
Sensibilità: esprime la probabilità che il test predittore accetti soggetti che hanno successo nel
criterio (proporzione di veri positivi), corrisponde quindi alla capacità del predittore di identificare
correttamente un individuo idoneo
VP/ (VP + FN)
Specificità: probabilità che il test predittore rifiuti soggetti che falliscono nel criterio (proporzione
di veri negativi, è quindi la capacità del predittore di identificare correttamente un individuo non
idoneo
VN / (FP + VN)
Inoltre è possibile identificare:
Valore predittivo positivo: probabilità che un soggetto sia idoneo essendo stato accettato
dal test predittore
VP / (VP + FP)
Valore predittivo negativo: probabilità che un soggetto non sia idoneo essendo stato
rifiutato dal test predittore
VN / (VN + FN)
Informazioni circa l’affidabilità del test predittore sono date da:
F1 F2 F3
Lunghezza
Correlazione tra gli item
Gli standard di attendibilità dipendono dalla fase di costruzione del test e dall’uso che se ne farà:
nelle prime fasi di ricerca di validazione del costrutto possono essere utilizzati strumenti con una
modesta attendibilità (alfa=0.70) mentre quando i punteggi sono utilizzati per prendere decisioni
sugli individui è necessaria un’attendibilità di almeno 0.90. L’attendibilità può essere però
migliorata studiando le correlazioni reciproche tra gli item:
1. Correlazione item-totale: si calcola l’indice di correlazione tra ciascun item e il totale della
scala (il punteggio totale è ottenuto sommando il punteggio di tutti gli item ad esclusione di
quello che si sta considerando). A questo punto si vanno ad escludere gli item che hanno
un basso indice di correlazione con il punteggio totale. (r=1 indica che i soggetti che
prendono alto punteggio totale al test tendono a rispondere bene anche all’item). Può
essere calcolata come:
RJ= RXJ x SJ
RXJ: correlazione item-totale dell’item j
SJ: deviazione standard dell’item j
2. Alfa di Cronbach: si calcolano gli indici alfa di Cronbach per le diverse forme del test a cui
sono stati eliminati uno alla volta ciascun item. Se l’indice è maggiore o uguale a prima
allora l’item può essere tolto
3. Indice di difficoltà: possibile applicarlo nei test di massima prestazione dopo aver
dicotomizzato le alternative di risposta
PXJ = fc /N
PXJ: proporzione di risposte esatte sul totale delle risposte date dai soggetti agli item del
test
Fc: frequenza di risposte esatte date all’item j nel test X
N: numero dei soggetti
1-p: proporzione risposte errate sul totale
Per gli item a scelta multipla si utilizza una correzione per l’incidenza della risposta esatta
ottenibile casualmente:
PXJC= KJ(PXJ) -1 / KJ -1
PXJ: indice di difficoltà ottenibile se l’item fosse realmente dicotomico
KJ: numero delle alternative possibili
L’indice di difficoltà può variare tra 0 (item difficile) e 1 (item facile) ma dovrebbe essere compreso
fra 0.5 e 0.7. Numerosi item con valori vicino a 0 o ad 1 riducono sensibilmente la variabilità dei
punteggi del test e ne limitano attendibilità e validità.
4. Proporzione di adesione: nei test di prestazione tipica è possibile calcolare la percentuale
dei soggetti che scelgono una specifica categoria di un item (considera la variabilità)
PAXJ= nXJ / N
NXJ: n. di soggetti che hanno scelto una specifica risposta dell’item
5. Indice di discriminazione: suddividendo i soggetti in migliori e peggiori è possibile calcolare
un indice di discriminazione per ciascuno degli item del test
D= pM - pP
Indica il rapporto tra il n. di soggetti che danno la risposta esatta all’item e il n. totale dei
soggetti del sottogruppo; perché l’item abbia un buon potere discriminativo D deve essere
uguale o superiore a 0.3, nel caso in cui D=0 l’item è più difficile per i peggiori, se D=1 più
difficile per i migliori
6. Discriminante attraverso varianza e deviazione standard: in un test di massima
prestazione si può calcolare varianza e deviazione standard dell’item partendo dalla
frequenza di risposte esatte e sbagliate all’item:
S2XJ = PXJ x (1-PXJ)
Tratti sociali: caratteristiche che la persona manifesta interagendo con gli altri (es.
timidezza, socievolezza)
Motivazioni, bisogni e tendenze: aspetti più profondi della personalità (es. Maslow)
Concezioni personali: modo di porsi rispetto alla realtà (es. locus of control)
Psicopatologie: variabili riferite al disagio psichico e alla malattia
Dinamiche della personalità
La validazione del test può avvenire seguendo dei criteri esterni, dove si confrontano gli stati e i
comportamenti del soggetto con le sue risposte al test, oppure dei criteri interni, dove si valida il
costrutto in relazione all’omogeneità delle scale e degli item.
SCELTA DEL QUESTIONARIO
Per la scelta del questionario da utilizzare i primi dati da considerare sono: obiettivo della
valutazione, destinatari e contesto di utilizzo. E’ opportuno che lo psicologo valuti:
1. Costrutto: verificare che effettivamente il costrutto del test sia corrispondente con ciò che
si vuole valutare e che sia compatibile con l’orientamento dello psicologo
2. Qualità del test in termini psicometrici:
Attendibilità: per un inventario di personalità viene di solito valutata con la
modalità test-retest o per forme parallele
Validità
Campione e norme di riferimento: verificare se il gruppo di soggetti su cui viene
standardizzato il test è rappresentativo della popolazione cui è destinato
l’inventario
3. Qualità pratica:
Somministrazione: tempo necessario, accuratezza delle istruzioni, rispetto dei limiti
d’età e delle condizioni culturali, risposte da dare ai soggetti durante il test
Scoring: il punteggio può essere calcolato manualmente mediante delle griglie o in
modo automatizzato con l’ausilio del computer e può essere calcolato in 3 modi:
modello cumulativo (più è alto il punteggio e più è presente la caratteristica),
modello di categorizzazione (in base al punteggio il soggetto viene inserito in una
categoria) e modello ipsativo (ogni risposta appartiene ad una scala specifica)
Costo: in termini economici, sociali ed etici
4. Qualità del test user (esaminatore): lo psicologo che utilizza il test dovrà valutare se stesso
circa la propria formazione e competenza specifica che necessitano di continuo
aggiornamento e circa la competenza relazionale che permette di integrare le informazioni
raccolte con il test con altre più “dirette” dove l’esaminatore deve essere abile nella
costruzione del setting e nelle strategie che possano facilitare l’impegno nel trattamento.
Durante la psicodiagnosi è opportuno utilizzare più test o in forma di batterie standardizzate, già
predisposte e validate che riguardano stimoli e situazioni differenti, o un inventario
multidimensionale, cioè che valuta più caratteristiche come l’MMPI o le Matrici Progressive di
Raven, oppure un insieme di questionari focali, cioè centrati su un solo problema diagnostico utili
per un approfondimento.
La costruzione dei questionari psicopatologici, che quindi si occupano di valutare la presenza o
l’entità di psicopatologie, si basa su nosografie (studio descrittivo delle malattie) di riferimento tra
cui i più utilizzati sono l’ICD 10 (International Statistical Classification of diseases, injures and
causes of death) dell’OMS dove il capitolo 5 è dedicato ai disturbi mentali e il DMS-IV (Diagnostic
and statistical Manual of Mental Disorders) dell’APA. Quest’ultimo è diviso in 5 assi (dimensioni):
1. Disturbi clinici
2. Disturbi di personalità-ritardo mentale
3. Condizioni mediche generali
4. Problemi psicosociali ed ambientali
5. Valutazione globale del funzionamento
Le schede 1 (25 item) e 4 (59 item) raccolgono informazioni circa i dati anagrafici del
soggetto (che vengono archiviati separatamente dal resto della batteria per mantenere la
privacy), la storia personale e i problemi attuali, le relazioni affettive significative, lo stile di
vita, lo stato di salute generale, le abitudini alimentari e del sonno, disturbi o problemi
psicologici lamentati e motivazione di un eventuale trattamento.
Le schede 2 (20 item) e 10 (10 item) valutano l’ansia di stato del soggetto nel momento in
cui inizia e termina il test basandosi sul questionario adottato da Spielberger; vengono
utilizzate per valutare l’indice di validità della batteria
La scheda 3 (state trait anxiety inventory- STAI-X2) composta da 20 item è l’adattamento
del questionario di Spielberger per valutare l’ansia di tratto secondo 4 livelli di intensità.
