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DEMOGRAFIA SOCIALE

L’INDAGINE STATISTICA
PROGRAMMAZIONE DI UNA RICERCA
Andiamo a definire come possiamo organizzare la programmazione di un’indagine statistica.
Vediamo le caratteristiche di una DISCIPLINA SCIENTIFICA:

 Utilizzo di metodi e strumenti che rendono possibile la verifica OBIETTIVA di un’ipotesi.


Si parte da un’ipotesi di ricerca, la disciplina scientifica consiste nell’utilizzare appositi
metodi che rendano possibile la verifica di tale ipotesi.
 SISTEMATICITA’ del processo di indagine e OGGETTIVITA’ (riproducibilità) del metodo
adottato.
Se noi abbiamo un obiettivo della nostra ricerca e utilizziamo un determinato approccio per
verificare quell’obiettivo (ipotesi) otteniamo dei risultati.
Questo comporta che un altro ricercatore, utilizzando la medesima metodica di indagine,
dovrebbe ottenere gli stessi risultati che ha ottenuto il primo ricercatore.
Lo scopo di una disciplina scientifica è quello di produrre conoscenze che siano GENERALIZZABILI
attraverso il processo di indagine sistematico sulla realtà.
MOMENTI LOGICI DELLA RICERCA
Abbiamo cinque momenti logici a cui corrispondono cinque fasi operative:
1) OSSERVAZIONE PRELIMINARE
Una ricerca nasce sempre da un’osservazione preliminare. Nasce da carenze conoscitive su
un determinato problema o dalla curiosità del ricercatore che, osservando la realtà, vede
la regolarità nel presentarsi di alcuni eventi.
Posso osservare un fenomeno perché lo conosco poco e successivamente posso
riscontrare delle regolarità negli eventi. Analizzo gli esami di statistica e vedo che le
femmine vanno meglio dei maschi.
2) FORMULAZIONE DI IPOTESI SUL MODO DI ESSERE DELLA REALTA’
Formulo l’ipotesi mediante il ragionamento induttivo (dal particolare al generale)
A Statistica le femmine ottengono risultati migliori.
3) INDIVIDUAZIONI CONSEGUENZE OSSERVABILI DALLE IPOTESI e PREDISPOSIZIONE DI UN
PIANO DI INDAGINE per verificare nella REALTA’ le IMPLICAZIONI
Se dico che le femmine sono più brave dei maschi io devo individuare degli indicatori che
mi misurano la bravura. Se le femmine hanno performance migliori io mi aspetto che
ottengano voti più alti. Posso vedere se il voto medio è più alto nelle femmine.
Posso vedere quante ragazze sono state bocciate o quanti ragazzi hanno passato l’esame.
Di norma è bene andare a considerare vari indicatori differenti.
Devo predisporre un’indagine statistica per andare a vedere se i dati (informazioni che
raccolgo) mi sostengono l’ipotesi che ho fatto.
4) ESECUZIONE DEL PIANO DI RICERCA
5) INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI
Confronto se i risultati osservati sono coerenti con quelli attesi
FASI OPERATIVE DELLA RICERCA
1) FASE PRELIMINARE
2) PROGRAMMAZIONE INDAGINE STATISTICA
3) RILEVAZIONE DEI DATI
4) ELABORAZIONE DEI DATI
5) INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI
Il processo di una ricerca è sempre circolare. I risultati di una ricerca costituiranno il punto di
partenza per una nuova indagine. La quinta fase dovrebbe costituire un aumento della conoscenza
su un determinato fenomeno, ma anche il punto di partenza di ulteriori analisi.
FASE PRELIMINARE
Occorre innanzitutto definire il TEMA oggetto di studio del fenomeno che vogliamo andare a
studiare. Andremo poi a scomporlo in SOTTOTEMI.
In questa fase è molto importante il materiale bibliografico. Occorre raccogliere tutto ciò che è
stato prodotto e scritto su quel determinato tema. Vuol dire andare a raccogliere articoli
scientifici, pubblicazioni, libri, capitoli di libri, report. È la fase in cui occorre sviluppare un quadro
concettuale-teorico di riferimento.
Questo serve soprattutto per evitare di andare a studiare cose già studiate.
Esistono delle banche dati che includono tutti gli articoli che sono stati pubblicati sulle riviste
scientifiche, che possono essere divisi per argomento.
La cosa che distingue le riviste scientifiche a quelle divulgative è il fatto che ci sia la PEER REVIEW.
L’editore della rivista manderà il mio scritto a tre Reviewers, dei pari che conoscono bene
l’argomento e che possono valutare se il mio articolo è meritevole di essere pubblicato o meno.
È importante anche avere dei CONTATTI, ovvero rintracciare altri studiosi che si sono occupati del
tema che a noi interessa e avere degli scambi di idee, ma anche seguire le proprie INTUIZIONI.
Questa fase si chiude sempre con la DEFINIZIONE DELL’OBIETTIVO.
Quando vogliamo fare una ricerca o indagine statistica, dobbiamo chiarirci esattamente qual è
l’obiettivo. Noi non dobbiamo condurre una ricerca su un tema, ma andare a formulare un
obiettivo. Momento chiave a seconda del quale dipenderanno i metodi e gli strumenti di
rilevazione.
Dobbiamo anche andare ad individuare il COLLETTIVO DI RIFERIMENTO, dobbiamo identificare
esattamente gli individui a cui riferire i nostri risultati. È molto importante definire in maniera
netta la popolazione di riferimento, coloro a cui riferiremo i risultati.
L’INDIVIDUAZIONE DELLE VARIABILI è importantissima. Dobbiamo studiare delle variabili che
siano riconducibili all’obiettivo della nostra indagine. Si iniziano ad individuare le variabili di
risposta.
PROGRAMMAZIONE DELL’INDAGINE STATISTICA
Bisogna predisporre un documento che in ambito sociale si chiama PIANO DELLA RICERCA,
documento nel quale viene sinteticamente esposto il piano della ricerca, viene fatta
un’introduzione sul perché viene condotto quello studio, viene definito un obiettivo e consiste nel
delineare qual è l’approccio metodologico e quali sono gli strumenti che vengono utilizzati per
dare una risposta a quel determinato obiettivo di ricerca.
Come DISEGNO DELLO STUDIO possiamo avere:

 STUDI LONGITUDINALI
Siamo interessati a studiare come ciò che ci interessa cambia nel tempo. Posso individuare
un insieme di soggetti e posso raccogliere informazioni su questi soggetti a un tempo
iniziale che si chiama t0, poi dopo 6 mesi, dopo 1 anno, dopo 2 anni e così via.
Sono studi longitudinali nel caso in cui io selezioni un numero di soggetti e li vada a seguire
nel tempo per vedere come cambia la situazione in relazione a determinate variabili di
interesse. Il soggetto che ci interessa viene monitorato nel tempo.
Posso anche andare a fare un’indagine sulle abitudini di vita e andare a svolgere indagini
ripetute con oggetto lo stesso tema, ma con campioni differenti.
 STUDI TRASVERSALI
Classiche Survey (crossactional) che consistono in una sorta di fotografia del problema e
situazione che ci interessa in un determinato momento.
Oppure possiamo anche avere:

 STUDI DESCRITTIVI
Voglio andare a vedere la percentuale dei fumatori e consumatori di tabacco tra gli
adolescenti che frequentano le scuole medie superiori.
L’interesse è stimare un determinato fenomeno. Stimare quanti fumano sigarette.
Farò uno studio crossactional per andare a vedere quanti consumano tabacco.
 STUDI ESPLICATIVI
Serve per andare a vedere le determinanti di dati fenomeni.
Cerco quali possono essere dei fattori esplicativi, cerco dei fattori che possano spiegare il
consumo di tabacco tra gli adolescenti, che possono essere il genere, l’età, la pratica
sportiva. Cerco quali possono essere le determinanti che possono spiegarmi il fenomeno
che sto andando a studiare.
Un punto chiave riguarda la FONTE dei dati:

 DATI PRIMARI
C’è un problema conoscitivo. Non ho i dati e devo andarli a rilevare io. Non posso andarli a
prendere da nessuna parte. Costa molto di più andare a rilevare dei dati che non esistono,
perché devo andare a raccoglierli e rilevarli.
Ci può essere un problema di tempo anche, ci metto molto più tempo a rilevare
direttamente i dati.
Con il dato primario sono completamente PADRONE delle informazioni che voglio
raccogliere. Raccolgo le informazioni proprio in base al mio obiettivo.
 DATI SECONDARI
Rappresentano dati che sono già stati raccolti e che già esistono. La questione per il
ricercatore è la questione dell’accessibilità a questi dati, della pertinenza dei dati.
Consideriamo ISTAT. Produce ogni anno una quantità notevole di dati.
Se abbiamo necessità di studiare un fenomeno bisogna andare a vedere se esistono già dei
dati che possono essere utilizzati per dare una risposta.
Se utilizzo dati secondari non è detto che questi, tuttavia, siano AGGIORNATI. Magari si
riferiscono a situazioni passate che non mi interessano.
Non sempre tutti i dati secondari sono ACCESSIBILI. Se vogliamo fare un’indagine che
riguarda la salute, per far questo potremmo usare come dati secondari i registri dei tumori.

Quei dati esistono, ma non sono accessibili a tutti.


C’è anche il problema di PERTINENZA. Nelle indagini multiscopo non vengono forniti i
microdati, ma i livelli aggregati a livello comunale. Se volessi i microdati sulla percentuale di
fumatori, non potrei ottenere informazioni a livello della singola unità statistica.
Potrebbe essere un limite. Potrei avere interesse di avere informazioni a livello del singolo
quando invece i dati vengono dati e forniti in forma aggregata.
Ma anche nel caso in cui io abbia un obiettivo specifico. Voglio avere varie informazioni ma
i dati secondari si riferiscono spesso in modo GENERALE a un fenomeno.
Tra i dati secondari ci sono certamente i BIG DATA.
Tra i dati ISTAT va citato il CENSIMENTO della POPOLAZIONE, viene fatto ogni 10 anni.
Per un lungo periodo il censimento era fatto attraverso una rilevazione diretta, si andava a casa
delle singole famiglie distribuendo il modulo che veniva poi ritirato.
Il primo cambiamento importante è stato nel 2011, dove era prevista la possibilità di compilare il
censimento sia online sia in maniera cartacea.
Le indagini web non sono applicabili a tutta la popolazione, ci possono essere delle persone che
non sono in grado di navigare su internet anche se dispongono di una connessione, o persone che
non dispongono neanche di essa. Non è indicato fare un censimento SOLO su internet.
Sono caratteristiche di norma corrispondenti a gruppi di età.
La popolazione è l’insieme dei soggetti che hanno in comune una certa caratteristica.
Ad esempio, i soggetti che hanno nel Piano di Studio l’esame di Demografia Sociale nel corso di
laurea di Scienze Politiche. La popolazione si indica con N.
A livello di popolazione posso desiderare conoscere alcune caratteristiche, ad esempio il genere,
l’età, e così via. Le misure che calcolo a livello della popolazione si chiamano PARAMETRI e si
indicano con le lettere greche. Posso parlare di media, di percentuali (π), variabilità (σ2 indica
quanto variabile e diversificata è la popolazione).

 INDAGINE DI POPOLAZIONE
Il censimento è un’indagine PERIODICA, fatta su tutta la popolazione. Ha per oggetto sia lo
studio delle caratteristiche della popolazione, ma anche di alcune situazioni (casa di
proprietà, riscaldamento, pannelli fotovoltaici).
 INDAGINE CAMPIONARIA
A volte, per motivi di tempo e di costo, non è possibile fare un’indagine su tutta la
popolazione. Andiamo a selezionare alcune unità della popolazione, i campioni (n).
Su questo campione possiamo calcolare delle misure che sono delle statistiche, la media
aritmetica (x), la percentuale (p), la varianza s2)
Come si seleziona il campione?
Se il campione è selezionato in maniera appropriata secondo criteri probabilistici (campione
rappresentativo), i risultati che emergono dal campione possono essere generalizzabili a tutta la
popolazione in chiave probabilistica, con un alto livello di fiducia.
Il vantaggio dell’indagine campionaria è quello del campione. Facciamo una rilevazione su un
numero piccolo di unità, ma possiamo generalizzare i risultati alla popolazione.
È molto importante il concetto di CASUALITA’. Se rispetto questo concetto, in chiave
probabilistica, posso generalizzare l’opinione del campione a tutta la popolazione.
Esempio: sondaggio elettorale, viene data una stima di voti che può prendere un candidato e poi
viene dato un intervallo. La stima puntuale è il 48% dei voti, l’intervallo ci dice che con una
probabilità del 95% il valore sarò tra il 44% e il 52%.
Il margine di incertezza è un insieme di valori compreso tra un limite superiore e un limite
inferiore. Posso farlo perché ho a che fare con un campione probabilistico.
Fino al 2011 il censimento veniva svolto su tutta la popolazione. Veniva fissata una data e
successivamente rilevate le caratteristiche a quella data.
Nel 2021 si è passati da un’indagine sulla popolazione censuaria a un’indagine CAMPIONARIA.
Il risultato del censimento rappresenta la popolazione LEGALE. I risultati del censimento venivano
utilizzati per aggiornare le anagrafi dei comuni.
La popolazione di un comune può aumentare per nascita o trasferimento ad un comune, mentre
può diminuire per decesso o trasferimento ad altro comune.
Di solito la popolazione censuaria era sempre meno rispetto a quella che risultava dall’anagrafe, ci
potevano essere soggetti che si trasferivano ad altro comune e non cancellavano la residenza.
Nel 2021 il sistema di rilevazione è diventato un sistema campionario.
Censimento campionario che si svolge su PIU’ ANNI (Tre anni). Ogni anno vengono censiti alcuni
comuni e in questi comuni a seconda della grandezza viene svolta un’indagine campionaria o sulla
popolazione totale. I risultati del censimento li ho alla fine del triennio.
Un censimento può portare a degli ERRORI di rilevazione, più la rilevazione è ampia, più è
possibile che ci siano degli errori.
Fare un censimento è un’operazione molto complessa e anche molto costosa.
L’indagine campionaria potrebbe essere una valida alternativa. La qualità del dato potrebbe
essere migliore e più attendibile perché la rilevazione viene fatta su un numero inferiore di
soggetti. Ci può essere più attenzione e si può avere un dato di qualità maggiore, più
corrispondente alla realtà.
Posso anche andare a stimare l’errore che commetto (ERRORE DI CAMPIONAMENTO) nell’andare
a stimare la popolazione sulla base di un campione.
Tra campione e popolazione c’è uno scostamento, chiamato ERRORE. Due tipi di errori:

 ERRORE NON CAMPIONARIO


Posso prevenirlo ma non andare a stimarlo. Non dipende dal campionamento.
 ERRORE CAMPIONARIO
Posso andarlo a stimare, dipende dalla rilevazione. Questo può essere tanto più grande
quanto più è ampia la rilevazione che vado a svolgere.
POPOLAZIONE E OGGETTO DI STUDIO
Siamo nel 1936, i candidati erano Langdon e Roosevelt. Una società di sondaggi conduce una stima
sui risultati delle elezioni. La previsione era la vittoria di Langdon. Ma vinse Roosevelt.
In questo caso abbiamo una POPOLAZIONE OBIETTIVO (a cui vogliamo riferire i risultati), in questo
caso gli elettori, poi abbiamo una popolazione CAMPIONATA da cui estraiamo il campione, in
questo caso gli elenchi telefonici.
Il campione era effettivamente rappresentativo della popolazione campionata, in quel caso, la
popolazione da cui è stato estratto il campione (Lista di campionamento) erano gli archivi
telefonici.
A quei tempi non tutti gli individui avevano un telefono, al tempo era un segno di appartenenza a
una classe sociale. Ai tempi l’elettorato del Partito Democratico era la classe medio-bassa, quello
Repubblicano era la classe medio-alta.
Vi era un BIAS tra la POPOLAZIONE OBIETTIVO e quella CAMPIONATA, non erano coincidenti.
Il campione era rappresentativo ma della popolazione medio-alta, non di tutta la popolazione.
In Italia, se pensiamo agli ultimi 20 anni, in corrispondenza delle Elezioni politiche ci sono state
volte in cui i sondaggi non hanno ben rappresentato i risultati delle elezioni.
Nel caso dei sondaggi elettorali, questi non sono permessi nelle due settimane precedenti alle
elezioni. Può capitare capitino degli eventi a ridosso delle elezioni che possono spostare i risultati
elettorali da un lato. Dall’altro lato, dobbiamo sempre tenere presente che c’è sempre una grande
quantità di soggetti che NON RISPONDONO.
DEFINIZIONE LISTA DI CAMPIONAMENTO
I risultati dipendono sempre dal modo in cui sono stati estratti i campioni.
Lista dalla quale verrà selezionato il campione. Importante che la lista di campionamento
corrisponda con la popolazione alla quale voglio riferire i risultati.
DEFINIZIONE MODELLO DI CAMPIONAMENTO
Il campionamento può prevedere diverse strategie:

 CAMPIONAMENTO CASUALE SEMPLICE


Scelgo in maniera totalmente casuale (urna che ruota con palline)
 CAMPIONAMENTO SISTEMATICO
 CAMPIONAMENTO STRATIFICATO
 CAMPIONAMENTO A GRAPPOLO
A seconda del tipo di ricerca al quale siamo interessati andremo a scegliere un tipo di
campionamento piuttosto che un altro. Una chiave che può guidare il mio campionamento è la
precisione delle STIME. Ci dice quanto il mio dato campionario si avvicina al valore vero che io
voglio stimare. Ci possono essere strategie di campionamento che a parità di unità campionarie mi
permettono di avere delle stime più PRECISE.
Mi possono permettere anche di selezionare un numero INFERIORE di unità, consentendomi di
avere un livello di qualità dei dati maggiori.
PIANO DI CAMPIONAMENTO
DEFINIZIONE DELLE VARIABILI IN TERMINI OPERATIVI (OSSERVABILITA’ E MISURAZIONE)
Quando facciamo un’indagine abbiamo sempre delle variabili di risposta (Y).
Immaginiamo che la domanda sia il grado di soddisfazione per il percorso di scuola superiore
frequentato. Immaginiamo che ci sia una scala decimale dove 1 corrisponde al massimo livello di
insoddisfazione e 10 al massimo livello di soddisfazione.
Interessante vedere le determinanti del fenomeno che stiamo studiando. Andiamo a vedere se ci
sono dei fattori che possono essere correlati alla variabile di risposta (VARIABILI INDIPENDENTI).
Noi studiamo la VARIABILE DIPENDENTE. Ci interessa vedere la sua variazione alla variazione delle
variabili indipendenti.
Come variabile dipendente di questi studi si utilizza spesso il sesso, genere e l’età.
Come quesito di ricerca è interessante anche capire se la soddisfazione dipende dalla performance
scolastica. Si potrebbe andare a vedere se gli studenti più soddisfatti sono quelli con performance
scolastiche migliori.
Misuro quanto è bravo uno studente, ma è un concetto astratto. È importante misurare i concetti
astratti che non hanno misure dirette; quindi, dobbiamo trovare indicatori che indicano il concetto
che siamo interessati a misurare.
Degli indicatori della performance scolastica potrebbero essere:
Quante insufficienze avevi sulla pagella nel primo quadrimestre? È facile ricordarselo.
Come indicatore OGGETTIVO si potrebbe chiedere se durante il loro percorso formativo lo
studente era stato respinto, aveva avuto dei debiti o se era sempre stato promosso.
Un indicatore SOGGETTIVO (sottoposto a percezioni di chi risponde) potrebbe essere: con quale
voto ti aspetti di uscire dalla maturità? Mettendo degli intervalli (60-70, 70-80, 80-90, 90-100).
In questo caso dipende molto dalla autovalutazione dell’individuo.
Gli indicatori che vado ad utilizzare mi devono dare delle variabili che sono OSSERVABILI e
MISURABILI.

