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L’INDAGINE STATISTICA
PROGRAMMAZIONE DI UNA RICERCA
Andiamo a definire come possiamo organizzare la programmazione di un’indagine statistica.
Vediamo le caratteristiche di una DISCIPLINA SCIENTIFICA:
STUDI LONGITUDINALI
Siamo interessati a studiare come ciò che ci interessa cambia nel tempo. Posso individuare
un insieme di soggetti e posso raccogliere informazioni su questi soggetti a un tempo
iniziale che si chiama t0, poi dopo 6 mesi, dopo 1 anno, dopo 2 anni e così via.
Sono studi longitudinali nel caso in cui io selezioni un numero di soggetti e li vada a seguire
nel tempo per vedere come cambia la situazione in relazione a determinate variabili di
interesse. Il soggetto che ci interessa viene monitorato nel tempo.
Posso anche andare a fare un’indagine sulle abitudini di vita e andare a svolgere indagini
ripetute con oggetto lo stesso tema, ma con campioni differenti.
STUDI TRASVERSALI
Classiche Survey (crossactional) che consistono in una sorta di fotografia del problema e
situazione che ci interessa in un determinato momento.
Oppure possiamo anche avere:
STUDI DESCRITTIVI
Voglio andare a vedere la percentuale dei fumatori e consumatori di tabacco tra gli
adolescenti che frequentano le scuole medie superiori.
L’interesse è stimare un determinato fenomeno. Stimare quanti fumano sigarette.
Farò uno studio crossactional per andare a vedere quanti consumano tabacco.
STUDI ESPLICATIVI
Serve per andare a vedere le determinanti di dati fenomeni.
Cerco quali possono essere dei fattori esplicativi, cerco dei fattori che possano spiegare il
consumo di tabacco tra gli adolescenti, che possono essere il genere, l’età, la pratica
sportiva. Cerco quali possono essere le determinanti che possono spiegarmi il fenomeno
che sto andando a studiare.
Un punto chiave riguarda la FONTE dei dati:
DATI PRIMARI
C’è un problema conoscitivo. Non ho i dati e devo andarli a rilevare io. Non posso andarli a
prendere da nessuna parte. Costa molto di più andare a rilevare dei dati che non esistono,
perché devo andare a raccoglierli e rilevarli.
Ci può essere un problema di tempo anche, ci metto molto più tempo a rilevare
direttamente i dati.
Con il dato primario sono completamente PADRONE delle informazioni che voglio
raccogliere. Raccolgo le informazioni proprio in base al mio obiettivo.
DATI SECONDARI
Rappresentano dati che sono già stati raccolti e che già esistono. La questione per il
ricercatore è la questione dell’accessibilità a questi dati, della pertinenza dei dati.
Consideriamo ISTAT. Produce ogni anno una quantità notevole di dati.
Se abbiamo necessità di studiare un fenomeno bisogna andare a vedere se esistono già dei
dati che possono essere utilizzati per dare una risposta.
Se utilizzo dati secondari non è detto che questi, tuttavia, siano AGGIORNATI. Magari si
riferiscono a situazioni passate che non mi interessano.
Non sempre tutti i dati secondari sono ACCESSIBILI. Se vogliamo fare un’indagine che
riguarda la salute, per far questo potremmo usare come dati secondari i registri dei tumori.
INDAGINE DI POPOLAZIONE
Il censimento è un’indagine PERIODICA, fatta su tutta la popolazione. Ha per oggetto sia lo
studio delle caratteristiche della popolazione, ma anche di alcune situazioni (casa di
proprietà, riscaldamento, pannelli fotovoltaici).
INDAGINE CAMPIONARIA
A volte, per motivi di tempo e di costo, non è possibile fare un’indagine su tutta la
popolazione. Andiamo a selezionare alcune unità della popolazione, i campioni (n).
Su questo campione possiamo calcolare delle misure che sono delle statistiche, la media
aritmetica (x), la percentuale (p), la varianza s2)
Come si seleziona il campione?
Se il campione è selezionato in maniera appropriata secondo criteri probabilistici (campione
rappresentativo), i risultati che emergono dal campione possono essere generalizzabili a tutta la
popolazione in chiave probabilistica, con un alto livello di fiducia.
Il vantaggio dell’indagine campionaria è quello del campione. Facciamo una rilevazione su un
numero piccolo di unità, ma possiamo generalizzare i risultati alla popolazione.
È molto importante il concetto di CASUALITA’. Se rispetto questo concetto, in chiave
probabilistica, posso generalizzare l’opinione del campione a tutta la popolazione.
Esempio: sondaggio elettorale, viene data una stima di voti che può prendere un candidato e poi
viene dato un intervallo. La stima puntuale è il 48% dei voti, l’intervallo ci dice che con una
probabilità del 95% il valore sarò tra il 44% e il 52%.
Il margine di incertezza è un insieme di valori compreso tra un limite superiore e un limite
inferiore. Posso farlo perché ho a che fare con un campione probabilistico.
Fino al 2011 il censimento veniva svolto su tutta la popolazione. Veniva fissata una data e
successivamente rilevate le caratteristiche a quella data.
Nel 2021 si è passati da un’indagine sulla popolazione censuaria a un’indagine CAMPIONARIA.
Il risultato del censimento rappresenta la popolazione LEGALE. I risultati del censimento venivano
utilizzati per aggiornare le anagrafi dei comuni.
La popolazione di un comune può aumentare per nascita o trasferimento ad un comune, mentre
può diminuire per decesso o trasferimento ad altro comune.
Di solito la popolazione censuaria era sempre meno rispetto a quella che risultava dall’anagrafe, ci
potevano essere soggetti che si trasferivano ad altro comune e non cancellavano la residenza.
Nel 2021 il sistema di rilevazione è diventato un sistema campionario.
Censimento campionario che si svolge su PIU’ ANNI (Tre anni). Ogni anno vengono censiti alcuni
comuni e in questi comuni a seconda della grandezza viene svolta un’indagine campionaria o sulla
popolazione totale. I risultati del censimento li ho alla fine del triennio.
Un censimento può portare a degli ERRORI di rilevazione, più la rilevazione è ampia, più è
possibile che ci siano degli errori.
Fare un censimento è un’operazione molto complessa e anche molto costosa.
L’indagine campionaria potrebbe essere una valida alternativa. La qualità del dato potrebbe
essere migliore e più attendibile perché la rilevazione viene fatta su un numero inferiore di
soggetti. Ci può essere più attenzione e si può avere un dato di qualità maggiore, più
corrispondente alla realtà.
Posso anche andare a stimare l’errore che commetto (ERRORE DI CAMPIONAMENTO) nell’andare
a stimare la popolazione sulla base di un campione.
Tra campione e popolazione c’è uno scostamento, chiamato ERRORE. Due tipi di errori:
SCALA NOMINALE
Risultato della classificazione delle unità di un collettivo sulla base di un criterio uguale o
diverso. Possiamo usare la variabile genere.
Ogni modo diverso in cui si presenta la variabile categorica misurata su scala nominale è
basato sul criterio di uguale o diverso.
Metterò da una parte tutti gli individui di sesso maschile e dall’altra quelli femminili.
Si manifestano con degli attributi e modalità.
SCALA ORDINALE
Si presentano con delle MODALITA’ che possono essere ORDINABILI GERARCHICAMENTE,
a seconda del valore o dell’intensità che presentano rispetto al carattere che si misura.
Posso misurare il grado di soddisfazione di un corso da poco soddisfatto a molto
soddisfatto, misuro una variabile qualitativa che si esprime in modalità che però possono
essere ORDINATE.
Nelle scale ordinali la distanza e l’intensità del fenomeno tra una modalità e l’altra non è la
stessa. La distanza in termini di soddisfazione tra poco soddisfatto e molto soddisfatto non
è la stessa tra poco soddisfatto e abbastanza soddisfatto.
Se trasformiamo per niente soddisfatto 0
poco soddisfatto 1
abbastanza soddisfatto 2
molto soddisfatto 3
Non abbiamo una rappresentazione coerente della nostra misurazione, perché la distanza
tra le varie modalità non è la stessa. NON DOBBIAMO trasformare in numeri.
Se trasformiamo in numeri noi dobbiamo andare a dare distanze diverse a modalità
diverse, non hanno tutte la stessa distanza.
Possiamo usare l’operazione di PRECEDE (<) o SEGUE (>).
SCALA A INTERVALLI
Scala cardinale, misurazione che avviene attraverso dei numeri.
Il punto chiave è che non esiste uno ZERO ASSOLUTO. La temperatura misurata in gradi
Celsius prevede una scala a intervalli e non a rapporti, perché non ha uno zero assoluto al
di sotto del quale non si può scendere.
Viene definita sulla base di due estremi (0 e 100 gradi) in cui l’acqua cambia stato.