La scheda 5 (Eysenck Personality Questionnaire – EPQ-R) composta da 48 item che
prevedono risposta sì/no consentono di individuare caratteristiche stabili del soggetto
La scheda 6 (questionario psicofisiologico-QPF-R) composta da 30 item su scala a 4 punti
fornisce la valutazione dello stress e dei disturbi psicofisiologici così da ottenere le
valutazioni del soggetto circa il proprio stato di malessere e rilevare la presenza di
eventuali disturbi fisiologici specifici.
La scheda 7 (inventario delle paure-IP-R) composta da 58 item e basata sulla Fear Survey
Schedule presenta un elenco di situazioni stimolo che possono risultare paurose per il
soggetto valutandone l’intensità e fornendo indicazioni circa il DAG, la depressioni o
disturbi fobici specifici.
La scheda 8 (questionario d –QD) composta da 24 item con risposta dicotomica che valuta
eventuali sintomi depressivi
La scheda 9 (Maudsley Obsessional-Compulsive Questionnaire- MOCQ-R) composta da 21
item indaga comportamenti di tipo ossessivo-compulsivo riferendosi a preoccupazioni
relativi a controlli ripetitivi e superflui, riguardo l’igiene e la contaminazione e
rimuginazioni o pensieri intrusivi.
PROPRIETA’ PSICOMETRICHE, SOMMINISTRAZIONE E SCORING
L’attendibilità misurata con metodo test-retest a 7 e 30 giorni di distanza è intorno a 0.70, valore
che permette di confidare nella stabilità della batteria senza che sia inficiata la sensibilità. L’alfa di
Cronbach invece oscilla tra 0.58 e 0.94 rispetto alla scheda considerata.
La batteria è autosomministrata con una durata di 30-45 minuti dove si invita ad evitare pause
frequenti e compilarla in un ambiente tranquillo e riservato. Può essere somministrata anche in
modo guidato per i soggetti con problemi motori o di vista, attraverso computer oppure in gruppo
purché ci sia abbastanza spazio individuale da garantire la concentrazione.
Lo scoring si deve soffermare su: dati anagrafici, informazioni fornite dalle varie schede, item
critici, indici di validità e punteggi grezzi per ogni scala da trasformare in punteggi z.
AMBITI DI UTILIZZO
Assessment clinico: ausilio nella valutazione iniziale del caso per comprendere il problema
attuale, i meccanismi che hanno portato alla sua manifestazione e quelli che lo
mantengono così da poter fare ipotesi sulle strategie di intervento. Si presenta poco utile
per pazienti psicotici o con gravi disturbi di personalità che non possono offrire
compilazioni accurate.
Valutazione del cambiamento: la batteria può essere somministrata a distanza di tempo
così da valutare l’evoluzione del caso
CBA-H (hospital): utilizzata in Italia in ambito ospedaliero per valutare gli stati emozionali e
le modificazioni comportamentali dei soggetti nei primi giorni di ospedalizzazione o in
attesa di un evento sanitario rilevante.
CBA-Forma Giovani: versione per la tarda adolescenza e la prima età giovanile
SCALE DI CONTROLLO: valutano l’accettabilità del protocollo ed eventuali distorsioni del test; sono
interpretate per prime in quanto definiscono l’accettabilità del protocollo
2. Non so (?): conteggio degli item a cui il soggetto non ha risposto o che non sono
interpretabili. Più di 30 risposte di questo genere non permettono l’interpretazione del
protocollo.
3. Scala L (menzogna): 15 item per valutare la possibilità che il soggetto tenda a distorcere le
risposte fornendo un’immagine idealizzata di sé.
4. Scala F (frequenza): 60 item che si riferiscono a pensieri ed esperienze inusuali nella
popolazione normale, dove punteggi elevati indicano la tendenza ad esagerare i problemi o
sono indice di debolezza mentale.
5. Scala K (correzione): 30 item che valutano i meccanismi difensivi nei confronti del test,
dove alti punteggi indicano l’atteggiamento difensivo e la tendenza a negare i problemi,
bassi punteggi indicano vulnerabilità e pessimismo circa la propria condizione esistenziale.
La scala viene utilizzata per correggere i punteggi di alcune scale di base riuscendo a
discriminare meglio tra patologia e normalità.
6. Scala FB (back f): corrispondente alla scala F per gli item successivi al 370 che indicano
risposte devianti o fornite a caso nella seconda parte del protocollo.
7. Scala TRIN (incoerenza nelle risposte “vero”): composta da 23 coppie di item di significato
opposto al fine di rilevare la tendenza a fornire continue risposte vero o falso.
8. Scala VRIN (incoerenza nelle risposte): 67 coppie di item con contenuto simile o opposto
per valutare la tendenza a fornire risposte casuali.
9. Indice F-K (indice di dissimulazione): si sottrae il punteggio grezzo della scala K da quello
della scala F e un punteggio totale superiore a 15 è considerato indice di una prestazione
dissimulata.
Interpretazione per punte: per ogni scala con punteggio superiore a 65 punti T si
attribuiscono al soggetto le caratteristiche comportamentali e i descrittori corrispondenti
Interpretazione per codice: si attribuisce significato alle due o tre scale con i punteggi più
elevati
Interpretazione per assi (solo versione italiana): si contrappongono coppie di scale che
valutano aspetti concettualmente opposti e si confrontano i relativi punti T per rilevare
verso quale polo tende la persona
In quanto l’MMPI propone un’ampia gamma di ipotesi e il lavoro interpretativo è
particolarmente complesso, si tende ad utilizzare il test più in fase di approfondimento in
situazioni particolari che in fase di assessment.
QUESTIONARI DI PERSONALITA’
BIG FIVE QUESTIONNAIRE (BFQ)
I 5 grandi fattori di personalità elaborati da Norman sono stati il punto di partenza per la
costruzione del Big Five Questionnaire di Caprara che si occupa di descrivere le dimensioni
fondamentali della personalità "normale”. Il modello si pone ad un livello intermedio tra quelli
che fanno riferimento a fattori estremamente generali, come i 3 fattori di Eysenk, e i modelli
più difficili da generalizzare, come i sedici fattori di Cattell.
Da un punto di vista psicometrico è consistente sia per attendibilità che per validità e rimane
indipendente dalle caratteristiche di sesso ed età e dai contesti linguistici e culturali.
I 5 grandi fattori si riferiscono a 5 dimensioni di personalità costruite lungo un continuum dove
ognuna di esse è definita da due sottodimensioni:
ENERGIA (scala E)
Particolare predisposizione alle interazioni sociali, all’assertività, alla preferenza per situazioni
altamente stimolanti, che si caratterizza per la presenza di umore positivo, si trovano a proprio
agio in ambienti che stimolano le interazioni sociali.
Dinamismo (scala Di) = tendenza ad avere comportamenti energici, mostrare attivismo, avere
la capacità di entusiasmarsi per nuovi progetti
Dominanza (scala Do) = tendenza ad imporsi sugli altri, a far prevalere la propria opinione,
desiderio di primeggiare, influenzare le opinioni e i comportamenti altrui
AMICALITA (scala A)
Caratterizzata da empatia, altruismo, predisposizione ad aiutare ed avere fiducia negli altri. Le
persone amichevoli si trovano a proprio agio in ambienti che richiedono frequenti relazioni
interpersonali e cooperazione, sono predisposte all’umore positivo.
Cooperatività (scala Cp) = desiderio di comprendere gli altri, capacità di immedesimarsi negli
altri, cooperazione e fiducia
Cordialità (scala Co) = essere gentili, affabili, fiduciosi nei confronti del prossimo, aperti ai
rapporti interpersonali risultando gradevoli agli altri
COSCIENZIOSITA (scala C)
Le persone coscienziose presentano un elevato controllo sul loro comportamento al fine di
progettare, organizzare e raggiungere i propri obiettivi, sono scrupolose, ordinate e
perseveranti, tendono a dare eccessiva attenzione ai dettagli.
Scrupolosità (scala Sc) = essere ordinati, precisi, cauti, affidabili, attenti ai particolari,
organizzati e orientati a seguire un metodo
Perseveranza (scala Pe) = persistenza, tenacia nel raggiungimento degli obiettivi e
nell’esecuzione dei compiti
STABILITA EMOTIVA (scala S)
Le persone emotivamente stabili si adattano facilmente al cambiamento, sicure, calmi, poco
ansiose o stressate.