DEFINIZIONE SCALE DI MISURA DELLE VARIABILI


La misurazione di un fenomeno consiste nell’assegnazione di NUMERI o assegnazioni di
MODALITA’ al concetto che si vuole andare a misurare.
Le scale di misura possono essere di quattro tipi:

 SCALA NOMINALE
Risultato della classificazione delle unità di un collettivo sulla base di un criterio uguale o
diverso. Possiamo usare la variabile genere.
Ogni modo diverso in cui si presenta la variabile categorica misurata su scala nominale è
basato sul criterio di uguale o diverso.
Metterò da una parte tutti gli individui di sesso maschile e dall’altra quelli femminili.
Si manifestano con degli attributi e modalità.
 SCALA ORDINALE
Si presentano con delle MODALITA’ che possono essere ORDINABILI GERARCHICAMENTE,
a seconda del valore o dell’intensità che presentano rispetto al carattere che si misura.
Posso misurare il grado di soddisfazione di un corso da poco soddisfatto a molto
soddisfatto, misuro una variabile qualitativa che si esprime in modalità che però possono
essere ORDINATE.
Nelle scale ordinali la distanza e l’intensità del fenomeno tra una modalità e l’altra non è la
stessa. La distanza in termini di soddisfazione tra poco soddisfatto e molto soddisfatto non
è la stessa tra poco soddisfatto e abbastanza soddisfatto.
Se trasformiamo per niente soddisfatto  0
poco soddisfatto  1
abbastanza soddisfatto  2
molto soddisfatto  3
Non abbiamo una rappresentazione coerente della nostra misurazione, perché la distanza
tra le varie modalità non è la stessa. NON DOBBIAMO trasformare in numeri.
Se trasformiamo in numeri noi dobbiamo andare a dare distanze diverse a modalità
diverse, non hanno tutte la stessa distanza.
Possiamo usare l’operazione di PRECEDE (<) o SEGUE (>).
 SCALA A INTERVALLI
Scala cardinale, misurazione che avviene attraverso dei numeri.
Il punto chiave è che non esiste uno ZERO ASSOLUTO. La temperatura misurata in gradi
Celsius prevede una scala a intervalli e non a rapporti, perché non ha uno zero assoluto al
di sotto del quale non si può scendere.
Viene definita sulla base di due estremi (0 e 100 gradi) in cui l’acqua cambia stato.
Possiamo utilizzare le operazioni di SOMMA (+) e SOTTRAZIONE (-), perché si conosce
quanto vale la differenza tra ogni posizione e la successiva.
 SCALA DI RAPPORTI
Ha un’origine ASSOLUTA, uno zero al di sotto del quale non si può andare.
Se noi misuriamo il peso o la lunghezza di un corpo, questo non può essere minore di zero.
In questo caso oltre alle operazioni precede e segue, somma e sottrazione, possiamo anche
andare a fare MOLTIPLICAZIONI (x) o DIVISIONI (:).
Potendo scegliere è meglio andare sempre a utilizzare le scale di rapporti, perché mi consente di
utilizzare più operazioni e più tecniche di analisi.
Per sintetizzare dei dati la statistica mette a disposizione misure di tendenza.
 MEDIA ARITMETICA
 MODA
 MEDIANA
Devo descrivere gli studenti in aula, li descrivo mediante la variabile genere.
Posso utilizzare solo la moda, ovvero la modalità che si presenta con maggior frequenza.
La mediana può essere usata solo con variabili ordinabili, mi divide a metà il gruppo.
La media può essere calcolata solo con variabili cardinali.
È molto importante definire la scala, a seconda della scala di misurazione che utilizzo avrò a
disposizione diverse tecniche o misure statistiche differenti che posso andare ad applicare.
Con una scala cardinale posso ovviamente analizzare i dati in modo più o meno completo, perché
potrò usare sia la moda, che la mediana che la media aritmetica.
MISURAZIONE DI UN FENOMENO SOCIALE
Noi abbiamo a che fare con le scienze sociali e avendo a che fare con queste ci capita di avere a
che fare con dei concetti astratti, ovvero che non sono MISURABILI DIRETTAMENTE.
La MISURAZIONE ci porta a determinare il livello (valore o categoria) di un carattere posseduto da
una certa unità statistica.
Possiamo distinguere delle SCALE DI MISURA o degli INDICATORI.
Gli indicatori sono usati per misurare fenomeni non osservabili direttamente, ma attraverso
fenomeni similari al fenomeno in analisi misurabili direttamente e che indicano il concetto che
interessa (Bravura, Intelligenza, Rendimento scolastico, Potere, Integrazione…).
Vado a misurare il fenomeno dell’INTEGRAZIONE IMMIGRATI REGOLARI.
Si identificano delle dimensioni del concetto che ci interessa. Possiamo parlare di integrazione
familiare, singola, o lavorativa. Per ogni dimensione possiamo poi andare a trovare degli indicatori.

Se prendiamo l’integrazione familiare possiamo avere come indicatore se l’immigrato vive con la
sua famiglia.
Se pensiamo all’integrazione lavorativa possiamo vedere se il soggetto lavora con un contratto
regolare, se lavora con un contratto non regolare, se non lavora.
Possiamo anche distinguere tra indicatori oggettivi (lavora e non lavora) o indicatori soggettivi
(l’immigrato ha rapporti difficili con i colleghi di lavoro?).
L’integrazione abitativa può essere misurata chiedendo se si vive in casa di proprietà o in affitto,
oppure se vive in un ricovero.
Questi sono, da un punto di vista oggettivo, delle situazioni diverse che mi vanno ad indicare
quanto quell’immigrato è integrato nell’ambiente in cui si trova.

PERIODO DI RILEVAZIONE E DURATA INDAGINE.


È importante definire il periodo di rilevazione e la durata complessiva dell’indagine.
La durata della rilevazione dev’essere compatibile con l’evolversi del fenomeno che stiamo
studiando. La durata è molto importante.
Se il fenomeno cambia nel tempo, potrebbe cambiare anche l’opinione degli altri.
Se il fenomeno si muove lentamente, la rilevazione dovrà durare di più.
TEMPI DELLA RICERCA E PREVISIONE RISORSE UMANE FINANZIARIE
Nel momento in cui si svolge un’indagine bisogna tenere conto che l’indagine è fatta da varie parti
e fasi e occorre prevedere sin dall’inizio il tempo necessario per produrre tutta l’indagine.
Complessivamente tutta l’indagine deve essere COERENTE con ciò di cui ci stiamo occupando.
È necessario prevedere tutti i costi della ricerca sia a livello finanziario ma anche di personale.
Prevedere SIN DALL’INIZIO nel budget le risorse che sono destinate alle varie fasi di ricerca.
MODALITA’ DI RACCOLTA DEI DATI
Importante prevedere le modalità di raccolta dei dati primari, ovvero di dati ad hoc per rispondere
all’obiettivo della ricerca. Indagini che possono basarsi sull’autocompilazione del questionario,
mediante indagini via WEB o POSTALI, oppure che possono basarsi sulla presenza di un
intervistatore che sottoporrà domande via intervista PERSONALE o TELEFONICA.
Il modo in cui si rilevano i dati va fortemente ad influenzare la struttura del questionario.
Non esistono strumenti di rilevazione migliori di altri, la modalità con cui li rilevo dipende dai miei
obiettivi e dal contesto della ricerca (Fare indagine web su anziani poco indicata).
ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ DI RILEVAZIONE SUL CAMPO
Occorre prevedere tutte le attività di rilevazione sul campo, identificando i RILEVATORI, ovvero
coloro che conducono le indagini telefoniche o personali, che devono essere sottoposte ad un
ADDESTRAMENTO opportuno per evitare che le risposte vengano influenzate dal modo in cui
vengono somministrate le domande. È importante una formazione degli intervistatori che sia la
più uniforme possibile, per cercare di far sì che il contesto in cui avviene il questionario sia il più
simile possibile.
DEFINZIONE DEI METODI DI ELABORAZIONE ED ANALISI STATISTICA
Nel piano della rilevazione dovremo andare ad indicare anche come andremo ad utilizzare i dati,
dovremo avere un’idea del tipo di analisi che vogliamo condurre.
L’analisi statistica dipenderà dal tipo di ricerca ma anche dalla natura delle variabili che rileviamo.

III FASE - RILEVAZIONE DEI DATI


 ESECUZIONE DELLA RILEVAZIONE DEI DATI
 RACCOLTA DEI DATI
 CONTROLLO DI QUALITA’
 DATA-ENTRY E COSTRUZIONE ARCHIVIO INFORMATIZZATO
Molto importante la costituzione di un archivio informatizzato, dal momento che così potrò
accedere ai dati in maniera molto più agevole.
Alla fine, anche con i questionari cartacei, si arriva sempre ad avere un archivio
informatizzato. La maggior parte delle rilevazioni adesso avviene in modalità sincrona,
ovvero che avvengono in contemporanea con l’informatizzazione dei dati.
Il dato viene registrato direttamente sul supporto informatico.
Anche nelle interviste personali l’intervistatore che va a casa dell’intervistato registra il
dato sul proprio dispositivo informatico.
 CLASSIFICAZIONE E TABULAZIONE DEI DATI
 RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEI RISULTATI
IV FASE – ELABORAZIONE DATI
DEFINIZIONE OPERATIVA
Vengono definiti in maniera precisa dalla definizione operativa i metodi e le tecniche statistiche
utilizzate per elaborare i dati in relazione agli OBIETTIVI della RICERCA e alla NATURA delle
VARIABILI. In parte questi metodi vengono definiti nella fase di programmazione, ma in maniera
molto generale.
INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI

 CONFRONTO TRA RISULTATI ATTESI E OTTENUTI


Andiamo a vedere i risultati ottenuti e li andiamo a confrontare con i risultati che
attendavamo di ottenere. Dobbiamo andare a vedere se effettivamente i risultati osservati
sono coerenti con ciò che ci aspettavamo, con il nostro OBIETTIVO di ricerca.
I dati possono andare a confermare il nostro obiettivo e l’affermazione sulla quale si è
basata la ricerca oppure possono andare a confutarlo.
Questo confronto va sempre fatto sulla base degli obiettivi della ricerca, sulla base del
piano della ricerca e del QUADRO CONCETTUALE TEORICO DI RIFERIMENTO.
È fondamentale che il ricercatore utilizzi quelle conoscenze che aveva appreso nella fase
preliminare. La letteratura sulla quale si basano le nostre assunzioni iniziali potrebbe non
essere coerente e potrebbe non essere applicata all’ambiente che stiamo studiando.
Potremmo quindi aver basato le nostre assunzioni iniziali su un quadro di riferimento che
non è coerente all’ambiente all’interno del quale andiamo a studiare il fenomeno.
 DISCUSSIONE SIGNIFICATO DEI RISULTATI
 SPECIFICAZIONE DEI LIMITI DELLA RICERCA
La ricerca potrebbe prendere in esame dei risultati di un corso di studi, ma questi risultati
hanno vari limiti. Sono stati trovati sulla base di quell’ambito e contesto, non per forza
possono essere universalizzabili.
 FORMULAZIONE APPROFONDIMENTI
Sarebbe interessante formulare una ricerca in altre direzioni per andare ad indagare altri
aspetti, per cercare di vedere come potrebbe evolversi la ricerca.
 COMUNICAZIONE E TRASFERIMENTO PRATICA RISULTATI DELLA RICERCA
SCOPI RILEVAZIONI

 Sondare psiche
 Fare anamnesi
 Motivazioni di alcuni atteggiamenti
 Dare spazio all’intervistato
In particolare, quando parliamo di questionari standardizzati l’obiettivo è sempre quello di
MISURARE determinati fenomeni e quindi in particolare fenomeni che hanno a che fare con:

 Comportamenti
 Atteggiamenti
 Opinioni
 Eventi
FOCUS GROUP
Un metodo per rilevare e raccogliere informazioni riguarda la rilevazione attraverso i FOCUS
GROUP, che per qualche modo può rappresentare anche una fase preliminare antecedente a
quella di una rilevazione quantitativa del fenomeno che ci interessa.
Consiste di effettuare un’ANALISI ESPLORATIVA che attraverso la discussione di un gruppo di
soggetti permette di rafforzare o revisionare l’immagine che il ricercatore ha della realtà da
studiare. Fase esplorativa che viene usata prima della ricerca.
Questa tecnica nasce negli anni ’40 negli Stati Uniti ad opera di due Sociologi, Levin e Merton.
Scopo di focalizzare un argomento e far emergere le relazioni tra i partecipanti del focus group.
Il Focus Group prevede l’osservazione di alcuni soggetti inseriti in una situazione di dibattito e
confronto.
Composizione di un gruppo piccolo composto da 8-12 persone, che devono essere ETEROGENEE e
NON RAPPRESENTATIVE del fenomeno che dobbiamo studiare.
Voglio capire meglio il fenomeno che sto studiando. Il gruppo deve essere eterogeneo perché
devo capire l’opinione e il punto di vista di tutti. Devo dare uguale rappresentanza a tutti i punti di
vista, anche ai punti di vista minoritari.
Deve esserci un MODERATORE specializzato che ha lo scopo di individuare atteggiamenti e
comportamenti dei soggetti stimolandone la discussione. Non vuole mettere tutti d’accordo.
Il moderatore deve riuscire a far parlare tutti, stimolando tutti per fare emergere i punti di vista.
Il moderatore ha un ruolo molto importante perché deve:

 Intavolare un dibattito su un argomento prestabilito


 Far emergere pareri e punti di vista spontanei dei soggetti presi in esame
Il tutto viene annotato (o registrato) e diviene materiale informativo, molto utile perché diretto e
vera espressione delle opinioni altrui.
Viene creato un RESOCONTO del focus group dove viene annotato o registrato tutto quello che
accade, ma anche la discussione tra i partecipanti e la motivazione per cui uno sostiene una tesi
piuttosto che un’altra. Il focus group non ha l’obiettivo di misurare, ma di CAPIRE MEGLIO il
fenomeno che ci si accinge a studiare.
INTERAZIONE TRA INTERVISTATORE E INTERVISTATO
Le risposte possono variare dalla presenza dell’intervistatore, possono dipendere da:

 Personalità
 Atteggiamento
 Tono di voce
Il modo in cui l’intervistatore conduce un’intervista fa variare le risposte che vengono date.
L’intensità dell’interazione è correlata negativamente alla strutturazione del modello di
rilevazione. Tanto più l’intervista è strutturata, tanto meno avremo un’interazione intensa.
Importante far sì che l’interazione sia BASSA.
Un modo per rendere l’interazione bassa è avere un questionario molto STANDARDIZZATO.
Un questionario a domande chiuse riduce al minimo l’interazione.
QUESTIONARIO
È uno strumento di MISURA ma anche di COMUNICAZIONE. Comunichiamo e misuriamo.
Dobbiamo avere delle condizioni per poter CONFRONTARE LE RISPOSTE e classificarle all’interno
di apposite scale di misura.
Come possiamo ottenere la massima riproducibilità?

 Bassa interazione tra intervistato e intervistatore.


Abbiamo la massima riproducibilità dell’osservazione. Ci aspettiamo che in misurazioni
ripetute dello stesso fenomeno la rilevazione in momenti diversi mi deve fornire la stessa
misura e lo stesso risultato.
 Domande standardizzate.
Le domande devono essere rivolte a tutti allo stesso modo.
 Assenza intervento semplificatore del ricercatore per la classificazione delle risposte.
Facciamo delle domande chiuse. Se chiediamo domande aperte allora dovremo andarle ad
interpretare e la misurazione che otterremo sarà influenzata dalla nostra interpretazione.
I vantaggi dei questionari sono:

 Comparabilità dei risultati.


I limiti sono:

 Conoscenze immediate MA superficiali che non indagano in profondità


 Scarsa adattabilità alla situazione dell’intervista.
Se mi trovo davanti a una persona poco collaborativa devo comunque farle le stesse
domande, non posso modificare le domande a seconda di chi ho davanti.