Possiamo utilizzare le operazioni di SOMMA (+) e SOTTRAZIONE (-), perché si conosce
quanto vale la differenza tra ogni posizione e la successiva.
SCALA DI RAPPORTI
Ha un’origine ASSOLUTA, uno zero al di sotto del quale non si può andare.
Se noi misuriamo il peso o la lunghezza di un corpo, questo non può essere minore di zero.
In questo caso oltre alle operazioni precede e segue, somma e sottrazione, possiamo anche
andare a fare MOLTIPLICAZIONI (x) o DIVISIONI (:).
Potendo scegliere è meglio andare sempre a utilizzare le scale di rapporti, perché mi consente di
utilizzare più operazioni e più tecniche di analisi.
Per sintetizzare dei dati la statistica mette a disposizione misure di tendenza.
MEDIA ARITMETICA
MODA
MEDIANA
Devo descrivere gli studenti in aula, li descrivo mediante la variabile genere.
Posso utilizzare solo la moda, ovvero la modalità che si presenta con maggior frequenza.
La mediana può essere usata solo con variabili ordinabili, mi divide a metà il gruppo.
La media può essere calcolata solo con variabili cardinali.
È molto importante definire la scala, a seconda della scala di misurazione che utilizzo avrò a
disposizione diverse tecniche o misure statistiche differenti che posso andare ad applicare.
Con una scala cardinale posso ovviamente analizzare i dati in modo più o meno completo, perché
potrò usare sia la moda, che la mediana che la media aritmetica.
MISURAZIONE DI UN FENOMENO SOCIALE
Noi abbiamo a che fare con le scienze sociali e avendo a che fare con queste ci capita di avere a
che fare con dei concetti astratti, ovvero che non sono MISURABILI DIRETTAMENTE.
La MISURAZIONE ci porta a determinare il livello (valore o categoria) di un carattere posseduto da
una certa unità statistica.
Possiamo distinguere delle SCALE DI MISURA o degli INDICATORI.
Gli indicatori sono usati per misurare fenomeni non osservabili direttamente, ma attraverso
fenomeni similari al fenomeno in analisi misurabili direttamente e che indicano il concetto che
interessa (Bravura, Intelligenza, Rendimento scolastico, Potere, Integrazione…).
Vado a misurare il fenomeno dell’INTEGRAZIONE IMMIGRATI REGOLARI.
Si identificano delle dimensioni del concetto che ci interessa. Possiamo parlare di integrazione
familiare, singola, o lavorativa. Per ogni dimensione possiamo poi andare a trovare degli indicatori.
Se prendiamo l’integrazione familiare possiamo avere come indicatore se l’immigrato vive con la
sua famiglia.
Se pensiamo all’integrazione lavorativa possiamo vedere se il soggetto lavora con un contratto
regolare, se lavora con un contratto non regolare, se non lavora.
Possiamo anche distinguere tra indicatori oggettivi (lavora e non lavora) o indicatori soggettivi
(l’immigrato ha rapporti difficili con i colleghi di lavoro?).
L’integrazione abitativa può essere misurata chiedendo se si vive in casa di proprietà o in affitto,
oppure se vive in un ricovero.
Questi sono, da un punto di vista oggettivo, delle situazioni diverse che mi vanno ad indicare
quanto quell’immigrato è integrato nell’ambiente in cui si trova.
Sondare psiche
Fare anamnesi
Motivazioni di alcuni atteggiamenti
Dare spazio all’intervistato
In particolare, quando parliamo di questionari standardizzati l’obiettivo è sempre quello di
MISURARE determinati fenomeni e quindi in particolare fenomeni che hanno a che fare con:
Comportamenti
Atteggiamenti
Opinioni
Eventi
FOCUS GROUP
Un metodo per rilevare e raccogliere informazioni riguarda la rilevazione attraverso i FOCUS
GROUP, che per qualche modo può rappresentare anche una fase preliminare antecedente a
quella di una rilevazione quantitativa del fenomeno che ci interessa.
Consiste di effettuare un’ANALISI ESPLORATIVA che attraverso la discussione di un gruppo di
soggetti permette di rafforzare o revisionare l’immagine che il ricercatore ha della realtà da
studiare. Fase esplorativa che viene usata prima della ricerca.
Questa tecnica nasce negli anni ’40 negli Stati Uniti ad opera di due Sociologi, Levin e Merton.
Scopo di focalizzare un argomento e far emergere le relazioni tra i partecipanti del focus group.
Il Focus Group prevede l’osservazione di alcuni soggetti inseriti in una situazione di dibattito e
confronto.
Composizione di un gruppo piccolo composto da 8-12 persone, che devono essere ETEROGENEE e
NON RAPPRESENTATIVE del fenomeno che dobbiamo studiare.
Voglio capire meglio il fenomeno che sto studiando. Il gruppo deve essere eterogeneo perché
devo capire l’opinione e il punto di vista di tutti. Devo dare uguale rappresentanza a tutti i punti di
vista, anche ai punti di vista minoritari.
Deve esserci un MODERATORE specializzato che ha lo scopo di individuare atteggiamenti e
comportamenti dei soggetti stimolandone la discussione. Non vuole mettere tutti d’accordo.
Il moderatore deve riuscire a far parlare tutti, stimolando tutti per fare emergere i punti di vista.
Il moderatore ha un ruolo molto importante perché deve:
Personalità
Atteggiamento
Tono di voce
Il modo in cui l’intervistatore conduce un’intervista fa variare le risposte che vengono date.
L’intensità dell’interazione è correlata negativamente alla strutturazione del modello di
rilevazione. Tanto più l’intervista è strutturata, tanto meno avremo un’interazione intensa.
Importante far sì che l’interazione sia BASSA.
Un modo per rendere l’interazione bassa è avere un questionario molto STANDARDIZZATO.
Un questionario a domande chiuse riduce al minimo l’interazione.
QUESTIONARIO
È uno strumento di MISURA ma anche di COMUNICAZIONE. Comunichiamo e misuriamo.
Dobbiamo avere delle condizioni per poter CONFRONTARE LE RISPOSTE e classificarle all’interno
di apposite scale di misura.
Come possiamo ottenere la massima riproducibilità?
COLLOCAZIONE QUESTIONARIO
Dove si colloca il questionario nella progettazione di un’indagine statistica?
Prima devo aver definito il contesto di riferimento, devo conoscere bene il fenomeno che sto
studiando. Devo aver chiari gli obiettivi della ricerca e devo aver definito tutti gli elementi della
pianificazione (Popolazione, tecnica di rilevazione, metodi di analisi statistica, strumenti di
elaborazione).
PROCESSO DI PROGETTAZIONE QUESTIONARIO
Schema concettuale
Fase della redazione
Verifica questionario
SCHEMA CONCETTUALE
Scomposizione problemi
Scompongo il problema che devo studiare nelle sue componenti.
Scheletro domande
Posso avere, dopo aver scomposto, uno scheletro di quello che potranno essere le possibili
domande del questionario.
Documentazione bibliografica
Devo documentarmi per l’analisi bibliografica.
Contatti
Avrò dei contatti con le persone che hanno già affrontato il determinato problema.
ESEMPIO
Devo condurre ricerca su persone dopo 2 anni dalla loro qualifica professionale.
Devo usare indicatori per andare a verificare l’efficacia del titolo di studio nell’intromissione degli
individui all’interno del mercato del lavoro.
Immagino di avere 1000 questionari. Quelli che hanno un contratto di lavoro sono 700.
Non so se è tanto o poco. Devo vedere quante interviste ho fatto.
Un possibile indicatore è il numero di occupati sul numero di intervistati. tasso di occupazione.
Magari tra queste persone intervistate ci sono persone che non sono interessate a lavorare o che
stanno frequentando altri corsi di studi.
Potremmo andare ad elaborare un tasso di disoccupazione In cerca di lavoro / Occ + In cerca
Se voglio costruire quell’indicatore dovrò pensare a delle domande, in qualche modo dovrò
chiedere la condizione professionale. Occupato, in cerca di lavoro, pensionato, non in cerca di
lavoro. Noi dobbiamo attraverso le domande capire quanti sono occupati o in cerca di lavoro.
Dopo devo andare a trovare le VARIABILI da rilevare per la costruzione di un indicatore efficace
che vada ad indicare ciò che sto cercando.
ORDINE PSICOLOGICO
Ci sono delle domande, tipo quelle più delicate, che devono essere poste per ultime..
Altrimenti potrebbero evitare di rispondere.
AREE OMOGENEE
Ogni sezione avrà delle domande che cercano con la sezione stessa e tra di loro.
TECNICA A IMBUTO
Prima si formulano delle domande generali per poi arrivare alla domanda che ci interessa.