Controllo delle emozioni (Ce)= capacità di dominare le proprie emozioni, non facilmente
vulnerabili o suscettibili, non si lasciano impressionare facilmente
Controllo degli impulsi (Ci)= capacità di evitare gesti incontrollati in situazioni di stress,
caratterizza le persone che non si arrabbiano facilmente e sanno controllare il proprio
comportamento anche in situazioni di emergenza
APERTURA MENTALE (scala M)
Propensione all’immaginazione, attenzione alle sensazioni, curiosità intellettuale e interesse
per il nuovo. Le persone aperte mentalmente si adattano bene a situazioni nuove che
stimolano l’uso delle loro capacità intellettuali e sono attratte da culture ed usanze diverse.
Apertura alla cultura (Ac)= desiderio di tenersi informati su tutto e volontà di acquisire nuove
conoscenze
Apertura all’esperienza (Ae) = capacità di rapportarsi a punti di vista diversi dal proprio,
comprende l’interesse per la novità, la curiosità per gli stili di vita, le idee, i valori e le culture
diverse dalla propria
Il questionario deriva direttamente dal NEO-Personality Inventory di Costa e McCrae ed è
composto da 132 item su scala a 5 punti (da “assolutamente vero per me” a “assolutamente
falso per me”) dove 12 item sono riservati alla scala L di controllo. La scala Lie viene suddivisa
in Lie egoistic (misura la tendenza ad attribuire a se stessi qualità positive associate allo status
sociale ed intellettuale) e Lie moralistic (misura la tendenza ad attribuire a se stessi qualità
moralmente desiderabili).
Viene utilizzato soprattutto nell’ambito della psicologia del lavoro e delle organizzazioni per
quanto riguarda valutazione e selezione del personale e valutazione del potenziale in azienda,
è infatti utile a individuare i profili di personalità più idonei ai vari contesti organizzativi e alle
varie mansioni professionali. In psicologia della salute è invece utile ad evidenziare debolezze e
risorse della persona che possono aiutare nella costruzione del trattamento e fornire
prospettive circa il benessere futuro del soggetto. Esistono due versioni alternative:
Big Five Observer (BFO): strumento di aiuto agli osservatori per tracciare il profilo di
personalità basandosi su 40 coppie di aggettivi
Big Five Questionnaire for Children (BFQ-C): versione per bambini e pre adolescenti
attraverso la valutazione di 65 situazioni comuni per quella fascia d’età
SOMMINISTRAZIONE E SCORING
Il questionario prevede autosomministrazione individuale o collettiva e una compilazione tra i 15 e
i 45 minuti.
Lo scoring prevede 16 punteggi grezzi (5 dimensioni, 10 sottodimensioni, 1 scala di controllo) che
attraverso griglie di correzione vengono trasformati in punti T, viene considerato se la situazione è
normale o in contesto di selezione/valutazione lavorativa.
Attualmente il BFQ è alla sua seconda edizione costituito da 134 item.
GUILFORD-ZIMMERMANN TEMPERAMENT SURVEY
Il test si basa su una teoria gerarchica della personalità ed è articolato in 14 scale, poi ridotte a 10:
attività generale, autolimitazione / tendenza a dominarsi, ascendenza, socievolezza, stabilità
emotiva, oggettività, amabilità/benevolenza, introversione del pensiero/tendenza alla riflessione,
relazioni personali, mascolinità.
Il questionario è destinato ad individui normali dai 16 anni ad ogni livello culturale ed è composto
da 300 domande con 3 possibilità di risposta (sì/?/no).
INTERPRETAZIONE
L’inventario punta alla differenziazione del profilo, quindi l’esaminatore tende a focalizzare
l’attenzione sui punteggi più alti e più bassi per dirigere al meglio le scelte del soggetto. La
versione italiana del test estende l’interpretazione anche alla verifica di consistenza del profilo,
ovvero il grado di coerenza tra le scelte e i rifiuti per le varie aree selezionate basandosi sul RIASEC
di Holland. E’ opportuno integrare il test con un colloquio che possa aiutare a valutare le
motivazioni del soggetto, distinguere tra interessi attivi e passivi (es. interesse a produrre opere
d’arte o ammirarle) e raccogliere informazioni circa la condizione socio-economica, le aspirazioni,
le attitudini e i valori.
CLINICAL DEPRESSION QUESTIONNAIRE (CDQ) di KRUG e LAUGHLIN
Circa la definizione del costrutto di depressione difficilmente si arriva ad un accordo tra i vari
approcci clinici ma tendenzialmente si fa riferimento alla classificazione del DSM che la classifica
tra i disturbi clinici di Asse I come disturbo dell’umore.
Si caratterizza per diversi livelli di intensità e si manifesta con tristezza profonda, generale perdita
di interesse per le attività quotidiane, progressiva riduzione dell’autostima, espressione di bisogni
autopunitivi e senso di colpa, nelle forme più gravi può anche riscontrarsi un persistente desiderio
di morire ed episodi di tentato suicidio. Alta comorbidità con disturbi somatici e neurovegetativi
come disturbi del sonno, inappetenza e disfunzione sessuale.
Il CDQ è stato costruito mediante analisi fattoriale dove sono stati isolati 7 fattori primari di
depressione, correlati tra loro, che riflettono diversi atteggiamenti e sintomi dei pazienti depressi
(es. ipocondria, depressione suicida, bassa energia, colpa…). La composizione del questionario si
basa quindi su una valutazione della depressione come tratto del soggetto, e quindi componente
stabile. Questo è costruito su 40 item dove 36 valutano i sintomi depressivi e i restati 4 producono
un punteggio che funziona da fattore di correzione per discriminare depressione da ansia.
CAP. 7
TECNICHE PROIETTIVE
Le tecniche proiettive presentano stimoli ambigui e poco strutturati così da consentire al soggetto
di esprimere liberamente le proprie caratteristiche di personalità e il proprio stile percettivo e
interpretativo.
Proiezione: processo mediante il quale il paziente attribuisce significato agli stimoli esterni
attraverso le immagini del proprio mondo interno.
Si basano sull’assunto secondo cui il modo in cui il soggetto percepisce lo stimolo è determinato
dalle sue caratteristiche emotive, cognitive, motivazionale e dalla sua esperienza di vita. Infatti la
percezione può essere considerata come l’incontro tra fattori strutturali (stimolo) e funzionali
(derivanti dalle caratteristiche del soggetto e dalle sue esperienze passate).
I test proiettivi vanno inseriti in un iter diagnostico che permetta di utilizzare strumenti diversi in
quanto, se da una parte la scarsa strutturazione è vantaggiosa perché rende il test difficile da
falsificare per il soggetto, dall’altra la prestazione non è detto sia dovuta a fattori personologici ma
può essere influenzata anche da fattori situazionali. In questo caso è fondamentale valutare la
relazione paziente-esaminatore e la qualità dell’alleanza diagnostica, ossia il rapporto che si
instaura tra clinico e paziente ed è definito dalla condivisione di obiettivi e dalla chiara definizione
dei compiti specifici.
Possono essere classificate in:
Test strutturali: si chiede al soggetto di fornire un’interpretazione a stimoli non strutturati
(senza un contenuto specifico), ad esempio il test di Rorschach
Test di contenuto: si chiede al soggetto di raccontare delle storie di fronte a stimoli
raffiguranti situazioni più o meno strutturate, ad esempio TAT, CAT, ORT, Blacky Pictures,
Favole della Duss, test Patte-Noire di Corman
Tecniche verbali: si utilizzano parole sia nello stimolo che nella risposta, ad esempio test
delle libere associazioni di Kent-Rosanoff oppure la tecnica del completamento di frasi
Tecniche basate sulle immagini: permette di ottenere informazioni sull’adattamento del
soggetto all’ambiente in quanto gli viene chiesto di scrivere frasi in merito a situazioni
presentate sottoforma di vignette
Tecniche espressive o grafiche: viene utilizzato il disegno valutato su diverse dimensioni
(dimensioni, posizione del foglio, qualità del tratto…), ad esempio il reattivo dell’albero di
Koch oppure il test del disegno della figura umana
Tecniche creative: costruzione scenica mediante la manipolazione di specifici materiali e
dinamiche tipo role-playing, ad esempio il test del villaggio di Arthus oppure lo sceno-test
di Von Stabs
BLACKY PICTURES
Il reattivo è composto da 11 tavole che illustrano il cane Blacky in varie situazioni inerenti lo
sviluppo psicosessuale e la qualità delle relazioni e si chiede al bambino di raccontare delle storie.