COLLOCAZIONE QUESTIONARIO
Dove si colloca il questionario nella progettazione di un’indagine statistica?
Prima devo aver definito il contesto di riferimento, devo conoscere bene il fenomeno che sto
studiando. Devo aver chiari gli obiettivi della ricerca e devo aver definito tutti gli elementi della
pianificazione (Popolazione, tecnica di rilevazione, metodi di analisi statistica, strumenti di
elaborazione).
PROCESSO DI PROGETTAZIONE QUESTIONARIO

 Schema concettuale
 Fase della redazione
 Verifica questionario
SCHEMA CONCETTUALE

 Scomposizione problemi
Scompongo il problema che devo studiare nelle sue componenti.
 Scheletro domande
Posso avere, dopo aver scomposto, uno scheletro di quello che potranno essere le possibili
domande del questionario.
 Documentazione bibliografica
Devo documentarmi per l’analisi bibliografica.
 Contatti
Avrò dei contatti con le persone che hanno già affrontato il determinato problema.
ESEMPIO
Devo condurre ricerca su persone dopo 2 anni dalla loro qualifica professionale.
Devo usare indicatori per andare a verificare l’efficacia del titolo di studio nell’intromissione degli
individui all’interno del mercato del lavoro.
Immagino di avere 1000 questionari. Quelli che hanno un contratto di lavoro sono 700.
Non so se è tanto o poco. Devo vedere quante interviste ho fatto.
Un possibile indicatore è il numero di occupati sul numero di intervistati.  tasso di occupazione.
Magari tra queste persone intervistate ci sono persone che non sono interessate a lavorare o che
stanno frequentando altri corsi di studi.
Potremmo andare ad elaborare un tasso di disoccupazione  In cerca di lavoro / Occ + In cerca
Se voglio costruire quell’indicatore dovrò pensare a delle domande, in qualche modo dovrò
chiedere la condizione professionale. Occupato, in cerca di lavoro, pensionato, non in cerca di
lavoro. Noi dobbiamo attraverso le domande capire quanti sono occupati o in cerca di lavoro.
Dopo devo andare a trovare le VARIABILI da rilevare per la costruzione di un indicatore efficace
che vada ad indicare ciò che sto cercando.

REDAZIONE DEL QUESTIONARIO


Consiste nella formulazione delle domande, che dipende dall’OBIETTIVO che ho.
Dipende dall’obiettivo, le domande dovranno essere pertinenti a quello che è l’obiettivo.
Il questionario può essere organizzato in SEZIONI, tipicamente ci sono almeno due sezioni:

 Domande che riguardano la rilevazione delle variabili SOCIO-DEMOGRAFICHE.


È importante rilevarle perché nelle scienze sociali, quando si studiano dei comportamenti o
delle scelte, si è visto che i comportamenti umani sono fortemente determinati dalle
caratteristiche degli individui.
Molta parte della variabilità del fenomeno che noi indaghiamo nella seconda parte del
questionario è spiegabile dalle caratteristiche degli individui, che possono essere sia le
caratteristiche ascritte (genere, età, etnia) o la situazione familiare, il livello di istruzione, lo
stato civile.
Informazioni importanti perché tipicamente accade che la variabile di risposta (fenomeno
studiato) viene indagato andando a vedere se questo si differenzia in vari sottogruppi.
 Domande pertinenti all’OBIETTIVO della rilevazione
Il numero delle sezioni dipende dalle finalità della rilevazione.
Il questionario deve anche avere dei CRITERI STANDARD per VARIABILI GRIGLIA.
Non dobbiamo inventarci nulla, ci sono delle domande che possono essere standardizzate.
Il genere va da sé, l’età può essere presa o in anni compiuti oppure posso scegliere delle classi di
età che sono determinate dall’ISTAT. Non stiamo a inventarci una classe di età diversa.
Se poi vogliamo confrontare i risultati del nostro studio con quelli di un altro studio, è meglio
utilizzare delle variabili griglia e dei criteri standard che ci permettano il confronto.
Costruire un questionario sembra una cosa apparentemente molto facile.
In qualsiasi modo venga costruito può adempire al proprio compito. In realtà se le domande sono
formulate male io potrei avere delle risposte non coerenti alla domanda, potrei avere dei risultati
non attendibili perché non misurano effettivamente il concetto che volevo misurare.
Come si formulano le domande?

 Bisogna usare TERMINI SEMPLICI


Termini che siano comprensibili a tutti i destinatari del questionario.
Devo pensare a chi ho di fronte. Voglio studiare l’immigrazione, devo pensare di usare
termini comprensibili per quel collettivo.
 Evitare TERMINI TECNICI
 NON USARE parole come È D’ACCORDO
Vado già a orientare la risposta. Devo chiedere se si è d’accordo o in disaccordo, non posso
chiedere solo se si è d’accordo o influenzerò la risposta che andrò ad ottenere.
 Fare riferimento a TERMINI PRECISI
 LIVELLO LINGUISTICO
Bisogna tener conto del livello linguistico dei miei intervistati.
 Fare riferimento a TEMI CONCRETI e SPECIFICI
 Chiedo riguardo ai fatti e non alle ABITUDINI GENERICHE
 Evito di SUGGERIRE la risposta
Bisogna fare le domande in modo tale da veicolare la richiesta del ricercatore attraverso una
domanda che è rivolta a chi è in possesso dell’informazione.

 NON usare locuzioni di tipo VERO/FALSO nella risposta


Se le modalità di risposta suggerite sono vero o falso, il rispondente tenderà a pensare che
ci sono delle risposte giuste o sbagliate. Il questionario perde lo scopo di misurare
comportamenti ed eventi, ovvero il fenomeno che ci interessa.
 Evitare di SUGGERIRE la risposta
Se la domanda viene formulata in modo da mettere sotto una luce positiva la direzione
della risposta, è chiaro che il rispondente potrebbe essere condizionato da essa e dare una
risposta distorta. La DISTORSIONE consiste nello scarto che c’è tra quello che uno
DICHIARA e quella che effettivamente è la situazione dell’individuo.
 Evitare i TEMI DELICATI
Quando si indagano temi delicati (soldi, sesso, aspetto) bisogna fare molta attenzione.
Se l’obiettivo è capire se il rispondente ha commesso qualche piccolo furto, se gli chiedo se
ha rubato probabilmente otterrò una risposta negativa.
Bisogna mettere in luce anche i possibili aspetti positivi o le visioni diverse di quel
determinato fenomeno. Posso sottolineare il fatto che alcuni piccoli furti siano necessari
per la sopravvivenza.
VANTAGGI DELLE DOMANDE CHIUSE

 MASSIMA CONFRONTABILITA’ delle risposte


Il questionario è uno strumento di comunicazione, ma per colui che conduce l’indagine
statistica è uno strumento di misura.
Le domande chiuse presenti nei questionari altamente standardizzati ci permettono
un’altissima confrontabilità.
 Risposte relativamente COMPLETE
Posso avere delle risposte relativamente complete.
Posso chiedere “Quando vai al ristorante?”. Se la domanda è aperta, l’intervistato può
rispondere come vuole, può rispondere “Quando ho i soldi”. È quello che pensa
l’intervistato, ma magari non è coerente con la mia ricerca, perché sto cercando una
tendenza con cui un collettivo va al ristorante.
Se chiedo invece quante volte va al ristorante, ottengo risposte coerenti.
 Temi delicati (NUMERI)
Importante usare le domande chiuse quando si ha a che fare con argomenti delicati.
Se chiedo a una persona che lavora il suo reddito, posso metterla in imbarazzo.
Più probabile che un rispondente identifichi una classe di reddito alla quale appartiene
piuttosto che esprimere esattamente un NUMERO.
Si possono creare delle classi di reddito medio-basso, medio-alto, alto.
 Facilitano il lavoro dell’intervistatore.
SVANTAGGI DELLE DOMANDE CHIUSE

 PREVEDERE TUTTE LE RISPOSTE


Facile prevedere se pensiamo a risposte di tipo sì/no, ma esistono anche altre domande
che necessitano altre possibilità di risposta.
Se chiedo le motivazioni che hanno spinto una persona a iscriversi a un corso di studi, per
conoscere meglio il problema la cosa più indicata sarebbe fare una DOMANDA APERTA, in
modo tale da non precludere dentro schemi precostituiti la possibile motivazione.
Si possono prevedere varie modalità e mettere la casellina con ALTRO per poter
permettere al rispondente di andare a indicare le proprie motivazioni.
Se in altro cade una grande percentuale delle risposte, è chiaro che la domanda non è stata
formulata in modo appropriato.
 TROPPE MODALITA’
Quando viene fatto un questionario, non posso mettere 15 modalità di risposta, da un
punto di vista della comprensione è DIFFICILE scegliere tra TANTE MODALITA’.
Di solito le modalità devono essere poche.
 NON CONOSCENZE PROFONDE
REDAZIONE – SEQUENZA FORMULAZIONE DOMANDE

 ORDINE PSICOLOGICO
Ci sono delle domande, tipo quelle più delicate, che devono essere poste per ultime..
Altrimenti potrebbero evitare di rispondere.
 AREE OMOGENEE
Ogni sezione avrà delle domande che cercano con la sezione stessa e tra di loro.
 TECNICA A IMBUTO
Prima si formulano delle domande generali per poi arrivare alla domanda che ci interessa.
Se voglio chiedere se le persone sono d’accordo sull’invio delle armi a supporto
dell’Ucraina. Prima posso formare delle domande più generali.
Ad esempio: è al corrente che in Europa è in atto una guerra? È a conoscenza del fatto che
la Russia ha invaso l’Ucraina?
Mi permette di far FOCALIZZARE l’attenzione di un determinato tema, sull’argomento che
mi interessa andare ad indagare.
 DOMANDE FILTRO
Esiste una domanda iniziale, se si risponde sì proseguiamo con una batteria di domande
relative a quella determinata domanda iniziale.
Se si risponde “no” si passa alla domanda successiva che può anch’essa dar vita a una
differente batteria di domande. Non avrebbe senso far rispondere un individuo a
determinate domande in alcuni casi.
 EVITARE DOMANDE DOPPIE O MULTIPLE
Sei soddisfatto della chiarezza del docente e del materiale messo a disposizione?
Se la risposta è poco, non so se si riferisca alla chiarezza o al materiale didattico. Devo
riferire la domanda solamente a un tema o un argomento.
 CARTELLINI
Possibilità di mostrare cartellini, filmati o figure.
III FASE - VERIFICA DEL QUESTIONARIO
PRE TEST:
- Somministrazione ad un gruppo ETEROGENEO di soggetti.
Non necessariamente saranno i soggetti che poi dovranno rispondere al questionario.
Devono tuttavia conoscere l’argomento di indagine, magari da punti di vista diversi.
Il questionario può essere somministrato anche a un gruppo molto piccolo di soggetti.
- Completezza e correttezza in relazione alle INFORMAZIONI da raccogliere.
Fine del pre-test. Ci fa capire se le domande, così come sono formulate, sono
effettivamente pertinenti a quello che vogliamo andare a misurare, ci fa capire se coprono
tutti gli aspetti che vogliamo indagare. Ci mostra se il questionario è COMPLETO rispetto a
ciò che vogliamo andare a misurare.
Ci potrebbero essere troppe poche domande ma anche troppe.
- CHIAREZZA
Riferimento al modo con cui sono formulate le domande.
Le domande sono chiare e comprensibili? Si capisce quello che il ricercatore vuole andare a
rilevare? La formulazione delle domande deve essere estremamente chiara.
- Gestibilità del questionario per l’intervistatore
Quante domande ci sono? Dura troppo o dura troppo poco? C’è abbastanza spazio per la
risposta?
INDAGINE PILOTA
- Numero ESIGUO di soggetti
Viene posta ad un numero esiguo di soggetti che appartengono alla categoria di coloro che
devono effettivamente rispondere al questionario.
- Verifica non solo la struttura del questionario, ma anche REVISIONE, CODIFICA,
trasferimento su SUPPORTO INFORMATICO
Vado a verificare tutti gli elementi del questionario, non solo la sua struttura in base a
domande chiuse o domande aperte, in base alle modalità di risposta…
Il questionario viene fatto secondo le modalità con cui verrà fatta quell’indagine, mediante
l’indagine pilota, quindi, vado a provare se tutti gli aspetti dell’indagine funzionano,
compresa la registrazione dei dati su supporto informatico.
- Obiettivo di PROVARE tutti gli aspetti dell’indagine.

MODALITA’ DI RACCOLTA DEI DATI


INTERVISTA CON INTERVISTATORE
- Diretta o Personale
- Telefonica
INTERVISTA AUTOCOMPILATE
- Intervista Postale
- Intervista sul web
FATTORI CHIAVE PER LA SCELTA
Non si tratta di identificare una modalità migliore, l’obiettivo è quello di fornire degli strumenti che
possano poi facilitare la scelta di qual è la modalità migliore in relazione a quel contesto di ricerca.
La scelta poi dipenderà dal contesto in cui ci troviamo.
Ci sono quattro fattori chiave per la scelta:
- RISORSE FINANZIARIE
- TEMPO DISPONIBILE
- PRECISIONE DELLE STIME
Da tenere sempre in considerazione. Dipende molto dal tasso di risposta, che viene
comunemente considerato come il rapporto tra le persone che avrei dovuto intervistare e i
questionari che effettivamente sono stati compilati.
Non c’è un livello ottimale e ottimale del tasso di risposta, ma più è alto più le mie stime
saranno precise, più è basso meno saranno precise.
La probabilità di rispondere al questionario NON DOVREBBE essere collegata all’oggetto
dell’indagine.
- QUANTITA’ DI DATI
Questi fattori devono sempre essere compatibili con gli obiettivi dell’indagine.
ESEMPIO – INDAGINE SULL’ASMA
Vogliamo capire quante persone hanno l’asma il rispondente nel comune di Pavia.
Consideriamo che la fascia di età sia dai 14 anni in poi.
Immagino che il campione sia fatto da N = 1000 persone
Tra queste 1000 persone mi risponde un numero n1 = 600
Di questi 600, 60 che hanno risposto avranno l’asma. PREVALENZA =60/600
Considerando le risposte telefoniche, immaginiamo di essere arrivati a 900. I casi alla fine sono 70.
La prevalenza dell’asma sarà 70/900.
Tendono a rispondere prevalentemente le persone che hanno sperimentato l’evento.
Se ho un tasso di risposta basso e c’è una correlazione tra rispondere al questionario e l’evento
che si va ad indagare, allora, se ho un tasso di risposta basso, avrò delle stime distorte.
La prevalenza misurata non corrisponde alla prevalenza vera, di norma sarà più alta. Tenderei a
sovrastimare il numero dei casi in rapporto alla popolazione.
Devo avere un tasso di risposta almeno del 50%, ma in quel caso dovrò interpretare i dati con
molta cautela perché potrebbero portarmi a delle distorsioni.
ESEMPIO - INDAGINE SULLA LETTURA
Compio un’indagine sulla lettura delle persone da 14 anni in su nel comune di Pavia.
Se faccio un questionario auto compilato per via postale, i primi che risponderanno saranno
proprio i lettori e le persone maggiormente istruite, nonché coloro che hanno una vita sociale più
attiva. Coloro che sono poco istruiti e che leggono poco non saranno portati a rispondere. Nella
popolazione anziana la percentuale degli analfabeti e degli analfabeti di ritorno è molto alta. Una
quota della popolazione potrebbe avere difficoltà nella lettura o scrittura.
Se faccio un questionario postale è evidente e probabile che io abbia delle stime distorte, se poi mi
risponde il 50% della popolazione del collettivo, io sicuramente sovrastimerò la percentuale dei
lettori (per lo stesso motivo detto prima riguardo all’asma).
Anche l’intervista personale potrebbe diventare costosa. Potremmo prendere in considerazione
quella telefonica.
INTERVISTE PERSONALE: VANTAGGI
- Buona precisione delle stime
Di norma le interviste personali hanno una percentuale di rifiuti più bassi, c’è un tasso di
risposta più alto e questo ci permette di formulare una buona precisione delle stime.
Al numeratore il numero di questionari compilati, al denominatore il numero di persone
che fanno parte del collettivo di riferimento al quale dovrei sottoporre il questionario.
Per ottenere un buon tasso di risposta è opportuno contattare la persona che risponderà, o
con una telefonata o un invito recapitato facendo presente che verrà fatta un’indagine e
che la persona SARA’ contattata.
Con alcuni tipi di individui è opportuno il contatto per spiegare i motivi dell’intervista.
Diversamente, il tasso di risposta potrebbe risultare basso e non ottimale.
- Certezza identità del rispondente
L’intervistatore dal vivo può ovviamente verificare l’identità di chi risponde.
- Controllo veridicità
È anche facile verificare la veridicità di quello che ci viene detto.
- Flessibilità: richiesta precisazioni
Entro certi limiti si possono dare informazioni aggiuntive, chiarificare la domanda, fornire
precisazioni se la domanda non è stata capita.
La domanda potrebbe essere: “Attività lavorativa svolta”.
Mi viene risposto “Calzolaio”. Posizione della situazione lavorativa “Seduto”.
La domanda è stata palesemente fraintesa. L’intervistatore in presenza potrebbe
intervenire in modo da far comprendere veramente l’informazione raccolta.
- Completezza risposta (ordine)
Ho la garanzia del fatto che tutte le domande vengono proposte e che l’ordine delle
domande venga rispettato, dal momento che spesso è importante.
Esistono domande filtro o ad imbuto che permettono l’accesso a batterie di domande.
- Informazioni più approfondite
La qualità e la quantità delle informazioni sono un punto di forza.
L’intervista personale, una volta che si è instaurato un contatto, può durare anche
mezz’ora, tempo in cui possiamo accedere a una quantità di informazioni maggiore e di
alta qualità.
- Distribuzione del campione sotto controllo
Conosco subito quanti mi hanno risposto e anche chi, se sono maschi o donne, anziani o
giovani, se provengono da grandi o piccole città e così via.
- CAPI
Il sistema CAPI fa riferimento al TEMPO DI REALIZZAZIONE delle indagini che prevedono le
interviste personali. Il fatto che le interviste personali siano impegnative può essere anche
un punto di debolezza, perché è una procedura che richiede veramente tanto tempo.
Adesso è tutto realizzato con il sistema CAPI (Computer Assisting Personal Interviewing),
l’intervistatore registra sul momento le risposte con il proprio computer portatile.
L’intervistatore può essere facilitato perché non deve computerizzare i dati raccolti,
diminuisce di molto il tempo dell’indagine per quanto riguarda la rilevazione.
Non è più un punto di debolezza.
SVANTAGGI DELL’INTERVISTA PERSONALE

 COSTI
1. Intervistatori  Bisogna ovviamente retribuire gli intervistatori.
2. Addestramento  Gli intervistatori devono essere addestrati in maniera particolare.
3. Trasferta  Bisogna rimborsare le trasferte
 PERICOLI DI ERRORI DELL’INTERVISTATORE
Vale principalmente se il questionario è cartaceo: si può sbagliare a registrare la risposta,
ma questo può anche essere fatto con i questionari CAPI.
Se sono cartacei gli errori possono anche essere nel modo in cui vengono poste le
domande.
 SUPERVISIONE E CONTROLLI DIFFICILE
Difficile andare a verificare se sono state veramente svolte le interviste o i questionari non
siano stati compilati in maniera falsa.
ADDESTRAMENTO INTERVISTATORI
Perché non vi sia distorsione è importante che l’interazione tra intervistato e intervistatori sia la
più bassa possibile. Questo può essere favorito in modo tale che i questionari siano STRUTTURATI
e che gli intervistatori siano ADDESTRATI prontamente.
È importante formare le persone a condurre interviste.
Bisogna fare il modo che le condizioni di contorno dell’intervista siano le più simili possibili.
La risposta non può dipendere da chi ci fa le domande.
Come si forma un intervistatore?