Se voglio chiedere se le persone sono d’accordo sull’invio delle armi a supporto
dell’Ucraina. Prima posso formare delle domande più generali.
Ad esempio: è al corrente che in Europa è in atto una guerra? È a conoscenza del fatto che
la Russia ha invaso l’Ucraina?
Mi permette di far FOCALIZZARE l’attenzione di un determinato tema, sull’argomento che
mi interessa andare ad indagare.
DOMANDE FILTRO
Esiste una domanda iniziale, se si risponde sì proseguiamo con una batteria di domande
relative a quella determinata domanda iniziale.
Se si risponde “no” si passa alla domanda successiva che può anch’essa dar vita a una
differente batteria di domande. Non avrebbe senso far rispondere un individuo a
determinate domande in alcuni casi.
EVITARE DOMANDE DOPPIE O MULTIPLE
Sei soddisfatto della chiarezza del docente e del materiale messo a disposizione?
Se la risposta è poco, non so se si riferisca alla chiarezza o al materiale didattico. Devo
riferire la domanda solamente a un tema o un argomento.
CARTELLINI
Possibilità di mostrare cartellini, filmati o figure.
III FASE - VERIFICA DEL QUESTIONARIO
PRE TEST:
- Somministrazione ad un gruppo ETEROGENEO di soggetti.
Non necessariamente saranno i soggetti che poi dovranno rispondere al questionario.
Devono tuttavia conoscere l’argomento di indagine, magari da punti di vista diversi.
Il questionario può essere somministrato anche a un gruppo molto piccolo di soggetti.
- Completezza e correttezza in relazione alle INFORMAZIONI da raccogliere.
Fine del pre-test. Ci fa capire se le domande, così come sono formulate, sono
effettivamente pertinenti a quello che vogliamo andare a misurare, ci fa capire se coprono
tutti gli aspetti che vogliamo indagare. Ci mostra se il questionario è COMPLETO rispetto a
ciò che vogliamo andare a misurare.
Ci potrebbero essere troppe poche domande ma anche troppe.
- CHIAREZZA
Riferimento al modo con cui sono formulate le domande.
Le domande sono chiare e comprensibili? Si capisce quello che il ricercatore vuole andare a
rilevare? La formulazione delle domande deve essere estremamente chiara.
- Gestibilità del questionario per l’intervistatore
Quante domande ci sono? Dura troppo o dura troppo poco? C’è abbastanza spazio per la
risposta?
INDAGINE PILOTA
- Numero ESIGUO di soggetti
Viene posta ad un numero esiguo di soggetti che appartengono alla categoria di coloro che
devono effettivamente rispondere al questionario.
- Verifica non solo la struttura del questionario, ma anche REVISIONE, CODIFICA,
trasferimento su SUPPORTO INFORMATICO
Vado a verificare tutti gli elementi del questionario, non solo la sua struttura in base a
domande chiuse o domande aperte, in base alle modalità di risposta…
Il questionario viene fatto secondo le modalità con cui verrà fatta quell’indagine, mediante
l’indagine pilota, quindi, vado a provare se tutti gli aspetti dell’indagine funzionano,
compresa la registrazione dei dati su supporto informatico.
- Obiettivo di PROVARE tutti gli aspetti dell’indagine.
COSTI
1. Intervistatori Bisogna ovviamente retribuire gli intervistatori.
2. Addestramento Gli intervistatori devono essere addestrati in maniera particolare.
3. Trasferta Bisogna rimborsare le trasferte
PERICOLI DI ERRORI DELL’INTERVISTATORE
Vale principalmente se il questionario è cartaceo: si può sbagliare a registrare la risposta,
ma questo può anche essere fatto con i questionari CAPI.
Se sono cartacei gli errori possono anche essere nel modo in cui vengono poste le
domande.
SUPERVISIONE E CONTROLLI DIFFICILE
Difficile andare a verificare se sono state veramente svolte le interviste o i questionari non
siano stati compilati in maniera falsa.
ADDESTRAMENTO INTERVISTATORI
Perché non vi sia distorsione è importante che l’interazione tra intervistato e intervistatori sia la
più bassa possibile. Questo può essere favorito in modo tale che i questionari siano STRUTTURATI
e che gli intervistatori siano ADDESTRATI prontamente.
È importante formare le persone a condurre interviste.
Bisogna fare il modo che le condizioni di contorno dell’intervista siano le più simili possibili.
La risposta non può dipendere da chi ci fa le domande.
Come si forma un intervistatore?
Liste di abbonati
Ad esempio, sulla base degli elenchi telefonici. Lista di persone che hanno un telefono
fisso, ho accesso a tutti coloro che hanno un telefono fisso.
Tali elenchi comprendono quasi tutte le famiglie.
Elenchi prestabiliti
Se voglio fare un’indagine telefonica sugli studenti iscritti a Scienze Politiche all’Università
di Pavia, mi faccio fornire l’elenco degli studenti e il recapito telefonico, fisso o cellulare.
Questo fa riferimento ad un elenco prestabilito.
Potrebbero esserci dei limiti legati alla privacy. Se io mi faccio dare da 3000 studenti i
numeri di telefono, la cosa è delicata: la segreteria studenti può decidere di non fornirmi i
numeri di telefono, perché si tratta di dati sensibili.
Se utilizzo i numeri di telefono devo farlo con riferimento a qualcosa per cui gli studenti
hanno lasciato il numero di telefono, deve centrare con le attività didattiche.
Non posso usare questi numeri per indagini commerciali.
Occorre selezionare secondo certi criteri del rispondente all’interno della famiglia.
VANTAGGI INTERVISTA TELEFONICA
BASSI COSTI
ELEVATA NUMEROSITA’ DEL CAMPIONE
DISTRIBUZIONE TERRITORIALE AMPIA
Se volessi fare interviste personali per rappresentare un fenomeno sul territorio nazionale
potrei avere difficoltà a rappresentare tutto il territorio italiano.
Nelle interviste postali non ho questo problema.
INTERVISTATI POSSONO RISPONDERE:
Quando hanno tempo
Anche a domande delicate
La presenza dell’intervistatore, sia fisica che al telefono, potrebbe mettere in imbarazzo
l’intervistato.
Cercando documenti
COMPLETEZZA
La lista deve comprendere tutte coloro a cui voglio inferire i miei risultati.
CONOSCENZA PROBABILITA’ DI SELEZIONE
Devo essere a conoscenza della probabilità di selezione di ognuno dei miei possibili
campioni. La probabilità di conoscenza è molto importante, se la conosco, potrò poi
riportare i risultati del campionamento a tutta la popolazione.
EFFICIENZA DELLA LISTA
Tutti devono starci solo una volta all’interno della lista di campionamento.
CAMPIONAMENTO
CAMPIONAMENTI PROBABILISTICI
A ogni unità della popolazione è associata una probabilità nota di entrare a far parte del
campione.
CAMPIONAMENTI NON PROBABILISTICI
A ogni unità non è possibile associare una probabilità di estrazione.
CAMPIONAMENTO CASUALE SEMPLICE
s.e. = √ var
n
Rapporto tra la radice quadrata della varianza e la numerosità campionaria. L’errore standard è
associato alla precisione delle stime. Dipende quindi da due fattori.
All’aumentare della numerosità del campione l’errore campionario diminuisce.
All’aumentare della variabilità del fenomeno, l’errore invece aumenta.
Tanto più la mia popolazione è variabile tanto più avrò stime meno precise.
FATTORE DI CORREZIONE
Quando facciamo un campione dovremmo distinguere se tale campione è estratto da una
popolazione molto grande (popolazione infinita), o da una popolazione finita, ovvero piccola.
Nel caso di estrazione da popolazione grande questo fattore di correzione è 1.
Se la popolazione è piccola OCCORRE considerare il fattore di correzione.
N −n
s.e. =
N−1
In cui N è il numero della popolazione e n il numero di persone presenti nel campione.
È chiaro che se la popolazione è alta e il numero delle persone del campione piccolo, allora non
avrà molto senso utilizzare questo fattore di correzione.
Se la popolazione ha una numerosità bassa è bene tenerlo a mente.
In cui d è l’ampiezza dell’intervallo costruito attorno alla media campionaria e alpha la possibilità
di sbagliare. La precisione delle stime dipenda dalla variabilità e dall’ampiezza campionaria, ma
anche dalla probabilità di sbagliare che viene definita a priori. Di solito si prende alpha uguale a
0,5. Il valore di z corrispondente è quindi 1,96.
d=2 z α
2 √ var
n
in cui d è la grandezza dell’intervallo, quindi la precisione delle stime.
sⅇ=
√ p∗(1−p )
n
Possiamo calcolare gli errori standard e intervalli di confidenza anche per le proporzioni.
La proporzione, a livello di popolazione si indica con le lettere greche (π)
A livello campionario si indica con p (percentuale) o con f (frequenza).
