Il campionamento e la raccolta dati negli studi quantitativi
Per iniziare una ricerca quantitativa viene sviluppato un piano di campionamento
della popolazione target in base a criteri di eleggibilità nella popolazione accessibile. Per campionamento si intende la selezione di una parte di popolazione che la rappresenti nella sua interezza. Un campione rappresentativo per non incorrere in bias di campionamento deve avere caratteristiche molto simili alla popolazione che si intende studiare, tenendo conto dei suoi strati, cioè segmenti di popolazione delle caratteristiche specifiche, per esempio età e sesso. All’interno della ricerca quantitativa esistono due grandi categorie di disegno di campionamento: quello non-probabilistico e quello probabilistico. Nel primo gli elementi sono scelti con metodi non casuali, ossia non hanno la stessa possibilità di essere inclusi nel campione, rischiando di essere non rappresentativo. Tuttavia è molto usato perché pratico ed economico. I campionamenti non-probabilistici sono: Il campionamento di convenienza: la selezione dei partecipanti è fatta tra le persone più facilmente disponibili; Ha un elevato rischio di bias, poiché le persone facilmente disponibili potrebbero essere atipiche. Campionamento per quota i ricercatori identificano gli strati di una popolazione target e calcolano quanti elementi, in proporzione, devono prendere per convenienza; Campionamento consecutivo: vengono selezionate tutte le persone di una popolazione accessibile, nel corso di un intervallo di tempo specifico o per una specifica dimensione del campione; Campionamento propositivo: alla base di questo tipo di campionamento c’è la pregressa conoscenza dei ricercatori sulla popolazione da cui selezionare i campioni. Utile se si vuole disporre di un campione di esperti su ciò che si vuole studiare.
Nel campionamento probabilistico si assiste alla selezione casuale degli elementi di
una popolazione target, in questo modo ogni elemento ha le stesse probabilità di essere selezionato e i campioni risulteranno più rappresentativi. All’interno di questa categoria possiamo distinguere: Il campionamento casuale semplice: viene stabilito una struttura del campione, ad esempio un elenco degli elementi di una popolazione. Gli elementi della struttura del campione vengono numerati e poi selezionato in maniera casuale il campione della grandezza desiderato. Campionamento casuale stratificato: comporta prima la divisione in strati e all’interno di essi vengono scelti casualmente gli elementi. Campionamento sistematico: si seleziona ogni k-esimo elemento di una lista, es. la quindicesima persona di una lista, selezionando il primo caso in maniera casuale. Per calcolare l’intervallo di campionamento bisogna dividere il totale della popolazione da analizzare per il totale del campione desiderato. Importante quando si effettua un campionamento è tenere conto della dimensione del campione, ovvero il numero dei partecipanti ad uno studio. Possiamo fare una stima della grandezza di un campione facendo un’analisi della potenza, cioè la capacità di dei test statistici che vengono utilizzati di evidenziare le differenze tra i gruppi dovute all’intervento. Se le differenze attese sono grandi, i gruppi possono essere piccoli, al contrario se le differenze attese sono piccole i gruppi devono essere grandi. Tuttavia, anche i campioni di grandi dimensioni possono nascondere bias. Per una valutazione critica della descrizione di un piano di campionamento sono necessari due aspetti: 1. Descrivere in maniera adeguata la strategia di campionamento. Un report di ricerca dovrebbe idealmente inserire: Il metodo di campionamento utilizzato La popolazione e i criteri delle eleggibilità La dimensione del campione La descrizione delle principali caratteristiche del campione 2. La qualità delle decisioni del ricercatore per il campionamento, e quindi se il campione è rappresentativo della popolazione. Se ci troviamo difronte una strategia del campionamento debole o un campione piccolo ci si può aspettare dei bias. Altri bias possono essere dovuti alla mancata risposta di alcuni partecipanti campionati che si sono rifiutati di partecipare. Quindi teoricamente sarebbe appropriato scrivere nel report eventuali tassi di risposta ed i tassi di abbandono in uno studio longitudinale. Qualora il piano di campionamento fosse errato può essere rischioso generalizzare i dati senza replicare lo studio con un altro campione. Essenziale risulta essere nelle ricerche quantitative, la raccolta dati. Vi sono diversi metodi per raccogliere nuovi dati: Metodo Self report o PRO (Patient