 Incontro di PRESENTAZIONE da parte del RESPONSABILE della ricerca


1. Obiettivi della ricerca
2. Numero interviste
3. Durata interviste
4. Durata rilevazione
5. Compensi
 LETTURA QUESTIONARIO
In modo in cui il responsabile possa dare spiegazione e gli intervistatori addestrati possano
chiedere delucidazioni riguardo al da farsi.
 INTERVISTE DI PROVA
Si prendono due intervistatori e uno fa la parte dell’intervistatore, l’altro dell’intervistato.
Tutti gli intervistatori devono avere una PREPARAZIONE OMOGENEA per ottenere le condizioni di
contorno più simili possibili tra di loro.
TECNICHE DI INTERVISTA

 Seguire ORDINE delle DOMANDE


 NON GUIDARE l’intervistato nelle risposte
 AGIO NELLE RISPOSTE
Non perdere prestigio; l’intervistato non deve perdere “prestigio” nel rispondere, non deve
sentirsi sminuito dalle domande che gli vengono poste.
No esame, non c’è una risposta giusta o una risposta sbagliata, l’intervistato deve
rispondere sulla base delle proprie esperienze.
INTERVISTATORE

 SELEZIONE FINALE DEGLI INTERVISTATI


 LISTA PRINCIPALE E DI RISERVA CON NOMINATIVI
Nel caso non rispondano alcune persone si vanno ad intervistare altri.
Per alcune interviste è necessario un numero minimo di casi studio validi.
Spesso c’è un numero minimo da raggiungere.
 EVITARE LA CADUTA DELL’INTERVISTA
Si può provare a ripresentarsi o ricontattare la persona. Facile nell’intervista al telefono.
 RITORNO SUL POSTO
Le indagini personali ormai vengono fatte raramente, vengono fatte principalmente
quando vengono fatte indagini per andare alla ricerca delle MOTIVAZIONI profonde di
alcuni fenomeni, quali la posizione di voto o comportamenti legati all’acquisto.
INTERVISTA TELEFONICA
È la modalità più diffusa per quanto riguarda le indagini statistiche che sono basate sui SONDAGGI
DI OPINIONE, ovvero per conoscere l’opinione su un dato fenomeno.
Possono essere fatte su campione dell’intera popolazione.
CAMPIONAMENTO DELLA BASE

 Liste di abbonati
Ad esempio, sulla base degli elenchi telefonici. Lista di persone che hanno un telefono
fisso, ho accesso a tutti coloro che hanno un telefono fisso.
Tali elenchi comprendono quasi tutte le famiglie.
 Elenchi prestabiliti
Se voglio fare un’indagine telefonica sugli studenti iscritti a Scienze Politiche all’Università
di Pavia, mi faccio fornire l’elenco degli studenti e il recapito telefonico, fisso o cellulare.
Questo fa riferimento ad un elenco prestabilito.
Potrebbero esserci dei limiti legati alla privacy. Se io mi faccio dare da 3000 studenti i
numeri di telefono, la cosa è delicata: la segreteria studenti può decidere di non fornirmi i
numeri di telefono, perché si tratta di dati sensibili.
Se utilizzo i numeri di telefono devo farlo con riferimento a qualcosa per cui gli studenti
hanno lasciato il numero di telefono, deve centrare con le attività didattiche.
Non posso usare questi numeri per indagini commerciali.
Occorre selezionare secondo certi criteri del rispondente all’interno della famiglia.
VANTAGGI INTERVISTA TELEFONICA

 NON RICHIEDE LAVORO SUL CAMPO


Costi contenuti rispetto all’intervista personale. Non abbiamo le trasferte.
Ci sono ovviamente dei costi fissi, ma ci sono molti meno costi variabili.
Spenderò molto di più per le interviste personali, la persona si deve spostare, le interviste
durano di più e l’intervistatore potrà richiedere più compensi.
 INFORMAZIONI IN TEMPO RAPIDO
Molto importante per alcuni tipi di intervista, è necessario ottenere informazioni in tempo
rapido affinché il contesto attorno a loro non cambi.
Interviste telefoniche molto indicate per fenomeni che possono cambiare molto
velocemente. Posso avere risposte che si riferiscono tutte allo stesso ambiente.
 FACILITA’ DI CONTROLLO DELL’INTERVISTATORE
Se devo controllare la qualità delle risposte e alcune non vanno bene, ricontattare
telefonicamente le persone è molto semplice.
 BASSA PERCENTUALE DI RIFIUTI
Bassa percentuale di rifiuti meno bassa delle interviste personali, ma più alta di quelle
postali e web.
 RECUPERI DELL’INTERVISTA SEMPLICI
 COSTI CONTENUTI
 IMMEDIATA REGISTRAZIONE
Man mano che vengono fatte le interviste e registrate le risposte posso vedere in tempo
reale l’andamento di quelle che sono le risposte.
 CATI
Sistema CATI.
SVANTAGGI INTERVISTE TELEFONICHE

 POCHE DOMANDE, BREVE DURATA


L’intervista deve durare poco perché spesso le persone non possono restare tanto al
telefono.
Se deve durare poco dovrò fare poche domande. Potrò ottenere poche informazioni.
 POCA FLESSIBILITA’: DOMANDE CORTE E APPROPRIATE
Domande brevi che non devono aver bisogno di continui chiarimenti.
La domanda deve essere breve, una domanda lunga viene difficilmente compresa via
telefono. La richiesta fatta deve essere semplice sia nella lunghezza che nel significato.
Le domande aperte devono essere ridotte al minimo. Il questionario telefonico è preferibile
che sia ALTAMENTE STRUTTURATO, ma le modalità di risposta non possono essere degli
elenchi di tantissime risposte, devono essere poche.
Le conoscenze acquisite potrebbero essere conoscenze superficiali.
 IMPOSSIBILITA’ UTILIZZO CARTELLINI E FIGURES
 IMPOSSIBILITA’ VERIFICA VERIDICITA’ DI ALCUNE RISPOSTE
INTERVISTA POSTALE: VANTAGGI
Invio di un questionario tramite posta. Quali sono i vantaggi.

 BASSI COSTI
 ELEVATA NUMEROSITA’ DEL CAMPIONE
 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE AMPIA
Se volessi fare interviste personali per rappresentare un fenomeno sul territorio nazionale
potrei avere difficoltà a rappresentare tutto il territorio italiano.
Nelle interviste postali non ho questo problema.
 INTERVISTATI POSSONO RISPONDERE:
Quando hanno tempo
Anche a domande delicate
La presenza dell’intervistatore, sia fisica che al telefono, potrebbe mettere in imbarazzo
l’intervistato.
Cercando documenti

SVANTAGGI INTERVISTE POSTALI


 BASSO TASSO DI RITORNO
Basso tasso di ritorno. Punto critico principale per il quale vengono poco intraprese.
O a priori vengono definite delle strategie per ottenere un tasso di ritorno soddisfacente,
oppure è meglio lasciar perdere questa strada.
 INCERTEZZA IDENTITA’ RISPONDENTE
Non saprò mai effettivamente chi ha risposto al questionario.
 ERRORI DI COMPILAZIONE
Per sbaglio un intervistato salta alcune domande, non rispetta la sequenza delle domande
e potrebbero rispondere a domande alle quali si accede solo tramite domande filtro.
Una persona potrebbe rispondere a domande alle quali non avrebbe dovuto rispondere.
 MANCATA FLESSIBILITA’: DOMANDE FRAINTESE
Risposta in modo non coerente alla domanda che non potrà essere rispiegata.
 RISPETTO SEQUENZA DOMANDE
Non è detto che gli intervistati rispondano alle domande nell’ordine da me prefissato.
 TEMPI LUNGHI
Tempi lunghi, se parliamo di indagini postali dobbiamo pensare che dovremo attendere
almeno un mese per la rilevazione.
RITORNI

 Se abbiamo dei ritorni bassi allora le STIME CAMPIONARIE sono distorte.


Non esiste un livello di tasso di risposta ottimale, dobbiamo vedere il tasso di risposta da
un punto di vista quantitativo. Deve essere chiaro che tanto più è basso il tasso di risposta,
più è possibile che io abbia delle stime distorte.
Se mi risponde il 20% delle persone coinvolte, il tasso di risposta sarà molto basso. È molto
facile avere delle stime distorte in questo caso.
Bene che il tasso di risposta sia ALMENO del 50%.
 Tasso di risposta OTTIMALE quando abbiamo un tasso di risposta superiore al 70%.
 LETTERA DI PRESENTAZIONE
Una strategia per ottenere un tasso di risposta alto.
Breve lettera in cui vengono specificate alcune informazioni, in particolare da CHI viene
svolta l’indagine. Se essa viene svolta da un centro di ricerca, da una società scientifica o
un’università è probabile che le persone rispondano al questionario.
Va spiegato chiaramente l’OBIETTIVO dell’indagine. Dopo di che va spiegato che è
importante che risponda proprio quella persona, che è stata selezionata in rappresentanza
di tante altre persone. Bisogna spiegare anche l’UTILIZZO dei DATI, il modo in cui andrò ad
utilizzare i dati che vado a rilevare. Importante spiegare che i dati verranno usati e
analizzati con determinate finalità, ma anche spiegare il ritorno dei dati.
Tu ci fornisci dei dati e noi ti ritorniamo dati analizzati in forma aggregata, mostriamo che
c’è uno scambio in cui viene fornito qualcosa e distribuito qualcosa.
L’ANONIMATO è un punto chiave. Anche se le interviste sono nominative, deve essere
sempre specificato che questi verranno analizzati in forma aggregata e la restituzione dati
sarà sempre fatta in modo tale che non sia reso possibile identificare le persone che hanno
fornito determinate risposte.
 SOLLECITI PIU’ ONDATE
Strategia per ottenere tasso di risposta alto. Bisogna fare almeno due invii del questionario
postale, a distanza di tempo l’uno dall’altro.
Ad ogni invio aumenta la percentuale di risposta, perché a fronte dello stimolo abbiamo
una risposta e una reazione. Ci saranno questionari nuovamente inviati e restituiti.
La risposta, tuttavia, diminuisce al numero delle ondate.
 NO PREMI (EVENTUALMENTE OMAGGI)
Non bisogna dare dei premi, ho una distorsione legata a chi è sensibile al premio.
Io devo riuscire a rappresentare tutta la popolazione, eventualmente posso dare degli
omaggi, ovvero cose di scarso valore che però possono in qualche modo predisporre in
modo positivo il rispondente.
ESEMPIO INDAGINE POSTALE
Obiettivo: conoscenza degli strumenti manageriale nella medicina generale.
Indagine condotta nell’anno 2000 rivolta alle 196 ASL del territorio nazionale di allora.
In ogni ASL c’è un responsabile di medicina generale, che veniva identificato come il rispondente.
Teoricamente, era un’indagine CENSUARIA, dal momento che coinvolgeva tutte le ASL.
Si era deciso di fare un’INDAGINE POSTALE e, consci dei punti di debolezza, si sono sviluppate delle
strategie adeguate. È stata predisposta una LETTERA DI PRESENTAZIONE generale che è stata
mandata al direttore generale. Nella lettera si diceva che sarebbe stata contattata l’ASL per la tale
ricerca e veniva individuata la persona che nell’ASL. (Inizio Maggio)
Ricerca condotta con il Centro di Ricerca dell’Università Bocconi.
Pensando di ottenere un tasso di risposta alto ci si era avvalsi di una stagista, che nel periodo tra
maggio e luglio ha inviato la lettera, ha telefonato ogni segreteria del Direttore Generale
annotando il nominativo di ogni persona responsabile della Medicina Generale (Metà Maggio).
Solo una ASL ha rifiutato di aderire all’indagine.
A fine maggio è stato inviato il questionario postale. In realtà c’era una forma ibrida di invio del
questionario, che è stato inviato per posta, per e-mail e anche per fax alla successiva ondata.
Dopo il primo invio avevano risposto circa la metà delle aziende sanitarie locali. Tasso di risposta di
almeno del 75%. Invio che ha portato a un tasso di risposta troppo basso rispetto alle aspettative.
L’attenzione è stata focalizzata sulle 90 ASL che non avevano risposto.
Lo stagista ha telefonato nuovamente alle persone, chiarendosi sulla modalità dell’indagine.
A fine giugno sono stati contattati telefonicamente solamente i non rispondenti. C’erano ancora
una cinquantina di aziende che non avevano risposto al questionario, allora, solamente su questa
cinquantina si è fatto un ulteriore contatto telefonico.
Il contatto è stato approfondito. Si è spiegato bene come compilare il questionario.
A fine della ricerca hanno restituito il questionario 162 ASL su 196, con un tasso di risposta
dell’83%.
Il tasso di risposta è molto alto nelle ASL del nord intorno a Milano, man mano che si va verso Sud
il tasso di risposta diminuisce, mentre in Sicilia è di nuovo alto.
L’interpretazione può essere che, man mano che ci si allontana dal centro promotore, minore è il
tasso di risposta. I referenti delle regioni del nord potrebbero essere più abituati a compilare
questionari di studio rispetto al nord.
SECONDO ESEMPIO INDAGINE
Indagine per valutare la soddisfazione del proprio percorso di studi professionale.
Immagino che il tasso di risposta sia stato del 65%. La cosa da fare interessante è quella di andare
a vedere i NON RISPONDENTI, cioè andare a vedere se chi mi ha risposto al questionario ha
caratteristiche diverse rispetto a chi non ha risposto al questionario.
Molto potrebbe dipendere, infatti, dalle caratteristiche degli individui.
Andare a vedere i non rispondenti vorrebbe poter dire, ad esempio, andare a vedere se la
percentuale dei maschi in chi mi ha risposto è uguale alla percentuale dei maschi in chi non mi ha
risposto. Posso vedere se l’età media in chi mi ha risposto è uguale in chi non mi ha risposto.
Se non ci sono differenze di caratteristiche sociodemografiche, potrò concludere che per quanto
riguarda queste caratteristiche non vi è una DIFFERENZA e non vi è una DISTORSIONE tra i
rispondenti e i non rispondenti.
Ma se i rispondenti avessero caratteristiche diverse rispetto ai rispondenti, dovrei stare attento
nell’interpretazione dei risultati.
INTERVISTE WEB

 INDICATE PER PARTICOLARI SEGMENTI DI POPOLAZIONE


Tutti i rispondenti devono avere dei particolari requisiti, ovvero la disponibilità di un
computer o di uno smartphone, l’accesso alla rete e delle abilità minime nella navigazione.
Se faccio un’indagine sugli studenti universitari, l’indagine web è perfetta.
 COSTI CONTENUTI
Costi bassi, viene creato un questionario su un software con solo costi iniziali.
 RAPIDITA’
Può durare pochi giorni.
 TASSO DI RISPOSTA
Il tasso di risposta può essere un problema, ma a monte di questo c’è il gruppo di
destinatari. Strategia relativa a parte della popolazione.
Bisogna distinguere le indagini statistiche dalle indagini non statistiche.
Noi parliamo solo delle indagini condotte a livello statistico, che hanno a che fare con un campione
probabilistico di tipo rappresentativo o che sono di tipo censuario.
PROBLEMI INTERVISTE WEB
Indagine di soddisfazione e gli sbocchi professionali dei Dottori di Ricerca dell’Ateneo di Pavia a un
anno di distanza dal conseguimento del titolo di dottorato.
Circa 200 persone avevano conseguito il titolo. A questi viene mandato un invito a partecipare
all’indagine via mail. Era un’indagine nominativa presentata con lettera di presentazione.
Dopo il primo invito avevano risposto 43 persone. Siccome i rispondenti erano circa 200, questo
vuol dire che circa il 22% aveva risposto inizialmente all’indagine.
A ogni ondata il numero di rispondenti era diminuito. Dopo le interviste via web si arriva al 44%
del tasso di risposta.
Dal momento che si era a conoscenza di chi non aveva risposto, si erano contattati
telefonicamente i non rispondenti, chiedendo un indirizzo web valido. Si arriva all’83% di
rispondenti dopo aver contattato telefonicamente.
Quando parliamo di tasso di risposta convenzionalmente si intende il rapporto tra questionari
ritornati e questionari che sono ritornati.
Immaginiamo di avere un collettivo di N=200, mi rispondono in n = 160. Tasso di risposta 160/200.
Ma alcuni studiosi chiamano questo il TASSO DI COPERTURA.
Nel caso della ricerca di prima si avevano 10 persone delle quali non si avevano né mail né numero
di telefono corretto; quindi, 10 persone non hanno avuto nemmeno la possibilità di rispondere.
Il mio NC (corretto) in realtà è 190.
TRisC = 160/190, leggermente superiore all’80%. Quei 10 andrebbero esclusi dalla popolazione.
CAMPIONAMENTO
Possiamo distinguere tra indagini statistiche censuarie o indagini statistiche campionarie, ovvero
su un sottoinsieme della popolazione che si chiama campione. È fondamentale come viene scelto il
campione. Le indagini campionarie di solito vengono svolte per motivi di COSTO e TEMPO.