Per una proporzione il valore massimo della varianza sarà uguale a 0.25.
Se invece la variabilità è nulla l’errore standard è anch’esso nullo.
Lo standard error, ovvero la precisione delle mie stime, sarà uguale alla variabilità del fenomeno
che sto studiando diviso per la numerosità del campione.
In questo caso potremo anche avere una variabilità e quindi varianza massima.
INVERVALLO DI CONFIDENZA PER PROPORZIONE
Uguale a quella per medie, voglio stimare una proporzione a livello della popolazione (π).
Costruisco intorno la percentuale campionaria un intervallo che con una probabilità, che deve
essere alta (1- alpha) mi contiene la percentuale sconosciuta della popolazione.
ESEMPIO IC PER PROPORZIONI
Sia π la frequenza relativa dei sostenitori del Partito A nella popolazione dei cittadini pavesi
maggiorenni.
Su un campione casuale di 1500 persone, 300 dichiarano la preferenza per il Partito A.
La percentuale di favorevoli al partito A sono 300/1500 = 0,2 (1/5).
Vogliamo interpretare i risultati attraverso un intervallo di confidenza.
Costruire un intervallo di confidenza al livello di confidenza (1- alpha = 0,95) per la proporzione di
persone che ha dichiarato di votare per il Partito A.
Costruisco l’intervallo di confidenza attorno a 0,2.
Devo calcolare la varianza, che sarà uguale a 0,2*(1-0,2) = 0,16
Ora divido la varianza diviso la numerosità: 0,16/1500 = 0,001
Ora calcolo l’errore standard. La radice di 0,001 = 0,01
Ora la moltiplico per 1,96. 1,96 * 0,01 = 0,02.
Il limite inferiore dell’intervallo di confidenza è 0,18 e quello superiore 0,22.
PARTE PROFESSORESSA GE
La DEMOGRAFIA è la disciplina che, avvalendosi di metodi quantitativi, studia le
CARATTERISTICHE e i PROCESSI che riguardano il formarsi, il modificarsi e l’estinguersi delle
popolazioni.
Popolazione: insieme di individui, stabilmente costituito (hanno un comune una coresidenza),
legato da vincoli di riproduzione e identificato da caratteristiche territoriali, politiche, giuridiche,
etniche o religiose. Vivono nello stesso territorio e condividono determinate istituzioni.
La demografia può essere considerata come la “madre della statistica”, dal momento che studia la
popolazione da un punto di vista aritmetico.
Vedremo quali sono le cause che determinano il costituirsi della popolazione e il suo modificarsi.
Andremo a studiare le cause che determinano i mutamenti nella struttura della popolazione.
STOCK: Insieme di individui a una certa data che hanno certe caratteristiche (età, sesso,
stavo civile). In questo modo studiamo la popolazione da un punto di vista statico.
FLUSSI: Processi di Rinnovo o Ricambio, o di Estinzione. I movimenti sono dei flussi,
andiamo a studiare come la popolazione si modifica nel corso del tempo.
FLUSSI POSITIVI: RINNOVO E RICAMBIO
Contribuiscono ad aumentare lo stock. Sono le nascite e le immigrazioni, ovvero i
trasferimenti verso un paese.
FLUSSI NEGATIVI: MORTI, EMIGRAZIONI
I flussi che sottraggono unità allo stock sono le morti e le emigrazioni.
Lo stock si misura a una determinata data perché è una fotografia del fenomeno che stiamo
studiando, i flussi si producono nel corso di un certo arco temporale.
Normalmente consideriamo l’anno di calendario, ma non è necessariamente detto così, l’ISTAT
conosce dati anche mese per mese.
SALDO NATURALE: Differenza tra nascite e morti. Saldo naturale perché fanno parte del
movimento naturale.
SALDO MIGRATORIO: Differenza tra immigrati (coloro che entrano nella popolazione) ed
emigrati (coloro che escono dalla popolazione).
LE FONTI PRIMARIE DEI DATI
Lo STATO CIVILE è un ufficio che registra gli eventi che sono avvenuti nel comune. Anche questo è
un registro, ma che differenza c’è con l’anagrafe?
L’anagrafe si riferisce alla popolazione residente, lo stato civile si riferisce solo agli EVENTI, quindi
al movimento. Tiene conto dei flussi avvenuti all’interno del comune.
CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE
Il censimento è una rilevazione universale che ha tre obiettivi principale:
SESSO
ETA’
STATO CIVILE (Celibe/Nubile – Coniugato/a – Vedovo/a)
Stato in cui ci troviamo rispetto al matrimonio.
ISTRUZIONE
Il livello di istruzione raggiunto al momento del censimento.
Fotografia di come è composta la popolazione per quanto riguarda il titolo di studio
conseguito.
CONDIZIONE PROFESSIONALE
Le caratteristiche strutturali si desumono da fonti di stato ossia rilevazioni effettuate con
riferimento ad un preciso istante temporale. La fotografia si fa attraverso il censimento.
LA STRUTTURA PER ETA’
ETA’ PRECISA
0-1, 1-2, 2-3, ecc.
Informazione complicata da usare, di solito si utilizza l’età compiuta.
ETA’ IN ANNI COMPIUTI
0,1,2 ecc.; nel caso di intervalli quinquennali, l’indicazione sarà 0-4, 5-9, ecc.
Di solito si utilizza l’età espressa in intervalli quinquiennali. La prima età quinquiennale che
troviamo indicata è l’età 0-4 anni.
ETA’ IN ANNI INIZIATI
1,2,3, ecc. e, nel caso di intervalli pluriennali, 1-5; 6-10, ecc.
Fino al 1951 l’età era indicata in anni iniziati e non compiuti.
L’INVECCHIAMENTO DEMOGRAFICO
L’aumento del numero e del peso delle persone anziane all’interno di una popolazione.
In Italia si sta svolgendo un invecchiamento demografico.
Ma chi sono gli anziani? A livello demografico gli anziani sono coloro che hanno compiuto 65 anni,
coloro che vanno dai 65 anni in poi.
Bisognerebbe trovare un livello di età condiviso per considerare l’età anziana, in modo da porter
confrontare i dati dei vari paesi. Bisogna usare la stessa misura per fare in modo che possano
essere svolti dei confronti.
Si divide la popolazione in tre grandi fasce di età:
0-15 ANNI
16-64 ANNI
DA 65 ANNI IN SU
La popolazione italiana è quella che ha la cittadinanza italiana, ma in Italia ci sono anche soggetti
che hanno una cittadinanza non italiana.
Al 1 gennaio 2020 gli anziani erano 13.8 milioni, mentre i bambini erano 7.7 milioni.
Ci sono molti più anziani rispetto ai bambini. Ma sono valori assoluti.
Hanno significato nella misura in cui dobbiamo confrontarli con le nostre risorse.
Per fare confronti occorre passare dai valori assoluti ai valori RELATIVI:
INDICE DI INVECCHIAMENTO
P 65−∞
Ii = v
P0−∞
INDICE DI VECCHIAIA
P65−ω
I v= ⋅100
P 0−14
INDICE DI DIPENDENZA
Id =
Misura lo squilibrio tra coloro che non sono ancora in età lavorativa e coloro che si trovano in età
lavorativa.
La popolazione femminile è invecchiata di più di quella maschile. Abbiamo 20 anziani uomini ogni
100 maschi e 25 anziani di sesso femminile ogni 100 femmine.
Ci sono più donne che diventano vecchie piuttosto che uomini, dal momento che hanno una
longevità maggiore. Gli uomini muoiono prima delle donne di norma.
INDICE DI DIPENDENZA
È un indicatore dello squilibrio, più o meno accentuato, tra la popolazione in età NON
LAVORATIVA (età tale da poter non lavorare) rispetto alla popolazione in età LAVORATIVA.
Anziani + Giovani / Popolazione età centrale.
Ha uno strano comportamento: prima scende, fino al 1991, poi comincia a salire a partire dal
2001. Mentre scende si modifica la sua composizione, perché scende molto rapidamente l’indice
di dipendenza dei giovani, mentre sale in parallelo quello degli anziani.
Scende perché si riduce la popolazione giovanile e questa riduzione della popolazione giovanile
che dipende da una riduzione della fecondità, consente all’indice di indipendenza di raggiungere
un valore OTTIMALE, che è stato raggiunto attorno al 1991, che si chiama FINESTRA
DEMOGRAFICA.
È quella temporanea situazione in cui l’indice di dipednenza si abbassa perché la popolazione
giovane si è ridotta e la popolazione anziana non è ancora aumentata per compensare la riduzione
della popolazione giovane. Finestra demografica Condizione economica ottimale.
Situazione che ha consentito alla Cina di disporre di un enorme bacino di manodopera.