L’ingenuità di fondo e l’intuibilità della teoria di riferimento ha limitato nel tempo l’utilizzo dello
strumento anche se risulta ancora molto utile per valutare:
IL REATTIVO DELL’ALBERO
Si chiede al soggetto di disegnare un albero così che il disegno possa essere valutato nelle sue
diverse caratteristiche (misure, inclinazione del foglio, tipi di segni utilizzati…)
LO SCENO-TEST
Al soggetto viene richiesto di costruire delle storie attraverso gli strumenti/giocattoli che gli
vengono forniti dentro una scatola. L’idea originaria era che la disinibizione prodotta dal gioco
consentiva al terapeuta di accedere alle parti dell’inconscio, ciò nonostante non ci sono
abbastanza studi statistici per conferirgli lo status di test.
TEST PROIETTIVI IN ETA’ ADULTA
TEST DI APPERCEZIONE TEMATICA (TAT) di MURRAY
Il test è formato da 19 tavole e una tavola bianca e si propone al soggetto di inventare un racconto
coerente con le immagini evidenziando le premesse della storia e i probabili esiti futuri. La
consegna fu successivamente contestata come vizio di forma in quanto se da una parte
rappresentava una forzatura dall’altra si presentava come un’induzione alla risposta rendendo
impossibile il racconto spontaneo del soggetto.
INTERPRETAZIONE
Esistono 2 teorie sulle possibili interpretazioni del test:
1. Teorizzazioni di Murray: si basano sulla prima topica della teoria psicoanalitica secondo cui
il contenuto delle storie non è altro che un’espressione del mondo pulsionale del soggetto
che attribuisce ai personaggi le tendenze e i bisogni che fanno parte del suo vissuto
2. Psicologia dell’Io: bisogno di concentrarsi sul contenuto latente delle immagini e sul
concetto di “fantasma”, cioè una visione del racconto come messa in scena del desiderio
del soggetto dove si assiste al confronto tra la pulsione erotica e il conflitto psichico a cui è
connessa.
OBJECT RELATION TECNIQUE (ORT) di PHILIPSON
Si basa sulla teoria delle relazioni oggettuali di Melanie Klein secondo cui il modo in cui una
persona percepisce il mondo che lo circonda è conforme al modo di costruire relazioni umane, così
che avendo esperienza della tipologia di relazione oggettuale del soggetto si possa rilevare anche il
suo grado di adattamento sociale.
L’ORT è formato da 13 tavole costruite su due parametri:
1. Numero dei personaggi e la loro disposizione nello spazio: può esserci un solo personaggio,
una coppia, una relazione a tre o di gruppo dove uno è in disparte
2. Qualità coloristica: il colore tende a dare indicazioni sull’atmosfera dell’immagine che può
essere sfumata e poco delineata, colorata o in bianco e nero
Le tavole-stimolo non sono indefinite come quelle del Rorschach ma la loro qualità cromatica le
avvicina ad esso, infatti attraverso il colore si possono fare tre distinzioni:
1. Serie A: tavole in chiaroscuro che elicitano vissuti di bisogno e ansia
2. Serie B: tavole nere che elicitano angosce di minaccia, allarme, depressione e persecuzione
3. Serie C: tavole colorate che stimolano affettività nei confronti dell’ambiente esterno
La somministrazione prevede una successiva inchiesta suddivisa in due fasi:
1. Fase percettiva-rappresentativa: viene indagata la congruenza della storia con lo stimolo
2. Fase dei contenuti: vengono indagati i vissuti dei personaggi e la qualità emotiva della
relazione tra loro
TEST DI RORSCHACH
Nato come strumento percettivo per la rilevazione dei disturbi schizofrenici è oggi utilizzato come
test proiettivo. La somministrazione della prova consiste in:
1. Fase associativa: si chiede al paziente di dare un’interpretazione a 10 macchie di
inchiostro (5 in bianco e nero, 2 rosse, 3 policrome) senza alcun intervento da parte
dell’esaminatore
2. Fase d’inchiesta: si individuano quali caratteristiche della macchia il soggetto ha utilizzato
per fornire le sue risposte, su quale zona dello stimolo si è focalizzato e quale è il
contenuto finale
3. Prova dei limiti: qualora il soggetto non abbia dato risposte “banali” (quelle con maggior
frequenza statistica) gli si chiede se è in grado di individuarle mediante delle domande
induttive
4. Fase della scelta: si chiede al soggetto di scegliere le tavole più o meno gradite ed esporre
le motivazioni
In aggiunta alla somministrazione classica può essere introdotta la cosiddetta Pinacoteca
semplice, dove viene chiesto al paziente di dare dei titoli a ogni tavola, o la Pinacoteca
Associativa, dove si suggeriscono al paziente dei titoli prestabiliti dall’esaminatore che il soggetto
deve liberamente associare alle tavole. Queste ultime fasi permettono di ridurre i rischi di
inferenze indebite e quindi consentono di essere più sicuri in fase di correzione del test.
La siglatura del test si sofferma su dimensioni specifiche:
Localizzazione
Determinanti
Contenuti
Popolarità-originalità
Verbalizzazioni devianti
A causa del rilevante repertorio simbolico del test sono state costruite delle scale apposite per la
siglatura così da conferirgli un fondamento teorico e una maggiore oggettività nell’interpretazione
(es. Mutuality of Autonomy Scale (IMOA), Lerner Defense Scale, Borderline Interpersonal Relations
Scale…).
INTERPRETAZIONE
Il test permette di avere accesso ai veri meccanismi della percezione e cogliere gli aspetti più
nascosti dell’adattamento dell’individuo in assenza di convenzioni esterne.
Circa il meccanismo di percezione che porta all’attribuzione di significato alle macchie si sono
scontrati diversi autori. Ad esempio Exner ne sottolinea la funzione rappresentazionale che deve
essere necessariamente connessa a quella percettiva, d’altra parte Winnicott parla di “spazio
transizionale” come la relazione esistente tra il soggetto e lo stimolo percettivo che dovrebbero
mantenersi sempre ad una certa distanza.
La possibilità di leggere il materiale secondo i processi di percezione-proiezione è particolarmente
importante nei casi in cui il paziente è in età adolescenziale in quanto l’integrazione delle due
funzioni permette di raccogliere varie informazioni circa aspetti relativi a se stesso e al modo in cui
il ragazzo stabilisce le sue relazioni con il mondo esterno.
TAVOLE
CAP. 8
I TEST DI INTELLIGENZA
L’intelligenza può essere definita come la capacità dell’uomo, attraverso dei processi mentali, di
adattarsi all’ambiente. E di conseguenza i test di intelligenza potrebbero essere definiti come
strumenti finalizzati a valutare la capacità adattiva dell’individuo. Ma sappiamo che l’intelligenza
non è solo questo, ma è anche una capacità dinamica che vive all’interno della persona e in un
certo senso, è quella persona.
Gli studi sull’intelligenza con lo studio dei test d’intelligenza sono iniziati a partire dal XIX secolo e
continuano ancora oggi. A causa delle loro implicazioni sociali, i test d’intelligenza sono stati
oggetto di numerose controversie (creazione di disuguaglianze; ereditarietà dell’intelligenza...) che
hanno portato all’usanza di non parlare più d’intelligenza ma di “sviluppo cognitivo generale” o
“profilo delle abilità cognitive”.
Def. Test d’intelligenza I test d’intelligenza fanno parte della più generale categoria de test
cognitivi o di massima performance. Un test di intelligenza è composto da un insieme di compiti
centrati sulla risoluzione di problemi, in cui il soggetto deve mettere in atto alcune operazioni
cognitive, intellettuali per risolverli.
Def. Intelligenza. L’intelligenza viene così intesa come qualcosa all’interno dell’individuo che si
esprime nelle abilità cognitive cioè comportamenti che determinano una prestazione.
Le attitudini sono le possibilità che un individuo possa migliorare il livello di un’abilità in seguito ad
allenamento.
I test di profitto sono test cognitivi che valutano la capacità di un individuo in una determinata
materia (valutazione sommativa) o il raggiungimento di un obbiettivo (valutazione formativa) o la
presenza di problematiche nell’apprendimento (valutazione diagnostica).
I test clinici di turbe dei processi cognitivi servono a diagnosticare disturbi che limitano la
competenza in uno specifico ambito percettivo, o sensoriale o comunicativo, che possa interferire
con i processi di apprendimento.
