Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
e delle opinioni
CAPITOLO 1: che cosa sono gli atteggiamenti
Recentemente, Terry e Hogg (2000) sinte8zzano il perché è importante lo studio degli a7eggiamen8:
1. a7eggiamen8 come “apoteosi” della cognizione sociale (social cogni8on) = costru7o non osservabile
della cognizione che si apprende, si modifica e si esprime nel contesto sociale;
2.sul piano pra8co, gli a7eggiamen8 facilmente espressi a7raverso risposte ai ques8onari, sono le fon8 di
informazioni sulle quali si costruiscono le teorie psicosociali del comportamento;
3.sul piano poli8co, gli a7eggiamen8 cos8tuiscono una possibilità di applicazione delle conce7ualizzazioni
psicosociali alla realtà
TITOLO 1
Definizione a7uale (Eagly e Chaiken): «l’a7eggiamento è una tendenza psicologica espressa a7raverso la
valutazione di una par8colare en8tà con un qualche genere di favore o sfavore […]. Con “tendenza
psicologica” si fa riferimento ad uno stato interno alla persona, e con “valutazione” ad ogni classe di
risposta valuta8va, sia essa manifesta o non osservabile, cogni8va, affe;va o comportamentale».
Per concludere, è difficile tradurre le dis8nzioni tra a7eggiamen8 e opinioni in definizioni opera8ve dei due
(Price, 1992).
Cavazza definisce le opinioni come posizioni specifiche assunte di fronte ad uno s8molo di interesse
colle;vo che possono essere almeno in parte orientate dagli a7eggiamen8.
TITOLO 2
Questo significa che due persone che esprimono posizioni diverse circa lo stesso ogge7o possono par8re
dal considerare le stesse credenze, ma assegnare a queste una diversa probabilità di realizzazione e un
diverso valore.
TITOLO 4
2. Funzione ego-difensiva: Gli a7eggiamen8 perme7ono di proteggere l’individuo da fa7ori interiori, come
l’ansia, e da minacce esterne. Ques8 a7eggiamen8 si sviluppano nei confron8 di ogge; che ci perme7ono
di non intaccare l’autos8ma e di migliorarla. (pregiudizi)
3. Funzione di espressione dei valori: gli a7eggiamen8 che esprimiamo dicono che genere di persone
siamo, a quale sistema di valori più generale ci riferiamo. Iden8tà personale che deriva dal senso di
appartenenza ai gruppi sociali (Tajfel).
4. Funzione di conoscenza: Gli individui si formano credenze anche per dare un significato e una
organizzazione ad un universo altrimen8 cao8co > a7eggiamento come quadro di riferimento per
interpretare ogge; ed even8, per categorizzare in modo posi8vo e nega8vo (stereo8pi).
Ipotesi della corrispondenza: gli stessi a7eggiamen8 possono svolgere funzioni diverse per individui diversi.
Un individuo è più facilmente influenzabile dalle argomentazioni che corrispondono alla funzione che
l’a7eggiamento svolge per quell’individuo. Le funzioni svolte da un certo a7eggiamento possono cambiare
nel corso della vita dell’individuo.
Le ricerche di Fazio hanno privilegiato lo studio degli a7eggiamen8 come strumen8 di orientamento alla
conoscenza. Fazio (2000): «il solo fa7o di possedere un a7eggiamento è u8le all’individuo perché possa
orientarsi nei confron8 dell’ogge7o in ques8one» > a7eggiamen8 come strumen8 di orientamento della
conoscenza del contesto (funzione di conoscenza).
TITOLO 5
2.3.1 l’accessibilità
Su alcune ques8oni abbiamo già una valutazione in memoria. Secondo Fazio per ogni persona gli ogge;
potenzialmente valutabili si collocano su un con8nuum che separa i poli a7eggiamento/non-
a7eggiamento. Vicino al polo “a7eggiamento” si ha il conce7o di accessibilità > il livello di accessibilità, in
una teorizzazione in cui gli a7eggiamen8 sono considera8 una rete cogni8va, si riferisce alla facilità o
difficoltà di richiamare alla memoria questo legame quando l’individuo si trova di fronte all’ogge7o > Forza
dell’associazione tra ogge7o e valutazione.