Quando la popolazione giovane aveva un forte peso prevalevano i maschi (101 maschi ogni 100
femmine), via via si è modificato per favorire la popolazione femminile.
INVECCHIAMENTO REGIONI ITALIANE
Valori più bassi per la Campania, valore più alto per la Liguria, regione che invecchia di più.
I due indicatori danno informazioni più o meno concordanti, ma non esattamente concordanti.
Le Marche e il Molise hanno un indice di INVECCHIAMENTO uguale, ma un indice di vecchiaia
diverso.
Voglio confrontare due popolazioni e devo capire quale delle due è invecchiata di più.
Devo destinare dei fondi alla popolazione anziana, usol’indice di invecchiamento o l’indice di
vecchiaia? Devo usare l’indice di invecchiamento che ci dice quanto pesa la popolazione anziana
sulla popolazione totale. I due indicatori vanno usati insieme ma letti come devono essere letti
secondo la loro struttura aritmetica.
MOTIVI DELL’INVECCHIAMENTO
L’invecchiamento della popolazione è dovuto a:
RIDUZIONE NASCITE
Riduzione della popolazione giovane, c’è più spazio dato alla popolazione anziana
Invecchiamento alla base, dal basso.
ALLUNGAMENTO VITA
Si vive più a lungo e quindi più persone raggiungono l’età anziana.
Invecchiamento al vertice, che si cala dall’alto.
Ci sono tanti anziani sia perché ci sono pochi giovani, e questo ce lo dimostra l’indice di vecchiaia,
sia perché gli anziani sono molto numerosi per effetto di una maggiore sopravvivenza fino all’età
anziana.
PROCESSI DI POPOLAZIONE
La struttura della popolazione si riferisce alla struttura della popolazione ad una determinata
DATA. Non si può dire che la popolazione è vecchia nel 2021, ma che è vecchia AL… e varie date.
La popolazione si verifica nel tempo mediante dei PROCESSI, che sono le variazioni che si
verificano alla struttura della popolazione per effetto di due grandi cause:
MOVIMENTO NATURALE
Nascite e morti
MOVIMENTO MIGRATORIO
Immigrazioni ed emigrazioni
EQUAZIONE DELLA POPOLAZIONE O BILANCIO DEMOGRAFICO
P = Popolazione
t = data che consideriamo
s = arco temporale
Partiamo dalla popolazione al tempo t alla data esatta t, aggiungendo i nati nel corso dell’intervallo
(tra t e t+s), togliendo i morti, aggiungendo gli immigrati e togliendo gli emigrati.
INTERNA
Movimenti che avvengono all’interno dei confini nazionali. Qualcuno si cancella in un
comune di residenza e si iscrive in un nuovo comune di residenza. Gli iscritti da altri comuni
rappresentano il movimento migratorio interno, è infatti uguale dai cancellati da altri
comuni.
INTERNAZIONALE
Movimenti che portano al superamento dei confini. Gli iscritti dall’estero sono stati
332mila, sono gli immigrati nell’anno 2019.
Nel 2019 c’è stata una diminuzione della popolazione a causa del fatto che il saldo naturale
negativo fosse in peso superiore rispetto al saldo migratorio positivo.
TASSI DEMOGRAFICI
I nati in Italia nel 2019 sono stati tanti o pochi? Per rispondere a questa domanda occorre
confrontare i fenomeni di movimento, ovvero i nati, morti, emigrati ed immigrati, con la
popolazione nella quale si verificano.
Questi rapporti si chiamano tassi demografici.
I tassi demografici sono il rapporto tra l’insieme degli eventi che si sono verificati in un certo
anno, quale i nati, i morti, gli emigrati e gli immigrati, e la popolazione di quell’anno.
Ma quale popolazione? Dal momento che non esiste una popolazione dell’anno.
I nati devono essere rapporti alla popolazione MEDIA, perché dobbiamo tenere sotto controllo la
popolazione che nel corso dell’anno si è trovata ad occupare il ruolo dell’Italia.
Ci dice quanti abitanti, in un anno, aveva l’Italia. Media aritmetica tra Finale e Iniziale, oppure si
può anche andare ad usare la popolazione al PRIMO LUGLIO.
TASSI DEMOGRAFICI: al numeratore l’ammontare dell’evento, al denominatore Pop. Media.
Il tasso di NATALITA’ della popolazione italiana è pesantemente sceso dal 2008 al 2019, da circa il
10 per mille a circa il 7 per mille. Italia tra i paesi del mondo con la natalità più bassa. Il tasso di
natalità continua a scendere. Non è importante l’ammontare dei nati ma il tasso di natalità.
Il tasso di MORTALITA’ in compenso è salito, ovvero il numero dei morti rispetto alla popolazione
media dell’anno di riferimento, che è salita all’11 per mille.
Il tasso di mortalità è salito perché l’Italia è una popolazione invecchiata e la mortalità tra gli
anziani è la norma.
ESEMPIO DEI TRE COMUNI
Calcolo la mortalità e natalità di tre comuni per poter andare a vedere se le loro popolazioni sono
vecchie o meno. Come si calcola la media dei tassi dei tre comuni?
Non devo andare a calcolare la media dei tassi, perché occorre tenere conto della diversa
dimensione dei COMUNI. La media dei tassi non è corretta.
Occorre calcolare un tasso medio che tiene conto della diversa importanza delle tre popolazioni.
Devo andare ad usare una MEDIA PONDERATA.
Sommo i nati e i morti dei tre comuni, al denominatore metteremo la somma delle tre popolazioni
medie dei comuni. Non si calcola la media dei tassi, ma il tasso medio.
Anche se devo calcolare il tasso medio riferito a un’unità di tempo (anni), non posso sommare i
tassi e dividerli per il numero degli anni.
Devo andarmi a cercare i nati degli anni e sommarli, la popolazione degli anni e sommarla e poi
dividere i nati per la popolazione.
ITALIA
La Sardegna è la regione con la natalità più bassa, il Trentino più alta.
Ma il Trentino ha anche la mortalità più bassa. La Liguria ha la mortalità più alta.
Le regioni nelle quali si muore di più sono quelle con una popolazione più vecchia.
I TASSI DI VARIAZIONE
Ci portano a vedere di quanto aumenta la popolazione se aumenta, o di quanto diminuisce se
diminuisce. La popolazione dell’Italia è quella ai censimenti.
Dobbiamo specificare che la popolazione considerata è quella ai CONFINI ATTUALI, con confini
costanti. Il rischio è che le variazioni della popolazione siano dovute a variazioni di territorio;
quindi, l’ISTAT fornisce sia la popolazione ai confini dell’epoca che a confini costanti.
Al censimento del 1861 era composta da 26 milioni di abitanti. Via via l’ammontare degli abitanti è
andato aumentando.
Per calcolare questi tassi di variazione ci sono diverse misure e quella più utilizzata è il tasso di
variazione MEDIO ANNUO ESPONENZIALE, che tiene conto degli incrementi e decrementi che via
via si sono verificati nel corso del tempo. Si utilizza per 100 o per 1000.
Tra il 1861 e il 1901 la popolazione italiana è aumentata in media, all’anno, di 6,2 abitanti per mille
ogni anno. Tra il 1901 e il 1911 è aumentata del 9 per mille.
Negli ultimi anni è diventata stazionaria a partire dal censimento del 1981.
POPOLAZIONE MONDIALE IN DUE MILLENNI
All’anno 1 c’erano 250 milioni di abitanti. Adesso siamo circa a 8 miliardi.
Come ci siamo arrivati ad essere così tanti? Non siamo arrivati nel corso di questi due millenni ad
una velocità e un passo costante, ma ad una velocità andata modificandosi nel corso del tempo.
Fino a circa il 1800, la popolazione si è moltiplicata a un ritmo COSTANTE.
L’aumento della popolazione è stato lieve e non sempre costante.
Dopo il 1800 ha preso a crescere in maniera fortissima ed ESPONENZIALE.
La popolazione ha preso un’impennata dopo il 1800. Questo aumento lento avuto fino al 1800 è
anche stato caratterizzato da MORTALITA’, nei tre flagelli biblici:
CARESTIE
GUERRE
Sono diventate sempre meno distruttive, anche se si tratta di guerre molto diverse, erano
più che altro guerre locali che venivano combattute sul campo.
EPIDEMIE
Sono diventate affrontabili attraverso le scoperte in campo medico e soprattutto in campo
igienico, sanitario e alimentare.
Queste hanno dominato l’aumento della popolazione mondiale per grossomodo 1800 anni.
A un certo punto, queste tre cause sono diventate controllabili.
Erano legati tra di loro. GUERRA CARESTIE EPIDEMIE.
I soldati diffondevano ovunque passassero le malattie di cui erano portatori.