I punteggi ottenuti da un test di intelligenza sono dovuti ad infinite combinazioni possibili tra 3
elementi:
Il potenziale innato posseduto dagli individui
Le capacità sviluppate dell’interazione con l’ambiente, con elementi sociali, formativi,
culturali, con gli eventi della vita, episodi accidentali (come la morte di una figura
significativa, una situazione economica difficile)
La motivazione ciò quella spinta a progredire ed evolversi presente in tutti gli uomini
In generale l’esame psicologico in età scolare prevede diverse prove, tra cui il colloquio con i
genitori e insegnanti e il bambino, e test sulle abilità cognitive, competenze personalità…
In Italia non c’è l’introduzione di uno psicologo scolastico e c’è diffidenza nell’uso dei test cognitivi
nella scuola.
Negli ultimi anni figure come lo psicopedagogista o lo psicologo dei servizi collaborano con le
istituzioni scolastiche, soprattutto per i bambini “difficili” per migliorare il loro inserimento fino a
somministrare test di intelligenza per valutare disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia) o un
eventuale ritardo mentale.
Di solito di utilizzano le scale Wechsler.
I test di intelligenza nella psicologia del lavoro sono utilizzati per la selezione del personale o la
valutazione del potenziale.
Si prediligono le batterie attitudinali per la loro capacità predittiva sull’efficienza lavorativa.
Lo psicologo del lavoro deve, non tanto scegliere il più adatto perché è un concetto che dovrebbe
ormai essere superato, ma deve orientare in base al candidato.
Nell’ambito strettamente sociale l’uso che si fa in Italia dei test di intelligenza è molto limitato
anche se in altri paesi non è così (per il rilascio della patente).
Questi test hanno in comune un aspetto metodologico, cioè l’irrilevanza dell’analisi fattoriale per
la definizione teorica del costrutto e il riferimento a una capacità di ragionamento definita e
esplicita.
Questo è il primo filone di ricerca non fondato sullo studio di laboratorio dei singoli
comportamenti intelligenti.
Alla fine del XIX secolo Binet iniziò ad occuparsi di bambini con ritardo mentale, e non c’era ancora
un sistema pratico e sicuro per individuarli e non c’era una teoria dell’intelligenza sulla quale
ispirarsi.
Ma il ministero dell’istruzione francese aveva esigenza immediate e permise a Binet di fare una
Scala Metrica dell’Intelligenza.
In seguito formulò la sua teoria pluralista dell’intelligenza nata dall’esigenza di trovare un modo
per valutarla.
Procedendo per prove ed errori egli arrivò alla Def. Di intelligenza: come la capacità di prendere
una direzione che favorisce al meglio possibile il miglior adattamento possibile di ciascun individuo
al suo ambiente.
Per compire tale adattamento bisognava fare una ricostruzione cognitiva del mondo per stadi
successivi, servendosi della sua capacità di autocritica e giudizio e partendo da ciò che percepisce.
Individua così 4 strumenti utili al processo di ricostruzione:
1. Comprensione di vocaboli, fatti, esperienze.
2. Invenzione cioè l’intuizione della soluzione giusta
3. Direzione, la capacità di mantenere la direzione e procedere verso l’obiettivo
4. Giudizio o critica cioè l’abilità di verificare tutte le fasi di un processo, dall’individuazione
del problema alla risoluzione, e per questo è la più importante
Livello mentale: cioè l’insieme dei compiti che venivano risolti con successo dal 80% o 90% dei
ragazzi di una determinata età cronologica.
Negli USA Terman elaborò la Scala Stanford Binet che è una revisione del lavoro di Binet, nella
quale venivano modificate molte prove e veniva introdotto il quoziente intellettivo QI, definito
come il rapporto tra età mentale ed età cronologica.
Otis elaborò un test con fini scolastici: Otis Self Administering Test of Mental Abilities
E introdusse innovazioni tecniche, come la risposta multipla con una sola scelta esatta.
David Wechsler nell’elaborazione delle sue scale e del suo concetto di intelligenza ha raccolto le
idee più convincenti di tutti i suoi predecessori.
Gli stadi sono definiti geneticamente e l’ambiente determina solo l’età cronologica in cui possono
essere osservati.
Lui non aveva interesse per i test e pensava che guardando come il bambino si rapporta con il
mondo si possa capire in quale stadio si trova.
I periodi sono:
1. Sensomotorio: (da 0 a 18-24 mesi) il bambino perviene all’organizzazione prassica, alla
nozione pratica di permanenza dell’oggetto fisico ed alla formazione di simboli
2. Preoperatorio: (da 2 a 7-8 anni) viene acquisito il linguaggio
3. Operatorio concreto: (da 8 a 10-11 anni) tre stadi durante i quali il bambino giunge ad
acquisire le nozioni di seriazione metodica, conservazione di alcune realtà fisiche,
classificazione gerarchica ed infine la conservazione della sostanza, del peso e del volume
4. Operatorio formale: (da 11-12 anni) si costruisce il pensiero ipotetico-deduttivo che fonda
su categorie verbali e idee astratte
Questi modelli e altri sono legati di studi fattoriali, cioè quelli che hanno lo scopo di identificale le
componenti dell’intelligenza.
Gruppo maggiori
Gruppo minori
specifici
Cattell distingue tra intelligenza cristallizzata e intelligenza fluida.
Cattell elaborò il Test Culture Fair che predice le potenzialità di fondo dell'individuo.
E arrivo ad estrarre 5 fattori di secondo ordine: gf intelligenza generale fluida; gc intelligenza
generale cristallina; gv potere di visualizzazione; gr capacità di trovare; gs rapidità cognitiva
Formulò una teoria triadica dell’abilità, dove ogni prestazione sarebbe espressione di tre classi di
fattori: i poteri generali; i poteri provinciali; le agenzie.
LA TEORIA DI GREENSPAN
Della scala Stanford-Binet vennero fatte 5 edizioni. Questa è lo strumento preferito per valutare il
livello intellettivo generale di bambini al di sotto di 6 anni, o adulti con gravi ritardi mentali.
La prima scala di Wechsler fu la Wechsler Bellevue. La elaborò partendo dalla critica che gran
parte delle scale in uso fino a quel momento fossero di scarso interesse per gli adulti.
La sua scala per adulti fu concepita su:
10 subtest, diversi sia rispetto al contenuto sia rispetto al tipo di operazione mentale
richiesta. 5 dei quali raccolti in una Scala Verbale e 5 in una Scala di Performance.
Il punteggio si abbandonò l’idea di età mentale per utilizzare il concetto di “numero di
problemi risolti”
Nella costruzione di alcuni item c’è il riferimento a test collettivi.
La Kaufman Assessment Battery for Children ( K-ABC) : destinata a bambini dai 30 mesi ai 12 anni,
fa riferimento a studi di neuropsicologia e di psicologia cognitiva.
La batteria è costituita da 3 subscale:
1. Simultaneous Processing
2. Sequential Processing
3. Achievement
L'Échelle de Developpement de la Pensée Logique destinata a bambini dai 8-9 anni ai 15-16 anni.
Ha l’obiettivo di evidenziare la struttura del ragionamento in ambiti differenti: fisica, e
rappresentazione dello spazio.
Essa ha 5 prove sperimentali riprese da Piaget:
1. Conservazione
2. Permutazione
3. Quantificazione delle probabilità
4. Curve meccaniche
5. Pendolo
Il test Operazioni Logiche e Conservazione riferito alle operazioni logiche aritmetiche e alla
nozione di conservazione.
Comprende 4 aree di indagine
1. Seriazione
2. Numerazione
3. Classificazione
4. Conservazione della sostanza
Per ognuna il soggetto affronta 6 item presentati in ordine di difficoltà crescente (quindi in tutto
24) al quale viene assegnato un punteggio dicotomico 1 superato; 0 non superato.
I TEST DI FATTORE “g”
I test tipicamente riferiti alla teoria gerarchica sono le Matrici Progressive di Raven
Vi sono tre differenti tipi di matrici, per diversi tipi di pazienti:
Matrici Progressive colorate (Bambini da 4 a 11 anni e gruppi speciali) CPM
Matrici Progressive Standard (Adolescenti e adulti da 12 a 80 anni) SPM 38
Matrici Progressive Avanzate (Adolescenti e adulti con abilità superiori) APM 47
Ogni serie inizia con un problema con una soluzione intuitiva ed evidente per poi diventare più
difficili. Si possono svolgere i 45 minuti, in modo individuale o collettivo.
Un test simili alle matrici è il Dominio D48 destinato ad adolescenti e adulti, si tratta di comuni
tessere di domino disposte in serie incomplete che il soggetto deve completare.