 Valutare APPROFONDITAMENTE il processo che ha portato alla determinazione del


campione.
 Campione RAPPRESENTATIVO della lista di campionamento dal quale il campione è
selezionato. La lista di campionamento stessa potrebbe non essere compatibile con dei
risultati estendibili a tutta la popolazione. Es. Elezioni 1936 di Roosevelt.
 Utilizzo di PROCEDURE di CAMPIONAMENTO probabilistiche, ogni unità della lista ha una
probabilità nota di essere estratto.
Ogni unità della lista ha una probabilità nota di entrare a far parte del campione.
 La modalità di scelta delle unità influenza la PRECISIONE delle stime.
Possiamo avere diverse modalità e strategie di campionamento (casuale, stratificato…).
La diversa modalità di campionamento influenza la precisione delle stime.
Se il campione si approssima alla popolazione allora questo è un campione
rappresentativo. La precisione delle stime riguarda la differenza che c’è tra il valore della
misura che ottengo dal campione.
CAMPIONE PROBABILISTICO: STIME
Da un campione probabilistico si possono ottenere delle stime dei VALORI VERI (Parametri) della
popolazione. I parametri sono delle misure sulla popolazione.
Le stime sui valori veri vengono indicate con i caratteri latini.
La precisione delle stime riguarda quanto il valore stimato si AVVICINA al valore vero. Io posso
avere delle stime puntuali del valore vero e molto più spesso vengono definiti degli intervalli che si
costruiscono intorno alla stima campionaria entro cui cade il valore vero che io voglio stimare con
una certa probabilità.
Per stimare un valore vero viene costruito un INTERVALLO attorno alla Stima Campionaria (che
può essere la media del campione) che con una certa probabilità molto ALTA mi contiene il valore
vero che io voglio andare a stimare. È desiderabile che la probabilità di sbagliare sia bassa e che
l’ampiezza dell’intervallo sia stretta.
In questo modo la maggior parte delle mie stime si dovrebbero concentrare in quell’intervallo.
LISTA DI CAMPIONAMENTO

 COMPLETEZZA
La lista deve comprendere tutte coloro a cui voglio inferire i miei risultati.
 CONOSCENZA PROBABILITA’ DI SELEZIONE
Devo essere a conoscenza della probabilità di selezione di ognuno dei miei possibili
campioni. La probabilità di conoscenza è molto importante, se la conosco, potrò poi
riportare i risultati del campionamento a tutta la popolazione.
 EFFICIENZA DELLA LISTA
Tutti devono starci solo una volta all’interno della lista di campionamento.
CAMPIONAMENTO

 CAMPIONAMENTI PROBABILISTICI
A ogni unità della popolazione è associata una probabilità nota di entrare a far parte del
campione.
 CAMPIONAMENTI NON PROBABILISTICI
A ogni unità non è possibile associare una probabilità di estrazione.
CAMPIONAMENTO CASUALE SEMPLICE

 Archetipo del campionamento probabilistico.


 Punto di riferimento per valutare l’efficacia delle forme di campionamento.
 Riferimento rispetto al quale è stata costruita la teoria dell’INFERENZA STATISTICA
 Tutte le principali tecniche statistiche presuppongono che si abbia a che fare con un CSS.
Se pensiamo ai test su un modello di regressione, intervalli di confidenza, tutte
presuppongono di avere a che fare con questo tipo di campione.
Una strategia di campionamento è tanto più efficiente tanto più mi consente di selezionare un
numero più piccolo di unità. Il campionamento stratificato è più efficiente del campionamento
casuale semplice, perché a parità di precisione delle stime mi consente di selezionare un numero
più piccolo di unità, cosa molto importante per un ricercatore.
L’EFFICIENZA posso valutarla a parità di precisione delle stime qual è il numero più piccolo di
unità, o a parità di numerosità campionaria io aumento la precisione delle stime.
CSS
In senso figurato si immagina un’urna contenente numeri che vanno da 1 a N (ad ognuno dei quali
è associata un’unità della popolazione) e da questa si estraggono (senza reinserimento) n numeri
indipendenti uno dall’altro.
CONCETTO DI CORRETTEZZA
Ipotizziamo di ripetere un numero elevato di volte un campionamento da una certa popolazione.
Immaginiamo di selezionare un campione di studenti presenti in aula. Tra 40 studenti ne seleziono
5. La mia popolazione è composta da 40 soggetti, il campione da 5 soggetti.
Ipotizzo che il parametro che vogliamo studiare è il NUMERO DI ESAMI sostenuti ad oggi.
Noi possiamo conoscere la media della popolazione, ma vogliamo stimare la media sulla base di
una stima campionaria. Estraiamo 5 studenti e calcoliamo la loro media.
Avremo una MEDIA CAMPIONARIA, ovvero una media CORRETTA della media della popolazione.
Immaginiamo di estrarre tanti campioni di ampiezza 5 dalla popolazione di 40.
Estraggo un campione, calcolo la media. Estraggo ancora e calcolo la seconda media campionaria,
estraggo ancora e così via. Ripeto questa operazione di campionamento 100 volte.
Alla fine avrò 100 medie campionarie.
Il concetto di correttezza mi dice che se io faccio la MEDIA delle medie campionarie esso sarà
uguale al vero valore della popolazione (parametro).
La media delle medie campionarie sarà uguale alla media della POPOLAZIONE.
LA DISTRIBUZIONE CAMPIONARIA
Rappresenta il modo in cui si dispongono i risultati del campionamento (le stime), replicando il
campione un numero INFINITO di volte.

Sull’asse orizzontale mettiamo la media, sull’asse verticale le frequenze.


Tanto più un risultato campionario si discosta dalla media delle medie, tanto meno
frequentemente si presenta. Saranno meno frequenti.
La distribuzione delle medie campionarie è a CAMPANA, una distribuzione normale.
Nel tratto che va da meno infinito alla media delle medie (media della popolazione) la curva è
crescente, raggiunge un punto di massimo in corrispondenza della media, quindi alla moda.
Dalla media a + infinito ha un andamento decrescente.
È possibile calcolare l’area sottesa dalla curva tra – infinito e + infinito, ovvero 1.
L’area sottesa tra – infinito e la media è 0.5, lo stesso tra la media e + infinito.
Il valore XM è quindi sia la media, che la moda, che la mediana.
La forma della curva è detta normale o GAUSSIANA, e dipende da:

 NUMEROSITA’ dei campioni che io estraggo


Tanto più è alto il numero di campioni, tanto più le osservazioni si addenseranno attorno
alla media aritmetica. La curva è appuntita.
Tanto più il numero è basso tanto più la curva è piatta.
 VARIABILITA’ del fenomeno studiato
Tanto più la variabilità è bassa, tutte le osservazioni si addenseranno intorno alla media
aritmetica.
Se la variabilità è molto alta, la curva sarà più piatta perché le osservazioni si distribuiranno
di più.
La curva gaussiana dipende dall’UNITA’ DI MISURA con cui sono espressi i dati. Se parliamo di
esami parliamo di numero di esami, se parliamo di misura di una persona parliamo di centimetri.
Gli statistici hanno riportato tutte queste misure alla normale STANDARDIZZATA, Z.
La caratteristica della curva normale standardizzata è quella di avere MEDIA = 0 e VARIANZA = 1.
UTILIZZO DATI RACCOLTI CON UN CCS
STIMA PUNTUALE:
n

Media Aritmetica Campionaria:


∑ xi
x= i=1
n
ERRORE CAMPIONARIO
Il campione estratto è una realizzazione campionaria casuale delle infinite estrazioni possibili.
È possibile determinare la precisione delle stime del CCS, ossia l’intervallo entro cui cadrà il vero
valore della popolazione ad un dato livello di probabilità.
La misura di questa variabilità è data dall’ERRORE CAMPIONARIO (Standard Error):

s.e. = √ var
n
Rapporto tra la radice quadrata della varianza e la numerosità campionaria. L’errore standard è
associato alla precisione delle stime. Dipende quindi da due fattori.
All’aumentare della numerosità del campione l’errore campionario diminuisce.
All’aumentare della variabilità del fenomeno, l’errore invece aumenta.
Tanto più la mia popolazione è variabile tanto più avrò stime meno precise.
FATTORE DI CORREZIONE
Quando facciamo un campione dovremmo distinguere se tale campione è estratto da una
popolazione molto grande (popolazione infinita), o da una popolazione finita, ovvero piccola.
Nel caso di estrazione da popolazione grande questo fattore di correzione è 1.
Se la popolazione è piccola OCCORRE considerare il fattore di correzione.
N −n
s.e. =
N−1
In cui N è il numero della popolazione e n il numero di persone presenti nel campione.
È chiaro che se la popolazione è alta e il numero delle persone del campione piccolo, allora non
avrà molto senso utilizzare questo fattore di correzione.
Se la popolazione ha una numerosità bassa è bene tenerlo a mente.

ERRORE DI CAMPIONAMENTO ED ERRORE STANDARD


L’errore di campionamento si commette a stimare un parametro della popolazione sulla base di un
risultato campionario statistico.
ERRORE STANDARD
Maggiore è la numerosità del campione (n) e minore è la variabilità (var) del fenomeno che
vogliamo misurare, allora, minore sarà il CAMPO DI OSCILLAZIONE delle stime intorno al valore
vero della popolazione.
Il campo di oscillazione è l’area attorno alla quale si addensano i valori delle stime.
Stimato l’errore standard, circa il 95% delle stime cadrà all’interno dell’intervallo +/-2se, attorno al
valore medio della popolazione.
Cadrà più o meno all’interno dell’intervallo del valore di +/- 2 standard error con il 95% di
possibilità.

In cui d è l’ampiezza dell’intervallo costruito attorno alla media campionaria e alpha la possibilità
di sbagliare. La precisione delle stime dipenda dalla variabilità e dall’ampiezza campionaria, ma
anche dalla probabilità di sbagliare che viene definita a priori. Di solito si prende alpha uguale a
0,5. Il valore di z corrispondente è quindi 1,96.

d=2 z α
2 √ var
n
in cui d è la grandezza dell’intervallo, quindi la precisione delle stime.

INTERVALLO DI CONFIDENZA PER UNA MEDIA


Possiamo fare una stima puntuale della media aritmetica e la media campionaria è una stima
corretta della media della popolazione.
Più frequentemente si utilizza l’intervallo di CONFIDENZA, si fa una STIMA INTERVALLARE.
Si definisce un intervallo. Io voglio stimare il parametro della popolazione che è Mu.
Costruisco intorno alla media campionaria un intervallo che ha una certa ampiezza.
Dico che quindi la media sconosciuta della popolazione è compresa in un intervallo che io
costruisco intorno alla media campionaria con una certa probabilità, pari a 1 – alpha.
Bisogna cercare di fare in modo che alpha sia piccolo, di norma attorno al 5%.
Se l’intervallo diventa più grande, la precisione delle stime diminuisce.
Gli intervalli di confidenza li possiamo calcolare anche per le proporzioni.

ERRORE STANDARD PROPORZIONE


Var (p) = p *(1-p)

sⅇ=
√ p∗(1−p )
n
Possiamo calcolare gli errori standard e intervalli di confidenza anche per le proporzioni.
La proporzione, a livello di popolazione si indica con le lettere greche (π)
A livello campionario si indica con p (percentuale) o con f (frequenza).
Per una proporzione il valore massimo della varianza sarà uguale a 0.25.
Se invece la variabilità è nulla l’errore standard è anch’esso nullo.
Lo standard error, ovvero la precisione delle mie stime, sarà uguale alla variabilità del fenomeno
che sto studiando diviso per la numerosità del campione.
In questo caso potremo anche avere una variabilità e quindi varianza massima.
INVERVALLO DI CONFIDENZA PER PROPORZIONE
Uguale a quella per medie, voglio stimare una proporzione a livello della popolazione (π).
Costruisco intorno la percentuale campionaria un intervallo che con una probabilità, che deve
essere alta (1- alpha) mi contiene la percentuale sconosciuta della popolazione.
ESEMPIO IC PER PROPORZIONI
Sia π la frequenza relativa dei sostenitori del Partito A nella popolazione dei cittadini pavesi
maggiorenni.
Su un campione casuale di 1500 persone, 300 dichiarano la preferenza per il Partito A.
La percentuale di favorevoli al partito A sono 300/1500 = 0,2 (1/5).
Vogliamo interpretare i risultati attraverso un intervallo di confidenza.
Costruire un intervallo di confidenza al livello di confidenza (1- alpha = 0,95) per la proporzione di
persone che ha dichiarato di votare per il Partito A.
Costruisco l’intervallo di confidenza attorno a 0,2.
Devo calcolare la varianza, che sarà uguale a 0,2*(1-0,2) = 0,16
Ora divido la varianza diviso la numerosità: 0,16/1500 = 0,001
Ora calcolo l’errore standard. La radice di 0,001 = 0,01
Ora la moltiplico per 1,96. 1,96 * 0,01 = 0,02.
Il limite inferiore dell’intervallo di confidenza è 0,18 e quello superiore 0,22.

PARTE PROFESSORESSA GE
La DEMOGRAFIA è la disciplina che, avvalendosi di metodi quantitativi, studia le
CARATTERISTICHE e i PROCESSI che riguardano il formarsi, il modificarsi e l’estinguersi delle
popolazioni.
Popolazione: insieme di individui, stabilmente costituito (hanno un comune una coresidenza),
legato da vincoli di riproduzione e identificato da caratteristiche territoriali, politiche, giuridiche,
etniche o religiose. Vivono nello stesso territorio e condividono determinate istituzioni.
La demografia può essere considerata come la “madre della statistica”, dal momento che studia la
popolazione da un punto di vista aritmetico.
Vedremo quali sono le cause che determinano il costituirsi della popolazione e il suo modificarsi.
Andremo a studiare le cause che determinano i mutamenti nella struttura della popolazione.

 STOCK: Insieme di individui a una certa data che hanno certe caratteristiche (età, sesso,
stavo civile). In questo modo studiamo la popolazione da un punto di vista statico.
 FLUSSI: Processi di Rinnovo o Ricambio, o di Estinzione. I movimenti sono dei flussi,
andiamo a studiare come la popolazione si modifica nel corso del tempo.
FLUSSI POSITIVI: RINNOVO E RICAMBIO
Contribuiscono ad aumentare lo stock. Sono le nascite e le immigrazioni, ovvero i
trasferimenti verso un paese.
FLUSSI NEGATIVI: MORTI, EMIGRAZIONI
I flussi che sottraggono unità allo stock sono le morti e le emigrazioni.
Lo stock si misura a una determinata data perché è una fotografia del fenomeno che stiamo
studiando, i flussi si producono nel corso di un certo arco temporale.
Normalmente consideriamo l’anno di calendario, ma non è necessariamente detto così, l’ISTAT
conosce dati anche mese per mese.

 SALDO NATURALE: Differenza tra nascite e morti. Saldo naturale perché fanno parte del
movimento naturale.
 SALDO MIGRATORIO: Differenza tra immigrati (coloro che entrano nella popolazione) ed
emigrati (coloro che escono dalla popolazione).
LE FONTI PRIMARIE DEI DATI

 FONTI DI STATO: Le caratteristiche di una popolazione vengono rielvate con riferimento


alla sua consistenza ad una certa data. La rilevazione viene effettuata o mediante un
censimento o attraverso le anagrafi comunali.
Per Stato si intende Stato come situazione e non come entità politica.
 FONTI DI MOVIMENTO: I processi vengono rilevati attraverso le anagrafi comunali se si
tratta della popolazione residente o attraverso lo Stato civile se si tratta di popolazione
presente.
L’ANAGRAFE è un ufficio che registra gli eventi che riguardano la popolazione residente nel
comune. In genere siamo tutti iscritti ad un anagrafe. Registro che consente alla popolazione di
esercitare anche i suoi diritti civili. Tiene conto dello Stato

Lo STATO CIVILE è un ufficio che registra gli eventi che sono avvenuti nel comune. Anche questo è
un registro, ma che differenza c’è con l’anagrafe?
L’anagrafe si riferisce alla popolazione residente, lo stato civile si riferisce solo agli EVENTI, quindi
al movimento. Tiene conto dei flussi avvenuti all’interno del comune.
CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE
Il censimento è una rilevazione universale che ha tre obiettivi principale:

 Produrre un quadro INFORMATIVO-STATISTICO sulle principali caratteristiche strutturali e


socio-economiche della poplazione a livello nazionale, regionale e locale.
 Determinare per ogni Comune l’insieme delle persone residenti che costituiscono la
POPOLAZIONE LEGALE (popolazione che rappresenta la base per determinare i posti letto
negli ospedali, il numero delle farmacie, delle scuole per grado di istruzione, il numero dei
rappresentanti politici all’interno delle diverse istituzioni).
 Fornire dati e informazioni UTILI all’aggiornamento e revisione delle anagrafi comunali
della popolazione.
Il primo censimento della storia fu quello condotto da Augusto.
Il primo censimento italiano fu quello condotto nel 1861, ma mancavano parti d’Italia.
Fino al 2011 il Censimento della popolazione si è svolto ogni 10 anni, ma nel 1891 e nel 1941 non
venne svolto.
Nel 1891 il Censimento non era stato fatto perché il Governo di allora riteneva le operazioni
censuarie troppo costose. Nel 1941 non è stato condotto per la guerra, ma è stato fatto un
censimento intermedio nel 1936 perché il Governo di allora dava enorme importanza alla
popolazione.
Da ottobre 2018 viene effettuato il Censimento permanente della Popolazione e delle abitazioni,
non è più universale ma è campionario.

 POPOLAZIONE RESIDENTE DI UN COMUNE


Persone che dimorano abitualmente nel cmoune, ossia iscritte all’anagrafe.
In una rivelazione censuaria sono le persone che dimorano abitualmente nel comune
anche se alla data del censimento sono assenti perché temporaneamente dimoranti od
occasionalmente presenti in un altro comune italiano o all’estero.
 POPOLAZIONE LEGALE
Popolazione residente censita
 POPOLAZIONE PRESENTE
Costituita da:
- Persone dimoranti abitualmente nel comune e presenti in esso alla data del censimento.
- Persone non dimoranti abitualmente nel comune ma temporaneamente presenti in esso
alla data del censimento.
- Persone non dimoranti abitualmente nel comune ma occasionalmente presenti in esso
alla data del censimento.
Lo Stato Civile registra anche gli eventi della popolazione presente. Non ci dice quanti sono i
bambini pavesi nati, ma quanti bambini sono nati a Pavia, sia che questi siano residenti nel
comune di Pavia sia che risiedano in un comune diverso.
Lo Stato Civile fornirà dati di nati e di morti più alti di quelli che compaiono all’anagrafe se si
riferisce a un comune che attrae questi tipi di eventi, se invece il comune non attrae questo tipo di
eventi allora riferirà dati di nascite e di morti più bassi.
Nei comuni piccoli senza ospedali probabilmente non nascerà quasi nessuno, perché gli ospedali
saranno nei comuni adiacenti.
D’ora in poi studieremo solo agli eventi che si riferiscono SOLO alla POPOLAZIONE RESIDENTE, che
sono tra l’altro i dati che possiamo ricavare dall’ufficio anagrafe.
La popolazione residente è numerabile, mentre quella presente no.
CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLA POPOLAZIONE

 SESSO
 ETA’
 STATO CIVILE (Celibe/Nubile – Coniugato/a – Vedovo/a)
Stato in cui ci troviamo rispetto al matrimonio.
 ISTRUZIONE
Il livello di istruzione raggiunto al momento del censimento.
Fotografia di come è composta la popolazione per quanto riguarda il titolo di studio
conseguito.
 CONDIZIONE PROFESSIONALE
Le caratteristiche strutturali si desumono da fonti di stato ossia rilevazioni effettuate con
riferimento ad un preciso istante temporale. La fotografia si fa attraverso il censimento.
LA STRUTTURA PER ETA’

 ETA’ PRECISA
0-1, 1-2, 2-3, ecc.
Informazione complicata da usare, di solito si utilizza l’età compiuta.
 ETA’ IN ANNI COMPIUTI
0,1,2 ecc.; nel caso di intervalli quinquennali, l’indicazione sarà 0-4, 5-9, ecc.
Di solito si utilizza l’età espressa in intervalli quinquiennali. La prima età quinquiennale che
troviamo indicata è l’età 0-4 anni.
 ETA’ IN ANNI INIZIATI
1,2,3, ecc. e, nel caso di intervalli pluriennali, 1-5; 6-10, ecc.
Fino al 1951 l’età era indicata in anni iniziati e non compiuti.