TRANSIZIONE DEMOGRAFICA
Per spiegare questa mutazione i demografi hanno proposto la teoria della TRANSIZIONE
DEMOGRAFICA, che è un processo che consiste dal passaggio da alti livelli di natalità e mortalità,
con valori non molto dissimili tra loro, tali per cui il saldo naturale era un saldo naturale prossimo
allo zero o poco al di sopra, ad una situazione finale in cui la natalità e la mortalità di nuovo sono
prossime tra di loro ma a un livello molto più BASSO.
Passaggio da alti livelli a bassi livelli di natalità e mortalità con un saldo naturale che all’inizio della
transizione e alla fine è prossimo allo zero.
In questo passaggio prima scende la mortalità e successivamente scende la mortalità.
La mortalità scende rapidamente perché vengono combattute e vinte le cause di mortalità del
passato. La natalità segue questo decremento ma più lentamente, arrivando ad una fase in cui la
natalità era alta e la mortalità bassa.
Il tasso di incremento del SALDO NATURALE è molto alto, raggiunge un massimo, e poi scende.
La mortalità dopo la fine della transizione tende a salire, la natalità a scendere.
Alla fine della transizione vediamo l’INVECCHIAMENTO della POPOLAZIONE.
L’invecchiamento è causato dalla denatalità ed è causa della mortalità.
Il processo di transizione interessa e ha interessato tutte le popolazioni del mondo in maniera
diversa e in tempi diversi, è un processo che è avvenuto prima nei paesi più sviluppati.
In alcune aree la transizione si è conclusa. In altre aree, la transizione è ancora in corso.
Tutti i tempi utilizzati sono teorici, stanno a rappresentare l’inizio e la fine della transizione.
PAESI RICCHI VS PAESI POVERI
Sia il nord che il sud del mondo sono simili nella loro forma, ma sono dissimili nei loro valori.
La curva dei paesi “ricchi” è una curva che ha cominciato a salire molto presto, nel 1800,
raggiungendo un massimo nel 1900 e scendendo fino a diventare di nuovo pari al valore del 1700
negli anni 2000.
La curva dei paesi “poveri” ha iniziato a salire attorno al 1850, in maniera molto rapida ed
esponenziale, raggiungendo la propria fase culminante negli ultimi anni del 1900.
In nessun paese del mondo la transizione è al suo massimo, tutti i paesi si trovano ormai nel ramo
discendente della curva.
TRANSIZIONE IN ITALIA
Anche per l’Italia la mortalità scende PRIMA della natalità, raggiungendo il massimo dello sviluppo
della popolazione attorno al 1910-1920.
Gli emigrati sono andati all’estero nei primi anni del ‘900 perché erano troppi rispetto allo sviluppo
economico, che non era sufficiente.
La transizione demografica porta con sé come conseguenza uno sviluppo abnorme della
popolazione, che se NON SEGUITO da uno sviluppo del sistema economico, respinge gli abitanti
che cercano nuove destinazioni per poter sopravvivere.
TRANSIZIONE NEL MONDO
Mentre il tasso di mortalità nell’Africa orientale e centrale è sceso moltissimo, la natalità è molto
più alta della mortalità. Sono in uno stadio appena dopo il raggiungimento del picco.
Questo porta gli Africani ad emigrare, dal momento che non hanno un sistema economico in grado
di poter sostenere questa crescita demografica.
L’Africa del Nord è già in una fase avanzata della transizione demografica, perché la natalità sta già
scendendo in misura sensibile.
La stessa situazione dell’Africa del Nord la troviamo in Asia orientale, in cui sia la mortalità che la
natalità sono davvero molto bassi. Entrambe le zone del mondo, quindi, si trovano nella loro fase
discendente della transizione demografica.
Anche l’America Latina sta CONCLUDENDO la transizione.
TASSO DI VARIAZIONE POPOLAZIONE
Ci aspettiamo che la transizione demografica sia prossima a concludersi quando il tasso di
variazione medio annuo della popolazione sono prossimi allo zero.
Se questi sono invece sostenuti, siamo ancora in una fase avanzata, non conclusiva.
NATALITA’ E FECONDITA’
La natalità è un tasso. È diverso parlare di natalità e nascite.
Analizziamo la Bolivia, che è in una fase molto arretrata di sviluppo.
Le nascite sono salite nel corso del tempo, ma la natalità è diminuita. Perché?
In NESSUN PAESE del mondo la NATALITA’ sale. Salgono, tuttavia, le nascite.
Il flusso dei nati è crescente, ma la natalità, il rapporto tra nascite e popolazione, è decrescente.
La base della piramide diventa sempre più larga.
Mentre le nascite salgono a un dato ritmo, anche la popolazione cresce, ma cresce più
velocemente delle nascite a causa della RIDUZIONE della MORTALITA’.
Quando la mortalità si riduce la popolazione cresce e per quanto le nascite salgano il rapporto tra
nati e popolazione è un rapporto che va decrescendo.
LE NASCITE IN ITALIA DAL 1961 AL 2021
Siamo passati da oltre un milione di nascite alla metà degli anni ’60, a meno di 400 mila unità nel
2021. Sono scese al di sotto delle 400 mila, il valore più basso mai registrato nella nostra storia.
Valore molto basso, ma come notiamo, la tendenza delle nascite è decrescente.
Sarà difficile che ci possa essere una ripresa del numero delle nascite, perché i nati di un certo
anno sono figli di donne che sono nate circa 30 ANNI PRIMA.
I bambini nati nel 2021, grossomodo sono figli di donne che sono nate nel 1990.
Nel 1990 erano poche le persone nate. Il minimo di natalità ha determinato una riduzione della
natalità 30 anni dopo. Se ci sono POCHE MADRI POCHI FIGLI.
NATALITA’
Frequenza relativa o assoluta delle nascite. La misura della natalità usata di solito è il tasso
di natalità sulla popolazione.
FECONDITA’
Capacità riproduttiva. Si usa il tasso di fecondità totale o numero medio di figli per donna.
Le nascite sono il risultato della fecondità.
FECONDITA’ A LIVELLO MONDIALE
La fecondità più alta si trova nell’Africa Subsahariana, Occidentale, Centrale.
Tassi di fecondità minori rispetto a questi nell’africa del Nord e del Sud, perché sono modelli
maggiormente vicini a quelli europei.
Alcuni ritengono che nell’Africa del Nord la fecondità si sia ridotta per il ritorno degli emigrati, che
ha portato in patria i modelli dei paesi nei quali si erano trasferiti (Africa del Nord era colonizzata).
L’Africa del Nord è anche in una fase più avanzata nel processo di TRANSIZIONE DEMOGRAFICA.
La fecondità in Africa Centrale non scende anche perché il numero di figli procreato è il numero di
figli desiderato o comunque un numero che i genitori non ostacolano.
In Africa i figli sono braccia. La fecondità è particolarmente alta nei centri rurali, i figli aiutano nei
campi. Più alto il numero dei figli, più braccia ci sono per lavorare.
Il numero dei figli dipende dalla VOLONTA’ dei genitori ovunque, a parte che in CINA.
In Cina il TFT era pari a 6 figli per donna alla metà del secolo scorso, la popolazione cinese
aumentava a una velocità ECCESSIVA. Erano state poste in atto delle politiche di contenimento
delle nascite che avevano dato pochi risultati perché erano basate sulla persuasione.
È stata adottata, quindi, la politica del FIGLIO UNICO, dove con incentivi e disincentivi si obbligava
la popolazione a mettere al mondo un figlio solo.
Il tasso di fecondità della Cina è sceso da 6 figli per donna a 1,6.
A fronte di questi aspetti positivi per il sistema demografico cinese, ci sono state anche due
conseguenze negative:
MASCOLINIZZAZIONE NASCITE
Il rapporto tra nascite maschili e femminili era 120 maschi ogni 100 femmine.
Queste nascite mascolinizzate si sono poi trasferite sulla popolazione mascolinizzata,
creando quello che si chiama uno squilibrio nel Mercato Matrimoniale.
INVECCHIAMENTO POPOLAZIONE
Quando le nascite si riducono la popolazione invecchia. La Cina non era preparata
all’invecchiamento della popolazione, non avendo le strutture sociali alle quali siamo noi
abituati. Gli anziani erano soprattutto affidati alle cure dei figli.
Questi due problemi hanno fatto sì che la politica del figlio unico venisse abbandonata all’inizio
degli anni 2000. Il TFT cinese è comunque inferiore a 2, perché le coppie si sono abituate ad avere
un figlio solo.
L’India aveva un tasso di fecondità totale pari a 5,72 nel secolo scorso. Il tasso è sceso
successivamente (2,44) ma non quanto quello cinese, è comunque sopra al livello cinese.
L’India ha messo in atto politiche di CONTENIMENTO delle nascite, ma non utilizzando le misure
coercitive che erano state utilizzate in Cina.