La D70 è la forma italiana del francese D48
I Culture Fair di Cattell il quale identificò dei contenuti (parti del corpo umano, alberi, cielo, terra,
nuvole) e processi (respirare, mangiare, bere, camminare, crescere) sui quali elaborò problemi di
vario tipo utilizzando delle rappresentazioni grafiche (labirinto, immagini speculari, serie da
completare).
Embedded Figures Test vengono presentate figure semplici o complesse presentate per pochi
secondi che devono riconoscere in seguito in pochi minuti
Sono batterie multifattoriali di tipo attitudinale con finalità applicative come selezione del
personale, orientamento scolastico per aver un profilo delle abilità cognitive
Ci sono 6 subtest:
1. Ragionamento verbale
2. Ragionamento numerico
3. Ragionamento astratto
4. Ragionamento meccanico
5. Rapporti spaziali
6. Velocità e precisione
LE SCALE WECHSLER
Per quanto riguarda l’interpretazione dei QI introdusse il concetto di QI di deviazione come misura
fondamentale dell’intelligenza. I QI di deviazioni sono punteggi standard calcolati su gruppi
comprendenti singole fasce di età. Con il confronto con il solo gruppo di coetanei consente al QI di
deviazione di indicare di quanto un soggetto devia al di sopra o al di sotto della prestazione media
fornita dai soggetti del suo stesso gruppo di età.
Per tutte le fasce di età c’è la stessa media e deviazione standard della distribuzione normale die
QI dei deviazione, così che il significato di base dei valori di QI fosse identico, indipendente dall’età
del soggetto esaminato, ma allo stesso tempo riflette il suo reale livello di prestazione al test in
confronto al livello medio dei suoi coetanei.
_
X=100 ; s= 15
Nella pratica le valutazioni dell’intelligenza mediante le scale Wechsler spesso rientra in un più
ampio lavoro di assesment
CLASSIFICAZIONE DELL’INTELLIGENZA
Wechsler Adult Intelligence Scale- Revisied (WAIS-R) per gli adulti (16-64),
Wechsler Intelligence Scale for Children-Revisied WISC-R per bambini e adolescenti (6-16 anni),
Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence (WPPSI) per bambini di (4-6 anni)
SUBTEST DELLE SCALE WPPSI WISC-R WAIS-R
WAIS-R
SCALA VERBALE
Informazioni: 29 domande di cultura generale, di contenuto vario (es. “Dove si trova il Messico”).
Comprensione: 16 domande in cui si deve spiegare il significato di situazioni, proverbi,.. (es. “Cosa
Memoria di Cifre: Span da 3 a 9 cifre, nello stesso ordine di presentazione e da 3 a 8 in ordine
inverso (es.3-5-6-0 à 0-6-5-3)
Aritmetica: 14 problemi di calcolo sono proposti oralmente e devono essere risolti senza carta e
penna (es. 48 + 29).
significa una rondine non fa primavera?”).
Somiglianze: 14 quesiti in cui si deve individuare il tipo di relazione tra due elementi (es. Mela –
Albicocca).
Vocabolario: 35 parole di difficoltà crescente, ne viene richiesto il significato.
SCALA PERFORMANCE
Il campione è composto da 1630 soggetti suddivisi in sei gruppi di età, a partire dai 16 anni, fino ai
65 anni:
ATTENZIONE!
Dal totale del campione di standardizzazione è stato estratto un gruppo di riferimento di 830
soggetti, di età tra i 19 e i 34 anni, perché erano i punteggi più alti all’interno di tutto il campione,
e i punteggi ai subtest di questa fascia vanno a formare la tabella di conversione dei punti grezzi
ai subtest, di tutti e sei i gruppi di età, in punteggi ponderati.
Quindi, alla stessa maniera dell’edizione statunitense, i punteggi grezzi dei sei gruppi di età sono
stati trasformati in punti ponderati utilizzando la tabella dei punti di conversione ottenuta dal
gruppo di riferimento, formato dagli 830 soggetti di età compresa tra i 19 e i 34 anni.
I punteggi ponderati, sono calcolati con calcolati convertendo i punteggi grezzi del campione di
rifermento.
I punteggi ponderati per età sono punteggi grezzi convertiti sulla base di tabelle distinte per le 6
fasce di età, con medie e deviazioni standard diverse.
ATTENDIBILITA’
L’attendibilità di un test si riferisce all’accuratezza della sua misura, ovvero al grado di accordo tra i
punteggi ottenuti da due o più somministrazioni del test agli stessi soggetti.
Come per la standardizzazione dei punteggi, i dati relativi all’attendibilità della WAIS – R sono stati
ottenuti separatamente per ogni gruppo di età.
I dati in questione sono i coefficienti di correlazione ed errori standard di misura.
- PROCEDURA DELLA DIVISIONE A META’ (split-half)
con questo metodo si calcola il coefficiente di correlazione tra i punteggi di due metà del test e
successivamente si corregge con la formula profetica di Spearman– Brown per ottenere un
coefficiente per la lunghezza totale del test.
Questo metodo è stato usato per Ricostruzione di oggetti, Vocabolario.
Le attendibilità medie del nostro campione variano .76 della Ricostruzione di oggetti e .95 del
Vocabolario, mentre quelle del campione statunitense variano tra .68 e .96.
In sintesi, è risultato che l’attendibilità media del QI verbale del nostro campione è lievemente
inferiore a quella statunitense (-.01), mentre risultano uguali le attendibilità medie del QI di
performance e del QI totale.
VALIDITA’
Un consistente numero di studi attesta la validità della scala Wechsler per adulti come misura
dell’intelligenza globale.
Poiché la WAIS –R misura le stesse abilità delle scale precedenti e poiché il contenuto si
sovrappone grandemente alle forme precedenti delle scale Wechsler per adulti, le ricerche
effettuate per gli strumenti antecedenti possono essere considerate rilevanti anche per questa
revisione.
Nelle prime ricerche per determinare il contenuto della Wechsler – Bellevue, i subtest furono
selezionati in base alle loro correlazioni con altri noti test di intelligenza, con valutazioni empiriche
di intelligenza, fondate su giudizi clinici degli esperti, e con studi empirici su diversi gruppi di livello
intellettivo noto.
ANALISI FATTORIALE
LO SCORING
Terminata la procedura di attribuzione dei punteggi grezzi per la determinazione dei punteggi
seguenti ci si avvale di determinate tabelle di conversione basata sul gruppo di riferimento unico.
I punteggi grezzi devono essere convertiti in punteggi ponderati che hanno:
_
X=10 ; s=3
Il manuale fornisce anche le tabelle di conversione dei punteggi grezzi, relativi a ciascun subtest, in
punteggi ponderati per età (RICORDARE LA DIFFERENZA!)
L’analisi del QI totale da inizio al processo di interpretazione della WAIS-R; il punteggio definisce il
rendimento complessivo del soggetto al test e lo classifica in base a come Wechsler classifica
l’intelligenza (TABELLA Più SOPRA )
A
Quando la gamma dei punteggi degli 11 subtest è uguale o maggiore di 7 punti ponderati, la
validità interna del QI totale non è buona.
Quando la validità interna del QI verbale e di Performance non è buona, interpretazione dei
risultati procede con l’analisi dei Quozienti di Deviazione Fattoriale (QDF). La media dei punteggi
ponderati che compongono ciascuno dei 3 fattori viene messa a confronto con una distribuzione
normale di media 10 e s= 3, categorizzata in 5 livelli :
16 e oltre: ottimo
14-15:buono
13: medio-superiore
8-12: medio
7:inferiore
5-6:scarso
4 e inferiori: molto scarso
Sulla base di tale categorizzazione si attribuirà un significato alla prestazione media di ciascun
fattore, (cioè comprensione verbale ;organizzazione percettiva; concentrazione e attenzione)
B
Quando i Quozienti di deviazione Fattoriale non sono al loro interno omogenei si passa all’analisi
dei Punteggi ponderati, che ci darà informazioni circa le abilità del soggetto analizzate in ogni
subtest.
c
Poi si interpretano i Punteggi ponderati per età.
Gli indici più rilevanti per avere informazioni sul profilo cognitivo del soggetto sono:
1. gamma di dispersione: data dalla differenza tra il punteggio più alto e il punteggio più
basso della scala, indicato come “Max-Min”.
Differenze “Max-Min” abnormi possono essere indicative di una patologia. Differenza
significative sono indice di diverso sviluppo di abilità cognitive.