PIRAMIDE DELLE ETA’ E DEL SESSO


Si rappresenta efficacemente attraverso un grafico chiamato piramide dell’età.
È un grafico areale per ISTOGRAMMI dove usiamo classi di età e ogni classe di età viene
rappresentata da rettangoli differenziati secondo il sesso, M o F.
La popolazione si misura a una data e non a un anno.
Di solito si fornisce la popolazione a metà anno perché essa nel corso dell’anno si modifica, quindi,
per avere una stima della popolazione di un determinato anno si utilizza la media della
popolazione iniziale e finale. Stima nel corso dell’anno.
O calcolo la popolazione a metà dell’anno, o faccio una media tra popolazione iniziale o finale.
Nel caso della Piramide della Zambia ci sono 6,2 milioni di persone con meno di 15 anni, circa il
47% della popolazione. I rettangoli si restringono a mano a mano che si sale. Per due motivi:

 Lo Zambia è una popolazione con un numero di nascite CRESCENTI.


Negli anni passati erano nati meno bambini di quanti ne nascono ora.
 È un paese con alta MORTALITA’ INFANTILE.
Molti di quelli che erano nati erano morti da bambini.
È una popolazione con una forte eliminazione per morte.
PIRAMIDE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA
La base della piramide italiana è molto stretta ed è più stretta del vertice. Piramide rovesciata
rispetto a quella dello Zambia. In Zambia ci sono molti bambini e poche persone in età adulta o
avanzata, in Italia avviene invece il contrario.
È una piramide a FIASCO. Non abbiamo dei lati inclinati, abbiamo via via un ammontare di
popolazione che è molto più numerosa di quelli nati prima, principalmente dovuto al fatto che
quelli nati negli anni ’60 sono molto numerosi.
Forte natalità degli anni ’60 unita all’assenza di mortalità nelle età precedenti i 50 anni.
Il passato determina il presente e il presente determina il futuro nelle logiche della popolazione.
Tutti coloro che sono già nati diventeranno prima o tutti da bambini o adulti, da adulti a anziani e
così via. La piramide ci racconta non solo il presente ma anche il passato.

L’INVECCHIAMENTO DEMOGRAFICO
L’aumento del numero e del peso delle persone anziane all’interno di una popolazione.
In Italia si sta svolgendo un invecchiamento demografico.
Ma chi sono gli anziani? A livello demografico gli anziani sono coloro che hanno compiuto 65 anni,
coloro che vanno dai 65 anni in poi.
Bisognerebbe trovare un livello di età condiviso per considerare l’età anziana, in modo da porter
confrontare i dati dei vari paesi. Bisogna usare la stessa misura per fare in modo che possano
essere svolti dei confronti.
Si divide la popolazione in tre grandi fasce di età:

 0-15 ANNI
 16-64 ANNI
 DA 65 ANNI IN SU
La popolazione italiana è quella che ha la cittadinanza italiana, ma in Italia ci sono anche soggetti
che hanno una cittadinanza non italiana.
Al 1 gennaio 2020 gli anziani erano 13.8 milioni, mentre i bambini erano 7.7 milioni.
Ci sono molti più anziani rispetto ai bambini. Ma sono valori assoluti.
Hanno significato nella misura in cui dobbiamo confrontarli con le nostre risorse.
Per fare confronti occorre passare dai valori assoluti ai valori RELATIVI:
INDICE DI INVECCHIAMENTO
P 65−∞
Ii = v
P0−∞

Indica quanti anziani ci sono ogni 100 abitanti.

INDICE DI VECCHIAIA
P65−ω
I v= ⋅100
P 0−14

Indica quanti anziani ci sono ogni 100 giovani

INDICE DI DIPENDENZA

Id =
Misura lo squilibrio tra coloro che non sono ancora in età lavorativa e coloro che si trovano in età
lavorativa.

SQUILIBRIO PER SESSO


Per misurare lo squilibrio tra i SESSI utilizziamo due indicatori, il Rapporto di composizione e il
rapporto di mascolinità (Pop. Maschile / Pop. Femminile).
I due indicatori danno informazioni concordi ma non informazioni uguali.
Il rapporto di mascolinità ci dice quanti maschi ci sono ogni 100 femmine. La popolazione italiana
è una popolazione FEMMINILIZZATA.
INDICE DI STRUTTURA PER ETA’ DELLA POPOLAZIONE DELL’ITALIA
Nel 1911 la popolazione giovane, dai 0-14 anni, era un terzo della popolazione totale.
La popolazione italiana, agli inizi del secolo scorso, era molto giovane.
Gli anziani erano pochi e l’indice di invecchiamento era molto basso. Era solo il 7% della
popolazione. L’indice di vecchiaia (Anziani/Giovani) era pari al 20,2, ovvero c’erano 20 anziani ogni
100 giovani. Quando si utilizza o si parla di un rapporto di COESISTENZA, quale l’indice di
vecchiaia, non si deve parlare di percentuali.
La popolazione giovane è scesa dal 33% al 13% nel 2019, ha avuto un fortissimo calo al quale ha
fatto riscontro uno straordinario aumento della popolazione anziana.
Quanti sono gli anziani attualmente in Italia? Circa 23 anziani ogni 100 abitanti.
Adesso abbiamo 173 anziani ogni 100 giovani, il numero e il peso degli anziani è aumentato.
La popolazione italiana è quindi una popolazione INVECCHIATA.
Per INVECCHIAMENTO si intende l’aumento degli anziani sia in valore assoluto che in valore
relativo, quindi un aumento sia del peso della popolazione anziana sia del numero assoluto di essa.

La popolazione femminile è invecchiata di più di quella maschile. Abbiamo 20 anziani uomini ogni
100 maschi e 25 anziani di sesso femminile ogni 100 femmine.
Ci sono più donne che diventano vecchie piuttosto che uomini, dal momento che hanno una
longevità maggiore. Gli uomini muoiono prima delle donne di norma.
INDICE DI DIPENDENZA
È un indicatore dello squilibrio, più o meno accentuato, tra la popolazione in età NON
LAVORATIVA (età tale da poter non lavorare) rispetto alla popolazione in età LAVORATIVA.
Anziani + Giovani / Popolazione età centrale.
Ha uno strano comportamento: prima scende, fino al 1991, poi comincia a salire a partire dal
2001. Mentre scende si modifica la sua composizione, perché scende molto rapidamente l’indice
di dipendenza dei giovani, mentre sale in parallelo quello degli anziani.
Scende perché si riduce la popolazione giovanile e questa riduzione della popolazione giovanile
che dipende da una riduzione della fecondità, consente all’indice di indipendenza di raggiungere
un valore OTTIMALE, che è stato raggiunto attorno al 1991, che si chiama FINESTRA
DEMOGRAFICA.
È quella temporanea situazione in cui l’indice di dipednenza si abbassa perché la popolazione
giovane si è ridotta e la popolazione anziana non è ancora aumentata per compensare la riduzione
della popolazione giovane. Finestra demografica  Condizione economica ottimale.
Situazione che ha consentito alla Cina di disporre di un enorme bacino di manodopera.
Quando la popolazione giovane aveva un forte peso prevalevano i maschi (101 maschi ogni 100
femmine), via via si è modificato per favorire la popolazione femminile.
INVECCHIAMENTO REGIONI ITALIANE
Valori più bassi per la Campania, valore più alto per la Liguria, regione che invecchia di più.
I due indicatori danno informazioni più o meno concordanti, ma non esattamente concordanti.
Le Marche e il Molise hanno un indice di INVECCHIAMENTO uguale, ma un indice di vecchiaia
diverso.
Voglio confrontare due popolazioni e devo capire quale delle due è invecchiata di più.
Devo destinare dei fondi alla popolazione anziana, usol’indice di invecchiamento o l’indice di
vecchiaia? Devo usare l’indice di invecchiamento che ci dice quanto pesa la popolazione anziana
sulla popolazione totale. I due indicatori vanno usati insieme ma letti come devono essere letti
secondo la loro struttura aritmetica.
MOTIVI DELL’INVECCHIAMENTO
L’invecchiamento della popolazione è dovuto a:

 RIDUZIONE NASCITE
Riduzione della popolazione giovane, c’è più spazio dato alla popolazione anziana
Invecchiamento alla base, dal basso.
 ALLUNGAMENTO VITA
Si vive più a lungo e quindi più persone raggiungono l’età anziana.
Invecchiamento al vertice, che si cala dall’alto.
Ci sono tanti anziani sia perché ci sono pochi giovani, e questo ce lo dimostra l’indice di vecchiaia,
sia perché gli anziani sono molto numerosi per effetto di una maggiore sopravvivenza fino all’età
anziana.
PROCESSI DI POPOLAZIONE
La struttura della popolazione si riferisce alla struttura della popolazione ad una determinata
DATA. Non si può dire che la popolazione è vecchia nel 2021, ma che è vecchia AL… e varie date.
La popolazione si verifica nel tempo mediante dei PROCESSI, che sono le variazioni che si
verificano alla struttura della popolazione per effetto di due grandi cause:

 MOVIMENTO NATURALE
Nascite e morti
 MOVIMENTO MIGRATORIO
Immigrazioni ed emigrazioni
EQUAZIONE DELLA POPOLAZIONE O BILANCIO DEMOGRAFICO
P = Popolazione
t = data che consideriamo
s = arco temporale
Partiamo dalla popolazione al tempo t alla data esatta t, aggiungendo i nati nel corso dell’intervallo
(tra t e t+s), togliendo i morti, aggiungendo gli immigrati e togliendo gli emigrati.

 Pt+s = Pt + Nt/t+s – Dt/t+s + It/t+s – Et/t+s


Il saldo demografico, ovvero la differenza tra popolazione al tempo t+s e popolazione al tempo t, è
data dalla somma tra SALDO NATURALE e SALDO MIGRATORIO.

 Pt+s – Pt = (Nt/t+s – Dt/t+s) + (It/t+s – Et/t+s)


BILANCIO DEMOGRAFICO ITALIANO 2019
È preferibile riferirsi alla popolazione come popolazione RESIDENTE in ITALIA, non italiana, perché
comprendiamo anche la popolazione di coloro che sono stranieri e risiedono in Italia.
La popolazione all’anno 1° gennaio 2019 era di 59.816 milioni.
La popolazione italiana sta perdendo unità perché le nascite stanno rapidamente decrescendo.
Ci sono stati meno nati che morti, quindi il saldo naturale era negativo.
La componente migratoria può essere:

 INTERNA
Movimenti che avvengono all’interno dei confini nazionali. Qualcuno si cancella in un
comune di residenza e si iscrive in un nuovo comune di residenza. Gli iscritti da altri comuni
rappresentano il movimento migratorio interno, è infatti uguale dai cancellati da altri
comuni.
 INTERNAZIONALE
Movimenti che portano al superamento dei confini. Gli iscritti dall’estero sono stati
332mila, sono gli immigrati nell’anno 2019.
Nel 2019 c’è stata una diminuzione della popolazione a causa del fatto che il saldo naturale
negativo fosse in peso superiore rispetto al saldo migratorio positivo.
TASSI DEMOGRAFICI
I nati in Italia nel 2019 sono stati tanti o pochi? Per rispondere a questa domanda occorre
confrontare i fenomeni di movimento, ovvero i nati, morti, emigrati ed immigrati, con la
popolazione nella quale si verificano.
Questi rapporti si chiamano tassi demografici.
I tassi demografici sono il rapporto tra l’insieme degli eventi che si sono verificati in un certo
anno, quale i nati, i morti, gli emigrati e gli immigrati, e la popolazione di quell’anno.
Ma quale popolazione? Dal momento che non esiste una popolazione dell’anno.
I nati devono essere rapporti alla popolazione MEDIA, perché dobbiamo tenere sotto controllo la
popolazione che nel corso dell’anno si è trovata ad occupare il ruolo dell’Italia.
Ci dice quanti abitanti, in un anno, aveva l’Italia. Media aritmetica tra Finale e Iniziale, oppure si
può anche andare ad usare la popolazione al PRIMO LUGLIO.
TASSI DEMOGRAFICI: al numeratore l’ammontare dell’evento, al denominatore Pop. Media.
Il tasso di NATALITA’ della popolazione italiana è pesantemente sceso dal 2008 al 2019, da circa il
10 per mille a circa il 7 per mille. Italia tra i paesi del mondo con la natalità più bassa. Il tasso di
natalità continua a scendere. Non è importante l’ammontare dei nati ma il tasso di natalità.
Il tasso di MORTALITA’ in compenso è salito, ovvero il numero dei morti rispetto alla popolazione
media dell’anno di riferimento, che è salita all’11 per mille.
Il tasso di mortalità è salito perché l’Italia è una popolazione invecchiata e la mortalità tra gli
anziani è la norma.
ESEMPIO DEI TRE COMUNI
Calcolo la mortalità e natalità di tre comuni per poter andare a vedere se le loro popolazioni sono
vecchie o meno. Come si calcola la media dei tassi dei tre comuni?
Non devo andare a calcolare la media dei tassi, perché occorre tenere conto della diversa
dimensione dei COMUNI. La media dei tassi non è corretta.
Occorre calcolare un tasso medio che tiene conto della diversa importanza delle tre popolazioni.
Devo andare ad usare una MEDIA PONDERATA.
Sommo i nati e i morti dei tre comuni, al denominatore metteremo la somma delle tre popolazioni
medie dei comuni. Non si calcola la media dei tassi, ma il tasso medio.
Anche se devo calcolare il tasso medio riferito a un’unità di tempo (anni), non posso sommare i
tassi e dividerli per il numero degli anni.
Devo andarmi a cercare i nati degli anni e sommarli, la popolazione degli anni e sommarla e poi
dividere i nati per la popolazione.
ITALIA
La Sardegna è la regione con la natalità più bassa, il Trentino più alta.
Ma il Trentino ha anche la mortalità più bassa. La Liguria ha la mortalità più alta.
Le regioni nelle quali si muore di più sono quelle con una popolazione più vecchia.
I TASSI DI VARIAZIONE
Ci portano a vedere di quanto aumenta la popolazione se aumenta, o di quanto diminuisce se
diminuisce. La popolazione dell’Italia è quella ai censimenti.
Dobbiamo specificare che la popolazione considerata è quella ai CONFINI ATTUALI, con confini
costanti. Il rischio è che le variazioni della popolazione siano dovute a variazioni di territorio;
quindi, l’ISTAT fornisce sia la popolazione ai confini dell’epoca che a confini costanti.
Al censimento del 1861 era composta da 26 milioni di abitanti. Via via l’ammontare degli abitanti è
andato aumentando.
Per calcolare questi tassi di variazione ci sono diverse misure e quella più utilizzata è il tasso di
variazione MEDIO ANNUO ESPONENZIALE, che tiene conto degli incrementi e decrementi che via
via si sono verificati nel corso del tempo. Si utilizza per 100 o per 1000.
Tra il 1861 e il 1901 la popolazione italiana è aumentata in media, all’anno, di 6,2 abitanti per mille
ogni anno. Tra il 1901 e il 1911 è aumentata del 9 per mille.
Negli ultimi anni è diventata stazionaria a partire dal censimento del 1981.
POPOLAZIONE MONDIALE IN DUE MILLENNI
All’anno 1 c’erano 250 milioni di abitanti. Adesso siamo circa a 8 miliardi.
Come ci siamo arrivati ad essere così tanti? Non siamo arrivati nel corso di questi due millenni ad
una velocità e un passo costante, ma ad una velocità andata modificandosi nel corso del tempo.
Fino a circa il 1800, la popolazione si è moltiplicata a un ritmo COSTANTE.
L’aumento della popolazione è stato lieve e non sempre costante.
Dopo il 1800 ha preso a crescere in maniera fortissima ed ESPONENZIALE.
La popolazione ha preso un’impennata dopo il 1800. Questo aumento lento avuto fino al 1800 è
anche stato caratterizzato da MORTALITA’, nei tre flagelli biblici:

 CARESTIE
 GUERRE
Sono diventate sempre meno distruttive, anche se si tratta di guerre molto diverse, erano
più che altro guerre locali che venivano combattute sul campo.
 EPIDEMIE
Sono diventate affrontabili attraverso le scoperte in campo medico e soprattutto in campo
igienico, sanitario e alimentare.
Queste hanno dominato l’aumento della popolazione mondiale per grossomodo 1800 anni.
A un certo punto, queste tre cause sono diventate controllabili.
Erano legati tra di loro. GUERRA  CARESTIE  EPIDEMIE.
I soldati diffondevano ovunque passassero le malattie di cui erano portatori.
TRANSIZIONE DEMOGRAFICA
Per spiegare questa mutazione i demografi hanno proposto la teoria della TRANSIZIONE
DEMOGRAFICA, che è un processo che consiste dal passaggio da alti livelli di natalità e mortalità,
con valori non molto dissimili tra loro, tali per cui il saldo naturale era un saldo naturale prossimo
allo zero o poco al di sopra, ad una situazione finale in cui la natalità e la mortalità di nuovo sono
prossime tra di loro ma a un livello molto più BASSO.
Passaggio da alti livelli a bassi livelli di natalità e mortalità con un saldo naturale che all’inizio della
transizione e alla fine è prossimo allo zero.
In questo passaggio prima scende la mortalità e successivamente scende la mortalità.
La mortalità scende rapidamente perché vengono combattute e vinte le cause di mortalità del
passato. La natalità segue questo decremento ma più lentamente, arrivando ad una fase in cui la
natalità era alta e la mortalità bassa.
Il tasso di incremento del SALDO NATURALE è molto alto, raggiunge un massimo, e poi scende.
La mortalità dopo la fine della transizione tende a salire, la natalità a scendere.
Alla fine della transizione vediamo l’INVECCHIAMENTO della POPOLAZIONE.
L’invecchiamento è causato dalla denatalità ed è causa della mortalità.
Il processo di transizione interessa e ha interessato tutte le popolazioni del mondo in maniera
diversa e in tempi diversi, è un processo che è avvenuto prima nei paesi più sviluppati.
In alcune aree la transizione si è conclusa. In altre aree, la transizione è ancora in corso.
Tutti i tempi utilizzati sono teorici, stanno a rappresentare l’inizio e la fine della transizione.
PAESI RICCHI VS PAESI POVERI
Sia il nord che il sud del mondo sono simili nella loro forma, ma sono dissimili nei loro valori.
La curva dei paesi “ricchi” è una curva che ha cominciato a salire molto presto, nel 1800,
raggiungendo un massimo nel 1900 e scendendo fino a diventare di nuovo pari al valore del 1700
negli anni 2000.
La curva dei paesi “poveri” ha iniziato a salire attorno al 1850, in maniera molto rapida ed
esponenziale, raggiungendo la propria fase culminante negli ultimi anni del 1900.
In nessun paese del mondo la transizione è al suo massimo, tutti i paesi si trovano ormai nel ramo
discendente della curva.
TRANSIZIONE IN ITALIA
Anche per l’Italia la mortalità scende PRIMA della natalità, raggiungendo il massimo dello sviluppo
della popolazione attorno al 1910-1920.
Gli emigrati sono andati all’estero nei primi anni del ‘900 perché erano troppi rispetto allo sviluppo
economico, che non era sufficiente.
La transizione demografica porta con sé come conseguenza uno sviluppo abnorme della
popolazione, che se NON SEGUITO da uno sviluppo del sistema economico, respinge gli abitanti
che cercano nuove destinazioni per poter sopravvivere.
TRANSIZIONE NEL MONDO
Mentre il tasso di mortalità nell’Africa orientale e centrale è sceso moltissimo, la natalità è molto
più alta della mortalità. Sono in uno stadio appena dopo il raggiungimento del picco.
Questo porta gli Africani ad emigrare, dal momento che non hanno un sistema economico in grado
di poter sostenere questa crescita demografica.
L’Africa del Nord è già in una fase avanzata della transizione demografica, perché la natalità sta già
scendendo in misura sensibile.
La stessa situazione dell’Africa del Nord la troviamo in Asia orientale, in cui sia la mortalità che la
natalità sono davvero molto bassi. Entrambe le zone del mondo, quindi, si trovano nella loro fase
discendente della transizione demografica.
Anche l’America Latina sta CONCLUDENDO la transizione.
TASSO DI VARIAZIONE POPOLAZIONE
Ci aspettiamo che la transizione demografica sia prossima a concludersi quando il tasso di
variazione medio annuo della popolazione sono prossimi allo zero.
Se questi sono invece sostenuti, siamo ancora in una fase avanzata, non conclusiva.
NATALITA’ E FECONDITA’
La natalità è un tasso. È diverso parlare di natalità e nascite.
Analizziamo la Bolivia, che è in una fase molto arretrata di sviluppo.
Le nascite sono salite nel corso del tempo, ma la natalità è diminuita. Perché?
In NESSUN PAESE del mondo la NATALITA’ sale. Salgono, tuttavia, le nascite.
Il flusso dei nati è crescente, ma la natalità, il rapporto tra nascite e popolazione, è decrescente.
La base della piramide diventa sempre più larga.
Mentre le nascite salgono a un dato ritmo, anche la popolazione cresce, ma cresce più
velocemente delle nascite a causa della RIDUZIONE della MORTALITA’.
Quando la mortalità si riduce la popolazione cresce e per quanto le nascite salgano il rapporto tra
nati e popolazione è un rapporto che va decrescendo.
LE NASCITE IN ITALIA DAL 1961 AL 2021
Siamo passati da oltre un milione di nascite alla metà degli anni ’60, a meno di 400 mila unità nel
2021. Sono scese al di sotto delle 400 mila, il valore più basso mai registrato nella nostra storia.
Valore molto basso, ma come notiamo, la tendenza delle nascite è decrescente.
Sarà difficile che ci possa essere una ripresa del numero delle nascite, perché i nati di un certo
anno sono figli di donne che sono nate circa 30 ANNI PRIMA.
I bambini nati nel 2021, grossomodo sono figli di donne che sono nate nel 1990.
Nel 1990 erano poche le persone nate. Il minimo di natalità ha determinato una riduzione della
natalità 30 anni dopo. Se ci sono POCHE MADRI  POCHI FIGLI.

 MADRI POTENZIALI IN ETA’ FECONDA  Donne dai 15 ai 49 anni.


 NUMERO MEDIO DI FIGLI PER DONNA  TASSO DI RIPRODUZIONE
TASSO DI FECONDITA’ TOTALE  Numero di figli medio procreato da una donna nel corso della
sua vita riproduttiva, ovvero dai 15 ai 49 anni.
Quando negli anni ’60 c’è stato un boom di nascite, c’è stato anche un problema logistico, allocare
i bambini nelle scuole. Sono state costruite molte scuole, ma sono stati anche allocati insegnanti.
Ma si era ragionato nel BREVE PERIODO: Queste scuole, quando la natalità è scesa, non servivano
più. Tendenza decrescente anche verso il futuro, perché i bambini che nascono ora sono nati già in
una fase decrescente delle nascite in cui poche madri hanno generato pochi figli.
TASSO DI FECONDITA’ TOTALE ITALIANO
Nella metà degli anni ’60 il numero di figli per donna era 2,6. Una donna procreava mediamente
2,6 figli. Tante nascite che derivavano anche da tante madri.
Nel corso del tempo questo tasso di fecondità si è andato RIDUCENDO, fino a che nel 1995 si è
raggiunto 1,19.
Il VALORE SOGLIA del tasso di fecondità totale è pari a 2,1.
Per raggiungere almeno lo stesso numero della popolazione dei genitori bisogna avere almeno 2
figli, altrimenti la popolazione si riduce.
Valori superiori a 2 indicano che la popolazione dei figli è superiore a quella dei genitori.
Valori inferiori a 2 indicano che la popolazione dei figli è inferiore a quella dei genitori.
Nel 2019 il TFT era pari a 1,29. Siamo quindi molto vicini a dimezzare la popolazione dei genitori.
Il nome vero del valore soglia è TASSO DI SOSTITUZIONE, perché indica il numero dei figli per
sostituire la generazione dei genitori.
Il TFT è molto differente dal TASSO DI NATALITA’.
Il problema principale è che la popolazione italiana ha una fecondità TROPPO BASSA; quindi, è
una popolazione che inevitabilmente è destinata ad invecchiare.
Nascono pochi bambini che un domani saranno pochi produttori. I pochi nati di adesso
diventeranno pochi adulti, mentre saranno tanti gli anziani.
L’indice di dipendenza sarà fortemente SQUILIBRATO nei confronti della popolazione anziana.
IL TFT DELLE REGIONI
Nel 1987 il tasso di fecondità totale era molto differenziato tra le regioni.
Le regioni del Sud avevano una fecondità superiore a quella delle regioni del Nord.
Emilia - Romagna e Liguria avevano un TFT sotto l’1 nel 1987.
Adesso i risultati sono meno differenziati, si ha avuto anche un ribaltamento nella geografia del
tasso di fecondità totale, che era più alto al sud.
Adesso al sud si è abbassato, mentre al nord si è alzato. Le regioni del sud sono quasi meno
feconde del nord. Le regioni più importanti di questo processo sono la Sardegna e la Basilicata.
Sardegna: 1,63  1,03
Basilicata: 1,70  1,15
NATALITA’ E FECONDITA’

 NATALITA’
Frequenza relativa o assoluta delle nascite. La misura della natalità usata di solito è il tasso
di natalità sulla popolazione.
 FECONDITA’
Capacità riproduttiva. Si usa il tasso di fecondità totale o numero medio di figli per donna.
Le nascite sono il risultato della fecondità.
FECONDITA’ A LIVELLO MONDIALE
La fecondità più alta si trova nell’Africa Subsahariana, Occidentale, Centrale.
Tassi di fecondità minori rispetto a questi nell’africa del Nord e del Sud, perché sono modelli
maggiormente vicini a quelli europei.
Alcuni ritengono che nell’Africa del Nord la fecondità si sia ridotta per il ritorno degli emigrati, che
ha portato in patria i modelli dei paesi nei quali si erano trasferiti (Africa del Nord era colonizzata).
L’Africa del Nord è anche in una fase più avanzata nel processo di TRANSIZIONE DEMOGRAFICA.
La fecondità in Africa Centrale non scende anche perché il numero di figli procreato è il numero di
figli desiderato o comunque un numero che i genitori non ostacolano.
In Africa i figli sono braccia. La fecondità è particolarmente alta nei centri rurali, i figli aiutano nei
campi. Più alto il numero dei figli, più braccia ci sono per lavorare.
Il numero dei figli dipende dalla VOLONTA’ dei genitori ovunque, a parte che in CINA.
In Cina il TFT era pari a 6 figli per donna alla metà del secolo scorso, la popolazione cinese
aumentava a una velocità ECCESSIVA. Erano state poste in atto delle politiche di contenimento
delle nascite che avevano dato pochi risultati perché erano basate sulla persuasione.
È stata adottata, quindi, la politica del FIGLIO UNICO, dove con incentivi e disincentivi si obbligava
la popolazione a mettere al mondo un figlio solo.
Il tasso di fecondità della Cina è sceso da 6 figli per donna a 1,6.
A fronte di questi aspetti positivi per il sistema demografico cinese, ci sono state anche due
conseguenze negative:

 MASCOLINIZZAZIONE NASCITE
Il rapporto tra nascite maschili e femminili era 120 maschi ogni 100 femmine.
Queste nascite mascolinizzate si sono poi trasferite sulla popolazione mascolinizzata,
creando quello che si chiama uno squilibrio nel Mercato Matrimoniale.
 INVECCHIAMENTO POPOLAZIONE
Quando le nascite si riducono la popolazione invecchia. La Cina non era preparata
all’invecchiamento della popolazione, non avendo le strutture sociali alle quali siamo noi
abituati. Gli anziani erano soprattutto affidati alle cure dei figli.
Questi due problemi hanno fatto sì che la politica del figlio unico venisse abbandonata all’inizio
degli anni 2000. Il TFT cinese è comunque inferiore a 2, perché le coppie si sono abituate ad avere
un figlio solo.
L’India aveva un tasso di fecondità totale pari a 5,72 nel secolo scorso. Il tasso è sceso
successivamente (2,44) ma non quanto quello cinese, è comunque sopra al livello cinese.
L’India ha messo in atto politiche di CONTENIMENTO delle nascite, ma non utilizzando le misure
coercitive che erano state utilizzate in Cina.
La misura più drastica usata a metà degli anni ’70 era una legge che obbligava le coppie a farsi
sterilizzare dopo il terzo figlio. Agli indiani non è piaciuto e Indira Ghandi è caduta.
In Iran c’è stato un calo FORTISSIMO della FECONDITA’, da 6,68 a 1,75.
Gli iraniani si sono adeguati a modelli riproduttivi di risparmio. Paese asiatico con fecondità bassa,
addirittura inferiore al tasso di sostituzione.
L’Europa del Nord ha un tasso di fecondità maggiore rispetto all’Europa del Sud, nonostante sia
comunque inferiore al tasso di sostituzione.
Fecondità insostenibile nei paesi africani. Un numero così elevato di figli non può che alimentare
anche in un prossimo futuro un’emigrazione. Nessuno di questi paesi uscirà dal CIRCOLO VIZIOSO
della povertà. Tanti figli  Aumento povertà.
FAMIGLIA E NUCLEO FAMILIARE
Per FAMIGLIA si intende una o più persone che abitano sotto lo stesso tetto e che siano legate da
un vincolo o di coniugio o di parentela.
Le famiglie sono registrate come tali alle anagrafi comunali.
Spesso si identifica la famiglia con il NUCLEO, ma sono due entità diverse.
Il NUCLEO è una forma di famiglia ed è in particolare solo la famiglia coppia con o senza figli o
residuo di una coppia con figli. La famiglia monogenitoriale (un genitore con figli).
Se una coppia si separa e i figli rimangono con uno dei genitori, questo costituisce un nucleo.
Il genitore che vive anagraficamente con i figli costituisce un nucleo.

 FAMIGLIE CON PIU’ NUCLEI


Famiglia in cui il figlio si sposa e torna a vivere con i suoi con la propria moglie.
Ci sono due nuclei familiari in questo caso.
Ma ci sono anche le FAMIGLIE SENZA NUCLEI.
Le persone che vivono da sole costituiscono una famiglia ma non costituiscono un nucleo.
Il genitore separato che non vive anagraficamente con i figli costituisce una famiglia senza nucleo.
La famiglia senza nucleo può essere:

 UNIPERSONALE
Un solo individuo. Sono innanzitutto i vedovi, i divorziati, i giovani che escono dal nido
familiare e costituiscono una famiglia a sé senza essere coniugati.
Sono pochi i giovani che vanno ad abitare per proprio conto. Spesso non ci sono i mezzi di
sostentamento per andare ad abitare per proprio conto.
Sono composte in particolare da PERSONE ANZIANE.
Il peso delle famiglie unipersonale è salito dal 25% al 33% in 20 anni. La popolazione
invecchia. Un terzo delle famiglie italiane è composto da persone che vivono da sole.
 PLURIPERSONALE
Fratelli che abitano insieme, cugini che abitano insieme.
FAMIGLIE CON NUCLEO

 COPPIE SENZA FIGLI


Coppie che non hanno ancora avuto un figlio o le coppie i cui figli sono andati via di casa.
Queste si chiamano NIDI VUOTI.
 COPPIE CON FIGLI
Sono prevalenti sulle altre, il 52,6%
 FAMIGLIE MONOPARENTALI
Tra queste prevalgono le madri con i figli piuttosto che i padri con i figli, perché di solito
anagraficamente è più frequente che vengano assegnati alla madre, anche in caso di affido
congiunto.
MORTALITA’
La MORTALITA’ si misura abitualmente mediante il TASSO DI MORTALITA’, analogo a quello di
natalità. Deceduti sul totale della popolazione moltiplicato per mille.
Questo indicatore ci dice quanti morti ci sono ogni 1000 abitanti.
Rappresenta la frequenza delle morti.
In Europa del Sud ci sono 10 decessi ogni mille abitanti. Vediamo anche che ogni 1000 nati ne
muoiono 3 in media all’anno, dal momento che la MORTALITA’ INFANTILE per mille è 3,1.
Si ottiene dividendo i bambini che muoiono entro il primo compleanno per le nascite avvenute in
quell’anno. Rapporto tra morti e nati.
Se confrontiamo l’Europa del Sud con l’Africa Centrale, la parte più arretrata demograficamente
dell’Africa, il suo tasso di mortalità è del 9,5%, inferiore a quello europeo meridionale.
In Africa muoiono meno persone di quante ne muoiono in Europa Meridionale, dal momento che
la popolazione è più giovane. Il tasso di mortalità infantile è pari a 64 su 1000.
Muoiono 64 bambini ogni 1000 entro il primo compleanno, che confrontato a 3 bambini su 1000
dell’Europa Meridionale ci da misura della situazione drammatica di quest’area del mondo.
Essendo così elevata, ci sono POCHI ANZIANI, perché i bambini muoiono prima.
I pochi vecchi fanno sì che la mortalità africana sia inferiore a quella europea.
Viene anche usato l’indicatore di SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA.
Rappresenta il numero di anni che un neonato può matematicamente sperare di vivere.
È un indicatore costruito matematicamente, una media aritmetica dell’età alla morte.
In Africa la speranza di vita è veramente bassa, dovuta anche all’alta mortalità infantile.
In Europa Meridionale la speranza di vita è pari a 82 anni.
Rappresenta l’età alla quale si muore o in positivo l’età alla quale si arriva.
La speranza di vita rappresenta gli ANNI RESIDUI da vivere.
Se vogliamo confrontare le condizioni di mortalità di due popolazioni diverse dobbiamo usare la
SPERANZA DI VITA alla nascita, perché è l’unico indicatore che non dipende dalla struttura per età
della popolazione, ma solo dalla frequenza a cui si muore per età.
L’Europa Orientale, tra tutte le aree europee, è quella che ha la speranza di vita alla nascita più
bassa. Nell’Europa Orientale si muore soprattutto nell’età centrale, per fattori dovuti a malattie
cardo circolatorie legate anche all’alcolismo. Caso a sé stante.
SPERANZA DI VITA IN ALCUNI PAESI EUROPEI
L’Italia è tra i paesi in cui si vive più a lungo, ossia si muore più tardi, sia per gli uomini che per le
donne. La speranza di vita dei maschi è sempre INFERIORE a quella delle donne.
SPERANZA DI VITA IN ITALIA NEL 2019
Speranza di 81 anni per gli uomini e 85 per le donne.
La regione in cui si vive più a lungo è il Trentino-Alto Adige, sia per sesso maschile che femminile.
A seguito del COVID la speranza di vita italiana si è ridotta di circa un anno, perché il covid ha
colpito soprattutto le persone anziane, che sono morte prematuramente.
ALLUNGAMENTO VITA IN ITALIA
Abbiamo come uso nazionale di considerare anziana una persona che ha raggiunto i 65 anni di età.