I primi test per l’accessibilità si ebbero con la misura dei tempi di latenza delle risposte, quando uno s8molo
ripetuto si inserisce in memoria e viene 8rato fuori più facilmente a una seconda esposizione a esso.
Numero maggiore di esposizioni > maggiore accessibilità. Diversi fa7ori concorrono a determinare il grado
di accessibilità di un a7eggiamento. Il più importante è la frequenza con la quale la persona a;va nella
memoria la rela8va stru7ura cogni8va. Altre sono le cara7eris8che culturali e ideologiche del contesto.
L’accessibilità che diventa cronica, coincide con la forza del legame in memoria fra l’ogge7o e la valutazione.
Se l’ogge7o è stre7amente legato ad una valutazione nella memoria, il solo fa7o di osservarlo basterà ad
a;vare anche la sua valutazione.
Per Fazio, più gli a7eggiamen8 sono accessibili, più essi riescono ad assolvere la funzione di orientamento
della conoscenza.
A7eggiamen8 altamente accessibili:
1.Sono migliori predi7ori del comportamento rispe7o ad a7eggiamen8 scarsamente o non accessibili.
2.Rendono le persone più impermeabili alle nuove informazioni e sopra7u7o a quelle non congruen8 con
la stru7ura cogni8va
3.L’elaborazione di informazioni non congruen8 può avvenire in modo distorto, poiché l’interpretazione è
guidata dall’a7eggiamento preesistente e finalizzata ad una sua conferma > problemi per il cambiamento di
a7eggiamento
4.Impedisce di percepire la trasformazione della natura degli ogge; nel corso del tempo > rende meno
probabile il cambiamento di a7eggiamento
Conseguenze dell’accessibilità:
• no8amo con più probabilità l’ogge7o in situazioni complesse e con mol8 s8moli presen8 > fare
a7enzione agli ogge; che ci interessano, evitare gli ogge; per i quali non abbiamo un a7eggiamento
accessibile (massimizzare i benefici, minimizzare i cos8)
• orientano la categorizzazione degli s8moli e la successiva connotazione valuta8va
• orientano la presa di decisione e potenziano la sicurezza rispe7o alla decisione presa (l’alterna8va scelta
è difficilmente messa in discussione successivamente)
• consentono di liberare risorse cogni8ve quando si devono affrontare compi8 complessi
=FUNZIONE DI CONOSCENZA
2.3.2 l’estremismo
Gli a7eggiamen8 estremi sono più for8 rispe7o a quelli meno estremi in quanto sono più predi;vi del
comportamento e più resisten8 a tenta8vi di influenza.
L’estremismo è un aspe7o interessante della forza degli a7eggiamen8 per la rilevanza sociale che ha.
Pensare a una ques8one o ripetere la propria posizione rispe7o ad essa contribuiscono a rafforzare il
legame tra l’ogge7o e la sua valutazione > estremismo del giudizio.
TITOLO 7
• scaling psicometrico: finalizzate a quan8ficare a7ribu8 che non hanno un referente fisico. Le scale Likert e
il differenziale seman8co sono basa8 su questo approccio.
La legi;mità del termine “misurazione” in ambito psicologico è tu7ora però ogge7o di diba;to.
Misurare: a7ribuzione di un codice numerico ad una cara7eris8ca di un ogge7o secondo delle regole
(Stevens,1946).
Misurazione: quando si dispone di un’unità di misura (Marradi,1981).
Misurazione: l’operazione che implica qualsiasi livello di scala(nominale, ordinale, cardinale, quasi-
cardinale).
TITOLO 8
3.3 Problemi di affidabilità e validità
La scala deve essere valida e a7endibile.