2. numero e tipo di test devianti dalla media
3. indice di variabilità del profilo: definisce la varianza di punteggi ponderati. Si possono
definire profili in campioni di soggetti con trauma cranico che avranno una determinata
configurazione dei punteggi, e quelli con profilo tipico di persone con disturbo psichiatrico
grave come schizofrenia depressione, disturbo bipolare che avranno un’atra configurazione
(PAG 336/337 DEL LIBRO PER CONFIGURAZIONI)
LE ALTRE DUE SCALE SONO MOLTO SIMILI ALLA WAIS TRANNE PER LA STANDARDIZZAZIONE DELLA
SCALA
WISC: 1944 soggetti raggruppati in 11 fasce di età (prima fascia 6 anni; ultima fascia di 16 anni)
WPPSI: 1200 soggetti, tra il 3anni e 9 mesi e 6 anni e 8 mesi, raggruppati in 6 fasce di età di 6 mesi
ognuna
CAP. 9
USO DEI TEST NELLA PRATICA INFANTILE
Parlando di età evolutiva ci riferiamo ad una fascia di età compresa tra i 3 e gli 11 anni.
La valutazione psicodiagnostica in età evolutiva prevede sempre la somministrazione di test oltre
al colloquio clinico con bambino e genitore.
Nell’infanzia i test forniscono informazioni utili per
Effettuare valutazioni quantitative e qualitative sul funzionamento cognitivo e affettivo del
bambino
Formulare diagnosi funzionale o strutturale della personalità
Formulare una diagnosi differenziale tra disturbi diversi con le stesse sintomatologie
Fornire indicazioni e contro indicazioni relativamente al trattamento
Prima di effettuare un test sul bambino bisogna creare una buona alleanza con lui e con i suoi
genitori, anche perché questo renderà i risultati dei test maggiormente affidabili.
E bisogna valutare sia la situazione tre i due genitori e sia la situazione tra i genitori e il bambino.
Mentre con gli adulti e gli adolescenti il colloquio può essere fatto da una persona e la
somministrazione dei test da un’altra questo può essere più difficile con i bambine perché si
troverebbero a dover instaurare un rapporto di fiducia con più persone e si potrebbero sentire
disorientati.
Consistono in una serie di prove con difficoltà crescente al fine di valutare determinate funzioni
psichiche e questi test sono:
WISC-R (6-16)
WPPSI (4-6)
Sala d’intelligenza Stanford-Binet (2-16)
N.E.M.I (3-15)
TEST PROIETTIVI
Il criterio con cui si selezionano i test di una batteria standard è quello di rilevare dati che
riguardano ambiti diversi e fornire materiale- stimolo rappresentativo di situazioni differenti.
Si scelgono test diversi a seconda:
1. Del bambino
2. Del tipo di disturbo
3. Del motivo della richiesta di consultazione
4. All’indirizzo teorico del clinico
È utile avvalersi di una batteria standard composta da un test d’intelligenza, un test proiettivo
strutturale, e un test proiettivo tematico.
I test vengono somministrati dopo un colloquio. Prima si somministrano i test d’intelligenza e poi i
test proiettivi.
CAP.10
TEST IN ADOLESCENZA
In terapia adolescenziale è tipico utilizzare il cosiddetto processo diagnostico, ossia una
consulenza clinica breve che consiste di un inizio e una fine ben definiti dove vengono utilizzati
colloqui clinici e test per un primo intervento. Fondamentale in questi casi è la costruzione di una
buona alleanza diagnostica che consiste nel verificare quanto il paziente e il clinico possano
condividere lo scopo della ricerca essendo concordi sugli aspetti del funzionamento psichico
coinvolti nella sofferenza del paziente. Costruire una buona alleanza risulta particolarmente
difficile per gli adolescenti a causa delle dinamiche stesse del processo evolutivo, infatti un buon
clinico deve tenere conto di vari aspetti:
Anche con gli adulti i test non possono essere somministrati singolarmente ma devono essere
accompagnati da colloquio e anamnesi, e i pazienti adulti devono essere accompagnati in un
complesso percorso di valutazione chiamato “percorso diagnostico”.
Non è sempre necessario fare un’analisi testologica al paziente. A volte il colloquio da tutte le
informazioni necessarie per una corretta diagnosi, le caratteristiche di personalità del paziente non
permettono di sottoporlo ad una serie di test, se si devono prendere decisioni rapide che sia per
impedire un suicidio o per allontanarlo da una situazione familiare pericolosa, la somministrazione
di test è controindicata perché richiederebbe troppo tempo.
Altre volte un’analisi testologica è utile per chiarire dei dubbi diagnostici, o per avere più elementi
per fare la diagnosi, per confrontare i risultati ottenuti dai test con i risultati del colloquio.
Negli ultimi anni è sempre più usato l’approccio che tende a utilizzare i test per capire le gli
elementi che caratterizzano il paziente, quale strategie adattive mette in atto, quali sono le
strategie cognitive che mette in atto per risolvere problemi, per capire quale è la tecnica più adatta
per affrontare il suo problema prioritario (diagnosi funzionale). Non si usano più per sapere la
diagnosi del paziente.
I test vanno scelti in base a quali informazioni vogliamo ottenere, in base alla psicopatologia del
paziente.
Approccio globale: le batterie sono utili per avere un ampio numero di informazioni. Questo
approccio è molto usato per la frequente multicausalità della patologia.
Approccio focale: test mirati per valutare una caratteristica.
TEST PROIETTIVI
In una batteria di test, i test proiettivi sono insostituibili per valutare la personalità. Una cosa
importante da vedere è la diversa reazione del paziente quando gli vengono proposti diversi tipi di
test proiettivi come i test di Rorschach, che è un test destrutturato e poi il Blacky Pictures, con
disegni ben definiti.
La migliore interpretazione dei risultati di un test di Rorschach si ha unendo sia una lettura
psicometrica-quantitativa, che qualitativa.
Il Blacky Pictures a volte può infastidire e far arrabbiare alcuni pazienti a causa dei suoi disegni
infantili, e questo può essere usato come elemento diagnostico (bisogno di controllo). A volte
invece può essere usato dopo il Rorschach per far fare al paziente un test piò semplice e ridurre la
sua ansia.
TEST OGGETTIVI
L’utilizzo di test oggettivi per studiare la personalità comporta problemi di diverso tipo, come la
possibile falsificabilità delle risposte da parte di un paziente non collaborativo, le diagnosi prodotte
sono spesso generiche e per togliere questo problema i test diventano molto lunghi.
Valutano l’intelligenza ma soprattutto il pensiero del paziente. In Italia si sceglie il tipo di test in
base a criteri di disponibilità perché in America hanno il WAIS-III e hanno abbandonato quello che
noi utilizziamo il WAIS-R da molto.
Una volta somministrato il test e ottenuti risultati chiari sta alla capacità del clinico dare una
spiegazione scientifica a questi risultati.
Il paziente ha diritto a una forma di feedback (scritto o orale), in base alle sue caratteristiche e
patologie.
CAP. 12
LA VALUTAZIONE NELL’ANZIANO
Nella valutazione dell’anziano bisogna utilizzare un approccio multidimensionale in cui possano
essere integrati fattori di ordine biologico, psicologico, sociale ed economico. Diventa quindi
fondamentale conoscere le modificazioni biologiche legate al processo di senescenza come anche
le inevitabili componenti psicologiche legate ad esperienze come il lutto, la perdita di ruolo ed
autonomia e il dolore legato ai disturbi fisici.
Da un punto di vista psicometrico è necessario utilizzare degli strumenti che si possano adeguare
al meglio a questa fascia di età in quanto spesso i test standardizzati su un ampio range d’età non
prendono in considerazione che l’invecchiamento da una parte comporta l’affinamento di alcune
capacità dovuto all’esperienza ma dall’altra un peggioramento o assenza di altre abilità (es.
valutazione su test di intelligenza).
Nella pratica clinica dell’anziano è importante considerare dei fattori:
1. Le motivazioni: spesso il soggetto non è molto motivato alla pratica psicologica in quanto
spinto dai familiari alla terapia, questo infatti può ritenere che alcune modifiche non siano
importanti ma solo parte del processo di invecchiamento oppure adattarsi
progressivamente alla situazione.
2. Relazione con il terapeuta: lo psicologo deve tenere conto delle implicazioni dovute alla
differenza d’età così da costruire una buona relazione che porti l’anziano ad essere più
disponibile ed opporre meno resistenza alle domande
3. Contesto di somministrazione: bisogna utilizzare prove che si adeguino a capacità,
esperienza e storia del soggetto; è consigliabile usare prove attinenti alle situazioni
quotidiane per migliorare la partecipazione e ridurre l’ansia
4. Fatica e capacità di concentrazione: considerando la ridotta capacità di mantenere
l’attenzione è preferibile utilizzare test di durata intorno ai 45-50 minuti, se necessari tempi
più lunghi si invita a dividere la prova in 2-3 somministrazioni. Inoltre bisogna tenere conto
che è meglio effettuare la valutazione la mattina in quanto gli anziani tendono ad alzarsi
presto ed essere più efficienti nella prima fase della giornata.
5. Tempi di reazione e velocità di esecuzione
6. Condizioni senso-motorie del soggetto
CAP. 13
LA VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DI VITA (QoL)
Nella comprensione del concetto di “qualità di vita” bisogna soffermarsi sui suoi aspetti di
soggettività, in quanto dipende dalla percezione personale del soggetto, e di multidimensionalità.
L’OMS (organizzazione mondiale della sanità) la descrive come la percezione operata da un
individuo della sua posizione nella vita, nel contesto sia della cultura che dei sistemi di valori nei
quali egli vive e in relazione ai suoi obiettivi, alle sue aspettative, ai suoi standard e alle sue
preoccupazioni. L’importanza della tematica della qualità di vita è stata riscoperta negli ultimi anni
sia a causa del processo tecnologico della medicina sia per un mutamento a livello sociale
incentrato sui modelli di benessere e salute, infatti se da una parte il progresso ha portato ad un
notevole allungamento della durata della vita questo ha causato anche una maggiore incidenza di
patologie croniche e invalidanti, rendendo così sempre più necessario soffermarsi sul benessere
globale del soggetto inteso come qualità di vita piuttosto che sull’idea di guarigione.
Aree di interesse degli studi sulla qualità di vita: stato di salute, benessere fisico e mentale,
relazioni con gli altri, realizzazione della propria crescita personale, tempo libero, livello di
indipendenza, ambiente, religione e credenze personali.
Con il tempo ci si è soffermati sempre di più su delle aree specifiche ridefinendo la QoL secondo
varie categorie. Una di queste è la qualità di vita in relazione allo stato di salute (HRQoL) intesa
come il giudizio personale del soggetto riguardante il proprio benessere psicologico, fisico e
funzionale (di autonomia) in relazione al suo stato di malattia e ad eventuali trattamenti. Questa
considera quindi sia una valutazione globale della QoL in relazione allo stato di salute sia l’impatto
sulla vita del soggetto di specifiche patologie e dei relativi trattamenti. Bisogna sottolineare come
nel caso di pazienti psichiatrici la valutazione soggettiva possa essere soggetta a distorsioni e
alterazioni determinate dallo stato mentale del soggetto.
LA VALUTAZIONE DELLA QoL
Gli strumenti di valutazione trovano il maggior ambito di applicazione negli ambienti sanitari e
nella ricerca biomedica. Questi possono essere distinti in due tipologie principali:
1. Strumenti generici: cercano di valutare la QoL nella popolazione generale senza distinzioni
per specifiche patologie o caratteristiche socio-demografiche, hanno come svantaggio la
mancanza di specificità. Tra gli strumenti generici esistono quelli globali che possono anche
essere formati da un’unica domanda che racchiude il significato globale della QoL, degli
esempi possono essere:
Sickness Impact profile (SIP): strumento di autovalutazione che può essere applicato
a qualsiasi condizione di malattia e di disabilità e misura l’impatto di queste sul
paziente attraverso tre dimensioni (categorie indipendenti, come il sonno,
l’alimentazione, il riposo, il lavoro, categorie fisiche, come la deambulazione, la
mobilità, le cure e categorie psicosociali come l’interazione sociale, le emozioni, la
comunicazione).
SF-36: autovalutazione validata per l’uso in vari contesti culturali. Lo strumento è
composto da 8 dimensioni di salute (funzionalità fisica, percezione generale della
salute, vitalità, funzionamento sociale, limitazioni di ruolo dovute a problemi di
natura fisica o emozionale, dolore fisico, salute mentale) e nonostante sia limitato
dall’aspecificità dell’età è vantaggioso per quanto riguarda la brevità e la
validazione in diversi contesti clinici.
Nottingham Health Profile (NHP): si occupa della HRQoL ed è diviso in due parti
dove la prima è composta da 6 dimensioni (sonno, mobilità fisica, energia, dolore,
reazioni emotive e isolamento sociale) e la seconda riguarda gli aspetti della vita
influenzati dalla salute. Vantaggioso per quanto riguarda il linguaggio aderente alla
realtà e che quindi richiede capacità linguistiche minime.
2. Strumenti specifici: rivolti a precise malattie o specifici sottogruppi nella popolazione
generale
Un’altra modalità di classificazione è quella che distingue tra:
1. Misure di profilo: utilizzano un approccio psicometrico dove attraverso l’analisi
fattoriale si stabilisce la validità di costrutto. Il rischio di queste misure è che, essendo la
QoL un concetto multidimensionale, è possibile che i risultati ottenuti siano analizzati
attraverso le preferenze dell’esaminatore (es. un medico avrà la tendenza a privilegiare
i risultati ottenuti dalla dimensione fisica rispetto a quella psicologica).
2. Misure di utilità: valutano il benessere lungo un continuum che va dalla morte al
funzionamento ottimale
STATISTICA
Scale di misura
Scala nominale
Il sistema numerico è un simbolo per identificare la categoria di appartenenza del soggetto, ad
esempio tutti i maschi possono essere identificati con 1 mentre tutte le femmine con 2.
Proprietà:
Equivalenza: tra membri della categoria c'è simmetria (A =B allora B=A) e transitività (B=C
allora A=C)
Non equivalenza: tra i membri di categorie diverse c'è simmetria (se A diverso da B allora B
diverso da A) ma non transitività (se A è diverso da B, B è diverso da C, A può essere uguale
o diverso da C)
L'unica operazione che può essere portata avanti su una scala nominale è il contare le frequenze
dei soggetti in ciascuna classe.
Scala ordinale
Rappresenta una relazione di ordine tra le quantità dove il soggetto numero 1 ha una maggiore
quantità della caratteristica oggetto di misura rispetto al soggetto numero 2, ciò significa che i
soggetti a cui viene assegnato lo stesso numero presentano la stessa quantità della caratteristica.
Proprietà:
Variabili discrete: assume una quantità finita numerabile di valori, ossia i suoi valori
possono essere indicati come una successione (es. Numero di figli, fogli in un libro…)
Variabili continue: assumono quantità non numerabile ma continuo di valori che può
assumere tutti i valori intermedi di un intervallo (es. Peso, altezza…)
L’ imprecisione dello strumento di misura rende la variabile da continua a discreta.
Mutabile
Si riferisce caratteristiche misurabili solo in termini qualitativi come il sesso o la nazionalità. Le
variabili possono essere trasformate in mutabili classificando i soggetti con un livello di misura più
basso quindi attraverso la scala nominale.
Frequenza
La frequenza è il numero di volte in cui si verifica un determinato evento in un gruppo di altri
eventi per cui bisogna contare i soggetti di ciascuna ripartizione.
A ciascun valore di x viene associata la sua frequenza così poi da raggruppare i dati grezzi in classi
di punteggi, chiamate anche classi di ampiezza unitaria.
Regole per la costruzione delle classi
Righe: numero di soggetti, indica la risposta fornita dal soggetto nelle diverse variabili
misurate
Colonne: punteggio variabili, indica le diverse risposte fornite dai soggetti ad una delle
variabili
Rappresentazioni grafiche
Istogramma
Rappresentazione sugli assi cartesiani dove si riportano le frequenze in colonne
Moda: valore più frequente (si può calcolare in una varabile nominale)
n.c.E. (n. delle categorie di equivalenza): n. dei livelli della variabile con frequenze diverse da zero
Mediana: valore posto al centro della distribuzione, che quindi la divide a metà (se i casi sono pari
si fa la media tra i due valori centrali). Si può calcolare in variabili ordinali.
La distribuzione si può dividere in 4 parti (quartili) in dieci parti (decili) in cento parti (percentili)
Differenza interquartilica= Q3-Q1
Intervallo di variazione: indicazione sulla dispersione di una variabile indicata dal valore gamma
(g), ossia la differenza tra i valori massimo e minimo
La distribuzione normale o curva di Gauss: ha una forma a campana, i valori sono compresi tra –
infinito e +infinito, la media e la moda corrispondono alla stesso valore.
Questa può essere unimodale o bimodale, quando presenta due picchi.