Una volta i 65 anni di età erano un traguardo non così diffuso, attualmente sono un traguardo alla
portata di tutti.
Nel 1950 la probabilità per un neonato di raggiungere i 65 anni era del 68,6%.
2/3 dei neonati potevano accedere all’età anziana. Attualmente questa percentuale, ovvero la
PERCENTUALE DI CONSEGUIMENTO ETA’ ANZIANA è del 91,6%.
Tutti i neonati raggiungerebbero l’età soglia per essere anziani.
Molti ritengono sia quindi necessario spostare l’età anziana più avanti dei 65 anni.
Ma bisogna mantenere questa soglia perché dobbiamo confrontare i dati riguardo all’età anziana
anche con altri paesi o anche con il passato.
Se cambio l’età soglia non riesco più a fare dei confronti.
Negli anni ’50 la speranza di vita alla nascita era di 65 anni. Simile a quella africana attuale.
Attualmente è di 83 anni. È interessante vedere la speranza di VITA ALL’ETA’ di 65 ANNI.
La speranza di vita si può calcolare a tutte le età.
Nel 1950 un sessantacinquenne poteva sperare di vivere altri 13 anni. Nel 2017 poteva sperare di
viverne altri 20.
A 65 anni il soggetto avrà una speranza di vita maggiore rispetto a quella che aveva avuto alla
nascita. Più si vive più la speranza di SOPRAVVIVENZA AUMENTA.
La speranza di vita aumenta e si allunga quanto più a lungo si vive.
RUSSIA – UCRAINA – AFGHANISTAN – ITALIA
Russia e Ucraina hanno situazioni di fertilità simili e sono simili anche a quelle italiane.
MIGRAZIONE
Cambiamento di DIMORA ABITUALE (di solito residenza) che può essere:

 INTERNA: se il cambiamento viene effettuato all’interno dei confini di uno stato


 INTERNAZIONALE: se il cambiamento viene effettuato al di fuori dei confini dello stato.
La Francia non ha un’anagrafe, perché i francesi sono sempre stati contrari all’invasività dello Stato
nei confronti dei singoli soggetti. In alcuni paesi non esiste il concetto di dimora abituale che
consiste nella residenza; quindi, nel loro caso non si tratta di un cambiamento di residenza.

 EMIGRAZIONE
Evento riferito all’area territoriale di PROVENIENZA
 IMMIGRAZIONE
Evento riferito all’area territoriale di DESTINAZIONE
L’IMMIGRATO è colui che ha cambiato il paese di residenza abituale.
Dal nostro punto di vista, gli immigrati sono coloro che da un paese estero si sono trasferiti in
Italia. Non è la stessa cosa di essere straniero. L’immigrato può non essere straniero.
L’immigrato non straniero è l’Italiano che essendosi recato all’estero per un periodo abbastanza
lungo da TRASFERIRNE LA RESIDENZA, poi se ne torna in Italia.
Rimane italiano ma quando torna in Italia è contato tra gli immigrati, è un RIMPATRIATO.
Gli STRANIERI sono coloro che hanno una cittadinanza diversa da quella dello Stato in cui si trova.
Lo straniero può essere immigrato se avendo una cittadinanza diversa proviene da un paese
diverso dall’Italia, ma può anche non essere immigrato.
Uno straniero non immigrato potrebbe essere il figlio di stranieri.
Un bambino o una bambina nati in Italia da genitori stranieri è straniero per il nostro sistema
statistico ma non è un immigrato. Lo STRANIERO NON IMMIGRATO è il figlio di stranieri.
In molti paesi del mondo non si considera lo Ius Sanguinis, ma lo Ius Solis come posizione della
cittadinanza: basta nascere in quel paese per avere la cittadinanza di quel paese.

 FLUSSO MIGRATORIO
Insieme dei movimenti che si verificano in un determinato ammontare di tempo.
 STOCK MIGRATORIO
Consistenza del numero delle unità. Ammontare della popolazione che in quella data e in
quell’istante erano residenti sul suolo nazionale.
BILANCIO DEMOGRAFICO 2018
Rappresenta il movimento della popolazione in Italia. Vediamo chiaramente che gli iscritti per
nascita stranieri sono stati, nell’anno 2018, 65mila.
Sono stranieri NON immigrati, nati in Italia da cittadini stranieri.
Abbiamo i morti stranieri che sono molto meno dei nati italiani, perché gli stranieri sono
soprattutto in età giovanile o centrale.
Gli iscritti dall’estero stranieri erano 285500, questi sono gli IMMIGRATI STRANIERI.
46.850 immigrati ITALIANI. Somma dei due, ovvero numero totale degli immigrati.
Abbiamo i cancellati per l’estero, ovvero coloro che dall’Italia si recano all’estero, che siano
stranieri o di cittadinanza italiana. Cancellati perché vengono cancellati dai registri anagrafici.
Acquisizioni di cittadinanza italiana sono state 112mila, quindi ci sono stati 112mila stranieri in
meno e la popolazione italiana aumenta di 112.523. Si riduce, a causa del cambiamento di status,
da cittadini stranieri a cittadini italiani, il numero di stranieri.
DEFINIZIONI MONDIALI
A livello planetario si utilizzano le statistiche dell’ONU.
L’ONU definisce “MIGRANTI” tutti gli individui che hanno cambiato il loro usuale luogo di
residenza.
Lo Stock di Migranti Internazionali (MIGRANT STOCK) è propriamente definito come il numero di
persone che, a una CERTA DATA, vivono in un paese DIVERSO da quello in cui sono nati.
Le statistiche che l’ONU fornisce si riferiscono al luogo di nascita.
Questo crea discrepanze tra statistiche, perché a seconda della fonte a cui si fa riferimento si
vanno ad utilizzare delle definizioni differenti.
PERCHE’ SI EMIGRA?
FATTORI PUSH

 CRESCITA DEMOGRAFICA
 PEGGIORAMENTO CONDIZIONI AMBIENTALI
 CONFLITTI, VIOLAZIONI DIRITTI UMANI
 CRISI ECONOMICHE
FATTORI PULL

 DOMANDA DI LAVORO
 MAGGIORI SALARI
 ESISTENZA DI CATENE MIGRATORIE
 MAGGIORI OPPORTUNITA’ PER I FIGLI
Travaso di popolazione tra i paesi asiatici e africani verso quelli europei per la ricerca delle migliori
condizioni di vita, chiamato principio dei VASI COMUNICANTI.
STOCK DI MIGRANTI NEL MONDO
Idea del mondo popolato da soggetti in perpetuo movimento, ma non è così.
In totale, i migranti nel mondo sono 271 milioni su 8 miliardi di persone.
Coloro che vivono in un paese diverso da quello in cui sono nati sono una parte MINIMA della
popolazione del mondo.
Questo aumento non si è verificato in modo COSTANTE.
Il maggiore aumento di immigrati si ha avuto dall’arco temporale che andava dal 1985 al 1995.
Per quale motivo?
Il motivo principale è statistico. Non si è avuta un’improvvisa esplosione del movimento
migratorio, nel 1991 si è disfatta l’Unione Sovietica.
Molti paesi che facevano parte dell’URSS sono diventati indipendenti, così che una persona nata in
Armenia che si trovava a Mosca prima del 1991 era cittadino dell’Unione Sovietica.
Dopo il 1991 l’Armenia diventa indipendente: il soggetto residente a Mosca diventa allora
cittadino straniero.
Coloro nati in paesi poi diventati indipendenti ma rimasti in Repubblica Russia, per la Russia erano
cittadini STRANIERI nati in un paese diverso rispetto a quello in cui risiedevano.
Questo ha provocato un aumento fittizio, a livello statistico, del numero dei migranti.
STOCK DI MIGRANTI PER CONTINENTE
Il continente che conta la più alta percentuale di migranti sulla popolazione è l’America del Nord,
seguita dall’Europa, ovvero dai paesi SVILUPPATI.
L’Oceania è un caso del tutto particolare, perché è un continente che si è popolato per
immigrazione. Per definizione, gli australiani e i neozelandesi sono nati fuori, a parte le ultime
generazioni. È un continente nato per immigrazioni.
I migranti europei costituiscono oltre il 30% dei migranti a livello mondiale, lo stesso in Asia.
DIREZIONI MIGRATORIE
Le immigrazioni avvengono prevalentemente a CORTO RAGGIO nelle aree poco sviluppate.
Su 100 unità che stanno in Africa e che sono nate in un paese diverso da quello in cui risiedono, 77
provengono dalla stessa Africa. In Asia 64 provengono dall’Asia. In Europa il 54.
Lo scambio avviene ovviamente anche fuori dal continente, ma avviene soprattutto ALL’INTERNO
del Continente.
Gli scambi fuori dal continente avvengono prevalentemente nelle aree del mondo maggiormente
sviluppate, quali in Europa dove il 50% degli immigrati proviene dall’Europa, mentre in Nord
America solamente il 2% degli immigrati è nato in America.
VALUTAZIONE DEI FLUSSI
I flussi possono essere:

 ISCRIZIONI ALL’ANAGRAFE PER RESIDENZA


 PERMESSO DI SOGGIORNO (O LAVORO)
Questi permessi di soggiorno vengono rilasciati dal Ministero degli Interni.
Alcuni coloro che entrano in Italia non sono tenuti ad avere un permesso di soggiorno, e
sono anche distribuiti diversamente.
Non tutti quelli che vengono in Italia si iscrivono all’anagrafe.
Anche quelli che vengono in Italia con un permesso di soggiorno o senza ma regolari, quali i
cittadini dell’Unione Europea che non hanno bisogno del permesso di soggiorno per venire in
Italia.
Lo straniero che entra in Italia e va a Milano si fa dare il permesso di soggiorno a Milano.
Per motivi di lavoro si trasferisce a Palermo e si iscrive all’anagrafe di Palermo.
Le quantità di permessi di soggiorno e iscrizioni all’anagrafe NON sono SOVRAPPONIBILI.
Inoltre, non tutti quelli che vengono in Italia sono effettivamente interessati ad ottenere la
residenza e quindi a rimanere residenti nel paese.
TIPOLOGIE DI IMMIGRATI STRANIERI
IMMIGRATI REGOLARI

 VISTO
Viene rilasciato a seconda del paese di provenienza e dipende dagli accordi tra paesi.
Visto per la permanenza sul suolo nazionale.
 PERMESSO DI SOGGIORNO
Regolarmente in Italia provvisto di rimanere sul suolo di un determinato paese.
Il soggetto entra in Italia con un titolo che gli consente di rimanere sul nostro suolo.
Decide che l’Italia gli piace e acquisisce la residenza, diventando un REGOLARE RESIDENTE, il che
fa pensare che esistano anche dei regolari NON RESIDENTI (chi entra in Italia con un titolo che gli
consente di rimanere in Italia ma non acquisisce la residenza).
Quando questo titolo scade, se viene rinnovato si rimane nella tipologia di REGOLARE.
Se il titolo non viene rinnovato l’immigrato diventa IRREGOLARE.
IMMIGRATI IRREGOLARI
Coloro con un permesso di soggiorno scaduto o non rinnovato.
Un caso particolare quello dei clandestini. Un clandestino è chi entra in Italia senza un titolo che gli
consenta di restare. Il clandestino NON è l’IRREGOLARE.
Gli irregolari in senso lato sono sia gli irregolari sia i clandestini.
Il clandestino può diventare REGOLARE attraverso una serie di leggi fatte nel corso del tempo,
ovvero le leggi di SANATORIA: leggi che consentono in determinate condizioni ad un soggetto
entrato in Italia in modo clandestino di ottenere il permesso di soggiorno ed entrare nella
categoria dei regolari. L’ultima riguardava il personale addetto alle persone (badanti, camerieri).
Quando c’è troppo lavoro NERO, diventa conveniente trasformarlo in lavoro riconosciuto.
SITUAZIONE ITALIANA
Andiamo a vedere i dati al 1° gennaio 2017 riguardo alla composizione delle unità di stranieri in
Italia. Ogni anno viene fatta una rilevazione per stimare quanti possono essere gli IRREGOLARI.
In Italia erano presenti 6 milioni di cittadini stranieri.
Di questi 5 milioni erano residenti, 420mila erano regolari ma NON RESIDENTI, 491mila erano gli
irregolari. Gli irregolari, che comprendono sia i clandestini sia coloro il cui permesso di soggiorno è
scaduto erano meno di 500mila, ossia l’8% del totale dei presenti.
NON È VERO che l’Italia è invasa dagli irregolari.
PAEIS DI ORIGINE
I residenti sono per lo più RUMENI. C’è un numero di persone che viene dall’Albania, dal
Marocco, dalla Cina e così via.
L’apporto che gli stranieri possono dare al nostro sistema demografico non è così RILEVANTE.
Quasi un quarto degli stranieri residenti in Italia è rumeno, che hanno un tasso di fecondità totale
simile a quello italiano.
Non possiamo aspettarci che contribuiscano molto alle nascite.
Inoltre, è vero che la popolazione straniera ha un tasso di fecondità totale basso come il nostro,
ma è formato da popolazione giovane: le donne sono tante e le nascite sono comunque elevate.
I flussi sono sia MASCOLINIZZATI (provenienti dall’Africa) che FEMMINILIZZATI (Europa Orientale),
sono principalmente coloro che si recano in Italia per poter svolgere il lavoro di badante.
Se i flussi sono squilibrati è chiaro che anche il numero delle nascite non potrà essere così
squilibrato. Se la badante viene in Italia da sola, non viene in Italia a far figli.
I paesi i quali flussi non sono né femminilizzati né mascolinizzati, quali Albania e Marocco, sono gli
immigrati dei paesi che faranno più figli. Immigrazione familiare.
NATALITA’: ITALIANI VS STRANIERI
Gli stranieri hanno una fecondità più alta. Il tasso di fecondità straniero è del 1.94, quello italiano
del 1.21, ma gli stranieri non si possono omologare tra di loro.
Il tasso di natalità degli italiani è 6,8 per mille, quello degli stranieri 12,6, perché sono in linea
generale più giovani e quindi fanno più figli.
Anche se il tasso di natalità degli stranieri è alto, il tasso nazionale rimane basso (7,2), il gioco è
fatto dagli italiani. L’85% delle nascite provengono dalla popolazione italiana.
PREVISIONI ONU
Se il tasso di fecondità rimanesse costante a livello planetario, alla metà di questo secolo la
popolazione raggiungerebbe i 12 miliardi di abitanti.
RIFUGIATI NEL MONDO
Sono quasi 80 milioni le persone che hanno lo stato di rifugiati. Persone che fuggono da
persecuzioni religiose, razziali o politiche, o che fuggono da eventi naturali catastrofici.
45.7 milioni sono quelli che l’ONU chiama PROFUGHI. Rimangono vicino all’area da cui fuggono.
Ci sono 4 milioni di richiedenti asilo.
ISTRUZIONE
L’Obbligo dell’istruzione elementare venne introdotto per la prima volta con la LEGGE
PIEMONTESE del 13 novembre 1859, successivamente estesa ed adattata a tutta la scuola italiana.

Tale legge obbligava i padri di famiglia, o chi ne faceva le veci, a fornire nel modo che stimassero
CONVENIENTE ai loro figli dai 6 ai 9 anni di età l’istruzione che si impartiva nelle classi del corso
elementare inferiore, minacciando una MULTA agli inadempienti.
LEGGE COPPINO DE SANCTIS
Legge del 1877, presentata da Coppino e De Sanctis, prescriveva che i bambini dai 6 ai 9 anni
dovessero frequentare le scuole elementari DEL COMUNE, qualora i loro genitori non
provvedessero alla loro istruzione in scuole private o in famiglia.
La legge non fu dichiarata subito APPLICABILE a tutti i comuni a causa di un’assenza di un
adeguato numero di maestri nella popolazione (1 ogni 1500 persone).
Solamente a partire dal 1891-1892 l’obbligo fu esteso a tutto il regno di ITALIA.
ISTRUZIONE ESTESA FINO AI 12 ANNI – 1904
Con la legge dell’8 luglio 1904 l’obbligo venne esteso ai 12 anni, ciò avvenne GRADUALMENTE in
quanto l’obbligo riguardava i Comuni che potevano impartire un corso di scuola elementare
superiore.
In molti casi l’attuazione di questa norma non avvenne o avvenne solo DOPO il 1910, quando
l’istruzione elementare divenne STATALE: molti comuni, infatti, non erano in grado di istituire
scuola quinquennali, soprattutto nel Meridione.
LEGGE GENTILE - 1923
Venne istituito l’obbligo scolastico a 14 anni.
Dopo i primi cinque anni di scuola elementare uguali per tutti, l’alunno poteva scegliere tra:

 Liceo scientifico o Ginnasio


 Scuola complementare per l’avviamento al lavoro.
Solo la scuola media consentiva l’accesso ai LICEI.
ARTICOLO 34 COSTITUZIONE – 1948
La legge rimase lettera morta per la stragrande maggioranza dei ragazzi e delle ragazze italiane,
nonostante dal 1948 la Costituzione Italiana prevedesse che: “La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è gratuita e obbligatoria.”
RIFORMA SCUOLA MEDIA UNICA 1962
Con la riforma della Scuola Media unica a partire dal 1962 al 1963 si comincia a percepire e
prendere seriamente l’obbligo scolastico dei 14 anni.
RIFORMA BERLINGUER – 2000
Con la legge n. 30 del 2000 (abrogata dalla legge Moratti nel 2003), l’obbligo scolastico viene
innalzato fino al quindicesimo anno di età.
RIFORMA MORATTI – 2003
Legge n. 30 del 28 marzo 2003. Con la riforma Moratti viene introdotto il DIRITTO ALL’ISTRUZIONE
e alla FORMAZIONE per almeno DODICI ANNI, o comunque, sino al conseguimento di una
qualifica entro il diciottesimo anno di età.
L’attuazione di tale diritto si realizza nel sistema di istruzione e in quello di istruzione e di
formazione professionale. La fruizione dell’offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere
legislativamente sanzionato.
OBBLIGO SCOLASTICO DI 10 ANNI – 2006
Legge n.239 del 2006 e Regolamento del Ministero della Pubblica Istruzione n.139 del 2007.
L’istruzione impartita per almeno DIECI ANNI è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il
conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale
di durata almeno TRIENNALE entro il diciottesimo anno di età, con il conseguimento dei quali si
assolve il diritto/dovere.
L’età per l’accesso al lavoro è elevata da quindici a SEDICI ANNI.
Resta fermo il regime di gratuità.
OBBLIGO SCOLASTICO E FORMATIVO AI GIORNI NOSTRI
L’istruzione impartita per almeno 10 ANNI è OBBLIGATORIA e riguarda la fascia di età compresa
tra i 6 e i 16 anni. L’adempimento dell’obbligo di istruzione è finalizzato al conseguimento di un
titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di almeno durata
triennale entro il 18° anno di età.
L’istruzione obbligatoria è GRATUITA, e l’obbligo di istruzione può essere assolto:

 Scuole statali e Paritarie


 Strutture accreditate dalle Regioni per la formazione professionale
 Istruzione parentale
Dall’obbligo scolastico va tenuto distinto quello FORMATIVO.
Tale obbligo consiste nel diritto/dovere dei ragazzi di continuare a frequentare attività formative
fino al diciottesimo anno di età, avendo assolto già in precedenza l’obbligo scolastico.
Infatti, hanno già conseguito un titolo di scuola secondaria superiore o una qualifica professionale
della durata di almeno tre anni.

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