La misura più drastica usata a metà degli anni ’70 era una legge che obbligava le coppie a farsi
sterilizzare dopo il terzo figlio. Agli indiani non è piaciuto e Indira Ghandi è caduta.
In Iran c’è stato un calo FORTISSIMO della FECONDITA’, da 6,68 a 1,75.
Gli iraniani si sono adeguati a modelli riproduttivi di risparmio. Paese asiatico con fecondità bassa,
addirittura inferiore al tasso di sostituzione.
L’Europa del Nord ha un tasso di fecondità maggiore rispetto all’Europa del Sud, nonostante sia
comunque inferiore al tasso di sostituzione.
Fecondità insostenibile nei paesi africani. Un numero così elevato di figli non può che alimentare
anche in un prossimo futuro un’emigrazione. Nessuno di questi paesi uscirà dal CIRCOLO VIZIOSO
della povertà. Tanti figli Aumento povertà.
FAMIGLIA E NUCLEO FAMILIARE
Per FAMIGLIA si intende una o più persone che abitano sotto lo stesso tetto e che siano legate da
un vincolo o di coniugio o di parentela.
Le famiglie sono registrate come tali alle anagrafi comunali.
Spesso si identifica la famiglia con il NUCLEO, ma sono due entità diverse.
Il NUCLEO è una forma di famiglia ed è in particolare solo la famiglia coppia con o senza figli o
residuo di una coppia con figli. La famiglia monogenitoriale (un genitore con figli).
Se una coppia si separa e i figli rimangono con uno dei genitori, questo costituisce un nucleo.
Il genitore che vive anagraficamente con i figli costituisce un nucleo.
UNIPERSONALE
Un solo individuo. Sono innanzitutto i vedovi, i divorziati, i giovani che escono dal nido
familiare e costituiscono una famiglia a sé senza essere coniugati.
Sono pochi i giovani che vanno ad abitare per proprio conto. Spesso non ci sono i mezzi di
sostentamento per andare ad abitare per proprio conto.
Sono composte in particolare da PERSONE ANZIANE.
Il peso delle famiglie unipersonale è salito dal 25% al 33% in 20 anni. La popolazione
invecchia. Un terzo delle famiglie italiane è composto da persone che vivono da sole.
PLURIPERSONALE
Fratelli che abitano insieme, cugini che abitano insieme.
FAMIGLIE CON NUCLEO
Una volta i 65 anni di età erano un traguardo non così diffuso, attualmente sono un traguardo alla
portata di tutti.
Nel 1950 la probabilità per un neonato di raggiungere i 65 anni era del 68,6%.
2/3 dei neonati potevano accedere all’età anziana. Attualmente questa percentuale, ovvero la
PERCENTUALE DI CONSEGUIMENTO ETA’ ANZIANA è del 91,6%.
Tutti i neonati raggiungerebbero l’età soglia per essere anziani.
Molti ritengono sia quindi necessario spostare l’età anziana più avanti dei 65 anni.
Ma bisogna mantenere questa soglia perché dobbiamo confrontare i dati riguardo all’età anziana
anche con altri paesi o anche con il passato.
Se cambio l’età soglia non riesco più a fare dei confronti.
Negli anni ’50 la speranza di vita alla nascita era di 65 anni. Simile a quella africana attuale.
Attualmente è di 83 anni. È interessante vedere la speranza di VITA ALL’ETA’ di 65 ANNI.
La speranza di vita si può calcolare a tutte le età.
Nel 1950 un sessantacinquenne poteva sperare di vivere altri 13 anni. Nel 2017 poteva sperare di
viverne altri 20.
A 65 anni il soggetto avrà una speranza di vita maggiore rispetto a quella che aveva avuto alla
nascita. Più si vive più la speranza di SOPRAVVIVENZA AUMENTA.
La speranza di vita aumenta e si allunga quanto più a lungo si vive.
RUSSIA – UCRAINA – AFGHANISTAN – ITALIA
Russia e Ucraina hanno situazioni di fertilità simili e sono simili anche a quelle italiane.
MIGRAZIONE
Cambiamento di DIMORA ABITUALE (di solito residenza) che può essere:
EMIGRAZIONE
Evento riferito all’area territoriale di PROVENIENZA
IMMIGRAZIONE
Evento riferito all’area territoriale di DESTINAZIONE
L’IMMIGRATO è colui che ha cambiato il paese di residenza abituale.
Dal nostro punto di vista, gli immigrati sono coloro che da un paese estero si sono trasferiti in
Italia. Non è la stessa cosa di essere straniero. L’immigrato può non essere straniero.
L’immigrato non straniero è l’Italiano che essendosi recato all’estero per un periodo abbastanza
lungo da TRASFERIRNE LA RESIDENZA, poi se ne torna in Italia.
Rimane italiano ma quando torna in Italia è contato tra gli immigrati, è un RIMPATRIATO.
Gli STRANIERI sono coloro che hanno una cittadinanza diversa da quella dello Stato in cui si trova.
Lo straniero può essere immigrato se avendo una cittadinanza diversa proviene da un paese
diverso dall’Italia, ma può anche non essere immigrato.
Uno straniero non immigrato potrebbe essere il figlio di stranieri.
Un bambino o una bambina nati in Italia da genitori stranieri è straniero per il nostro sistema
statistico ma non è un immigrato. Lo STRANIERO NON IMMIGRATO è il figlio di stranieri.
In molti paesi del mondo non si considera lo Ius Sanguinis, ma lo Ius Solis come posizione della
cittadinanza: basta nascere in quel paese per avere la cittadinanza di quel paese.
FLUSSO MIGRATORIO
Insieme dei movimenti che si verificano in un determinato ammontare di tempo.
STOCK MIGRATORIO
Consistenza del numero delle unità. Ammontare della popolazione che in quella data e in
quell’istante erano residenti sul suolo nazionale.
BILANCIO DEMOGRAFICO 2018
Rappresenta il movimento della popolazione in Italia. Vediamo chiaramente che gli iscritti per
nascita stranieri sono stati, nell’anno 2018, 65mila.
Sono stranieri NON immigrati, nati in Italia da cittadini stranieri.
Abbiamo i morti stranieri che sono molto meno dei nati italiani, perché gli stranieri sono
soprattutto in età giovanile o centrale.
Gli iscritti dall’estero stranieri erano 285500, questi sono gli IMMIGRATI STRANIERI.
46.850 immigrati ITALIANI. Somma dei due, ovvero numero totale degli immigrati.
Abbiamo i cancellati per l’estero, ovvero coloro che dall’Italia si recano all’estero, che siano
stranieri o di cittadinanza italiana. Cancellati perché vengono cancellati dai registri anagrafici.
Acquisizioni di cittadinanza italiana sono state 112mila, quindi ci sono stati 112mila stranieri in
meno e la popolazione italiana aumenta di 112.523. Si riduce, a causa del cambiamento di status,
da cittadini stranieri a cittadini italiani, il numero di stranieri.
DEFINIZIONI MONDIALI
A livello planetario si utilizzano le statistiche dell’ONU.
L’ONU definisce “MIGRANTI” tutti gli individui che hanno cambiato il loro usuale luogo di
residenza.
Lo Stock di Migranti Internazionali (MIGRANT STOCK) è propriamente definito come il numero di
persone che, a una CERTA DATA, vivono in un paese DIVERSO da quello in cui sono nati.
Le statistiche che l’ONU fornisce si riferiscono al luogo di nascita.
Questo crea discrepanze tra statistiche, perché a seconda della fonte a cui si fa riferimento si
vanno ad utilizzare delle definizioni differenti.
PERCHE’ SI EMIGRA?
FATTORI PUSH
CRESCITA DEMOGRAFICA
PEGGIORAMENTO CONDIZIONI AMBIENTALI
CONFLITTI, VIOLAZIONI DIRITTI UMANI
CRISI ECONOMICHE
FATTORI PULL
DOMANDA DI LAVORO
MAGGIORI SALARI
ESISTENZA DI CATENE MIGRATORIE
MAGGIORI OPPORTUNITA’ PER I FIGLI
Travaso di popolazione tra i paesi asiatici e africani verso quelli europei per la ricerca delle migliori
condizioni di vita, chiamato principio dei VASI COMUNICANTI.
STOCK DI MIGRANTI NEL MONDO
Idea del mondo popolato da soggetti in perpetuo movimento, ma non è così.
In totale, i migranti nel mondo sono 271 milioni su 8 miliardi di persone.
Coloro che vivono in un paese diverso da quello in cui sono nati sono una parte MINIMA della
popolazione del mondo.
Questo aumento non si è verificato in modo COSTANTE.
Il maggiore aumento di immigrati si ha avuto dall’arco temporale che andava dal 1985 al 1995.