reported outcome): sono formati dalle risposte dei pazienti alle domande dei ricercatori. Possono essere somministrate o tramite un’intervista, e in questo caso il tasso di risposta è superiore o tramite un questionario che gli intervistati compilano in modo autonomo. Prevede l’uso di uno strumento formale, che segue una scaletta ben precisa. Le domande possono essere a risposta aperta, a risposta chiusa. Ci si avvale anche di scale sociopsicologiche che misurano quantitativamente diversi atteggiamenti, percezioni o bisogni. Un esempio è la scala LIKERT che si compone di diverse istruzioni verbali (o ITEM) che indicano un punto di vista su un comportamento. Altro tipo di scala è la scala analogico visiva o VAS usata soprattutto per misurare le esperienze soggettive come dolore o fatica. Le scale possono dare luogo a BIAS da response set. Metodo osservazionale: alcuni quesiti di ricerca hanno bisogno dell’osservazione diretta dei comportamenti o delle caratteristiche delle persone. Questo metodo è soprattutto usato quando l’individuo non è in grado di esprimersi a voce. Per evitare la reattività, cioè le distorsioni del comportamento quando si viene osservati, al campione non viene detto che lo stanno facendo. In un’osservazione strutturata vengono utilizzati protocolli che indicano cosa osservare, per quanto tempo e come registrare i dati. I fenomeni osservati sono registrati utilizzato il sistema categoriale, ossia un metodo sistematico di annotare degli eventi e dei comportamenti. Questo tipo di sistema viene utilizzato per creare le liste di controllo, ovvero lo strumento utilizzato per registrare le osservazioni. Per le osservazioni si possono anche usare delle scale di valutazione che permettono di valutare numericamente alcuni fenomeni. Per decidere quando utilizzare i sistemi di osservazione strutturata viene fatto un campionamento osservazionale che può essere: temporale, in cui l’osservazione del comportamento è diviso in intervalli temporali, o con registrazione di eventi, quando i ricercatori già sanno il momento in cui avviene l’evento da osservare e lo registrano. I BIAS osservazionali non possono essere eliminati, ciò può minare l’accuratezza e la validità dei dati. Misure biofisiologiche: Queste misurazioni possono essere fatte in vivo, ovvero direttamente all’interno o su organismi viventi, ad esempio i parametri vitali, oppure in vitro, cioè effettuate al di fuori dell’organismo vivente, ad esempio gli esami di laboratorio. Le misure biofisiologiche offrono i vantaggi di essere accurate, precise e soprattutto OGGETTIVE. Per sviluppare un piano di raccolta dati i ricercatori devono mirare alla massima qualità possibile dei dati. Per fare ciò bisogna rispettare tutte le procedure attuate per raccoglierli, prevedendo chi raccoglierà e registrerà i dati, che sia adeguatamente formato, quali saranno le circostanze durante la raccolta, l’appropriatezza degli strumenti e delle scale utilizzate, poiché misurazioni non accurate generano errori di misurazione. Quando viene sviluppata una nuova misura, viene eseguita una valutazione psicometrica, che prevede una valutazione delle proprietà che caratterizzano la misura e la qualità della misura stessa in termini di AFFIDABILTA’ e di VALIDITA’ L’Affidabilità è l’assenza di errore di misurazione nei punteggi assegnati, che prevede anche la replicazione, ossia, due misurazioni a distanza di tempo negli stessi soggetti devono generare lo stesso risultato. Deve anche essere tenuta in considerazione l’affidabilità intervalutatore, cioè se due valutatori o osservatori indipendenti sono in grado di assegnare punteggi simili sulle stesse persone. Di non meno importanza è la consistenza o coerenza interna che valuta la coerenza tra gli item. Invece la validità esprime il grado con cui uno strumento è adeguato a ciò che si intende misurare. La validità è caratterizzata da diversi aspetti 1. Validità di facciata: grado con il quale una misura sembra misurare il costrutto di interesse; 2. Validità di contenuto: nelle scale composite è il grado di adeguatezza con cui il contenuto di uno strumento rappresenta il costrutto 3. Validità di criterio: il grado con cui i punteggi di una misura rispecchiano un criterio di riferimento; 4. Validità di costrutto: il grado di adeguatezza con cui uno strumento misura il costrutto di interesse. La validità è più difficile da documentare rispetto all’affidabilità.
TRASFERIRE I DATI SCIENTIFICI NELLA PRATICA RIABILITATIVA : UNA REVISIONE BASATA SULL’EVIDENZA DELLA LETTERATURA NEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO DELLA DISTORSIONE ACUTA DI CAVIGLIA.