A7endibilità-> grado di accordo fra tenta8vi indipenden8 di misurare lo stesso conce7o. Nel campo dei
costru; psicologici il problema è più complicato della misurazione, ad esempio, di una grandezza fisica
quale la lunghezza. Uno strumento è de7o a7endibile quando riduce l’errore delle diverse misurazioni al
minimo > a7ualmente l’a7endibilità si misura in termini di coerenza interna dello strumento (alpha di
Cronbach).
Validità -> fa riferimento alla capacità della scala di misurare proprio quel par8colare a7eggiamento che è
al centro dell’interesse di ricerca.
Per concludere, l’uso delle scale per la rilevazione degli a7eggiamen8 si basa su due presuppos8:
•che i da8 raccol8 siano fedeli, cioè rappresen8no fedelmente la realtà
•che le risposte date da intervista8 diversi siano confrontabili
I principali bias di risposta sono di due 8pi: il primo fa riferimento al contenuto degli item: le persone a
volte tendono a rispondere in modo da comunicare agli altri e a sé stessi un’immagine di sé posi8va >
desiderabilità sociale.
Il secondo 8po di distorsione nelle risposte riguarda invece le cara7eris8che stru7urali del ques8onario e le
cara7eris8che sociali dell’intervistato > effe7o della acquiescenza, cioè la tendenza a dichiararsi sempre
d’accordo, indipendentemente dal contenuto dell’item.
Ques8 bias possono essere rido;, non elimina8, tramite accorgimen8 in fase di proge7azione della ricerca.
Per quanto riguarda le misure implicite, esse hanno in comune il fa7o di fornire una s8ma
dell’a7eggiamento senza chiedere dire7amente alla persona di esprimerlo verbalmente. In questo modo i
risulta8 sono liberi dalla desiderabilità sociale.
Il priming consiste nel presentare ai partecipan8 alla ricerca uno s8molo-target decisamente nega8vo o
posi8vo dopo essere sta8 espos8 ad uno s8molo prime rispe7o al quale sii vuole cogliere l’a7eggiamento.
Si valuta il tempo di risposta > se il prime ha per l’individuo una valenza uguale a quella dello s8molo-target
(posi8vo-posi8vo o nega8vo-nega8vo) i tempi di risposta saranno più rapidi.
Lo IAT è il metodo implicito più conosciuto. Compi8 di categorizzazione delle immagini presentate insieme
a valutazioni di 8po posi8vo-nega8vo.
Nella ricerca di Greenwald i partecipan8 erano molto più veloci a rispondere quando dovevano usare lo
stesso tasto per categorizzare nomi di afroamericani e termini nega8vi, rispe7o a quando dovevano usare
lo stesso tasto pe i nomi degli afroamericani e termini posi8vi.
Mol8ssime ricerche mostrano la validità dello IAT nell’espressione della preferenza verso l’ingroup.
Inoltre, quando si tra7a di stereo8pi o pregiudizi, le correlazioni fra le misure esplicite e implicite sono
basse, mentre diventano significa8ve quando l’ogge7o è meno connotato socialmente.
TITOLO 12
con quello formulato dalla teoria dell’azione ragionata > anche da un esperimento condo7o da Ajzen,
emerge che il fa7ore “percezione di controllo” risulta il più importante dei due.
Per quanto riguarda le norme sogge;ve inoltre, c’è chi fa notare che nelle ricerche condo7e entro questo
paradigma, il fa7ore risulta sistema8camente un predi7ore meno potente rispe7o all’a7eggiamento > la
percezione di norma8vità del comportamento all’interno di un gruppo rilevante per l’individuo risulta un
forte predi7ore dell’intenzione comportamentale soltanto fra le persone che esprimono una significa8va
iden8ficazione con il gruppo.
Il MODE: Per rendere conto di comportamen8 sia automa8ci che controlla8 e del loro rapporto con gli
a7eggiamen8, Fazio propone un modello a due vie che si chiama MODE (Mo8va8on and Opportunity as
DEterminants) > modello coerente con la tendenza a ritenere che il livello di mo8vazione personale
inneschi processi cogni8vi di natura differenziata. Il MODE prevede che gli a7eggiamen8 e i comportamen8
siano messi in relazione a7raverso due 8pi di processi. La dis8nzione fra i due risiede nella presenza o
assenza di una analisi consapevole delle alterna8ve di comportamento. Un a7eggiamento accessibile verso
l’ogge7o provoca l’a;vazione automa8ca del comportamento. In condizioni di bassa mo8vazione
l’a7eggiamento accessibile orienta l’interpretazione della situazione. Se invece l’individuo non ha un
a7eggiamento accessibile che orien8 l’interpretazione della situazione, si baserà su elemen8
par8colarmente salien8 in quel momento e che potrebbero risultare in contrasto con l’a7eggiamento
preliminare. Quindi, quando la mo8vazione e le possibilità di elaborazione sono alte, l’individuo procede a
prendere in considerazione varie alterna8ve di comportamento, ne valuta le conseguenze, l’impa7o sociale
e le proprie possibilità di controllo > sforzo cogni8vo elevato.
Il conce7o di mo8vazione muta: la mo8vazione fa riferimento all’interesse di evitare conclusioni errate, che
deriva dalla percezione dei cos8 che comporterebbe un errore di giudizio. Il “8more dell’errore” mo8va
l’individuo a prendere in considerazione in modo anali8co le informazioni disponibili. La mo8vazione
tu7avia non è sufficiente per procedere ad un’elaborazione approfondita. Sono altre7anto necessari tempo
e risorse cogni8ve per l’elaborazione (opportunity).
Per concludere la presentazione dei modelli teorici che conce7ualizzano il rapporto fra gli a7eggiamen8 e i
comportamen8, ci si potrebbe chiedere che ruolo hanno in ques8 modelli i fa7ori sociali.
Nelle teorie di Fishbein e Ajzen essi entrano nella forma di aspe7a8ve norma8ve: l'a7ore sociale percepisce
che gli altri per lui significa8vi (famiglia, amici) hanno delle aspe7a8ve sui comportamen8 che egli me7e in
a7o. Nel modello a due vie di Fazio e colleghi questa percezione agisce soltanto quando l'a7ore è
sufficientemente mo8vato per considerare in modo anali8co quale comportamento sia più vantaggioso. A
livello di gruppo, quanto più una persona si iden8fica con un gruppo, tanto più essa sarà mo8vata ad
aderire alle sue norme. Questo non solo rende salien8 (quindi accessibili) gli a7eggiamen8 congruen8 con
queste, ma agisce anche dire7amente sul comportamento: comportarsi coerentemente con un
a7eggiamento socialmente norma8vo rafforza lo status dell’individuo all’interno del gruppo.
———
TITOLO 15
I due modelli illustra8 hanno mol8 pun8 in comune ma presentano elemen8 di discon8nuità . Entrambi
prevedono due percorsi. Il secondo 8po di elaborazione - periferica per l'uno, euris8ca per l'altro - non
rifle7e invece lo stesso processo. Il percorso periferico dell’ ELM può essere pensato come un insieme di
processi cara7erizza8 da elaborazione minima fra i quali si può comprendere anche l'u8lizzo delle
euris8che ma non solo quello.
TITOLO 16
oppure di ada7amento sociale accolgono in maniera differenziata gli appelli della propaganda che fanno
leva su queste mo8vazioni.
La rilevanza funzionale del messaggio per l'individuo può influenzare sia il modo in cui egli analizza le
argomentazioni sia la profondità dell'analisi. Innanzitu7o il messaggio funzionalmente rilevante viene
analizzato in modo tendenzialmente posi8vo. Questo si verifica perché la funzione prevalente influenza il
contenuto degli a7eggiamen8. Dunque l'argomentazione basata sui valori viene percepita a7raverso una
stru7ura che rende quei contenu8 rilevan8.
Inoltre, le persone elaborano in modo più approfondito le informazioni che corrispondono alla funzione
a;tudinale personalmente privilegiata rispe7o a quelle che non corrispondono.
Le analisi condo7e da Lavine e Snyder Sulla partecipazione poli8ca confermano che l'effe7o della
corrispondenza è mediato dalla percezione della qualità dei messaggi e che l'effe7o si rifle7e non soltanto
sull'a7eggiamento ma anche sul comportamento realmente messo in a7o. L'effe7o di corrispondenza
funzionale spiegherebbe anche perché le campagne di prevenzione dell'uso di droga o contro il tabagismo
centrate sulle informazioni hanno avuto così scarso effe7o mentre maggiore effe7o hanno avuto le
operazioni propagandis8che che hanno fa7o leva sulla funzione di iden8ficazione sociale che ha il consumo
di queste sostanze.
Un effe7o di corrispondenza nella persuasione è stato evidenziato anche sul piano stru7urale. Gli
a7eggiamen8 possono essere classifica8 come "a base emo8va" quando la valutazione globale che egli
esprime è molto vicina alla connotazione che deriva dalla componente emo8va, mentre si parla di
a7eggiamen8 "a base cogni8va" quando la valutazione globale è vicino alla connotazione che deriva dalla
componente cogni8va. Questa dis8nzione è stata u8lizzata anche per classificare i 8pi di messaggi
persuasivi. Un messaggio persuasivo può fare appello alle reazioni emo8ve oppure alle cara7eris8che
dell’ogge7o.
L'ipotesi della corrispondenza stru7urale prevede che una comunicazione persuasiva basata su elemen8
cogni8vi vs emo8vi risulterà più efficace sulla componente a;tudinale corrispondente rispe7o alla
componente non corrispondente.
Per semplificare il paradigma sperimentale Fabrigar e Pe7y testano l'ipotesi inducendo la formazione di un
a7eggiamento a base emo8va vs cogni8va nei confron8 di un ogge7o non preliminarmente conosciuto dai
partecipan8, ovvero un animale marino fi;zio. L'esperimento si svolge in due fasi, una di formazione
dell'a7eggiamento a base emo8va o cogni8va e una di persuasione a base emo8va o cogni8va. Nella prima
fase metà dei partecipan8 risponde ad una serie di item sui sen8men8 che suscita un presunto animale, il
lemphur. Naturalmente dato che l'animale è fi;zio, i ricercatori spiegano ai partecipan8 di essere
par8colarmente interessa8 a studiare i loro sen8men8 nei confron8 di questo animale e che se non lo
ricordano possono tentare di immaginarselo. Viene fa7o loro leggere un brano finalizzato ad evocare
emozioni verso l'animale e nel brano viene descri7o l'incontro fra una persona e un esemplare di questo
animale. L'altra metà dei partecipan8 svolge lo stesso compito nella condizione finalizzata a formare un
a7eggiamento a base cogni8va. In questa condizione il brano che viene fa7o leggere è un estra7o fi;zio da
un’enciclopedia che con8ene informazioni posi8ve sull’animale. Una volta formato l'a7eggiamento verso
l'animale prevalentemente su dimensioni emo8ve o cogni8ve, prende il via la fase della manipolazione del
8po di persuasione. Metà dei partecipan8 legge un brano che descrive l'animale uccidere brutalmente e
mangiare una persona che stava nuotando, mentre l'altra metà legge un estra7o fi;zio da un libro sulla
vita del mare che descrive in modo nega8vo l'animale, il primo è un messaggio emo8vo nega8vo e il
secondo è un messaggio cogni8vo nega8vo. Infine tu; rispondono agli item delle scale di a7eggiamento
nei confron8 dell’animale.
I risulta8 dell'esperimento mostrano che il messaggio di 8po emo8vo provoca più cambiamen8 negli
a7eggiamen8 a base emo8va che negli a7eggiamen8 a base cogni8va, ma l'effe7o di corrispondenza si
rivelano significa8vi nella condizione sperimentale in cui viene u8lizzato il messaggio di 8po cogni8vo.
Risulta8 di questo genere sono ricorren8 nei vari studi sperimentali.
TITOLO 17
Maio e Haddock infine sostengono che considerando l'effe7o di corrispondenza ora illustrato, si potrebbe
ipo8zzare una maggiore probabilità di influenza quando il messaggio persuasivo è bilaterale e la stru7ura
dell'a7eggiamento della ricevente è bidimensionale oppure quando il messaggio è ad argomentazione
unilaterale e la stru7ura a;tudinale del ricevente è UNI dimensionale rispe7o alle due condizioni di non
corrispondenza. Per quanto teoricamente fondata appaia l'ipotesi, ad oggi non sono disponibili da8
empirici che consentano di validarla.
TITOLO 19
Un processo di natura mo8vazionale che porta al cambiamento degli a7eggiamen8 al di fuori di un
contesto comunica8vo in senso stre7o è quello individuato da Fes8nger e conce7ualizzato nella teoria
della dissonanza cogni8va.
La teoria parte dall'assunto che l'individuo ha la necessità di mantenere la coerenza tra le cognizioni che
possiede, ovvero le opinioni e le credenze circa se stesso, il proprio comportamento e l'ambiente quando
queste siano in una relazione di a;nenza reciproca. Credenze, a7eggiamen8 e opinioni rela8vi ad uno
stesso ambito si compongono i complessi in8mamente coeren8. Se due cognizioni sono a;nen8 ma non
coeren8 fra loro la dissonanza che ne deriva provoca uno stato di disagio emo8vo che l'individuo desidera
rimuovere e riportare in equilibrio. Per farlo occorre ridurre la dissonanza e ciò è possibile a7raverso l'uso
di diverse strategie. La prima consiste nel modificare l'elemento dissonante meno resistente al
cambiamento. Se riprendiamo l'esempio possiamo scomporlo in un elemento esterno all'individuo
difficilmente modificabile da questo, un elemento interno non osservabile e un elemento so7o il controllo
individuale ma osservabile dall’esterno. Venivi dopo allora a cambiare il suo comportamento cominciando
per esempio ad u8lizzare sempre il casco (es di una credenza rela8va a quanto l'uso del casco possa
prevenire conseguenze gravi in caso di inciden8) oppure può modificare la credenza a7raverso
l'esposizione sele;va alle informazioni. In quest'ul8mo caso egli farà par8colarmente a7enzione e tenderà
a ricordare meglio quelle informazioni che me7ono in dubbio l'efficacia del casco nel prevenire gravi
conseguenze in caso di inciden8.
In questo quadro si può prevedere allora che se una persona viene indo7a a me7ere in a7o un
comportamento che non corrisponde al proprio a7eggiamento rela8vo, sperimenta uno stato di dissonanza
in grado di mo8vare il cambiamento dell'elemento meno resistente ovvero l’a7eggiamento. È questa
l'ipotesi alla base di un celeberrimo esperimento condo7o da Fes8nger e Carlsmith, I cui risulta8 sembrano
confermare in modo convincente la teoria di cui ci s8amo occupando. Gli sperimentatori chiedevano ai
partecipan8 di svolgere un compito molto noioso. Alla fine del compito dicevano ad ogni partecipante che
l'esperimento era finito quindi spiegavano di aver preso parte ad una condizione di controllo, ma ad altri
partecipan8 sarebbe stato de7o in an8cipo a seconda della condizione sperimentale, che il compito era
molto divertente oppure che era molto noioso. A quel punto i ricercatori chiedevano al partecipante di
sos8tuire l'assistente di ricerca che non si era recato in tempo al laboratorio e di dire allo studente che
stava arrivando per prendere parte allo studio e che il compito appena svolto era stato molto divertente.
In cambio di questa prestazione gli offrivano o un dollaro oppure 20 $. Successivamente chiedevano ai
partecipan8 di valutare il compito
Coloro che avevano ricevuto un dollaro per dire che era divertente lo valutavano significa8vamente più
divertente di quelli che avevano ricevuto 20 $. L'interpretazione dei risulta8 richiamo al fa7o che dalle
cognizioni “il compito mi è sembrato noioso” e “ho de7o che è divertente”, emerge una relazione
dissonante. La persona che ha ricevuto 20 $ ristabilisce l'equilibrio a7raverso l'informazione "ho men8to in
cambio di un'adeguata ricompensa”, mentre la persona che ha ricevuto un solo dollaro non può
considerarla una ricompensa adeguata a gius8ficare la menzogna. In questo caso allora la dissonanza viene
rido7a a7raverso la modifica dell'a7eggiamento verso il compito: l'individuo valuta dunque il compito
come poco noioso.
Gli autori sostengono che il cambiamento di a7eggiamento risulta massimo quando la ricompensa esterna
è appena sufficiente per o7enere la condiscendenza all'a7uazione del comportamento contro a;tudinale
ma non abbastanza elevato per gius8ficarlo.
Un elemento cruciale perché si possa osservare questo genere di cambiamento riguarda il sen8mento di
libera scelta: soltanto se un individuo ha la sensazione di aver a7uato liberamente il proprio
comportamento dissonante con il suo a7eggiamento sarà mo8vato a modificare quest’ul8mo.
Se al contrario avrà la sensazione di esservi stato costre7o la dissonanza sarà facilmente risolta a7raverso
un'a7ribuzione causale a fa7ori esterni. Quando il ricercatore so7olinea al partecipante che è libero di
procedere nel comportamento contro a;tudinale o di non partecipare all'esperimento, le conseguenze
TITOLO 20
non possono essere imputa8 a pressioni esterne e dunque inducono lo stato previsto di dissonanza.
Occorre so7olineare che si tra7a pur sempre di un'illusione di libertà. Spesso le ricerche riportano che nel
momento in cui ricercatore afferma questa libertà e chiede il consenso alla partecipazione quasi nessuno
rifiuta di procedere: in qualche modo la pressione esterna è sempre presente.
La teoria della dissonanza cogni8va ha s8molato una serie notevole di ricerche e in par8colare
l'esperimento citato ha offerto un paradigma sperimentale che si andato consolidando nel tempo.
Sono famosi gli esperimen8 di Aronson e Carlsmith condo; con bambini in età prescolare. Il disegno
sperimentale prevedeva che i bambini indicassero una lista di preferenze fra cinque gioca7oli.
Successivamente veniva proibito loro di giocare con quello valutato al secondo posto di tale lista,
accompagnando il divieto o con una minaccia lieve oppure con una minaccia forte. Nell'immediato nessun
bambino osava toccare il gioca7olo proibito. Dopo 40 giorni i bambini minaccia8 in modo lieve
con8nuavano ad evitarlo e lo valutavano come Meno a7raente dei bambini che avevano ricevuto una
minaccia più forte. Coerentemente con i risulta8 dell'esperimento sul compito noioso, tu; i bambini
avver8vano una situazione di dissonanza fra la tensione esercitata dal gioca7olo e il comportamento di
Evitamento, ma quelli che avevano ricevuto una minaccia forte a7ribuivano la ragione dell’evitamento alla
minaccia mentre gli altri finivano per ritenere il giocato lo stesso poco interessante.
In una rassegna delle ricerche in tema di dissonanza cogni8va prodo7a in quarant'anni, si legge che oggi
sappiamo bene che le persone sperimentano sta8 di dissonanza e che sono mo8va8 a ridurla ma non
sappiamo ancora esa7amente perché si sperimen8no ques8 Sta8 e perché dovremmo essere mo8va8 a
ridurli. Alcune risposte sono state avanzate.
Cooper e Fazio sostengono che la dissonanza emerge in relazione alla consapevolezza dell'individuo di aver
provocato conseguenze non desiderate. Nell'esperimento di Fes8nger e Carlsmith, ad esempio, il
partecipante pensa che la persona dopo di lui affron8 un compito noioso credendo che sia divertente e
quindi pensa di procurare una delusione ad un altro studente. Questo processo secondo gli autori
avverrebbe secondo i seguen8 passaggi: la persona me7e in a7o un comportamento contro a;tudinale;
stabilisce quali conseguenze ha avuto; se ci sono conseguenze indesiderabili stabilisce a chi o a che cosa
può essere imputata la responsabilità; se si sente personalmente responsabile emerge l'a;vazione
emo8va; se lo stato emo8vo a;vato è nega8vo cerca di capire a che cosa è dovuto; se lo a7ribuisce alla
propria responsabilità per le conseguenze indesiderate emerge la mo8vazione al cambiamento
dell'a7eggiamento rela8vo; quindi il cambiamento vero e proprio si verifica.
Aronson sos8ene invece che la dissonanza emerge quando il comportamento contro a;tudinale messo in
a7o è in contrasto con il conce7o di se che l’individuo ha. La mo8vazione alla riduzione scaturisce dunque
dal bisogno di riaffermare un conce7o di se è centrato sulla competenza, moralità e razionalità.
Anche Steele vede la causa della dissonanza nella minaccia al sé che un comportamento può cos8tuire.
Tu7avia nella prospe;va di questo studioso l'obie;vo della riduzione della dissonanza non è tanto quello
di ristabilire un'immagine di sé posi8va, quanto quello di restaurare il senso di integrità del sé. Quando la
percezione di integrità globale del sé è minacciata l'individuo tenta di ristabilirla a7raverso la focalizzazione
su aspe; posi8vi globalmente importan8 per il sé. Il ricorso all'a;vazione di queste cognizioni posi8ve sul
sé porterebbe all'eliminazione dello stato emo8vo nega8vo senza modificare necessariamente le cognizioni
dissonan8. Alcune ricerche mostrano effe;vamente che persone con alta autos8ma sono meno vulnerabili
alle conseguenze dell'induzione sperimentale di dissonanza rispe7o a quelle con bassa autos8ma.
Una proposta che sembra conciliare le preceden8 radicata nella concezione originaria di Fes8nger. Dato che
le cognizioni servono per orientare l'azione, la dissonanza sarà provocata in par8colare da quelle cognizioni
che forniscono informazioni u8li per l'azione. L'esempio più chiaro è quello della decisione: se l'individuo
deve scegliere un'opzione fra due alterna8ve, le condizioni che riguardano queste due alterna8ve
guideranno la scelta. Quando le informazioni che orientano l'azione in un momento dato sono incoeren8
fra loro, si a;va uno stato emo8vo nega8vo dovuto alla difficoltà di individuare azioni efficaci. I fa7ori che
TITOLO 21
le ricerche hanno evidenziato come influen8 sull'ampiezza della dissonanza aumentano la probabilità che
una data condizione abbia implicazioni rilevan8 per l’azione.
Nonostante l'effe7o della dissonanza cogni8va sia principalmente un processo individuale, recentemente è
stato so7olineato il fa7o che l'esperienza di dissonanza in situazioni di gruppo può produrre esi8 diversi dal
cambiamento dell'a7eggiamento o del comportamento. Per esempio alcuni esperimen8 di zanna e Sande
mostrano che quando il comportamento contro a;tudinale è compiuto in un gruppo I singoli individui
tendono a percepire una responsabilità diffusa per le conseguenze dei propri a; e quindi la dissonanza non
provoca cambiamen8. Nell'esperimento gli studen8 dovevano scrivere un saggio persuasivo sulla u8lità di
ridurre i finanziamen8 all'università. Metà dei partecipan8 svolge questo compito in una condizione
individuale, l'altra metà invece Deve discutere individuare le argomentazioni più persuasive da usare in
gruppi di tre partecipan8 ciascuno. Dopo la stesura del saggio contro a;tudinale viene chiesto a tu; i
partecipan8 di esprimere il proprio parere circa la decurtazione dei fondi universitari. I partecipan8 nella
condizione individuale si mostrano meno contrario rispe7o a quelli della condizione di gruppo, dunque la
discrepanza tra l'a7eggiamento iniziale e il comportamento effe;vo sia rido7a più nel primo caso che nel
secondo. Gli autori sostengono che il senso di diffusione di responsabilità per le conseguenze del proprio
comportamento modera l’ effe7o di riduzione della dissonanza.
TITOLO 22