Per quale motivo?
Il motivo principale è statistico. Non si è avuta un’improvvisa esplosione del movimento
migratorio, nel 1991 si è disfatta l’Unione Sovietica.
Molti paesi che facevano parte dell’URSS sono diventati indipendenti, così che una persona nata in
Armenia che si trovava a Mosca prima del 1991 era cittadino dell’Unione Sovietica.
Dopo il 1991 l’Armenia diventa indipendente: il soggetto residente a Mosca diventa allora
cittadino straniero.
Coloro nati in paesi poi diventati indipendenti ma rimasti in Repubblica Russia, per la Russia erano
cittadini STRANIERI nati in un paese diverso rispetto a quello in cui risiedevano.
Questo ha provocato un aumento fittizio, a livello statistico, del numero dei migranti.
STOCK DI MIGRANTI PER CONTINENTE
Il continente che conta la più alta percentuale di migranti sulla popolazione è l’America del Nord,
seguita dall’Europa, ovvero dai paesi SVILUPPATI.
L’Oceania è un caso del tutto particolare, perché è un continente che si è popolato per
immigrazione. Per definizione, gli australiani e i neozelandesi sono nati fuori, a parte le ultime
generazioni. È un continente nato per immigrazioni.
I migranti europei costituiscono oltre il 30% dei migranti a livello mondiale, lo stesso in Asia.
DIREZIONI MIGRATORIE
Le immigrazioni avvengono prevalentemente a CORTO RAGGIO nelle aree poco sviluppate.
Su 100 unità che stanno in Africa e che sono nate in un paese diverso da quello in cui risiedono, 77
provengono dalla stessa Africa. In Asia 64 provengono dall’Asia. In Europa il 54.
Lo scambio avviene ovviamente anche fuori dal continente, ma avviene soprattutto ALL’INTERNO
del Continente.
Gli scambi fuori dal continente avvengono prevalentemente nelle aree del mondo maggiormente
sviluppate, quali in Europa dove il 50% degli immigrati proviene dall’Europa, mentre in Nord
America solamente il 2% degli immigrati è nato in America.
VALUTAZIONE DEI FLUSSI
I flussi possono essere:
VISTO
Viene rilasciato a seconda del paese di provenienza e dipende dagli accordi tra paesi.
Visto per la permanenza sul suolo nazionale.
PERMESSO DI SOGGIORNO
Regolarmente in Italia provvisto di rimanere sul suolo di un determinato paese.
Il soggetto entra in Italia con un titolo che gli consente di rimanere sul nostro suolo.
Decide che l’Italia gli piace e acquisisce la residenza, diventando un REGOLARE RESIDENTE, il che
fa pensare che esistano anche dei regolari NON RESIDENTI (chi entra in Italia con un titolo che gli
consente di rimanere in Italia ma non acquisisce la residenza).
Quando questo titolo scade, se viene rinnovato si rimane nella tipologia di REGOLARE.
Se il titolo non viene rinnovato l’immigrato diventa IRREGOLARE.
IMMIGRATI IRREGOLARI
Coloro con un permesso di soggiorno scaduto o non rinnovato.
Un caso particolare quello dei clandestini. Un clandestino è chi entra in Italia senza un titolo che gli
consenta di restare. Il clandestino NON è l’IRREGOLARE.
Gli irregolari in senso lato sono sia gli irregolari sia i clandestini.
Il clandestino può diventare REGOLARE attraverso una serie di leggi fatte nel corso del tempo,
ovvero le leggi di SANATORIA: leggi che consentono in determinate condizioni ad un soggetto
entrato in Italia in modo clandestino di ottenere il permesso di soggiorno ed entrare nella
categoria dei regolari. L’ultima riguardava il personale addetto alle persone (badanti, camerieri).
Quando c’è troppo lavoro NERO, diventa conveniente trasformarlo in lavoro riconosciuto.
SITUAZIONE ITALIANA
Andiamo a vedere i dati al 1° gennaio 2017 riguardo alla composizione delle unità di stranieri in
Italia. Ogni anno viene fatta una rilevazione per stimare quanti possono essere gli IRREGOLARI.
In Italia erano presenti 6 milioni di cittadini stranieri.
Di questi 5 milioni erano residenti, 420mila erano regolari ma NON RESIDENTI, 491mila erano gli
irregolari. Gli irregolari, che comprendono sia i clandestini sia coloro il cui permesso di soggiorno è
scaduto erano meno di 500mila, ossia l’8% del totale dei presenti.
NON È VERO che l’Italia è invasa dagli irregolari.
PAEIS DI ORIGINE
I residenti sono per lo più RUMENI. C’è un numero di persone che viene dall’Albania, dal
Marocco, dalla Cina e così via.
L’apporto che gli stranieri possono dare al nostro sistema demografico non è così RILEVANTE.
Quasi un quarto degli stranieri residenti in Italia è rumeno, che hanno un tasso di fecondità totale
simile a quello italiano.
Non possiamo aspettarci che contribuiscano molto alle nascite.
Inoltre, è vero che la popolazione straniera ha un tasso di fecondità totale basso come il nostro,
ma è formato da popolazione giovane: le donne sono tante e le nascite sono comunque elevate.
I flussi sono sia MASCOLINIZZATI (provenienti dall’Africa) che FEMMINILIZZATI (Europa Orientale),
sono principalmente coloro che si recano in Italia per poter svolgere il lavoro di badante.
Se i flussi sono squilibrati è chiaro che anche il numero delle nascite non potrà essere così
squilibrato. Se la badante viene in Italia da sola, non viene in Italia a far figli.
I paesi i quali flussi non sono né femminilizzati né mascolinizzati, quali Albania e Marocco, sono gli
immigrati dei paesi che faranno più figli. Immigrazione familiare.
NATALITA’: ITALIANI VS STRANIERI
Gli stranieri hanno una fecondità più alta. Il tasso di fecondità straniero è del 1.94, quello italiano
del 1.21, ma gli stranieri non si possono omologare tra di loro.
Il tasso di natalità degli italiani è 6,8 per mille, quello degli stranieri 12,6, perché sono in linea
generale più giovani e quindi fanno più figli.
Anche se il tasso di natalità degli stranieri è alto, il tasso nazionale rimane basso (7,2), il gioco è
fatto dagli italiani. L’85% delle nascite provengono dalla popolazione italiana.
PREVISIONI ONU
Se il tasso di fecondità rimanesse costante a livello planetario, alla metà di questo secolo la
popolazione raggiungerebbe i 12 miliardi di abitanti.
RIFUGIATI NEL MONDO
Sono quasi 80 milioni le persone che hanno lo stato di rifugiati. Persone che fuggono da
persecuzioni religiose, razziali o politiche, o che fuggono da eventi naturali catastrofici.
45.7 milioni sono quelli che l’ONU chiama PROFUGHI. Rimangono vicino all’area da cui fuggono.
Ci sono 4 milioni di richiedenti asilo.
ISTRUZIONE
L’Obbligo dell’istruzione elementare venne introdotto per la prima volta con la LEGGE
PIEMONTESE del 13 novembre 1859, successivamente estesa ed adattata a tutta la scuola italiana.
Tale legge obbligava i padri di famiglia, o chi ne faceva le veci, a fornire nel modo che stimassero
CONVENIENTE ai loro figli dai 6 ai 9 anni di età l’istruzione che si impartiva nelle classi del corso
elementare inferiore, minacciando una MULTA agli inadempienti.
LEGGE COPPINO DE SANCTIS
Legge del 1877, presentata da Coppino e De Sanctis, prescriveva che i bambini dai 6 ai 9 anni
dovessero frequentare le scuole elementari DEL COMUNE, qualora i loro genitori non
provvedessero alla loro istruzione in scuole private o in famiglia.
La legge non fu dichiarata subito APPLICABILE a tutti i comuni a causa di un’assenza di un
adeguato numero di maestri nella popolazione (1 ogni 1500 persone).
Solamente a partire dal 1891-1892 l’obbligo fu esteso a tutto il regno di ITALIA.
ISTRUZIONE ESTESA FINO AI 12 ANNI – 1904
Con la legge dell’8 luglio 1904 l’obbligo venne esteso ai 12 anni, ciò avvenne GRADUALMENTE in
quanto l’obbligo riguardava i Comuni che potevano impartire un corso di scuola elementare
superiore.
In molti casi l’attuazione di questa norma non avvenne o avvenne solo DOPO il 1910, quando
l’istruzione elementare divenne STATALE: molti comuni, infatti, non erano in grado di istituire
scuola quinquennali, soprattutto nel Meridione.
LEGGE GENTILE - 1923
Venne istituito l’obbligo scolastico a 14 anni.
Dopo i primi cinque anni di scuola elementare uguali per tutti, l’alunno poteva scegliere tra: